[Copia di una lettera scritta dalla nonna Chica dopo la morte della zia Maria]
17 Marzo 1907.
Carissimi figli,
Incomincio col ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me e per la cara Maria, e vi sono grata maggiormente, perche vi siete diportati tutti da veri cristiani ed avete pure corrisposto pienamente all' educazione che avete ricevuto, facendo grande onore alla buon' anima di vostro paadre, ed immeritamente alla vostra infelice mamma.
Maria nel Novembre incomicio` a sentirsi male e dissero che aveva dilatazione al cuore e che sperava Alfredo con un po' di riposo si sarebbe rimessa. Ai primi di Dicembre gli dissi d'esaminare un po l' acqua e trovo` dell' albumina in quantita, allora volle chiamare a Hamilton; sul primo Maria non volle, poi si rassegno, ed e` stato chiamato e dopo tante parole decisero di curare la nefrite, pertanto la avvolsero in lana e dieta lattesa esclusiva.
Non vi posso esprimere quanto ha sofferto con questo regime, ma pero' tutto con santa rassegnazione e pazienza. Verso Natale si aggravo' di molto ed in quell'epoca ebbe forti dolor di capo e poi dolori in tutto il corpo e smanie terribili, ma passati i primi di Gennaio e tutte le feste incomincio a sentirsi meglio poveretta, e tanto meglio che si lusingava di guarire, ed aveva pregato ad Alfredo di fare un viaggio in convlescenza ed Alfredo le aveva detto di si e tutto procedeva bene, la vista si era rimessa e vedeva bene come prima, i sonni erano tranquilli e profondi, non si lagnava piu' di nessun dolore ed a confermare cio' l'albumina diminuiva regolarmente ed era giunta quasi al nulla.
Noi eravamo tutti contenti ma questa non era che una tregua crudele del male, e pareva che si fermava per prendere maggior lena ed ad attaccare. Verso la fine di Gennaio, una notte Alfredo verso l'una mi chiamo' dicendomi che Maria mi voleva, subito andai e la trovai molto affanata e mi disse che sentiva il fianco destro torbidito che non si sentiva piu' poverina era talmente spaventata che faceva pieta'.
Intanto, Alfredo se allontano' approffittandosi della mia presenza e si vesti' in perfetta regola. Appena l' ho visto non vi posso esprimere il mio spavento e capi che eravamo in momenti supremi, intanto mi feci. In questo stato siamo rimasti ad aspettare il giorno ed essa intanto incomincio' a dirci mi sento meglio, e difatti i polsi quando si calmarono. L' unica cosa che si mutava ossia si alterava quando si sentiva male perche` tutto il resto si manteneva come se nulla fosse accaduto, la fisionomia conservava lo stesso colorito, la stessa placidezza, e direi bellezza, la mente chiara, punto esaltata e ci faceva coraggio e diceva quello che si doveva fare con mirabile calma e tranquillita'. Appena giorno Alfredo scrisse a Hamilton e quello venne sul momento, e venne pure Eduardo e dissero che quello che si senti male era una sincope, e che se si ripettesse poteva essere fatale, e proposero di fare un consulto chiamando Tabone e C. Sammut.
Maria intanto volle il suo confessore e mando' Agius, e disse che disiderava di comunicarsi almeno, se non per Viatico, ma cio' era impossibile per tanti ragioni, ed intento, senza saper come, prodigando cura a Maria, giunsero le 4 p.m. l'ora nella quale si dovevano incontrare i medici, difatti vennero, parlarono a lungo con Alfredo che poi venne a dirci che non sarebbero passati per non spaventarla, ma essa disse che potevano benissomo entrare che era preparata a tutto. Essi entrarono, Tabone si mise a guardare con compassione, e non disse una sola parola, Sammut fece alcune domande cosi' per formalita', ed andarono senza suggerire nulla, solo Tabone trovando fuori Aguis, questi gli disse che Maria aveva chiesto il Santissimo Viatico. Egli rispose che una volta che lei lo chiedeva era meglio che glielo facessero. Intanto venne Don Guiseppe ed insieme con Gius la disposero e ricevette la Comunione verso le sei di quella sera. Intanto incominciammo una novena a Pompei ed altre preghiere si fecero qui. Dopo questo Maria miglioro' di nuovo, e di nuovo ci siamo lusingati e si sperava in una remota guarigione.
Il 28 Febbraio siccome si sentiva bene, andai per poche ore a Notabile, che non ero stata da due mesi, ed appena entrata verso le cinque di sera, prese tanto piacere di vedermi, ed incomincio' a raccontarmi come passo bene il giorno e che era venuto Hamilton e che la trovo' meglio; appena ebbe finito queste parole mi disse me sto sentendo male, presto, chiamate ad Alfredo ed a Hamilton. Io corsi a mandare per loro e lei intanto mando' Vittore pure; intanto incominciai a domandarle che cosa si sentiva, essa mi rispondeva, molto male ma non posso spiegare. Mi chiese l' etere, ed intanto cercavo di farle quel che sapevo. Dopo mezz' ora giunse Hamilton, il quale le fece un' iniezione di cafeina, ma essa era gia' meglio, poveretta, gia' pensava come dire ad Alfredo per non spaventarlo. Alfredo era andato all Sliema e quando venne non sapeva nulla, percio' essa gli spiego' tutto adagio, adagio per non spaventarlo. Da questa volta gli attacchi si ripeterono, sempre piu' spessi e sempre piu' forti, fino Sabato mattina, giorno memorabile per noi ed indimenticabile.
Maria nel corso di tutta la malatia si mostro` sempre rassegnata, infin dal principio mando’ ad Elena della signora Emilia ed a Bice qui in casa mia, i tre grandi quando ritornavano dalla scuola cercava di allontanarli dalla sua camera o con una scusa o con un’ altra, e cosi poveretta cercava di distaccarsi da loro. Durante il mese che passo` dal Viatico alla sua morte non faceva altro che pregare e spesso me diceva - Mamma, questa camera e` stata santificata colla presenza di nostro Signore, - essa mi diceva - io non chiedo la guarigione, se io vengo meno la Provvidenza pensera` per i miei figli-.
Un giorno chiese a Agius il permesso di fare un voto per guarire domandandogli se era lecito, e Agius le rispose affermativamente, allora chiamo` ad Alfredo e gli disse che intendeva di fare il voto di portare per un anno l’abito del Carmine, e lui le disse di fare cio` che le piaceva. E spesso ripeteva, intra vulnera tua absconde me, voglio morire abbraciata alla Croce o Signore. Quando passava un’ attacco diceva - ancora c’e` da sofrire, Dio mio non un minuto di meno delle sofferenze - spesso diceva, Signore vi offro il sacrificio della mia vita per il bene della mia famiglia. Ci ha raccomandato a tutti la fede sopratutto ci ha detto di vivere bene per meritare il paradiso e cosi` c’incontreremo. Mi diceva, - io non sento tentazioni - quando Giovedi` venne Don Giuseppe ci disse, non ho fatto nulla in questo mese e non ho nulla a dirgli. Essa ha voluto abbracciare e baciare tutti, abbracio Hamilton ed Eduardo, che le stavano intorno, come pure a Pio e Gius, Venerdi sera ha sentito l’orologio suonare mezzanotte, ci disse - giorno della Madonna - e cosi` fu, alle 11 e 1/4 a.m. con noi tutti accanto, con una mano stretta da Alfredo e l’altra da Gius che con mirabile coraggio le rimase accanto fino all’ultimo, Don Giuseppe le dava l’assoluzione, poi Pio, Teresa e tutta la servitu, io le reggevo la testa che poverina ha di molta patito, essa ci guardava tutti, ci parlava sempre e recitava preghiere fino all’ultimo respiro. Ecco tutto cari figli, essa e morta da santa come visse, sempre esemplare, la sua fede in Dio non venne mai meno, i suoi confessore tutti i due hanno detto che era innocente. Alfredo mi disse che era una santa e mori` vittima del dovere. Essa fu trasportata Domenica sera a San Domenico al Rabato ed ora riposa colla nonna e col suo bambino, per espresso suo desiderio, che essa stessa desse ad Alfredo. Mi ero dimenticata di dire che venerdi mattina chiese l’Estrema Unizione e la recevette con la massima devozione. In questi tre giorni non fece altro che pregare e dare ordini e consigli , ma tutto spirituale, del temporale non si preoccupava affatto, essa era perfettamente rassegnata. Ecco cari figli tutto quello che ho potuto dirvi della nostra desolazione e del nostro dolore non occorre che io vi dica che con si puo descrivere, e forse piu ad imaginarlo. Ora sto qui e con me tengo le due piccine per il momento, aspetto che Alfredo si decida come intende di sistemarsi, egli fa proprio pieta, non sa quel che fara ora. Da due notti ha incominciato a dormire in casa sua e porta con se Alessandro e Vittore, Ernesto ed Elena dormano dall’altra nonna e cosi` per il momento. Ora figli cari vi prego di continuare per il momento le vostre preghiere, affinche si sistemi per il bene spirituale e temporale questa famiglia che si trova cose sbalestrata da questa disgrazia terribile.
Carmelo si trova qui con noi ma presto ripartira, e questa volta mi dispiace molto di vederlo andare perche non si sente tanto bene ed avrei tanto desiderato che fosse rimasto a riposarsi, ma egli mi dice che cio e impossibile stante l’impiego.
Qui tutti stiamo bene relattivamente. Questa intendo di indirizzarla a Don Sant pregandolo di mandarla a Guido e prego pure a questo di inviarla a Gino, che mi e impossibile di repetere la stessa storia.
Abbracciandovi e baciandovi con tutto l’affetto mi dico
La Mamma