Mons. Guzeppi De Piro

 

 

 

Predikatur Imheggeg

 

tal-Kelma t’Alla

 

 

 

Volum 2

 

 

 

Guzeppi De Piro, Predikatur Imheggeg tal-Kelma t'Alla, vol II, ([Malta]: Postulazzjoni Kawza ta' Mons G De Piro, 1987).

 

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(Presentation: Prezentazzjoni ta' Volum II. – not included).

 

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Werrej

Prezentazzjoni                                                                                                                         i

Werrej.                                                                                                                                     ii

Il-Kanonizzazzjoni – (Santa Margerita).                                                                          165

Il-Madonna.                                                                                                                        166

San Guzepp.                                                                                                                      220

San Frangisk Saverju.                                                                                                      226

San Mikiel.                                                                                                                         227

Sant'Agata.                                                                                                                        230

San Frangisk ta' Assisi.                                                                                                   232

Sant' Antnin ta' Padova.                                                                                                   245

San Frangisk ta' Paula.                                                                                                    256

Santa Giovanna Antida Thouret.                                                                                     261

Santa Tereza tal-bambin Gesu'.                                                                                      264

San Alwigi Gonzaga.                                                                                                        269

San Gwann Berchmans.                                                                                                   271

Sant' Ursola                                                                                                                       274

San Calcedonju.                                                                                                                278

 

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[Homily 60]

            La Canonizazione e' un pubblico testimonio della Chiesa circa la vera santita' di un'uomo defunto. Essa consiste in una sentenza che la Chiesa da' attribuendo ad alcuno gli onori che si devono a coloro che con Dio in paradiso gia' regnano, quindi si puo' invocare nella Chiesa durante le pubbliche preci, si possono erigere templi in suo onore, si puo' nello stesso modo offrire il sacrificio e recitare le ore canoniche, celebrare il giorno della festa, l'immagine suo si puo' raffigurare con raggi attorno denotanti la sua gloria, e le sue reliquie possono essere pubblicamente onorate.

            Che cosa e' che rese grande a Margherita?
1.         A tre anni gia' mostrasva abbassimento alla colpa del peccato. Bastava ai genitori di dire che c'e' peccato in una azione per reprimere la sua vivacita'.
2.         A quattro anni gia' amava la purita' quantunque non conosceva che fosse. Tanto che spesso pronunziava queste parole "Mio Dio vi consacro la mia purita', per voto di castita' perpetua."
3.         A quattro anni gia' fuggiva la compagnia delle persone date al mondo, e cercava quelle di persone dedite alla pieta' alla devozione.
4.         Appresi i primi rudimenti della dottrina cristiana le fu detto che Dio benche' presente da per tutto, lo e' di una maniera particolare nei nostri tempi, e che Gesu' Cristo realmente vi stava nel S.S. Sacramento. Andava sovente in Chiesa - stava in ginocchio con mani giunte e sentiva il suo cuore cosi' presto per l'amore verso Gesu' Cristo - vi stava ore intere - ascoltare la Santa Messa.
5.         Amava la solitudine per tenersi con Dio - cercava sempre qualche grotta e qualche bosco e fuggiva i rumori sola la tratteneva da questa pratica il timore di incontrare uomini.
6.         Aveva una tenera devozione alla Vergine SSma diceva Rosario, baciando la terra ad ogni "Ave", digiunare il sabato, "Orazione".
7.         A otto anni le mori' il padre, venne ammessa in una casa delle "Suore di Sta Chiara" - Imitare la vita e la virtu' delle Suore - la ammettano alla Comunione ad 8 anni.

 

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[Homily 61]

Immakolata Kuncizzjoni[2]                                                                           Istituto Fra Diego[3]
Madonna                                                                                                              15.XII.1919
[4]
Skrittura                                                                       "Quasi aurora consurgens" (Sg 6:9)

            Perche' stamani con maggior zelo del solito ci siam recati in cappella? Perche' ora che siamo qua' raccolti una contentezza insolita ci inonda il cuore? Perche'? S.D.F.D.[5]

            Ah! la risposta e' facile a tutti. L'e' perche' oggi qua' siam venuti per onorare Maria, la nostra amatissima madre colla commemorazione (tifkira) del singolare privilegio dell'Immacolato Concepimento. "Quasi aurora consurgens." (Sg 6:9) Si' se tutti i fenomeni (grajja) della natura sono grandi ed ammirabili, nessuno pero' e' a noi piu' gradito dell'aurora. Maestosa e' la burrasca che solleva le onde del/sul mare quasi montagne e le infrange sul/al lido; spettacolo imponente ci offre la tempesta quando con lampi, tuoni, e fulmini l'ammiriamo avanzarsi, ma queste scene l'uomo le guarda con terrore alla memoria che tanta rovina possono apportare e in mare ed in terra. E' bello il tramonto quando quell'ultimo raggio indora la volta del cielo, ed invita tutti al riposo; ma le tenebre che lo seguono deprimano il cuore - E' bello il sole a mezzo giorno ma il fiore del campo che si china sullo stelo apparisce e si dissecca, ma la fronte madida dell' operaio ci fan sentire una stretta al cuore. Ma l'aurora. Ah! l'aurora no! quel imporporarci (hmura) del cielo getta sulla terra un'ondata di gioia (ferh) di speranza, di vita. Il fiore le si apre, l'uccello la saluta col suo canto, nelle menti, nei cuori dei piccoli (tfal) aggiunge forza, robora la speranza di veder avverati i loro voti, l'infermo che lo sospira (ikun qieghed jistenniha). Ah tutti sentirono, tutti dicono che l'aurora non ha lacrime, nell'aurora tutto e' grazia, tutto e' amore, per l'aurora tutto si ridesta (jistejqer) e si rinnova.

            Ed ecco perche' lo Spirtio Santo rassomiglia all'Aurora l'Immacolata Conezione di Maria. Ecco Salomone che getto' lo sguardo suo profetico nei lontani orizzonti della Chiesa, ed appena egli scorge designarsi (tiddelinea ruhha) l'immagine di Maria rapito (mahrug) fuori di se' esclama "Quae est
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ista, quae progreditur quasi aurora consurgens?" (Sg 6:9) Lo sappiamo tutto e' grande, divinamente grande in Maria, ma in molte delle sue grandezze vi e' qualcosa che addolora. - Se si prende tutta la sua vita. La maternita', a Bethlem, a Nazareth, sul Calvario e persino nel trionfo dell'Assunzione il distacco, l'abbandono stringono il cuore - Ma nel mistero dell'Immacolata Concezione di Maria non e' cosi', qua' tutto e' sorriso (jissorridi) tutto e' gaudio (iferrah) qua' e' tutta bella, e' tutta santa, qua' e' l'aurora nella quale senza velarsi a lacrima si possono fissare e riposano le pupille della intiera umanita'.... "quasi aurora consurgens." (Sg 6:9)

            Ah si' Maria e' l'aurora nell'ordine della natura. Non era infatti ancora creato il mondo e gia' nella mente di Dio, quale stella matutina risplendeva Maria. "nondum erant abyssi et ego jam concepta eram." (Si 50:6; Pr 8:24)

            Peccano entro l'Eden i nostri progenitori ed immantinente[6] piomba su di loro la maledizione, il castigo di Dio. Ma Iddio e' sempre padre anche quando castiga. Ed ecco che dall'alto della giustizia segue l'altro della misericordia, e viene promessa una Donna che terra' sotto i suoi piedi il capo del nemico infernale "ipsa conteret caput tuum". (Gn 3:15)

            Benedetto questo primo raggio della Misericordia divina - Adamo ed Eva l'hanno raccolto e sentirono in se ridestarsi la speranza della vita perduta. (Gn 3:15)

            I patriarchi[7] l'uno all'altro, i Profeti l'uno all'altro hanno trasmesso questa consolante promessa - I giusti dell'antico Patto nel loro dolore trovavano il loro conforto nel ripetere "l'aurora spuntera'". (Sg 6:9)

            O Immacolata vieni! Tutti i popoli ti aspettano - Si avanza l'aurora ed il sole la segue. Si avanza Maria e con se conduce nel mondo il sole della grazie N.S. Gesu'; quello stesso Gesu' che trovasi sull'altare, quello stesso Gesu' che da qui' a pochi momenti verra' a riposarsi nei vostri cuori. Ma se immacolata ha voluto che fosse la sua madre Maria qual purezza non esige Egli nell'anima vostra - Quale purezza? non vi confondete innalzate il vostro sguardo a Maria, e pregatela che come ha essa il mondo rischiarato colla sua
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Immacolata Concezione voglia riflettere quel chiarore sull'anima vostra adesso e cosi' degnamente riceverete Gesu' nei vostri petti. Si' conservatevi devoti di Maria. Voi che vi onorate col suo Nome conservatevi devoti della sua Immacolata Concezione. Imitate Maria nella sua purezza e la odierna Comunione, e le Comunioni che farete saranno per voi un vero mezzo di santificazione - Si' la devozione di Maria e della Sua Immacolata Concezione sara' per voi come l'aurora che rischiarera' purifichera' l'anima vostra prima che venga ad abitare quel sole di giustizia e d'amore Nostro Signore Gesù Cristo. Amen.

 

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[Homily 62][8]

Lil xi zghazagh (D.G.[9])
Madonna
[10]                                                                 "Quasi aurora consurgens"   (Sg 6:9)

            Perche' D.G. perche'? stamani con maggior zelo del solito ci siamo recati in cappella? Perche' ora che siamo qua' raccolti una contentezza insolita ci inonda il cuore? Perche? - G.D. - Ah! la risposta e' facile a tutti. Essa l'e' perche' oggi noi siamo qua' venuti per onorare Maria, la nostra amatissima madre colla commemorazione del suo singolare privilegio l'Immacolato Concepimento. Si! Maria in questo privilegio e' tutta bella "Tota pulchra" (Sg 4:7) "quasi aurora consurgens". (Sg 6:9)

            Si'! se tutti i fenomini della natura sono grandi ed ammirabili, nessuno pero' e' a noi piu' gradito dell'aurora. - Maestosa e' la burrasca che solleva le onde del mare quasi montagne e le infringe sul lido. - Spettacolo imponente ci offre la tempesta quando con lampi, tuoni e fulmini l'ammiriamo avanzarsi; ma queste scene l'uomo le guarda con terrore al pensiero che tanta rovina possono apportare e in mare ed in terra. - E' bello il tramonto quando quell'ultimo raggio indora la volta del cielo, ed invita tutti al riposo, ma le tenebre che lo seguono deprimono il cuore. - E' bello il sole a mezzogiorno ma il fiore del campo che si chiuda sullo stelo, apparisce e si dissecca, ma la fronte madida dell'operaio ci fan sentire una stretta al cuore. Ma l'aurora, ah! l'aurora no! quell'imporporarci del cielo, getta sulla terra un'ondata di gioia, di speranza e di vita. Il fiore che si apre, l'uccello la saluta col suo canto, nelle menti e nei cuori dei piccoli aggunge forza, robora la speranza di vedere avverati i loro voti, l'inferme nelle case e negli ospedali[11] la sospira. Ah tutti sentono, tutti dicono che l'aurora non ha lacrime, che nell'aurora tutto e' grazia tutto e' amore, che per l'aurora (tutto[12]) si ridesta e si rinnova.

            Ed ecco perche' lo Spirito Santo rassomiglia all'Aurora l'Immacolata Concezione di Maria. Ecco perche' Salomone nel gettare lo sguardo suo profetico nei lontani orizzonti della Chiesa, appena scorge designarsi l'immagine di Maria, rapito fuori di se esclama "Quae est ista, quae progreditur quasi aurora consurgens?" (Sg 6:9) Lo sappiamo tutto e' grande divinamente
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grande in Maria, ma in molte delle sue grandezze vi e' qualcosa che addolora - Se si prende tutta la sua vita, la maternita', a Bethlem, a Nazareth, sul Calvario, e persino nel trionfo dell'Assunzione il distacco, l'abbandono stringono il cuore.- Ma nel mistero dell'Immacolata Concezione di Maria non e' cosi', qua' tutto e' sorriso tutto e' gaudio, qua' e' tutta bella tutta santa, qua' e' l'Aurora nella quale senza velarsi a lacrima si possono fissare e riposano le pupille dell'intiera umanita'. "Tota pulchra" (Sg 4:7) "quasi aurora consurgens." (Sg 6:9)

            Ah si' Maria e' l'Aurora nell'ordine della natura non solo, ma anche e sopratutto nell'ordine della Grazia[13]. Non era infatti ancora creato il monda e gia' nella mente di Dio, quale stella matutina, risplendva Maria. "Nondum erant abyssi et ego jam concepta eram." (Si 50:6; Pr 8:24)

            Peccano dentro l'Eden i nostri progenitori ed immantinente[14] piomba su di loro la maledizione, il castigo di Dio - Ma Iddio e' sempre padre anche quando castiga. Ed ecco che all'atto della giustizia segue l'altro della misericordia, e viene promessa una donna, la quale terra' sotto ai suoi piedi il capo del nemico infernale "ipsa conteret caput tuum." (Gn 3:15)

            Benedetto questo primo raggio della misericordia divina. Adamo ed Eva l'hanno raccolto e sentirono fin se ridestarsi la speranza della vita perduta. - I patriarchi hanno ripetuto questa grande parola l'uno all'altro. - I profeti l'uno all'altro hanno trasmesso questa consolante promessa. - I giusti dell'antico patto nel loro dolore trovarono il loro conforto nel ripetere "l'aurora spunterà."

            O Immacolata vieni, tutti i popoli ti aspettano. – Si' avanza l'aurora ed il sole la segue: Si' avanza Maria e con se conduce nel mondo il sole della grazia Nostro Signore Gesu' Cristo; quello stesso Gesu' che trovasi sull'altare, quello stesso Gesu' che da qui' a pochi momenti verra' a riposarsi nei vostri cuori. Ma se Immacolata ha voluto che fosse la sua madre Maria quale purezza non esige Egli nell'anima vostra.

- Quale purezza? non vi confondete innalzate il vostro sguardo a Maria, e pregatela che come ha essa il mondo
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rischiarato colla sua Immacolata Concezione, voglia riflettere quel chiarore sull'anima vostra adesso e cosi' degnamente riceverete Gesu' nei vostri petti. Si'! conservatevi devoti di Maria. Voi che vi onorate col suo nome conservatevi devoti della sua Immacolata Concezione - Imitate Maria nella sua purezza e la odierna comunione e le comunioni che farete in avvenire, saranno per voi un vero mezzo di salute e di santificazione. - E finche' apparira' a voi il sole di giustizia faccia a faccia, l'anima vostra avra' lo stato di una continua aurora "sicut aurora consurgens". (Sg 6:9)
[15]

 

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[Homily 63][16]

"Quasi aurora consurgens" (Sg 6:9)

            Perche' stamani con maggior zelo del solito ci siam recati in cappella? perche' ora che siamo qua raccolti una contentezza insolita ci inonda il cuore? Perche'? Ah! la risposta e' facile a tutti. L'e' perche' oggi qua siamo venuti per onorare Maria, la nostra amatissima madre celeste, ed onorarla colla commemorazione del singolare privilegio dell'"IMMACOLATO CONCEPIMENTO". "Quasi aurora consurgens." (Sg 6:9)

            Si', se tutti i fenomeni della natura sono grandi ed ammirabili, nessuno pero' e' a noi piu' gradito dell'Aurora. Maestosa e' la burrasca che solleva le onde sul mare quasi montagne e la infrange al lido - Spettacolo imponente ci offre la tempesta quando con lampi, tuoni e fulmini l'ammiriamo avanzarsi, ma queste scene l'uomo le guardo con terrore al pensiero che tanta rovina possono apportare e in mare e in terra. - E' bello il tramonto quando quell'ultimo raggio indora la volta del cielo, ed invita tutti al riposo, ma le tenebre che lo seguono deprimono il cuore. - E' bello il sole a mezzogiorno, ma il fiore del campo che si china sullo stelo, apparisce e si dissecca, ma la fronte madida dell'operaio ci far sentire una stretta al cuore. - Ma e' Aurora, Ah! l'aurora no! Quell'imporporarci del cielo getta un ondata di gioia, di speranza di vita. Il fiore che si apre, l'uccello la saluta col suo canto; nella mente e sul cuore di tutti aggunge forza, robora la speranza di veder avverati i loro voti, e infermo la sospira. - Ah! tutti sentono tutti dicano che l'aurora non ha lacrime, nel aurora tutto e' grazia tutto e' amore, per l'aurora tutto si ridesta e si rinuova.

            Ed ecco perche' lo Spirito Santo assomiglia all'Aurora l'Immacolata Concezione di Maria. Ecco perche' Salomone getta lo sguardo suo prefetico nei lontani orizzonti della Chiesa, ed appena egli scorge designarsi l'immagine di Maria rapito fuori di se esclama "Quae est ista quae progreditur quasi aurora consurgens?" (Sg 6:9) - Lo sappiamo tutti e' grande, divinamente grande in Maria, ma in molte delle
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sue grandezze vi e' qualche cosa che addolora - Se si prende tutta la sua vita, la maternita' a Bethlem, a Nazareth, sul Calvario e persino nel trionfo dell'Assunzione, il distacco, l'abbandono stringono il cuore. - Ma nel mistero dell'Immacolata Concezione di Maria non e' cosi', qua' tutto e' sorriso, tutto e' gaudio, qua' e' tutta bella, e' tutta santa, qua' e' l'aurora, nella quale senza velarsi a lacrime si possono fissare, e riposano le pupille della intera umanita'. "quasi aurora consurgens!" (Sg 6:9)

            Ah si'! Maria e' sempre l'aurora. Non era infatti ancora creato il mondo, e gia' nella mente di Dio, quale stella matutina, risplendeva Maria "Nondum erant abyssi et ego jam concepta eram" (Si 50:6; Pr 8:24) - Peccano entro l'Eden i nostri progenitori ed immediatamente piomba su di loro la maledizione, il castigo di Dio. Ma Iddio che e' sempre Padre anche quando castiga in questo piangente la sua paternita' viene manifestata per mezzo di Maria.[17] Ed ecco che all'alto della giustizia segue l'altro della misericordia, e viene promessa una Donna, che terra' sotto ai suoi piedi il capo del nemico infernale "ipsa conteret caput tuum." (Gn 3:15) - Benedetto questo primo raggio della misericordia divina - Adamo ed Eva l'hanno raccolto e sentirono in se ridestarsi la speranza della vita perduta - I patriarchi hanno ripetuto questa grande parola l'uno all'altro - I profeti l'uno all'altro hanno transmesso questa consolante promessa. - I giusti dell'antico patto nel loro dolore trovavano il loro conforto nel ripetere "l'aurora spuntera'" (Sg 6:9)

            Vieni O Immacolata vieni! tutto il mondo ti aspetta. - Si avanza l'aurora ed il sole la segue. Si avanza Maria e con se conduce nel mondo il sole della giustizia[18], il sole della grazia Nostro Signore Gesu'; quello stesso Gesu' che trovasi su quest'altare, quello Gesu', che da qui a pochi momenti verra'a riposarsi nei vostri cuori - Ma se immacolata ha voluto che fosse la sua madre Maria, quale purezza non esige Egli nell'anima vostra - Quale purezza ?[19]

 

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[Homily 64]

"Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in te" (Sg 4:7)[20]
La Chiesa [nella liturgia odierna]
[21]

            Grande e meraviglioso fu in tutti i tempi lo studio e l'impegno del mondo Cristiano nel venerare e celebrare i pregi rari, le grandi glorie della Vergine Santissima; quando pero' trattasi di riverire di celebrare la sua Immacolata Concezione allora ci imbattiamo con uno studio piu' attento con un impegno e zelo piu' vivo e piu' universale. Se io volgo lo sguardo ai secoli trascorsi ed ai tempi presenti, da un lato si presenta a me una schiera di dotte Universita' e di Sante Comunita' religiose del Cristianesimo predicare altamente e sostenere fortemente il singolare privilegio dell'Immacolato Concepimento di Maria; dall'altro lato io vedo oggi tutto il mondo cristiano radunarsi ed unirsi per onorare e rivivere e celebrare con lodi e con dimostrazioni di pubblica universale allegrezza la solenne festivita' e la santita' dell'Immacolata Concezione.

            Ora dico io perche mai tanto impegno del Cristianesimo, nel difendere, nel solennizzare, nel riverire un si augusto e speciale privilegio in Maria? Perche' mai? La ragione e' chiare, e' facile, e' pronta, ed e' perche' dal puro, dall'immacolato, concepimento di Maria, somma gloria ne risulto' in Gesu' Cristo Nostro Signore.

            Il pregio piu' ammirabile dal quale trae le sue glorie il Verbo umanato e' senza dubbio l'esser Egli l'Universale Redentore. Ora questa gloria della redenzione (di Redentore) piu' che dal salvamento degli angeli e degli uomini egli se la procuro' e la ritolse dallo Immacolato Concepimento di Maria.

            Come mai poteva cio' accadere, direte voi? F.D? se la Vergine non aveva contratta la colpa originale, se essa non e' stata neanche per un istante sotto la schiavitu' dell'infernal nemico? In Essa il Figliol di Dio non trovo' piaga da risanare, ne schiavitu' (jasar) dalla quale liberarla? Pero' e' appunto per questo che Gesu' Cristo acquisto' per se la gloria di Redentore perfettissimo, col distinguere
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la Sua Santissima Madre dal rimanente degli uomini con questo singolare privilegio. Egli infatti non aspetto' che Ella con tutti gli altri cadesse nella colpa originale per poi sollevarla, ma ha fatto per guisa che Ella per la anticipata applicazione dei suoi meriti fosse segregata dal comune degli uomini con un modo di redenzione perfettissima, che dai Teologi si chiama preservazione; dando cosi' sfogo non solo alla sua sapienza e potenza ma altresi' all'amore piu' tenero di un figlio verso la sua madre, che e' il piu' bel pregio e la piu' bella gloria.

            Leggiamo nella Sacra Scrittura.[22]

                                                                                            "Sala" dalla libreria del Decano[23].

 

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[Homily 65][24]

I

            Perche' mai, giovani dilettissimi - perche' mai volle il Signore, con un privilegio tutto singolare preservare Maria dalla colpa di origine, ne' permise mai che fosse contaminata da alcun alito di peccato leggerissimo? Non per altro motivo se non perche' Maria era destinata a ricevere nel suo seno il Signor Nostro Gesu' Cristo e cosi' divenire vera madre di Dio. Or bene le fede c'insegna, che quell'istesso Gesu', il quale diciannove secoli or sono, s'incarnava nel seno verginale di Maria, quell'istesso Gesu' trovasi qua' realmente presente su quest'altare, nascosto entro quest'ostia sacrosanta; quell'istesso Gesu' da qui a poco verra' a posarsi nei vostri petti, per essere vostro cibo e vostro spirituale alimento. G.D. se tanta purezza e santita' ricercava Iddio in Maria, non e' ben giusto che anche da noi esiga nella Santa Comunione una purita' di coscienza ed una santita' a tutta prova.[25]

II

            Ma quale purita'? Quale purita' possiamo noi offrire a Gesu', ora che e' per venire dentro di noi? Ah! mio Gesu' che a questa considerazione io tremo, io mi confondo. Ed in verita' quale purita' posso offrire io concepito nel peccato, peccatore ancor piu' dopo restituito alla vostra grazia colle acque battesimali, io ingrato a tanti e tanti vostri beneficii? Qual purita' ahi! Che a questo pensiero io non posso far altro che esclamare col Centurione: Signore io non son degno che voi entrate nella casa dell'anima mia. "Domine non sum dignus ut intres sub tectum meum." (Mt 8:8) Ovvero coll'Apostolo San Pietro; Signore allontanatevi di me: "Recede a me", perche' sono un peccatore, "quia homo peccator sum". (Lk 5:8) Ma che dico io mai? Se cosi' avvenisse fortifichera' la mia debolezza? Chi illuminera' la mia cecita'? Chi guarira' le piaghe di questa povera anima mia? Ah! Gesu' riparate, riparate voi alla mia indegnita'. Io son certo che se a voi piace un cuore puro, un cuore innocente, e' altresi' a voi accetto un cuore contrito e penitente: "Cor contritum et humiliatum, Deus, non despicies." (Ps 50:19) Ed e' percio' che non potendo in questa mattina presentarvi un cuore puro ed
[page 177]
incontaminato, io vi offro un cuore sinceramente pentito, un cuore che e' profondamente addolorato dei tanti disgusti e delle tante offese recate al vostro cuore paterno.

            Venite percio' o Gesu', venite in me e cancellate colla vostra grazia tutte le mie iniquita'; venite e create in me un cuore puro, ed uno spirito tutto nuovo; "Cor mundum crea in me, Deus, et spiritum rectum innova in visceribus meis." (Ps 50:12)

III

            E voi, O Maria, Vergine Immacolata, ottenete a questi giovani, vostri devotissimi figli, che si accostano a cibarsi della carne del vostro Divin Figliolo, ottenete un raggio solo di quella illibata purezza, della quale si compiace Iddio adornarvi sin dal primo istante della vostra Concezione .... E poiche' in questo consolantissimo mistero voi riportaste un trionfo sull'inferno e sul peccato, fate altresi' che trionfando essi, in virtu' di questo pane dei forti, di tutte le insidie del serpente infernale, possano un giorno meritare la corona della gloria in paradiso. Cosi' sia.

 

[page 178]

[Homily 66][26]

AL se il rossore vi assale

AL non vi confondete in su a Maria i vostri sguardi, in su a Maria i canti santi che nostro cuore, pregate Maria perche' i chiari raggi che aicondano la sua immacolata concezione attraversino l'anima nostra diradino ogni ombra di peccato. Ah! si' un atto di amore verso Maria, una tenera devozione alla sua immacolata concezione quasi aurora consurgens rendera' fara' dell'anima vostra una degna una grata sua dimora al colle grazia al sole d'amore, Gesu'.

 

[page 179]

[Homily 67][27]

            Oh! se potesse squarciarsi il velo che ci impedisce la visione della Madre nostra Maria. Noi la vedremmo lieta nel volto ad accoglierci dopo questo pellegrinaggio - noi la sentiremo dirici "Fili praebe cor tuum mihi" (Pr 23:26)[28] - invito dolce e amabile.

            Noi abbiamo bensi' cercato di offrirle ogni giorno un fiorellino, atto di ossequio una mortificazione, un atto di virtu', una qualche preghiera ma non basta. La Madonna vuole di piu' da noi. - essa voule il nostro cuore. Essa vede la lotta che dobbiamo sostenere colle nostre passioni, col mondo, col demonio. Vede la debolezza del nostro cuore, incerto in pericolo di perdersi e di trovare la morte per questo insiste nella domanda, Praebe [29].....(Pr 23:26)

            Figlio tu sai quanto e' grande la tua miseria, quanto poca e' la tua virtu' fino a che ti trovi/vivi sotto il mio sguardo/manto materno, fino a che vivi sotto il manto della mia protezione, tu sei buono, sei pio, sei forte, sei virtuoso. Ma lungi da me chi ti difendera'? Che ne sara' di te.

            Figlio lasciami il tuo cuore ed io lo custodiero'. - Fili...[30] (Pr 23:26) Raccolto nel mio to stai tranquillo. - non correra' pericolo - ci sara' la sua luce, la sua forza la sua vittoria. - Sara' mio impengno di preservarlo da ogni colpa - di purificarlo sempre piu' di colmarlo di grazie e favori - di renderlo sempre piu' degno di Gesu' - e di me ed oltre quanto saranno finite le lotte le battaglie io te lo rendero' per poterlo presentare puro e candido innanzi al trono di Dio.

            Cosi' ci parla la Madonna - quale la nostra risposta?

            Si', o Vergine santissima abbiamo udito la tua voce, abbiamo inteso il tuo dolce invito... ed eccoti il nostro cuore... esso vuole in te riposarsi.

            O Regina eccoti il nostro cuore noi veniamo a deporlo al tuo altare.

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            Tu conosci la nostra incostanza e la nostra infedelta': prendilo presto, forse fino stasera non sara' piu' nostro e dovremo piangere domani per ottenerlo. Oh, nascondilo presto nel tuo seno immacolato e se qualche volta nell'ebbrezza di una passione fremente o affascinati dalle lusinghe del mondo o tentate da Satana lo vorremmo di nuovo o Madre/Maria non ce lo rendere di piu'.

            Di' a noi allora che non puoi ascoltare la insensata preghiera, che lo donammo a Te, che e' tuo tutto tuo irrevocabilmente tuo.

            Concedi a noi o Madre di Misericordia, o Regina, la tua fede, la tua speranza e tutte le tue virtu'. E quando i nostri occhi stanchi si chiuderanno verso la tomba, quando le labbra nostre avranno ingoiato tutto il calice di fiele, donaci allora due ali per volare al cielo dove in eterno canteremo le tue lodi - mentre te sempre Madre beningna sempre madre di misericordia continuerai a chiamare a te i nostri fratelli col tuo grido di amore, col tuo santo invito datemi o Figli datemi il vostro cuore "Fili praebe cor tuum mihi." (Pr 23:26)

 

[page 181]

[Homily 68]

"In me omnis spes." Si 24:25
Invochiamola, salutiamola insieme "Spes nostra salve".
[31]

Maria e' nostra speranza perche' e' POTENTE

- Perche' e' Madre di Dio - Iddio nella sua potenza non puo' fare un'opera piu' degna - Sole, mondo, angelo - ma creatura piu' bella non puo'.
Un'anima amante di Dio - anima santa, anima bella.
- Dopo Dio non si puo' dire una cosa piu' grande.
- Se e' beato chi avesse un santo che preghi per lui - che di Maria.

Maria e' nostra speranza perch` ci vuol bene

- Io non posso spiegare quanto ci vuol bene Maria.
- Essa da sola ama Dio piu' degli Angeli, santi e beati insieme. Ma l'abito della carita' verso Dio e' distrutto dall'abito della carita' verso il prossimo. Dunque ci ama piu' di quello che ci amano tutti i Santi, etc.
- In paradiso intenderemo quanto ci vuol bene Maria. L'accoglienza che ci fa', etc.

- Tutto il bene che abbiamo ricevuto e' venuto da Maria.
- Io come un santuario - essere, sanita', forza, veste, impiego, ufficio.
- Voi non potete dire altrettanto? Guardate sono tutte grazie di Maria. Se avete peccato e non siete all'inferno e' grazia di Maria.
- San Bernardo non nominare Maria se vi e' chi non ha ricevuto grazia.

[page 182]

 

- Sant'Antonino Arcivescovo di Firenze.
Angeli (quando filavano) e demoni (quando si specchiavano) sul tetto

- Questa e' la piu' importante grazia di andare in paradiso.

2 grazie

Una vera conversione ed una santa morte

Unirla alla devozione a Maria.

Gesu' a S. Brigida

- quando voglio prendere un peccatore pongo.

La Vergine a S.Matilde

 

- Essa in persona viene ad assistere i moribondi

DEVOZIONE in che consiste.

1. Nel non fare mai peccato mortale.
2. E' madre dei peccatori che vogliono emendarsi.
3. Per amore di Maria / non morte, inferno, giudizio.

 

[page 183]

[Homily 69] [32]

"Ecce mater tua" (Jn 19:27)

"Salve Regina, Mater misericordiae"

            Il cuore dell'uomo e' fatto per Dio, - che uno tenda verso Dio, che uno si avvicina a Dio, che uno si unisca con Dio, e' il primo bisogno dell'anima umana. - Il cuore dell'uomo in Dio solo trova la sua vita, il suo riposo, la sua Felicita'. -

            Infatti qualunque soddisfazione che il peccato puo' dare al nostro spirito, qualunque godimento possa esso procurare ai nostri sensi, questi godimenti, questo soddisfazione siano per quanto volete continui e forti essi sono e resteranno sempre impotenti di sollevare la paura e di saziare la sete di felicita' che ci divora.

            Anzi invece, quando la sensazione, quando lo stordimento dei piaceri fallaci sono svaniti, quando ci troviamo faccia a faccia colla nostra coscienza, colla colpa che abbiamo commesso, allora restiamo spaventati dal vuoto che abbiamo fatto, dal abbisso in cui ci siamo caduti, del disgusto (dwejjaq) che abbiamo nell'anima generato.[33]

            In questo stato costituito il povero peccatore che allora incomincia a comprendere meglio donde gli viene la vera felicita'. Egli si guarda intorno; egli alza gli occhi verso il centro del cuor suo ma ahime! che distanza vi scorge, egli vorrebbe provare di avvicinarsi ma gli manca il coraggio, - in questa posizione costituito chi verra' in aiuto del povero peccatore, - ah! non dubitato il successo, l'aiuto che richiede il povero peccatore esiste e' una realta' e non gia' una supposizione.

            Si' Iddio nostro padre, padre amoroso, padre che conosce la debolezza dei suoi figli, un padre di bonta' infinita non ha abbandonato il peccatore non abbandona il peccatore, no ma tra il suo trono sull'alto della gloria celeste e la misera terra che noi calpesti che ci alberga ha posto un altro trono, quello di Maria - tra il cuore di Dio Padre ed il cuore del peccatore vi e' il cuore del peccatore ha posto il cuore della Madre sua e Madre nostra - onde con tutta fiducia il peccatore (Thronus meus in nobis) (Si 24:7) puo' alzar
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il suo sguardo verso questo trono perche' nel salutare la Maestra' Reale di colei che trovasi assisa e gli vi scorge anche il cuor tenero di sua Madre "Salve Regina mater misericordiae,"

            Vi ho detto che l'aiuto, il soccorso, la Misericordia di Maria verso il peccatore non e' una sopposizione della nostra tenera devozione verso Maria ma e' una realta'.

Parola di Dio

            Per intendere, o Fratelli, la parola che Dio c'insegna che Maria e' la nostra madre di misericordia, e' il nostro rifugio, portiamoci col nostro pensiero nel luogo e nel giorno in cui per la prima volta entro' il peccato nel mondo. I due nostri progenitori Adamo ed Eva insieme col colpo della sentenza di maledizione sono consolati da una speranza. (Gn 3:15) Nel mentre che Iddio li castiga, ci fa loro coraggio col mostare loro nell'avvenire: il peccato verra' disfatto per mezzo di una donna, per mezzo di Maria.

            E' al tentatore che egli annunziava la guerra a morte che la Vergine senza peccato va a sostenere contro di lui. "Inimicitias ponam inter te et mulierem" - odio irrconciliabile mettero' tra te e la donna - "ipsa conteret caput tuum"[34] (Gn 3:15) - essa schiaccera' il tuo capo. Per sedurre a perdere gli uomini inutilmente tu ti indosserai la maschera di tutte le passioni che illudono che piacciono al cuore umano. La donna a cui ho promesso la vittoria essa scoprira' sempre tutte le insidie essa avra' cura dei suoi figlioli mentre sono in pericolo, essa in difesa della loro salute ti perseguitera' dappertutto.

            Ed ecco perche' F.D. Maria viene chiamata ed e' protettrice degli uomini, un vero loro rifugio, per questo ufficio che le viene da Dio assegnato. Noi la troviamo paragonata nelle sacre Scritture ora ad un esercito schierato alla battaglia, ora una fortezza inespugnabile, ora ad una torre forte di mille combattenti, tutti uniti colle quali lo Spirito Santo vuol significare la potenza di Maria e la sua azione benefica a favore nostro, poveri peccatori. - Ma dall'aurora dei secoli dove ella era annunziata di schiacciare il capo del nostro infernale nemico portiamoci ora sul calvario e vediamo che
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cosa e' che successe.

Parola di Gesu' Cristo

            La donna che deve calpestare il capo del serpente Gesu' Cristo l'ha scelta per madre sua.

            Dopo di aver vissuto con essa da figliolo il piu' sommesso per 33 e' arrivata l'ora di compiere l'opera della redenzione.

            Mirabile inchiodato moribondo sulla croce. A chi incarichera' di non lasciar che vada perduto il frutto suo lavoro doloroso? A chi incarichera' per preparare gli uomini a reclamare per Lei il prezzo del suo sangue? Non agli apostoli che si son dati alla fuga (Mt 26:56), eccetto Giovanni (Jn 19:26); - ma neanche Giovanni, il Signore tiene un altro pensiero.

            Per l'ufficio di difendere gli uomini contro l'infernal nemico, il pensiero di Gesu' Cristo e' di affidarlo a Maria a preferenza di tutti. Infatti per un tale ufficio ci vuole un cuore mansueto, un cuore che sa compatire, un cuore pieno di Carita'; in una parola un cuore di madre.

            Ebbene la parola omnipotente di Gesu' moribondo creera' dunque per tutti gli uomini, per tutti, diciamolo, i peccatori, una madre, e una madre degna di questo nome. Questa madre e' sotto i vostri occhi: e' Maria. "Mulier ecce figlius tuus, ecce Mater tua" (Jn 19:26-27)[35], in luogo di Gesu', tutte le generazioni di peccatori; in luogo di un sol uomo, tutti gli uomini.

            Da quel momento in Maria venne formato un Cuore tutto pieno d'amore verso gli uomini. Venne cosi' formato in contrasto dalle parole del Uomo Dio e dal consentimento del cuore di Maria.

            Da allora in poi il braccio della Divina grazia cade disarmato. - Il demonio rafforza e raddoppia il suo zelo contro il peccatori ma appare Maria ed il suo figlio. - l'uomo e' libero dal pericolo.

            A ragione vien salutata Madre di Misericordia.        
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Pratica e dottrina della Chiesa

            Per comprendere poi la fiducia della Chiesa nella Misericordia di Maria basterebbe aprire il libro delle preghiere. L'eretico Nestorio aveva negato il titolo di Madre di Dio a Maria e la Chiesa, riunitasi nel terzo Concilio generale[36], dopo aver decretato il titolo, e pronunziata la sentenza - in memoria della loro decisione e per mostrare la loro fede nella potente misericordia di Dio ne formarono la preghiera - che poi piu volte al giorno recitiamo – "Sancta Maria Mater Dei ora pro nobis peccatoribus nunc et in hora mortis nostrum".[37]

"Sub tuum praesidium confugamus".[38]

"Sancta Maria succurre miserio juva pusillanimus refore plebiles".[39]

"Sentiant omnes tuum juvamen".[40]

            Ci vorrebbe molto tempo, ed abuserei della vostra pazienza se vi dicessi quello che dicono i Santi Padri della Misericordia di Maria: San Leone - Sant'Agostino - San Bonaventura - il venerabile Pietro di Blois - e San Bernardo. Ma per finire richiamare alla vostra memoria un fatto che voi forse conoscete.

            Vi era a Parigi una parrocchia sita in un quartiere molto popolato e fragoroso ed i parrochiani durante il giorno venivano trasportati (mibrumin) dagli affare e durante la notte venivano trasportati dal turbine dei piaceri. Avevano dimenticato Dio, non trovavano di pensarci, avevano dimenticato la voce della Chiesa, la domenica nei giorni di festa non si vedeva alcuno, sembrava una spelonca dei morti. Le cose continuarono cosi' fino al 1836 e l'undici di quell'anno il Venerabile Curato la dirige in modo particolare alla Vergine SSma pregandole caldamente a voler interessarsi della sorte dei suoi parrochiani; fondando insin da quel giorno un'associazione di preghiera in onore della Vergine. Due mesi dopo, la Chiesa comincio' ad essere frequentanta; ed alla fine dell'anno tanto era il concorso che la chiesa diveniva piccola. Ecco Maria come sempre si confera alla conversione non dei singoli peccatori ma popoli intieri.

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            Ed ora prima di finire permettimi o Maria di rivolgervi qualche parola a favor di questi vostri figli che con tanta devozione ed attenzione mi hanno ascoltato mentre le parlavo della tua misericordia. - Si'! quando essi verranno ai piedi del vosrto altare ricordatevi che voi sei loro madre di misericordia - Ah! Si' quando questi vostri figli perseguitati dai pericoli e dagli assalti del mondo a Voi verranno come tante colombe dalla tempesta O allora allargati le vostre braccia, stendete piu' largo il vostro manto ed accoglieteli sotto la tua protezione perche' essi sono vostri figli! - A Lei! quando essi verranno a versare nel vostro cuore quei dolori che non possono dire ad alcuno, neppure al padre, alla madre, al fratello alla sorella, allora Maria, riceveteli, stringeteli al vostro seno, riconciliateli col Vostro Figlio Gesu' perche' Salve O Regina, Madre di Misericordia "Salve regina mater misericordiae."

 

[page 188]

[Homily 70]

Maria: Tieg ta' Kana. (Jn 2:1-11)[41]

Maria il vino - Maria dice a Gesu' "Vinum non habent." (Jn 2:3) Maria e' Madre di provvidenza - se provvede ai bisogni temporali quanta premura non ha pei nostri bisogni spirituali - ed ora che siede nel cielo. Regina degli Angeli, dei Santi - percio' dobbiamo onorarla, amarla - essere devoti - Rosario, saluto! - Esempio:
- Ad un giovane impuro non incuro delle tue lodi.
- Ad un altro se presto non ti emenderai sarai sepolto nell'inferno.

 

Esaminiamoci come va' la nostra devozione alla Vergine SSma. Se ci siamo raffredati cerchiamo di informarci di nuovo / altari, immagini, abitino, corona, rosario.

 

Il fatto di Tommaso Kempis che trascuro' alcune preci - devozione a Maria - gli apparve, lo rimprovero' e riprese con costanza le sue antiche devozioni.

 

"Nondum venit hora" (Jn 2:4) - dalle parole di Gesu' Maria non si scoraggi. Sembra alle volte Iddio non ascoltarci perche' gli piace fare grazie in segreto.

- Il fatto di S. Monica che pregava per S.Agostino per ben 17 anni - e finalmente ottenne una grazia maggiore.

 

Vino meno buono e vino buono
            A mondo -      vino buono poi non buono.
            Gesu' -            vino non buono poi buono. (Jn 2:10)

 

[page 189]

[Homily 71][42]

Simbolo di dignita' e di amore.
Ricordo di doveri.

            Carattere speciale del culto cattolico e' di presentarsi a Dio e di offrirgli le sue preghiere sempre per mezzo di Gesu' Cristo. - "Per Jesum Xtum Dominum Nostrum".

            Ed in verita' tra Iddio e l'uomo vi e' un abisso:-

            Dio e' l'essere, assoluto, infinito, perfetto e' la plenitudine dell'essere. Dio e' il maestro, e' il sovrano, e' il re' dei re', e' il padrone dei padroni, comanda i venti e le tempeste, stende la volta del cielo al pari di una tenda, ordina al sole di levarsi ed alla luna di chiarire la notte, riempie il firmamento di stelle. Egli vede tutto, Egli e' da per tutto, i suoi occhi penetrano le tenebre della notte, e legge fino ai nostri piu' intimi segreti pensieri, per Lui il cuore umano non ha nascondigli, la coscienza dell'uomo non ha segreti.

            L'UOMO dinanzi a Dio non e' che un miserabile verme della terra, un fiore che apparisce, una foglia che viene trasportata dal vento, e' anche meno di questo non e' che cenere e polvere.

            Chi riempira' questo vuoto, questo abbisso tra Dio e l'uomo?

            Ecco che il Figliuol di Dio discende dal cielo, prende carne umana, e dall'infinita' del cielo getta un ponte tra Dio e l'uomo. Egli diviene il mediatore tra Dio e l'uomo, l'intercessore, l'avvocato tra l'uomo e Dio. Gesu' e' l'Emanuele che vuol dire Dio con noi, (Mt 1:23) per mezzo di Lui Dio e' sceso sulla terra, e l'uomo venne elevato fino al paradiso.

            Ecco che i primi Fedeli gia' abituati a ricorrere alla mediazione di N.S.G.C., e riflettendo sempre piu' sulla grandezza di Dio, e sulla piccolezza dell'uomo, cercando altri intercessori e qui troviamo che la devozine a Maria come interceditrice tra l'uomo e Gesu' rimonta fin / rimasta piu' dai primi / piu' tempi della chiesa poiche' / perche' nessuno e' piu' vicino a Gesu' che Maria; se lasciamo qualsiasi considerazione altra basta fermarsi sulle parole del saluto dell'arcangelo Gabriele, "Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum". (Lk 1:28) Dunque Maria non e'
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vicina a Gesu' ma come madre di Gesu' e' una sola cosa con Lui, ed ecco perche' la chiesa la onora anche col nome di Corredentrice.

            Ecco da qui' la grande nobilta', il grande onore di Maria ed anche la grande Missione data dalla Providenza a Maria di intercedere per l'uomo.

            Ecco da qui' il grande onore per voi di chiamarvi d'oggi innanzi. Figlie di tante madre, Figli di Maria.

            Dunque la medaglia e' simbolo della vostra nuova dignita' del vostro nuovo onore.[43]

            Ma essa e' anche ricordo di doveri. La devozione verso Maria, sta sul ricordarsi spesso di ricorrere alla sua intercessione, con preghiere, con giaculatorie, col solennizzare le sue feste, col parlare di essa e della sua preclara virtu' ma principalmente sta' sulla sua imitazione.

            Nell'ubbidienza .... "Fiat mihi secundum verbum tuum". (Lk 1:38)
            Nell'Umilta'. "Quia respexit humilitatem ancillae suae". (Lk 1:48)
            Nella Modestia.

            Pio XI il regnante / seguente Pontefice ci fa' ricordare il detto di San Paolo "Le donne siano in abito decoroso, con verecondia e modesta, e con opere buone, come ei/ci conviene a donne, che fanno professione di pieta'." (1Tm 2:9-10)

            Istruzione della Sacra Congregazione del Concilio del 12 gennaio 1930.

            "Mulieres in abitu ornato cum verecundia et sobrietate" ...."quod decet mulieres promittentes pietatem per opera bona."[44]

 

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[Homily 72][45]

MARIA ADDOLORATA

            Oh! se potesse squarciarsi il velo, che ci impedisce la visione della madre nostra Maria! Noi la vedremmo lieta nel volto ad accoglierci dopo questo pellegrinaggio, che abbiamo fatto in onore di Lei, e per ottenere da Lei la sua intercessione presso il suo Divin Figlio a favore della pace - noi la sentiremmo dirci, "Qui timetis Dominum sperate in illum et veniet vobis misericordiam" (Si 2:9)

            Si A.D. e' stato il santo timore di Dio, che ci ha raccolti insieme ed al lampo dei suoi flagelli siamo qui' venuti in questo antico e devoto Santuario, a pregare la Regina della pace, perche' colla sua intercessione li allontani da noi. - Dinanzi alle rovine ed alle stragi dell'ora presente, si suscita in fondo al nostro cuore una domanda naturale.

            Perche'? Perche' mai tutta questa guerra crudele, tutta questa guerra inumana? Che tormento sconvolge e travolge popoli e nazioni? La causa di tanti mali. - A.D. e' una sola. Perche' i popoli e le nazioni hanno mancato al santo timore di Dio, si sono allontanati dalla legge di Dio, hanno dimenticato il precetto dell'amore - Si' la societa' ha mosso guerra a Dio e dalle alte sfere fino ai piu' bassi gradi della stessa, Dio e'stato fatto segno di odio. - Da un capo all'altro della terra, invece di lodi e di benedizione risuono' per Iddio il linguaggio diabolico della bestemmia, "non serviam" (Jr 2:20)[46]. - Da giovani e da vecchi, da fanciulli, da uomini e perfino da donne risuono' il turpe linguaggio "non serviam" (Jr 2:20) - linguaggio dinanzi al quale Dio non puo' restare indifferente - e non fosse per la sua bonta' e misericordia, la terra, sulla quale dilaga un mare di iniquita' sarebbe gia' ridotto in cenere, sarebbe ridotto nel nulla. Ma se noi temiamo Dio abbiamo ragione di sperare "si timetis Deum sperate in illum" (Si 2:9)[47] ci dice Maria, e la sua misericordia scendera' a consolarci. Si! sono le anime timorose di Dio, che colla loro continua riparazione trattengono il suo braccio terribile. Ma sopratutto, A.D., chi vi accostate alla Santa Comunione, sopratutto e' lo stesso suo Divin Figlio il quale annientato (Ph 2:7) e nascosto nel Santissimo. Sacramento, copre, come di una corazza di salvezza, tutta la terra, e trattiene i suoi
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maggiori castighi.

            Si' O Gesu' siete voi che ci salvate dalla Divina Giustizia, sdegnata pei nostri peccati. - Voi che vi immolate per noi su tutti gli altari della terra, voi che in milioni di tabernacoli restate per nostra protezione, per nostra difesa! Ebbene o Gesu' noi in riparazione di tanti vi offriamo questa nostra Santa Comunione; - vi offriamo tutte quelle Comunioni fatti sui campi di battaglia e nelle trincee, e di moribondi e da coloro, che si preparono al combattimento; - vi offriamo i voti ed i meriti di tante anime che sulla terra vi sono grate; - vi offriamo le fatiche di quegli Apostoli, che in lontani regioni dilatano la vostra dottrina; - vi offriamo i sacrifici e le privazioni di tanti, che vivono nei chiostri, facendo del loro corpo innocente la piu' aspra penitenza per i peccati del mondo; - vi offiamo, in particolare modo le fatiche e gli stenti di quanti in quest'ora sono sul campo di battaglia. - Ed a voi preghiamo O Regina della pace, di presentare questa nostra offerta presso il trono dell'Altissimo, perche' si muova a compassione di noi, - perche' cessi quest'immane flagello e torni la pace a brillare tra gli uomini.

            Si' O Madre nostra, Maria, ricordatevi che tutte le grazie devono passare per le vostre mani. - Deh! Volgete, O Maria, il vostro sguardo sulla misera Europa, provata dalla piu' grande sventura, tormentata da quasi due anni dalla guerra[48] piu' terrible che ricordi la storia - Abbiate pieta' e misericordia di essa. - Fate che il cuore del vostro Divin Figlio Gesu' sia placato dall'olocausto, che tanti giovani fanno della loro vita sul campo di battaglia. - Fate che esso sia placato dal sangue che tanto tempo inonda la terra. - Si' voi O Maria, che una volta piangeste il vostro unico figlio, guardate alle lagrime che sgorgano dal ciglio di tante madri, di tante sorelle, di tante spose e di tanti figliuoli innocenti. - Fate, O Maria che cessi l'orrenda catastrofe, si' da Voi, O Regina di Pace, noi aspettiamo la grazia, intercedete per noi pregate per noi - Regina pacis, ora pro nobis.

 

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[Homily 73]

Pellegrinaggio alla Mellieha[49]

21 Marzo 1920

            Quattro anni or sono mentre una guerra immane sconvolgeva popoli e nazioni, seminava ovunque rovina, strage e morte e le pareti del focolare domestico faceva risuonare dal pianto delle madri, delle sorelle e delle spose e di tanti figliuoli innocenti[50], noi impauriti per tanta sciagura e trepidanti sulla sorte che sarebbe toccata ai nostri congiunti sul campo di battaglia, simili al naufrago che fra le onde do aspra tempesta pel mare, che lo circonda, avido, fissa lo sguardo in cerca del legno che l'avrebbe salvato, noi sollevammo lo sguardo al cielo, e col cuore e colla mente pieni del santo timore di Dio tra il lampo del flagello dell'ira sua noi scorgemmo l'astro consolatore che avrebbe llenito la nostra afflizione.

            Oh! Visione beata! Noi vedemmo tra le nubi, come in suo trono, "in nube thronus eius" (Si 24:7), noi vedemmo la madre nostra, noi vedemmo MARIA, che dalla corona reale cinte le tempia, sul braccio portava l'Infante Divino. Essa allora in noi fisso' lo sguardo e dal dolce materno sorriso che le illuminava il volto, noi comprendemmo che essa ci riconosceva per suoi figli. La Madonna della Mellieha. Essa, essa sara' la nostra consolatrice. Questo era il nostra pensiero, questa era la nostra parola; andiamo, andiamo! dalla madre nostra la Vergine della Mellieha!

            Dal pensiero alla parola, dalla parola all'accordo, dall'accordo al fatto e la mattina del 16 febbraio 1916[51] chi da un punto chi dall'altro dell'isola noi tutti ci trovammo in questo devoto santuario noi ci trovammo ai piedi di Maria. Chi di noi si e' scordato della soave consolzione che in quel giorno inondo' le anime nostre? Oh! essa era l'aria/arca sicura che noi saremmo stati esauditi, e cosi' fu'. Ed e' appunto cio' che oggi ci fa trovare di nuovo al cospetto dell'altare della nostra tenera madre Maria. Si' noi sdegnando l'esempio dei nove lebbrosi di cui parla il Vangelo ci siam messi avanti ad imitare il Samaritano (Lk 17:11-19) ed al par di lui siam
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qua' tornati per sciogliere la nostra voce, per cantare insieme l'inno di lode, l'inno di riconoscenza e di ringraziamento.

            Si', o Maria, pubblicamente al cospetto di questo tuo popolo, continuo testimone delle tue grazie noi ti ringrazieremo col canto del "TE DEUM". Si' ti lodiamo O Dio, sia sempre tuo ed in ogni luogo la tua lode. Sia sempre glorificato per averci dato una Madre tanto tenera tanto affettuosa, una Madre tanto sollecita ad asciugare le nostre lagrime.

Messa[52]
Comunione
Benedizione
Pellegrini, Famiglia, congiunti,

Perche' vi diano in cielo quella gloria che noi non possiamo darvi qui in terra.

 

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[Homily 74][53]

Tas-Samra Hamrun 1922
Chiusura del mese di Maggio nella Chiesa di N.S. dei Doni Rabat

10 giunio 1919

            Dopo che per un intiero mese voi vi siete radunati in questo piccolo tempio, ma tanto a voi caro e devoto, dopo un mese che qua' vi siete radunati a dare culto ed onore alla Gran Vergine Maria, a questa nostra Madre amorosa - io mi raffiguro (nisthajjel) questa mattina Gesu' Cristo qua' presente con tutta dolcezza. Egli vi invita ad appressarvi a questa mensa degli angeli, e quasi per ristirarvi dalle vostre fatiche spirituali Egli vi offre in cibo lo stesso suo corpo.

            Grande e' il favore che Egli sta per compartirvi, prezioso e' il dono che state per ricevere, e percio' correspondenti dovrebbero essere da parte vostra le disposizioni. Ma quale sara' questa preparazione? Chi sara' stamani il modello e esemplare vostro?

            Ah! - D.F. in questo bel mese voi avete onorato Maria collo studio speciale delle sue virtu'. Orbene entriamo adesso nel Cuore immacolato di Maria, richiamiamo alla mente la sua fede, la sua speranza, e la sua carita', imitiamo, copiamo, Maria in questa tre virtu' - ed ecco il piu' bel apparecchio che voi potete fare per questa comunione.

            Si': grande anzitutto fu' la fede di Maria.[54] Dice il padre Suarez che la Vergine Maria ebbe piu' fede che tutti gli uomini e tutti gli angeli; - Vedra' ella il suo figlio nella stalla di Betlemme e lo credeva il creatore del mondo (Lk 2:7); - Lo vedra' fuggire da Erode eppure lo credeva Re' dei Re' (Mt 2:13-20); - Lo vide nascere e lo crede' eterno (Lk 2:7); - Lo vide povero e lo crede' [55]......; - Posto sul fieno e lo crede' onnipotente (Lk 2:7); - Osservo' che parlava e crede' che Egli era la sapienza infinita; - Lo sentiva piangere e credeva esser Egli il gaudio del paradiso; - E la' sulla cima del Calvario quantunque vacillo' la fede nei seguaci del Redentore, Maria lo mirava vilipeso e crocifisso ed allo stesso tempo lo credeva fermamente esser Egli Dio (Jn 19:25); - E la' dentro al cenacolo dopo l'ascensione fu' Maria
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che come fiaccola accesa mantenne viva la fede nel cuore degli Apostoli (Ac 1:14).
[56]

            Adesso proprio adesso prima di accostarvi alla comunione vi dice con S. Idelfonso: "imitamini signaculum fidei Mariae"[57], imitate la fede di Maria. E quantunque i vostri occhi non ricolgono altro che la specie del pane; fate un atto di viva fede, e dite che credete che li' nascosto si trova tutto Gesu' Cristo vero Dio e vero uomo coll'anima, col corpo e colla divinita'. Quello stesso Gesu' che nacque di Maria Vergine, che visse, pati' e mori' crocefisso, che ascese al cielo ove risiede alla destra di Dio Padre.

            Dalla fede nasce la speranza e percio' se grande ed ammirabile e' la fede in Maria, Essa e' altresi' modello di speranza.[58] - Vedetela e' appena di tre anni eppure essa lascia la casa paterna e vola a chiudersi nel Tempio di Gerusalemme, ed in Dio ripone ogni sua fiducia, a Dio rivolge ogni suo pensiero, ogni suo desiderio ogni sua aspirazione. - Vedetela sposa di Giuseppe. - Madre del Figliol di Dio nella poverta', nelle angustie, nei travagli e nelle pene, essa si mantiene sempre calma, sempre tranquilla. Perche'? Perche' in Dio essa ripone ogni fiducia o spranza.

            Orbene ora che vi appressate a questa sacra mensa ad imitazione di Maria ravvivate la vostra speranza. - Voi da qui' a poco riceverete nel vostro petto quel Dio che e' l'Autore di ogni bene, Dio onnipotente, Dio fedelissimo nelle sue promesse. - Quali grazie non dovete sperare di ricevere in questa sua venuta, in questa sua visita.

            Ma se ci e' modello di fede e di speranza Maria e' anche a noi modello di carita'.[59] Si'! Maria amo' Dio, amo' piu' che tutti gli uomini uniti insieme piu' che tutti gli angeli - Essa amo' Dio di un amore continuo di un amore mai interrotto - Il suo cuore fu' un incendio, una fornacre di carita' e tutta la sua vita non fu' altro che una continua estasi d'amore.

Ecco dunque - D.F. come conviene avvicinarsi alla Sacra mensa col cuore ornato di queste tre virtu' con fede, speranza e carita'.

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            E voi, O Maria, Madre pura, madre santa, madre la piu' affettusa in questa chiusura del mese a voi consacrato, getta il tuo sguardo misericordioso su questi tuoi devoti- essi si professano di essere tuoi figli; mostrati dunque di essere loro vera madre, essi non cercano altro che far bene la loro comunione, - guidateli voi stessa dal vostro Figlio, parlate voi in loro favore, ornate il loro cuore di una viva fede, di una ferma speranza e di una ardente carita' perche' Gesu' che da qui' a poco entrera' nel loro petto non manchera' di versare nel loro cuore i tesori delle sue grazie.

 

[page 198]

[Homily 75]

Chiusura mese di Maggio

Bonum est nos hic esse. (Mt 17:4)

            Dolcezza di parlare e di sentir parlare di Maria che e' "Causa nostrae laetitiae."[60] Stiamo sempre a lei uniti e sentiremo sempre le parole che escono dalla sua bocca.

            Per stare uniti a Maria dobbiamo consacrarle il nostro cuore, metterlo per cosi' dire nel suo, onde dopo averlo purificato dai peccati e da ogni macchia lo offre a Gesu'.

Motivi per la consacrazione

            Maria Regina dell'universo ha il diritto sui nostri cuori. - Madre di Dio. - La piu' santa di tutte le creature. - Maria e' Omnipotente verso Dio. - Piena di bonta'- e misericordia per noi - se siamo peccatori essa e' madre nostra.

            Ogni beneficio vuole riconoscenza - e pei benefici ricevuti da Maria in questo mese diamole quello che desidera - essa non desidera che il nostro cuore.

Qualita' della Consagrazione.
sincera           col cuore non colle labbra;
intiera             spirito, cuore, corpo, beni di natura di grazia;
irrevvabile      fuggire le          {occasioni
                                                  {preghiera
                                                  {sacramento

Vantaggi della consagrazione.

            benefici ricevuti finora sono segno, pel futuro
            ci dara' la perseveranza e la corona della gloria.

 

Erminia Moriconi nata in Colle d'……… educata a Firenza. - 3 Ave Maria, prima di lasciare il collegio. - Vita comune a 10 anni e se esista un'altra vita - gettarmi sulla Sienna a Parigi.

            Sente le campane - era per la predica, predicava della confessione - fonte di misericordia di quel Dio che viene a
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cercare misericordia. Erminia si sente commossa, prega si confesso' ed entra in un convento delle Visitandine ad Annay
[61] Ciarione dove trovo' la sua pace.-

Ecco la devozione alla Vergine Santissima.

 

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[Homily 76][62]

Processione del Rosario, Hamrun 1923[63]

(Oh! se cadesse il velo che ci separe dalla visione beatifica della nostra Madre che sta nei cieli, come la scorgeremo sorridente verso di noi. Oh! come la scorgeremo con quella corona del rosario come apparse a San Domenico 700 anni fa', come apparse a Lourdes, 70 anni or sono)

            Glorja lilkom, aħwa għeżież, għad-dimostrazzjoni kbira sabiħa u solenni, li intom mortu illejla tagħmlu b'din il- proċessjoni bir-reċita tar-Rusarju - gloria lilkom għad-devozzjoni kbira li intom għandkom lejn il-kuruna tar-Rużarju.

            F'dan il-waqt, jiena qed inġib quddiem għajnejja l-viżjoni li kellu l-Patriarka S. Duminku, allura meta imbikki fuq il-ħażen li kien qed jikber fid-dinja - u fuq il-fidi li kienet qegħda tiġi nieqsa, inxteħet għarkubbtejh quddiem l-immaġini tal-Verġni Mqdaddsa, u staqsiha x'inhu li jista' jagħmel biex iwaqqaf tant telfien ta' erwieħ, - U għal din it-talba l-Verġini dheritlu u hekk marret tgħidlu: jekk inti trid tieħu, tmexxi u twassal l-erwieħ għand Ġesu' m'għandekx tagħmel ħaġa oħra ħlief ixxerred id-devozzjoni lejn ir-Rużarju Mqaddes u inti mbagħad tara l-frott ta' din id-devozzjoni - U l-kelma tal-Madonna ma ġietx nieqsa - tant illi l-Qaddis li semmejna mar igħid illi ikkonverta aktar erwieh b'Ave Maria waħda tal-kuruna tar-Rużarju, milli kkonverta bil-priedki tiegħu kollha.

            U jiena f'dina ċ-ċirkostanza, dan il-mument hekk solenni nista' ngħidilkom kliem aktar sabieħ, milli intennilkom il-kliem tal-Verġni Marija. Tridu intom tressqu ruħkom lejn Ġesu'? (R[64]) - Tridu intom titbegħdu mid-dnub u tersqu lejn Ġesu'? (R) Tridu intom illi l-kuntrarju minflok ma jbiegħedkom minn Ġesu', iżommkom viċin lejn Ġesu'? (R) Tridu intom ma taqgħux fix-xbiek tad-demonju u ma titilfux lil Ġesu'? (R) Tridu intom li d-dinja ma tqarraqx bikom? u tisseparakom minn Ġesu'? (R) Tridu intom f'kelma waħda tgħixu u tmutu f'Ġesu' ma' Ġesu' u għal Ġesu'? Żommu dejjem ruħkom qawwija fid-devozzjoni tar-Rużarju.

 

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[Homily 77]
[65]

Hamrun Processione del Rosario 1924[66]

            Noi tutti, F.D., siamo persuasi della grande necessita' di pregare, perche' dall'orazione ben fatta dipende in gran parte la nostra salvazione, - ed infatti nel Santo Vangelo quasi in ogni pagina ci si fa menzione della necessita' di pregare. - Questa Verita' ci e' anche insegnata dall'esempio di Gesu Cristo, il quale passava talvolta le notti a pregare "erat pernoctans in oratione" (Lk 6:12)[67], noi lo vediamo pregar prima di incomincare qualche grande azione, noi lo vedremo pregare prima di passare all'elezione degli Apostoli (Lk 6:12), noi lo vediamo pregare prima della risurrezione di Lazaro (Jn 11:41-42), noi lo vediamo pregare nell'orto prima di far principio alla passione (Mt 26:36-44).

            Ora se grande e' la necessita' di pregare altrettanto e' difficile il saper pregar bene, e l'uomo da solo non gli sarebbe mai riuscito di trovare il modo di pregare. Andiamo infatti col nostro pensiero alla fondazione della Chiesa, troviamo gli Apostoli persuasi della verita' della necessita' della preghiera, non riuscendo di pregare si presentano a Gesu' e lo domandarono a voler loro insegnare di pregare. "Disce nos orare" (Lk 11:1).

            Ebbene il Rosario di Maria incomincia col porre sulle nostre labbra le preghiere piu' belle cioe' il 'Pater Noster' e l''Ave Maria'. Che cosa infatti possiamo noi immaginare di piu' sublime di piu' atto a commuovere il cuore di Dio che il 'Pater Noster'. - non l'ha forse posto sulle nostre labbra Gesu' Cristo stesso - Quanta confidenza non mostriamo noi verso Iddio quando lo invochiamo col dolce nome di Padre Nostro. Come non dimostriamo di amarlo, allor quando domandiamo che il suo nome sia santificato, che venga il suo regno, che si faccia la sua volonta' come in cielo cosi' in terra. Quali sentimenti di umilta' non si accettano sul nostro cuore allorche' domandiamo a Dio il nostro pane, - allorche' lo supplichiamo che ci rimetta i nostri debiti, che non ci induca sulle tentazioni, e che ci liberi dal male.

            Se poi consideriamo l''Ave Maria' e' certo che non si e' preghiera piu' alta a commuovere il cuore di Maria SSma. quando le ripetiamo le parole colle quali l'angelo le annuncio' che
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doveva essere Madre do Dio, quando le ripetiamo le belle parole di Sant'Elizabetta "Benedetta fra tutte le donne" (Lk 1:42), Oh quanto deve quando le diciamo "Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte". Quale grazia piu' preziosa di una buona morte. Ebbene al Rosario preghiamo anche questo!

            Oh benedetta sia la corona del Rosario! Percio' quando San Domenico <imbikki fuq il-ħażen li kien qiegħed jikber fid-dinja, fuq il-fidi li kienet qiegħeda tonqos, għarkubbtejh, talab il Gran Verġini Marija x'inhu li jista' jagħmel, biex iwaqqaf tant telfien ta' erwieħ. Il-Verġni dehritlu u qaltlu li ma għandux x'jagħmel ħaġa oħra ħlief ixerred id-devozzjoni tar-Rużarju.>[68]

            <Għalhekk meta t-Tork kien ħalef li għandu jisqi ż-żiemel tiegħu minn fuq l-artal tal-Knisja ta' San Pietru f'Ruma, u hekk mar jhedded lill-insara kollha, dawn bil-kuruna tar-Rużarju f'idejhom, rebħu l-Vittorja ta' Lepanto[69] u sarmulu għal dejjem il-kburija minn tiegħu.>

            <Għalhekk meta l-Gran Verġni Maria dehret ġewwa Lourdes hi ikkonfermat dak li l-Vigarju ta' Ġesu' Kristu l-immortali Piju IX f'Ruma kien iddefinixxa, cioè l-Immakolat Konċepiment minn ta' Marija li ma dehret bl-ebda ħaġa oħra f'idejha ħlief bil-kuruna tar-Rużarju.>

            <U meta l-Papa Leone XIII tafa' l-ħarsa min tiegħu fuq id-dinja u lilha lemah skonvolta b'idejat moderni, partikolarment bir-rebgħa dejjem akbar lejn il-ġid ta' dina l-art, huwa immexxi mill-Ispirtu ta' Alla ma sabx jirrikkomanda mezz aħjar mir-reċita tar-Rużarju imqaddes.>

            <U għalhekk jiena ukoll il-lejla bi pjaċir intennilkom ir-rakkamandazzjonijiet tal-Knisja tal-Gran Verġni Marija li biex toħorġu rebbieħin mill-għedewwa tas-salvazzjoni ta' ruħkom li huma ħafna u qawwija ma għandkomx tagħmlu ħaġa oħra ħlief tieħdu f'idejkom ir-Rużarju imqaddes ta' Maria.>

            <U int, o Ġesù, kif tarana miġburin madwarek permezz tad-devozzjoni lejn ir-Rużarju tal-Omm tiegħek Maria, qabel ma ninfirdu berikna.>

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Il papa - l'anno Santo[70], i peccatori piu'
Il Vescovo - aiutarlo <biex dejjem aktar jista jinviġila u sħiħa jikkonserva f'Malta l-fidi ta' San Pawl.>
Il Parroco zelante, il clero di tanto zelo per conservare il nome di Maria nei cuori di questi fedeli.
I padri, le madri i figli, - la pratica del Rosario quotidiano.
Tutti noi e fà che colla recita devota del Rosario meritiamo un giorno di venire a goderla in Paradiso.

Così Sia.

 

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[Homily 78][71]

"In Perpetuum coronata triumphat" (Ws 4:2)

I

Fra tutti i mezzi - F.D.- coi quali la Divina Provvidenza viene in aiuto della Chiesa fondata da Gesù Cristo, e da nominarsi in questi tempi nostri, la grande devozione alla Corona del Rosario della Vergine Santissima. Grande e bella è questa devozione, essa infatti racchiude in se tutta la duttrina del Cristianesimo, essa unisce insieme il culto (Qima) esterno ed interno, essa comprende le due specie di orazione, la mentale e la vocale, essa ravviva la fede e santifica e purifica le nostre azioni. Ora questa devozione, che il Sommo Pontefice Leone XIII ha suscitato (qajjem) per il Santo Rosario, ha prodotto (ġiebet) ancora quest'alta bella devozione dei Quindici Sabati. Ed ecco che oggi in quest'ultimo Sabato sta a noi di fermarci un poco nella considerazione dell'ultimo Mistero Glorioso, L'incoronazione di Maria in cielo. "In perpetuum coronata triumphat." (Ws 4:2)

Sì, eccoci giunti al termine di questa santa e cara devozione dei 15 Sabati. Noi abbiamo meditato i grandi misteri, che la Chiesa propone ai Fedeli nel Santo Rosario, e da Nazareth abbiamo seguito la Vergine sino alla sua beata assunzione in cielo. La contemplammo umile ad ascoltare l'annunzio dell'Angelo (Lk 1:26-38) che le significava il grande onore della divina maternità, indi la vedemmo accesa di zelo muovere frettolosa il passo per le montagne di Ebron a recare la salute e la gioia in casa di Elizabetta. (Lk 1:39-45) Compresi di venerezza la mirammo in Betlem, rifiutata da tutti, dare al mondo nell'estremo della poverta' e dell'abbandona il suo Divino Unigenito (Lk 2:4-7) e poscia salire il monte Sion, per offrirlo nel Tempio all'Eterno Padre, ed ivi ascoltare le parole profetiche di Simeone, che ne trapassarono il cuore. (Lk 2:22-35) - Poscia le fummo compagni nel dolore per lo smarrimento del suo diletto Gesu', e nella gioia che provo' quando lo rinvenne nel tempio, ove disputava coi Dottori della Legge.

Al gaudio dei primi cinque misteri segui' il dolore della passione del Redentore, e lo vedemmo sudar sangue nel Getsemani, poscia irriso malmenato e maltrattato, trascinato ai tribunali, flagellato senza pieta', condannato come un volgare malfattore e morire
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tra gli spasimi della Croce, e ci si presento' Maria come Corredentrice, unirsi a quel divino olocausto, che doveva pacificare il Cielo colla terra.

Dal dolore passammo alla gloria, e splendida ci si rivelo' nella Risurrezione di Gesu' Cristo, nella sua beata Ascensione al cielo, nella discesa dello Spirito Santo; ne minore fu' quella per cui il Figlio di Dio volle esaltare la celeste sua Madre nel di lei beatissimo transito e gloriosa Assunzione al cielo.

Ed oggi non ci resta che levare in alto il nostro sguardo e contemplare il trionfo di Maria nella celeste Gerusalemme ove la Santissima Trinita' la incorona Regina del cielo e della terra per ravvivare maggiormente la nostra confidenza nel suo possente patrocinio. "In Perpetuum Coronata Triumphat." (Ws 4:2)

            La Gloria che e' lo splendore della virtu', non ha in cielo altra misura, che la grazia ed il merito, e da cio' ne provengono i diversi gradi in cui i beati trovansi in cielo, i quali sono tutti paghi nei loro desiderii, come le stelle che brillano nel firmamento, sono differenti nella luce, cosi' essi differiscono secondo il grado di santita', che raggiunsero. Ora se cosi' e', quale gloria circonda il trono di Maria? La Grazia infatti in Maria fu' corrispondente alla dignita' sublime di Madre di Dio - e la divina maternita' e' di tal grado, che tocca e si avvicina alla stessa divinita', percio' grandissima fu' la misura della grazia che l'Altissimo riverso' in Maria. - Chi puo' immaginare percio' lo corona di gloria che il Signore poso' sul di lei capo?

            Se poi vogliamo argomentare la grandezza della gloria di Maria dai suoi Meriti, anche da questo verso ci troviamo dinanzi ad un abisso di gloria - In Maria vi e' l'innocenza dei pargoli, la purezza delle Vergini, la virtu' dei Confessori, l'intelligenza del dottori, il coraggio dei martiri, lo zelo degli Appostoli, la bonta' dei patriarchi, la preveggenze dei profeti, tutte le belle qualita' dei cori degli angeli, in Lei insomma ogni pienezza di grazia di merito e di virtu'.

La Corona percio' di Maria deve essere piu' risplendente di quella di tutti i Santi e di tutti gli Angeli - Essa e' di tale splendore che noi ci riusciamo di comprendere, perche' come non possiamo stimare il tesoro dei meriti, cosi' anche
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a noi e' incomprensibile il premio che ne ottenne. -

"Sicut est inaestimabile quod gessit, dice S.Idelfonso - ita et imcomprensibile praemium quod obtinuit."

 

II

            Ci aiuta pero' a comprendere qualche cosa, cio' che avvenne a Bersabea quando con tutta modestia si avanzo' al trono del di lei figlio Salomone per chiedergli una grazia. (1K 2:19) Allorche' quel Re' sapiente si vide la propia madre dinanzi, si levo' del propio trono ove sedea con tutta maesta' del suo grado, se ne ando' incontro con premura, le adoro', ed ordino' che un altro trono si innalzasse alla destra perche' la madre sua vi sedesse da Regina. - Ora se Salomone si senti' nel dovere di prestare tutto questo onore a sua madre, quanto, anche per ragione anche maggiore, non dobbiamo credere che abbia fatto Gesu' Cristo verso la sua santissima madre? Ah si' era questo in ricambio giustissimo (tpattija), che la Vergine Maria riceve'; per la gloria accidentale accrescuita alle tre persone della SSma Trinita', per mezzo della divina Maternita', che apporto' tra di esse nuove e stupende relazioni - S.Clemente Alessandrino, chiama la Vergine ... Totius Trinitatis Complementum non perche' mancasse qualche cosa alla divina essenza, ma perche' ponendo (hekk kif qeghdet) nuovi rapporti, nuove relazioni tra le tre persone della Santissima Trinita', ne accrebbe anche la Gloria.

            Ed in Verita' il Padre genera il Figlio sin dal principio dei secoli eterni, ma lo genera consustanziale al padre ed insieme a Lui coetrerno. E fuori del principio d'operazione, che e inerente al Padre, il Figlio gli e' uguale. Ma dopo che si e' fatto uomo nel seno di Maria Gesu' Cristo diviene inferiore "Minor Patri secundum humanitatem" gli e' soggetto, adoratore, vittima per i peccati degli uomini. In ricambio della paternita' che l'eterno genitore partecipo' a Maria, questa procuro' al Padre una nuova gloria, redendogli soggetto (billi marret taghmillu suggett ghalih) il Suo unigenito, partecipandogli (billi marret taghtih sehem minn dik l-awtorita')
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quell'autorita' che la Vergine si ebbe sull'Uomo Dio in Nazareth, di cui ci dice il Vangelo, ch'era a Lei ubbidiente - Et erat subditus illis - Quel comando che l'Altissimo esercita sulle creature si estende al suo Verbo per Maria, ed il Padre riceve Gloria infinitamente maggiore dall'Ubbidienza del suo eterno Figliolo, che di quella di tutte le creature dell'Universo.

            Ne minore e' la glorificazione, che Maria rende alla seconda persona della Santissima Trinita'. E una gloria tutta quanta speciale, e' una gloria tutta propria alla persona di Gesù Cristo e che il Vangelo chiama sua - et ita intrari in gloriam suam - Udite come Gesù Cristo stesso pregava il suo divin padre la vigilia della sua passione - Io ti ho glorificato sulla terra, ed ora tu mi glorifica con quella gloria, che io ho avuto in te pria che il mondo fosse - Voleva dire Gesù Cristo - Glorificato nel cielo come Figliolo di Dio, glorificami come Figliolo dell'uomo (Jn 17:5) - Ma il Verbo Divino non e' tale se non per Maria, la quale gli ha dato questa nuova vita, che e' stata ragione di gloria infinita. Merce' questa vita avuta da Maria, Egli si ebbe tutti gli onori e tutti le adorazioni, con cui l'umanita' (il-bniedem) liberata dalla schiavitu' del peccoto (jasar tad-dnub) lo saluta come suo salvatore - E non solo, ma e' anche come figliolo dell'uomo, che al suo nome s'inchina tutto quanto c'e' nel cielo e nella terra, ed ogni lingua scioglie l'inno della riconoscenza.

            Questa glorificazione infine per cui la madre di Dio ricambia le grandi grazie ricevute della Santissima Trinita', essa riguarda ancora lo Spirtio Santo: Infatti l'Amore divino, il quale procede dal Padre e dal Figlio, non ha relazione col Verbo Divino se non perche' da lui procede. Ma nel mistero dell'Incarnazione lo Spirito Santo, adombrando il seno verginale di Maria, e rendendola madre del Verbo divino, acquisto' su di lui fatto uomo (Lk 1:35), una nuova autorita' e percio' stesso una nuova glorificazione che prima in cielo non aveva.

            Il ricambio (it-tpattija) quindi era doveroso (jixraq) e giustissimo. E come in terra il Figlio di Dio non trovo' luogo piu' degno del seno Immacolato di Maria - cosi' anche in cielo nessun luogo e' piu' degno per Maria quanto lo stesso
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trono della Maesta' Divina ove venne Incoronata regina del cielo e della terra - "In perpetuum coronata triumphat" (Ws 4:2)

 

III

            Si' Essa e' Regina Universale di tutti gli uomini, e tutti gli uomini sono suoi sudditi. "Non vi ha stirpe o nazione, di cui (io) non abbia preso il dominio (setgha). Per me governano i Re, ed i legislatori amministrano la giustizia." (Pr 8:16) - Queste parole, che lo Spirito Santo dice anzitutto della Sapienza Divina, i Santi Padri e la Chiesa nella sua Liturgia non dubitano di metterle sulle labbra a Maria (imorru jqeghduhom fil-fomm minn ta' Marija) per significare il dominio che essa ha, come Regina, su tutti gli uomini, e come tutti gli uomini ricevono da Lei i favori tanto nell'ordine della natura, come anche nell'ordine della grazia. Si! come da Maria abbiamo ricevuto Gesu' Cristo, fonte (ghajn) di ogni grazia, cosi anche Gesu' Cristo per mezzo di Maria dispense a noi i suoi favori. Tutto passa per le mani di Maria perche' Essa e' la Regina del Cielo e della terra. "In perp. cor. triumphat." (Ws 4:2)

            Maria e' anche Regina degli Angeli. Essa infatti dagli stessi riceve continui onori. E mentre cantano Santo! Santo! Santo! (Rv 4:8) intorno al trono dell'Agnello Divino gettando le loro corone, essi salutano Santa anche Maria, poiche' la gloria del Redentore non puo' dissociarsi dalla gloria della Corredentrice - Inoltre gli angeli buoni, dopo la rivolta di Lucifero e dei suoi seguaci, meritarono la conferma in grazia perche' loro vennero anticipati i meriti di Gesu' Cristo. Ma nell'opera della Redenzione a lato di Gesu' c'e' Maria; percio' anch'essa e' un dono si' grande lo riconoscono per Maria. Con tutta ragione la Chiesa saluta Maria Regina degli Angeli. Si', tutti gli angeli Le stanno attorno e l'acclamano Benedetta. Ah si'! Maria e' un trionfo singolare nella rota trionfante del Paradiso. Maria e' una glorificazione in quel regno di gloria. Maria e' una solennita' in quella festa perenne. Maria e' un giubilo (ferh) in quell'eterna beatitudine.

In perpetuum coronata triumphat. (Ws 4:2)

            E non solo tutti gli angeli ma anche tutti i santi riconoscono Maria per loro regina. Fu' Maria infatti che ha dato
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ad essi gli stimoli piu' potenti alla santita'. Fu' Maria che venne in loro soccorso, quando il Demonio si adoperava con le piu' sottili insidie a deviarli dal sentiero della perfezione. Fu' Maria che li fece educare e crescere nell'amore di Dio. Fu' Maria che li conforto' nella via della penitenza. Fu' essa la stella del loro cammino, l'aiuto nel loro pellegrinaggio, la consolazione nei dolori, a Lei devono l'immensa beatitudine del Paradiso. Ecco perche' innanzi al suo trono agitano le loro palme i Martiri, ecco perche' innanzi al suo trono offrono i loro gigli le Vergini. Ecco perche' tutti i beati la benedicono, la glorificano, perche' da essa riconoscono la santita', da questa Regina riconoscono la gloria del cielo.
"In perpetuum coronata triumphat." (Ws 4:2)

            Figura di questo grande trionfo di Maria in cielo fu' quello con cui il popolo di Betulia festeggio' la sua prode liberatrice Giuditta. Leggiamo infatti che allorche' quell'eroica aveva tolta la vita ad Oloferne, e cosi' aveva liberato la sua patria da un tiranno cosi' terribile; le andarono incontro non solo quei di Betlia, ma anche da Gerusalemme venne il Sommo Sacerdote con tutti i suoi leviti per festeggiare la magnanima liberatrice del popolo eletto, ed insieme a tutto il popolo la benedissero e l'acclamarono gloria di Gerusalemme, letizia d'Israele (ferh minn ta' Isreal) ed onorificenza del loro popolo - Tu gloria Jerusalem, tu laetitia Israel, tu honorificentia populi nostri (Jdt 15:10) - Ora cio' che avvenne in Betulia non fu' che una debole figura del trionofo di Maria in cielo ove non solo tutti gli angeli ed i santi ma lo stesso Eterno sacerdote Gesu' Cristo insieme agli Apostoli incorono' Maria Regina del cielo e della terra, non a semplice titolo d'onore, ma con pieni poteri (bis-setgha kollha) su tutto l'universo sicche' Maria puo' ripetere al pari del Suo Divin Figliolo - Data est mihi omnis potestas in cielo et in terra - Non solo ma anche entro l'inferno il semplice suo nome getta spavento tra i demoni - E nel purgatorio questa Regina delle Midericoedie continuamente sparge le sue beneficenze.

"In perpetuum coronata triumphat." (Ws 4:2)

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IV

            Se il potere di Maria in cielo ed in terra e' cosi' grande, quali sentimenti deve destarci se non quelli di una immensa fiducia nel suo patrocinio? Il mondo stima fortunati coloro che godono la protezione il favore di qualche principe terreno; ma quanto siamo noi piu' fortunati, che possiamo godere la protezione di questa Regina del cielo e della terra?

            Sotto il suo patrocinio chi mai dei nostri spirituali nemici puo' recarsi offesa? Se Maria e' con noi chi mai puo' essere contro di noi? (Rm 8:31) Forse il Demonio? Ma non fu' Maria che schiaccio' il capo a questo serpente infernale. (Gn 3:15) - Non e' Maria che per 19 secoli lo tiene schiacciato sotto al suo piede verginale? Non e' Maria che ne distrusse il suo regno? Forse la carne? Ma non e' forse la devozione a Maria il mezzo piu' efficace per attutire (trazzan) le mali inclinazioni della Concupiscenza e fiorire di castita' la nostra vita (izzejjen bl-indafa u l-kastita' il-hajja taghna?) Forse il Mondo? Ma chi mai ha dato tanta generosita' a tante anime per disprezzare la vanita' del mondo, se non l'amore verso questa madre celeste? Chiedetelo a tante anime che riconoscono dalla devozione di Maria eccitamenti piu' efficaci alla penitenza, ardori crescenti (hrara dejjem aktar qawwija) a spingersi sempre innanzi nella via della perfezione, ed essi vi risponderanno quanti beni ebbero da questa Madre di misericordia, in quante tentazioni se la videro a fianco donando loro la vittoria? Quante grazie, quanti miracoli, quanti favori riconosce il popolo cristiano dal potente patrocinio di Maria? Con ragione percio' la Chiesa acclama Maria Rifugio dei peccatori, salute degli infermi, Consolatrice degli afflitti, Aiuto dei Cristiani, poiche' anche nei temporali bisogni essa prontamente soccorre ai suoi devoti, li libera da tutti i pericoli, li protegge contro tutte le disgrazie, li guarisce nelle loro malattie, li soccorre nelle loro miserie, li consola nei loro dolori e riempie di favori tutta la loro vita - Ad ottenere un si' potente patrocinio non occorrono grandi sacrifici: Basta amarla, onorarla, servirla, ma sopratutto glorificarla colla corona del Rosario.

 

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V

            O nostra cara Madre e Regina a noi poveri esuli in questa valle di lacrime e' grande conforto la vostra Incoronazione quale regina su tutti gli angeli ed i beati nel Cielo - Deh! da quel trono della vostra Gloria piegati su di noi lo sguardo della vostra Misericordia, e specialmente su tutti questi vostri devoti che per quindici sabati in questo tempio si sono radunati a meditare quei misteri che a Voi furono argomento di gaudio, di dolore, di Gloria. Ah si'! voi che avete ogni potere in cielo e sulla terra ricoverateci sotto il manto della vostra protezione liberateci da tutti i mali, otteneteci tutte le grazie di cui abbiamo bisogno; perche' un giorno anche noi potremo assistere al vostro trionfo in cielo venire a vedervi in Paradiso dove per sempre trionfi incoronata.

"In perpetuum coronata triumphat." (Ws 4:2)
Amen!

 

[72]ho l'onore di approvare quanto l'Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Canonico Coadiatore Don Carmelo Sammut gia' Parroco del Rabato aveva relatato nelle sue note del 21 Gennaio e 2 Maggio 1921 rispettivamente.[73]

 

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[Homily 79]

"Pietas ad omnia utilis est promissionem habet vitae quae musae est et futurae."[74]

Turi

            Abbiamo pensato tutto il mese ad onorare Maria, con rosario, colla coniderazione ora di un mistero ora di una virtu'.
            La Chiesa ci invita di onorarla nel Cuore.
            Il Cuore e' il simbolo della Carita'.

            S. Caterina da Genova un giorno diceva a Dio - Signore voi volete che io ami il prossimo ed io non posso amare altro che voi. – E Dio cio' appunto le rispose "Chi ama me ama tutte le cose amate da me. Ma poiche' non vi e' stato ne vi sara' chi piu' di Maria amassi Dio, cosi' non vi e' stato ne vi sara' che piu' di Maria abbia amato il prossimo"

            Soccorreva senza essere richiesta - come nelle nozze di Cana. (Jn 2:1-11)
            Soccorreva con fretta come quando si reco' da l'elisabetta. "Abiit in montana cum festinatione."
[75] (Lk 1:39)

 

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[Homily 80][76]

31 gen.1919

Per la prima imposizione della Madaglia alle Figlie di Maria eretta nella Casa di Sant'Ursola[77]

- Qrendi -

"Ubi thesaurus vester est ibi et cor vestrum erit." (Mt 6:21)

La avete voi udite - F.D. queste ultime parole del Vangelo che la Chiesa ci fa leggere nella Messa odierna - Ed io vi domando: perche' voi stamane raccolte in questa piccola devota cappella vi sentite tanto contente? Perche' il vostro cuore trabocca di gioia (hena)? Perche'? Ah se voi non lo sapete dire, ve lo diro' io, ve l'hanno detto le parole del Vangelo che avete udito; lo e' perche' voi avete trovato posto, il vostro tesoro in questa Casa di S. Orsola e per conseguenza il vostro [cuore] e' qui che trovera' il suo conforto. "Ubi.......?" (Mt 6:21)

            Voi, si', avete prediletto questa santa casa ma essa vi ha anche ripagato questo vostro amore ed infatti con mio grande piacere e soddisfazione richiamo alla vostra memoria come oggi compiace il primo suo anno di vita dacche' fu' solennemente benedetta e dichiarata aperta dall'amato nostro Vescovo - Si'! le dolci, soavi, ed autorevoli parole di Mgr Vescovo colle quali per la prima volta vi presentate queste pie (twajba) religiose risuonano ancora alle mie orecchie - sento ancora quell'augurio di prosperita' che egli con tutta l'effusione del suo cuore paterno andava inidirizzando all'opera - augurio che noi oggi vediamo avverato. Se infatti un anno fa' la casa benedetta di Sant'Ursola installava in mezzo a voi questi angeli di carita' oggi dopo un anno dalla sua fondazione vi dona un altro bene, essa vi dona la Congregazione delle Figlie di Maria. Ed io mi sento onorato da questo invito che mi e' stato fatto di indossarvi per la prima volta la Sacra Medaglia.

            E' a mia conoscenza la grande vostra premura di indossare questa medaglia; ed e' percio' che io oggi vi invito, vi auguro anzi vi raccamando che una volta avuta la vogliate portare bene colla stessa premura. E per aiutarvi a questo ve ne indichero' in breve il mezzo che vi porge la stessa Congregazione.

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            Percio' tralascio di dirvi dell'orgine della Congregazione delle Figlie di Maria, e del gran bene che ha fatto ovunque e' stata stabilita; - Tralascio di dirvi come Iddio si e' servito della stessa per rinnovare la pieta', la devozione, e lo spirito religioso in tutti quei paesi dove si era illanguidito; - Tralascio di dirvi tutto questo e vi dico solo che fine della Congregazione e' quello di proteggere l'innocenza delle giovanette, di difenderle dai pericoli del mondo e per mezzo di instruzioni e pratiche ed opere di pieta' le avvia all'adempimento dei loro doveri verso Iddio, verso il prossimo e verso se stesse - Ed il mezzo che essa somministra loro per raggiungere questo fine e' una tenera devozione verso l'amata nostra Madre, la Vergine Maria.

            Eccovi dunque il mezzo che vi auitera' a portare degnamente la medaglia che oggi per la prima volta riceverete e per mezzo della quale verrete ascritti alla Congregazione delle Figlie di Maria - Una devozione tenera a Maria

            Questa devozione consiste anzitutto in amarla. L'amore e' il primo dovere della figlia verso sua madre. Una figlia che non ama sua madre non merita il nome di figlia - Tutti siamo obbligati ad amare la Madonna; ma quelle che si chiamano sue figlie, si obbligano ad amarla con una tenerezza tutta speciale, come per darle un compenso e una riparazione di quella freddezza che trovarsi nel cuore degli uomini verso la Madonna.

            Quando una figlia che non ha cuore, disprezza e maltratta sua madre che cosa fanno le sue sorelle che amano la loro madre? Esse le vanno intorono e cercano di consolarla colle loro carezze, le asciugano le lacrime e le vanno dicendo - cara mamma non affliggerti, non piangere perche' noi ti vogliamo bene. - Cosi' dovete fare voi della Madonna. Alcune delle ragazze colle loro opere cattive insultano la Madonna, e coi loro peccati crucifiggono nuovamente il suo amabilissimo Gesu'. Ebbene voi dovete stare intorno alla Madonna asciugare la sue lagrime levarle via quel pugnale che i cattivi le infilsano nel cuore. Dovete in breve consolarla colle carezze del vostro amore. Quali saranno queste vostre carezze? Saranno le vostre devote orazioni, saranno le vostre frequenti confessioni e comunioni, saranno il vostro buon diportamento in chiesa,
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saranno la vostra obbedienza ai vostri genitori, sara' la vostra premura di rendervi ogni giorno piu' buone.

            La devozione verso la Madonna consiste in obbedirla. Come? Essa stessa ce lo dice. Uditela la' al banchetto di Cana di Galilea. I servi desiderano sapere i suoi comandi ed essa risponde loro: fate quello che vi comanda di fare il mio figlio Gesu'. (Jn 2:1-11) Dunque la Madonna ci comanda quello che ci comanda Gesu'. Dunque voi oggi col divenire figlie di Maria dovete ubbidire con maggiore precizione, prontezza ed amore tutto cio' che Gesu' comanda nei suoi santi comandamenti. Una giovinetta che non osserva la legge di Dio non puo' essere ne chiamarsi Figlia di Maria. Una giovinetta che dice bugie, che risponde ai suoi genitori, che non osserva le regole della modestia, che e' superba ed ambiziosa, che tiene discorsi che non convengono, che si deporta da libertina, non e' e non merita il nome di Figlia di Maria.

            Ma e' vera Figlia di Maria quella che osserva la legge di Dio in tutta la sua estensione: perche' cosi' facendo sara' essa anche ubbidiente verso la amata sua Madre.

            La devozione verso la Madonna consiste nell'imitarla. I figli sono sempre un ritratto vivo dei loro genitori. Cosi' anche la figlia di Maria deve fare tutta la premura di portare in se' l'immagine della Madonna. Deve essere come lo specchio delle sue virtu'. Maria era ritirata, non usciva senza necessita'. Maria era la stessa modestia (Cammino - vesti). Maria trattava con altri ma con prudenza (apparizione dell'angelo). Maria fu' umile. Maria amante di Gesu'. (Lk 1:26-35)

            Ecco in che consiste la vera devozione verso Maria, ecco in qual modo potrete voi - F.D.- portare sempre degnamente la medaglia che oggi state per ricevere - Ecco perche' oggi il vostro cuore e' contento perche' nella casa di S.Orsola voi avete trovato la tenera vostra Madre Maria; ed in Maria avete trovato un tesoro di santita', un tesoro di grazia, un tesoro di gloria. "Ubi thesaurus vester est ibi ut cor vestrum erit." (Mt 6:21)

 

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[Homily 81][78]

Maria - Talb[79]

Alle Figlie di Maria di Musta.

"Beati qui custodiunt vias meas" (Pr 8:39)

            Dice S. Agostino che per ottenere con piu' sicurezza ed abbondanza il favore dei Santi bisogna imitarli, perche' vedendo essi da noi praticarsi le virtu' da loro esercitate, allora piu' si muovono a pregare ed intercedere per noi. - La regina dei Santi, la prima nostra avvocata, quella che voi particolarmente onorate col titolo di madre. Maria - dopo che Ella ha sottratta qualche anima dalle branche di Lucifero, e l'ha unita a Dio vuole che si ponga ad imitarla, altrimenti vedendola a se contraria nei costumi non potra' arricchirla delle sue grazie come vorrebbe: ed ecco perche' Maria chiama beati coloro che diligentemente imitano la sua vita "Beati qui custodiunt vias meas" (Pr 8:39).

            "Chi ama, o si trova simile o cerca di farsi simile alla persona amata, secondo il celebre proverbio "Amor aut pares invenit, aut facit". Quindi San Gerolamo ci esorta che se noi veramente amiamo Maria bisogna che cerchiamo di imitarla, perche' questo e' il maggior ossequio che possiamo offrirla. Ed infatti come dice Riccardo sono e possono chiamarsi figli di Maria quelli che cercano di vivere secondo la sua vita "Filii Mariae imitatores euis".

            Raccolte pero' oggi qua' - Divote Figlie di Maria - per dar principio a questo giorno che voi in modo speciale avete scelto per passarlo in quel genere di preghiera, supplica perpetua, che vi unisce in ispirito con tutte le congregazioni delle Figlie di Maria sparse per tutto l'orbe - tralascio di parlarsi dell'umilta' di Maria che quantunque arricchita di grazie piu' degli altri purtuttavia conservo' sempre un basso concetto di se stessa (kienet taħseb baxx) - cercava sempre di occultare i doni celesti coi quali era arrichita.

            Tralascio di parlarvi della sua carita' verso Iddio, che secondo quello che ci dice di lei San Bernardo il suo amore supero' l'amore di tutti gli uomini e di tutti gli angeli.

            Tralascio di parlarvi della sua purita' che la merito' la grazia di essere la sposa dello Spirtio Santo e la stessa Madre di Dio.

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            Tralascio di parlarvi della sua poverta' che secondo quello che esse stessa ha rivelato a Santa Brigida aveva il voto (wegħda) di nulla possedere nel mondo.

            Tralascio di parlarvi della sua ubbidienza e come la sua volonta' fu' sempre ed unicamente la volonta' di Dio.

            Tralascio di dirvi della sua passione che la merito' il titolo di Regina dei Martiri.

            Ma vi tratterro' brevemente dell'orazione di Maria. Si'! non vi e' stata mai alcun'anima su questa terra che abbia con tanta perfezione eseguito come esegui' la Beata Vergine quel grande insegnamento del Nostro Salvatore "oportet semper orare et non deficere" (Lk 18:1) - Da niun altro dice San Bonaventura, possiamo, meglio pigliare esempio ed apparendere la necessita' che abbiamo di fare orazione, quanto a Maria. - Attesta infatti il Beato Alberto Magno, che Maria nella virtu' dell'orazione, dopo Gesu' Cristo per la piu' perfetta di quanti vi sono mai stati e vi saranno "Virtus orationis in B. Vergine excellentissima fuit". (:)

            Era eccellente l'orazione di Maria in primo luogo perche' era sempre fatta con viva fede. Si'! Divote Figlie di Maria - non basta che noi ci prostriamo dinanzi all'altare di Dio e recitare lunghe preghiere ..... se vogliamo venire esauditi e' necessario che queste preghiere partano da un cuore ripieno di fede [di quella fede che non e' mai sola ma e' sempre accompagnata dalla speranza e dall'amore[80]], di fede in Dio onnipotente che puo' fare tutto che vuole e quindi puo' benissimo esaudire la nostra preghiera, non solo ma anche dobbiamo credere che Dio e' buono e ci ama di un amore grande, tenerissimo, veramente paterno e quindi non solo puo', ma vuole esaudirci, quando le grazie che domandiamo non sono opposti alla nostra salute.

            Orbene chi piu' di Maria ci puo' acquistare questa fede in Dio. Vedea ella il suo figlio nella stalla di Bethlem e lo credeva il creatore del mondo.[81] Lo vedeva fuggire da Erode e non lasciava di credere che egli era il Re dei Re. Lo vide nascere e lo crede' eterno. Lo vide povero e lo credette Signore dell'universo - osservo' che non parlava e crede' che
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egli era la sapienza infinita. Lo sentiva piangere e credeva esser egli il gaudio del paradiso. Lo vide finalmente sul calvario Crocifisso, e benche negli altri vacillasse la fede Maria stette sempre ferma nel credere che egli era Dio.

            Quindi se vogliamo imitare Maria nella sua orazione immitiamola benanche nella sua fede e preghiamola di impetrarci una viva fede "Adauge Domine nobis fidem" (Lk 17:5).

            Era eccellente l'orazione di Maria perche' oltre all'esser fatta con fede era continua e perseverante - Sin dal primo istante in cui Ella ebbe la vita, ed insieme colla vita il perfetto uso della ragione, ella cominicio' a fare orazione - infatti per poter meglio attendere all'orazione noi la vediamo fanciulla di tre anni rinchiudersi nel ritiro del tempio e come disse ella stessa a Santa Elisabetta a mezzanotte sempre si alzava e andava ad orare avanti all'altare del tempio. Sappiamo che stava in orazione allorche' l'angelo l'annunzuio' il mistero dell'incarnazione. Durante poi' la vita mortale di Nostro Signore Gesù Cristo era per lei uno stato continuo di orazione e dopo la morte di Nostro Signore a fine di meditare le pene di Gesu', dice Odilone, con frequenza visitava i luoghi della nascita, della passione e della morte e sepoltura. Percio' se vogliamo che ad imitazione di quella di Maria sia anche la nostra perseverante.

            Era infine eccelente l'orazione di Maria perche' oltre alla fede, speranza e carita', oltre all'essere perseverante era anche accompagnata dall solitudine. Disse infatti un giorno essa stessa a S. Brigida che nel tempio si asteneva di praticare anche coi suoi genitori - La stessa parola Virgo in ebraico significa una vergine ritirata - ci dice di essa San Vincenzo Ferreri che la Beata Virgine giammai usciva da casa se non per al recarsi al tempio, ed allora camminava tutta composta, tenendo gli occhi sempre a terra - andando a visitare S. Elisabetta si reco' "cum festinatione" (Lk 1:39) dal che dice S. Ambrogio che debbono apprendere le vergini a fuggire dal pubblico. Ci dice S. Bernardo che Maria per l'effetto all'orazione e dalla solitudine stava tutta attiuta a fuggire di conversare sugli uomini.

            Si e' nella solitudine che Iddio parla all'anima "ducam
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eam in solitudine et loguar ad cor eius." (Hos 2:14)

            Percio' - D.F. di M. - imitate sempre Maria nelle sue virtu' ma particolamente oggi nel suo spirito di orazione.

            E Lei o Vergine S.S. impetra a queste due dilettissime Figli, l'affetto all'orazione; fate che essa sia sempre accompagnata dalla fede, dalla solitudine che essa sia perseverante, accioche con maggiore facilita possano camminare sulle tue orme e' cosi' meritare il titolo di beata ora e sempre "Beati qui custodiunt vias, meas" (Pr 8:32), staccandoci esse dall'amore alle creature, possano aspirare solo a Dio ed al Paradiso in cui speriamo di incontrarci un giorno, per sempre lodare ed amare insieme con voi il vostro figlio come nei secoli dei secoli. Amen.

 

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[Homily 82]

San Guzepp[82]

Fervorino.[83]

Detto il 28 ottobre 1907 nella Chiesa di S. Maria di Gesu' del Rabat[84] in occasione di una Communione Generale fatta dai Consolidati della Confraternita' di S.Giuseppe in omaggio al Santo Protettore per la recente dichiarazione a festa d'intero precetto.

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            Dichiarata dalla Chiesa - Fratelli dilettissimi - dichiarata d'interno precetto il giorno di San Giuseppe, voi vi siate qua radunati stamani entro le sacri mura di questo tempio non per altro che per dar al vostro tenero amore, alla vostra tenera (sincera) devozione verso lo sposo della Vergine Maria, verso il padre putativo di Gesu', il grande patriarca Giuseppe dal quale prende nome questa confraternita'. E veramente non avreste potuto offrirgli omaggio piu' bello (att ta' qima aktar sabieh) che coll'accostarvi insieme a questa sacra mensa per pascere le anime vostre col corpo preziosissimo e col sangue preziosissimo dell'agnello divino N.S.G.C. qua' presente sotto le specie del pane nel Sacramento dell'Eucaristia.

            I Santi – Fratelli dilettissimi - vengono a noi proposti dalla Chiesa quali esemplari dell'osservanza della legge di Dio. Quindi la venerazione che essa da noi esige verso gli stessi, e la nostra sincera devozione verso gli stessi deve consistere principalmente nella loro imitazione.

            Scelto da Dio, Giuseppe, ad assere il custode (biex jehodlu kura) del suo Figlio unigenito Gesu', autore di ogni perfezione e di ogni santita' - scelto ad essere lo sposo della Regina delle Vergini, della Regina degli Angeli, della Regina del Cielo, lascio a voi ad immaginare con quale giglio di purita' fosse Egli ornato. Ecco dunque, in primo luogo, di quale virtu' dobbiamo noi tenerci ornati per poterci chiamare sinceri devoti di questo gran Santo.

            Lo Spirito Santo nel Vangelo ci da l'elogio compendioso (tifkira) di lui, ma perfettissimo al chiamarlo "giusto" "Joseph autem cum esset justus". (Mt 1:19) Ora la vita del giusto, ce lo dice S.Giacomo, e' una vita di fede "justus ex fide vivit" (Gal 3:11; Rm 1:17) e noi sappiamo dalla storia della vita di Giuseppe, benche' da noi conosciuta nella minima parte; che al lume della fede egli dirigeva ogni suo operare, al lume della fede egli dirigeva ogni suo operare, al lume della fede egli si assoggetto' sempre ed in tutto alla volonta' di Dio che gli si manifestava ora con apparizione angeliche, ora dalla legge degli uomini, ora dalle obbligazione del propio stato. Si! Illuminato dalla fede non si curo' (ma qaghadx jikkonfondi) per nulla del perduto brano di David, ond'era l'erede e penso' solo al regno celeste della stessa propostagli - Ecco
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dunque un'altra preziosa virtu' che ad imitazione di Giuseppe deve essere anche per noi la norma della nostra azione. Anche a noi – Fratelli dilettissimi - la fede propone una vita futura; badiamo (noqghodu attenti mela) quindi anche' noi a questa vita vera che ci aspetta, e siamo pertanto anche noi noncuranti delle cose vane di questo nostro breve esilio (turufnament) - che cosa sono gli agi delle ricchezze, cosa sono le angustie della poverta' nella vita presente paragonate col bene immenso eterno, che ci aspetta nella vita futura?

            Innalzato (mgholli) Giuseppe alla dignita' di sposo della Madre di Dio, - onorato dall'ufficio di Capo della Sacra Famiglia, - intimo confidente di Dio nel mistero dell'Incarnazione; - depositario dell'autorita' del Padre Eterno sopra Gesu' Cristo: noi lo scorgiamo nella preghiera, nel lavoro, nell'ubbidienza, nella rassegnazione practicare la piu' profonda umilta'. Oh! con quanta facilita' ci paragoniamo (nitqiesu) al nostro prossimo. Oh! quanto presto ci consideriamo superiori a lui. Oh! quanto siamo pronti ad assecondare questa brutta passione della superbia, la quale in Cielo e' stata la rovina di migliaia e migliaia di angeli - Ah! imitiamo Giuseppe, cerchiamo di aver sempre di noi una bassa stima, consideriamoci indegni dei divini benifici. Siamo uniti! Amiamo il nostro prossimo, stiamo ben attenti che nei nostri pensieri nelle nostre parole e nelle nostre azioni nulla vi sia che possa addolorargli il cuore: anzi al contrario teniamoci sempre pronti di soccorrerlo in tutte le sue necessita' - Ecco dunque, in breve, per essere sinceramente devoti di Giuseppe dobbiamo amare quello che egli ha amato, odiare quello che Egli ha odiato, e praticare quelle virtu' che gli furono tanto care.

            Ma chi mai? Vi sento dirmi, chi mai' possa raggiungere la santita', la perfezione di Giuseppe ? Chi mai' puo' imitare le sue eccelse virtu'? Chi di noi ha avuto la sua sorte? Egli per ben trent'anni ha vissuto, ha conversato, ha trattato alla domestica col divin Verbo umanato esercitando verso di lui i diritti e gli uffici di padre amorissimo. E per questa vita intima la sua purita', la sua carita' la sua umilta' e tutte le altre virtu' messe a contatto per un lungo tempo colle virtu' di Colui che e' l'autore di ogni perfezione
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per necessita' dovevano arrivare un grado eccello di perfezione.

            Ah! Si' fortunato Giuseppe! ma fortunati siamo anche noi Fratelli Dilettissimi - che a preferenza di tanti altri popoli i quali tuttora si trovano nell'oscurita' del paganesimo e dell'idolatria, abbiamo il nostro Dio cosi' vicino a noi in questa augusto sacramento dell'altare.

            Fortunato Giuseppe! ma piu' felici ed avventuali siete voi, i quali mediante la Santa Communione, no, non vi avviciniate soltanto a Gesu', ma vi unite a lui cosi' stettamente, che e' impossibile immaginare una piu' intima unione. Tanto che dopo la Comunione ognuno di voi potra' dire con San Paolo "vivo ego iam non ego, vivit vero in me Christo" (Gal 2:20) - Io vivo ma non son io che vivo ma e' Cristo che vive in me. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, e' Gesu' che ce lo dice, egli dimora in me ed io in lui: "in me manet et ego in illo" (Jn 6:57).

            Ora quando abbiamo un mezzo cosi' potente, quando possiamo procurare un'unione cosi' intima con Gesu' chi di noi avra' il coraggio di dire di non poter essere puro o casto, umile, amante del suo prossimo! Ecco quindi se vogliamo essere sinceramente devoti di Giuseppe coll'imitarlo nelle sue virtu' come desidera la Chiesa, nel proporcelo in modo per tutto speciale, dichiarando d'intero precetto il suo giorno non abbiamo da fare altro che usare di questo mezzo potene. Si! comunicatevi, comunicatevi spesso, communicatevi ogni giorno, non son io che ve lo dico, ve lo dice la specie del pane che voi vedete, e' il desiderio di Gesu', della sua sposa la Chiesa, lo raccomanda il santo pontifice Pio X.[85] Comunicatevi, e la Comunione vi consevera' devoti di San Giuseppe, il quale vi confortera' in questa vita coll'aiuto suo valido, ed al brininare della stessa con una buona morte che vi aprira' le porte della Gloria celeste. Cosi' sia.

 

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[homily 83]

Saremo devoti di S. Giuseppe coll'imitare Nostro Signore Gesu' Cristo.

Siamo tenuti come cristiani.

            Nel Battesimo rinunziato al Demonio, al mondo per unirci a Gesu' coll'imitarlo. S. Paolo "Quicumque in Xto baptizati estis, Christum induistis" (Gal 3:27). "Ut et vita Jesu manifestatur in corporibus nostris" (2Co 4:10)[86].

Siamo piu' e piu' tenuti come missionari.

            Quando ci vedono: cosi' Gesu' viveva, parlava, operava – il fanciullo dal Papa'. Cor. "Imitatores mei estote sicut et ego Christi" (1Co 11:1).

Necessaria alla salute nostra. "Quis praexivet et praedestinavit conformet fieri imagines Filii sui" (Rm 8:29).

Necessaria per salvare gli altri. "Veni seguire me" (Mt 19:21; Mk 10:21; Lk 18:22).

Toglie i nostri dubbii.

Fortifica le nostre debolezze. S. Vinceslao Re.

 

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[homily 84]

"Constituit eum dominum domus suae." (Ps 104:21)[87]

            Nulla di piu' basso di piu' abietto e dispregievole in questo Santo patriarca, se si riguarda cogli occhi corporei: Vestito povero, forse lacero, abitazione umile, mestiere in modo molto umile, mangiare dovendo guadagnare col suo povero ed umile lavoro, non poteva essere che molto povero e forse scarso.

            Se si riguarda Giuseppe cogli occhi della fede allora si trova che Iddio lo ha costituito padrone della Sua Casa "Costituit eum…" (Ps 104:21)

            "Bethlem" / copiarlo, imitarlo / difendere dalle persecuzioni fuga in Egitto. (:)

            "Nazareth" Gesu' e Maria

            Custode della loro Verginita'.

            Protettore della Chiesa da Pio IX

 

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[homily 85]

S. Francesco Saverio 1924

            Tal-ghageb I.D….. tal-ghageb huwa d-driegh minn tal-Patriarka Guzeppi. Huwa kien l-ewwel seggia, l-ewwel tron tat-tieni persuna tas-SSma Trinita' maghmula Bniedem. Fuq dak id-driegh minn ta' Guzeppi, Sidna Gesu' Kristu, veru bniedem izda anke veru Alla, idderiega u iggverna d-dinja kollha ghal tant snin. – Kien id-driegh ta' Guzeppi, kienet il-hidma tieghu li tema' u ghajjex lit-tfajjel Gesu'. – Kien id-driegh minn ta' Guzeppi illi salva lil Gesu' fil-krudila persekuzzjoni ta' Erodi – u ghalhekk id-driegh minn ta' Guzeppi ghandha parti mhux zghira fil-fidwa tal-bniedem, fil-fundazzjoni tal-Knisja, u is-Seba' ghejjun tal-grazzja ta' Alla li jinsabu fil-hdan minn taghha. – Bir-ragun ghalhekk ftit aktar minn 50 sena ilu, il-vigarju ta' Gesu' Kristu, l-immortali Piu IX, hekk kif ra 'l-Knisja assalita mill-ghedewwa minn taghha, fid-driegh minn ta' Guzeppi huwa ittama, id-driegh ta' Guzeppi huwa invoka, u d-driegh minn ta' Guzeppi hares lilha vittorjuza. Oh driegh imbierek li kieku kont fostna b'liema hena minn ta' qalbna konn inpoggu fuqek il-bewsa tad-devozzjoni taghna, tal-qima taghna, ta' l-imhabba taghna.

            Jekk il-harsa taghna ahna nerfghu minn fuq il-Knisja kollha, u nitfghuha fuq din il-mahbuba gzira taghna, driegh iehor jaqa' taht ghajnejna. Huwa d-driegh ta' l-Appostlu taghna Pawlu. Arawh ghadu kemm rebah il-qilla tal-bahar, ghadu kemm salva lil kulhadd li kien jinsab fuq bastiment. Arawh b'daqqa tad-driegh minn tieghu ma' l-art huwa jitfa' simbolu tal-ghadu nfernali, il-lifgha, u minn fommha ghal dejjem inehhilha l-velenu. (Ac 28:1-5) Kif waqghet il-lifgha ghad-driegh minn ta' Pawlu, hekk ukoll wiehed wara l-iehor waqghu l-idoli tal-paganezmu fuhhar u tal-gebel u mal-waqgha minn taghhom giet distrutta iz-zerriegha kollha tant immorali u velenuza li kienet xerrdet fostna id-dlam tal-paganezmu. U ghal dejjem, u ghal dejjem fil-qalb ruh tal-poplu Malti giet stampata id-duttrina tal-hena, tal-paci u ta' l-imhabba ta' Sidna Gesu' Kristu beda jiddi d-dawl tat-taghlim ta' Sidna Gesu' Kristu.

 

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[homily 86]

Detto alle giovanette[88] dei varii centri della Compagnie di Don Giorgio Preca raccolte nell'oratorio del Signore Angelo Cutajar a Casal Paula il 7 ottobre 1919[89].

Deus superbis resistit humilibus autem dat gratiam (1P 5:5)

            Raccolti in questo piccolo e devoto oratorio, in questo luogo a voi tanto caro a celebrare insieme la festa dell'Arcangelo San Michele[90], la mente nostra corre oggi lontana, lontana nei tempi che furono, a richiama alla mente una guerra, una guerra inqueta ingente, una guerra di cui l'uguale giammai racconto' la storia venni pel numero dei combattenti suoi pei numero la terribile ed immane sconfitta venni per la gloria imminente della vittoria. La lotta e' avvenuta in cielo la superbia congiuro' contro l'umilta', questa venne glorificata in eterno, = quella condannata per sempre a tormenti che non avranno mai fine. - Questa lotta – (Rv 12:7) - che fa luogo ogni giorno, ogni istante, Continuamente in cuor nostro e se vogliamo uscir vittoriosi altro non abbiamo da fare che metterci sotto guida e la protezione dell'Archangelo San Michele.

            Orgoglio punito - umilta' ricompensata
            Ed in verita' Lucifero, secondo quello che ci insegna S. Agostino, era la creatura piu' perfetta uscita salle mani di Dio si nell'ordine della natura che della grazia. Egli era percio l'oggetto della divina predilezione:- come percio' avvenne che egli cadesse in disgrazia cosi grande ed irreparabile? La Scritture ce la da' la ragione ed e' la sua superbia. E' opinione infatti comune che gli angeli essendo creati in grazia e giustizia Iddio volle che meritassero l'eterna beatitudine coll'uso della loro liberta' : Ed in questi tempi il Singore avrebbe mostrato loro i disegni della Sua Provvidenza e particolarmente l'incarnazione del Verbo, che loro comando' di adorare nell'unione ipostatica colla natura umana. Superbo (mimli, minfuh) Lucifero per la sua superbia eccellenza e bellezze si sente offeso a tale precetto e rinuncia di umiliarsi, gli sembra che se Iddio deve unire intimamente ad alcuna delle sue creature, nessuno merita questo onore quanto Lui. Ed ecco che come dice il profeta Ezechiele, - Perche' si e' gonfiato della sua bellezza,
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questa stessa bellezza gli ha fatta perdere la sua sapienza - "Elevatum est cor tuum in decore tuo; perdidisti sapientiam tuam in decore tuo" (Ezk 28:17) - Aveva appena pronunziato il "non serviam" che come un fulmine venne dalla divina giustizia piombato nel fuoco eterno. "Vidi satanam de collo tam quam fulgur descendentem." (Lk 10:18) Ecco la superbia punita "Deus superbis resistit" (Jm 4:6).

            "Humilibus autem dat gratiam" (1P 5:5)- Ed ecco che l'Archangelo S. Michele s'arrabbio' (sibel) a quest offesa fatta al Signiore "Quis ut Deus"? Chi puo' paragonarsi con Dio? Chi puo' non obbedire quello che egli comanda? E gli angeli buoni a suo esempio tutti insieme ripetono, "Quis ut Deus" ed uniti e guidati da San Michele lottano, combattono e vincono Lucifero la loro prova e' finita ed in premio il Signore svela loro tutta la magnificenza della Sua perfezione - essi lo vegono faccia a faccia - essi lo posseggono per tutta l'eternita' - Oh che ricompense o che felicita' per tutti ma specialmente per il condottiero di questa santa milizia! Egli (S. Michele) a prefernza di tutti gli altri angeli e' innalzato a Duce del popolo di Dio - e' innalzato al grado di difensore della Chiesa - Egli e' protettore dei Sacerdoti e dei loro cooperatori, con essi egli combattera' fino alla consumazione dei secoli. A lui verranno dedicate chiese ed altari, in suo onore saranno erette confraternita' e congregazioni - Nella liturgia il suo nome viene collocato subito dopo quello della Regina dell'universo .... Confiteor - beato Michaeli archangelo[91] - Lui il suo aiuto ordino che si invochi Leone XIII dopo tutte le messe dal Sacerdote - E Pio Decimo concorre colla sua aggiunta a che tutti assi srano a detta invocazione ed alla fine del mondo vinto l'Anticristo, ritornera' trionfante in cielo insieme a tutti gli eletti! Ecco la grazia che il signore ho concesso alla sua umilta' "Humilibus autem dat gratiam." (1P 5:5)

            Come potremo noi cirtare il castigo dei superbi ed ottenere la ricompensa degli umili? Non abbiamo da fare altro (7D) che adottare, che fare nostro il grido di guerra dell'Archangelo San Michele "Quis ut Deus?" e cosi' meritare la protezione di questo grande arcangelo.

            La vera umilta' ha per base e fondamento la cognizione di
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Dio e la cognizione di se medesimo - mentre lo spirito della superbia vorrebbe rinalzarci a gloria ad onore che non abbiamo ed e' percio' spirito di menzogna - Percio' rispondiamogli con San Michele "Quis ut Deus"? Chi sono? Che cosa sono tutte le creature a paragone di Dio? Sono tentato di aduarmi, di lamentarmi, Quis ut Deus? E' giusto Dio faccia la mia volonta' o che io faccia la sua? Se Egli e' il mio Re non devo io ubbidirlo? - se egli e mio Padre non devo io amarlo?

            Se mi sento tirato dal mondo dai piaceri terreni? Quis ut Deus? a chi possiamo noi dirigere la nostra mente e gli affetti del nostro cuore, se non a Dio?

            Ma S. Michele ci aiuta non soltanto colle sue parole e coi suoi esempi ma eziandio colla sua protezione - Egli presenta a Dio le nostre preghiere ed i nostri sacrifici, le nostre opere buone. "Stetit angelus juxra aram templi habens thuribulum aureum in manu sua". (Rv 8:13)

            Egli ci protegge in morte "Arcangelo Michael constitui te principem super omens animas suscipiendas."

            Egli riceve le nostre anime e le introduce in cielo, "Signifer Sanctus Michael repraesentit eas in lucem sanctam."

            Onoriamo S.Michele, invochiamolo spesso perche' egli ci aiuta reintezzala nostra suberbia, egli ci aiuta a praticare l'umilta', liberandoci cosi' dalla pena della prima e facendoci meritare il premio della seconda "Deus superbis resistit (Jn 4:6) humilibus autem dat gratiam. (1P 5:5)

 

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[homily 87]

Sant'Agata                                                                              (bejn wiehed u iehor fin-1917)

            Perche' la voce del Padrone di questa Diocesi, dell'amato nostro Vescovo ci ha qui' convocato; in questo tempio devoto santuario della Vergine e Martire della cara nostra protettrice Sant'Agata?

            Perche' ci troviamo noi (oggi) questa qua' prostrati ai piedi del trono angusto di Nostro Signore Gesu' Cristo ? Presente o nascosto in quest' Ostia? Perche' mai?

            La ragione la troveremo se noi diamo uno sguardo sul mondo, sull'Europa intorno a noi stessi. O che spettacolo orribile ci si presenta. Una guerra[92] la piu' terribile crudile immane (tal-biza - qalila) che da quasi quattro anni tormenta, sconvolge (tqalleb ta' taht fuq) popoli e nazioni. Si'! Popoli interi cacciati via dalla loro amata terra.

            Un fiume di sangue traversa l'Europa da mare a mare. Per ogni dolori, ferite, mutilati (morte, lutto, fame - Ed a questo spettacolo chi di noi si empia di timore? Chi di noi non si commuove (ihoss qalbu tinghafas).

            E qui' in questa nostra piccola isola per quanto dobbiamo ammettere che Iddio ci ha finora mostrato una misericordia, un' amore tutto speciale. Oh Malta, quanto soffre, quanto soffre, essa soffre nei suoi figli caduti (morti) sul campo di battaglia ossia in fondo al mare, essa soffre nei suoi figli trovarsi nel pericolo degli assalti nemici, ossia in fondo ad un letto negli ospedali. Essa soffre in tante famiglie gettate nel cordoglio (hemm) del lutto - Essa soffre nel suo popolo che si dibatte (imhabbat) si dilania (imedejjaq) da tante privazione in cui si trova (min tant nuqqas li jinsab fih).

            Ora <fid-dieqa, fil-hemm, fil-gwai ta' issa> presente (li ninsabu fih) che cos'e' che dobbiamo fare chi ci dobbiamo ravvolgere?

            Era l'anno 1551 e l'isola nostra circondata dall'armata turchese era in preda del timore che porta con se la guerra. I Maltesi di allora messa sul baluardo la statua di S. Agata e dinanzi alla stessa venne celebrato il Santo sacrificio della Messa; e tutti uniti al Sacerdote offrirono a Dio Gesu' quale vittima espiatrice dei loro peccati ed i nemici
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immantinente
[93] abbandonarono le nostre sponde ed il sorriso della pace e di tranquillita' tornarono ad apparire sul viso di tutti.

            Fratelli Dilettissimi - Noi abbiamo qui' la stessa statua dinanzi alla quale si inginocchiarono i nostri padri centinaia di anni addietro - e quello stess Gesu' che quella volta venne offerto a Dio e che ha interceduto pei nostri antenati egli e' qui' presente pronto ad intercedere anche per noi.

            Preghiamolo dunque come hanno fatto i nostri antecessori. Si! Come le folle della Palestina gli portarano i loro infermi e gli chiedevano la loro guarigione ed egli amorosamente guariva tutti, gli presentiamo il nostro paese, gli presentiamo l'Europa, il mondo e con viva fiducia a voler presto versare su tutti il balsamo della sua misericordia.

            Ricordiamoci che ogni giorno di guerra costa la vita di migliaia di giovani - la rovina di tante famiglie, le sofferenza di tanti ferite.

            Oh! Gesu'! abbiate di noi pieta' - Voi avete e' vero troppo ragione per non guardarci e di lasciarci <fil-jasar tal-hazen> in preda della morte nostra iniquita' - Ma dopo tutto ricordatevi che voi siete il nostro creatore il nostro salvatore - e noi siamo tue creature - noi siamo anime rendente col vostro sangue preziosissimo - Ah! fermate! fermate! i vostri flagelli - non guardate alle nostre colpe ricordatevi che siamo tuoi!

            Le piu' belle citta' son divenute deserte (abbandunati) le nazione piu' prospere e floride sono annegate nel sangue dei loro figli - le donne rimaste nelle case non trovano lacrime per piangere i loro mariti, loro figli.

            O Gesu' non vogliate restare insensibile a tante miserie. Non ci vogliate flagellare quanto meritiamo misericordia. Vi supplichiamo! <Hniena! Hniena! Hniena!>

 

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[homily 88]

18 Ottobre[94]
In occasione del VII centenario dell'Istituzione del 3o Ordine francescano

"Vivo autem jam non ego, vivit vero in me Christus" (Ga 2:20)

            Queste parole di San Paolo riassumono in se tutta la storia dell'anima di Francesco d'Assisi. Egli infatti che aveva da Dio la missione di riformare in Cristo la societa', doveva anzitutto riempire se stesso di questa vita divina tanto che egli piu' degli altri poteva con verita' ripetere le parole di San Paolo "vivit vero in me Christus." (Ga 2:20)

VITA DELL'ANIMA DI FRANCESCO
            Dalla visione di Spoleto a quella del monte Alvernia noi non iscorgiamo altro nell'anima di Francesco, che un lavoro continuo, un lavoro finissimo incominciato e perfezionato sulle basi sode della dottrina evangelica.

            1. Un giorno dopo un banchetto che egli ebbe coi suoi compagni, provo' intensamente un disgusto pel mondo e per le sue pompe ed incomincio' a disprezzare se stesso.

            2. Un altro giorno ode le parole "Beati i poveri..." (Mt 5:3) ed egli sta un giorno intero a mendicare coperto di cenci, per conoscere meglio le condizioni del povero.

            3. Un altro giorno il Crocifisso di San Damiano gli dice, "Francesco la mia casa crolla", ed egli torna a casa vende molte pezze di pregievole stoffa e ne usa del denaro per restaurare il sacro edificio.

            4. Un'altra volta Dio gli dice "Disprezza tutto cio' che hai amato, ama cio' che hai disprezzato" ed egli coprisse di baci le piaghe di un lebbroso.

            5. Pier Bernardone per castigare la generosita' la prodigalita' del figlio lo minaccia di interdirlo e disereditarlo. E Francesco dinanzi al Vescovo si spoglio' di tutti gli abiti li depose ai piedi di lui ed esclamo' "Uditemi tutti. Sino ad oggi chiamai Pietri Bernardone mio padre; ma ora gli rendo tutto cio' che ho di lui. Da qui' innanzi con maggiore liberta' posso dire: Padre nostro che sei nei cieli." - Egli accetta in elemosina un vecchio mantello, vi disegna su una
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croce, e parte. Da quel momento la vita di Cristo si e' radicata in lui solidamente poiche' egli si e vuotato, si e' spogliato di se stesso, e rimase sempre contento di poter seguire nella poverta' e nella sofferenza, il Salvatore povero e crocifisso.

            6. Tanto che Gesu' Cristo volle improntare in lui persino il suggello esteriore della sua vita crocifisse. Nella solitudine dell'Alvernia un di', mentre Francesco rapito nella contemplazione dei dolori del Cristo provava tale eccesso di amore da sentirsi trasformato in Lui (S.Bonaventura), gli apparve un serafino in forma di crocifisso e sulle mani, sin piedi e sul costato lascio' le stimmate delle piaghe di Lui.

PRIMO ORDINE
            La vita di Gesu' Cristo in Francesco, non rimase no inoperosa, ma doveva dare i suoi frutti ed in verita' nessuna desse della societa' si sottrasse alla sua benifica azione. Egli legge in S. Matteo le parole di Gesu' Cristo "Andate e predicate" (Lk 9:60) - Avverro' a prendere alla lettura le parole del Vangelo. Imitatore perfetto della vita di Cristo getto' via il bastone, il sacco, la borsa ed i calzoni e si diede a predicare la parola di Dio; e mentre con zelo invitava la gente all'esercizio della semplicita', dell'umilta', e del sacrificio tosto gli si aggrupparono intorno i primi discepoli. Insieme a loro prende la via di Roma ottiene da Papa Innocenzio III l'approvazione della sua regola e li mando' per tutto mondo a predicare l'abnegazione (ic-cahda) e l'amore. Ecco l'istituzione del Io Ordine di San Francesco.

 

SECONDO ORDINE
            Qui' pero' non doveva fermarsi l'opera di Francesco. Anche la donna doveva sentire l'influsso dello spirito francescano. Ed ecco che Chiara Scifi giovanetta sedicenne, nobile, ricca, avvenente, persuasa della vanita' delle cose di questo mondo, desiderosa di far vivere perfettamente in se G.C. precipito' nella via indicata da Francesco. Da lui riceve l'abito della penitenza, fa professione di vita religiosa per vivere nella poverta' nel lavoro e nella preghiera. L'esempio di Chiara viene seguito da una vera moltitudine di donne ed ecco istitiuto il IIo ordine francescano
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conosciuto da Chiara col nome di Clarisse.

TERZO ORDINE
            La parola evangelica di Francesco entusiasmava (issahhar) tutti e molti avrebbero voluto seguirlo, ma Francesco perche' non poteva accettare tutti in convento, perche' non poteva chiudere tutti nei monasteri, per aiutare tutti a vivere di Gesu' Cristo escogito' l'istituzione del IIIo Ordine e per mezzo della sua regola, rese facile l'imitazione di Gesu' Cristo, a tutti i secolari uomini e donne dirigendoli tutti senza essere costretti da voti religiosi a quella semplicita' di costumi a quello spirito di penitenza che deve animare ogni seguace di Gesu' Cristo.

            E ne qui doveva fermarsi l'opera di Francesco ma simile alla fionda d'edera che messa ai piedi d'un muro s'arrampica, s'estende, cresce e copre ed in quest'epoca da dei fiori piccoli bianchi ed odorosi, cosi' dall'opera istituita pei secolari ne venne fuori anche dei fiori bianche, l'opera dei terziari delle terziarie francescane regolari, che intorno a se in tutto il mondo raccolgono migliaia di ragazze (tfajliet) allo scopo di dare loro quell'impronta che il mondo non sa dare, l'impronta con se posta la vita in Gesu' Cristo.

            Ecco percio' terziari terziarie Francescani ora regolari e secolari ecco la vostra nobile divina missone di far vivere in voi Gesu' Cristo, di far vivere Gesu' negli altri, nelle vostre familige nei vostri figli nei vostri fratelli nei vostri protetti dare a tutti l'impronta della vita di Gesu' Cristo che e' tutta amore e carita'.

            Fuori la superbia, fuori le inimicizia, fuori l'invida, fuori le contese e luogo venga dato anzi l'opera vostra alla carita' ed all'amore.

            E' vero che voi non disponete come il Io ordine della facolta' e del dono della parola, e vero che voi non disponete dell'amministrazione dei sacramenti, e' vero che le vostre occupazioni non vi permettono di stare le lunghe ora nell'orazione mentale e vocale, e' vero che a voi non e' dato di macerare il vostro corpo con catinelle e cilia, ma voi tutti disponete di un mezzo molto efficace per stampare in tutti la vera effigie di Gesu' Cristo, per far viva in tutti [l'imagine] di Gesu' Cristo.

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            E questo mezzo non ve lo addito io; questo mezzo ve lo indica il libretto che voi avete nelle vostre mani, il libretto del programma di queste belle feste centinarie. Voi gia' mi capite il mezzo e' la DEVOZIONE verso Gesu' Cristo presente nell'Eucaristia. Leggete, osservate, le feste incominciarono colla celebrazione e coll'assistenze al Santo Sacrificio della Messa, leggete, osservate le feste centinarie colle comunioni generali, benedizioni sacramentali, leggete e troverete che le feste termineranno con una solenne processione Eucaristica.

            E quel programma non venne dettato dalla fantasia di un individuo o di un Comitato ma esso viene inspirato dalla stessa vostra regola, voi infatti ben sapete che uno degli atricoli della regola impone a tutti gli ascritti al terz'ordine di ascoltare giornalmente la Santa Messa. Un'altro articolo considera una mancanza nel terziario che lascia passar molti giorni senza accostarsi alla Santa Messa.

            E quella regola, F.D, vi venne consegnata da chi passava le notti intiere presso al tabernacolo tanto in dolci colloqui col suo diletto, e le ore gli passavano uniti e intieri ed a malincuore se ne staccava all'alba. E quando veniva richiesto che facesse per tutto quel tempo innanzi a Gesu' Sacramentale rispondeva con semplicita' 1a REGOLA: ADORO - AMO. Se si saturava durante la notte da questa fonte divina di quella carita' di Dio di quella carita' del prossimo che poi durante il giorno spandeva su tutto e su tutti al pari dei raggi solari.

            Ecco percio' come San Francesco fece vivere Gesu' Cristo in se ecco, come lo fece rivivere meglio altri per mezzo di una tenera devozione per mezzo di una tenera devozione verso Gesu' Cristo. Teniamo anche noi cara questa devozione essa ci assicura di poter dire di noi nel presentarci. Al giudice divino San Paolo in unione al Padre nostro Francesco "Vicit vero in me Christus." (Ga 2:20)

 

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[homily 89][95]

                                                                                Centenario del Terz' Ordine
                                                                                Chiesa di Frati Minori
[96] Valletta

 "Vivo autem jam non ego, vivit vero in me Christus". (Ga 2:20)

            Queste parole di San Paolo riassumono in se la storia dell'anima di Francesco d'Assisi. Esse esprimono la vita dell'uomo trasformato per mezzo della grazia secondo l'ideale divino trasformato in un altro Gesu' Cristo. Percio' le parole di San Paolo appariscono piu' vere la' dove la vita dell'esemplare divino e piu' perfettamente imitata. Appariscono vere nella vita dei santi, ma verissime F.D. appariscono nella vita del gran Santo, il poverello d'Assisi. Ah si egli aveva la missione di riformare in Cristo, di far vivere Cristo in mezzo alla societa' umana, doveva riempire se stesso di questa vita divina. Ed egli piu' di altri poteva con verita' ripitere le parole di San Paolo "vivit vero in me Christus". (Ga 2:20)

            Dalla visione di Spoleto a quella del Monte Alvernia infatti, noi non scorgiamo altro che un lavoro continuo della grazia di Dio, un lavoro finissimo incominciato e perfezionato sulle basi sode della dottrina Evangelica

            I Il primo senso era un non so che', che allontanava dal mondo e dalle sue pompe.

            II Un altro giorno ode le parole "Beati i poveri ..." (Mt 5:3) ed egli sta un giorno intiero a mendicare coperto di cenci per conoscere meglio le condizioni del povero.

            III Un altro giorno il crocifisso di San Damiano gli dice "Francesco la mia casa crolla". Ed egli rifa' quella chiesa.

            IV Un altra volta Dio gli dice "Disprezza tutto cio' che hai amato, ama cio' che hai disprezzato" ed egli copre di baci le piaghe di un lebbroso.

            V Pier Bernardone vuol farlo interdire ed egli si spoglia delle vesti restituendili a suo padre. Poi accetta in elemosina un vecchio mantello, vi designa su una croce, e parte. Da quel momento la vita di Cristo si e' radicata in lui solidamente poiche' egli si e' vuotato completamente di se stesso.

            La vita di Gesu' doveva dare in Francesco i suoi frutti,
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essa no non rimase inoperosa e nessuna classe della societa' si soltraeva alla sua attrazione. Egli legge in S. Matteo le parole di Gesu' Cristo "Andate e predicate" (Lk 9:60), specchio fedele della vita di Gesu' Cristo, getto' via il bastone, il sacco, la borsa ed i calzoni e si diede a predicare.

            Undici discepoli immantinente[97] gli si unirono, Chiara degli Scifi, giovanetta sedicenne nobile, ricca avvenente abbandono' il mondo e segue Francesco in poche' parole, come un torrente che abbia volto le dighe cosi' le anime stanche dal mondo e disprezzanti le sue fallaci massime e pompe seguivano Francesco abbracciavano la sua Idea.

            Ma ecco che Francesco s'accorge che per vivere tutti, assolutamente tutti, della vita di Gesu' Cristo, bisognava scendere al basso, bisognava entrare entro le viscere della societa' instaurarla nelle sue basi, bisogna far avere Gesu' Cristo entro la famiglia inde l'erezione, onde l'istituzione del "terz'ordine di San Francesco", Egli cosi' estendeva ai laici d'ambo i sessi, di ogni condizione, di ogni classe ad abbracciare l'idea Francescana, che in sostanza non e' che l'idea divina, non e' che la dottrina di Gesu' Cristo: odio al mondo amore di Dio. Amore reciproco.

            Ecco percio' terziarii Francescani che qui' vi trovate ecco la vostra nobile la vostra divina missione di far rivivere in mezzo alle vostre famiglie la vita di Gesu' Cristo che e' tutta amore, tutta carita', - Fuori la superbia, fuori le immiazie, fuori l'invidia, fuori le contese ma il luogo venga dato alla carita' all'amore.

            Oh! adesso come ci troviamo intorno a Gesu' aspettando la sua benedizione ecco che qui' abbiamo il mezzo piu' efficace per far vivere Gesu' in noi, nei nostri dipendenti, nelle nostre familglie, in tutta la societa'. Non tutti possiamo predicare, non tutti possiamo assidersi nelle cattedre di alte dottrine, ma noi tutti possiamo avvicinare le anime del nostro prossimo a Gesu' presente nell'Eucaristia, con visite, messe, comunioni, e cosi' avremmo adempiuto la nostra missione, F. volte secolare avremo concorso anche noi a far vivere la societa' della vita di Gesu' Cristo.-

            Che tutti vivano della vita di Gesu' Cristo, non e' un'
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idea suggerita da esaltazione mistica, ma e' il senso vero della vita cristiana. Se nei santi raggiunse altezze sublimi essa non cessa di essere la condizione indispensabile alla salvezza.

            Ricordatevi che la tessera per l'ingresso nel cielo non puo' portare altro molto finche' quello che caratterizza la vita del poverello di Assisi "Vivit in me Christus". (Ga 2:20).

 

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[homily 90]

            E' veramente un santo pensiero di commemorare questo settimo centenario del transito glorioso di San Francesco[98] con un trido solenne di Communioni Generali. - Ed in questo momento solenne quando tutti ci troviamo attorno alla mensa eucaristica a compiere quest'atto di amore non possiamo fare omaggio piu' bello (att ta' qima) alla grande sublime, immensa figura di San Francesco d'Assisi se non col fermarci con poche riflessi su cio' che forma l'essenza della santita', vale a dire l'amore verso Dio. - La vita infatti di ogni santo non e' che una pagina nuova nella storia dell'amore verso Dio - e la pagina che ci ha lasciato scritta San Francesco e' veramente scritta a caratteri d'oro. -

            Il primo segno dell'amore e' quello di tenere presente l'essere amato alla mente di chi ama. E San Francesco gli riesce di vedere Dio dapertutto ed in tutti gli esseri creati, ed e' percio' egli tutti li chiama suoi fratelli perche tutti lo aiutavano a contemplare Dio, il centro del suo amore. - Scorge gli uccelli nell'aria, li ode e si sente tirato a fare loro compagnia per lodare Dio; - scorge gli agnelli e si ricorda di Gesu' che innocente si sacrifica pei peccatori; - tocca l'acqua e si ricorda di Gesu' che si servi della stessa per mondare le anime (isaffi) col battesimo. - Guardava ai fiori dei campi ed eccolo preso a contemplare (mehud biex jikkontempla) il fiore diverso che germoglio' (li hareg) dalla verga di Jesse e colla sua fragranza riempi' il mondo; se si incontra con un povero, un zoppo, un ammalato, un lebbroso, in loro scorgeva la persona di Gesu' Cristo ed eccolo preso dall'amore ad abbracciarli, consolarli, ed insieme con loro a lodare Dio.

            Un altro segno dell'amore e' il bisogno che uno sente di imitare la persona che ama. E Francesco fisso' il suo sguardo sul Figluiolo di Dio fattosi uomo per essere modello degli uomini; lo vede nascere povero dentro ad una grotta tra gli animali e subito (f'hin bla waqt) rinuncia a tutti i beni della terra, per vivere nella piu' stretta miseria e poverta'.

            Uno non puo' dare prova piu' grande del suo amore quando si presta a dare la propria vita per colui che egli ama. Ed ecco Francesco, acceso d'amore verso Dio, verso il suo Figlio unigenito Gesu' Cristo non esita un momento, lascia l'Italia
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attraversa il mediterraneo ed arido
[99] del martitio per Iddio si presenta al successore di Saladino. Ma Iddio richiedeva altre prove dell'amore suo.

Un giorno si mette a meditare il Pater Noster e lo colpiscono le prime sue parole, <"Ikun imqaddes ismek. Tigi saltnatek." (Mt 6:9)> Si accende d'amore per Gesu' si riempie di zelo per estendere il suo regno nel mondo e subito si mette a cercare dei compagni ad aiutarlo nell'opera. Egli prima trova tre ed indi altri quattro, e senza aspettare altri si dividono in quattro e due a due partirono per le quattro parti del mondo. Andiamo, annunziamo la pace di Gesu' e guidiamo i traviati all'ovile[100].

            Ma l'amore verso Dio trova ancora da operare e quando il Cavaliere Orlando gli fece dono del romitaggio[101] di Alverna[102] allora quel luogo divenne per Francesco il paradiso terrestre, e colle piage nelle mani, nei piedi e nel costato, tra le sofferenze piu' grandi, si struggeva (kien jikkonsuma) sempre piu' nell'amore del suo Gesu'.

            Arrivato in un grado cosi' alto dell'amore di Dio su questa terra non gli restava da raggungere che l'amore beatifico ed eccoci arrivare nell'ultima scena dell'amore si' Fco[103] verso Dio. - Erano passati due anni del miracolo delle stimmate. Francesco in Santa Maria degli Angeli, sdraiato sulla nuda terra, tra il canto dei servi discepoli in un'estasi d'amore chiudeva gli occhi su questa terra per aprirli per sempre alla vista beatifica di S. Fco d'Assisi per sempre alla vita beatifica di Dio.

            F.D. anche voi stamani vi trovate pronti a dare l'atto di amore a Gesu' alla vostra Communione. Ma prima di cio' fare avviciniamo il nostro cuore a quello di Fco. Lo troviamo sempre crescente fino la morte, e in noi basto' fu l'addietro piccolo soffio dello spirito della vanita' del mondo, delle pompe, del demonio.

 

[page 241]

[homily91][104]

4 Ott 1927[105]
            Chiusura dell'Anno Francescano
[106].
            Messa con Comunione Generale - alla quale assistono le alunne di tutti gli Istituti Francescani dell'Isola. - Canto delle ragazze dell'Istituto Fra Diego
[107].
                                                                        Charitas nunquam excidit (1Co 13:8)
[108]

            Dinanzi alla nostra mente. Dinanzi ai nostri occhi - Religiose Devote, Care Giovanette, si presenta un fatto stupendo, un fatto meraviglioso; - sappiamo come il tempo passa veloce, e come con se travolge la memoria di tanti uomini e di intiere generazioni. - Eppure noi qui ci troviamo raccolti, attorno a questa mensa degli angeli, a commemorare il transito glorioso di San Francesco d'Assisi, a commemorare cioe' un fatto che ha avuto luogo (gara) nientemeno che 700 anni fa. – Si'! Son passati 700 anni! Eppure (u ma dana kolllu) la figura di Francesco invece di apparire alla nostra memoria in lontananza, piccola a quasi offuscata (imtappna), essa ci appare stamani[109] con lineamenti chiari, - essa ci appare in forma gigantesca. Come spiegare questo fenomeno? La risposta e' unica e facile. - Perche' Francesco colla sua vita di mortificazione, di abenegazione mai l'uguale (liema bhala) ha scritto una pagina d'oro nel libro della storia dell'Amore verso Dio et "Charitas numquam excidit". (1Co 13:8)

            Percio' stamani in questo momento cosi' sublime (in questo bel tempio con tanto questo artistico parato) dove tutto aiuta l'anima nostra a raccogliersi con riverenza (qima) attorno alla maestosa figura di Francesco, vi invito a fare pochi riflessi su cio' che e' stato il motivo della sua grandezza - l'amore - la Carita' – "Charitas numquam excidit." (1Co 13:8)

            Il primo segno dell'Amore e' quello di tenere presente l'essere aiutato alla mente di chi ama. E San Francesco gli riesce di vedere Dio dapertutto ed in tutti gli esseri creati, ed e' percio' che egli tutti li chiama suoi fratelli, perche' tutti lo aiutavano a contemplare Dio, il centro del suo amore. Scorge gli uccelli nell'aria, li ode cantare, e si sente tirato a fare loro compagnia per lodare Dio. – Scorge nel campo gli agnelli e si ricorda di Gesu' che innocente si sacrifica pei peccatori. Tocca l'acqua e si ricorda di Gesu'
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che si servi della stessa per mondare (isaffi) le anime col Battesimo. - Guardava ai fiori dei campi ed eccolo preso a contemplare (mehud biex jikkontempla) il fiore divino che germoglio' (li hareg) dalla verga di Jesse e colla sua fragranza riempi' il mondo. - Se si incontrava con un povero, uno zoppo, un ammalato, un lebbroso, in loro scorgeva la persona di Gesu' Cristo ed eccolo preso dall'amore li abbracciava, li consolava, e con loro lodava Dio. "Charitas numqauam exicidit." (1Co 13:8)

            Un altro segno dell'amore e' il bisogno che uno sente di imitare le persona che ama. E Francesco fisso' il suo sguardo sul Figliuolo di Dio fattosi uomo per essere modello degli uomini, lo vede, lo vede nascere povero dentro ad una grotta tra gli animali, e subito (u f'hin bla waqt) rinunzia a tutti i beni della terra, per vivere sulla piu' stretta miseria e poverta'. - "Charitas numquam excidit." (1Co 13:8)

            Uno non puo dare prova piu' grande del suo amore che quando si presta a dare la propia vita per colui che ama (Jn 15:13). Ed ecco Francesco, acceso d'amore verso Dio, verso il suo Figlio Unigenito Gesu' Cristo, non esita un momento; lascia l'Italia, attraversa il mediterraneo ed avido del martirio per Iddio, si presenta al successore si Saladino. Ma Iddio richiedeva altre prove dell'amore suo. "Charitas numquam excidit." (1Co 13:8)

            Un giorno si mette a meditare il Pater Noster e lo colpiscono le prime sue parole <"Ikun imqaddes Ismek, tigi saltnatek!" (Mt 6:9)> Si accende di amore per Gesu', si riempie di zelo per estendere il suo regno nel mondo, e subito si mette a cercare dei compagni ad aiutarlo nell'opera. Egli prima trova tre, ed indi altri quattro, e senza aspettare altri, si dividono in quattro e due a due partirono per le quattro parti del mondo.

PAX ET BONUM

            Andiamo, annunciamo (inhabbru) la pace di Gesu' agli uomini e guidiamo i traviati all'ovile[110] (u indahhlu fil merhla dawk li intilfu) et "Charitas numquam excidit". (1Co 13:8) Ed oggi, dopo settecento anni di questo primo atto di amore, se volgiamo il nostro sguardo sul campo delle missioni noi troviamo i Figli di Francesco a migliaia in prima fila ad estendere il regno di Dio.[111]

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            Ma l'amore di Francesco verso Dio trova ancora da sperare e quando il Cavaliere Orlando gli fece dono del Romitaggio[112] di Alverna[113], allora quel divenne per Francesco il paradiso Terrestre, e colle piaghe nelle mani, colle piaghe nei piedi e colla piaga nel custato, tra le sofferenza piu' grandi, si struggeva (kien jikkonsma) sempre piu' nel amore del suo Gesu'.

            Arrivato (imwassal) Francesco in un grado cosi' alto dell'amore di Dio su questa terra non gli rimaneva che di raggiungere l'amore beatifico. Ed eccoci arrivati nell'ultima scena dell'amore di Francesco verso Dio. Su questa terra erano passati due anni dal miracolo delle stimmate, e Francesco in Santa Maria degli Angeli sdraiato sulla nuda terra, tra il canto dei suoi discepoli, in un estasi di amore, chiudeva gli occhi su questa terra per aprirli per sempre sulla vista beatifica di Dio, il suo cuore si spegneva su questa terra per accendersi per sempre dell'Amore di Dio in cielo dove "Charitas numquam excidit". (1Co 13:8)

            Anche voi stamani R.D.C.G.[114]! - per solenizzare il settimo centenario del transito di Francesco, vi trovate pronti a compiere un atto di amore vero Gesu' Cristo per mezzo della vostra comunione. - Ma per compirlo bene stamani, alzate la vostra mente ed il vostro cuore verso questo serafino dell'Amore di Dio, San Francesco d'Assisi.

            Ah! Si'! Insieme preghiamolo a voler oggi intercedere per noi perche' il nostro amore verso Dio, il nostro amore verso il Figlio, unigenito Gesu', il nostro amore verso il prossimo, sia al pari suo: un amore, retto, un amore giusto, un amore fedele e sopratutto un amore perseverante, che ci faccia arrivare in paradiso dove con San Francesco e come San Francesco ameremo Iddio di un amore che non verra' mai meno, "Charitas numquam excidit". (1Co 13:8)

 

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[homily 92]

"Si quis vult post me venire, abnegat semetipsum, tollat crucem suam, et sequatur me." (Mt 16:24)

            Tante volte queste parole risuonarono alle nostre orecchie, ma ditemi un poco le abbiamo noi messe in pratica?

            Orbene dunque prendiamo occasione dall'odierna festivita' per incoraggirci alla sequele dell'amatissimo nostro Gesu'.

            Gesu' non si accontento' di averci dato egli stesso l'esempio, ma di quando in quando, ci mando' dei campioni, degli eroi, come per rinfrescare la memoria della sua vita mortale, come per infondere nelle anime dei Fedeli nuova forza onde possano seguirli nella via delle croce.

            E chi tra' questi campioni, e tra questi eroi vicino dei santi forse, F.D. abbia meglio eseguito il precetto di Gesu' Cristo che il Santo di cui oggi abbiamo celebrato la festa. Meglio dire San Francesco d'Assisi. Si' egli e' un miracolo (ghageb) di penitenza, di abnegazione, di amore ai patimenti.

            Amore ai patimenti ! - Se dovessi parlare a gente che vuol godere di questo mondo sono certo che stasera mi volgerbbero le spalle, come si suppone che abbia fatto quel giovane[115] allorche' senti' dalle labbra del Redentore che chi volesse essere perfetti dovesse andare a vendere i suoi averi e darli ai poveri. Ma io parlo a voi che l'avete scelto a vostro patrono, a voi che vi gloriate di essere suoi devoti, ed e' perche' che non va' data di caso se io brevemente vi parlero' della poverta' di San Francesco, della sua umilta', della sua mortificazione.
- poverta che arricchisce
- umilta' che glorifica
- mortificazione che beatifica.

 

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[homily 93]

VIIo Centenario della Canonizzazione
di St Antonio di Padova
[116]
Santa Maria di Gesu' - Valletta
[117]

-o-

"Veggo il mio Signore Gesu' Cristo"[118]
"Veggo il mio Signore Gesu' Cristo"
Ultime parole di Sant'Antonio.

            Come ci troviamo intorno a quest'altare, entro questa bella chiesa, degnamente parata (imzejna) per celebrare quest'occorrenza centeneria, colla nostra mente andiamo indietro nella storia per il lasso[119] (ghat-tul) di settecento anni, e la' nella citta' fortunata di Padova nella solitudine di un'umile cella, di uno dei primi conventi francescani, un religioso, giovane ancora, non ha che 38 anni, colla dolcezza della pace sul suo volto agonizzante, col sorriso angelico sulle sue labbre (fomm) lo sentiamo dire, mentre passa dal tempo all'eternita', nell'estasi piu' dolce "Veggo il mio Signore Gesu' Cristo".

            In principio di quest'anno centenario gia ci siamo qua' incontrati a celebrare questo 7mo centenario della morte furiosa di Antonio di Padova, ma questa volta insieme al centenario della morte celebriamo anche il 7o centenario della sua canonizzazione[120], perche', tanti furono e cosi' grandi furono i miracoli operati sulla tomba di Antonio, che entro il primo anno dalla sua gloriosa morte, la Chiesa, che tanto le e' a cuore la pratica della virtu' nei suoi figli, gli ha dato gli onori dell'altare.

            E con ragione, - perche se estasi di amore e' stato l'ultimo respiro di Antonio, senza timore di esagerare possiamo dire che estasi continua di amore e' stata tutta la sua vita.

            Estasi d'amore e' stata la sua infanzia (tfulija); l'infanzia di Ferdinando, perche' questo era il suo nome di Battesimo. Come il fiore infatti, insin dai primi albori[121], volge la sua faccia al sole e dallo stesso non sa staccarsi, cosi' era di Ferdinando; non appena l'idea di Dio apparve sull'orizzonte della sua mente, essa assorbi' le potenze dell'anima di Ferdinando, e la sua mente non poteva albergare
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altri pensieri se non di Dio, la sua legge; ed il suo cuore non poteva capire altri sentimenti se non quelli dell'amor di Dio. Ed e' percio' che le tradizioni gloriosi militari della sua famiglia a nulla valsero, ad attirarlo a se colle loro glorie, ed i suoi genitori ammiravano in Lui l'amore al raccoglimento, all'ubbidienza ed allo studio. - La gente di Lisbona lo vedeva incedere
[122] per li vie colla modestia angelica ora andato alla scuola dei canonici di Sta Maria ed ora visitando le chiese di quella citta'. - Tutti si meravigliavano della devozione dell'innocenza sua, tanto che come Giovanni Battista, cosi' anche per Antonio tra di loro dicevano, "quis putas iste puer erit?" (Lk 1:66)[123] Che sara mai di questo fanciullo (x'sejjer ikun qatt min dana it-tfajjel).

            Estasi d'amore e' stata non meno la giovinezza di Antonio di Padova ed a 15 anni noi lo troviamo armato colla ferma risoluzione (b'fehma soda) di abbandonare qualsiasi speranza, qualsiasi cosa' gli potea offrire il mondo; di sperarci (li jinfired) dai suoi cari genitori, perche' con maggior fervore potessi darsi all'amore di Dio nella solitudine del chiostro. - Era inutile che i suoi genitori colle lacrime agli occhi lo scongiurassero a non volerli abbandonare, forte era il suo amore verso i suoi cari genitori, ma vinse in Antonio, ma trionfo' in Antonio, l'amore piu' forte di cui il cuor suo era acceso, verso Dio. - E cosi' venne accettato fra i Canonici Regolari, rinomati in Lisbona per la loro santita': e tra di [Dio loro] quel serafino d'amore di Dio risplendeva (kien jiddi) qual astro fulgidissimo (l'aktar imdawla).

            Estasi d'amore e' stata la sua entrata tra le file, gia numerose, del poverello Francesco d'Assisi. L'amore di Dio non sa fermarsi e cresca, ognor di piu'[124]; e cosi' succedeva nell'anima di Antonio.

            Un giorno con grande pompa e solennita', con grande concorso di popolo e di autorita' venne deposito in mezzo alla chiesa di canonici regolari, dove trovavasi Antonio, un grande cassa d'argento che aveva entro di se' le ossa sante di cinque francescani i quali nel Marocco, per la Fede di Cristo per l'amore di Cristo, avevano subito il martirio. Per tale occorenza tutta la citta' di Coimbra esulto', ma la gioia (ferh) maggiore era quella del giovane Antonio.

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Egli non poteva separarci da quelle sante relique, e dinanzi ad esse pregava e col vivo desiderio di dare anche egli la vita per l'amore di Gesu', in breve tempo colla viva brama del martirio, si trovo' indossato la tunica francescana.

            Ma se estasi di amore e' stato il suo ingresso tra i Francescani, estasi di amore e' stato il suo apostolato. Egli non ebbe la fortuna di essere invitato nell'Africa per cui estinguere la sua brama di dare la propia vita per amore di Gesu'. La Provvidenza ben altro disponeva di lui, ed inviato dalla ubbidienza a predicare in Francia tra gli Albegesi, Italia tra i Guelfi ed i Ghibellini, la sua parola ovunque e sempre significativa (is-sarraf) lume fra tutti e tutti rinunziavano agli errori, tutti allontavano da se l' odio, e la vendetta e tutti e sempre uscivano dalla predica di Antionio col cuore acceso d'amore di Gesu' Cristo e per Gesu' Cristo.

            Se estasi d'amore e' stato l'apostolato di Antonio, estasi d'amore non meno furono anche le ore del suo riposo. Un giorno, una persona nobile della citta' di Padova, accolse in casa sua questo povero, umile e giovane frate francescano. Successe che durante la notte passando dinanzi alla camera dove Padre Antonio era chiuso, tutto solo, sente delle parole miste a sospiri (kliem imhallat ma tnieghid) subito si avvicinava alla porta, prova di guardare dentro e cos'e' che vede con grande sua meraviglia. Una luce giallognola (dawl safrani) ma viva (qawwi) piu' del sole a mezzo di'. Padre Antonio per terra in ginocchioni, colle mani aperte, gli occhi lucienti (ileqqu) con un vivo desiderio ( bi hrara kbira) - ed in alto scendendo lieve lieve per l'aria (niezel hafif hafif mill-aria) appariva la figura di un pargolo[125] sorridente, dal quale proviniva quella luce che riempiva tutta la camera. I sospiri e le sommesse parole uscivano dalle labbra di Padre Antionio dolcemente si adagio' sulle sua braccia.

            F.D. che scena di contento? (ferh) che scena di gioia? (hena) Ma ravvivate e rafforzate la vostra fede! Quel Bambino che contempliamo ancora in quella stanza fortunata, questa mattina per la forza, da lui stesso data, alla parola
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del sacerdote, senza abbandonare la gloria dalla quale egli e' circonfuso (imdawwar u imdawwal),
[126] ….

 

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[homily 94]

[VIIo Centinario della morte di S. Antonio] [127]

            Perche' ci siamo stamani qua' raccolti F.D. in questa Chiesa? Perche' fare ci siamo radunati al trono a questo santo altare? Ci troviamo qua', F.D., a dar principio all'anno giubilare di un'accorrenza gloriosa non solo all'ordine francescano, ma a tutta la Chiesa, ma possiamo anche dirlo a tutto il mondo, perche' all'intercessione di Sant'Antonio ricorrono non solo tutti fedeli ma ben anche coloro che trovarsi fuori del seno della Chiesa. - Piochi anni or sono ci stiamo qua' radunati a celebrare il VIIo centenario del grande serafico patriarca Francesco, ed oggi ci raduna qua' il VIIo centenario della morte gloriosa di uno dei suoi figli primogeniti, il VIIo centenario della morte di Sant'Antonio.

            Quello che innanzi agli occhi di Dio ingrandisce e rende preziosa l'anima dei santi e' senza dubbio la pratica della vitru'. Ora quando prendiamo tra le nostre mani il libro della vita di questo santo noi subito ci accorgiamo che la virtu' prediletta di Antonio e' stata sempre il fondamento di ogni virtu', la regina delle altre virtu', l'Umilta'.

            Ancora giovane, infatti, adorno[128] nella persona di una bellezza sorprendente (illi isahhar), adorno nell'anima di una intelligenza non comune, ricco di famiglia, il mondo gli correva dietro, il mondo lo ricercava, il mondo gli sorrideva, il mondo lo amava. Ma il giovane Ferdinando (perche' questo era il nome suo di battesimo) riconosce che la grandezza del momdo non e' che vanita' risolve di fuggirla e di abbandonarla, e troviamo che si nasconde agli occhi del mondo prima tra i Canonici di Sant'Agostino e poi per mettersi al sicuro, si nasconde sotto il sajo[129] del poverello di Assisi, e si sente piu' contento e felice a lavare i piatti dentro un convento, che trionfare nelle sale delle corti dei suoi tempi.

            Ma Iddio "humilibus dat gratiam" (Jm 4:6), si' sulle anime umili getta con abbondanza la sua grazia, e di Antonio religioso nascosto, religioso umile ne fa un oratore celebre, un santo taumaturgo. Era l'anno 1222 ed alcuni religiosi di San Francesco e di San Domenico si trovavano nella Cattedrale della citta' di Forli', per ricevere l'ordinazione sacerdotale. Era uso allora in tale circostanza si tenesse un discorso intorno a questa solenne funzione; in quel giorno pero'
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tutti i predicatori avevano recusato. Ed ecco che il superiore di Antonio mosso da una segreta ispirazione chiama a se il giovane religioso e gli da l'incarico di tenere il discorso di cui abbiamo detto. A principio pero' Antonio, persuaso della sua incapacita' resistette, ma perche' il Superiore gli aveva fatto, l'ubbidienza si sottomise, si umilio', ed accetto'. E per non dilungarsi, arriva l'ora del semone, Antonio apre le labbra, scioglie la lingua, ed amministra un predica con grande meraviglia di tutti, che andavano dicendo che mai' aveva in tale circostanza un sermone cosi' eloquente. Questo atto di umilta' era il principio, il fondamento, dell'Apostolato, di Antonio e da allora fino al termine della sua vita noi lo troviamo a predicare, in Spagna, in Francia ed in Italia. - Ovunque predicava il lavoro veniva sospeso come nei giorni di festa, ed i giudici, gli avvocati, i negozianti, gli operai, tutti abbandonavano il loro lavoro per poter andare a sentirlo. - Alcuni si alzavano a mezzanotte per poter acquistare un posto vicino al pulpito; ed Iddio contento per dir cosi', dell'umilta' di Antonio, non mancava di versare la sua grazia sulle fatiche del suo piccolo apostolo, "Deus humilibus dat gratiam" (Jm 4:6), e la predicazione di Antonio spesso confermava con miracoli. - Un giorno nella citta' di Rimini il popolo rifiuto' di ascoltare. Voi tutti infatti conoscete, o almeno avete veduto dipinto, il miracolo dei pesci avvenuto nella citta' di Rimini; quella predica infatti, fatta ad un popolo che non lo voleva sentire, acquisto' a Dio un numero grande di anime, perche' il popolo quando vide i pesci, creature senza ragione rispettosi alla voce di Antonio, ubbidienti al suo invito si converti' in grande numero. - Che dire dell'ultimo quaresimale che Antonio tenne nella citta' di Padova, l'anno 1231, si radunavano in piazza a sentirlo 30,000 persone, e quando scende dal pulpito tanta era la folla che gli si accalcava attorno che se non era difeso passava il rischio di rimanere oppresso: Era il 10
[130] giugno dell'anno 1231, ed Antonio dopo di aver ricevuto Gesu' nell'Eucaristia col volto contento, col sorriso sulle labbra, mentre confessava di veder Iddio, l'anima sua volo' al cielo per ricevere il premio dell'umilta' sua, "Deus humilibus dat gratiam". (Jm 4:6)

 

[page 251]

            Quello stesso Gesu' che accompagno' Antonio nella sua vita, quello stesso Gesu' che accompagno' Antonio nel suo passaggio verso il paradiso sta' qua' presente su questo altare. Qua' su quest'altare se ci troviamo dinanzi ad un mistero di fede, "Mysterium fidei" se ci troviamo dinanzi ad un mistero di amore; ci troviamo anche ad un mistero di umilta'. Nella sua vita mortale era nascosta la sua divinita' ma qui nel Sacramento dell'altare trovasi nascosta anche l'umanita'. La natura umana assunta dalla natura divina le riusciva di nascondere questa tanto quanto riesce ad una nuvoletta nasondere questa tanto quanto riesce ad una nuvoletta nascondere il sole, essa viene da questo illuminata, e da un lato o dall'altro i raggi non mancano di sfondarla. Cosi' ancora succedeva alla natura divina nascosta sotto l'umanita' assunta di Gesu' Cristo, dal suo sguardo imponente, dalla sua parola affascinante, dalla sua divinita'. - Ma niente, niente, ne la divinita', ne l'umanita' tutto nascosto sotto la forma comune di pane e di vino, tutto silenzio, nessun segno di vita. Oh mistero d'umiliazione! Oh umilta' profonda!

            Ah! poveri noi se ci accostiamo a comunicarci coi sentimenti vari questa misero mondo, coll'attacco alla stima, all'onore, alla gloria del mondo. Ah ! chi sara' mai stamani che ci aiutera' di unire al senso di fede, di amore anche quello di una profonda umilta'?

 

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[homily 95][131]

Sta Maria di Gesu' Valletta
VIIo centenario 13-VI-'31

"Deus humilibus dat gratiam". (Jm 4:6)

            Era il 13 giungo dell anno 1231 ed entro una cella di uno dei primi conventi francescani fuori della citta' di Padova un giovane religioso di 36 anni si trovava negli ultimi momenti della sua vita mortale. Aveva gia ricevuto Gesu' nell' Eucarestia e col contento sul volto agonizzante, col sorriso sulle sue labbre, mentre confessava di vedere Iddio l'anima sua se ne volo' al cielo, per ricevere il premio riserbato a coloro che in vita si sposarono (issiehbu) coll'umilta' "Deus humilibus dat gratiam." (Jm 4:6)

            Si. Questo e' il fatto che ci ha stamani radunati in questa chiesa, questo e' il punto storico degli Annali Francescani che ci ha raccolto attorno questo santo altare - Or son pochi anni. Siamo qua' radunati a celebrare il VIIo centenario della morte del grande serafico patriarca Francescano: ed oggi di nuovo ci raduna la solenne occorrenzza del settimo centenario della morte preziosa e gloriosa di uno dei suoi figli primogeniti - Sant'Antonio di Padova.

            Non era ancora passato un anno della morte di Antonio e la Chiesa nella persona di Papa Gregorio IX gia' lo dichiarava santo, gia gli dava l'onore degli altari. Percio' possiamo dire di celebrare oggi due centinarii quello della morte e quello della Canonizzazione di Antonio – Si'! noi solennizziamo un fatto glorioso non solo per l'ordine francescano ma per tutta la Chiesa, ma, possiamo anche dire, per tutto il mondo, perche' all'intercessione di Sant'Antonio ricorrono non solo i fedeli ma ben' anche coloro che trovansi fuori del suo seno, "Deus humilibus dat gratiam". (Jm 4:6)

            Quello che dinanzi agli occhi di Dio ingrandisce e rende preziosa l'anima dei santi e’ senza dubbio la pratica della vitru'. Ora se per poco prendiamo tra le nostre mani e sfogliamo il libro della vita di questo santo noi subito ci accorgiamo che la virtu' prediletta di Antonio fu la virtu' chiamata il fondamento di ogni altra virtu', la regina delle altre virtu' l' Umilta'. "Deus humilibus dat gratiam". (Jm 4:6)

            Ancora giovane infatti adorno[132] nella persona di una bellezza
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sorprendente (li issahhar), nell'anima di un intelletto non comune, membro di una ricca famiglia, il mondo lo rincercava, il mondo gli correva dietro il mondo gli sorrideva, il mondo lo amava. Ma il giovane Ferdinando (perche' questo era il suo nome di battesimo) rinconosce che la grandezza di tutte le cose di questo mondo non e' altro che vanita' e percio' in sull istante risolve di fuggirla e di abbandonarla e percio' lo troviamo pronto a nascondersi tra le file dei Canonici regolari di Sant'Agostino, e poco dopo per mettersi piu' al sicuro si nasconde sotto al sajo
[133] (tonaca) del poverello di Assisi; e si sente piu' contento e felice a lavare i piatti nella cucina del convento che a trionfare nelle sale delle corti dei suoi tempi.

            Ma "Deus humilibus dat gratiam". (Jm 4:6) Iddio Si'! versa in abbondanza la sua grazia sulle anime umili e percio' di Antonio religioso nascosto, religioso umile, ne fa un predicatore celebre un santo taumaturgo. Era l'anno 1222 ed alcuni religiosi di San Francesco e di San Domenico si trovavano nella Cattedrale della citta' di Farli per ricevere l'ordinazione Sacerdotale. Era uso allore che in tale circostanza si tenesse un discorso intorno a questa solenne funzione, ma in quel giorno tutti i predicatori avevano ricusato. Ed ecco che il superiore di Antonio, mosso da divina segreta inspirazione, chiamava a se il giovane religioso e lo incarcia di tenere il discorso che gli altri avevano rifutato. In principio Antonio, persuaso della sua incapacita' resistette, ma poi alle insistenza del Superiore Antonio, si sottomise, ubbidi, si umilio ed accetto'. Ed eccoci all'ora del sermone. Antonio apre le labbra, scioglie la loquela, ed amministra una predica delle piu' eloquenti e piena di sapienza da recar meraviglia a tutti gli astanti i quali andavano dicendo che in tale circostanza mai avevano udito una predica cosi' bella - questo era il principio dell'Apostolato fecondo e fruttifero di Antonio, e da allora fino al termine della sua vita noi lo troviamo a predicare in Spagna, in Francia ed in Italia. - Ovunque predicava il lavoro veniva sospeso come nei giorni di festa; e leggiamo che i giudici, gli avvocati, i negozianti, gli operai tutti lasciavano le loro occupazioni per recarsi a sentirlo; ed alcuni si alzavano a mezzanotte
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per poter acquistare un posto vicino al pulpito. - Ed Iddio sempre contento di Antonio e della sua umilta' continua a versare su di lui la sua grazia "Deus humilibus dat gratiam" (Jm 4:6), e le predicazione di Antonio conferma colla grazia dei miracoli. Chi di noi non conosce, o per averlo udito, o per averlo letto e per averlo veduto dipinto il miracolo della predica ai pesci, avvenuto nella citta' di Rimini. II popolo di quella citta', perche' corrotto e malminato dai suoi vizi, non volevano sentire la predica di Antonio, al vedere i pesci, creature senza la ragione, cosi' rispettosi alla voce di Antonio, cosi' ubbidienti al sua invito, in gran numero si converti'. - Che dire poi dell'ultimo quaresimale da S. Antonio nella citta' di Padova l'anno di sua morte 1231 si radunavano a sentire in piazza 30,000 persone, e quando scendeva dal pulpito tanto era la folla che gli si accalcava attorno che se non era difeso da uomini forti correva pericolo di restar oppresso (mghaffeg).

            F.D. quello stesso Gesu' vero uomo e vero Dio, che accompagno' collo spirito suo colla sua grazia Antonio durante il suo apostolato su questa terra, quello stesso Gesu' che presente nell'ostia consagrata accompagno' Antonio dal letto di morte al paradiso, quello stesso Gesu' trovaci qua su quest' altare e da qui ed altri pochi istanti ti verra' a riposarsi sui vostri petti.

            Si! Qua su quest altare ci troviamo dinanzi ad un mistero di fede non solo, ci troviamo dinanzi ad un misteri di amore non solo, ma ci troviamo anche dinanzi ad un mistero di umilta'. Nella vita mortale Gesu' nascosta la sua divinita', ma qua nel sacramento dell'Altare trovaci nacosta anche la sua umanita'.

            La natura umana riusciva nascondere la natura divina tanto quanto lo riesce coprire gli splendori del sole una piccola novoletta; essa viene dal sole illuminata e da un lato o dall'altro i raggi non mancano di sfondarla. Cosi' anche succedeva alla natura divina nascosta sotto l'umanita' assunta di Gesu' Cristo, dal suo sguardo imponente, dalla sua parola affascinante (li issahhar) dalla sua azione maestosa e spesso miracolosa, appariva la sua divinita'. Ma qua' niente, niente ne la divina ne la forma dell'umanita',
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niente e tutto sotto la forma comune di pane e di vino - Niente - tutto silenzo, nessun movimento, nessun segno di vita. Oh! mistero di umiliazione! Oh! Umilta' profonda.

            Ah! Poveri noi se ci accostiamo a comunicarci coi sentimenti vani di questo misero mondo coll'attacco alla stima, alla gloria del mondo. - E chi sara' mai questa mattina che di fronte a Gesu' Sacramentato ci aiutera' di unire al senso di fede e di amore anche quello di una profonda umilta'?

 

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[homily 96]

S. Francesco di Paola

            Perche' ci sentiamo contenti?

            Dio odia la superbia, ama l'umilta'. (Jm 4:6)

            San Fco pratico' questa virtu'.

            Guardava all'Eucaristia e scorgeva un Dio annichilito (Ph 2:7) e cercava di imitarlo.

            Diffidente di se si nasconde in una grotta e considerandosi come un gran peccatore si diede alla piu' austera penitenza.

            La Sua santita' avendogli attirati dei discepoli diede loro il nome di Minimi, e tra i minimi si fece l'ultimo servo.

            Per questo medesimo spirito non seppe risolversi a ricevere gli ordini sacri, ad onta[134] delle piu' pervide istanze del Sommo Pontifice. Onorato nelle corti dei Re si considero' sempre come un verme della terra.

            Ci troviamo anche noi stamani dinanzi ad un miracolo di umilta'. Un Dio annichilato. (Ph 2:7)

            Con quanto umilta' non conviene di ricevelo. Chi se la dara'?

            Riccorriamo a Francesco.

 

[page 257]

[homily 97]

                                                                                          "Charitas patiens est" (1Co 13:4)

            Raccolti qui stamani in questa Cappella per commemorare la festa del grande Santo patrono e fondatore delle Suore[135] che han cura di questo santo ricovero - gli occhi della nostra mente son portati a contemplare quella grande figura, quella personalita' gigantesca quale fu San Vincenzo de Paoli, l'uomo della carita'.

            La Chiesa ci propone i santi, ce le chiama alla memoria periodicamente non senza uno scopo. Ah ! lo scopo si' e' essa infatti conoscendo quante difficolta' l'uomo incontra nell'osservanza della santa legge di Dio, quale difficolta' per ragione maggiore incontra nella pratica della virtu' essa gli propone questi santi esemplari per incoraggiarci mediante il loro esempio ad intraprendere come loro anche noi la stessa via, a seguirti nella via dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo, i due amori che comprendono tutta la legge.

            Ma una carita' si' profonda, si' estesa, si' vasta, come e' noi possibile imitarla.

            Mi sento dire un santo cosi' grande come possiamo noi imitarlo? Forse sta a noi di fondare tante sante istituzioni, tanti istituti di carita'? Come imitarlo in tutte le sue virtu'? Fede, Speranza, Presenza di Dio, Orazione verso la vergine, Zelo, Dolcezza, Umilta', Obbedienza, Semplicita', Prudenza, Giustizia e gratitudine, distacco, amore alla poverta', Mortificazione? Ah! non per scoraggiarci prendiamo a guardarlo, a considerare la sua carita', ma piu' particolarmente il mezzo col quale la praticava cioe' per mezzo della pazienza. Studiamo come esercitava questa virtu' non in generale ma particolatmente nelle malattie. Egli di costituzione gracile e percio' la pratico' presso che tutta la sua vita ma particolarmente gli ultimi 15 anni di sua vita.

            Essa era soggetto a degli attacchi di febbre, ma durante gli stessi non voleva alcun sollievo e non interrompeva ne le sue fatiche, ne i suoi esercizi. "E' niente," "E' niente," ripeteva.

            Alle volte si sentiva venir meno ma se l'uomo lo vinceva invece di scusarsi per la malattia e la necessita' della natura, chiedeva perdono di quello che chiamava sua miseria.

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            Indifferente alla vita ed alla morte, alla sanita' ed alla malattia, lo era pure ai rimedii. Dacche' un medicamento gli era stato ordinato, fosse pure che lo sospettasse nocivo, se lo prendeva e si mostrava del pari contento del cattivo effetto prodotto, come dell'estio migliore.

            Quantunque colle gambe gonfie ed ulcerate, pur tuttavia continuo' a scendere in chiesa, a recarsi alle conferenze, e nonostante le piaghe ed i dolori si leggeva sempre nel suo volto la serenita', la pazienza.

            Chiamava i suoi dolori opera di Dio, e stava attento del farsi commiserare per timore di offendere la provvidenza.

            Ogni giorno dopo la santa messa recitava la preghiera degli agonizzanti e della raccomandazzione dell'anima, e la sera si disponeva la notte di rispondere alla chiamata di Dio.

Pazienza agli altri

            Egli prendeva occasione dal suo stato per rialzare il coraggio degli ammalati. "Non temet", diceva, "anch'io ho avuto questo o quel male. Lasciate fare a Dio. Rassegnatevi a Dio e otterrete la pace, la tranquillita'."

            Insegnava come la malattia ci distaccava dalle creature, dal mondo, per unirci a Dio, unico nostro bene, ci riempie dei suoi doni e delle sue grazie.

            Donde acquisto' questa virtu'? Non da altro che dalla sua grande devozione al Santissimo Sacramento.

            Messa preparazione, orazione e ringraziamento, spesso sentiva o serviva un'altra messa.

            Dinanzi al Santissimo Sacramento si trovava prostrato a due ginocchia dinanzi al tabernacolo, in contegno si umile che sembrava abbassarsi fino al centro della terra. La sua fede era tanto grande nel suo sembiante che si avrebbe detto che vedeva Gesu' Cristo coi suoi occhi.

            Prima di uscire lo visitava. Insomma il Sacramento era la sua vita.

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Imitiamo dunque S. Vincenzo in questa sua devozione verso il SSmo Sacramento. Se non possiamo fare la Comunione sacramentale non tralasciamo quella spirituale, non possiamo fare un'ora di adorazione facciamo almeno una breve visita, e vedrete che questa devozione ci rendera' famigliari colla pazienza di G.C. nel SSmo Sacramento. La pazienza poi imitandola ci fa crescere nell'amore. E dopo aver passato nell'amore la nostra vita andremo poi nel cielo a godere sempre ed a soffrire mai!

 

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[homily 98]

            1. La Chiesa ci propone i santi per imitarli.

            2. Un santo taumaturgo come S.Vincenzo ci sentiremo scoraggire d'imitare si insieme consideremo l'alto grado con cui imito' tutte le virtu'.

            3. Imitiamolo al meno nella pazienza con cui sopportava le malatie.

            4. Imitiamolo nella pazienza che sapeva infondere negli altri.

            5. Queste belle virtu' le attinse dalla sua devozione all'Eucaristia.

            6. Dunque anche noi siamo devoti dell'Eucatistia particolarmente colla Comunione frequente ed anche noi otterremo la pazienza necessaria.

 

[page 261]

[homily 99]

"Sancti estote quia ego sanctus sum" (Lv 11:44)

            Dio, Religiose Devoti, Dilettissime giovani - Dio santita' per essenza parlando al popolo Ebreo lo invitava alla santita' adducendone la ragione perche' Egli e' santo "Siate santi perche' io sono santo" (Lv 11:44). Questo invito che attraverso i secoli (matul is-sekli) sempre dolce risuono' (instama') alle orecchie delgi eletti di Dio (tal-mahbubin ta' Alla), le anime loro generose attiro' dietro di Lui - E' stato questo invito che riempi' il paradiso di beati - E' stato questo invito che rese bella della gloria del cielo a Giovanna Antida Thouret[136].

            Ed io stamani mi par di vedere la Beata Giovanna Antida lassu' nei cieli, vicino al trono della SSma Trinita', circonfusa da luce ineffabile e col libro delle regole in mano si dirige alle Religiose della sua osservanza ed ad essi dirige il divino invito "siate santi perche' io sono santa" (Lv 11:44). Mi sembra di vedere la Beata Giovanna Antida ornata dall’abito religioso umile e modesto ed a tutte le religiose di ogni osservanza dirige lo stesso invito: "siate sante perche’ io sono santa" (Lv 11:44).

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            Mi sembra di scorgere la Beata Giovanna Antida col giglio della purita' in mano ed a voi - F.D. rivolge anche questo invito "siate sante perche' io sono santa" (Lv 11:44).

            Ed in verita' se la Chiesa concede gli onori dell'Altare, non lo fa per altro se non per additarli a noi quali esemplari dell'osservanza della sua santa legge, quali modelli di perfezione cristiana e di santita'; ed e' percio' che la venerazione che essa esige da noi verso gli stessi, che la nostra devozione verso gli stessi non deve in altro consistere principalmente se non nella loro imitazione.

            Ed in questo solenne istante prima di ricevere Gesu' nel vostro petto raccogliamo il nostro spirito attorno la figura candida, semplice ma eroica di Giovanna Antida Thouret e cerchiamo di gettare il nostro sguardo sulla sua vita e su quei sentieri per i quali essa ascese alle vette della santita' e cerchiamo di trovare profitto per le anime nostre.

            E' vero che non tutte siete chiamate allo stato religioso ad essere ammesse nel noviziato di una comunuita' religiosa,
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e' vero che noi non ci troviamo al tempo della Rivoluzione Francese che tanta occasione diede a far risplendere a Giovanna Antida le piu' bella virtu' eroiche. Quando infatti dalle Autorita' rivoluzionarie le si volle dare il giuramento di osservare le leggi contro la chiesa, Giovanna Antida rispose minacciata dalla morte rispose "Sarete voi piuttosto i veri omicida ma da parte mia non voglio essere omicida dell'anima mia." E' vero che non avete la missione di fondare una congregazione religiosa come la Beata Giovanna Antida vera seguace di quell'Apostolo di Carita' che fu San Vincenzo de Paoli.

            Era ancora di tenere eta' e la Chiesa gia' formava il suo godimento piu' dolce, e per tenersi pia e piu' unita a Dio procurava la frequenza della confessione e della Comunione, tanto che le giovani del paese si avvicinavano a Giovanna e cosi' le dicevano. "Il Signor Curato ci ha detto di cercare la vostra Compagnia, di pregarvi di istruirci nei doveri della vostra religione e di seguire i vostri esempi."

            Pregava tutto il giorno, ad imitazione del suo sposo Gesu', ma non trascurava alcuno dei suoi doveri pronta pero' sempre a sacrificare la preghiera ad un bisogno urgente di un atto di carita'. E tutte le sue devozioni predilette verso la SSma Trinita', verso la Passione di Gesu' Cristo, verso la Vergine Immacolata, verso i Santi Apostoli e le Anime Purganti, tutte quante sapeva concentrare e far convergere verso il suo grande amore verso l'Eucaristia. Ed il modo con cui assisteva alla santa Messa, che non lasciava mai' anche nei giorno di prova della rivoluzione, il raccoglimento e la modesta comportezza con cui si preparava alla Comunione il suo ardore durante la Comunione, ed il ringraziamento nonche' l'adorazione a Gesu' Ostia era esercizio che attirava su di lei lo sguardo e l'ammirazione di tutti.

            Ah si! O Giovanna Antida, dall'alto della gloria, rivolgi in quest'istante il tuo benigno sguardo su questa accolta di anime devote, che ossequosi alla voce della Chiesa sono qua' venute a venerarti non solo al domandare la tua protezione ma principalmente coll'assistenza alla mensa eucaristica. Oh! in questo momento ottiene loro tutte una degna disposizione
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a ricevere un dono cosi' prezioso, e fa' che anche per loro la santa comunione sia il mezzo che le aiuta ad eseguire il precetto divino - Sancti estote quia ego sanctus sum". (Lv 11:44)

 

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[homily 100]

"Vivo Ego, jam non ego, vivit vero in me Christus" (Ga 2:20)

            Appena prendiamo per le mani il libro della vita di Sa. Teresa del Bambino Gesu', noi troviamo che insin dalla sua infanzia Teresa aveva posato il suo sguardo sul tabernacolo, essa guardava all'ostia consagrata come al centro di tutte le perfezioni o ogni santita'. Essa aveva compreso che solo la comunione poteva perfezionare, poteva consumare la sua vita d'amore. - Da un pezzo aveva pensato alla prima comunione, pero' da tre mesi avanti essa incomincio' a prepararsi e a dare un nuovo slancio (xejra), come essa diceva al suo cuore; col fare ogni giorno un bel numero di atti di sacrificio e di amore che si trasformavano in altrettante rose, viole, e gigli ed in tanti altri bei fiori che sa dare la natura e che dovevano ornare e formare la culla di Gesu' Bambino, perche' cosi' chiamava il suo cuore - Finalmente arrivo' il giorno piu' bello di tutti gli altri giorni belli della sua vita. Il giorno della prima comunione. Oh che momenti soavi (ta' hlewwa) era quello della prima comunione. Essa sentiva di essere amata da Gesu', e da parte sua corrispondeva (marret thallas) col suo amore, corrispondeva coll'offerta totale di se stessa per sempre, per sempre. Oh memonto prezioso! Essa avrebbe voluto raccontarci che cosa passo' tra lei a Gesu', ma ci dice che vi sono certi pensieri che non si possono esprimere con linguaggio terreno, pero' ci lascio' scritto che dal giorno della prima comunione, Teresa e Gesu' non erano piu' due, ma Teresa era scomparsa, si era perduta simile ad una goccia d'acqua in seno al mare, e Gesu' era rimasto solo, Gesu' era rimasto il Padrone, Gesu' era rimasto il Re "Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Xtus" (Ga 2:20).

            Teresa illumimata dal cielo aveva compreso il mistero della vita che il suo amato Gesu' menava nascosto nell'Ostia Eucaristica, e nel suo cuore pianto' (nisslet) il desiderio di imitarlo in tutto e per tutto - nella vita di Gesu', nell'eucaristia, essa vi pose la perfezione dell'anima sua - nella vita di Gesu' Ostia essa pose la forza del suo amore - nella vita di Gesu' nascosto sotto i veli eucaristici essa pose il termine (l'oggett) della sua gloria.

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            Oh si con quale perfezione seppe essa rispecchiare in se la vita Eucaristica del suo diletto Gesu' Cristo.

            La vita semplice di Gesu' nel Tabernacolo venne a giudizio di tutti, imitata a perfezione della Santa colla sua vita nascosta e comune.

            La vita di silenzo di Gesu' nel Tabernacolo la troviamo imitata dalla Santa tacendo di se e facendo tacere di se.

            La vita di umilta' di Gesu' Cristo nell'eucaristia la troviamo imitata dalla Santa nella stima bassa che aveva di se e nel considerare le compagne tutte migliori e superiori a se.

            La vita di obbedienza, di docilita', e di pazienza di Gesu' Sacramentato la troviamo imitata, nell'abnegazione perfetta della sua volonta', nella dolcezza del suo spirito, nella sete che aveva di soffrire, sofferenze che nella sua autobiografia non racconto' tanto che essa stessa disse che "molte pagine di questa vita non saranno mai lette". Sono le pagine del dolore - Contemplatrice estatica dei dolori nascosti nel cuore SSmo del suo divin sposo, imparo' da Lui a soffrire per amor suo. "Vivo ego, iam non ego." (Ga 2:20)

            Se Gesu' nell'Eucaristia formo' la delizia (il-ghaxqa) della sua infanzia (tfulija), se Gesu' Eucaristico formo' il modella della sua vita, Gesu' Ostia lo troviamo accompagnato al termine della sua vita. E mentre Gesu' viatico si avvicinava a Lei tanto piu' forte sentiva gli impeti dell'amore ed in estasi di amore verso Gesu' Eucaristia se ne volo' al cielo per apparire quale stella fulgida (ta' dija liema bhala), quale angelo che toglie le rose dai giardini celesti e li getta su tutti coloro che le desiderano.

            Ah si' qua' sta il segreto della santita' di Teresa, egli sta qui' presente e vivo su quest altare questa piccola ostia che forma la delizia del suo cuore, che essa cerco' di imitare giorno per giorno, ora per ora questo pane degli angeli che
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impastato (per cosi dire) coll'anima sua, la faceva praticare le piu' elette virtu', ecco la ragione del suo erosimo, ecco dove accendeva la fiamma del suo cuore, ecco il segreto della sua odierna gloria.

            Ad onore di questa Santa anche voi stamane state per avvicinarvi a questa mensa. Ah ma sulla via dell'ingresso che Gesu' sta per fare nel vostro cuore, spargete anche voi, ad imitazione di Teresa, i fiori del sacrificio e delle mortificazioni e se non arriverete alla sua santita' sarete paghi di averla avvicinata quanto vi era possibile.

            E Tu o Santa Teresa di Liseux, dai oggi uno sguardo a questa corona dei tuoi devoti, avvampa i loro cuori di quel fuoco di cui ardeva il tuo, e fa' Gesu' venendo entro do loro, viva nel cuore loro, regni nell'anima loro, tanto che ognuna potranno ripetere "Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus". (Ga 2:20)

 

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[homily 101][137]

            "O Gesu' Sacramentato scendi nel mio cuore infiammato dal tuo amore".

            Era la notte precedente alla sua ultima comunione quando la Santa Suor Teresa di Liseux si sentiva consumare dall'amore che Ella nutriva verso il suo divino sposo Gesu' Cristo. E mentre Gesu' viatico si avvicinava a lei tanto, forti sentiva gli impeti dell'amore che la struggeva che anch'essa, al pari del nostro padre San Paolo viene fuori con quell'espressione che ricordiamo con tanta soddisfazione del cuore nostro "Cupio dissolvi et esse cum Christo"[138]. (Ph 1:23)

            Insin dalla sua infanzia Teresa aveva determinato di dissetarsi a questa sorgente di ogni virtu', a questo centro di tutte le perfezioni che e' I'Eucaristia. Aveva Teresa subito compreso che solo la comunione potova perfezionare e consumare la sua vita di amore. E percio' insin dal giorno della sua prima comunione, Teresa si era perduta, Teresa era scomparsa come una goccia d'acqua in seno al mare.

            Teresa illuminata dal cielo aveva compreso il mistero della vita che il suo amato Gesu' faceva nascosto nell'ostia Eucaristica; e nel suo cuore pianto' il desiderio di imitarlo in tutto per tutto. Nella vita di Gesu' nell'Eucaristia essa pose la perfezione dell'anima sua, nella vita di Gesu' Ostia essa pose la forza del suo amore, nella vita di Gesu' nascosto sotto i veli eucarictici essa pose il termine della sua gloria.

            Ah si' con quale perfezione seppe essa rispecchiare in se' la vita Eucarictica del suo diletto Gesu' Cristo. Ah! Si' questa piccola Teresa, quale vittima, ostia, umile, candida (safia), soave si e' orrerta al misericordioso Dio per l'amore dei suoi fratelli.

            Tutte le virtu' eucaristiche noi le troviamo risplendere nell'anima santa di Teresa.

            La prima comunione restera' sempre per me un ricordo, senza nubi. - Tre mesi avanti incomincio' a prepararsi pel giorno della prima comunione.

            Da un pezzo aveva pensato alla prima comunione pero' da tre mesi avanti essa incomincio' a prepararsi e a dare un nuovo slancio (xejra) come essa diceva, al suo cuore; col fare ogni giorno un bel numero di atti di sacrifici e di amore che si trasformavano in altrettanto mammole[139], in rose, in gigli e in tanti altri fiori che sa dare la natura e che
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dovevano ornare, formare la culla di Gesu' Bambino, perche' cosi' chiamava il suo cuore.

            Finalmente arrivo' il giorno piu' bello di tutti gli altri giorni della sua vita. Il giorno della prima comunione. Oh quanto soave fu la prima comunione, sentiva di essere amata da Gesu', e da parte sua ripeteva "vi amo, vi amo o Signore". Mi offro a voi per sempre, per sempre. Oh momento prezioso; essa avrebbe voluto raccontarci che cosa passo' tra lei e Gesu', ma ci dice che vi sono certi pensieri [che] non si possono esprimere con linguaggio terreno, pero' ci lascio' scritto che dal giorno della prima comunione Teresa e Gesu' non erano piu, due ma Teresa era scomparsa, e era perduta, simile ad una goccia d'acqua in seno al mare. Gesu' era rimasto solo, Gesu' era rimasto il Re – "vivo ego, iam non ego, vivat". (Ga 2:20)

 

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[homily 102]

[St Aloysius Gonzaga][140]

Letter 9

…innocentem non secuti,
poenitentiam imitemur
[141]
La Chiesa nella liturgia del santo.[142]

            Perche'? Giovani dilettissimi; perche'? Una gioia un contento insolito inondava stamani l'anima vostra mentre entrate in cappella. Perche' una dolcezza spirituale maggiore di quella degli altri giorni, vi fa stare questa mattina piu' raccolti. Eh! la ragione e' ovvia, il motivo e' chiaro a tutti. Ci siamo qua' raccolti per celebrare col santo sublime sacrificio della messa colla Santa Comunione, il patronato che l'angelico santo giovane Luigi Gonzaga stende a questo Collegio[143], ove con tanta premura ed abnegazione di questi buoni Padri della Compagnia di Gesu' voi crescete in eta' si', ma crescete anche nella cognizione delle cose e nell'educazione per formare una degna parte un giorno nel consorzio civile. Ma San Luigi oltre all' essere il patrono speciale del vostro collegio, i Papi con intendimento tutto quanto inspirato ve lo hanno designato per vostro particolare patrono. E sul darvelo i Papi come patrono hanno inteso darvi nel contempo un esemplare da imitare.

            Imitare chi? Imitare cosa? Un esemplare di una virtu' cosi' eroica, cosi' sublime, che potra' mai accostarci a tanta altura.

            Ah! non vi scoraggiate giovani dilettissimi; qualchecosa potete fare anche voi. Nell'accostarvi adesso a questa mensa eucaristica a ricevere il pane degli angeli, voi compite un'azione che era permessa a Luigi, secondo la pratica di allora, ogni otto giorni. Egli era uso di dividere la settimana in due, la prima parte la passava in ringrazziameto per un si' grande divino favour, e l'anima sua si fondiva in quelle divine strette coll' anima di Gesu'. La seconda parte era che lui passa in preparazione, e qual'era la preparazione prediletta di quest'angelico giovane? La raccogliamo subito dal contesto del libro che ci racconta la sua vita. La possiamo sintetizzare in una sola parola "poenitentia, poenitentia imitemur".

            Dovevano ancora passare secoli perche' la Vergine Santissima, la Madre di Gesu' Cristo e madre nostra Maria, apparisse nei forami dei Pirinei, e come da cattedra celeste ammonisse,
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invitasse, e raccomandasse, a tutto l'orbe la salutare azione penitenza, penitenza e penitenza. Ma Luigi, l'angelico giovane, che sapeva fare tesoro delle sante ispirazioni, aveva gia' divinamente intuito che preparava un solenne ingresso a Gesu' nell'anima sua. Ed ancor prima di appartenere alla compagnia, di Gesu', gia' era sua industria di mutare gli attrezzi di caccia in strumenti di macerazione.

            Ed ora un bastone gli serviva, da flagello ed ora certe parti degli sproni formavano la catena del suo cilizio.

            Ma se a tanto non vi sentite chiamati, vi resta ancora da poter, anzi da dover imitare in Luigi. Osservatelo nel sacramento della penitenza; guardatelo gennuflesso ai piedi del sacerdote di Cristo, al pensiero di un peccato veniale dubbio, le lacrame, frutto del dolore, frutto della penitenza interna solcano le sue guauci e con tali le strette al cuore di Luigi che piu' d'una volta avenne e cadde ai piedi del suo confessore.

            Ebbene G.D. siete caduti in imperfezione, in negligenze in peccati; avete perduto la prima oppurtunita' di seguire Luigi nell'innocenza, non vi avvertite, non vi confondete, imitandolo penitente: "poenitentiam imitemur".

            Ed ora che vi accostate alla mensa dove viene dispensato il pane degli angeli, purificate l'anima vostra, col dispiacere, col dolore, col pentimento. Dite a Gesu' con tutto fervore, con tutta sincerita', con tutta generosita' non sara', non sara' mai piu'.

            Cosi' preparati alla Santa Comunione l'anima vostra godra' degli amplessi divini, da Luigi goduti in terra anche prima del suo arrivo alla magione celeste. Ma ricordatevi sempre dell'ammonizione della Chiesa "Si innocentem non sum (?) secuti poenitentem imitemur".

 

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[homily 103]

San Gwann Berkmans[144]

Santi estote quia ego sanctus sum (Lv 11:44)

            Dio, Giovani dilettissimi, Dio sanita' per essenza, parlando al popolo ebreo lo invitava alla Santita' adducendone la ragione perche' egli e' santo. "Siate santi perche' io sono santo." (Lv 11:44) Questo invito che attraverso i secoli sempre risuono' alle orecchie degli eletti di Dio spingendoli generosi dietro le orme sante di lui - questo invito che fece bella della gloria del Cielo tante e tante anime - questo medesimo invito fa oggi a noi San Giovanni Berchmans dall'alto della gloria celeste ove radioso splende un mortale - "Siate santi perche' io sono santo" (Lv 11:44).[145]

            Si'! la Chiesa ci propone i santi, ci addita quest i intimi amici di Dio, quail esemplari dell'osservanza della sua santa legge, quail modelli di perfezione, di santita', quindi la venerazione che essa da noi esige verso gli stessi, e l nostra sincera devolzione verso gli stessi, non deve principalmente in altro consitere che nella loro imititazione.

            Oggi pertanto raccogliamoci intorno alla semplice e candida figura di Giovanni osserviamo in breve le vie semplici e soavi per le quail egli ascese alle vette della santita' e caviamone profitto e salute delle anime nostre. In due parole Giovanni fu un' angelo di purita' un modello di regolare osservanza.

            Di lui ci dice il suo maestro (il P. Gugliermo Bantero) che all'aspetto sembrava un angelo in corpo, ma piu' angelo appariva nel trattare la sua coscienza. Egli era innocente, modesto, soave nella conversazione, amante delle cose riguardanti la salute dell'anima, rispettoso verso i superiori, costante in quelle cose che imprendeva, e dedito all'orazione a null'altro aspirava che alla Gloria di Dio. Eccovi – G.D. – il ritratto semplice e genuine.

Si'! Giovanni era un angelo di purita'. Ma non credete – G.D. – che Giovanni abbia sentito una natura flemmatica[146] da non sentire imbollire del proprio sangue. No! Egli conservo' la candidezza, la fragranza di questo bel giglio per mezzo di un'assidua mortificazione della gola, per mezzo
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di una costante custodia degli occhi ed infine colla fuga di ogni famgliarita' di ogni mala compagnia.

            Oh! Quanti pericoli non vi circondano! G.D. quanti nemici fieri ed implacabili, non attentano ogni giorno, direi ogni istante alla bellezza della vostra virtu'. Ma non temete. Voi uscirete vittoriosi; date solo uno sguardo a questo Santo ed imitatelo nella continua vigilanza dei propri sensi, e sopratutto nella custodia dei propri occhi e nella fuga di ogni soverchia e mala compagnia.

            L'amore all'ubbidienza, il suo vivo desiderio di dirigere tutte le sue azioni, anche minime, in perfetta conformita' alla santa legge di Dio lo condusse soavemente a decidersi di abbracciare l'Istituto della Compagnia di Gesu'. In breve tempo egli divenne l'esemplare ed il modello della regolare osservanza - in verita' sapeva Giovanni che esser ubbidiente vuole dire spogliarsi affatto della propria volonta', sapere che per riuscire con maggiore perfezione in questo intento gli era necessario il vivere sotto la direzione dei Superiori, i veri rappresentanti di Dio in terra. Quindi e' che egli fu talmente pronto alla voce del Superiore che si diceva di lui esse l'angelo di Tobia, sempre pronto nel seguire quanto gli veniva imposto. Mai il Superiore ebbe a lamentare dell'ubbidienza di Giovanni. Egli infatti osservantissimo della regola, preveniva nonche ogni comando, ogni minimo desiderio del Superiore – e sul letto di morte noi lo troveremo col suo Crocifisso, con la sua corona, non solo ma anche col libro della regola in mano.

            G.D. Voi non avete da Dio ricevuto il dono di esser vocati allo stato religioso, ma voi non vivete sotto la direzione dei superiori di una comunita' regolare. Ma pensateci bene, riflettete bene! Anche voi avete i vostri genitori, i vostri maestri, i vostri superiori: ebbene ad imitazione di Giovanni siate ossequiesi verso gli stessi, rispettateli, ubbiditeli. Si' ubbiditeli perche essi per voi sono anche i veri, i legittimi rappresentanti di Dio in terra.

            Ma G.D. l'ubbidienza, la purita' in Giovanni traevano la loro rigorosita', devono la loro eccellenza non da altro mezzo se non da una tenera devozione che egli in cuore nutriva verso Gesu' presente nell'Eucaristia. Ed ecco che in ogni ritaglio di tempo[147] libero si portava a visitarlo e quando gli era permesso passava le ore intiere dinanzi al suo Gesu'. Era tanta la sua venerazione per, la SSma Comunione che quando non si comunicava ne sentiva una fame ardentissima. E siccome la regola dell'Istituto non gli permetteva la Comunione quotidiana, tanto era il suo
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trasporto, che se qualche festa di precetto veniva ad accadere di Domenica, lo si sentiva dolente esclamare: Ah! Quest'anno si perde una comunione!

            Orbene – G.D. - voi siete piu' fortunati del Berchmans, a voi la Comunione non e' limitata ai giorni di festa, voi vivete in questi giorni quando la Chiesa, sposa amatissima di Gesu', spiega uno zelo tutto insolito nell'indurre i Fedeli ad avvicinare alla Mensa eucaristica. Si'! G.D. - appressatevi alla Santa Comunione, appressatevi spesso, appressatevi ogni giorno e voi renderete forti, e generosi, voi vi sentirete naturalmente spinti ad accettare l'invito che oggi vi fa Giovanni. "Sancti estote quia ego sanctus sum". (Lv 11:44)

 

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[homily 104]

'Gloriam praecedit humilitas' (Pr 15:83)

S. Orsola
Crendi 1924
[148]

            Non vi e' cosa che il mondo odia quanto le massime del Vangelo – il mondo infatti vive nel vizio, che cerca e si pasce degli onori e della gloria fugace[149] di questa terra, il mondo dei superbi, il mondo dei vani, il mondo di coloro che cercano i piaceri dei sensi quelle massime non puo' intendere, come ci dice l'apostolo nostro Padre San Paolo, "l'uomo carnale non percepisce le cose di Dio." (1Co 2:14) Ed e' percio' che tutte le volte che gli vengono messe sotto gli occhi, tutte le volte che gli vengono indicate come la via [che] conduce alla vera grandezza, alla gloria che non perisce, egli si infuria, grid ache sono cose assurde, cose impossibili, cose ingiuste. Eppure quello che agli occhi del mondo sembra assurdo, impossibile, inquanto non e' che vera sapienza - Il Vangelo lo predica a tutti - Gesu' Cristo ce lo dimostra colla sua vita mortale. - I santi, veri seguaci di Lui con tutta solennita' ce lo affermano. Oh se potessi, come desiderarci, mettervi dinanzi agli occhi quella schiera innumerabile di quegli eroi che per la via dell'umiliazione e della croce salirono in cima della vera grandezza, trionfando sopra il mondo e la sua potenza.

            Ed in verita' l'odierna festa, che voi con pompa insolita andate quest' anno celebrando, che cosa e' altro se non il ricordo delle virtu', della grandezza a cui si aderse la vostra patrona. Si' essa nella abnegazione di se stessa, nelle sofferenze del martirio, trovo' il riposo, la vita, la pace, la gloria che in cielo la circonda. Venga pertanto la vergine Orsola. S.D. F.F. e ci dimostri come nell'abbassamento di se medesimo trovi l'uomo la sua grandezza, come per mezzo della croce perviene alla gloria piu' sublime.

            Orsola fu umile, si abbasso', si rinnego' se medesima, eppure il Signore rese grande l'amica Sua; Orsola preferi' la via della croce, preferi' la morte ai piaceri del mondo, eppure il Signore le dono' la gloria che mai non perisce; ed e' percio' che Ella come la Vergine Madre di Dio puo' dire di se "Quia respexit humilitatem ancillae suae, ecce enim ex hoc
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beatam me dicent" (Lk 1:48)
[150]. In Orsola percio' a voi indichero' il modello della perfezione cristiana al mondo che mette in burla le massima del Vangelo.

            La vera grandezza era solamente in Dio "Magnus Deus et magnitudinis eius non est finis". Ed egli non la comunica se non all'umile "qui se umiliat exaltabitur". Guardate alle cose di questa terra – per un alto torre, per un grande edificio – per salire bisogna scendere – guardate agli alberi – lo stesso avviene nell'uomo. L'uomo di se e' debole, tutti i mali lo vincono. Quindi deve unirsi a Dio. Ma Dio resiste ai superbi e non si comunica che agli umili. – Ora Orsola che desiderava la vera grandezza segui' gli insegnamenti del Nazareno Gesu': "Quia respexit humilitatem ancillae suae ... dicent". (Lk 1:48)

            Verso la fine del IV secolo apparve Orsola quale aurora cho avrebbe illuminato tutto il nord dell'Europa. – Figlia di Diacono, Re di Cornovaglia, crebbe in un ambiente tutto pieno di mondane lusinghe. – Ma il mondo colle sue pompe non le vinse – ma coi mezzi spirituali si umilio' dinanzi al Signore. "Deus humilibus dat gratiam." (Jm 4:6) Imparate anime delicate e deboli a non temere il nemico che vi insidia. – Il modo di vincerlo e' facile. Orsola ve lo dimostra.

            Ma ecco che una tempesta sta per scatenarsi sulla nostra nobile danzella – Massimo generale dell'augusto imperiale della Brettagna….

            O giovanetta quale sorte ti aspetta!

            Orsola non teme – Orsola ubbedisce – Ma il fiore della Verginita? Ma la fede giurata a Gesu'? Lotta che segue nell'interno di Orsola. Verginita' e Ubbidienza.

            Partenza dalle sponde[151] del Lamigi della Vergine – Orsola le accompagna. La sua fiducia in Dio, come salvo' i fanciulli di Babilonia dalle fiamme (Dn 3:23-30), come solvo' Isacco per l'ubbidienza di Abramo (Gn 22:9-19), cosi' essa spero' di essere salvata per l'ubbidienza a suo padre.

            La tempesta – Apostofa a Dio della giustizia le navi vengono sui lidi dalla Germania e le da la corona della Verginita'.

            Ma all corona delle Vergini vien data ad Orsola anche la palma del martirio –

            Esorta le altre vergini al martirio – il suo martirio.

 

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[homily 105]

Fervorino San Calcedonio 1924[152]

            "Qui nos sepearabit a caritate Christi?" (Rm 8:35) Chi ci puo' separare dall'amore di Gesu' Cristo. San Paolo Nostro Padre in un eccesso di amore verso Gesu' Cristo, dopo la sua miracolosa conversione, cosi' esclamo' e disse, cosa mi potra' separate da Gesu' Cristo? Forse la paura? Forse il timore della morte? Ah! Non sara' mai – "neque mors" (Rm 8:38).

            Ed io stamani al fissare lo sguardo su questo corpo Santo di cui noi oggi facciamo la festa, al guardare su queste ossa benedette mi pare di sentire uscire da queste ossa benedette quelle stesse parole di San Paolo "quis nos separabat a charitate Christi?" (Rm 8:35)

            Andiamo indietro colla mente per centinaia e centinaia di anni quando quelle ossa erano coperte di carne (bil-gisem) quando esse venivano mosse dall'anima forte e corraggiosa di Calcedonio, - Si' mettiamo Calcedonio di fronte al suo martirio, fissiamo su di lui il nostro sguardo, cerchiamo di penetrare il suo intero sentimento, e sentiremo spigionarsi dal netto di quell valoroso le parole or ora dette "Quis nos separabit caritate Christi?" (Rm 8:35)

            Ah! Si' grande era l'amore di Calcedonio per Gesu' Cristo. – Gesu' Cristo era sempre nella sua mente. - Gesu' Cristo era sernpre nel suo cuore. – Beato tu o Calcedonio che l'anima tutta tieni ricca di tanto tesoro. – Nell'anima di Calcedonio non avevano luogo le affezioni di questo mondo (ma kienetx tghammar l'imhabba ta' din dinja) ma nell'anima di Calcedonio solo Gesu' regnava.

            L'amore F.D. conduce l'uomo sulla via dei patimenti, sulla via del sacrificio – dove non e' sacrificio non e' amore. Ed infatti chi di noi puo' immaginare il vivo desiderio che Calcedonio aveva da sacrificare se stesso morendo per Cristo. E' inutile che si cerchi di intimorire Calcidonio colla vista dello strumento della sua passione, e' inutile che gli ci mostri l'Elmo gia' infuocato perche' Calcedonio non si separera' mai dal suo Gesu' per adorare i falsi dei. Anzi siccome l'amore tende all'unione e' piu' che l'unione e' vicina tanto piu' l'amore cresce. Ed e' percio' che mentre l'
[page 277]
Elmo infuocato brucia le tempia di Calcedonio, l'anima sua rapita in estasi d'amore se ne vola al cielo. "Quis nos separabit a charitate Christi?" (Rm 8:35)

            O anime devote che vi trovate pronte stamani di ricevere Gesu' nei vostri petti, che dite del vostro amore per Gesu' avvicinato per dire cosi' all' amore di Calcedonio. – Dinanzi ai nostri occhi non vi sono spade squamate[153], dinanzi ai nostri occhi non vi sono elmi infocati, dinanzi ai nostri occhi nessuna macchina di martirio ci si presenta. – Ma se intorno ci guardiamo o quante attrattive ci lusengano, gli inganni di questo mondo, le pompe del demonio, le nostre male inclinazione, tutte, tutte ci invitano a servirle a preferenza di Gesu'. Che cosa siam qui per rispondere?

            O Calcedonio Santo, guarda dal cielo a questa corona dei tuoi devoti essi stianno per compiere l'atto piu' solenne dell'amore di Dio, fortifica la loro debolezza, perche' anche essi dopo essersi uniti a Dio nell'Eucarestia, dopo aver vissuto con Dio unite, resteremo sempre a lui in cielo.

 

[page 278]

[homily 106][154]

"Quis nos separabit a charitate Christi?" (Rm 8:35)

            D.C. che ci trovate qui pronte a ricever Gesu' Cristo nei vostri petti, ad unirvi con Lui a divenire una sola cosa con Lui.

            San Paolo nostro Padre in un eccesso del suo amore verso Gesu' Cristo dopo la sua miracolosa, conversione cosi' esclamo' e disse, ci puo' separare da Cristo la fame? Ah non sara' mai! Ci potra' separare la sete, ah non sara' mai! Ci potra' separare forse il timore della [morte], ah non sara' mai! "Neque mors." (Rm 8:38)

            Ed io stamani al fissare lo sguardo su questo corpe santo, a guardare su queste ossa benedette, mi par di sentire uscire questa voce affettuosa. Quis non separabit a charitate Christi? (Rm 8:35)

            Andiamo indietro colla nostra mente quando quelle ossa, come noi oggi, erano anch'esse coperte di carne, quoando queste ossa erano coperte venivano mosse da un'anima forte e coraggiosa di un soldato dell'Imperatore Romano, non solo ma piu' che mai di un vero soldato di nostro Signore Gesu' Cristo.

            Quis nos separabit a caritate Christi? (Rm 8:35) <Min sejjer jifridna mill-imhabba ta' Gesu' Kristu?>

            Oh se gettiamo il nostro sguardo su Calcedonio.

            Consideriamo l'amore ardente che Calcedonio aveva per Gesu' Cristo. Gesu' Cristo era nella sua mente, Gesu' Cristo era nel suo cuore. – Oh! Anima beata ricca di si' prezioso tesoro. Nell'anima di Calcedonio non avevano luogo i beni di questa terra, sull'anima di Calcedonio non avevano luogo le affezzioni di questo mondo, ma in esse Gesu', l'amore di Gesu' solo vi regnava. - Dall'amore ardente di Gesu' Cristo, s'ingenerave (kien jitnissel) nell'anima di Calcedonio il disprezzo di ogni altra cosa terrene.

            L'amore conduce al sacrificio, dove non e' sacrificio non e' amore.

            Consideriamo il desiderio grande che Calcedonio aveva di sacrificare se stesso morendo per Cristo. – L'Elmo gia' trovasi infuocato, gia' e' presso ad essere posato sulle tempia di Calcedonio, ma Calcedonio non cede, alle carezze ne
[page 279]
alle minaccie dei suoi carnefici, in Gesu' aveva posto l'anima sua e per Gesu' era pronto di tutto soffrire. Quanto piu' infuocato gIi trovava imposto sul suo capo, tanto piu' l'anima sua ardeva dell'amore per Gesu'.

            L'amore tende all'unione e grande era in Calcedonio il desiderio di unirsi a Gesu' Cristo, ed e' percio' che Calcedonio nel vedere appressarci la morte, anziche indietreggiare, incontro se lo va perche' in essa vede il mezzo di potersi per sempre unire all'oggetto del suo amore, al suo amato Gesu'.

            O anime devote che vi trovate pronte stamani di ricevere Gesu' nei vostri petti, che dite del vostro amore per Gesu'? Avvicinate, per cosi' dire all'amore di Calcedonio. – Dinanzi ai nostri occhi non si trovano spade squamate[155], dinanzi ai nostri occhi non vi sono elmi infuocati, dinanzi ai nostri occhi nessuna machine di martirio ci si presenta. – Ma se intorno ci guardiamo quanta attrattive ci lufsingano, quante, quante beni di questa terra, quante pompe del demonio, quante mali inclinazioni ci invitano di servirle a preferenza di Gesu'. Che cosa siam qui per rispondere. O Calcedonio Santo ora intercedi per noi che siamo cosi' deboli. Ottienici la forza di vincere questi tre potenti nemici: il mondo, il demonio, la carne; per poterci arche noi vivere sempre uniti a Gesu' presente in Sacramento, per poter poi goderlo faccia a faccia lassu' in Paradiso.

 


 



[1] Both page numbers and homily numbers carry on from volume 1. Footnote numbers start from number 1 in this volume.

[2] Same heading as Homilies 1 (vol 1 page 1), 13 (vol 1 page 26) and 15 (vol 1 page 37).

[3] Fra Diegu Orphanage for girls founded by Fra Diegu Bonanno ofm in 1886 in Hamrun, Malta. After his death in 1902, the Friars Minor handed the orphanage over to the Diocese of Malta. Joseph De Piro was appointed director of this orphanage on August 7, 1907.

[4] This homily is dated Monday December 15, 1919. The liturgical feast day of the Immaculate Conception of Mary is on December 8.

[5] Suore Divote e Fideli Divote.

[6] Subito / immediately

[7] Homily 62 page 170, at this point adds: "hanno ripetuto questa grande parola".

[8] Compare to homily 61.

[9] Devotissimi Giovani (?)

[10] Once again this homily has its own heading.

[11] These two paragraphs are an exact copy of the first paragraph of homily 60, page 166, with the exception of this phrase: l'infermo nelle case e negli ospedali la sospira.

[12] Word added in the text following homily 60, page 166.

[13] The words "non solo, ma anche e sopratutto nell'ordine della Grazia" in this homily are not in homily 61, page 167.

[14] Subito / immediately

[15] The concluding sentence differs from the conclusion of homily 60, page 168.

[16] This homily is identical to homilies 61 and 62 in the collection with very small changes which are indicated in the text.

[17] In this homily De Piro adds the following phrase: "in questo piangente la sua paternita' viene manifestata per mezzo di Maria", not in homlies 60 and 61, pages 167 and 170.

[18] De Piro here adds: "il sole della giustizia" not in the other homilies.

[19] In the other two homilies, which are almost identical to this, De Piro adds a longer conclusion to his homily, see homily 60 page 168 and homily 61 page 171.

[20] You are completely pure, Mary,and the stain of original sin is not within you.

[21] [Nella Liturgia Odierna] see Homily 25, vol 1, page 64. The quote is from the first antiphon at the Evening prayer for the Solemnity of the Immaculate Conception of Mary in the pre-Vatican II office. Today the three antiphons for the Second Evening prayer are taken from this Marian antiphon.

[22] This concluding verse seems to indicate that this short address was delivered before the reading of the Evening Prayers hence: let us now read from Scripture …. Also the quote 'Tota pulchra' is from the evening prayer of the day.

[23] Is this an indication of the place where this homily was delivered, ie in the Dean's library? Perhaps it was delivered to a group of priests gathered for Evening prayer.

[24] Compare to homily 62.

[25] Theme which he develops further in the conclusions to homilies 60 and 61, pages 167 and 170.

[26] Fragment of a homily.

[27] Compare to homily 72.

[28] "praebe fili mi cor tuum mihi et oculi tui vias meas custodiant" / "My child, pay attention to me, let your eyes take pleasure in my way."

[29] (Fili) praebe cor tuum mihi

[30] Fili praebe cor tuum mihi.

[31] Salve Regina, Mater misericordiae, Vita dulcedo et spes nostra salve…. / Hail holy queen, mother of mercy, Hail our life, our sweetness and our hope….

[32] Anton Azzopardi, in his book St Aloysius’ College: 1907-1934, vol 2 of Jesuit Schools in Malta (Malta: St Aloysius’ College, 2004) p 272 says that in 1931 De Piro was invited, for the second time, to celebrate the feast day of the Immaculate Conception with the members of the Sodality of Our Lady at St Aloysius College, B’Kara. 1931 was also the 15th centenary of the declaration of Mary, Mother of God, at the Council of Ephesus, 431. The Sodality was celebrating this centenary as well as its own 25th anniversary. In this homily De Piro refers to the Third General Council of the Church, ie the Council of Ephesus. Could this be the homily delivered by De Piro to the members of the Sodality of Our Lady on Tuesday December 8, 1931? According to Azzopardi, De Piro had also celebrated the same feast with the Sodality on Sunday December 8, 1929.

[33] This reflection on sin has a close resemblance to St Ignatius of Loyola's description of diversity of spirits. Ignatius narrates in his Reminiscences that "While he was thinking of those things of the world he took much delight in them, but afterwards, when he was tired and put them aside, he found himself dry and dissatisfied." (Reminiscences number 8).

[34] "inimicitias ponam inter te et mulierem et semen tuum et semen illius ipsa conteret caput tuum et tu insidiaberis calcaneo eius" / "I shall put enmity between you and the woman, and between your offspring and hers; it will bruise your head and you will strike its heel."

[35] "cum vidisset ergo Iesus matrem et discipulum stantem quem diligebat dicit matri suae mulier ecce filius tuus deinde dicit discipulo ecce mater tua et ex illa hora accepit eam discipulus in sua" / "Seeing his mother and the disciple whom he loved standing near her, Jesus said to his mother, `Woman, this is your son.' Then to the disciple he said, `This is your mother.' And from that hour the disciple took her into his home."

[36] Council of Ephesus, 431 AD.

[37] Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae / Holy Mary, Mother of God, pray for us sinners, now and at the hour of our death. Amen.

[38] Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genetrix. Nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta. Amen. / We fly to thy patronage, O holy Mother of God; despise not our petitions in our necessities, but deliver us always from all dangers, O glorious and blessed Virgin. Amen.

[39] Sancta Maria, succurre miseris, iuva pusillanimes, refove flebiles, ora pro populo, interveni pro clero, intercede pro devoto femineo sexu: sentiant omnes tuum iuvamen, quicumque celebrant tuam sanctam commemorationem. / Holy Mary, be thou a help to the helpless, strength to the fearful, comfort to the sorrowful, pray for the people, plead for the clergy, intercede for all holy women consecrated to God; may all who keep thy sacred commemoration feel the might of thine assistance. Amen.

[40] Sancta Maria, succurre miseris; iuva pusillanimes; refove flebiles; ora pro populo; interveni pro clero; intercede pro devoto femineo sexu: sentiant omnes tuum iuvamen, quicumque celebrant tuam sanctam commemorationem. Assiste parata votis poscentium et reporta nobis optatum effectum. Sint tibi studia assidua orare pro populo Dei, quae meruisti, benedicta, Redemptorem ferre mundi, qui vivit et regnat in saecula saeculorum. / Holy Mary, succor the miserable, help the faint-hearted, comfort the sorrowful, pray for the people, plead for the clergy, intercede for all women consecrated to God; may all who keep thy holy commemoration feel now thy help and protection. Be ever ready to assist us when we pray, and bring back to us the answers to our prayers. Make it thy continual care to pray for the people of God, thou who, blessed by God, merited to bear the Redeemer of the world, who lives and reigns for ever and ever.

[41] Homily with a heading in Maltese.

[42] Compare to homilies 80 and 81. Homily delivered to Figlie di Maria.

[43] Compare to title of this homily.

[44]Instructio ad ordinarios diocesanos: de inhonesto feminarum vestiendi more’. Acta Apostolicae Sedis, Annus 22, vol 22, p 26.

[45] Some time during World War I (1914 – 1919), possibly on February 16, 1916. See homily 73. Compare also to homily 67.

[46] "a saeculo confregisti iugum meum rupisti vincula mea et dixisti non serviam in omni enim colle sublimi et sub omni ligno frondoso tu prosternebaris meretrix" / "It is long ago now since you broke your yoke, burst your bonds and said, "I will not serve!" Yet on every high hill and under every green tree you have sprawled and played the whore."

[47] "qui timetis Deum sperate in illum et in oblectatione veniet vobis misericordia" / "You who fear the Lord, hope for those good gifts of his, everlasting joy and mercy."

[48] This indicates that the year is 1916. The war started in early August 1914.

[49] To the Sanctuary of Our Lady of Mellieha, a national shrine dedicated to Our Lady. This sanctuary is a popular place for pilgrimages.

[50] See similar line in conclusion of previous homily in this collection: homily72, vol 2, page 192.

[51] This date seems to be the occasion of homily 72, page 191. That homily was also delivered during a pilgrimage and it was in 1916.

[52] What follows is probably a list of themes De Piro intended to address after this introduction.

[53] De Piro preached this homily on two occasions. First on June 10 1919 in a small church in Rabat dedicated to Our Lady of the Gifts (Santa Maria dei Doni). He later preached the same homily in 1922 at Samra Church in Hamrun. See note on Homily 55, vol 1, page 155.

[54] Here De Piro follows closely from St. Alfonso Maria de Liguori, The Glories of Mary, part 2: Meditations upon the Virtues of Mary Most Holy, section 4, Of Mary's Faith.

[55] De Liguori here says: "She saw Him poor and in need of food, and believed Him the Lord of the universe.

[56] Mary in the Coenaculum is not part of de Liguori's original text, and is added here by De Piro.

[57] «Unde quaeso vos, o filii, imitamini signaculum fidei vestrae, beatam Mariam.» S. Ildefonsus, Bishop of Toledo, Spain (657-667), Sermo 1 (dubius) de Assumptione B. V. M. ML 96-242. Quoted in de Liguori, Of Mary's Faith, (section 4).

[58] De Piro follows de Liguori. After dealing with Mary's Faith, de Liguori speaks about her Hope, (section 5).

[59] De Liguori speaks about Mary's Charity towards God and towards her Neighbour in sections 2 and 3.

[60] 'Cause of our Joy – Pray for us', from the Litany to the Blessed Virgin Mary.

[61] In France (?).

[62] See also homily 77.

[63] The feast of Our Lady of the Rosary is held on October 7. In 1923 this was a Sunday. The strong probability is that the procession would have been held the feast day.

[64] Response (?). It seems probable that here De Piro would have stopped briefly, waiting for the congregation to answer: 'We do!'

[65] See also homily 76.

[66] The Feast day of Our Lady of the Rosary in 1924 fell on a Tuesday. The procession could have been held the Sunday before (October 5), on the day itself or the Sunday after (October 12).

[67] "factum est autem in illis diebus exiit in montem orare et erat pernoctans in oratione Dei" / "Now it happened in those days that he went onto the mountain to pray; and he spent the whole night in prayer to God."

[68] Similar words to those used in the previous homily in this collection: Homily 76, page 200.

[69] October 7, 1571.

[70] Holy Years of Jubilee are normally held every twenty five years. 1925 would have been the next Holy Year, starting in two months' time.

[71] This homily is at the conclusion of the devotion of the 'Fifteen Saturdays' of the Holy Rosary. De Piro seems to imply that he had been preaching at each of these Saturdays. This is the only remaining homily of the series.

[72] The following is written in pencil on the last page of the homily notes. The whole homily is written in ink. Probably De Piro had already been using this sheet of paper to write his own notes on, when he was writing the homily he ran out of paper and decided to reuse this sheet. (Original editor's note in Maltese: Fl-istess karta ta' l-ahhar ghandu din in nota li gejja miktuba bil-lapes u mhux bil-pinna kif kiteb il-priedka kollha. Aktarx li qabel uza l-karta il-priedka kien qed juzaha biex inizzel xi haga ohra. Meta gie biex jikteb il-priedka sab dik il-karta u qabad u uza lilha.)

[73] See Reconstruction of De Piro’s life under: 21/1/1921, 2/5/1921 and 28/4/1922. This note by De Piro may be useful to give an approximate date to the homily.

[74] 1Tm 4:8; "nam corporalis exercitatio ad modicum utilis est pietas autem ad omnia utilis est promissionem habens vitae quae nunc est et futurae" / "Physical exercise is useful enough, but the usefulness of religion is unlimited, since it holds out promise both for life here and now and for the life to come;"

[75] Lk 1:39; "exsurgens autem Maria in diebus illis abiit in montana cum festinatione in civitatem Iuda" / "Mary set out at that time and went as quickly as she could into the hill country to a town in Judah."

[76] Compare to homilies 71 and 81.

[77] This house was opened in Qrendi in January 17, 1918. Cf. the testimony of Louis Galea, De Piro Cause of Canonisation, The 1987 Testimonies, p. 49.

[78] Compare to homilies 71 and 80.

[79] De Piro puts in a heading in Maltese.

[80] These words were added later by De Piro.

[81] Compare to homily 74, page 195.

[82] Heading by De Piro in Maltese.

[83] Translated into Maltese by Mario Micallef, 2007: Fervorin

Nhar it-28 t’Ottubru, 1907, fil-Knisja ta’ Santa Marija ta’ Gesù, ir-Rabat, fl-okkazjoni ta’ Laqgha Generali tal-membri tal-Konfraternità ta’ San Guzepp f’gieh il-Qaddis Protettur ghad-dikjarazzjoni ricenti tal-festa bhala Festa Kmandata.

Wara li l-Knisja ddikkjarat – huti l-aktar gheziez – iddikjarat bhala Festa Kmandata il-Festa ta’ San Guzepp, intom ingbartu dal-ghodu f’dan it-Tempju qaddis ghal xejn aktar hlief biex taghtu minn imhabbitkom, mid-devozzjoni sinciera taghkom, lir-Ragel ta’ Marija Vergni, lill-Missier Putattiv ta’ Gesù, il-Kbir Patrijarka Guzeppi, li minnghandu tiehu isimha din il-Fratellanza. U zgur li ma stajtux toffrulu att ta’ qima aktar sabih milli tingabru flimkien madwar din il-Mejda mqaddsa biex tmantnu r-ruh taghkom bil-Gisem imqaddes u d-demm l-aktar ghaziz tal-haruf divin is-Sinjur taghna Gesù Kristu, hawn prezenti taht l-ispeci tal-hobz fis-Sagrament tal-Ewkaristija.

Il-Knisja taghtina l-qaddisin – huti gheziez – bhala ezempji tal-harsien tal-ligi t’Alla.

Allura l-qima li titlobna naghtuhom, u d-devozzjoni sinciera li ghandna jkollna lejhom, tikkonsisti qabel xejn filli nimitawhom.

Maghzul minn Alla, Guzeppi, biex jehodlu hsieb l-iben wahdieni tieghu Gesù, awtur ta’ kull perfezzjoni u ta’ kull qdusija – maghzul bhala r-ragel tas-Sultana tal-Vergni, tas-Sultana tal-Angli, tas-Sultana tas-Sema, inhalli lilkom timmaginaw b’liema gilju ta’ safa hu kien imzejjen. Hekku, mela, l-ewwel u qabel kollox b’liema virtù ghandna nzejnu ruhna biex inkunu nistghu nissejhu devoti veri ta’ dan il-kbir Qaddis.

Fil-Vangelu, l-Ispirtu s-Santu jaghtina t-tifhir tieghu, u bir-ragun kollu jsejjahlu “gust”, “Joseph autem cum esset justus”. Issa, jghidilna San Gakbu, il-hajja tal-gust hija hajja ta’ fidi, “justus ex fide vivit”, u ahna nafu mill-istorja tal-hajja ta’ San Guzepp, ghalkemm nafu bicca zghira biss minnha, li hu ghamel dejjem kollox fid-dawl tal-fidi, li fid-dawl tal-fidi dejjem u f’kollox qaghad ghall-volontà t’Alla, li giet murija lilu daqqa permezz ta’ xi anglu, daqqa permezz tal-ligijiet, u daqqa permezz tad-dmirijiet li jgib mieghu l-istat tieghu. Iva! Imdawwal bil-fidi xejn ma qaghad jikkonfondi ghas-saltna ta’ David li taghha kien eredi, imma kien mohhu biss fis-Saltna tas-smewwiet. Hekku, mela, virtù ghaziza ohra li, biex nimitaw lil Guzeppi, ghandha tkun dik li tmexxilna hajjitna. Anke lilna, huti gheziez, il-fidi ggaghlna nharsu lejn il-hajja futura; noqoghdu attenti mela ank’ahna biex inharsu lejn din il-hajja li qed tistenniena, u ma naghtux lok ghall-affarijiet fiergha ta’ dan it-turufnament qasir – x’inhuma il-kumditajiet tar-rikkezzi, x’inhuma t-tbatijiet tal-faqar ta’ din id-dinja, meta nqabbluhom mal-gid tant kbir u etern li qed jistenniena fil-hajja li gejja?

Guzeppi, mgholli ghad-dinjità tar-Ragel tal-Omm t’Alla – onorat bhala Kap tas-Sagra Familja – f’ghaqda shiha ma’ Alla fil-misteru tal-Inkarnazzjoni – strument tal-awtorità tal-Missier Etern fuq Gesù Kristu: ahna naghrfuh fit-talb, fix-xoghol, fl-ubbidjenza, fl-ghixien tal-umiltà mill-aktar qawwija. Oh! Kemm hu facli nipparagonaw irwiehna mal-proxxmu taghna. Oh! Kemm inqisu malajr lilna nfusna superjuri ghalih. Oh! Kemm inheggu fina nfusna malajr din il-passjoni kerha tas-suppervja, li fis-sema kienet il-kawza tal-waqgha ta’ eluf u eluf ta’ angli – Ah! Nimitaw lil Guzeppi, infittxu li dejjem inzommu stima baxxa taghna nfusna, inqisu lilna nfusna li ma jisthoqqilniex il-grazzji tas-sema. Inkunu maghqudin! Inhobbu lill-proxxmu, noqoghdu attenti li fi kliemna w f’imgiebtna ma jkun hemm xejn li jista’ jweggaghlu qalbu: anzi, ghall-kuntrarju, inkunu dejjem lesti biex naqduh f’kull ma jista’ jkollu bzonn. Hekku, mela, fil-qosor, biex inkunu verament devoti ta’ Guzeppi, ghandna nhobbu dak li hu kien ihobb, noboghdu dak li hu kien jobghod, u nghixu dawk il-virtujiet li tant kienu gheziez ghalih.

Imma min qatt – nisthajjilkomk tghiduli – min qatt jista’ jilhaq il-qdusija u l-perrfezzjoni ta’ Guzeppi? Min qatt jista jimita il-virtujiet tant kbar tieghu? Min minna kellu l-istess xorti li kellu hu? Ghal tletin sena shah hu ghex u kien jitkellem mal-Verb Divin maghmul bniedem, waqt li jezercita lejh id-dmirijiet u d-drittijiet ta’ missier li verament ihobb. U propju minhabba din il-hajja tant intima li s-safa tieghu, il-karità, l-umiltà, u l-virtujiet l-ohra kollha, li ghal tant zmien kienu dejjem f’kuntatt ma’ Dak li hu l-awtur ta’ kull perfezzjoni, bil-fors li kellhom jaslu ghal stat perfett.

Ah! Kemm hu xxurtjat Guzeppi! Imma xxurtjati ahna wkoll, huti gheziez – li kontra tant popli ohrajn li ghadhom fid-dlam tal-paganizmu u tal-idolatrija, ghandna lil Alla taghna tant vicin f’dan is-Sagrament tant kbir tal-artal.

Ixxurtjat Guzeppi! Imma aktar henjin intom, li permezz tal-Ewkaristija Mqaddsa le, mhux biss tersqu lejn Gesù, imma tinghaqdu mieghu b’ghaqda hekk shiha li mpossibli timmagina ghaqda aktar intima minn din. Tant hu hekk li, wara t-tqarbin, kull wiehed minnkom jista’ jghid ma’ San Pawl, “vivo ego iam non ego, vivit vero in me Christo” – nghix, imma mhux jien nghix, imma Kristu li jghix go fija. Min jiekol gismi w jixrob demmi – dan jghidulna Gesù – jghix fija u jiena fih: “in me manet et ego in illo”.

Issa meta ghandna mezz daqs tant qawwi, meta jista’ jkollna ghaqda tant intima ma’ Gesù, min minna jista qatt ikollu l-kuragg li jghid li ma jistax inkun safi u kast, umli, u li jhobb lill-proxxmu! Hekku mela, jekk irridu verament inkunu devoti ta’ Guzeppi billi minitawh fil-virtujiet tieghu kif tixtieqna l-Knisja, meta tatulna b’mod daqshekk specjali billi tiddikjara l-gurnata tieghu Festa Kmandata, m’ghandniex x’naghmlu aktar milli nuzaw dan il-mezz tant qawwi. Iva! Ersqu lejn it-tqarbin, tqarbnu spiss, tqarbnu kuljum. Mhux jien qed nghidilkom dan, imma qed tghidulkom dak l-ispeci tal-hobz li qed taraw, hija x-xewqa ta’ Gesù, tal-gharusa tieghu il-Knisja, jghidulna il-Qdusija Tieghu Piu X. Tqarbnu, u l-Ewkaristija zzommkom devoti ta’ San Guzepp, li jghinkom f’din il-hajja bl-ghajnuna tieghu, u lejn it-tmiem taghha b’mewta qaddisa li jifthilkom il-bieb tal-Glorja tas-Sema. Hekk Ikun.

[84] This homily was delivered during a General Meeting of the Confraternity held at the Oratory, attached to Our Lady of Jesus Church, in Rabat. The church belongs to the Franciscan Friars Minor while the Oratory is dedicated to St Joseph. In 1907 Pope Pius X elevated the feast day of St Joseph on March 19 to a Solemnity and a holy day of obligation. The Meeting on October 28, 1907 was held in order to celebrate this declaration. (Information provided by Mr Dominic Micallef.)

[85] Cf. Decreto Sacra Tridentina. ND 1209/1.

[86] "semper mortificationem Iesu in corpore nostro circumferentes ut et vita Iesu in corporibus nostris manifestetur" / "always we carry with us in our body the death of Jesus so that the life of Jesus, too, may be visible in our body."

[87] "constituit eum dominum domus suae et principem omnis possessionis suae" / "he put him in charge of his household, the ruler of all he possessed,"

[88] De Piro is addressing the female section of the Society of Christian Doctrine (MUSEUM).

[89] i.e. Tuesday, October 7, 1919.

[90] The liturgical feast of the Archangel Michael was on Monday September 29, 1919.

[91] Prior to Vatican II, the Confiteor ran: "I confess to Almighty God, to blessed Mary ever Virgin, to blessed Michael the Archangel, to blessed John the Baptist, to the holy Apostles Peter and Paul, and to all the saints, that I have sinned exceedingly in thought, word, and deed, through my fault, through my fault, through my most grievous fault. Therefore, I beseech blessed Mary ever Virgin, blessed Michael the Archangel, blessed John the Baptist, the holy Apostles Peter and Paul, and all the saints, to pray to the Lord our God for me."

[92] World War I, 1914 – 1919. Traditionally Agatha, one of the Patron saints of Malta, saved the islands from a Turkish ivasion in 1551. This may be the reason why the local bishop, Mauro Caruana, asked for this pilgrimage to the church of St Agatha's.

[93] = Immediately

[94] Tuesday October 18, 1921. Traditionally the foundation date of the Franciscan Third Order is 1221.

[95] Compare to homily 88.

[96] St Mary of Jesus Church, in Valletta, belonging to the Franciscan Friars Minor. Like the previous homily, this homily was preached in 1921.

[97] = Immediately

[98] Francis died on October 3, 1226. Hence this homily is being preached in October 1926.

[99] = Thirsty / aspiring for / wishing.

[100] = The stray (sheep) into the folds.

[101] = Hermitage.

[102] Alverna is the Latin name for La Verna, or Monte Penna, in the Tuscan-Emilian Apennines, Italy.

[103] = Francesco.

[104] Compare to homily 90.

[105] Tuesday, October 4, 1927.

[106] The Franciscan year, in honour of the seventh centenary from the death of Francis of Assisi, October 4, 1926 – October 4, 1927.

[107] Where De Piro was director since 1907.

[108] "caritas numquam excidit sive prophetiae evacuabuntur sive linguae cessabunt sive scientia destruetur" / "Love never comes to an end. But if there are prophecies, they will be done away with; if tongues, they will fall silent; and if knowledge, it will be done away with."

[109] = This morning.

[110] = The stray (sheep) into the folds.

[111] Compare to homily 115.

[112] = Hermitage.

[113] Alverna is the Latin name for La Verna, or Monte Penna, in the Tuscan-Emilian Apennines, Italy.

[114] = Religiose Devote, Care Giovanette.

[115] Mk 10:17-22.

[116] The centenary was on May 30, 1932.

[117] St Mary of Jesus Church, Valletta, belonging to the Franciscan Friars Minor.

[118] Vedo in anticipo.

[119] Lasso di tempo = lapse of time.

[120] Canonised at Spoleto, Italy, on May 30, 1232, by Pope Gregory IX.

[121] = Dawn.

[122] = Advance solemnly.

[123] "et posuerunt omnes qui audierant in corde suo dicentes quid putas puer iste erit etenim manus Domini erat cum illo" / "All those who heard of it treasured it in their hearts. 'What will this child turn out to be?' they wondered. And indeed the hand of the Lord was with him."

[124] = Always stronger.

[125] = Child.

[126] Some paragraphs seem to be missing at this point. Perhaps one may add: comes on the altar in the Eucharistic symbols. This line is further developed in the next homily page 251.

[127] St Anthony of Padova died on June 13, 1231.

[128] = Adorned with.

[129] = Religious habit.

[130] Anthony died on June 13. This date here seems to be a mistake.

[131] Compare to homily 94.

Translation: Homily preached by the Servant of God, Joseph De Piro at the church of Saint Mary of Jesus, Valletta, on the occasion of the seventh centenary from the death of St Anthony of Padova, June 13, 1931.

“God … gives grace to the humble.” (James 4:6)

On June 13 1231, in a cell in one of the first Franciscan convents outside the city of Padova, a young 36 year old religious was breathing his last. He had already received Jesus in the Eucharist and, though in agony, his face was serene, with a smile on his lips. He confessed that he had seen his soul soar up to God to receive the prize awarded to all those who espoused themselves to humility. “God … gives grace to the humble.”

For this reason we have come together here this morning. This historical moment for the Franciscan Order, has brought us around this holy altar. A few years ago we were gathered here to celebrate the seventh centenary from the death of the great and heavenly Franciscan Patriarch. Today we celebrate seventh centenary from the death of one of his firstborn sons - Saint Anthony of Padova.

Barely a year after Anthony’s death, the Church, in the person of Pope Gregory IX, had already declared him a saint and given him the honour of the altars. Therefore today we can justly claim that we are celebrating two feasts: the centenary of the death and the centenary of the Canonization of Anthony. This feast is not only important for the Franciscan Order, but also for the whole Church and indeed the whole world. Everyone, not only the faithful, has recourse to the intercession of St. Anthony, even people who do not embrace the Church. “God … gives grace to the humble.”

Undoubtedly the practice of virtue makes one precious in God’s eyes. If we look briefly at this saint’s biography, we immediately note that Antonio’s favourite virtue was the one that is known as the foundation of all other virtues – the queen of all virtues – humility. “God … gives grace to the humble.”

As a young man he was extraordinarily handsome and highly intelligent. He came from a rich family. The world enticed him, lured him, ran after him! The world loved him! Young Ferdinand (as he was called) soon realized that all the splendour of this world was worth nothing but vanity. He therefore resolved to escape and abandon the world by hiding himself as a member of the Canons Regular of Saint Augustine. Soon afterwards, to place himself in a safer position, he put on the habit of the poor Francis of Assisi. He was happier washing the dishes in the kitchen convent than parading in the halls and courts of his time.

But “God … gives grace to the humble.” God pours out abundantly His grace on the humble. He therefore changed Anthony, a lowly and hidden religious, into a famous preacher and miracle worker. In the year 1222 some Franciscan and Dominican friars were in the Cathedral of the city of Farli, waiting to be ordained to the Priesthood. On such an occasion it was usual for someone to preach a homily regarding the solemn occasion. This time all the preachers present declined. Anthony’s Superior, moved by a discreet, divine inspiration, called the young religious and instructed him to preach the homily, which the others had refused to do.

Conscious of his lack of experience, Anthony at first hesitated. Upon his Superior’s insistence he gave in. He humbled himself, obeyed and accepted. At the moment of the homily Anthony opened his mouth, cleared his throat and preached one of the finest homilies, full of wisdom. All present were amazed and they left the church proclaiming that they had never heard such an awesome homily. This was the beginning of Anthony’s fruitful apostolate.

From that day onwards he preached in Spain, France and Italy. In each place the city came to a halt, as if it were a holiday. We read that judges, lawyers, business men and labourers all left their workplaces to listen to his homilies. Some even woke up at midnight to be able to find a place next to the pulpit. God was always pleased with Anthony’s humility and continued to pour His graces upon him. “God … gives grace to the humble.”

All this was further confirmed by the miracles Anthony worked. We have all heard about, or seen the painting, of the miracle at Rimini where Anthony preached to the fish. The city’s inhabitants were living a corrupt life, giving in to all sorts of evil vices. They showed no desire to listen to Anthony’s preaching, but when they saw the fish, unintelligent creatures, so attentively listening to Anthony’s voice, obedient to his invitation, they converted in large numbers.

When Anthony preached his last Lenten mission 1231, the year of his death, around 30,000 people gathered in the square. When he came down from the pulpit they all pushed forward to see him. The crowd was so big that had he not been protected by some strong men, he would have been crushed to death.

Dear friends, Jesus, true man and true God, by the grace of the Holy Spirit accompanied Anthony during his apostolate on this earth. Jesus, present in the Consecrated Host, accompanied Anthony on his journey from his death bed to paradise. We see this same Jesus on this altar today and in a short while he will come and find rest within your hearts.

Here on this altar, we not only worship a mystery of faith, a mystery of love, but also a mystery of humility. In Jesus’ mortal life, is hidden His divinity. In the Eucharist His humanity is hidden.

Just like a cloud that can only cover a tiny part of the sun’s splendour, so also His humanity barely hid His divine nature. The sun’s brightness still shines through the cloud and its rays somehow spill over from one side or the other. Christ’s divinity shone through His penetrating look, His awesome word, His actions and miracles. Yet here we see nothing: neither divine nor human. We only see the common form of bread and wine. There is nothing else, just total silence, no movement whatsoever, no sign of life. Oh mystery of humility! Oh profound humility!

What a shame it would be if we came to receive communion with vain worldly feelings in our hearts. Today, as we approach Jesus in the Eucharist, who can help us unite a deep sense of humility to our faith and love?

Translated by …………………

(Homily 95, vol. 2 p. 252)

[132] = Adorned with.

[133] = Religious habit.

[134] Ad onta di = despite, notwithstanding.

[135] Sisters of Charity of St Joan Antide Thouret, founded in1799.

[136] Founder of the Sisters of Charity in 1799. Canonised in 1934 by Pius XI.

[137] Compare to homily 100.

[138] "coartor autem e duobus desiderium habens dissolvi et cum Christo esse multo magis melius" / I am caught in this dilemma: I want to be gone and to be with Christ, and this is by far the stronger desire.

[139] = Violets, flowers.

[140] Preached at St Aloysius College.

[141] Eius meritis et precibus concede, ut innocentem non secuti, poenitentiam imitemur. "Grant through his merits and prayers, that we who have not followed him in his innocence, may imitate him in his penance." The collect for the feast day.

[142] The feast day of St Aloysius Gonzaga is on June 21.

[143] St Aloysius College, in Birkirkara Malta, is a high school opened in October 1907 by the Maltese Jesuits. De Piro used to send the aspirant members to his Missionary Society to finish their secondary education at this college.

[144] St John Berchmans (March 13, 1599 - August 13, 1621), a Jesuit seminarian was canonised in 1888 and his feast day is in November 26.

[145] The introduction to this homily is very similar to homily 99, page 261, on Santa Giovanna Anitida Thouret.

[146] = With little emotion.

[147] Nei ritagli di tempo = in one's spare time.

[148] October 21 1924. This house was opened in Qrendi in 1918. Cf. the testimony of Louis Galea, De Piro Cause of Canonisation, The 1987 Testimonies, p. 49.

[149] = Fleeting.

[150] "quia respexit humilitatem ancillae suae ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes" / "because he has looked upon the humiliation of his servant. Yes, from now onwards all generations will call me blessed,"

[151] = Banks.

[152] In May 1913 De Piro was appointed co-rector of a retreat house in Floriana, Malta, dedicated to Our Lady of Manresa. This house was also known as San Calcedonius, and the feast of this martyr was celebrated in the chapel of this house. This retreat house was later used as a Diocesan Seminary and more recently as the Archdiocesan Chancery. It is very probable that this homily was preached on July 24, his feast day.

[153] = Unsheathed swords.

[154] Compare to homily 105.

[155] = Unsheathed swords.

 

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pp. 267-279  not typed

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