Mons. Guzeppi De Piro
Predikatur Imheggeg
tal-Kelma t’Alla
Volum 2
Guzeppi De Piro, Predikatur
Imheggeg tal-Kelma t'Alla, vol II, ([Malta]: Postulazzjoni Kawza ta' Mons G De
Piro, 1987).
[page i]
(Presentation: Prezentazzjoni ta' Volum II. – not
included).
[page ii]
Werrej
Prezentazzjoni i
Werrej. ii
Il-Kanonizzazzjoni – (Santa Margerita). 165
Il-Madonna. 166
San Guzepp. 220
San Frangisk Saverju. 226
San Mikiel. 227
Sant'Agata. 230
San Frangisk ta' Assisi. 232
Sant' Antnin ta' Padova. 245
San Frangisk ta' Paula. 256
Santa Giovanna Antida Thouret. 261
Santa Tereza tal-bambin Gesu'. 264
San Alwigi Gonzaga. 269
San Gwann Berchmans. 271
Sant' Ursola 274
San Calcedonju. 278
[page 165[1]]
[Homily 60]
La Canonizazione e' un
pubblico testimonio della Chiesa circa la vera santita' di un'uomo defunto. Essa
consiste in una sentenza che la Chiesa da' attribuendo ad alcuno gli onori che
si devono a coloro che con Dio in paradiso gia' regnano, quindi si puo'
invocare nella Chiesa durante le pubbliche preci, si possono erigere templi in
suo onore, si puo' nello stesso modo offrire il sacrificio e recitare le ore
canoniche, celebrare il giorno della festa, l'immagine suo si puo' raffigurare
con raggi attorno denotanti la sua gloria, e le sue reliquie possono essere
pubblicamente onorate.
Che cosa e' che rese grande a
Margherita?
1. A tre anni gia' mostrasva
abbassimento alla colpa del peccato. Bastava ai genitori di dire che
c'e' peccato in una azione per reprimere la sua vivacita'.
2. A quattro anni gia' amava la
purita' quantunque non conosceva che fosse. Tanto che spesso pronunziava queste
parole "Mio Dio vi consacro la mia purita', per voto di castita'
perpetua."
3. A quattro anni gia' fuggiva la
compagnia delle persone date al mondo, e cercava quelle di persone dedite alla
pieta' alla devozione.
4. Appresi i primi rudimenti della
dottrina cristiana le fu detto che Dio benche' presente da per tutto, lo e' di
una maniera particolare nei nostri tempi, e che Gesu' Cristo realmente vi stava
nel S.S. Sacramento. Andava sovente in Chiesa - stava in ginocchio con mani
giunte e sentiva il suo cuore cosi' presto per l'amore verso Gesu' Cristo - vi
stava ore intere - ascoltare la Santa Messa.
5. Amava la solitudine per tenersi
con Dio - cercava sempre qualche grotta e qualche bosco e fuggiva i rumori sola
la tratteneva da questa pratica il timore di incontrare uomini.
6. Aveva una tenera devozione alla
Vergine SSma diceva Rosario, baciando la terra ad ogni "Ave",
digiunare il sabato, "Orazione".
7. A otto anni le mori' il padre,
venne ammessa in una casa delle "Suore di Sta Chiara" - Imitare la
vita e la virtu' delle Suore - la ammettano alla Comunione ad 8 anni.
[page 166]
[Homily 61]
Immakolata Kuncizzjoni[2] Istituto
Fra Diego[3]
Madonna 15.XII.1919[4]
Skrittura "Quasi
aurora consurgens" (Sg 6:9)
Perche' stamani con maggior zelo del
solito ci siam recati in cappella? Perche' ora che siamo qua' raccolti una
contentezza insolita ci inonda il cuore? Perche'? S.D.F.D.[5]
Ah! la risposta e' facile a tutti. L'e'
perche' oggi qua' siam venuti per onorare Maria, la nostra amatissima madre
colla commemorazione (tifkira) del singolare privilegio dell'Immacolato
Concepimento. "Quasi aurora consurgens." (Sg 6:9) Si' se
tutti i fenomeni (grajja) della natura sono grandi ed ammirabili, nessuno pero'
e' a noi piu' gradito dell'aurora. Maestosa e' la burrasca che solleva
le onde del/sul mare quasi montagne e le infrange sul/al lido; spettacolo
imponente ci offre la tempesta quando con lampi, tuoni, e fulmini l'ammiriamo
avanzarsi, ma queste scene l'uomo le guarda con terrore alla memoria che tanta
rovina possono apportare e in mare ed in terra. E' bello il tramonto quando
quell'ultimo raggio indora la volta del cielo, ed invita tutti al riposo; ma le
tenebre che lo seguono deprimano il cuore - E' bello il sole a mezzo giorno
ma il fiore del campo che si china sullo stelo apparisce e si dissecca, ma la
fronte madida dell' operaio ci fan sentire una stretta al cuore. Ma l'aurora. Ah!
l'aurora no! quel imporporarci (hmura) del cielo getta sulla terra un'ondata di
gioia (ferh) di speranza, di vita. Il fiore le si apre, l'uccello la saluta col
suo canto, nelle menti, nei cuori dei piccoli (tfal) aggiunge forza, robora la
speranza di veder avverati i loro voti, l'infermo che lo sospira (ikun qieghed
jistenniha). Ah tutti sentirono, tutti dicono che l'aurora non ha lacrime,
nell'aurora tutto e' grazia, tutto e' amore, per l'aurora tutto si ridesta
(jistejqer) e si rinnova.
Ed ecco perche' lo Spirtio Santo
rassomiglia all'Aurora l'Immacolata Conezione di Maria. Ecco Salomone che
getto' lo sguardo suo profetico nei lontani orizzonti della Chiesa, ed appena
egli scorge designarsi (tiddelinea ruhha) l'immagine di Maria rapito (mahrug)
fuori di se' esclama "Quae est
[page 167]
ista, quae progreditur quasi aurora consurgens?" (Sg 6:9) Lo
sappiamo tutto e' grande, divinamente grande in Maria, ma in molte delle sue
grandezze vi e' qualcosa che addolora. - Se si prende tutta la sua vita. La
maternita', a Bethlem, a Nazareth, sul Calvario e persino nel trionfo
dell'Assunzione il distacco, l'abbandono stringono il cuore - Ma nel mistero
dell'Immacolata Concezione di Maria non e' cosi', qua' tutto e' sorriso
(jissorridi) tutto e' gaudio (iferrah) qua' e' tutta bella, e' tutta santa,
qua' e' l'aurora nella quale senza velarsi a lacrima si possono fissare e
riposano le pupille della intiera umanita'.... "quasi aurora
consurgens." (Sg 6:9)
Ah si' Maria e' l'aurora nell'ordine
della natura. Non era infatti ancora creato il mondo e gia' nella mente di Dio,
quale stella matutina risplendeva Maria. "nondum erant abyssi et ego jam
concepta eram." (Si 50:6; Pr 8:24)
Peccano entro l'Eden i nostri
progenitori ed immantinente[6] piomba su di loro la maledizione, il castigo di Dio. Ma Iddio e' sempre
padre anche quando castiga. Ed ecco che dall'alto della giustizia segue l'altro
della misericordia, e viene promessa una Donna che terra' sotto i suoi piedi il
capo del nemico infernale "ipsa conteret caput tuum". (Gn 3:15)
Benedetto questo primo raggio della
Misericordia divina - Adamo ed Eva l'hanno raccolto e sentirono in se
ridestarsi la speranza della vita perduta. (Gn 3:15)
I patriarchi[7] l'uno all'altro, i Profeti l'uno all'altro hanno trasmesso questa
consolante promessa - I giusti dell'antico Patto nel loro dolore trovavano il
loro conforto nel ripetere "l'aurora spuntera'". (Sg 6:9)
O Immacolata vieni! Tutti i popoli
ti aspettano - Si avanza l'aurora ed il sole la segue. Si avanza Maria e con se
conduce nel mondo il sole della grazie N.S. Gesu'; quello stesso Gesu' che
trovasi sull'altare, quello stesso Gesu' che da qui' a pochi momenti verra' a
riposarsi nei vostri cuori. Ma se immacolata ha voluto che fosse la sua madre
Maria qual purezza non esige Egli nell'anima vostra - Quale purezza? non vi
confondete innalzate il vostro sguardo a Maria, e pregatela che come ha essa il
mondo rischiarato colla sua
[page 168]
Immacolata Concezione voglia riflettere quel chiarore sull'anima vostra
adesso e cosi' degnamente riceverete Gesu' nei vostri petti. Si' conservatevi
devoti di Maria. Voi che vi onorate col suo Nome conservatevi devoti della sua
Immacolata Concezione. Imitate Maria nella sua purezza e la odierna Comunione,
e le Comunioni che farete saranno per voi un vero mezzo di santificazione - Si'
la devozione di Maria e della Sua Immacolata Concezione sara' per voi come
l'aurora che rischiarera' purifichera' l'anima vostra prima che venga ad
abitare quel sole di giustizia e d'amore Nostro Signore Gesù Cristo. Amen.
[page 169]
[Homily 62][8]
Lil xi zghazagh (D.G.[9])
Madonna[10] "Quasi
aurora consurgens" (Sg 6:9)
Perche' D.G. perche'? stamani con
maggior zelo del solito ci siamo recati in cappella? Perche' ora che siamo qua'
raccolti una contentezza insolita ci inonda il cuore? Perche? - G.D. - Ah! la
risposta e' facile a tutti. Essa l'e' perche' oggi noi siamo qua' venuti per
onorare Maria, la nostra amatissima madre colla commemorazione del suo
singolare privilegio l'Immacolato Concepimento. Si! Maria in questo privilegio
e' tutta bella "Tota pulchra" (Sg 4:7) "quasi aurora
consurgens". (Sg 6:9)
Si'! se tutti i fenomini della
natura sono grandi ed ammirabili, nessuno pero' e' a noi piu' gradito
dell'aurora. - Maestosa e' la burrasca che solleva le onde del
mare quasi montagne e le infringe sul lido. - Spettacolo imponente ci offre la tempesta
quando con lampi, tuoni e fulmini l'ammiriamo avanzarsi; ma queste scene l'uomo
le guarda con terrore al pensiero che tanta rovina possono apportare e in mare
ed in terra. - E' bello il tramonto quando quell'ultimo raggio indora la
volta del cielo, ed invita tutti al riposo, ma le tenebre che lo seguono
deprimono il cuore. - E' bello il sole a mezzogiorno ma il fiore del
campo che si chiuda sullo stelo, apparisce e si dissecca, ma la fronte madida
dell'operaio ci fan sentire una stretta al cuore. Ma l'aurora, ah!
l'aurora no! quell'imporporarci del cielo, getta sulla terra un'ondata di
gioia, di speranza e di vita. Il fiore che si apre, l'uccello la saluta col suo
canto, nelle menti e nei cuori dei piccoli aggunge forza, robora la speranza di
vedere avverati i loro voti, l'inferme nelle case e negli ospedali[11] la sospira. Ah tutti sentono, tutti dicono che l'aurora non ha lacrime,
che nell'aurora tutto e' grazia tutto e' amore, che per l'aurora (tutto[12]) si
ridesta e si rinnova.
Ed ecco perche' lo Spirito Santo
rassomiglia all'Aurora l'Immacolata Concezione di Maria. Ecco perche' Salomone
nel gettare lo sguardo suo profetico nei lontani orizzonti della Chiesa, appena
scorge designarsi l'immagine di Maria, rapito fuori di se esclama "Quae
est ista, quae progreditur quasi aurora consurgens?" (Sg 6:9) Lo
sappiamo tutto e' grande divinamente
[page 170]
grande in Maria, ma in molte delle sue grandezze vi e' qualcosa che
addolora - Se si prende tutta la sua vita, la maternita', a Bethlem,
a Nazareth, sul Calvario, e persino nel trionfo dell'Assunzione il
distacco, l'abbandono stringono il cuore.- Ma nel mistero dell'Immacolata
Concezione di Maria non e' cosi', qua' tutto e' sorriso tutto e' gaudio, qua'
e' tutta bella tutta santa, qua' e' l'Aurora nella quale senza
velarsi a lacrima si possono fissare e riposano le pupille dell'intiera
umanita'. "Tota pulchra" (Sg 4:7) "quasi
aurora consurgens." (Sg 6:9)
Ah si' Maria e' l'Aurora nell'ordine
della natura non solo, ma anche e sopratutto nell'ordine della Grazia[13]. Non era infatti ancora creato il monda e gia' nella mente di Dio, quale
stella matutina, risplendva Maria. "Nondum erant abyssi et ego jam
concepta eram." (Si 50:6; Pr 8:24)
Peccano dentro l'Eden i nostri
progenitori ed immantinente[14] piomba su di loro la maledizione, il castigo di Dio - Ma Iddio e' sempre
padre anche quando castiga. Ed ecco che all'atto della giustizia segue l'altro
della misericordia, e viene promessa una donna, la quale terra' sotto ai suoi
piedi il capo del nemico infernale "ipsa conteret caput tuum."
(Gn 3:15)
Benedetto questo primo raggio della
misericordia divina. Adamo ed Eva l'hanno raccolto e sentirono fin se
ridestarsi la speranza della vita perduta. - I patriarchi hanno ripetuto
questa grande parola l'uno all'altro. - I profeti l'uno all'altro hanno
trasmesso questa consolante promessa. - I giusti dell'antico patto nel
loro dolore trovarono il loro conforto nel ripetere "l'aurora spunterà."
O Immacolata vieni, tutti i popoli
ti aspettano. – Si' avanza l'aurora ed il sole la segue: Si' avanza Maria e con
se conduce nel mondo il sole della grazia Nostro Signore Gesu' Cristo; quello
stesso Gesu' che trovasi sull'altare, quello stesso Gesu' che da qui' a pochi
momenti verra' a riposarsi nei vostri cuori. Ma se Immacolata ha voluto che
fosse la sua madre Maria quale purezza non esige Egli nell'anima vostra.
-
Quale purezza? non vi confondete innalzate il vostro sguardo a Maria, e
pregatela che come ha essa il mondo
[page 171]
rischiarato colla sua Immacolata Concezione, voglia riflettere quel
chiarore sull'anima vostra adesso e cosi' degnamente riceverete Gesu' nei
vostri petti. Si'! conservatevi devoti di Maria. Voi che vi onorate col suo
nome conservatevi devoti della sua Immacolata Concezione - Imitate Maria nella
sua purezza e la odierna comunione e le comunioni che farete in avvenire,
saranno per voi un vero mezzo di salute e di santificazione. - E finche'
apparira' a voi il sole di giustizia faccia a faccia, l'anima vostra avra' lo
stato di una continua aurora "sicut aurora consurgens". (Sg 6:9)[15]
[page 172]
[Homily 63][16]
"Quasi aurora consurgens" (Sg 6:9)
Perche' stamani con maggior zelo del
solito ci siam recati in cappella? perche' ora che siamo qua raccolti una
contentezza insolita ci inonda il cuore? Perche'? Ah! la risposta e' facile a
tutti. L'e' perche' oggi qua siamo venuti per onorare Maria, la nostra
amatissima madre celeste, ed onorarla colla commemorazione del singolare
privilegio dell'"IMMACOLATO CONCEPIMENTO". "Quasi aurora
consurgens." (Sg 6:9)
Si', se tutti i fenomeni della
natura sono grandi ed ammirabili, nessuno pero' e' a noi piu' gradito dell'Aurora.
Maestosa e' la burrasca che solleva le onde sul mare quasi montagne e la
infrange al lido - Spettacolo imponente ci offre la tempesta quando con
lampi, tuoni e fulmini l'ammiriamo avanzarsi, ma queste scene l'uomo le guardo
con terrore al pensiero che tanta rovina possono apportare e in mare e in
terra. - E' bello il tramonto quando quell'ultimo raggio indora la volta
del cielo, ed invita tutti al riposo, ma le tenebre che lo seguono deprimono il
cuore. - E' bello il sole a mezzogiorno, ma il fiore del campo che si china
sullo stelo, apparisce e si dissecca, ma la fronte madida dell'operaio ci far
sentire una stretta al cuore. - Ma e' Aurora, Ah! l'aurora no! Quell'imporporarci
del cielo getta un ondata di gioia, di speranza di vita. Il fiore che si apre,
l'uccello la saluta col suo canto; nella mente e sul cuore di tutti aggunge
forza, robora la speranza di veder avverati i loro voti, e infermo la sospira. -
Ah! tutti sentono tutti dicano che l'aurora non ha lacrime, nel aurora tutto e'
grazia tutto e' amore, per l'aurora tutto si ridesta e si rinuova.
Ed ecco perche' lo Spirito Santo
assomiglia all'Aurora l'Immacolata Concezione di Maria. Ecco perche' Salomone
getta lo sguardo suo prefetico nei lontani orizzonti della Chiesa, ed appena
egli scorge designarsi l'immagine di Maria rapito fuori di se esclama
"Quae est ista quae progreditur quasi aurora consurgens?" (Sg 6:9)
- Lo sappiamo tutti e' grande, divinamente grande in Maria, ma in molte delle
[page 172]
sue grandezze vi e' qualche cosa che addolora - Se si prende tutta la sua
vita, la maternita' a Bethlem, a Nazareth, sul Calvario e persino nel trionfo
dell'Assunzione, il distacco, l'abbandono stringono il cuore. - Ma nel mistero
dell'Immacolata Concezione di Maria non e' cosi', qua' tutto e' sorriso, tutto
e' gaudio, qua' e' tutta bella, e' tutta santa, qua' e' l'aurora, nella quale
senza velarsi a lacrime si possono fissare, e riposano le pupille della intera
umanita'. "quasi aurora consurgens!" (Sg 6:9)
Ah si'! Maria e' sempre l'aurora. Non
era infatti ancora creato il mondo, e gia' nella mente di Dio, quale stella
matutina, risplendeva Maria "Nondum erant abyssi et ego jam concepta
eram" (Si 50:6; Pr 8:24) - Peccano entro l'Eden i nostri
progenitori ed immediatamente piomba su di loro la maledizione, il castigo di
Dio. Ma Iddio che e' sempre Padre anche quando castiga in questo piangente la
sua paternita' viene manifestata per mezzo di Maria.[17] Ed ecco che all'alto della giustizia segue l'altro della misericordia, e
viene promessa una Donna, che terra' sotto ai suoi piedi il capo del nemico
infernale "ipsa conteret caput tuum." (Gn 3:15) - Benedetto
questo primo raggio della misericordia divina - Adamo ed Eva l'hanno raccolto e
sentirono in se ridestarsi la speranza della vita perduta - I patriarchi hanno
ripetuto questa grande parola l'uno all'altro - I profeti l'uno all'altro hanno
transmesso questa consolante promessa. - I giusti dell'antico patto nel loro
dolore trovavano il loro conforto nel ripetere "l'aurora spuntera'"
(Sg 6:9)
Vieni O Immacolata vieni! tutto il
mondo ti aspetta. - Si avanza l'aurora ed il sole la segue. Si avanza Maria e
con se conduce nel mondo il sole della giustizia[18], il sole della grazia Nostro Signore Gesu'; quello stesso Gesu' che
trovasi su quest'altare, quello Gesu', che da qui a pochi momenti verra'a
riposarsi nei vostri cuori - Ma se immacolata ha voluto che fosse la sua madre
Maria, quale purezza non esige Egli nell'anima vostra - Quale purezza ?[19]
[page 174]
[Homily 64]
"Tota pulchra es Maria et macula originalis non est
in te" (Sg 4:7)[20]
La Chiesa [nella liturgia odierna][21]
Grande e meraviglioso fu in tutti i
tempi lo studio e l'impegno del mondo Cristiano nel venerare e celebrare i
pregi rari, le grandi glorie della Vergine Santissima; quando pero' trattasi di
riverire di celebrare la sua Immacolata Concezione allora ci imbattiamo con uno
studio piu' attento con un impegno e zelo piu' vivo e piu' universale. Se io
volgo lo sguardo ai secoli trascorsi ed ai tempi presenti, da un lato si
presenta a me una schiera di dotte Universita' e di Sante Comunita' religiose
del Cristianesimo predicare altamente e sostenere fortemente il singolare
privilegio dell'Immacolato Concepimento di Maria; dall'altro lato io vedo oggi
tutto il mondo cristiano radunarsi ed unirsi per onorare e rivivere e celebrare
con lodi e con dimostrazioni di pubblica universale allegrezza la solenne
festivita' e la santita' dell'Immacolata Concezione.
Ora dico io perche mai tanto impegno
del Cristianesimo, nel difendere, nel solennizzare, nel riverire un si augusto
e speciale privilegio in Maria? Perche' mai? La ragione e' chiare, e' facile,
e' pronta, ed e' perche' dal puro, dall'immacolato, concepimento di Maria,
somma gloria ne risulto' in Gesu' Cristo Nostro Signore.
Il pregio piu' ammirabile dal quale
trae le sue glorie il Verbo umanato e' senza dubbio l'esser Egli l'Universale
Redentore. Ora questa gloria della redenzione (di Redentore) piu' che dal
salvamento degli angeli e degli uomini egli se la procuro' e la ritolse dallo
Immacolato Concepimento di Maria.
Come mai poteva cio' accadere,
direte voi? F.D? se la Vergine non aveva contratta la colpa originale, se essa
non e' stata neanche per un istante sotto la schiavitu' dell'infernal nemico? In
Essa il Figliol di Dio non trovo' piaga da risanare, ne schiavitu' (jasar)
dalla quale liberarla? Pero' e' appunto per questo che Gesu' Cristo acquisto'
per se la gloria di Redentore perfettissimo, col distinguere
[page 175]
la Sua Santissima Madre dal rimanente degli uomini con questo singolare
privilegio. Egli infatti non aspetto' che Ella con tutti gli altri cadesse
nella colpa originale per poi sollevarla, ma ha fatto per guisa che Ella per la
anticipata applicazione dei suoi meriti fosse segregata dal comune degli uomini
con un modo di redenzione perfettissima, che dai Teologi si chiama preservazione;
dando cosi' sfogo non solo alla sua sapienza e potenza ma altresi' all'amore
piu' tenero di un figlio verso la sua madre, che e' il piu' bel pregio e la
piu' bella gloria.
Leggiamo nella Sacra Scrittura.[22]
"Sala"
dalla libreria del Decano[23].
[page 176]
[Homily 65][24]
I
Perche' mai, giovani dilettissimi -
perche' mai volle il Signore, con un privilegio tutto singolare preservare
Maria dalla colpa di origine, ne' permise mai che fosse contaminata da alcun
alito di peccato leggerissimo? Non per altro motivo se non perche' Maria era
destinata a ricevere nel suo seno il Signor Nostro Gesu' Cristo e cosi'
divenire vera madre di Dio. Or bene le fede c'insegna, che quell'istesso Gesu',
il quale diciannove secoli or sono, s'incarnava nel seno verginale di Maria,
quell'istesso Gesu' trovasi qua' realmente presente su quest'altare, nascosto
entro quest'ostia sacrosanta; quell'istesso Gesu' da qui a poco verra' a
posarsi nei vostri petti, per essere vostro cibo e vostro spirituale alimento. G.D.
se tanta purezza e santita' ricercava Iddio in Maria, non e' ben giusto che
anche da noi esiga nella Santa Comunione una purita' di coscienza ed una
santita' a tutta prova.[25]
II
Ma quale purita'? Quale purita'
possiamo noi offrire a Gesu', ora che e' per venire dentro di noi? Ah! mio
Gesu' che a questa considerazione io tremo, io mi confondo. Ed in verita' quale
purita' posso offrire io concepito nel peccato, peccatore ancor piu' dopo
restituito alla vostra grazia colle acque battesimali, io ingrato a tanti e
tanti vostri beneficii? Qual purita' ahi! Che a questo pensiero io non posso
far altro che esclamare col Centurione: Signore io non son degno che voi entrate
nella casa dell'anima mia. "Domine non sum dignus ut intres sub tectum
meum." (Mt 8:8) Ovvero coll'Apostolo San Pietro; Signore
allontanatevi di me: "Recede a me", perche' sono un peccatore,
"quia homo peccator sum". (Lk 5:8) Ma che dico io mai? Se
cosi' avvenisse fortifichera' la mia debolezza? Chi illuminera' la mia cecita'?
Chi guarira' le piaghe di questa povera anima mia? Ah! Gesu' riparate, riparate
voi alla mia indegnita'. Io son certo che se a voi piace un cuore puro, un
cuore innocente, e' altresi' a voi accetto un cuore contrito e penitente: "Cor
contritum et humiliatum, Deus, non despicies." (Ps 50:19) Ed e'
percio' che non potendo in questa mattina presentarvi un cuore puro ed
[page 177]
incontaminato, io vi offro un cuore sinceramente pentito, un cuore che e'
profondamente addolorato dei tanti disgusti e delle tante offese recate al
vostro cuore paterno.
Venite percio' o Gesu', venite in me
e cancellate colla vostra grazia tutte le mie iniquita'; venite e create in me
un cuore puro, ed uno spirito tutto nuovo; "Cor mundum crea in me, Deus,
et spiritum rectum innova in visceribus meis." (Ps 50:12)
III
E voi, O Maria, Vergine Immacolata,
ottenete a questi giovani, vostri devotissimi figli, che si accostano a cibarsi
della carne del vostro Divin Figliolo, ottenete un raggio solo di quella illibata
purezza, della quale si compiace Iddio adornarvi sin dal primo istante della
vostra Concezione .... E poiche' in questo consolantissimo mistero voi
riportaste un trionfo sull'inferno e sul peccato, fate altresi' che trionfando
essi, in virtu' di questo pane dei forti, di tutte le insidie del serpente
infernale, possano un giorno meritare la corona della gloria in paradiso. Cosi'
sia.
[page 178]
[Homily 66][26]
AL se
il rossore vi assale
AL non
vi confondete in su a Maria i vostri sguardi, in su a Maria i canti santi che
nostro cuore, pregate Maria perche' i chiari raggi che aicondano la sua
immacolata concezione attraversino l'anima nostra diradino ogni ombra di
peccato. Ah! si' un atto di amore verso Maria, una tenera devozione alla sua
immacolata concezione quasi aurora consurgens rendera' fara' dell'anima
vostra una degna una grata sua dimora al colle grazia al sole d'amore, Gesu'.
[page 179]
[Homily 67][27]
Oh! se potesse squarciarsi il velo
che ci impedisce la visione della Madre nostra Maria. Noi la vedremmo lieta nel
volto ad accoglierci dopo questo pellegrinaggio - noi la sentiremo dirici
"Fili praebe cor tuum mihi" (Pr 23:26)[28] - invito dolce e amabile.
Noi abbiamo bensi' cercato di
offrirle ogni giorno un fiorellino, atto di ossequio una mortificazione, un
atto di virtu', una qualche preghiera ma non basta. La Madonna vuole di piu' da
noi. - essa voule il nostro cuore. Essa vede la lotta che dobbiamo sostenere
colle nostre passioni, col mondo, col demonio. Vede la debolezza del nostro
cuore, incerto in pericolo di perdersi e di trovare la morte per questo insiste
nella domanda, Praebe [29].....(Pr 23:26)
Figlio tu sai quanto e' grande la
tua miseria, quanto poca e' la tua virtu' fino a che ti trovi/vivi sotto il mio
sguardo/manto materno, fino a che vivi sotto il manto della mia protezione, tu
sei buono, sei pio, sei forte, sei virtuoso. Ma lungi da me chi ti difendera'? Che
ne sara' di te.
Figlio lasciami il tuo cuore ed io
lo custodiero'. - Fili...[30] (Pr 23:26) Raccolto nel mio to stai tranquillo. - non correra'
pericolo - ci sara' la sua luce, la sua forza la sua vittoria. - Sara' mio
impengno di preservarlo da ogni colpa - di purificarlo sempre piu' di colmarlo
di grazie e favori - di renderlo sempre piu' degno di Gesu' - e di me ed oltre
quanto saranno finite le lotte le battaglie io te lo rendero' per poterlo
presentare puro e candido innanzi al trono di Dio.
Cosi' ci parla la Madonna - quale la
nostra risposta?
Si', o Vergine santissima abbiamo
udito la tua voce, abbiamo inteso il tuo dolce invito... ed eccoti il nostro
cuore... esso vuole in te riposarsi.
O Regina eccoti il nostro cuore noi
veniamo a deporlo al tuo altare.
[page 180]
Tu
conosci la nostra incostanza e la nostra infedelta': prendilo presto, forse fino
stasera non sara' piu' nostro e dovremo piangere domani per ottenerlo. Oh,
nascondilo presto nel tuo seno immacolato e se qualche volta nell'ebbrezza di
una passione fremente o affascinati dalle lusinghe del mondo o tentate da
Satana lo vorremmo di nuovo o Madre/Maria non ce lo rendere di piu'.
Di' a noi allora che non puoi
ascoltare la insensata preghiera, che lo donammo a Te, che e' tuo tutto tuo
irrevocabilmente tuo.
Concedi a noi o Madre di
Misericordia, o Regina, la tua fede, la tua speranza e tutte le tue virtu'. E
quando i nostri occhi stanchi si chiuderanno verso la tomba, quando le labbra
nostre avranno ingoiato tutto il calice di fiele, donaci allora due ali per
volare al cielo dove in eterno canteremo le tue lodi - mentre te sempre Madre
beningna sempre madre di misericordia continuerai a chiamare a te i nostri
fratelli col tuo grido di amore, col tuo santo invito datemi o Figli datemi il
vostro cuore "Fili praebe cor tuum mihi." (Pr 23:26)
[page 181]
[Homily 68]
"In
me omnis spes." Si 24:25
Invochiamola, salutiamola insieme "Spes nostra salve".[31]
Maria e' nostra speranza perche' e' POTENTE |
-
Perche' e' Madre di Dio - Iddio nella sua potenza non puo' fare un'opera piu'
degna - Sole, mondo, angelo - ma creatura piu' bella non puo'. |
|
Maria e' nostra speranza perch` ci vuol bene |
- Io non posso spiegare quanto ci vuol
bene Maria. -
Tutto il bene che abbiamo ricevuto e' venuto da Maria. |
|
[page 182] |
||
|
-
Sant'Antonino Arcivescovo di Firenze. |
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-
Questa e' la piu' importante grazia di andare in paradiso. |
||
2
grazie |
Una
vera conversione ed una santa morte |
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Unirla
alla devozione a Maria. |
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Gesu'
a S. Brigida |
-
quando voglio prendere un peccatore pongo. |
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La Vergine a S.Matilde |
- Essa
in persona viene ad assistere i moribondi |
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DEVOZIONE in che consiste. |
1. Nel
non fare mai peccato mortale. |
[page 183]
[Homily 69] [32]
"Ecce mater tua" (Jn 19:27)
"Salve
Regina, Mater misericordiae"
Il cuore dell'uomo e' fatto per Dio,
- che uno tenda verso Dio, che uno si avvicina a Dio, che uno si unisca con
Dio, e' il primo bisogno dell'anima umana. - Il cuore dell'uomo in Dio solo
trova la sua vita, il suo riposo, la sua Felicita'. -
Infatti qualunque soddisfazione che
il peccato puo' dare al nostro spirito, qualunque godimento possa esso procurare
ai nostri sensi, questi godimenti, questo soddisfazione siano per quanto volete
continui e forti essi sono e resteranno sempre impotenti di sollevare la paura
e di saziare la sete di felicita' che ci divora.
Anzi invece, quando la sensazione,
quando lo stordimento dei piaceri fallaci sono svaniti, quando ci troviamo
faccia a faccia colla nostra coscienza, colla colpa che abbiamo commesso,
allora restiamo spaventati dal vuoto che abbiamo fatto, dal abbisso in cui ci
siamo caduti, del disgusto (dwejjaq) che abbiamo nell'anima generato.[33]
In questo stato costituito il povero
peccatore che allora incomincia a comprendere meglio donde gli viene la vera
felicita'. Egli si guarda intorno; egli alza gli occhi verso il centro del cuor
suo ma ahime! che distanza vi scorge, egli vorrebbe provare di avvicinarsi ma
gli manca il coraggio, - in questa posizione costituito chi verra' in aiuto del
povero peccatore, - ah! non dubitato il successo, l'aiuto che richiede il
povero peccatore esiste e' una realta' e non gia' una supposizione.
Si' Iddio nostro padre, padre
amoroso, padre che conosce la debolezza dei suoi figli, un padre di bonta'
infinita non ha abbandonato il peccatore non abbandona il peccatore, no ma tra
il suo trono sull'alto della gloria celeste e la misera terra che noi
calpesti che ci alberga ha posto un altro trono, quello di Maria - tra il
cuore di Dio Padre ed il cuore del peccatore vi e' il cuore del peccatore ha
posto il cuore della Madre sua e Madre nostra - onde con tutta fiducia il
peccatore (Thronus meus in nobis) (Si 24:7) puo' alzar
[page 184]
il suo sguardo verso questo trono perche' nel salutare la Maestra' Reale di
colei che trovasi assisa e gli vi scorge anche il cuor tenero di sua Madre
"Salve Regina mater misericordiae,"
Vi ho detto che l'aiuto, il
soccorso, la Misericordia di Maria verso il peccatore non e' una sopposizione
della nostra tenera devozione verso Maria ma e' una realta'.
Parola di Dio
Per intendere, o Fratelli, la parola
che Dio c'insegna che Maria e' la nostra madre di misericordia, e' il nostro
rifugio, portiamoci col nostro pensiero nel luogo e nel giorno in cui per la
prima volta entro' il peccato nel mondo. I due nostri progenitori Adamo ed Eva
insieme col colpo della sentenza di maledizione sono consolati da una speranza.
(Gn 3:15) Nel mentre che Iddio li castiga, ci fa loro coraggio col mostare
loro nell'avvenire: il peccato verra' disfatto per mezzo di una donna, per
mezzo di Maria.
E' al tentatore che egli annunziava
la guerra a morte che la Vergine senza peccato va a sostenere contro di lui. "Inimicitias
ponam inter te et mulierem" - odio irrconciliabile mettero' tra te e la
donna - "ipsa conteret caput tuum"[34] (Gn 3:15) - essa schiaccera' il tuo capo. Per sedurre a perdere gli
uomini inutilmente tu ti indosserai la maschera di tutte le passioni che
illudono che piacciono al cuore umano. La donna a cui ho promesso la vittoria
essa scoprira' sempre tutte le insidie essa avra' cura dei suoi figlioli mentre
sono in pericolo, essa in difesa della loro salute ti perseguitera'
dappertutto.
Ed ecco perche' F.D. Maria viene
chiamata ed e' protettrice degli uomini, un vero loro rifugio, per questo
ufficio che le viene da Dio assegnato. Noi la troviamo paragonata nelle sacre
Scritture ora ad un esercito schierato alla battaglia, ora una fortezza
inespugnabile, ora ad una torre forte di mille combattenti, tutti uniti colle
quali lo Spirito Santo vuol significare la potenza di Maria e la sua azione
benefica a favore nostro, poveri peccatori. - Ma dall'aurora dei secoli dove
ella era annunziata di schiacciare il capo del nostro infernale nemico
portiamoci ora sul calvario e vediamo che
[page 185]
cosa e' che successe.
Parola di Gesu' Cristo
La donna che deve calpestare il capo
del serpente Gesu' Cristo l'ha scelta per madre sua.
Dopo di aver vissuto con essa da
figliolo il piu' sommesso per 33 e' arrivata l'ora di compiere l'opera della
redenzione.
Mirabile inchiodato moribondo sulla
croce. A chi incarichera' di non lasciar che vada perduto il frutto suo lavoro
doloroso? A chi incarichera' per preparare gli uomini a reclamare per Lei il
prezzo del suo sangue? Non agli apostoli che si son dati alla fuga
(Mt 26:56), eccetto Giovanni (Jn 19:26); - ma neanche Giovanni, il
Signore tiene un altro pensiero.
Per l'ufficio di difendere gli
uomini contro l'infernal nemico, il pensiero di Gesu' Cristo e' di affidarlo a
Maria a preferenza di tutti. Infatti per un tale ufficio ci vuole un cuore
mansueto, un cuore che sa compatire, un cuore pieno di Carita'; in una parola
un cuore di madre.
Ebbene la parola omnipotente di
Gesu' moribondo creera' dunque per tutti gli uomini, per tutti, diciamolo, i
peccatori, una madre, e una madre degna di questo nome. Questa madre e' sotto i
vostri occhi: e' Maria. "Mulier ecce figlius tuus, ecce Mater tua"
(Jn 19:26-27)[35], in luogo di Gesu', tutte le generazioni di peccatori; in luogo di un sol
uomo, tutti gli uomini.
Da quel momento in Maria venne formato
un Cuore tutto pieno d'amore verso gli uomini. Venne cosi' formato in contrasto
dalle parole del Uomo Dio e dal consentimento del cuore di Maria.
Da allora in poi il braccio della
Divina grazia cade disarmato. - Il demonio rafforza e raddoppia il suo zelo
contro il peccatori ma appare Maria ed il suo figlio. - l'uomo e' libero dal
pericolo.
A ragione vien salutata
Madre di Misericordia.
[page 186]
Pratica e dottrina della Chiesa
Per comprendere poi la fiducia della
Chiesa nella Misericordia di Maria basterebbe aprire il libro delle preghiere. L'eretico
Nestorio aveva negato il titolo di Madre di Dio a Maria e la Chiesa, riunitasi
nel terzo Concilio generale[36], dopo aver decretato il titolo, e pronunziata la sentenza - in memoria
della loro decisione e per mostrare la loro fede nella potente misericordia di
Dio ne formarono la preghiera - che poi piu volte al giorno recitiamo – "Sancta
Maria Mater Dei ora pro nobis peccatoribus nunc et in hora mortis nostrum".[37]
"Sub
tuum praesidium confugamus".[38]
"Sancta
Maria succurre miserio juva pusillanimus refore plebiles".[39]
"Sentiant
omnes tuum juvamen".[40]
Ci vorrebbe molto tempo, ed abuserei
della vostra pazienza se vi dicessi quello che dicono i Santi Padri della
Misericordia di Maria: San Leone - Sant'Agostino - San Bonaventura - il
venerabile Pietro di Blois - e San Bernardo. Ma per finire richiamare alla
vostra memoria un fatto che voi forse conoscete.
Vi era a Parigi una parrocchia sita
in un quartiere molto popolato e fragoroso ed i parrochiani durante il giorno
venivano trasportati (mibrumin) dagli affare e durante la notte venivano
trasportati dal turbine dei piaceri. Avevano dimenticato Dio, non trovavano di
pensarci, avevano dimenticato la voce della Chiesa, la domenica nei giorni di
festa non si vedeva alcuno, sembrava una spelonca dei morti. Le cose
continuarono cosi' fino al 1836 e l'undici di quell'anno il Venerabile Curato
la dirige in modo particolare alla Vergine SSma pregandole caldamente a voler
interessarsi della sorte dei suoi parrochiani; fondando insin da quel giorno
un'associazione di preghiera in onore della Vergine. Due mesi dopo, la Chiesa
comincio' ad essere frequentanta; ed alla fine dell'anno tanto era il concorso
che la chiesa diveniva piccola. Ecco Maria come sempre si confera alla conversione
non dei singoli peccatori ma popoli intieri.
[page 187]
Ed ora
prima di finire permettimi o Maria di rivolgervi qualche parola a favor di
questi vostri figli che con tanta devozione ed attenzione mi hanno ascoltato
mentre le parlavo della tua misericordia. - Si'! quando essi verranno ai piedi
del vosrto altare ricordatevi che voi sei loro madre di misericordia - Ah! Si'
quando questi vostri figli perseguitati dai pericoli e dagli assalti del mondo
a Voi verranno come tante colombe dalla tempesta O allora allargati le vostre
braccia, stendete piu' largo il vostro manto ed accoglieteli sotto la tua
protezione perche' essi sono vostri figli! - A Lei! quando essi verranno a
versare nel vostro cuore quei dolori che non possono dire ad alcuno, neppure al
padre, alla madre, al fratello alla sorella, allora Maria, riceveteli,
stringeteli al vostro seno, riconciliateli col Vostro Figlio Gesu' perche'
Salve O Regina, Madre di Misericordia "Salve regina mater
misericordiae."
[page 188]
[Homily 70]
Maria: Tieg ta' Kana. (Jn 2:1-11)[41]
Maria il vino - Maria dice a Gesu' "Vinum non habent." (Jn 2:3)
Maria e' Madre di provvidenza - se provvede ai bisogni temporali quanta premura
non ha pei nostri bisogni spirituali - ed ora che siede nel cielo. Regina degli
Angeli, dei Santi - percio' dobbiamo onorarla, amarla - essere devoti -
Rosario, saluto! - Esempio:
- Ad un giovane impuro non incuro delle tue lodi.
- Ad un altro se presto non ti emenderai sarai sepolto nell'inferno.
Esaminiamoci
come va' la nostra devozione alla Vergine SSma. Se ci siamo raffredati
cerchiamo di informarci di nuovo / altari, immagini, abitino, corona, rosario.
Il
fatto di Tommaso Kempis che trascuro' alcune preci - devozione a Maria - gli
apparve, lo rimprovero' e riprese con costanza le sue antiche devozioni.
"Nondum
venit hora" (Jn 2:4) - dalle parole di Gesu' Maria non si scoraggi. Sembra
alle volte Iddio non ascoltarci perche' gli piace fare grazie in segreto.
- Il
fatto di S. Monica che pregava per S.Agostino per ben 17 anni - e finalmente
ottenne una grazia maggiore.
Vino
meno buono e vino buono
A mondo - vino buono poi non buono.
Gesu' - vino non buono poi buono.
(Jn 2:10)
[page 189]
[Homily 71][42]
Simbolo di dignita' e di amore.
Ricordo di doveri.
Carattere speciale del culto cattolico
e' di presentarsi a Dio e di offrirgli le sue preghiere sempre per mezzo di
Gesu' Cristo. - "Per Jesum Xtum Dominum Nostrum".
Ed in verita' tra Iddio e l'uomo vi
e' un abisso:-
Dio e' l'essere, assoluto, infinito,
perfetto e' la plenitudine dell'essere. Dio e' il maestro, e' il sovrano, e' il
re' dei re', e' il padrone dei padroni, comanda i venti e le tempeste, stende
la volta del cielo al pari di una tenda, ordina al sole di levarsi ed alla luna
di chiarire la notte, riempie il firmamento di stelle. Egli vede tutto, Egli e'
da per tutto, i suoi occhi penetrano le tenebre della notte, e legge fino ai
nostri piu' intimi segreti pensieri, per Lui il cuore umano non ha nascondigli,
la coscienza dell'uomo non ha segreti.
L'UOMO dinanzi a Dio non e' che un
miserabile verme della terra, un fiore che apparisce, una foglia che viene
trasportata dal vento, e' anche meno di questo non e' che cenere e polvere.
Chi riempira' questo vuoto, questo
abbisso tra Dio e l'uomo?
Ecco che il Figliuol di Dio discende
dal cielo, prende carne umana, e dall'infinita' del cielo getta un ponte tra
Dio e l'uomo. Egli diviene il mediatore tra Dio e l'uomo, l'intercessore,
l'avvocato tra l'uomo e Dio. Gesu' e' l'Emanuele che vuol dire Dio con noi, (Mt 1:23)
per mezzo di Lui Dio e' sceso sulla terra, e l'uomo venne elevato fino al
paradiso.
Ecco che i primi Fedeli gia'
abituati a ricorrere alla mediazione di N.S.G.C., e riflettendo sempre piu'
sulla grandezza di Dio, e sulla piccolezza dell'uomo, cercando altri
intercessori e qui troviamo che la devozine a Maria come interceditrice tra
l'uomo e Gesu' rimonta fin / rimasta piu'
dai primi / piu' tempi della chiesa poiche' / perche' nessuno e' piu' vicino
a Gesu' che Maria; se lasciamo qualsiasi considerazione altra basta fermarsi
sulle parole del saluto dell'arcangelo Gabriele, "Ave Maria, gratia plena,
Dominus tecum". (Lk 1:28) Dunque Maria non e'
[page 190]
vicina a Gesu' ma come madre di Gesu' e' una sola cosa con Lui, ed ecco
perche' la chiesa la onora anche col nome di Corredentrice.
Ecco da qui' la grande nobilta', il
grande onore di Maria ed anche la grande Missione data dalla Providenza a Maria
di intercedere per l'uomo.
Ecco da qui' il grande onore per voi
di chiamarvi d'oggi innanzi. Figlie di tante madre, Figli di Maria.
Dunque la medaglia e' simbolo della
vostra nuova dignita' del vostro nuovo onore.[43]
Ma essa e' anche ricordo di
doveri. La devozione verso Maria, sta sul ricordarsi spesso di ricorrere
alla sua intercessione, con preghiere, con giaculatorie, col solennizzare le
sue feste, col parlare di essa e della sua preclara virtu' ma principalmente
sta' sulla sua imitazione.
Nell'ubbidienza .... "Fiat mihi
secundum verbum tuum". (Lk 1:38)
Nell'Umilta'. "Quia respexit
humilitatem ancillae suae". (Lk 1:48)
Nella Modestia.
Pio XI il regnante / seguente Pontefice ci fa' ricordare il detto di San
Paolo "Le donne siano in abito decoroso, con verecondia e modesta, e con
opere buone, come ei/ci conviene a donne, che fanno professione di
pieta'." (1Tm 2:9-10)
Istruzione della Sacra Congregazione
del Concilio del 12 gennaio 1930.
"Mulieres in abitu ornato cum
verecundia et sobrietate" ...."quod decet mulieres promittentes
pietatem per opera bona."[44]
[page 191]
[Homily 72][45]
MARIA ADDOLORATA
Oh! se potesse squarciarsi il velo,
che ci impedisce la visione della madre nostra Maria! Noi la vedremmo lieta nel
volto ad accoglierci dopo questo pellegrinaggio, che abbiamo fatto in onore di
Lei, e per ottenere da Lei la sua intercessione presso il suo Divin Figlio a
favore della pace - noi la sentiremmo dirci, "Qui timetis Dominum sperate
in illum et veniet vobis misericordiam" (Si 2:9)
Si A.D. e' stato il santo timore
di Dio, che ci ha raccolti insieme ed al lampo dei suoi flagelli siamo qui'
venuti in questo antico e devoto Santuario, a pregare la Regina della pace,
perche' colla sua intercessione li allontani da noi. - Dinanzi alle rovine ed
alle stragi dell'ora presente, si suscita in fondo al nostro cuore una domanda
naturale.
Perche'? Perche' mai tutta questa
guerra crudele, tutta questa guerra inumana? Che tormento sconvolge e travolge
popoli e nazioni? La causa di tanti mali. - A.D. e' una sola. Perche' i popoli
e le nazioni hanno mancato al santo timore di Dio, si sono allontanati dalla
legge di Dio, hanno dimenticato il precetto dell'amore - Si' la societa' ha
mosso guerra a Dio e dalle alte sfere fino ai piu' bassi gradi della stessa,
Dio e'stato fatto segno di odio. - Da un capo all'altro della terra, invece di
lodi e di benedizione risuono' per Iddio il linguaggio diabolico della
bestemmia, "non serviam" (Jr 2:20)[46]. - Da giovani e da vecchi, da fanciulli, da uomini e perfino da donne
risuono' il turpe linguaggio "non serviam" (Jr 2:20) - linguaggio dinanzi al quale Dio non puo' restare indifferente - e non
fosse per la sua bonta' e misericordia, la terra, sulla quale dilaga un mare di
iniquita' sarebbe gia' ridotto in cenere, sarebbe ridotto nel nulla. Ma se noi
temiamo Dio abbiamo ragione di sperare "si timetis Deum sperate in
illum" (Si 2:9)[47] ci dice Maria, e la sua misericordia scendera' a consolarci. Si! sono le
anime timorose di Dio, che colla loro continua riparazione trattengono il suo
braccio terribile. Ma sopratutto, A.D., chi vi accostate alla Santa Comunione,
sopratutto e' lo stesso suo Divin Figlio il quale annientato (Ph 2:7) e
nascosto nel Santissimo. Sacramento, copre, come di una corazza di salvezza,
tutta la terra, e trattiene i suoi
[page 192]
maggiori castighi.
Si' O Gesu' siete voi che ci salvate
dalla Divina Giustizia, sdegnata pei nostri peccati. - Voi che vi immolate per
noi su tutti gli altari della terra, voi che in milioni di tabernacoli restate
per nostra protezione, per nostra difesa! Ebbene o Gesu' noi in riparazione di
tanti vi offriamo questa nostra Santa Comunione; - vi offriamo tutte quelle
Comunioni fatti sui campi di battaglia e nelle trincee, e di moribondi e da
coloro, che si preparono al combattimento; - vi offriamo i voti ed i meriti di
tante anime che sulla terra vi sono grate; - vi offriamo le fatiche di quegli
Apostoli, che in lontani regioni dilatano la vostra dottrina; - vi offriamo i
sacrifici e le privazioni di tanti, che vivono nei chiostri, facendo del loro
corpo innocente la piu' aspra penitenza per i peccati del mondo; - vi offiamo,
in particolare modo le fatiche e gli stenti di quanti in quest'ora sono sul
campo di battaglia. - Ed a voi preghiamo O Regina della pace, di presentare
questa nostra offerta presso il trono dell'Altissimo, perche' si muova a
compassione di noi, - perche' cessi quest'immane flagello e torni la pace a
brillare tra gli uomini.
Si' O Madre nostra, Maria,
ricordatevi che tutte le grazie devono passare per le vostre mani. - Deh! Volgete,
O Maria, il vostro sguardo sulla misera Europa, provata dalla piu' grande
sventura, tormentata da quasi due anni dalla guerra[48] piu' terrible che ricordi la storia - Abbiate pieta' e misericordia di
essa. - Fate che il cuore del vostro Divin Figlio Gesu' sia placato
dall'olocausto, che tanti giovani fanno della loro vita sul campo di battaglia.
- Fate che esso sia placato dal sangue che tanto tempo inonda la terra. - Si'
voi O Maria, che una volta piangeste il vostro unico figlio, guardate alle
lagrime che sgorgano dal ciglio di tante madri, di tante sorelle, di tante
spose e di tanti figliuoli innocenti. - Fate, O Maria che cessi l'orrenda
catastrofe, si' da Voi, O Regina di Pace, noi aspettiamo la grazia, intercedete
per noi pregate per noi - Regina pacis, ora pro nobis.
[page 193]
[Homily 73]
Pellegrinaggio alla Mellieha[49]
21 Marzo 1920
Quattro anni or sono mentre una guerra
immane sconvolgeva popoli e nazioni, seminava ovunque rovina, strage e morte e
le pareti del focolare domestico faceva risuonare dal pianto delle madri, delle
sorelle e delle spose e di tanti figliuoli innocenti[50], noi impauriti per tanta sciagura e trepidanti sulla sorte che sarebbe
toccata ai nostri congiunti sul campo di battaglia, simili al naufrago che fra
le onde do aspra tempesta pel mare, che lo circonda, avido, fissa lo sguardo in
cerca del legno che l'avrebbe salvato, noi sollevammo lo sguardo al cielo, e
col cuore e colla mente pieni del santo timore di Dio tra il lampo del flagello
dell'ira sua noi scorgemmo l'astro consolatore che avrebbe llenito la nostra
afflizione.
Oh! Visione beata! Noi vedemmo tra
le nubi, come in suo trono, "in nube thronus eius" (Si 24:7),
noi vedemmo la madre nostra, noi vedemmo MARIA, che dalla corona reale cinte le
tempia, sul braccio portava l'Infante Divino. Essa allora in noi fisso' lo
sguardo e dal dolce materno sorriso che le illuminava il volto, noi comprendemmo
che essa ci riconosceva per suoi figli. La Madonna della Mellieha. Essa, essa
sara' la nostra consolatrice. Questo era il nostra pensiero, questa era la
nostra parola; andiamo, andiamo! dalla madre nostra la Vergine della Mellieha!
Dal pensiero alla parola, dalla
parola all'accordo, dall'accordo al fatto e la mattina del 16 febbraio 1916[51] chi da un punto chi dall'altro dell'isola noi tutti ci trovammo in questo
devoto santuario noi ci trovammo ai piedi di Maria. Chi di noi si e' scordato
della soave consolzione che in quel giorno inondo' le anime nostre? Oh! essa
era l'aria/arca sicura che noi saremmo stati esauditi, e cosi' fu'. Ed e'
appunto cio' che oggi ci fa trovare di nuovo al cospetto dell'altare della
nostra tenera madre Maria. Si' noi sdegnando l'esempio dei nove lebbrosi di cui
parla il Vangelo ci siam messi avanti ad imitare il Samaritano (Lk 17:11-19)
ed al par di lui siam
[page 194]
qua' tornati per sciogliere la nostra voce, per cantare insieme l'inno di
lode, l'inno di riconoscenza e di ringraziamento.
Si', o Maria, pubblicamente al
cospetto di questo tuo popolo, continuo testimone delle tue grazie noi ti
ringrazieremo col canto del "TE DEUM". Si' ti lodiamo O Dio, sia
sempre tuo ed in ogni luogo la tua lode. Sia sempre glorificato per averci dato
una Madre tanto tenera tanto affettuosa, una Madre tanto sollecita ad asciugare
le nostre lagrime.
Messa[52]
Comunione
Benedizione
Pellegrini, Famiglia, congiunti,
Perche' vi diano in cielo quella gloria che noi non possiamo darvi qui in
terra.
[page 195]
[Homily 74][53]
Tas-Samra Hamrun 1922
Chiusura del mese di Maggio nella Chiesa di N.S. dei Doni
Rabat
10 giunio 1919
Dopo che per un intiero mese voi vi
siete radunati in questo piccolo tempio, ma tanto a voi caro e devoto, dopo un
mese che qua' vi siete radunati a dare culto ed onore alla Gran Vergine Maria,
a questa nostra Madre amorosa - io mi raffiguro (nisthajjel) questa mattina
Gesu' Cristo qua' presente con tutta dolcezza. Egli vi invita ad appressarvi a
questa mensa degli angeli, e quasi per ristirarvi dalle vostre fatiche
spirituali Egli vi offre in cibo lo stesso suo corpo.
Grande e' il favore che Egli sta per
compartirvi, prezioso e' il dono che state per ricevere, e percio'
correspondenti dovrebbero essere da parte vostra le disposizioni. Ma quale
sara' questa preparazione? Chi sara' stamani il modello e esemplare vostro?
Ah! - D.F. in questo bel mese voi
avete onorato Maria collo studio speciale delle sue virtu'. Orbene entriamo
adesso nel Cuore immacolato di Maria, richiamiamo alla mente la sua fede,
la sua speranza, e la sua carita', imitiamo, copiamo, Maria in
questa tre virtu' - ed ecco il piu' bel apparecchio che voi potete fare per
questa comunione.
Si': grande anzitutto fu' la fede
di Maria.[54] Dice il padre Suarez che la Vergine Maria ebbe piu' fede che tutti gli
uomini e tutti gli angeli; - Vedra' ella il suo figlio nella stalla di Betlemme
e lo credeva il creatore del mondo (Lk 2:7); - Lo vedra' fuggire da Erode
eppure lo credeva Re' dei Re' (Mt 2:13-20); - Lo vide nascere e lo crede'
eterno (Lk 2:7); - Lo vide povero e lo crede' [55]......; - Posto sul fieno e lo crede' onnipotente (Lk 2:7); -
Osservo' che parlava e crede' che Egli era la sapienza infinita; - Lo sentiva
piangere e credeva esser Egli il gaudio del paradiso; - E la' sulla cima del
Calvario quantunque vacillo' la fede nei seguaci del Redentore, Maria lo mirava
vilipeso e crocifisso ed allo stesso tempo lo credeva fermamente esser Egli Dio
(Jn 19:25); - E la' dentro al cenacolo dopo l'ascensione fu' Maria
[page 196]
che come fiaccola accesa mantenne viva la fede nel cuore degli
Apostoli (Ac 1:14).[56]
Adesso proprio adesso prima di
accostarvi alla comunione vi dice con S. Idelfonso: "imitamini
signaculum fidei Mariae"[57], imitate la fede di Maria. E quantunque i vostri occhi non ricolgono
altro che la specie del pane; fate un atto di viva fede, e dite che credete che
li' nascosto si trova tutto Gesu' Cristo vero Dio e vero uomo coll'anima, col
corpo e colla divinita'. Quello stesso Gesu' che nacque di Maria Vergine, che
visse, pati' e mori' crocefisso, che ascese al cielo ove risiede alla destra di
Dio Padre.
Dalla fede nasce la speranza e
percio' se grande ed ammirabile e' la fede in Maria, Essa e' altresi' modello
di speranza.[58] - Vedetela e' appena di tre anni eppure essa lascia la casa paterna e
vola a chiudersi nel Tempio di Gerusalemme, ed in Dio ripone ogni sua fiducia,
a Dio rivolge ogni suo pensiero, ogni suo desiderio ogni sua aspirazione. -
Vedetela sposa di Giuseppe. - Madre del Figliol di Dio nella poverta', nelle angustie,
nei travagli e nelle pene, essa si mantiene sempre calma, sempre tranquilla. Perche'?
Perche' in Dio essa ripone ogni fiducia o spranza.
Orbene ora che vi appressate a
questa sacra mensa ad imitazione di Maria ravvivate la vostra speranza. - Voi
da qui' a poco riceverete nel vostro petto quel Dio che e' l'Autore di ogni
bene, Dio onnipotente, Dio fedelissimo nelle sue promesse. - Quali grazie non
dovete sperare di ricevere in questa sua venuta, in questa sua visita.
Ma se ci e' modello di fede e di
speranza Maria e' anche a noi modello di carita'.[59] Si'! Maria amo' Dio, amo' piu' che tutti gli uomini uniti insieme
piu' che tutti gli angeli - Essa amo' Dio di un amore continuo di un amore mai
interrotto - Il suo cuore fu' un incendio, una fornacre di carita' e tutta la
sua vita non fu' altro che una continua estasi d'amore.
Ecco
dunque - D.F. come conviene avvicinarsi alla Sacra mensa col cuore ornato di
queste tre virtu' con fede, speranza e carita'.
[page 197]
E voi, O
Maria, Madre pura, madre santa, madre la piu' affettusa in questa chiusura del
mese a voi consacrato, getta il tuo sguardo misericordioso su questi tuoi
devoti- essi si professano di essere tuoi figli; mostrati dunque di essere loro
vera madre, essi non cercano altro che far bene la loro comunione, - guidateli
voi stessa dal vostro Figlio, parlate voi in loro favore, ornate il loro cuore
di una viva fede, di una ferma speranza e di una ardente carita'
perche' Gesu' che da qui' a poco entrera' nel loro petto non manchera' di
versare nel loro cuore i tesori delle sue grazie.
[page 198]
[Homily 75]
Chiusura mese di Maggio
Bonum
est nos hic esse. (Mt 17:4)
Dolcezza di parlare e di sentir
parlare di Maria che e' "Causa nostrae laetitiae."[60] Stiamo sempre a lei uniti e sentiremo sempre le parole che escono dalla
sua bocca.
Per stare uniti a Maria dobbiamo
consacrarle il nostro cuore, metterlo per cosi' dire nel suo, onde dopo averlo
purificato dai peccati e da ogni macchia lo offre a Gesu'.
Motivi
per la consacrazione
Maria Regina dell'universo ha il
diritto sui nostri cuori. - Madre di Dio. - La piu' santa di tutte le creature.
- Maria e' Omnipotente verso Dio. - Piena di bonta'- e misericordia per noi -
se siamo peccatori essa e' madre nostra.
Ogni beneficio vuole riconoscenza -
e pei benefici ricevuti da Maria in questo mese diamole quello che desidera -
essa non desidera che il nostro cuore.
Qualita' della Consagrazione.
sincera col cuore non
colle labbra;
intiera spirito, cuore,
corpo, beni di natura di grazia;
irrevvabile fuggire le {occasioni
{preghiera
{sacramento
Vantaggi
della consagrazione.
benefici ricevuti finora
sono segno, pel futuro
ci dara' la perseveranza e la
corona della gloria.
Erminia
Moriconi nata in Colle d'……… educata a Firenza. - 3 Ave Maria, prima di lasciare
il collegio. - Vita comune a 10 anni e se esista un'altra vita - gettarmi sulla
Sienna a Parigi.
Sente le campane - era per la
predica, predicava della confessione - fonte di misericordia di quel Dio che
viene a
[page 199]
cercare misericordia. Erminia si sente commossa, prega si confesso' ed
entra in un convento delle Visitandine ad Annay[61] Ciarione dove trovo' la sua pace.-
Ecco
la devozione alla Vergine Santissima.
[page 200]
[Homily 76][62]
Processione del Rosario, Hamrun 1923[63]
(Oh!
se cadesse il velo che ci separe dalla visione beatifica della nostra Madre che
sta nei cieli, come la scorgeremo sorridente verso di noi. Oh! come la
scorgeremo con quella corona del rosario come apparse a San Domenico 700 anni
fa', come apparse a Lourdes, 70 anni or sono)
Glorja lilkom, aħwa għeżież,
għad-dimostrazzjoni kbira sabiħa u solenni, li intom mortu illejla
tagħmlu b'din il- proċessjoni bir-reċita tar-Rusarju - gloria
lilkom għad-devozzjoni kbira li intom għandkom lejn il-kuruna tar-Rużarju.
F'dan il-waqt, jiena qed inġib
quddiem għajnejja l-viżjoni li kellu l-Patriarka S. Duminku, allura
meta imbikki fuq il-ħażen li kien qed jikber fid-dinja - u fuq
il-fidi li kienet qegħda tiġi nieqsa, inxteħet għarkubbtejh
quddiem l-immaġini tal-Verġni Mqdaddsa, u staqsiha x'inhu li jista'
jagħmel biex iwaqqaf tant telfien ta' erwieħ, - U għal din
it-talba l-Verġini dheritlu u hekk marret tgħidlu: jekk inti trid tieħu,
tmexxi u twassal l-erwieħ għand Ġesu' m'għandekx tagħmel
ħaġa oħra ħlief ixxerred id-devozzjoni lejn ir-Rużarju
Mqaddes u inti mbagħad tara l-frott ta' din id-devozzjoni - U l-kelma
tal-Madonna ma ġietx nieqsa - tant illi l-Qaddis li semmejna mar igħid
illi ikkonverta aktar erwieh b'Ave Maria waħda tal-kuruna tar-Rużarju,
milli kkonverta bil-priedki tiegħu kollha.
U jiena f'dina ċ-ċirkostanza,
dan il-mument hekk solenni nista' ngħidilkom kliem aktar sabieħ,
milli intennilkom il-kliem tal-Verġni Marija. Tridu intom tressqu ruħkom
lejn Ġesu'? (R[64]) - Tridu intom titbegħdu mid-dnub u tersqu lejn Ġesu'? (R) Tridu
intom illi l-kuntrarju minflok ma jbiegħedkom minn Ġesu', iżommkom
viċin lejn Ġesu'? (R) Tridu intom ma taqgħux fix-xbiek
tad-demonju u ma titilfux lil Ġesu'? (R) Tridu intom li d-dinja ma
tqarraqx bikom? u tisseparakom minn Ġesu'? (R) Tridu intom f'kelma waħda
tgħixu u tmutu f'Ġesu' ma' Ġesu' u għal Ġesu'? Żommu
dejjem ruħkom qawwija fid-devozzjoni tar-Rużarju.
[page 201]
[Homily 77][65]
Hamrun Processione del Rosario 1924[66]
Noi tutti, F.D., siamo persuasi
della grande necessita' di pregare, perche' dall'orazione ben fatta dipende in
gran parte la nostra salvazione, - ed infatti nel Santo Vangelo quasi in ogni
pagina ci si fa menzione della necessita' di pregare. - Questa Verita' ci e'
anche insegnata dall'esempio di Gesu Cristo, il quale passava talvolta le notti
a pregare "erat pernoctans in oratione" (Lk 6:12)[67], noi lo vediamo pregar prima di incomincare qualche grande azione, noi lo
vedremo pregare prima di passare all'elezione degli Apostoli (Lk 6:12),
noi lo vediamo pregare prima della risurrezione di Lazaro (Jn 11:41-42),
noi lo vediamo pregare nell'orto prima di far principio alla passione
(Mt 26:36-44).
Ora se grande e' la necessita' di
pregare altrettanto e' difficile il saper pregar bene, e l'uomo da solo non gli
sarebbe mai riuscito di trovare il modo di pregare. Andiamo infatti col nostro
pensiero alla fondazione della Chiesa, troviamo gli Apostoli persuasi della
verita' della necessita' della preghiera, non riuscendo di pregare si
presentano a Gesu' e lo domandarono a voler loro insegnare di pregare. "Disce
nos orare" (Lk 11:1).
Ebbene il Rosario di Maria
incomincia col porre sulle nostre labbra le preghiere piu' belle cioe' il
'Pater Noster' e l''Ave Maria'. Che cosa infatti possiamo noi immaginare di
piu' sublime di piu' atto a commuovere il cuore di Dio che il 'Pater
Noster'. - non l'ha forse posto sulle nostre labbra Gesu' Cristo stesso -
Quanta confidenza non mostriamo noi verso Iddio quando lo invochiamo col
dolce nome di Padre Nostro. Come non dimostriamo di amarlo, allor quando
domandiamo che il suo nome sia santificato, che venga il suo regno, che si
faccia la sua volonta' come in cielo cosi' in terra. Quali sentimenti di
umilta' non si accettano sul nostro cuore allorche' domandiamo a Dio il nostro
pane, - allorche' lo supplichiamo che ci rimetta i nostri debiti, che non ci
induca sulle tentazioni, e che ci liberi dal male.
Se poi consideriamo l''Ave Maria'
e' certo che non si e' preghiera piu' alta a commuovere il cuore di Maria SSma.
quando le ripetiamo le parole colle quali l'angelo le annuncio' che
[page 202]
doveva essere Madre do Dio, quando le ripetiamo le belle parole di
Sant'Elizabetta "Benedetta fra tutte le donne" (Lk 1:42), Oh
quanto deve quando le diciamo "Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi
peccatori adesso e nell'ora della nostra morte". Quale grazia piu'
preziosa di una buona morte. Ebbene al Rosario preghiamo anche questo!
Oh benedetta sia la corona del
Rosario! Percio' quando San Domenico <imbikki
fuq il-ħażen li kien qiegħed jikber fid-dinja, fuq il-fidi li
kienet qiegħeda tonqos, għarkubbtejh, talab il Gran Verġini
Marija x'inhu li jista' jagħmel, biex iwaqqaf tant telfien ta' erwieħ.
Il-Verġni dehritlu u qaltlu li ma għandux x'jagħmel ħaġa
oħra ħlief ixerred id-devozzjoni tar-Rużarju.>[68]
<Għalhekk
meta t-Tork kien ħalef li għandu jisqi ż-żiemel tiegħu
minn fuq l-artal tal-Knisja ta' San Pietru f'Ruma, u hekk mar jhedded
lill-insara kollha, dawn bil-kuruna tar-Rużarju f'idejhom, rebħu
l-Vittorja ta' Lepanto[69] u sarmulu għal dejjem
il-kburija minn tiegħu.>
<Għalhekk
meta l-Gran Verġni Maria dehret ġewwa Lourdes hi ikkonfermat dak li
l-Vigarju ta' Ġesu' Kristu l-immortali Piju IX f'Ruma kien iddefinixxa,
cioè l-Immakolat Konċepiment minn ta' Marija li ma dehret bl-ebda ħaġa
oħra f'idejha ħlief bil-kuruna tar-Rużarju.>
<U
meta l-Papa Leone XIII tafa' l-ħarsa min tiegħu fuq id-dinja u lilha
lemah skonvolta b'idejat moderni, partikolarment bir-rebgħa dejjem akbar
lejn il-ġid ta' dina l-art, huwa immexxi mill-Ispirtu ta' Alla ma sabx
jirrikkomanda mezz aħjar mir-reċita tar-Rużarju imqaddes.>
<U
għalhekk jiena ukoll il-lejla bi pjaċir intennilkom
ir-rakkamandazzjonijiet tal-Knisja tal-Gran Verġni Marija li biex toħorġu
rebbieħin mill-għedewwa tas-salvazzjoni ta' ruħkom li huma ħafna
u qawwija ma għandkomx tagħmlu ħaġa oħra ħlief
tieħdu f'idejkom ir-Rużarju imqaddes ta' Maria.>
<U
int, o Ġesù, kif tarana miġburin madwarek permezz tad-devozzjoni lejn
ir-Rużarju tal-Omm tiegħek Maria, qabel ma ninfirdu berikna.>
[page 203]
Il papa - l'anno Santo[70], i peccatori piu'
Il Vescovo - aiutarlo <biex dejjem
aktar jista jinviġila u sħiħa jikkonserva f'Malta l-fidi ta' San
Pawl.>
Il Parroco zelante, il clero di tanto zelo per conservare il nome di Maria
nei cuori di questi fedeli.
I padri, le madri i figli, - la pratica del Rosario quotidiano.
Tutti noi e fà che colla recita devota del Rosario meritiamo un giorno di
venire a goderla in Paradiso.
Così Sia.
[page 204]
[Homily 78][71]
"In Perpetuum coronata triumphat" (Ws 4:2)
I
Fra tutti i mezzi - F.D.- coi quali la Divina Provvidenza viene in aiuto
della Chiesa fondata da Gesù Cristo, e da nominarsi in questi tempi nostri, la
grande devozione alla Corona del Rosario della Vergine Santissima. Grande e
bella è questa devozione, essa infatti racchiude in se tutta la duttrina del
Cristianesimo, essa unisce insieme il culto (Qima) esterno ed interno, essa
comprende le due specie di orazione, la mentale e la vocale, essa ravviva la
fede e santifica e purifica le nostre azioni. Ora questa devozione, che il
Sommo Pontefice Leone XIII ha suscitato (qajjem) per il Santo Rosario, ha
prodotto (ġiebet) ancora quest'alta bella
devozione dei Quindici Sabati. Ed ecco che oggi in quest'ultimo Sabato sta a
noi di fermarci un poco nella considerazione dell'ultimo Mistero Glorioso,
L'incoronazione di Maria in cielo. "In perpetuum coronata triumphat."
(Ws 4:2)
Sì, eccoci giunti al termine di questa santa e cara devozione dei 15
Sabati. Noi abbiamo meditato i grandi misteri, che la Chiesa propone ai Fedeli
nel Santo Rosario, e da Nazareth abbiamo seguito la Vergine sino alla sua beata
assunzione in cielo. La contemplammo umile ad ascoltare l'annunzio dell'Angelo (Lk 1:26-38)
che le significava il grande onore della divina maternità, indi la vedemmo
accesa di zelo muovere frettolosa il passo per le montagne di Ebron a recare la
salute e la gioia in casa di Elizabetta. (Lk 1:39-45) Compresi di
venerezza la mirammo in Betlem, rifiutata da tutti, dare al mondo nell'estremo
della poverta' e dell'abbandona il suo Divino Unigenito (Lk 2:4-7) e
poscia salire il monte Sion, per offrirlo nel Tempio all'Eterno Padre, ed ivi
ascoltare le parole profetiche di Simeone, che ne trapassarono il cuore.
(Lk 2:22-35) - Poscia le fummo compagni nel dolore per lo smarrimento del
suo diletto Gesu', e nella gioia che provo' quando lo rinvenne nel tempio, ove
disputava coi Dottori della Legge.
Al gaudio dei primi cinque misteri segui' il dolore della passione del
Redentore, e lo vedemmo sudar sangue nel Getsemani, poscia irriso malmenato e
maltrattato, trascinato ai tribunali, flagellato senza pieta', condannato come
un volgare malfattore e morire
[page 205]
tra gli spasimi della Croce, e ci si presento' Maria come Corredentrice,
unirsi a quel divino olocausto, che doveva pacificare il Cielo colla terra.
Dal dolore passammo alla gloria, e splendida ci si rivelo' nella
Risurrezione di Gesu' Cristo, nella sua beata Ascensione al cielo, nella
discesa dello Spirito Santo; ne minore fu' quella per cui il Figlio di Dio
volle esaltare la celeste sua Madre nel di lei beatissimo transito e gloriosa
Assunzione al cielo.
Ed oggi non ci resta che levare in alto il nostro sguardo e contemplare il
trionfo di Maria nella celeste Gerusalemme ove la Santissima Trinita' la incorona
Regina del cielo e della terra per ravvivare maggiormente la nostra confidenza
nel suo possente patrocinio. "In Perpetuum Coronata Triumphat."
(Ws 4:2)
La Gloria che e' lo splendore
della virtu', non ha in cielo altra misura, che la grazia ed il merito, e da
cio' ne provengono i diversi gradi in cui i beati trovansi in cielo, i
quali sono tutti paghi nei loro desiderii, come le stelle che brillano nel
firmamento, sono differenti nella luce, cosi' essi differiscono secondo il
grado di santita', che raggiunsero. Ora se cosi' e', quale gloria circonda il
trono di Maria? La Grazia infatti in Maria fu' corrispondente alla
dignita' sublime di Madre di Dio - e la divina maternita' e' di tal
grado, che tocca e si avvicina alla stessa divinita', percio' grandissima fu'
la misura della grazia che l'Altissimo riverso' in Maria. - Chi puo' immaginare
percio' lo corona di gloria che il Signore poso' sul di lei capo?
Se poi vogliamo argomentare la
grandezza della gloria di Maria dai suoi Meriti, anche da questo
verso ci troviamo dinanzi ad un abisso di gloria - In Maria vi e' l'innocenza
dei pargoli, la purezza delle Vergini, la virtu' dei Confessori, l'intelligenza
del dottori, il coraggio dei martiri, lo zelo degli Appostoli, la bonta'
dei patriarchi, la preveggenze dei profeti, tutte le belle qualita' dei
cori degli angeli, in Lei insomma ogni pienezza di grazia di merito e di
virtu'.
La Corona percio' di Maria deve essere piu' risplendente di quella di
tutti i Santi e di tutti gli Angeli - Essa e' di tale splendore che noi ci
riusciamo di comprendere, perche' come non possiamo stimare il tesoro dei
meriti, cosi' anche
[page 206]
a noi e' incomprensibile il premio che ne ottenne. -
"Sicut est inaestimabile quod gessit, dice S.Idelfonso - ita et
imcomprensibile praemium quod obtinuit."
II
Ci aiuta pero' a comprendere qualche
cosa, cio' che avvenne a Bersabea quando con tutta modestia si avanzo' al trono
del di lei figlio Salomone per chiedergli una grazia. (1K 2:19) Allorche'
quel Re' sapiente si vide la propia madre dinanzi, si levo' del propio trono
ove sedea con tutta maesta' del suo grado, se ne ando' incontro con premura, le
adoro', ed ordino' che un altro trono si innalzasse alla destra perche' la
madre sua vi sedesse da Regina. - Ora se Salomone si senti' nel dovere di
prestare tutto questo onore a sua madre, quanto, anche per ragione anche
maggiore, non dobbiamo credere che abbia fatto Gesu' Cristo verso la sua
santissima madre? Ah si' era questo in ricambio giustissimo (tpattija), che la
Vergine Maria riceve'; per la gloria accidentale accrescuita alle tre persone
della SSma Trinita', per mezzo della divina Maternita', che apporto' tra di
esse nuove e stupende relazioni - S.Clemente Alessandrino, chiama la Vergine
... Totius Trinitatis Complementum non perche' mancasse qualche cosa
alla divina essenza, ma perche' ponendo (hekk kif qeghdet) nuovi rapporti,
nuove relazioni tra le tre persone della Santissima Trinita', ne accrebbe anche
la Gloria.
Ed in Verita' il Padre genera il
Figlio sin dal principio dei secoli eterni, ma lo genera consustanziale al
padre ed insieme a Lui coetrerno. E fuori del principio d'operazione, che e
inerente al Padre, il Figlio gli e' uguale. Ma dopo che si e' fatto uomo nel
seno di Maria Gesu' Cristo diviene inferiore "Minor Patri secundum
humanitatem" gli e' soggetto, adoratore, vittima per i peccati degli
uomini. In ricambio della paternita' che l'eterno genitore partecipo' a Maria,
questa procuro' al Padre una nuova gloria, redendogli soggetto (billi marret
taghmillu suggett ghalih) il Suo unigenito, partecipandogli (billi marret
taghtih sehem minn dik l-awtorita')
[page 207]
quell'autorita' che la Vergine si ebbe sull'Uomo Dio in Nazareth, di cui ci
dice il Vangelo, ch'era a Lei ubbidiente - Et erat subditus illis - Quel
comando che l'Altissimo esercita sulle creature si estende al suo Verbo per
Maria, ed il Padre riceve Gloria infinitamente maggiore dall'Ubbidienza del suo
eterno Figliolo, che di quella di tutte le creature dell'Universo.
Ne minore e' la glorificazione, che
Maria rende alla seconda persona della Santissima Trinita'. E una gloria
tutta quanta speciale, e' una gloria tutta propria alla persona di Gesù Cristo
e che il Vangelo chiama sua - et ita intrari in gloriam suam - Udite
come Gesù Cristo stesso pregava il suo divin padre la vigilia della sua
passione - Io ti ho glorificato sulla terra, ed ora tu mi glorifica con quella
gloria, che io ho avuto in te pria che il mondo fosse - Voleva dire Gesù Cristo
- Glorificato nel cielo come Figliolo di Dio, glorificami come Figliolo
dell'uomo (Jn 17:5) - Ma il Verbo Divino non e' tale se non per Maria, la
quale gli ha dato questa nuova vita, che e' stata ragione di gloria infinita. Merce'
questa vita avuta da Maria, Egli si ebbe tutti gli onori e tutti le adorazioni,
con cui l'umanita' (il-bniedem) liberata dalla schiavitu' del peccoto (jasar
tad-dnub) lo saluta come suo salvatore - E non solo, ma e' anche come figliolo
dell'uomo, che al suo nome s'inchina tutto quanto c'e' nel cielo e nella terra,
ed ogni lingua scioglie l'inno della riconoscenza.
Questa glorificazione infine per cui
la madre di Dio ricambia le grandi grazie ricevute della Santissima Trinita',
essa riguarda ancora lo Spirtio Santo: Infatti l'Amore divino, il quale procede
dal Padre e dal Figlio, non ha relazione col Verbo Divino se non perche' da lui
procede. Ma nel mistero dell'Incarnazione lo Spirito Santo, adombrando il seno
verginale di Maria, e rendendola madre del Verbo divino, acquisto' su di lui
fatto uomo (Lk 1:35), una nuova autorita' e percio' stesso una nuova
glorificazione che prima in cielo non aveva.
Il ricambio (it-tpattija) quindi era
doveroso (jixraq) e giustissimo. E come in terra il Figlio di Dio non trovo'
luogo piu' degno del seno Immacolato di Maria - cosi' anche in cielo nessun
luogo e' piu' degno per Maria quanto lo stesso
[page 208]
trono della Maesta' Divina ove venne Incoronata regina del cielo e della
terra - "In perpetuum coronata triumphat" (Ws 4:2)
III
Si' Essa e' Regina Universale di
tutti gli uomini, e tutti gli uomini sono suoi sudditi. "Non vi ha stirpe
o nazione, di cui (io) non abbia preso il dominio (setgha). Per me governano i
Re, ed i legislatori amministrano la giustizia." (Pr 8:16) - Queste
parole, che lo Spirito Santo dice anzitutto della Sapienza Divina, i Santi
Padri e la Chiesa nella sua Liturgia non dubitano di metterle sulle labbra a
Maria (imorru jqeghduhom fil-fomm minn ta' Marija) per significare il dominio
che essa ha, come Regina, su tutti gli uomini, e come tutti gli uomini ricevono
da Lei i favori tanto nell'ordine della natura, come anche nell'ordine della
grazia. Si! come da Maria abbiamo ricevuto Gesu' Cristo, fonte (ghajn) di ogni
grazia, cosi anche Gesu' Cristo per mezzo di Maria dispense a noi i suoi
favori. Tutto passa per le mani di Maria perche' Essa e' la Regina del Cielo e
della terra. "In perp. cor. triumphat." (Ws 4:2)
Maria e' anche Regina degli
Angeli. Essa infatti dagli stessi riceve continui onori. E mentre cantano
Santo! Santo! Santo! (Rv 4:8) intorno al trono dell'Agnello Divino
gettando le loro corone, essi salutano Santa anche Maria, poiche' la
gloria del Redentore non puo' dissociarsi dalla gloria della Corredentrice -
Inoltre gli angeli buoni, dopo la rivolta di Lucifero e dei suoi seguaci,
meritarono la conferma in grazia perche' loro vennero anticipati i meriti di
Gesu' Cristo. Ma nell'opera della Redenzione a lato di Gesu' c'e' Maria;
percio' anch'essa e' un dono si' grande lo riconoscono per Maria. Con tutta
ragione la Chiesa saluta Maria Regina degli Angeli. Si', tutti gli angeli Le
stanno attorno e l'acclamano Benedetta. Ah si'! Maria e' un trionfo
singolare nella rota trionfante del Paradiso. Maria e' una glorificazione
in quel regno di gloria. Maria e' una solennita' in quella festa perenne. Maria
e' un giubilo (ferh) in quell'eterna beatitudine.
In perpetuum coronata triumphat.
(Ws 4:2)
E non solo tutti gli angeli ma anche
tutti i santi riconoscono Maria per loro regina. Fu' Maria infatti che ha dato
[page 209]
ad essi gli stimoli piu' potenti alla santita'. Fu' Maria che venne in loro
soccorso, quando il Demonio si adoperava con le piu' sottili insidie a deviarli
dal sentiero della perfezione. Fu' Maria che li fece educare e crescere
nell'amore di Dio. Fu' Maria che li conforto' nella via della penitenza.
Fu' essa la stella del loro cammino, l'aiuto nel loro pellegrinaggio, la
consolazione nei dolori, a Lei devono l'immensa beatitudine del Paradiso. Ecco perche'
innanzi al suo trono agitano le loro palme i Martiri, ecco perche' innanzi al
suo trono offrono i loro gigli le Vergini. Ecco perche' tutti i beati la benedicono,
la glorificano, perche' da essa riconoscono la santita', da questa Regina
riconoscono la gloria del cielo.
"In perpetuum coronata triumphat." (Ws 4:2)
Figura di questo grande trionfo di
Maria in cielo fu' quello con cui il popolo di Betulia festeggio' la sua prode
liberatrice Giuditta. Leggiamo infatti che allorche' quell'eroica aveva tolta
la vita ad Oloferne, e cosi' aveva liberato la sua patria da un tiranno cosi'
terribile; le andarono incontro non solo quei di Betlia, ma anche da
Gerusalemme venne il Sommo Sacerdote con tutti i suoi leviti per festeggiare la
magnanima liberatrice del popolo eletto, ed insieme a tutto il popolo la
benedissero e l'acclamarono gloria di Gerusalemme, letizia d'Israele (ferh minn
ta' Isreal) ed onorificenza del loro popolo - Tu gloria Jerusalem, tu laetitia
Israel, tu honorificentia populi nostri (Jdt 15:10) - Ora cio' che avvenne in
Betulia non fu' che una debole figura del trionofo di Maria in cielo ove non
solo tutti gli angeli ed i santi ma lo stesso Eterno sacerdote Gesu' Cristo
insieme agli Apostoli incorono' Maria Regina del cielo e della terra,
non a semplice titolo d'onore, ma con pieni poteri (bis-setgha kollha) su tutto
l'universo sicche' Maria puo' ripetere al pari del Suo Divin Figliolo - Data
est mihi omnis potestas in cielo et in terra - Non solo ma anche entro
l'inferno il semplice suo nome getta spavento tra i demoni - E nel purgatorio
questa Regina delle Midericoedie continuamente sparge le sue beneficenze.
"In perpetuum coronata
triumphat." (Ws 4:2)
[page 210]
IV
Se il potere di Maria in cielo ed in
terra e' cosi' grande, quali sentimenti deve destarci se non quelli di una
immensa fiducia nel suo patrocinio? Il mondo stima fortunati coloro che
godono la protezione il favore di qualche principe terreno; ma quanto siamo noi
piu' fortunati, che possiamo godere la protezione di questa Regina del cielo e
della terra?
Sotto il suo patrocinio
chi mai dei nostri spirituali nemici puo' recarsi offesa? Se Maria e' con
noi chi mai puo' essere contro di noi? (Rm 8:31) Forse il Demonio?
Ma non fu' Maria che schiaccio' il capo a questo serpente infernale.
(Gn 3:15) - Non e' Maria che per 19 secoli lo tiene schiacciato sotto al
suo piede verginale? Non e' Maria che ne distrusse il suo regno? Forse la
carne? Ma non e' forse la devozione a Maria il mezzo piu' efficace per attutire
(trazzan) le mali inclinazioni della Concupiscenza e fiorire di castita' la
nostra vita (izzejjen bl-indafa u l-kastita' il-hajja taghna?) Forse il Mondo?
Ma chi mai ha dato tanta generosita' a tante anime per disprezzare la vanita'
del mondo, se non l'amore verso questa madre celeste? Chiedetelo a tante anime
che riconoscono dalla devozione di Maria eccitamenti piu' efficaci alla
penitenza, ardori crescenti (hrara dejjem aktar qawwija) a spingersi sempre
innanzi nella via della perfezione, ed essi vi risponderanno quanti beni ebbero
da questa Madre di misericordia, in quante tentazioni se la videro a fianco
donando loro la vittoria? Quante grazie, quanti miracoli, quanti favori
riconosce il popolo cristiano dal potente patrocinio di Maria? Con ragione
percio' la Chiesa acclama Maria Rifugio dei peccatori, salute
degli infermi, Consolatrice degli afflitti, Aiuto dei Cristiani,
poiche' anche nei temporali bisogni essa prontamente soccorre ai suoi devoti,
li libera da tutti i pericoli, li protegge contro tutte le disgrazie, li
guarisce nelle loro malattie, li soccorre nelle loro miserie, li consola nei
loro dolori e riempie di favori tutta la loro vita - Ad ottenere un si' potente
patrocinio non occorrono grandi sacrifici: Basta amarla, onorarla, servirla, ma
sopratutto glorificarla colla corona del Rosario.
[page 211]
V
O nostra cara Madre e Regina a noi
poveri esuli in questa valle di lacrime e' grande conforto la vostra
Incoronazione quale regina su tutti gli angeli ed i beati nel Cielo - Deh! da
quel trono della vostra Gloria piegati su di noi lo sguardo della vostra
Misericordia, e specialmente su tutti questi vostri devoti che per quindici
sabati in questo tempio si sono radunati a meditare quei misteri che a Voi
furono argomento di gaudio, di dolore, di Gloria. Ah si'! voi che avete ogni
potere in cielo e sulla terra ricoverateci sotto il manto della vostra
protezione liberateci da tutti i mali, otteneteci tutte le grazie di cui
abbiamo bisogno; perche' un giorno anche noi potremo assistere al
vostro trionfo in cielo venire a vedervi in Paradiso dove per sempre
trionfi incoronata.
"In perpetuum coronata
triumphat." (Ws 4:2)
Amen!
[72]ho l'onore di approvare quanto
l'Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Canonico Coadiatore Don Carmelo
Sammut gia' Parroco del Rabato aveva relatato nelle sue note del 21 Gennaio e 2
Maggio 1921 rispettivamente.[73]
[page 212]
[Homily 79]
"Pietas
ad omnia utilis est promissionem habet vitae quae musae est et futurae."[74]
Turi
Abbiamo pensato tutto il mese ad
onorare Maria, con rosario, colla coniderazione ora di un mistero ora di
una virtu'.
La Chiesa ci invita di
onorarla nel Cuore.
Il Cuore e' il simbolo della Carita'.
S. Caterina da Genova un giorno
diceva a Dio - Signore voi volete che io ami il prossimo ed io non posso amare
altro che voi. – E Dio cio' appunto le rispose "Chi ama me ama tutte le
cose amate da me. Ma poiche' non vi e' stato ne vi sara' chi piu' di Maria
amassi Dio, cosi' non vi e' stato ne vi sara' che piu' di Maria abbia amato
il prossimo"
Soccorreva senza essere richiesta -
come nelle nozze di Cana. (Jn 2:1-11)
Soccorreva con fretta come
quando si reco' da l'elisabetta. "Abiit in montana cum festinatione."[75] (Lk 1:39)
[page 213]
[Homily 80][76]
31 gen.1919
Per la
prima imposizione della Madaglia alle Figlie di Maria eretta nella Casa di
Sant'Ursola[77]
- Qrendi -
"Ubi thesaurus vester est ibi et cor vestrum erit."
(Mt 6:21)
La avete voi udite - F.D. queste ultime parole del Vangelo che la Chiesa
ci fa leggere nella Messa odierna - Ed io vi domando: perche' voi stamane
raccolte in questa piccola devota cappella vi sentite tanto contente? Perche'
il vostro cuore trabocca di gioia (hena)? Perche'? Ah se voi non lo sapete
dire, ve lo diro' io, ve l'hanno detto le parole del Vangelo che avete udito;
lo e' perche' voi avete trovato posto, il vostro tesoro in questa Casa di S.
Orsola e per conseguenza il vostro [cuore] e' qui che trovera' il suo conforto.
"Ubi.......?" (Mt 6:21)
Voi, si', avete prediletto questa
santa casa ma essa vi ha anche ripagato questo vostro amore ed infatti con mio
grande piacere e soddisfazione richiamo alla vostra memoria come oggi compiace
il primo suo anno di vita dacche' fu' solennemente benedetta e dichiarata
aperta dall'amato nostro Vescovo - Si'! le dolci, soavi, ed autorevoli parole
di Mgr Vescovo colle quali per la prima volta vi presentate queste pie (twajba)
religiose risuonano ancora alle mie orecchie - sento ancora quell'augurio di
prosperita' che egli con tutta l'effusione del suo cuore paterno andava inidirizzando
all'opera - augurio che noi oggi vediamo avverato. Se infatti un anno fa' la
casa benedetta di Sant'Ursola installava in mezzo a voi questi angeli di
carita' oggi dopo un anno dalla sua fondazione vi dona un altro bene, essa
vi dona la Congregazione delle Figlie di Maria. Ed io mi sento onorato
da questo invito che mi e' stato fatto di indossarvi per la prima volta la Sacra
Medaglia.
E' a mia conoscenza la grande vostra
premura di indossare questa medaglia; ed e' percio' che io oggi vi invito, vi
auguro anzi vi raccamando che una volta avuta la vogliate portare bene colla
stessa premura. E per aiutarvi a questo ve ne indichero' in breve il mezzo
che vi porge la stessa Congregazione.
[page 214]
Percio'
tralascio di dirvi dell'orgine della Congregazione delle Figlie di Maria, e del
gran bene che ha fatto ovunque e' stata stabilita; - Tralascio di dirvi come
Iddio si e' servito della stessa per rinnovare la pieta', la devozione, e lo
spirito religioso in tutti quei paesi dove si era illanguidito; - Tralascio di
dirvi tutto questo e vi dico solo che fine della Congregazione e' quello di
proteggere l'innocenza delle giovanette, di difenderle dai pericoli del mondo e
per mezzo di instruzioni e pratiche ed opere di pieta' le avvia all'adempimento
dei loro doveri verso Iddio, verso il prossimo e verso se stesse - Ed il mezzo
che essa somministra loro per raggiungere questo fine e' una tenera devozione
verso l'amata nostra Madre, la Vergine Maria.
Eccovi dunque il mezzo che vi
auitera' a portare degnamente la medaglia che oggi per la prima volta
riceverete e per mezzo della quale verrete ascritti alla Congregazione delle
Figlie di Maria - Una devozione tenera a Maria
Questa devozione consiste anzitutto
in amarla. L'amore e' il primo dovere della figlia verso sua madre. Una
figlia che non ama sua madre non merita il nome di figlia - Tutti siamo
obbligati ad amare la Madonna; ma quelle che si chiamano sue figlie, si
obbligano ad amarla con una tenerezza tutta speciale, come per darle un
compenso e una riparazione di quella freddezza che trovarsi nel cuore degli uomini
verso la Madonna.
Quando una figlia che non ha cuore,
disprezza e maltratta sua madre che cosa fanno le sue sorelle che amano la loro
madre? Esse le vanno intorono e cercano di consolarla colle loro carezze, le
asciugano le lacrime e le vanno dicendo - cara mamma non affliggerti, non
piangere perche' noi ti vogliamo bene. - Cosi' dovete fare voi della Madonna. Alcune
delle ragazze colle loro opere cattive insultano la Madonna, e coi loro peccati
crucifiggono nuovamente il suo amabilissimo Gesu'. Ebbene voi dovete stare
intorno alla Madonna asciugare la sue lagrime levarle via quel pugnale che i
cattivi le infilsano nel cuore. Dovete in breve consolarla colle carezze del
vostro amore. Quali saranno queste vostre carezze? Saranno le vostre devote
orazioni, saranno le vostre frequenti confessioni e comunioni, saranno il
vostro buon diportamento in chiesa,
[page 215]
saranno la vostra obbedienza ai vostri genitori, sara' la vostra premura di
rendervi ogni giorno piu' buone.
La devozione verso la Madonna consiste
in obbedirla. Come? Essa stessa ce lo dice. Uditela la' al banchetto di
Cana di Galilea. I servi desiderano sapere i suoi comandi ed essa risponde
loro: fate quello che vi comanda di fare il mio figlio Gesu'. (Jn 2:1-11) Dunque
la Madonna ci comanda quello che ci comanda Gesu'. Dunque voi oggi col divenire
figlie di Maria dovete ubbidire con maggiore precizione, prontezza ed amore
tutto cio' che Gesu' comanda nei suoi santi comandamenti. Una giovinetta che
non osserva la legge di Dio non puo' essere ne chiamarsi Figlia di Maria. Una
giovinetta che dice bugie, che risponde ai suoi genitori, che non osserva le
regole della modestia, che e' superba ed ambiziosa, che tiene discorsi che non
convengono, che si deporta da libertina, non e' e non merita il nome di Figlia
di Maria.
Ma e' vera Figlia di Maria quella
che osserva la legge di Dio in tutta la sua estensione: perche' cosi' facendo
sara' essa anche ubbidiente verso la amata sua Madre.
La devozione verso la Madonna
consiste nell'imitarla. I figli sono sempre un ritratto vivo dei loro
genitori. Cosi' anche la figlia di Maria deve fare tutta la premura di portare
in se' l'immagine della Madonna. Deve essere come lo specchio delle sue virtu'.
Maria era ritirata, non usciva senza necessita'. Maria era la
stessa modestia (Cammino - vesti). Maria trattava con altri ma con prudenza
(apparizione dell'angelo). Maria fu' umile. Maria amante di Gesu'.
(Lk 1:26-35)
Ecco in che consiste la vera
devozione verso Maria, ecco in qual modo potrete voi - F.D.- portare sempre
degnamente la medaglia che oggi state per ricevere - Ecco perche' oggi il
vostro cuore e' contento perche' nella casa di S.Orsola voi avete trovato la
tenera vostra Madre Maria; ed in Maria avete trovato un tesoro di santita',
un tesoro di grazia, un tesoro di gloria. "Ubi thesaurus
vester est ibi ut cor vestrum erit." (Mt 6:21)
[page 216]
[Homily 81][78]
Maria - Talb[79]
Alle
Figlie di Maria di Musta.
"Beati
qui custodiunt vias meas" (Pr 8:39)
Dice S. Agostino che per ottenere
con piu' sicurezza ed abbondanza il favore dei Santi bisogna imitarli, perche'
vedendo essi da noi praticarsi le virtu' da loro esercitate, allora piu' si
muovono a pregare ed intercedere per noi. - La regina dei Santi, la prima
nostra avvocata, quella che voi particolarmente onorate col titolo di madre. Maria
- dopo che Ella ha sottratta qualche anima dalle branche di Lucifero, e l'ha
unita a Dio vuole che si ponga ad imitarla, altrimenti vedendola a se contraria
nei costumi non potra' arricchirla delle sue grazie come vorrebbe: ed ecco
perche' Maria chiama beati coloro che diligentemente imitano la sua vita "Beati
qui custodiunt vias meas" (Pr 8:39).
"Chi ama, o si trova simile o
cerca di farsi simile alla persona amata, secondo il celebre proverbio "Amor
aut pares invenit, aut facit". Quindi San Gerolamo ci esorta che se noi
veramente amiamo Maria bisogna che cerchiamo di imitarla, perche' questo e' il
maggior ossequio che possiamo offrirla. Ed infatti come dice Riccardo sono e
possono chiamarsi figli di Maria quelli che cercano di vivere secondo la sua
vita "Filii Mariae imitatores euis".
Raccolte pero' oggi qua' - Divote Figlie di Maria - per dar principio a questo giorno che voi in modo
speciale avete scelto per passarlo in quel genere di preghiera, supplica
perpetua, che vi unisce in ispirito con tutte le congregazioni delle Figlie di
Maria sparse per tutto l'orbe - tralascio di parlarsi dell'umilta' di Maria che
quantunque arricchita di grazie piu' degli altri purtuttavia conservo' sempre
un basso concetto di se stessa (kienet taħseb baxx) - cercava sempre di
occultare i doni celesti coi quali era arrichita.
Tralascio di parlarvi della sua carita'
verso Iddio, che secondo quello che ci dice di lei San Bernardo il suo amore
supero' l'amore di tutti gli uomini e di tutti gli angeli.
Tralascio di parlarvi della sua
purita' che la merito' la grazia di essere la sposa dello Spirtio Santo e la
stessa Madre di Dio.
[page 217]
Tralascio
di parlarvi della sua poverta' che secondo quello che esse stessa ha
rivelato a Santa Brigida aveva il voto (wegħda) di nulla possedere nel
mondo.
Tralascio di parlarvi della sua
ubbidienza e come la sua volonta' fu' sempre ed unicamente la volonta' di Dio.
Tralascio di dirvi della sua passione
che la merito' il titolo di Regina dei Martiri.
Ma vi tratterro' brevemente
dell'orazione di Maria. Si'! non vi e' stata mai alcun'anima su questa terra
che abbia con tanta perfezione eseguito come esegui' la Beata Vergine quel
grande insegnamento del Nostro Salvatore "oportet semper orare et non
deficere" (Lk 18:1) - Da niun altro dice San Bonaventura, possiamo,
meglio pigliare esempio ed apparendere la necessita' che abbiamo di fare
orazione, quanto a Maria. - Attesta infatti il Beato Alberto Magno, che Maria
nella virtu' dell'orazione, dopo Gesu' Cristo per la piu' perfetta di quanti vi
sono mai stati e vi saranno "Virtus orationis in B. Vergine
excellentissima fuit". (:)
Era eccellente l'orazione di Maria
in primo luogo perche' era sempre fatta con viva fede. Si'! Divote Figlie di Maria - non basta che noi ci prostriamo dinanzi all'altare di
Dio e recitare lunghe preghiere ..... se vogliamo venire esauditi e' necessario
che queste preghiere partano da un cuore ripieno di fede [di quella fede che
non e' mai sola ma e' sempre accompagnata dalla speranza e dall'amore[80]], di fede in Dio onnipotente che puo' fare tutto che vuole e
quindi puo' benissimo esaudire la nostra preghiera, non solo ma anche dobbiamo
credere che Dio e' buono e ci ama di un amore grande, tenerissimo,
veramente paterno e quindi non solo puo', ma vuole esaudirci, quando le grazie
che domandiamo non sono opposti alla nostra salute.
Orbene chi piu' di Maria ci puo'
acquistare questa fede in Dio. Vedea ella il suo figlio nella stalla di Bethlem
e lo credeva il creatore del mondo.[81] Lo vedeva fuggire da Erode e non lasciava di credere che egli era il Re
dei Re. Lo vide nascere e lo crede' eterno. Lo vide povero e lo credette
Signore dell'universo - osservo' che non parlava e crede' che
[page 218]
egli era la sapienza infinita. Lo sentiva piangere e credeva esser egli il
gaudio del paradiso. Lo vide finalmente sul calvario Crocifisso, e benche negli
altri vacillasse la fede Maria stette sempre ferma nel credere che egli era
Dio.
Quindi se vogliamo imitare Maria
nella sua orazione immitiamola benanche nella sua fede e preghiamola di
impetrarci una viva fede "Adauge Domine nobis fidem" (Lk 17:5).
Era eccellente l'orazione di Maria
perche' oltre all'esser fatta con fede era continua e perseverante - Sin dal
primo istante in cui Ella ebbe la vita, ed insieme colla vita il perfetto uso
della ragione, ella cominicio' a fare orazione - infatti per poter meglio
attendere all'orazione noi la vediamo fanciulla di tre anni rinchiudersi nel
ritiro del tempio e come disse ella stessa a Santa Elisabetta a mezzanotte
sempre si alzava e andava ad orare avanti all'altare del tempio. Sappiamo che
stava in orazione allorche' l'angelo l'annunzuio' il mistero dell'incarnazione.
Durante poi' la vita mortale di Nostro Signore Gesù Cristo era per lei uno
stato continuo di orazione e dopo la morte di Nostro Signore a fine di meditare
le pene di Gesu', dice Odilone, con frequenza visitava i luoghi della nascita,
della passione e della morte e sepoltura. Percio' se vogliamo che ad imitazione
di quella di Maria sia anche la nostra perseverante.
Era infine eccelente l'orazione di
Maria perche' oltre alla fede, speranza e carita', oltre all'essere
perseverante era anche accompagnata dall solitudine. Disse infatti un giorno
essa stessa a S. Brigida che nel tempio si asteneva di praticare anche coi suoi
genitori - La stessa parola Virgo in ebraico significa una vergine
ritirata - ci dice di essa San Vincenzo Ferreri che la Beata Virgine giammai
usciva da casa se non per al recarsi al tempio, ed allora camminava tutta
composta, tenendo gli occhi sempre a terra - andando a visitare S. Elisabetta
si reco' "cum festinatione" (Lk 1:39) dal che dice S. Ambrogio
che debbono apprendere le vergini a fuggire dal pubblico. Ci dice S. Bernardo
che Maria per l'effetto all'orazione e dalla solitudine stava tutta attiuta a
fuggire di conversare sugli uomini.
Si e' nella solitudine che Iddio
parla all'anima "ducam
[page 219]
eam in solitudine et loguar ad cor eius." (Hos 2:14)
Percio' - D.F. di M. - imitate
sempre Maria nelle sue virtu' ma particolamente oggi nel suo spirito di
orazione.
E Lei o Vergine S.S. impetra a
queste due dilettissime Figli, l'affetto all'orazione; fate che essa sia sempre
accompagnata dalla fede, dalla solitudine che essa sia perseverante, accioche
con maggiore facilita possano camminare sulle tue orme e' cosi' meritare il
titolo di beata ora e sempre "Beati qui custodiunt vias, meas"
(Pr 8:32), staccandoci esse dall'amore alle creature, possano aspirare
solo a Dio ed al Paradiso in cui speriamo di incontrarci un giorno, per sempre
lodare ed amare insieme con voi il vostro figlio come nei secoli dei secoli.
Amen.
[page 220]
[Homily 82]
San
Guzepp[82]
Fervorino.[83]
Detto
il 28 ottobre 1907 nella Chiesa di S. Maria di Gesu' del Rabat[84] in occasione di una Communione Generale fatta dai Consolidati della
Confraternita' di S.Giuseppe in omaggio al Santo Protettore per la recente
dichiarazione a festa d'intero precetto.
[page 221]
Dichiarata
dalla Chiesa - Fratelli dilettissimi - dichiarata d'interno precetto il giorno
di San Giuseppe, voi vi siate qua radunati stamani entro le sacri mura di
questo tempio non per altro che per dar al vostro tenero amore, alla vostra
tenera (sincera) devozione verso lo sposo della Vergine Maria, verso il padre
putativo di Gesu', il grande patriarca Giuseppe dal quale prende nome questa
confraternita'. E veramente non avreste potuto offrirgli omaggio piu' bello
(att ta' qima aktar sabieh) che coll'accostarvi insieme a questa sacra mensa
per pascere le anime vostre col corpo preziosissimo e col sangue preziosissimo
dell'agnello divino N.S.G.C. qua' presente sotto le specie del pane nel
Sacramento dell'Eucaristia.
I Santi – Fratelli dilettissimi -
vengono a noi proposti dalla Chiesa quali esemplari dell'osservanza della legge
di Dio. Quindi la venerazione che essa da noi esige verso gli stessi, e la
nostra sincera devozione verso gli stessi deve consistere principalmente nella
loro imitazione.
Scelto da Dio, Giuseppe, ad assere
il custode (biex jehodlu kura) del suo Figlio unigenito Gesu', autore di ogni
perfezione e di ogni santita' - scelto ad essere lo sposo della Regina delle
Vergini, della Regina degli Angeli, della Regina del Cielo, lascio a voi ad
immaginare con quale giglio di purita' fosse Egli ornato. Ecco dunque,
in primo luogo, di quale virtu' dobbiamo noi tenerci ornati per poterci
chiamare sinceri devoti di questo gran Santo.
Lo Spirito Santo nel Vangelo ci da
l'elogio compendioso (tifkira) di lui, ma perfettissimo al chiamarlo
"giusto" "Joseph autem cum esset justus". (Mt 1:19) Ora
la vita del giusto, ce lo dice S.Giacomo, e' una vita di fede "justus ex
fide vivit" (Gal 3:11; Rm 1:17) e noi sappiamo dalla storia
della vita di Giuseppe, benche' da noi conosciuta nella minima parte; che al
lume della fede egli dirigeva ogni suo operare, al lume della fede egli dirigeva
ogni suo operare, al lume della fede egli si assoggetto' sempre ed in tutto
alla volonta' di Dio che gli si manifestava ora con apparizione angeliche, ora
dalla legge degli uomini, ora dalle obbligazione del propio stato. Si! Illuminato
dalla fede non si curo' (ma qaghadx jikkonfondi) per nulla del perduto brano di
David, ond'era l'erede e penso' solo al regno celeste della stessa propostagli
- Ecco
[page 222]
dunque un'altra preziosa virtu' che ad imitazione di Giuseppe deve essere
anche per noi la norma della nostra azione. Anche a noi – Fratelli dilettissimi
- la fede propone una vita futura; badiamo (noqghodu attenti mela) quindi
anche' noi a questa vita vera che ci aspetta, e siamo pertanto anche noi
noncuranti delle cose vane di questo nostro breve esilio (turufnament) - che cosa
sono gli agi delle ricchezze, cosa sono le angustie della poverta' nella vita
presente paragonate col bene immenso eterno, che ci aspetta nella vita futura?
Innalzato (mgholli) Giuseppe alla
dignita' di sposo della Madre di Dio, - onorato dall'ufficio di Capo della
Sacra Famiglia, - intimo confidente di Dio nel mistero dell'Incarnazione; -
depositario dell'autorita' del Padre Eterno sopra Gesu' Cristo: noi lo
scorgiamo nella preghiera, nel lavoro, nell'ubbidienza, nella rassegnazione
practicare la piu' profonda umilta'. Oh! con quanta facilita' ci paragoniamo
(nitqiesu) al nostro prossimo. Oh! quanto presto ci consideriamo superiori a
lui. Oh! quanto siamo pronti ad assecondare questa brutta passione della
superbia, la quale in Cielo e' stata la rovina di migliaia e migliaia di angeli
- Ah! imitiamo Giuseppe, cerchiamo di aver sempre di noi una bassa stima,
consideriamoci indegni dei divini benifici. Siamo uniti! Amiamo il nostro
prossimo, stiamo ben attenti che nei nostri pensieri nelle nostre parole e
nelle nostre azioni nulla vi sia che possa addolorargli il cuore: anzi al
contrario teniamoci sempre pronti di soccorrerlo in tutte le sue necessita' -
Ecco dunque, in breve, per essere sinceramente devoti di Giuseppe dobbiamo
amare quello che egli ha amato, odiare quello che Egli ha odiato, e praticare
quelle virtu' che gli furono tanto care.
Ma chi mai? Vi sento dirmi, chi mai'
possa raggiungere la santita', la perfezione di Giuseppe ? Chi mai' puo'
imitare le sue eccelse virtu'? Chi di noi ha avuto la sua sorte? Egli per ben
trent'anni ha vissuto, ha conversato, ha trattato alla domestica col divin
Verbo umanato esercitando verso di lui i diritti e gli uffici di padre
amorissimo. E per questa vita intima la sua purita', la sua carita' la sua
umilta' e tutte le altre virtu' messe a contatto per un lungo tempo colle
virtu' di Colui che e' l'autore di ogni perfezione
[page 223]
per necessita' dovevano arrivare un grado eccello di perfezione.
Ah! Si' fortunato Giuseppe! ma fortunati
siamo anche noi Fratelli Dilettissimi - che a preferenza di tanti altri popoli
i quali tuttora si trovano nell'oscurita' del paganesimo e dell'idolatria,
abbiamo il nostro Dio cosi' vicino a noi in questa augusto sacramento
dell'altare.
Fortunato Giuseppe! ma piu' felici
ed avventuali siete voi, i quali mediante la Santa Communione, no, non vi
avviciniate soltanto a Gesu', ma vi unite a lui cosi' stettamente, che e'
impossibile immaginare una piu' intima unione. Tanto che dopo la Comunione
ognuno di voi potra' dire con San Paolo "vivo ego iam non ego, vivit vero
in me Christo" (Gal 2:20) - Io vivo ma non son io che vivo ma e'
Cristo che vive in me. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, e' Gesu'
che ce lo dice, egli dimora in me ed io in lui: "in me manet et ego in
illo" (Jn 6:57).
Ora quando abbiamo un mezzo cosi'
potente, quando possiamo procurare un'unione cosi' intima con Gesu' chi di noi
avra' il coraggio di dire di non poter essere puro o casto, umile, amante del
suo prossimo! Ecco quindi se vogliamo essere sinceramente devoti di Giuseppe
coll'imitarlo nelle sue virtu' come desidera la Chiesa, nel proporcelo in modo
per tutto speciale, dichiarando d'intero precetto il suo giorno non abbiamo da
fare altro che usare di questo mezzo potene. Si! comunicatevi, comunicatevi
spesso, communicatevi ogni giorno, non son io che ve lo dico, ve lo dice la
specie del pane che voi vedete, e' il desiderio di Gesu', della sua sposa la
Chiesa, lo raccomanda il santo pontifice Pio X.[85] Comunicatevi, e la Comunione vi consevera' devoti di San Giuseppe, il
quale vi confortera' in questa vita coll'aiuto suo valido, ed al brininare
della stessa con una buona morte che vi aprira' le porte della Gloria celeste. Cosi'
sia.
[page 224]
[homily 83]
Saremo
devoti di S. Giuseppe coll'imitare Nostro Signore Gesu' Cristo.
Siamo
tenuti come cristiani.
Nel Battesimo rinunziato al Demonio,
al mondo per unirci a Gesu' coll'imitarlo. S. Paolo "Quicumque in Xto
baptizati estis, Christum induistis" (Gal 3:27). "Ut et vita
Jesu manifestatur in corporibus nostris" (2Co 4:10)[86].
Siamo
piu' e piu' tenuti come missionari.
Quando ci vedono: cosi' Gesu'
viveva, parlava, operava – il fanciullo dal Papa'. Cor. "Imitatores mei
estote sicut et ego Christi" (1Co 11:1).
Necessaria
alla salute nostra. "Quis praexivet et praedestinavit
conformet fieri imagines Filii sui" (Rm 8:29).
Necessaria
per salvare gli altri. "Veni seguire me"
(Mt 19:21; Mk 10:21; Lk 18:22).
Toglie
i nostri dubbii.
Fortifica
le nostre debolezze. S. Vinceslao Re.
[page 225]
[homily 84]
"Constituit eum dominum domus suae." (Ps 104:21)[87]
Nulla di piu' basso di piu' abietto
e dispregievole in questo Santo patriarca, se si riguarda cogli occhi corporei:
Vestito povero, forse lacero, abitazione umile, mestiere in modo molto umile,
mangiare dovendo guadagnare col suo povero ed umile lavoro, non poteva essere
che molto povero e forse scarso.
Se si riguarda Giuseppe cogli occhi
della fede allora si trova che Iddio lo ha costituito padrone della Sua Casa
"Costituit eum…" (Ps 104:21)
"Bethlem" / copiarlo,
imitarlo / difendere dalle persecuzioni fuga in Egitto. (:)
"Nazareth" Gesu' e Maria
Custode della loro Verginita'.
Protettore della Chiesa da Pio IX
[page 226]
[homily 85]
S. Francesco Saverio 1924
Tal-ghageb I.D….. tal-ghageb
huwa d-driegh minn tal-Patriarka Guzeppi. Huwa kien l-ewwel seggia, l-ewwel
tron tat-tieni persuna tas-SSma Trinita' maghmula Bniedem. Fuq dak id-driegh
minn ta' Guzeppi, Sidna Gesu' Kristu, veru bniedem izda anke veru Alla,
idderiega u iggverna d-dinja kollha ghal tant snin. – Kien id-driegh ta'
Guzeppi, kienet il-hidma tieghu li tema' u ghajjex lit-tfajjel Gesu'. – Kien
id-driegh minn ta' Guzeppi illi salva lil Gesu' fil-krudila persekuzzjoni ta'
Erodi – u ghalhekk id-driegh minn ta' Guzeppi ghandha parti mhux zghira
fil-fidwa tal-bniedem, fil-fundazzjoni tal-Knisja, u is-Seba' ghejjun
tal-grazzja ta' Alla li jinsabu fil-hdan minn taghha. – Bir-ragun ghalhekk ftit
aktar minn 50 sena ilu, il-vigarju ta' Gesu' Kristu, l-immortali Piu IX, hekk
kif ra 'l-Knisja assalita mill-ghedewwa minn taghha, fid-driegh minn ta'
Guzeppi huwa ittama, id-driegh ta' Guzeppi huwa invoka, u d-driegh minn ta'
Guzeppi hares lilha vittorjuza. Oh driegh imbierek li kieku kont fostna b'liema
hena minn ta' qalbna konn inpoggu fuqek il-bewsa tad-devozzjoni taghna,
tal-qima taghna, ta' l-imhabba taghna.
Jekk il-harsa taghna ahna nerfghu
minn fuq il-Knisja kollha, u nitfghuha fuq din il-mahbuba gzira taghna, driegh
iehor jaqa' taht ghajnejna. Huwa d-driegh ta' l-Appostlu taghna Pawlu. Arawh
ghadu kemm rebah il-qilla tal-bahar, ghadu kemm salva lil kulhadd li kien
jinsab fuq bastiment. Arawh b'daqqa tad-driegh minn tieghu ma' l-art huwa
jitfa' simbolu tal-ghadu nfernali, il-lifgha, u minn fommha ghal dejjem
inehhilha l-velenu. (Ac 28:1-5) Kif waqghet il-lifgha ghad-driegh minn ta'
Pawlu, hekk ukoll wiehed wara l-iehor waqghu l-idoli tal-paganezmu
fuhhar u tal-gebel u mal-waqgha minn taghhom giet distrutta iz-zerriegha kollha
tant immorali u velenuza li kienet xerrdet fostna id-dlam tal-paganezmu. U ghal
dejjem, u ghal dejjem fil-qalb ruh tal-poplu Malti giet stampata id-duttrina
tal-hena, tal-paci u ta' l-imhabba ta' Sidna Gesu' Kristu beda jiddi d-dawl
tat-taghlim ta' Sidna Gesu' Kristu.
[page 227]
[homily 86]
Detto
alle giovanette[88] dei varii centri della Compagnie di Don Giorgio Preca raccolte
nell'oratorio del Signore Angelo Cutajar a Casal Paula il 7 ottobre 1919[89].
Deus superbis resistit humilibus autem dat gratiam
(1P 5:5)
Raccolti in questo piccolo e devoto
oratorio, in questo luogo a voi tanto caro a celebrare insieme la festa
dell'Arcangelo San Michele[90], la mente nostra corre oggi lontana, lontana nei tempi che furono, a
richiama alla mente una guerra, una guerra inqueta ingente, una guerra di cui
l'uguale giammai racconto' la storia venni pel numero dei combattenti suoi pei numero
la terribile ed immane sconfitta venni per la gloria imminente della vittoria. La
lotta e' avvenuta in cielo la superbia congiuro' contro l'umilta', questa venne
glorificata in eterno, = quella condannata per sempre a tormenti che non
avranno mai fine. - Questa lotta – (Rv 12:7) - che fa luogo ogni giorno,
ogni istante, Continuamente in cuor nostro e se vogliamo uscir vittoriosi altro
non abbiamo da fare che metterci sotto guida e la protezione dell'Archangelo
San Michele.
Orgoglio punito - umilta'
ricompensata
Ed in verita' Lucifero,
secondo quello che ci insegna S. Agostino, era la creatura piu' perfetta uscita
salle mani di Dio si nell'ordine della natura che della grazia. Egli era percio
l'oggetto della divina predilezione:- come percio' avvenne che egli cadesse in
disgrazia cosi grande ed irreparabile? La Scritture ce la da' la ragione ed e'
la sua superbia. E' opinione infatti comune che gli angeli essendo
creati in grazia e giustizia Iddio volle che meritassero l'eterna beatitudine
coll'uso della loro liberta' : Ed in questi tempi il Singore avrebbe mostrato
loro i disegni della Sua Provvidenza e particolarmente l'incarnazione del
Verbo, che loro comando' di adorare nell'unione ipostatica colla natura umana. Superbo
(mimli, minfuh) Lucifero per la sua superbia eccellenza e bellezze si
sente offeso a tale precetto e rinuncia di umiliarsi, gli sembra che se Iddio
deve unire intimamente ad alcuna delle sue creature, nessuno merita questo
onore quanto Lui. Ed ecco che come dice il profeta Ezechiele, - Perche' si e'
gonfiato della sua bellezza,
[page 228]
questa stessa bellezza gli ha fatta perdere la sua sapienza -
"Elevatum est cor tuum in decore tuo; perdidisti sapientiam tuam in decore
tuo" (Ezk 28:17) - Aveva appena pronunziato il "non
serviam" che come un fulmine venne dalla divina giustizia piombato nel
fuoco eterno. "Vidi satanam de collo tam quam fulgur descendentem." (Lk 10:18)
Ecco la superbia punita "Deus superbis resistit" (Jm 4:6).
"Humilibus autem dat
gratiam" (1P 5:5)- Ed ecco che l'Archangelo S. Michele s'arrabbio'
(sibel) a quest offesa fatta al Signiore "Quis ut Deus"? Chi puo'
paragonarsi con Dio? Chi puo' non obbedire quello che egli comanda? E gli
angeli buoni a suo esempio tutti insieme ripetono, "Quis ut Deus" ed
uniti e guidati da San Michele lottano, combattono e vincono Lucifero la loro
prova e' finita ed in premio il Signore svela loro tutta la magnificenza della
Sua perfezione - essi lo vegono faccia a faccia - essi lo posseggono per tutta
l'eternita' - Oh che ricompense o che felicita' per tutti ma specialmente per
il condottiero di questa santa milizia! Egli (S. Michele) a prefernza di tutti
gli altri angeli e' innalzato a Duce del popolo di Dio - e' innalzato al grado
di difensore della Chiesa - Egli e' protettore dei Sacerdoti e dei loro
cooperatori, con essi egli combattera' fino alla consumazione dei secoli. A lui
verranno dedicate chiese ed altari, in suo onore saranno erette confraternita'
e congregazioni - Nella liturgia il suo nome viene collocato subito dopo quello
della Regina dell'universo .... Confiteor - beato Michaeli archangelo[91] - Lui il suo aiuto ordino che si invochi Leone XIII dopo tutte le messe
dal Sacerdote - E Pio Decimo concorre colla sua aggiunta a che tutti assi srano
a detta invocazione ed alla fine del mondo vinto l'Anticristo, ritornera'
trionfante in cielo insieme a tutti gli eletti! Ecco la grazia che il signore
ho concesso alla sua umilta' "Humilibus autem dat gratiam." (1P 5:5)
Come potremo noi cirtare il castigo
dei superbi ed ottenere la ricompensa degli umili? Non abbiamo da fare altro
(7D) che adottare, che fare nostro il grido di guerra dell'Archangelo San
Michele "Quis ut Deus?" e cosi' meritare la protezione di questo
grande arcangelo.
La vera umilta' ha per base e
fondamento la cognizione di
[page 229]
Dio e la cognizione di se medesimo - mentre lo spirito della superbia
vorrebbe rinalzarci a gloria ad onore che non abbiamo ed e' percio' spirito di
menzogna - Percio' rispondiamogli con San Michele "Quis ut Deus"? Chi
sono? Che cosa sono tutte le creature a paragone di Dio? Sono tentato di
aduarmi, di lamentarmi, Quis ut Deus? E' giusto Dio faccia la mia volonta' o
che io faccia la sua? Se Egli e' il mio Re non devo io ubbidirlo? - se egli e
mio Padre non devo io amarlo?
Se mi sento tirato dal mondo dai
piaceri terreni? Quis ut Deus? a chi possiamo noi dirigere la nostra mente e
gli affetti del nostro cuore, se non a Dio?
Ma S. Michele ci aiuta non soltanto
colle sue parole e coi suoi esempi ma eziandio colla sua protezione - Egli
presenta a Dio le nostre preghiere ed i nostri sacrifici, le nostre opere
buone. "Stetit angelus juxra aram templi habens thuribulum aureum in manu
sua". (Rv 8:13)
Egli ci protegge in morte
"Arcangelo Michael constitui te principem super omens animas
suscipiendas."
Egli riceve le nostre anime e le
introduce in cielo, "Signifer Sanctus Michael repraesentit eas in lucem
sanctam."
Onoriamo S.Michele, invochiamolo
spesso perche' egli ci aiuta reintezzala nostra suberbia, egli ci aiuta a
praticare l'umilta', liberandoci cosi' dalla pena della prima e facendoci
meritare il premio della seconda "Deus superbis resistit (Jn 4:6) humilibus
autem dat gratiam. (1P 5:5)
[page 230]
[homily 87]
Sant'Agata (bejn
wiehed u iehor fin-1917)
Perche' la voce del Padrone di
questa Diocesi, dell'amato nostro Vescovo ci ha qui' convocato; in questo
tempio devoto santuario della Vergine e Martire della cara nostra protettrice
Sant'Agata?
Perche' ci troviamo noi (oggi)
questa qua' prostrati ai piedi del trono angusto di Nostro Signore Gesu' Cristo
? Presente o nascosto in quest' Ostia? Perche' mai?
La ragione la troveremo se noi diamo
uno sguardo sul mondo, sull'Europa intorno a noi stessi. O che spettacolo
orribile ci si presenta. Una guerra[92] la piu' terribile crudile immane (tal-biza - qalila) che da quasi quattro
anni tormenta, sconvolge (tqalleb ta' taht fuq) popoli e nazioni. Si'! Popoli
interi cacciati via dalla loro amata terra.
Un fiume di sangue traversa l'Europa
da mare a mare. Per ogni dolori, ferite, mutilati (morte, lutto, fame - Ed a
questo spettacolo chi di noi si empia di timore? Chi di noi non si commuove
(ihoss qalbu tinghafas).
E qui' in questa nostra piccola
isola per quanto dobbiamo ammettere che Iddio ci ha finora mostrato una
misericordia, un' amore tutto speciale. Oh Malta, quanto soffre, quanto soffre,
essa soffre nei suoi figli caduti (morti) sul campo di battaglia ossia in fondo
al mare, essa soffre nei suoi figli trovarsi nel pericolo degli assalti nemici,
ossia in fondo ad un letto negli ospedali. Essa soffre in tante famiglie
gettate nel cordoglio (hemm) del lutto - Essa soffre nel suo popolo che si
dibatte (imhabbat) si dilania (imedejjaq) da tante privazione in cui si trova
(min tant nuqqas li jinsab fih).
Ora <fid-dieqa, fil-hemm, fil-gwai ta' issa> presente (li ninsabu
fih) che cos'e' che dobbiamo fare chi ci dobbiamo ravvolgere?
Era l'anno 1551 e l'isola nostra
circondata dall'armata turchese era in preda del timore che porta con se la
guerra. I Maltesi di allora messa sul baluardo la statua di S. Agata e dinanzi
alla stessa venne celebrato il Santo sacrificio della Messa; e tutti uniti al
Sacerdote offrirono a Dio Gesu' quale vittima espiatrice dei loro peccati ed i
nemici
[page 231]
immantinente[93] abbandonarono le nostre sponde ed il sorriso della pace e di
tranquillita' tornarono ad apparire sul viso di tutti.
Fratelli Dilettissimi - Noi abbiamo
qui' la stessa statua dinanzi alla quale si inginocchiarono i nostri padri
centinaia di anni addietro - e quello stess Gesu' che quella volta venne
offerto a Dio e che ha interceduto pei nostri antenati egli e' qui' presente
pronto ad intercedere anche per noi.
Preghiamolo dunque come hanno fatto
i nostri antecessori. Si! Come le folle della Palestina gli portarano i loro
infermi e gli chiedevano la loro guarigione ed egli amorosamente guariva tutti,
gli presentiamo il nostro paese, gli presentiamo l'Europa, il mondo e con viva
fiducia a voler presto versare su tutti il balsamo della sua misericordia.
Ricordiamoci che ogni giorno di
guerra costa la vita di migliaia di giovani - la rovina di tante famiglie, le
sofferenza di tanti ferite.
Oh! Gesu'! abbiate di noi pieta' -
Voi avete e' vero troppo ragione per non guardarci e di lasciarci <fil-jasar tal-hazen> in preda
della morte nostra iniquita' - Ma dopo tutto ricordatevi che voi siete il
nostro creatore il nostro salvatore - e noi siamo tue creature - noi siamo
anime rendente col vostro sangue preziosissimo - Ah! fermate! fermate! i vostri
flagelli - non guardate alle nostre colpe ricordatevi che siamo tuoi!
Le piu' belle citta' son divenute
deserte (abbandunati) le nazione piu' prospere e floride sono annegate nel
sangue dei loro figli - le donne rimaste nelle case non trovano lacrime per
piangere i loro mariti, loro figli.
O Gesu' non vogliate restare
insensibile a tante miserie. Non ci vogliate flagellare quanto meritiamo
misericordia. Vi supplichiamo! <Hniena!
Hniena! Hniena!>
[page 232]
[homily 88]
18
Ottobre[94]
In occasione del VII centenario dell'Istituzione del 3o Ordine francescano
"Vivo autem jam non ego, vivit vero in me
Christus" (Ga 2:20)
Queste parole di San Paolo
riassumono in se tutta la storia dell'anima di Francesco d'Assisi. Egli infatti
che aveva da Dio la missione di riformare in Cristo la societa', doveva
anzitutto riempire se stesso di questa vita divina tanto che egli piu' degli
altri poteva con verita' ripetere le parole di San Paolo "vivit vero in me
Christus." (Ga 2:20)
VITA
DELL'ANIMA DI FRANCESCO
Dalla visione di Spoleto a
quella del monte Alvernia noi non iscorgiamo altro nell'anima di Francesco, che
un lavoro continuo, un lavoro finissimo incominciato e perfezionato sulle basi
sode della dottrina evangelica.
1. Un giorno dopo un banchetto che
egli ebbe coi suoi compagni, provo' intensamente un disgusto pel mondo e per le
sue pompe ed incomincio' a disprezzare se stesso.
2. Un altro giorno ode le parole
"Beati i poveri..." (Mt 5:3) ed egli sta un giorno intero a
mendicare coperto di cenci, per conoscere meglio le condizioni del povero.
3. Un altro giorno il Crocifisso di
San Damiano gli dice, "Francesco la mia casa crolla", ed egli torna a
casa vende molte pezze di pregievole stoffa e ne usa del denaro per restaurare
il sacro edificio.
4. Un'altra volta Dio gli dice
"Disprezza tutto cio' che hai amato, ama cio' che hai disprezzato" ed
egli coprisse di baci le piaghe di un lebbroso.
5. Pier Bernardone per castigare la
generosita' la prodigalita' del figlio lo minaccia di interdirlo e
disereditarlo. E Francesco dinanzi al Vescovo si spoglio' di tutti gli abiti li
depose ai piedi di lui ed esclamo' "Uditemi tutti. Sino ad oggi chiamai
Pietri Bernardone mio padre; ma ora gli rendo tutto cio' che ho di lui. Da qui'
innanzi con maggiore liberta' posso dire: Padre nostro che sei nei cieli."
- Egli accetta in elemosina un vecchio mantello, vi disegna su una
[page 233]
croce, e parte. Da quel momento la vita di Cristo si e' radicata in lui
solidamente poiche' egli si e vuotato, si e' spogliato di se stesso, e rimase
sempre contento di poter seguire nella poverta' e nella sofferenza, il
Salvatore povero e crocifisso.
6. Tanto che Gesu' Cristo volle
improntare in lui persino il suggello esteriore della sua vita crocifisse. Nella
solitudine dell'Alvernia un di', mentre Francesco rapito nella contemplazione
dei dolori del Cristo provava tale eccesso di amore da sentirsi trasformato in
Lui (S.Bonaventura), gli apparve un serafino in forma di crocifisso e sulle
mani, sin piedi e sul costato lascio' le stimmate delle piaghe di Lui.
PRIMO
ORDINE
La vita di Gesu' Cristo in
Francesco, non rimase no inoperosa, ma doveva dare i suoi frutti ed in verita'
nessuna desse della societa' si sottrasse alla sua benifica azione. Egli legge
in S. Matteo le parole di Gesu' Cristo "Andate e predicate" (Lk 9:60)
- Avverro' a prendere alla lettura le parole del Vangelo. Imitatore perfetto
della vita di Cristo getto' via il bastone, il sacco, la borsa ed i calzoni e
si diede a predicare la parola di Dio; e mentre con zelo invitava la gente
all'esercizio della semplicita', dell'umilta', e del sacrificio tosto gli si
aggrupparono intorno i primi discepoli. Insieme a loro prende la via di Roma ottiene
da Papa Innocenzio III l'approvazione della sua regola e li mando' per tutto
mondo a predicare l'abnegazione (ic-cahda) e l'amore. Ecco l'istituzione del Io
Ordine di San Francesco.
SECONDO
ORDINE
Qui' pero' non doveva fermarsi
l'opera di Francesco. Anche la donna doveva sentire l'influsso dello spirito
francescano. Ed ecco che Chiara Scifi giovanetta sedicenne, nobile, ricca,
avvenente, persuasa della vanita' delle cose di questo mondo, desiderosa di far
vivere perfettamente in se G.C. precipito' nella via indicata da Francesco. Da
lui riceve l'abito della penitenza, fa professione di vita religiosa per vivere
nella poverta' nel lavoro e nella preghiera. L'esempio di Chiara viene seguito
da una vera moltitudine di donne ed ecco istitiuto il IIo ordine francescano
[page 234]
conosciuto da Chiara col nome di Clarisse.
TERZO
ORDINE
La parola evangelica di
Francesco entusiasmava (issahhar) tutti e molti avrebbero voluto seguirlo, ma
Francesco perche' non poteva accettare tutti in convento, perche' non poteva
chiudere tutti nei monasteri, per aiutare tutti a vivere di Gesu' Cristo
escogito' l'istituzione del IIIo Ordine e per mezzo della sua regola, rese
facile l'imitazione di Gesu' Cristo, a tutti i secolari uomini e donne
dirigendoli tutti senza essere costretti da voti religiosi a quella semplicita'
di costumi a quello spirito di penitenza che deve animare ogni seguace di Gesu'
Cristo.
E ne qui doveva fermarsi l'opera di
Francesco ma simile alla fionda d'edera che messa ai piedi d'un muro
s'arrampica, s'estende, cresce e copre ed in quest'epoca da dei fiori piccoli
bianchi ed odorosi, cosi' dall'opera istituita pei secolari ne venne fuori
anche dei fiori bianche, l'opera dei terziari delle terziarie francescane
regolari, che intorno a se in tutto il mondo raccolgono migliaia di ragazze
(tfajliet) allo scopo di dare loro quell'impronta che il mondo non sa dare,
l'impronta con se posta la vita in Gesu' Cristo.
Ecco percio' terziari terziarie
Francescani ora regolari e secolari ecco la vostra nobile divina missone di far
vivere in voi Gesu' Cristo, di far vivere Gesu' negli altri, nelle vostre
familige nei vostri figli nei vostri fratelli nei vostri protetti dare a tutti
l'impronta della vita di Gesu' Cristo che e' tutta amore e carita'.
Fuori la superbia, fuori le
inimicizia, fuori l'invida, fuori le contese e luogo venga dato anzi l'opera
vostra alla carita' ed all'amore.
E' vero che voi non disponete come
il Io ordine della facolta' e del dono della parola, e vero che voi non
disponete dell'amministrazione dei sacramenti, e' vero che le vostre
occupazioni non vi permettono di stare le lunghe ora nell'orazione mentale e
vocale, e' vero che a voi non e' dato di macerare il vostro corpo con catinelle
e cilia, ma voi tutti disponete di un mezzo molto efficace per stampare in
tutti la vera effigie di Gesu' Cristo, per far viva in tutti [l'imagine] di
Gesu' Cristo.
[page 235]
E questo
mezzo non ve lo addito io; questo mezzo ve lo indica il libretto che voi avete
nelle vostre mani, il libretto del programma di queste belle feste centinarie. Voi
gia' mi capite il mezzo e' la DEVOZIONE verso Gesu' Cristo presente
nell'Eucaristia. Leggete, osservate, le feste incominciarono colla celebrazione
e coll'assistenze al Santo Sacrificio della Messa, leggete, osservate le feste
centinarie colle comunioni generali, benedizioni sacramentali, leggete e
troverete che le feste termineranno con una solenne processione Eucaristica.
E quel programma non venne dettato
dalla fantasia di un individuo o di un Comitato ma esso viene inspirato dalla
stessa vostra regola, voi infatti ben sapete che uno degli atricoli della
regola impone a tutti gli ascritti al terz'ordine di ascoltare giornalmente la
Santa Messa. Un'altro articolo considera una mancanza nel terziario che lascia
passar molti giorni senza accostarsi alla Santa Messa.
E quella regola, F.D, vi venne
consegnata da chi passava le notti intiere presso al tabernacolo tanto in dolci
colloqui col suo diletto, e le ore gli passavano uniti e intieri ed a
malincuore se ne staccava all'alba. E quando veniva richiesto che facesse per
tutto quel tempo innanzi a Gesu' Sacramentale rispondeva con semplicita' 1a REGOLA:
ADORO - AMO. Se si saturava durante la notte da questa fonte divina di quella
carita' di Dio di quella carita' del prossimo che poi durante il giorno
spandeva su tutto e su tutti al pari dei raggi solari.
Ecco percio' come San Francesco fece
vivere Gesu' Cristo in se ecco, come lo fece rivivere meglio altri per mezzo di
una tenera devozione per mezzo di una tenera devozione verso Gesu' Cristo. Teniamo
anche noi cara questa devozione essa ci assicura di poter dire di noi nel
presentarci. Al giudice divino San Paolo in unione al Padre nostro Francesco
"Vicit vero in me Christus." (Ga 2:20)
[page 236]
[homily 89][95]
Centenario
del Terz' Ordine
Chiesa
di Frati Minori[96] Valletta
"Vivo autem jam non ego, vivit vero in me
Christus". (Ga 2:20)
Queste parole di San Paolo
riassumono in se la storia dell'anima di Francesco d'Assisi. Esse esprimono la
vita dell'uomo trasformato per mezzo della grazia secondo l'ideale divino
trasformato in un altro Gesu' Cristo. Percio' le parole di San Paolo
appariscono piu' vere la' dove la vita dell'esemplare divino e piu'
perfettamente imitata. Appariscono vere nella vita dei santi, ma verissime F.D.
appariscono nella vita del gran Santo, il poverello d'Assisi. Ah si egli aveva
la missione di riformare in Cristo, di far vivere Cristo in mezzo alla societa'
umana, doveva riempire se stesso di questa vita divina. Ed egli piu' di altri
poteva con verita' ripitere le parole di San Paolo "vivit vero in me
Christus". (Ga 2:20)
Dalla visione di Spoleto a quella
del Monte Alvernia infatti, noi non scorgiamo altro che un lavoro continuo
della grazia di Dio, un lavoro finissimo incominciato e perfezionato sulle basi
sode della dottrina Evangelica
I Il primo senso era un non so che',
che allontanava dal mondo e dalle sue pompe.
II Un altro giorno ode le parole
"Beati i poveri ..." (Mt 5:3) ed egli sta un giorno intiero a
mendicare coperto di cenci per conoscere meglio le condizioni del povero.
III Un altro giorno il crocifisso di
San Damiano gli dice "Francesco la mia casa crolla". Ed egli rifa'
quella chiesa.
IV Un altra volta Dio gli dice
"Disprezza tutto cio' che hai amato, ama cio' che hai disprezzato" ed
egli copre di baci le piaghe di un lebbroso.
V Pier Bernardone vuol farlo
interdire ed egli si spoglia delle vesti restituendili a suo padre. Poi accetta
in elemosina un vecchio mantello, vi designa su una croce, e parte. Da quel
momento la vita di Cristo si e' radicata in lui solidamente poiche' egli si e'
vuotato completamente di se stesso.
La vita di Gesu' doveva dare in
Francesco i suoi frutti,
[page 237]
essa no non rimase inoperosa e nessuna classe della societa' si soltraeva
alla sua attrazione. Egli legge in S. Matteo le parole di Gesu' Cristo
"Andate e predicate" (Lk 9:60), specchio fedele della vita di
Gesu' Cristo, getto' via il bastone, il sacco, la borsa ed i calzoni e si diede
a predicare.
Undici discepoli immantinente[97] gli si unirono, Chiara degli Scifi, giovanetta sedicenne nobile, ricca
avvenente abbandono' il mondo e segue Francesco in poche' parole, come un torrente
che abbia volto le dighe cosi' le anime stanche dal mondo e disprezzanti le sue
fallaci massime e pompe seguivano Francesco abbracciavano la sua Idea.
Ma ecco che Francesco s'accorge che
per vivere tutti, assolutamente tutti, della vita di Gesu' Cristo, bisognava
scendere al basso, bisognava entrare entro le viscere della societa'
instaurarla nelle sue basi, bisogna far avere Gesu' Cristo entro la famiglia
inde l'erezione, onde l'istituzione del "terz'ordine di San
Francesco", Egli cosi' estendeva ai laici d'ambo i sessi, di ogni
condizione, di ogni classe ad abbracciare l'idea Francescana, che in sostanza
non e' che l'idea divina, non e' che la dottrina di Gesu' Cristo: odio al
mondo amore di Dio. Amore reciproco.
Ecco percio' terziarii Francescani che
qui' vi trovate ecco la vostra nobile la vostra divina missione di far rivivere
in mezzo alle vostre famiglie la vita di Gesu' Cristo che e' tutta amore, tutta
carita', - Fuori la superbia, fuori le immiazie, fuori l'invidia, fuori le
contese ma il luogo venga dato alla carita' all'amore.
Oh! adesso come ci troviamo intorno
a Gesu' aspettando la sua benedizione ecco che qui' abbiamo il mezzo piu'
efficace per far vivere Gesu' in noi, nei nostri dipendenti, nelle nostre
familglie, in tutta la societa'. Non tutti possiamo predicare, non tutti
possiamo assidersi nelle cattedre di alte dottrine, ma noi tutti possiamo
avvicinare le anime del nostro prossimo a Gesu' presente nell'Eucaristia, con
visite, messe, comunioni, e cosi' avremmo adempiuto la nostra missione, F.
volte secolare avremo concorso anche noi a far vivere la societa' della vita di
Gesu' Cristo.-
Che tutti vivano della vita di Gesu'
Cristo, non e' un'
[page 238]
idea suggerita da esaltazione mistica, ma e' il senso vero della vita
cristiana. Se nei santi raggiunse altezze sublimi essa non cessa di essere la
condizione indispensabile alla salvezza.
Ricordatevi che la tessera per
l'ingresso nel cielo non puo' portare altro molto finche' quello che
caratterizza la vita del poverello di Assisi "Vivit in me Christus".
(Ga 2:20).
[page 239]
[homily 90]
E' veramente un santo pensiero di
commemorare questo settimo centenario del transito glorioso di San Francesco[98] con un trido solenne di Communioni Generali. - Ed in questo momento
solenne quando tutti ci troviamo attorno alla mensa eucaristica a compiere
quest'atto di amore non possiamo fare omaggio piu' bello (att ta' qima) alla
grande sublime, immensa figura di San Francesco d'Assisi se non col fermarci
con poche riflessi su cio' che forma l'essenza della santita', vale a dire
l'amore verso Dio. - La vita infatti di ogni santo non e' che una pagina nuova
nella storia dell'amore verso Dio - e la pagina che ci ha lasciato scritta San
Francesco e' veramente scritta a caratteri d'oro. -
Il primo segno dell'amore e' quello
di tenere presente l'essere amato alla mente di chi ama. E San Francesco
gli riesce di vedere Dio dapertutto ed in tutti gli esseri creati, ed e'
percio' egli tutti li chiama suoi fratelli perche tutti lo aiutavano a
contemplare Dio, il centro del suo amore. - Scorge gli uccelli
nell'aria, li ode e si sente tirato a fare loro compagnia per lodare Dio; -
scorge gli agnelli e si ricorda di Gesu' che innocente si sacrifica pei
peccatori; - tocca l'acqua e si ricorda di Gesu' che si servi della
stessa per mondare le anime (isaffi) col battesimo. - Guardava ai fiori
dei campi ed eccolo preso a contemplare (mehud biex jikkontempla) il fiore
diverso che germoglio' (li hareg) dalla verga di Jesse e colla sua fragranza
riempi' il mondo; se si incontra con un povero, un zoppo, un ammalato,
un lebbroso, in loro scorgeva la persona di Gesu' Cristo ed eccolo preso
dall'amore ad abbracciarli, consolarli, ed insieme con loro a lodare Dio.
Un altro segno dell'amore e' il
bisogno che uno sente di imitare la persona che ama. E Francesco fisso'
il suo sguardo sul Figluiolo di Dio fattosi uomo per essere modello degli
uomini; lo vede nascere povero dentro ad una grotta tra gli animali e subito
(f'hin bla waqt) rinuncia a tutti i beni della terra, per vivere nella piu'
stretta miseria e poverta'.
Uno non puo' dare prova piu' grande
del suo amore quando si presta a dare la propria vita per colui che egli ama. Ed
ecco Francesco, acceso d'amore verso Dio, verso il suo Figlio unigenito Gesu'
Cristo non esita un momento, lascia l'Italia
[page 240]
attraversa il mediterraneo ed arido[99] del martitio per Iddio si presenta al successore di Saladino. Ma Iddio
richiedeva altre prove dell'amore suo.
Un
giorno si mette a meditare il Pater Noster e lo colpiscono le prime sue parole,
<"Ikun imqaddes ismek. Tigi
saltnatek." (Mt 6:9)> Si accende d'amore per Gesu' si riempie
di zelo per estendere il suo regno nel mondo e subito si mette a cercare dei
compagni ad aiutarlo nell'opera. Egli prima trova tre ed indi altri quattro, e
senza aspettare altri si dividono in quattro e due a due partirono per le
quattro parti del mondo. Andiamo, annunziamo la pace di Gesu' e guidiamo i traviati
all'ovile[100].
Ma l'amore verso Dio trova ancora da
operare e quando il Cavaliere Orlando gli fece dono del romitaggio[101] di Alverna[102] allora quel luogo divenne per Francesco il paradiso terrestre, e colle
piage nelle mani, nei piedi e nel costato, tra le sofferenze piu' grandi, si
struggeva (kien jikkonsuma) sempre piu' nell'amore del suo Gesu'.
Arrivato in un grado cosi' alto
dell'amore di Dio su questa terra non gli restava da raggungere che l'amore
beatifico ed eccoci arrivare nell'ultima scena dell'amore si' Fco[103] verso Dio. - Erano passati due anni del miracolo delle stimmate. Francesco
in Santa Maria degli Angeli, sdraiato sulla nuda terra, tra il canto dei servi
discepoli in un'estasi d'amore chiudeva gli occhi su questa terra per aprirli per
sempre alla vista beatifica di S. Fco d'Assisi per sempre alla vita
beatifica di Dio.
F.D. anche voi stamani vi trovate
pronti a dare l'atto di amore a Gesu' alla vostra Communione. Ma prima di cio'
fare avviciniamo il nostro cuore a quello di Fco. Lo troviamo sempre crescente
fino la morte, e in noi basto' fu l'addietro piccolo soffio dello spirito della
vanita' del mondo, delle pompe, del demonio.
[page 241]
[homily91][104]
4 Ott
1927[105]
Chiusura dell'Anno Francescano[106].
Messa con Comunione Generale -
alla quale assistono le alunne di tutti gli Istituti Francescani dell'Isola. -
Canto delle ragazze dell'Istituto Fra Diego[107].
Charitas
nunquam excidit (1Co 13:8)[108]
Dinanzi alla nostra mente. Dinanzi
ai nostri occhi - Religiose Devote, Care Giovanette, si presenta un fatto
stupendo, un fatto meraviglioso; - sappiamo come il tempo passa veloce, e come
con se travolge la memoria di tanti uomini e di intiere generazioni. - Eppure
noi qui ci troviamo raccolti, attorno a questa mensa degli angeli, a
commemorare il transito glorioso di San Francesco d'Assisi, a commemorare cioe'
un fatto che ha avuto luogo (gara) nientemeno che 700 anni fa. – Si'! Son
passati 700 anni! Eppure (u ma dana kolllu) la figura di Francesco invece di
apparire alla nostra memoria in lontananza, piccola a quasi offuscata (imtappna),
essa ci appare stamani[109] con lineamenti chiari, - essa ci appare in forma gigantesca. Come
spiegare questo fenomeno? La risposta e' unica e facile. - Perche' Francesco
colla sua vita di mortificazione, di abenegazione mai l'uguale (liema bhala) ha
scritto una pagina d'oro nel libro della storia dell'Amore verso Dio et
"Charitas numquam excidit". (1Co 13:8)
Percio' stamani in questo momento
cosi' sublime (in questo bel tempio con tanto questo artistico parato) dove
tutto aiuta l'anima nostra a raccogliersi con riverenza (qima) attorno alla
maestosa figura di Francesco, vi invito a fare pochi riflessi su cio' che e'
stato il motivo della sua grandezza - l'amore - la Carita' – "Charitas
numquam excidit." (1Co 13:8)
Il primo segno dell'Amore e' quello
di tenere presente l'essere aiutato alla mente di chi ama. E San
Francesco gli riesce di vedere Dio dapertutto ed in tutti gli esseri creati, ed
e' percio' che egli tutti li chiama suoi fratelli, perche' tutti lo aiutavano a
contemplare Dio, il centro del suo amore. Scorge gli uccelli nell'aria,
li ode cantare, e si sente tirato a fare loro compagnia per lodare Dio. –
Scorge nel campo gli agnelli e si ricorda di Gesu' che innocente si
sacrifica pei peccatori. Tocca l'acqua e si ricorda di Gesu'
[page 242]
che si servi della stessa per mondare (isaffi) le anime col Battesimo. - Guardava
ai fiori dei campi ed eccolo preso a contemplare (mehud biex jikkontempla)
il fiore divino che germoglio' (li hareg) dalla verga di Jesse e colla sua
fragranza riempi' il mondo. - Se si incontrava con un povero, uno zoppo,
un ammalato, un lebbroso, in loro scorgeva la persona di Gesu' Cristo ed
eccolo preso dall'amore li abbracciava, li consolava, e con loro lodava Dio. "Charitas
numqauam exicidit." (1Co 13:8)
Un altro segno dell'amore e' il
bisogno che uno sente di imitare le persona che ama. E Francesco fisso' il suo
sguardo sul Figliuolo di Dio fattosi uomo per essere modello degli uomini, lo
vede, lo vede nascere povero dentro ad una grotta tra gli animali, e subito (u
f'hin bla waqt) rinunzia a tutti i beni della terra, per vivere sulla piu'
stretta miseria e poverta'. - "Charitas numquam excidit."
(1Co 13:8)
Uno non puo dare prova piu' grande
del suo amore che quando si presta a dare la propia vita per colui che ama
(Jn 15:13). Ed ecco Francesco, acceso d'amore verso Dio, verso il suo
Figlio Unigenito Gesu' Cristo, non esita un momento; lascia l'Italia,
attraversa il mediterraneo ed avido del martirio per Iddio, si presenta al
successore si Saladino. Ma Iddio richiedeva altre prove dell'amore suo. "Charitas
numquam excidit." (1Co 13:8)
Un giorno si mette a meditare il
Pater Noster e lo colpiscono le prime sue parole <"Ikun imqaddes Ismek, tigi saltnatek!" (Mt 6:9)>
Si accende di amore per Gesu', si riempie di zelo per estendere il suo regno
nel mondo, e subito si mette a cercare dei compagni ad aiutarlo nell'opera. Egli
prima trova tre, ed indi altri quattro, e senza aspettare altri, si dividono in
quattro e due a due partirono per le quattro parti del mondo.
PAX ET BONUM
Andiamo, annunciamo (inhabbru) la
pace di Gesu' agli uomini e guidiamo i traviati all'ovile[110] (u indahhlu fil merhla dawk li intilfu) et "Charitas numquam
excidit". (1Co 13:8) Ed oggi, dopo settecento anni di questo primo
atto di amore, se volgiamo il nostro sguardo sul campo delle missioni noi
troviamo i Figli di Francesco a migliaia in prima fila ad estendere il regno di
Dio.[111]
[page 243]
Ma
l'amore di Francesco verso Dio trova ancora da sperare e quando il Cavaliere
Orlando gli fece dono del Romitaggio[112] di Alverna[113], allora quel divenne per Francesco il paradiso Terrestre, e colle piaghe
nelle mani, colle piaghe nei piedi e colla piaga nel custato, tra le sofferenza
piu' grandi, si struggeva (kien jikkonsma) sempre piu' nel amore del suo Gesu'.
Arrivato (imwassal) Francesco in un
grado cosi' alto dell'amore di Dio su questa terra non gli rimaneva che di
raggiungere l'amore beatifico. Ed eccoci arrivati nell'ultima scena dell'amore
di Francesco verso Dio. Su questa terra erano passati due anni dal miracolo
delle stimmate, e Francesco in Santa Maria degli Angeli sdraiato sulla nuda terra,
tra il canto dei suoi discepoli, in un estasi di amore, chiudeva gli occhi su
questa terra per aprirli per sempre sulla vista beatifica di Dio, il suo cuore
si spegneva su questa terra per accendersi per sempre dell'Amore di Dio in
cielo dove "Charitas numquam excidit". (1Co 13:8)
Anche voi stamani R.D.C.G.[114]! - per solenizzare il settimo centenario del transito di Francesco, vi
trovate pronti a compiere un atto di amore vero Gesu' Cristo per mezzo della
vostra comunione. - Ma per compirlo bene stamani, alzate la vostra mente ed il
vostro cuore verso questo serafino dell'Amore di Dio, San Francesco d'Assisi.
Ah! Si'! Insieme preghiamolo a voler
oggi intercedere per noi perche' il nostro amore verso Dio, il nostro amore verso
il Figlio, unigenito Gesu', il nostro amore verso il prossimo, sia al pari suo:
un amore, retto, un amore giusto, un amore fedele e sopratutto un amore
perseverante, che ci faccia arrivare in paradiso dove con San Francesco e come
San Francesco ameremo Iddio di un amore che non verra' mai meno, "Charitas
numquam excidit". (1Co 13:8)
[page 244]
[homily 92]
"Si
quis vult post me venire, abnegat semetipsum, tollat crucem suam, et sequatur
me." (Mt 16:24)
Tante volte queste parole
risuonarono alle nostre orecchie, ma ditemi un poco le abbiamo noi messe in
pratica?
Orbene dunque prendiamo occasione
dall'odierna festivita' per incoraggirci alla sequele dell'amatissimo nostro
Gesu'.
Gesu' non si accontento' di averci
dato egli stesso l'esempio, ma di quando in quando, ci mando' dei campioni,
degli eroi, come per rinfrescare la memoria della sua vita mortale, come per
infondere nelle anime dei Fedeli nuova forza onde possano seguirli nella via
delle croce.
E chi tra' questi campioni, e tra
questi eroi vicino dei santi forse, F.D. abbia meglio eseguito il precetto di
Gesu' Cristo che il Santo di cui oggi abbiamo celebrato la festa. Meglio dire
San Francesco d'Assisi. Si' egli e' un miracolo (ghageb) di penitenza, di
abnegazione, di amore ai patimenti.
Amore ai patimenti ! - Se dovessi
parlare a gente che vuol godere di questo mondo sono certo che stasera mi
volgerbbero le spalle, come si suppone che abbia fatto quel giovane[115] allorche' senti' dalle labbra del Redentore che chi volesse essere
perfetti dovesse andare a vendere i suoi averi e darli ai poveri. Ma io parlo a
voi che l'avete scelto a vostro patrono, a voi che vi gloriate di essere suoi
devoti, ed e' perche' che non va' data di caso se io brevemente vi parlero' della
poverta' di San Francesco, della sua umilta', della sua mortificazione.
- poverta che arricchisce
- umilta' che glorifica
- mortificazione che beatifica.
[page 245]
[homily 93]
VIIo Centenario della Canonizzazione
di St Antonio di Padova[116]
Santa Maria di Gesu' - Valletta[117]
-o-
"Veggo il mio Signore Gesu' Cristo"[118]
"Veggo il mio Signore Gesu' Cristo"
Ultime parole di Sant'Antonio.
Come ci troviamo intorno a quest'altare,
entro questa bella chiesa, degnamente parata (imzejna) per celebrare
quest'occorrenza centeneria, colla nostra mente andiamo indietro nella storia
per il lasso[119] (ghat-tul) di settecento anni, e la' nella citta' fortunata di Padova
nella solitudine di un'umile cella, di uno dei primi conventi francescani, un
religioso, giovane ancora, non ha che 38 anni, colla dolcezza della pace sul
suo volto agonizzante, col sorriso angelico sulle sue labbre (fomm) lo sentiamo
dire, mentre passa dal tempo all'eternita', nell'estasi piu' dolce "Veggo
il mio Signore Gesu' Cristo".
In principio di quest'anno
centenario gia ci siamo qua' incontrati a celebrare questo 7mo centenario della
morte furiosa di Antonio di Padova, ma questa volta insieme al centenario della
morte celebriamo anche il 7o centenario della sua canonizzazione[120], perche', tanti furono e cosi' grandi furono i miracoli operati sulla
tomba di Antonio, che entro il primo anno dalla sua gloriosa morte, la Chiesa,
che tanto le e' a cuore la pratica della virtu' nei suoi figli, gli ha dato gli
onori dell'altare.
E con ragione, - perche se estasi di
amore e' stato l'ultimo respiro di Antonio, senza timore di esagerare possiamo
dire che estasi continua di amore e' stata tutta la sua vita.
Estasi d'amore e' stata la sua
infanzia (tfulija); l'infanzia di Ferdinando, perche' questo era il suo nome di
Battesimo. Come il fiore infatti, insin dai primi albori[121], volge la sua faccia al sole e dallo stesso non sa staccarsi, cosi' era
di Ferdinando; non appena l'idea di Dio apparve sull'orizzonte della sua mente,
essa assorbi' le potenze dell'anima di Ferdinando, e la sua mente non poteva
albergare
[page 246]
altri pensieri se non di Dio, la sua legge; ed il suo cuore non poteva
capire altri sentimenti se non quelli dell'amor di Dio. Ed e' percio' che le
tradizioni gloriosi militari della sua famiglia a nulla valsero, ad
attirarlo a se colle loro glorie, ed i suoi genitori ammiravano in Lui l'amore
al raccoglimento, all'ubbidienza ed allo studio. - La
gente di Lisbona lo vedeva incedere[122] per li vie colla modestia angelica ora andato alla scuola dei
canonici di Sta Maria ed ora visitando le chiese di quella citta'. - Tutti si
meravigliavano della devozione dell'innocenza sua, tanto che come Giovanni
Battista, cosi' anche per Antonio tra di loro dicevano, "quis putas iste
puer erit?" (Lk 1:66)[123] Che sara mai di questo fanciullo (x'sejjer ikun qatt min dana
it-tfajjel).
Estasi d'amore e' stata non meno la
giovinezza di Antonio di Padova ed a 15 anni noi lo troviamo armato colla ferma
risoluzione (b'fehma soda) di abbandonare qualsiasi speranza, qualsiasi
cosa' gli potea offrire il mondo; di sperarci (li jinfired) dai suoi
cari genitori, perche' con maggior fervore potessi darsi all'amore di Dio nella
solitudine del chiostro. - Era inutile che i suoi genitori colle lacrime agli
occhi lo scongiurassero a non volerli abbandonare, forte era il suo amore verso
i suoi cari genitori, ma vinse in Antonio, ma trionfo' in Antonio, l'amore piu'
forte di cui il cuor suo era acceso, verso Dio. - E cosi' venne accettato fra i
Canonici Regolari, rinomati in Lisbona per la loro santita': e tra di [Dio
loro] quel serafino d'amore di Dio risplendeva (kien jiddi) qual astro
fulgidissimo (l'aktar imdawla).
Estasi d'amore e' stata la sua entrata
tra le file, gia numerose, del poverello Francesco d'Assisi. L'amore
di Dio non sa fermarsi e cresca, ognor di piu'[124]; e cosi' succedeva nell'anima di Antonio.
Un giorno con grande pompa e
solennita', con grande concorso di popolo e di autorita' venne deposito in
mezzo alla chiesa di canonici regolari, dove trovavasi Antonio, un grande cassa
d'argento che aveva entro di se' le ossa sante di cinque francescani i quali
nel Marocco, per la Fede di Cristo per l'amore di Cristo, avevano subito il
martirio. Per tale occorenza tutta la citta' di Coimbra esulto', ma la gioia
(ferh) maggiore era quella del giovane Antonio.
[page 247]
Egli non poteva separarci da quelle sante relique, e
dinanzi ad esse pregava e col vivo desiderio di dare anche egli la vita per
l'amore di Gesu', in breve tempo colla viva brama del martirio, si trovo'
indossato la tunica francescana.
Ma se estasi di amore e' stato il
suo ingresso tra i Francescani, estasi di amore e' stato il suo apostolato. Egli
non ebbe la fortuna di essere invitato nell'Africa per cui estinguere la sua
brama di dare la propia vita per amore di Gesu'. La Provvidenza ben altro
disponeva di lui, ed inviato dalla ubbidienza a predicare in Francia tra gli
Albegesi, Italia tra i Guelfi ed i Ghibellini, la sua parola ovunque e sempre
significativa (is-sarraf) lume fra tutti e tutti rinunziavano agli errori,
tutti allontavano da se l' odio, e la vendetta e tutti e sempre uscivano dalla
predica di Antionio col cuore acceso d'amore di Gesu' Cristo e per Gesu'
Cristo.
Se estasi d'amore e' stato
l'apostolato di Antonio, estasi d'amore non meno furono anche le ore del suo
riposo. Un giorno, una persona nobile della citta' di Padova, accolse in casa
sua questo povero, umile e giovane frate francescano. Successe che durante la
notte passando dinanzi alla camera dove Padre Antonio era chiuso, tutto solo,
sente delle parole miste a sospiri (kliem imhallat ma tnieghid) subito si
avvicinava alla porta, prova di guardare dentro e cos'e' che vede con grande
sua meraviglia. Una luce giallognola (dawl safrani) ma viva (qawwi) piu' del
sole a mezzo di'. Padre Antonio per terra in ginocchioni, colle mani aperte,
gli occhi lucienti (ileqqu) con un vivo desiderio ( bi hrara kbira) - ed in
alto scendendo lieve lieve per l'aria (niezel hafif hafif mill-aria) appariva
la figura di un pargolo[125] sorridente, dal quale proviniva quella luce che riempiva tutta la camera.
I sospiri e le sommesse parole uscivano dalle labbra di Padre Antionio
dolcemente si adagio' sulle sua braccia.
F.D. che scena di contento? (ferh)
che scena di gioia? (hena) Ma ravvivate e rafforzate la vostra fede! Quel
Bambino che contempliamo ancora in quella stanza fortunata, questa mattina per la
forza, da lui stesso data, alla parola
[page 248]
del sacerdote, senza abbandonare la gloria dalla quale egli e' circonfuso
(imdawwar u imdawwal),[126] ….
[page 249]
[homily 94]
[VIIo Centinario della morte di S. Antonio] [127]
Perche' ci siamo stamani qua' raccolti
F.D. in questa Chiesa? Perche' fare ci siamo radunati al trono a questo santo
altare? Ci troviamo qua', F.D., a dar principio all'anno giubilare di
un'accorrenza gloriosa non solo all'ordine francescano, ma a tutta la Chiesa,
ma possiamo anche dirlo a tutto il mondo, perche' all'intercessione di
Sant'Antonio ricorrono non solo tutti fedeli ma ben anche coloro che trovarsi
fuori del seno della Chiesa. - Piochi anni or sono ci stiamo qua' radunati a
celebrare il VIIo
centenario del grande serafico patriarca Francesco, ed oggi ci raduna qua' il
VIIo centenario della
morte gloriosa di uno dei suoi figli primogeniti, il VIIo centenario della morte di Sant'Antonio.
Quello che innanzi agli occhi di Dio
ingrandisce e rende preziosa l'anima dei santi e' senza dubbio la pratica della
vitru'. Ora quando prendiamo tra le nostre mani il libro della vita di questo
santo noi subito ci accorgiamo che la virtu' prediletta di Antonio e' stata
sempre il fondamento di ogni virtu', la regina delle altre virtu', l'Umilta'.
Ancora giovane, infatti, adorno[128] nella persona di una bellezza sorprendente (illi isahhar), adorno
nell'anima di una intelligenza non comune, ricco di famiglia, il mondo gli
correva dietro, il mondo lo ricercava, il mondo gli sorrideva, il mondo lo amava.
Ma il giovane Ferdinando (perche' questo era il nome suo di battesimo)
riconosce che la grandezza del momdo non e' che vanita' risolve di fuggirla e
di abbandonarla, e troviamo che si nasconde agli occhi del mondo prima tra i
Canonici di Sant'Agostino e poi per mettersi al sicuro, si nasconde sotto il
sajo[129] del poverello di Assisi, e si sente piu' contento e felice a lavare i
piatti dentro un convento, che trionfare nelle sale delle corti dei suoi tempi.
Ma Iddio "humilibus dat
gratiam" (Jm 4:6), si' sulle anime umili getta con abbondanza la sua
grazia, e di Antonio religioso nascosto, religioso umile ne fa un
oratore celebre, un santo taumaturgo. Era l'anno 1222 ed alcuni
religiosi di San Francesco e di San Domenico si trovavano nella Cattedrale
della citta' di Forli', per ricevere l'ordinazione sacerdotale. Era uso allora
in tale circostanza si tenesse un discorso intorno a questa solenne funzione;
in quel giorno pero'
[page 250]
tutti i predicatori avevano recusato. Ed ecco che il superiore di Antonio
mosso da una segreta ispirazione chiama a se il giovane religioso e gli da
l'incarico di tenere il discorso di cui abbiamo detto. A principio pero'
Antonio, persuaso della sua incapacita' resistette, ma perche' il Superiore gli
aveva fatto, l'ubbidienza si sottomise, si umilio', ed accetto'. E per non
dilungarsi, arriva l'ora del semone, Antonio apre le labbra, scioglie la
lingua, ed amministra un predica con grande meraviglia di tutti, che andavano
dicendo che mai' aveva in tale circostanza un sermone cosi' eloquente. Questo
atto di umilta' era il principio, il fondamento, dell'Apostolato, di Antonio e
da allora fino al termine della sua vita noi lo troviamo a predicare, in
Spagna, in Francia ed in Italia. - Ovunque predicava il lavoro veniva sospeso
come nei giorni di festa, ed i giudici, gli avvocati, i negozianti, gli operai,
tutti abbandonavano il loro lavoro per poter andare a sentirlo. - Alcuni si
alzavano a mezzanotte per poter acquistare un posto vicino al pulpito; ed Iddio
contento per dir cosi', dell'umilta' di Antonio, non mancava di versare la sua
grazia sulle fatiche del suo piccolo apostolo, "Deus humilibus dat
gratiam" (Jm 4:6), e la predicazione di Antonio spesso confermava con
miracoli. - Un giorno nella citta' di Rimini il popolo rifiuto' di ascoltare. Voi
tutti infatti conoscete, o almeno avete veduto dipinto, il miracolo dei pesci
avvenuto nella citta' di Rimini; quella predica infatti, fatta ad un popolo che
non lo voleva sentire, acquisto' a Dio un numero grande di anime, perche' il
popolo quando vide i pesci, creature senza ragione rispettosi alla voce di
Antonio, ubbidienti al suo invito si converti' in grande numero. - Che dire
dell'ultimo quaresimale che Antonio tenne nella citta' di Padova, l'anno 1231,
si radunavano in piazza a sentirlo 30,000 persone, e quando scende dal pulpito
tanta era la folla che gli si accalcava attorno che se non era difeso passava
il rischio di rimanere oppresso: Era il 10[130] giugno dell'anno 1231, ed Antonio dopo di aver ricevuto Gesu'
nell'Eucaristia col volto contento, col sorriso sulle labbra, mentre confessava
di veder Iddio, l'anima sua volo' al cielo per ricevere il premio dell'umilta'
sua, "Deus humilibus dat gratiam". (Jm 4:6)
[page 251]
Quello stesso Gesu' che accompagno'
Antonio nella sua vita, quello stesso Gesu' che accompagno' Antonio nel suo
passaggio verso il paradiso sta' qua' presente su questo altare. Qua' su
quest'altare se ci troviamo dinanzi ad un mistero di fede,
"Mysterium fidei" se ci troviamo dinanzi ad un mistero di amore;
ci troviamo anche ad un mistero di umilta'. Nella sua vita mortale era
nascosta la sua divinita' ma qui nel Sacramento dell'altare trovasi nascosta
anche l'umanita'. La natura umana assunta dalla natura divina le riusciva di
nascondere questa tanto quanto riesce ad una nuvoletta nasondere questa tanto
quanto riesce ad una nuvoletta nascondere il sole, essa viene da questo
illuminata, e da un lato o dall'altro i raggi non mancano di sfondarla. Cosi'
ancora succedeva alla natura divina nascosta sotto l'umanita' assunta di Gesu'
Cristo, dal suo sguardo imponente, dalla sua parola affascinante, dalla sua
divinita'. - Ma niente, niente, ne la divinita', ne l'umanita' tutto nascosto
sotto la forma comune di pane e di vino, tutto silenzio, nessun segno di vita. Oh
mistero d'umiliazione! Oh umilta' profonda!
Ah! poveri noi se ci accostiamo a
comunicarci coi sentimenti vari questa misero mondo, coll'attacco alla stima,
all'onore, alla gloria del mondo. Ah ! chi sara' mai stamani che ci aiutera' di
unire al senso di fede, di amore anche quello di una profonda umilta'?
[page 252]
[homily 95][131]
Sta Maria di Gesu' Valletta
VIIo centenario 13-VI-'31
"Deus
humilibus dat gratiam". (Jm 4:6)
Era il 13 giungo dell anno 1231 ed
entro una cella di uno dei primi conventi francescani fuori della citta' di
Padova un giovane religioso di 36 anni si trovava negli ultimi momenti della
sua vita mortale. Aveva gia ricevuto Gesu' nell' Eucarestia e col contento sul
volto agonizzante, col sorriso sulle sue labbre, mentre confessava di vedere
Iddio l'anima sua se ne volo' al cielo, per ricevere il premio riserbato a coloro
che in vita si sposarono (issiehbu) coll'umilta' "Deus humilibus dat
gratiam." (Jm 4:6)
Si. Questo e' il fatto che ci ha
stamani radunati in questa chiesa, questo e' il punto storico degli Annali
Francescani che ci ha raccolto attorno questo santo altare - Or son pochi anni.
Siamo qua' radunati a celebrare il VIIo centenario della morte del grande
serafico patriarca Francescano: ed oggi di nuovo ci raduna la solenne
occorrenzza del settimo centenario della morte preziosa e gloriosa di uno dei
suoi figli primogeniti - Sant'Antonio di Padova.
Non era ancora passato un anno della
morte di Antonio e la Chiesa nella persona di Papa Gregorio IX gia' lo
dichiarava santo, gia gli dava l'onore degli altari. Percio' possiamo dire di
celebrare oggi due centinarii quello della morte e quello della Canonizzazione
di Antonio – Si'! noi solennizziamo un fatto glorioso non solo per l'ordine
francescano ma per tutta la Chiesa, ma, possiamo anche dire, per tutto il
mondo, perche' all'intercessione di Sant'Antonio ricorrono non solo i fedeli ma
ben' anche coloro che trovansi fuori del suo seno, "Deus humilibus dat
gratiam". (Jm 4:6)
Quello che dinanzi agli occhi di Dio
ingrandisce e rende preziosa l'anima dei santi e’ senza dubbio la pratica della
vitru'. Ora se per poco prendiamo tra le nostre mani e sfogliamo il libro della
vita di questo santo noi subito ci accorgiamo che la virtu' prediletta di Antonio
fu la virtu' chiamata il fondamento di ogni altra virtu', la regina delle altre
virtu' l' Umilta'. "Deus humilibus dat gratiam". (Jm 4:6)
Ancora giovane infatti adorno[132] nella persona di una bellezza
[page 253]
sorprendente (li issahhar), nell'anima di un intelletto non comune, membro
di una ricca famiglia, il mondo lo rincercava, il mondo gli correva dietro il
mondo gli sorrideva, il mondo lo amava. Ma il giovane Ferdinando (perche'
questo era il suo nome di battesimo) rinconosce che la grandezza di tutte le
cose di questo mondo non e' altro che vanita' e percio' in sull istante risolve
di fuggirla e di abbandonarla e percio' lo troviamo pronto a nascondersi tra le
file dei Canonici regolari di Sant'Agostino, e poco dopo per mettersi piu' al
sicuro si nasconde sotto al sajo[133] (tonaca) del poverello di Assisi; e si sente piu' contento e felice a
lavare i piatti nella cucina del convento che a trionfare nelle sale delle
corti dei suoi tempi.
Ma "Deus humilibus dat
gratiam". (Jm 4:6) Iddio Si'! versa in abbondanza la sua grazia sulle
anime umili e percio' di Antonio religioso nascosto, religioso umile, ne
fa un predicatore celebre un santo taumaturgo. Era l'anno 1222 ed
alcuni religiosi di San Francesco e di San Domenico si trovavano nella
Cattedrale della citta' di Farli per ricevere l'ordinazione Sacerdotale. Era
uso allore che in tale circostanza si tenesse un discorso intorno a questa
solenne funzione, ma in quel giorno tutti i predicatori avevano ricusato. Ed
ecco che il superiore di Antonio, mosso da divina segreta inspirazione,
chiamava a se il giovane religioso e lo incarcia di tenere il discorso che gli
altri avevano rifutato. In principio Antonio, persuaso della sua incapacita'
resistette, ma poi alle insistenza del Superiore Antonio, si sottomise, ubbidi,
si umilio ed accetto'. Ed eccoci all'ora del sermone. Antonio apre le labbra,
scioglie la loquela, ed amministra una predica delle piu' eloquenti e piena di
sapienza da recar meraviglia a tutti gli astanti i quali andavano dicendo che
in tale circostanza mai avevano udito una predica cosi' bella - questo era il
principio dell'Apostolato fecondo e fruttifero di Antonio, e da allora fino al
termine della sua vita noi lo troviamo a predicare in Spagna, in Francia ed in
Italia. - Ovunque predicava il lavoro veniva sospeso come nei giorni di festa;
e leggiamo che i giudici, gli avvocati, i negozianti, gli operai tutti
lasciavano le loro occupazioni per recarsi a sentirlo; ed alcuni si alzavano a
mezzanotte
[page 254]
per poter acquistare un posto vicino al pulpito. - Ed Iddio sempre contento
di Antonio e della sua umilta' continua a versare su di lui la sua
grazia "Deus humilibus dat gratiam" (Jm 4:6), e le predicazione
di Antonio conferma colla grazia dei miracoli. Chi di noi non conosce, o
per averlo udito, o per averlo letto e per averlo veduto dipinto il miracolo
della predica ai pesci, avvenuto nella citta' di Rimini. II popolo di quella
citta', perche' corrotto e malminato dai suoi vizi, non volevano sentire la
predica di Antonio, al vedere i pesci, creature senza la ragione, cosi'
rispettosi alla voce di Antonio, cosi' ubbidienti al sua invito, in gran numero
si converti'. - Che dire poi dell'ultimo quaresimale da S. Antonio nella citta'
di Padova l'anno di sua morte 1231 si radunavano a sentire in piazza 30,000
persone, e quando scendeva dal pulpito tanto era la folla che gli si accalcava
attorno che se non era difeso da uomini forti correva pericolo di restar
oppresso (mghaffeg).
F.D. quello stesso Gesu' vero
uomo e vero Dio, che accompagno' collo spirito suo colla sua grazia Antonio
durante il suo apostolato su questa terra, quello stesso Gesu' che presente
nell'ostia consagrata accompagno' Antonio dal letto di morte al paradiso,
quello stesso Gesu' trovaci qua su quest' altare e da qui ed altri pochi
istanti ti verra' a riposarsi sui vostri petti.
Si! Qua su quest altare ci troviamo
dinanzi ad un mistero di fede non solo, ci troviamo dinanzi ad un misteri di
amore non solo, ma ci troviamo anche dinanzi ad un mistero di umilta'. Nella
vita mortale Gesu' nascosta la sua divinita', ma qua nel sacramento dell'Altare
trovaci nacosta anche la sua umanita'.
La natura umana riusciva nascondere
la natura divina tanto quanto lo riesce coprire gli splendori del sole una
piccola novoletta; essa viene dal sole illuminata e da un lato o dall'altro i
raggi non mancano di sfondarla. Cosi' anche succedeva alla natura divina
nascosta sotto l'umanita' assunta di Gesu' Cristo, dal suo sguardo imponente,
dalla sua parola affascinante (li issahhar) dalla sua azione maestosa e spesso
miracolosa, appariva la sua divinita'. Ma qua' niente, niente ne la divina ne
la forma dell'umanita',
[page 255]
niente e tutto sotto la forma comune di pane e di vino - Niente - tutto
silenzo, nessun movimento, nessun segno di vita. Oh! mistero di umiliazione! Oh!
Umilta' profonda.
Ah! Poveri noi se ci accostiamo a
comunicarci coi sentimenti vani di questo misero mondo coll'attacco alla stima,
alla gloria del mondo. - E chi sara' mai questa mattina che di fronte a Gesu'
Sacramentato ci aiutera' di unire al senso di fede e di amore anche quello di
una profonda umilta'?
[page 256]
[homily 96]
S. Francesco
di Paola
Perche' ci sentiamo contenti?
Dio odia la superbia, ama l'umilta'.
(Jm 4:6)
San Fco pratico' questa virtu'.
Guardava all'Eucaristia e scorgeva
un Dio annichilito (Ph 2:7) e cercava di imitarlo.
Diffidente di se si nasconde in una
grotta e considerandosi come un gran peccatore si diede alla piu' austera
penitenza.
La Sua santita' avendogli attirati
dei discepoli diede loro il nome di Minimi, e tra i minimi si fece
l'ultimo servo.
Per questo medesimo spirito non
seppe risolversi a ricevere gli ordini sacri, ad onta[134] delle piu' pervide istanze del Sommo Pontifice. Onorato nelle corti dei
Re si considero' sempre come un verme della terra.
Ci troviamo anche noi stamani
dinanzi ad un miracolo di umilta'. Un Dio annichilato. (Ph 2:7)
Con quanto umilta' non conviene di
ricevelo. Chi se la dara'?
Riccorriamo a Francesco.
[page 257]
[homily 97]
"Charitas
patiens est" (1Co 13:4)
Raccolti qui stamani in questa
Cappella per commemorare la festa del grande Santo patrono e fondatore delle
Suore[135] che han cura di questo santo ricovero - gli occhi della nostra mente son
portati a contemplare quella grande figura, quella personalita' gigantesca
quale fu San Vincenzo de Paoli, l'uomo della carita'.
La Chiesa ci propone i santi, ce le
chiama alla memoria periodicamente non senza uno scopo. Ah ! lo scopo si' e'
essa infatti conoscendo quante difficolta' l'uomo incontra nell'osservanza
della santa legge di Dio, quale difficolta' per ragione maggiore incontra nella
pratica della virtu' essa gli propone questi santi esemplari per incoraggiarci
mediante il loro esempio ad intraprendere come loro anche noi la stessa via, a
seguirti nella via dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo, i due amori che
comprendono tutta la legge.
Ma una carita' si' profonda, si'
estesa, si' vasta, come e' noi possibile imitarla.
Mi sento dire un santo cosi' grande
come possiamo noi imitarlo? Forse sta a noi di fondare tante sante istituzioni,
tanti istituti di carita'? Come imitarlo in tutte le sue virtu'? Fede,
Speranza, Presenza di Dio, Orazione verso la vergine, Zelo, Dolcezza, Umilta',
Obbedienza, Semplicita', Prudenza, Giustizia e gratitudine, distacco, amore
alla poverta', Mortificazione? Ah! non per scoraggiarci prendiamo a guardarlo,
a considerare la sua carita', ma piu' particolarmente il mezzo col quale la
praticava cioe' per mezzo della pazienza. Studiamo come esercitava questa
virtu' non in generale ma particolatmente nelle malattie. Egli di costituzione
gracile e percio' la pratico' presso che tutta la sua vita ma particolarmente
gli ultimi 15 anni di sua vita.
Essa era soggetto a degli attacchi
di febbre, ma durante gli stessi non voleva alcun sollievo e non interrompeva
ne le sue fatiche, ne i suoi esercizi. "E' niente," "E'
niente," ripeteva.
Alle volte si sentiva venir meno ma
se l'uomo lo vinceva invece di scusarsi per la malattia e la necessita' della
natura, chiedeva perdono di quello che chiamava sua miseria.
[page 258]
Indifferente alla vita ed alla morte, alla sanita' ed alla malattia, lo
era pure ai rimedii. Dacche' un medicamento gli era stato ordinato, fosse pure
che lo sospettasse nocivo, se lo prendeva e si mostrava del pari contento del
cattivo effetto prodotto, come dell'estio migliore.
Quantunque colle gambe gonfie ed
ulcerate, pur tuttavia continuo' a scendere in chiesa, a recarsi alle
conferenze, e nonostante le piaghe ed i dolori si leggeva sempre nel suo volto la
serenita', la pazienza.
Chiamava i suoi dolori opera di Dio,
e stava attento del farsi commiserare per timore di offendere la provvidenza.
Ogni giorno dopo la santa messa
recitava la preghiera degli agonizzanti e della raccomandazzione dell'anima, e
la sera si disponeva la notte di rispondere alla chiamata di Dio.
Pazienza agli altri
Egli prendeva occasione dal suo
stato per rialzare il coraggio degli ammalati. "Non temet", diceva,
"anch'io ho avuto questo o quel male. Lasciate fare a Dio. Rassegnatevi a
Dio e otterrete la pace, la tranquillita'."
Insegnava come la malattia ci
distaccava dalle creature, dal mondo, per unirci a Dio, unico nostro bene, ci
riempie dei suoi doni e delle sue grazie.
Donde acquisto' questa virtu'? Non
da altro che dalla sua grande devozione al Santissimo Sacramento.
Messa preparazione, orazione e
ringraziamento, spesso sentiva o serviva un'altra messa.
Dinanzi al Santissimo Sacramento si
trovava prostrato a due ginocchia dinanzi al tabernacolo, in contegno si umile
che sembrava abbassarsi fino al centro della terra. La sua fede era tanto
grande nel suo sembiante che si avrebbe detto che vedeva Gesu' Cristo coi suoi
occhi.
Prima di uscire lo visitava. Insomma
il Sacramento era la sua vita.
[page 259]
Imitiamo
dunque S. Vincenzo in questa sua devozione verso il SSmo Sacramento. Se non
possiamo fare la Comunione sacramentale non tralasciamo quella spirituale, non
possiamo fare un'ora di adorazione facciamo almeno una breve visita, e vedrete
che questa devozione ci rendera' famigliari colla pazienza di G.C. nel SSmo
Sacramento. La pazienza poi imitandola ci fa crescere nell'amore. E dopo aver
passato nell'amore la nostra vita andremo poi nel cielo a godere sempre ed a
soffrire mai!
[page 260]
[homily 98]
1. La Chiesa ci propone i santi per
imitarli.
2. Un santo taumaturgo come
S.Vincenzo ci sentiremo scoraggire d'imitare si insieme consideremo l'alto
grado con cui imito' tutte le virtu'.
3. Imitiamolo al meno nella pazienza
con cui sopportava le malatie.
4. Imitiamolo nella pazienza che sapeva
infondere negli altri.
5. Queste belle virtu' le attinse
dalla sua devozione all'Eucaristia.
6. Dunque anche noi siamo devoti
dell'Eucatistia particolarmente colla Comunione frequente ed anche noi
otterremo la pazienza necessaria.
[page 261]
[homily 99]
"Sancti estote quia ego sanctus sum" (Lv 11:44)
Dio, Religiose Devoti, Dilettissime
giovani - Dio santita' per essenza parlando al popolo Ebreo lo invitava alla
santita' adducendone la ragione perche' Egli e' santo "Siate santi perche'
io sono santo" (Lv 11:44). Questo invito che attraverso i secoli
(matul is-sekli) sempre dolce risuono' (instama') alle orecchie delgi eletti di
Dio (tal-mahbubin ta' Alla), le anime loro generose attiro' dietro di Lui - E'
stato questo invito che riempi' il paradiso di beati - E' stato questo invito
che rese bella della gloria del cielo a Giovanna Antida Thouret[136].
Ed io stamani mi par di vedere la
Beata Giovanna Antida lassu' nei cieli, vicino al trono della SSma Trinita',
circonfusa da luce ineffabile e col libro delle regole in mano si dirige alle
Religiose della sua osservanza ed ad essi dirige il divino invito "siate
santi perche' io sono santa" (Lv 11:44). Mi sembra di vedere la Beata
Giovanna Antida ornata dall’abito religioso umile e modesto ed a tutte
le religiose di ogni osservanza dirige lo stesso invito: "siate sante
perche’ io sono santa" (Lv 11:44).
-------
Mi sembra di scorgere la Beata
Giovanna Antida col giglio della purita' in mano ed a voi - F.D. rivolge
anche questo invito "siate sante perche' io sono santa"
(Lv 11:44).
Ed in verita' se la Chiesa concede gli
onori dell'Altare, non lo fa per altro se non per additarli a noi quali
esemplari dell'osservanza della sua santa legge, quali modelli di perfezione
cristiana e di santita'; ed e' percio' che la venerazione che essa esige da noi
verso gli stessi, che la nostra devozione verso gli stessi non deve in altro
consistere principalmente se non nella loro imitazione.
Ed in questo solenne istante prima
di ricevere Gesu' nel vostro petto raccogliamo il nostro spirito attorno la
figura candida, semplice ma eroica di Giovanna Antida Thouret e cerchiamo di
gettare il nostro sguardo sulla sua vita e su quei sentieri per i quali essa
ascese alle vette della santita' e cerchiamo di trovare profitto per le anime
nostre.
E' vero che non tutte siete chiamate
allo stato religioso ad essere ammesse nel noviziato di una comunuita'
religiosa,
[page 262]
e' vero che noi non ci troviamo al tempo della Rivoluzione Francese che
tanta occasione diede a far risplendere a Giovanna Antida le piu' bella virtu'
eroiche. Quando infatti dalle Autorita' rivoluzionarie le si volle dare il
giuramento di osservare le leggi contro la chiesa, Giovanna Antida rispose
minacciata dalla morte rispose "Sarete voi piuttosto i veri omicida ma da
parte mia non voglio essere omicida dell'anima mia." E' vero che non avete
la missione di fondare una congregazione religiosa come la Beata Giovanna
Antida vera seguace di quell'Apostolo di Carita' che fu San Vincenzo de Paoli.
Era ancora di tenere eta' e la
Chiesa gia' formava il suo godimento piu' dolce, e per tenersi pia e piu' unita
a Dio procurava la frequenza della confessione e della Comunione,
tanto che le giovani del paese si avvicinavano a Giovanna e cosi' le dicevano. "Il
Signor Curato ci ha detto di cercare la vostra Compagnia, di pregarvi di istruirci
nei doveri della vostra religione e di seguire i vostri esempi."
Pregava tutto il giorno, ad
imitazione del suo sposo Gesu', ma non trascurava alcuno dei suoi doveri pronta
pero' sempre a sacrificare la preghiera ad un bisogno urgente di un atto di carita'.
E tutte le sue devozioni predilette verso la SSma Trinita', verso la Passione
di Gesu' Cristo, verso la Vergine Immacolata, verso i Santi Apostoli e le Anime
Purganti, tutte quante sapeva concentrare e far convergere verso il suo grande
amore verso l'Eucaristia. Ed il modo con cui assisteva alla santa Messa, che
non lasciava mai' anche nei giorno di prova della rivoluzione, il raccoglimento
e la modesta comportezza con cui si preparava alla Comunione il suo
ardore durante la Comunione, ed il ringraziamento nonche' l'adorazione a Gesu'
Ostia era esercizio che attirava su di lei lo sguardo e l'ammirazione di tutti.
Ah si! O Giovanna Antida, dall'alto
della gloria, rivolgi in quest'istante il tuo benigno sguardo su questa accolta
di anime devote, che ossequosi alla voce della Chiesa sono qua' venute a
venerarti non solo al domandare la tua protezione ma principalmente
coll'assistenza alla mensa eucaristica. Oh! in questo momento ottiene loro
tutte una degna disposizione
[page 263]
a ricevere un dono cosi' prezioso, e fa' che anche per loro la santa
comunione sia il mezzo che le aiuta ad eseguire il precetto divino - Sancti
estote quia ego sanctus sum". (Lv 11:44)
[page 264]
[homily 100]
"Vivo Ego, jam non ego, vivit vero in me Christus"
(Ga 2:20)
Appena prendiamo per le mani il
libro della vita di Sa. Teresa del Bambino Gesu', noi troviamo che insin dalla
sua infanzia Teresa aveva posato il suo sguardo sul tabernacolo, essa guardava
all'ostia consagrata come al centro di tutte le perfezioni o ogni santita'. Essa
aveva compreso che solo la comunione poteva perfezionare, poteva consumare la
sua vita d'amore. - Da un pezzo aveva pensato alla prima comunione, pero' da
tre mesi avanti essa incomincio' a prepararsi e a dare un nuovo slancio (xejra),
come essa diceva al suo cuore; col fare ogni giorno un bel numero di atti di
sacrificio e di amore che si trasformavano in altrettante rose, viole, e gigli
ed in tanti altri bei fiori che sa dare la natura e che dovevano ornare e
formare la culla di Gesu' Bambino, perche' cosi' chiamava il suo cuore -
Finalmente arrivo' il giorno piu' bello di tutti gli altri giorni belli della
sua vita. Il giorno della prima comunione. Oh che momenti soavi (ta' hlewwa)
era quello della prima comunione. Essa sentiva di essere amata da Gesu', e da
parte sua corrispondeva (marret thallas) col suo amore, corrispondeva
coll'offerta totale di se stessa per sempre, per sempre. Oh memonto prezioso! Essa
avrebbe voluto raccontarci che cosa passo' tra lei a Gesu', ma ci dice che vi
sono certi pensieri che non si possono esprimere con linguaggio terreno, pero'
ci lascio' scritto che dal giorno della prima comunione, Teresa e Gesu' non
erano piu' due, ma Teresa era scomparsa, si era perduta simile ad una goccia
d'acqua in seno al mare, e Gesu' era rimasto solo, Gesu' era rimasto il
Padrone, Gesu' era rimasto il Re "Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me
Xtus" (Ga 2:20).
Teresa illumimata dal cielo aveva
compreso il mistero della vita che il suo amato Gesu' menava nascosto
nell'Ostia Eucaristica, e nel suo cuore pianto' (nisslet) il desiderio di
imitarlo in tutto e per tutto - nella vita di Gesu', nell'eucaristia, essa vi
pose la perfezione dell'anima sua - nella vita di Gesu' Ostia essa pose la
forza del suo amore - nella vita di Gesu' nascosto sotto i veli eucaristici
essa pose il termine (l'oggett) della sua gloria.
[page 265]
Oh si con
quale perfezione seppe essa rispecchiare in se la vita Eucaristica del suo
diletto Gesu' Cristo.
La vita semplice di Gesu' nel
Tabernacolo venne a giudizio di tutti, imitata a perfezione della Santa colla
sua vita nascosta e comune.
La vita di silenzo di Gesu'
nel Tabernacolo la troviamo imitata dalla Santa tacendo di se e facendo tacere
di se.
La vita di umilta' di Gesu'
Cristo nell'eucaristia la troviamo imitata dalla Santa nella stima bassa che
aveva di se e nel considerare le compagne tutte migliori e superiori a se.
La vita di obbedienza, di docilita',
e di pazienza di Gesu' Sacramentato la troviamo imitata, nell'abnegazione
perfetta della sua volonta', nella dolcezza del suo spirito, nella sete che
aveva di soffrire, sofferenze che nella sua autobiografia non racconto' tanto
che essa stessa disse che "molte pagine di questa vita non saranno mai
lette". Sono le pagine del dolore - Contemplatrice estatica dei dolori
nascosti nel cuore SSmo del suo divin sposo, imparo' da Lui a soffrire per amor
suo. "Vivo ego, iam non ego." (Ga 2:20)
Se Gesu' nell'Eucaristia formo' la
delizia (il-ghaxqa) della sua infanzia (tfulija), se Gesu' Eucaristico formo'
il modella della sua vita, Gesu' Ostia lo troviamo accompagnato al termine
della sua vita. E mentre Gesu' viatico si avvicinava a Lei tanto piu' forte
sentiva gli impeti dell'amore ed in estasi di amore verso Gesu' Eucaristia se
ne volo' al cielo per apparire quale stella fulgida (ta' dija liema bhala),
quale angelo che toglie le rose dai giardini celesti e li getta su tutti coloro
che le desiderano.
Ah si' qua' sta il segreto della
santita' di Teresa, egli sta qui' presente e vivo su quest altare questa
piccola ostia che forma la delizia del suo cuore, che essa cerco' di imitare
giorno per giorno, ora per ora questo pane degli angeli che
[page 266]
impastato (per cosi dire) coll'anima sua, la faceva praticare le piu'
elette virtu', ecco la ragione del suo erosimo, ecco dove accendeva la fiamma
del suo cuore, ecco il segreto della sua odierna gloria.
Ad onore di questa Santa anche voi
stamane state per avvicinarvi a questa mensa. Ah ma sulla via dell'ingresso che
Gesu' sta per fare nel vostro cuore, spargete anche voi, ad imitazione di
Teresa, i fiori del sacrificio e delle mortificazioni e se non arriverete alla
sua santita' sarete paghi di averla avvicinata quanto vi era possibile.
E
Tu o Santa Teresa di Liseux, dai oggi uno sguardo a questa corona dei tuoi
devoti, avvampa i loro cuori di quel fuoco di cui ardeva il tuo, e fa' Gesu'
venendo entro do loro, viva nel cuore loro, regni nell'anima loro, tanto che
ognuna potranno ripetere "Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus".
(Ga 2:20)
[page 267]
[homily 101][137]
"O
Gesu' Sacramentato scendi nel mio cuore infiammato dal tuo amore".
Era
la notte precedente alla sua ultima comunione quando la Santa Suor Teresa di Liseux
si sentiva consumare dall'amore che Ella nutriva verso il suo divino sposo Gesu'
Cristo. E mentre Gesu' viatico si avvicinava a lei tanto, forti sentiva gli
impeti dell'amore che la struggeva che anch'essa, al pari del nostro padre San
Paolo viene fuori con quell'espressione che ricordiamo con tanta soddisfazione
del cuore nostro "Cupio dissolvi et esse cum Christo"[138]. (Ph 1:23)
Insin
dalla sua infanzia Teresa aveva determinato di dissetarsi a questa sorgente di
ogni virtu', a questo centro di tutte le perfezioni che e' I'Eucaristia. Aveva
Teresa subito compreso che solo la comunione potova perfezionare e consumare la
sua vita di amore. E percio' insin dal giorno della sua prima comunione, Teresa
si era perduta, Teresa era scomparsa come una goccia d'acqua in seno al mare.
Teresa
illuminata dal cielo aveva compreso il mistero della vita che il suo amato Gesu'
faceva nascosto nell'ostia Eucaristica; e nel suo cuore pianto' il desiderio di
imitarlo in tutto per tutto. Nella vita di Gesu' nell'Eucaristia essa pose la
perfezione dell'anima sua, nella vita di Gesu' Ostia essa pose la forza del suo
amore, nella vita di Gesu' nascosto sotto i veli eucarictici essa pose il termine
della sua gloria.
Ah
si' con quale perfezione seppe essa rispecchiare in se' la vita Eucarictica del
suo diletto Gesu' Cristo. Ah! Si' questa piccola Teresa, quale vittima, ostia,
umile, candida (safia), soave si e' orrerta al misericordioso Dio per l'amore
dei suoi fratelli.
Tutte
le virtu' eucaristiche noi le troviamo risplendere nell'anima santa di Teresa.
La
prima comunione restera' sempre per me un ricordo, senza nubi. - Tre mesi
avanti incomincio' a prepararsi pel giorno della prima comunione.
Da
un pezzo aveva pensato alla prima comunione pero' da tre mesi avanti essa incomincio'
a prepararsi e a dare un nuovo slancio (xejra) come essa diceva, al suo cuore;
col fare ogni giorno un bel numero di atti di sacrifici e di amore che si
trasformavano in altrettanto mammole[139], in rose, in gigli e in
tanti altri fiori che sa dare la natura e che
[page 268]
dovevano ornare, formare la culla di Gesu' Bambino, perche' cosi' chiamava il
suo cuore.
Finalmente
arrivo' il giorno piu' bello di tutti gli altri giorni della sua vita. Il giorno
della prima comunione. Oh quanto soave fu la prima comunione, sentiva di essere
amata da Gesu', e da parte sua ripeteva "vi amo, vi amo o Signore". Mi
offro a voi per sempre, per sempre. Oh momento prezioso; essa avrebbe voluto
raccontarci che cosa passo' tra lei e Gesu', ma ci dice che vi sono certi pensieri
[che] non si possono esprimere con linguaggio terreno, pero' ci lascio' scritto
che dal giorno della prima comunione Teresa e Gesu' non erano piu, due ma
Teresa era scomparsa, e era perduta, simile ad una goccia d'acqua in seno al
mare. Gesu' era rimasto solo, Gesu' era rimasto il Re – "vivo ego, iam non
ego, vivat". (Ga 2:20)
[page 269]
[homily 102]
[St
Aloysius Gonzaga][140]
Letter 9
…innocentem non secuti,
poenitentiam imitemur[141]
La
Chiesa nella liturgia del santo.[142]
Perche'?
Giovani dilettissimi; perche'? Una gioia un contento insolito inondava stamani l'anima
vostra mentre entrate in cappella. Perche' una dolcezza spirituale maggiore di
quella degli altri giorni, vi fa stare questa mattina piu' raccolti. Eh! la
ragione e' ovvia, il motivo e' chiaro a tutti. Ci siamo qua' raccolti per
celebrare col santo sublime sacrificio della messa colla Santa Comunione, il patronato
che l'angelico santo giovane Luigi Gonzaga stende a questo Collegio[143], ove con tanta premura
ed abnegazione di questi buoni Padri della Compagnia di Gesu' voi crescete in
eta' si', ma crescete anche nella cognizione delle cose e nell'educazione per
formare una degna parte un giorno nel consorzio civile. Ma San Luigi oltre all'
essere il patrono speciale del vostro collegio, i Papi con intendimento tutto
quanto inspirato ve lo hanno designato per vostro particolare patrono. E sul darvelo
i Papi come patrono hanno inteso darvi nel contempo un esemplare da imitare.
Imitare
chi? Imitare cosa? Un esemplare di una virtu' cosi' eroica, cosi' sublime, che
potra' mai accostarci a tanta altura.
Ah!
non vi scoraggiate giovani dilettissimi; qualchecosa potete fare anche voi. Nell'accostarvi
adesso a questa mensa eucaristica a ricevere il pane degli angeli, voi compite
un'azione che era permessa a Luigi, secondo la pratica di allora, ogni otto
giorni. Egli era uso di dividere la settimana in due, la prima parte la passava
in ringrazziameto per un si' grande divino favour, e l'anima sua si fondiva in
quelle divine strette coll' anima di Gesu'. La seconda parte era che lui passa
in preparazione, e qual'era la preparazione prediletta di quest'angelico giovane?
La raccogliamo subito dal contesto del libro che ci racconta la sua vita. La
possiamo sintetizzare in una sola parola "poenitentia, poenitentia
imitemur".
Dovevano
ancora passare secoli perche' la Vergine Santissima, la Madre di Gesu' Cristo e
madre nostra Maria, apparisse nei forami dei Pirinei, e come da cattedra
celeste ammonisse,
[page 270]
invitasse, e raccomandasse, a tutto l'orbe la salutare azione penitenza,
penitenza e penitenza. Ma Luigi, l'angelico giovane, che sapeva fare tesoro
delle sante ispirazioni, aveva gia' divinamente intuito che preparava un
solenne ingresso a Gesu' nell'anima sua. Ed ancor prima di appartenere alla
compagnia, di Gesu', gia' era sua industria di mutare gli attrezzi di caccia in
strumenti di macerazione.
Ed
ora un bastone gli serviva, da flagello ed ora certe parti degli sproni formavano
la catena del suo cilizio.
Ma
se a tanto non vi sentite chiamati, vi resta ancora da poter, anzi da dover
imitare in Luigi. Osservatelo nel sacramento della penitenza; guardatelo
gennuflesso ai piedi del sacerdote di Cristo, al pensiero di un peccato veniale
dubbio, le lacrame, frutto del dolore, frutto della penitenza interna solcano
le sue guauci e con tali le strette al cuore di Luigi che piu' d'una volta avenne
e cadde ai piedi del suo confessore.
Ebbene
G.D. siete caduti in imperfezione, in negligenze in peccati; avete perduto la
prima oppurtunita' di seguire Luigi nell'innocenza, non vi avvertite, non vi confondete,
imitandolo penitente: "poenitentiam imitemur".
Ed
ora che vi accostate alla mensa dove viene dispensato il pane degli angeli, purificate
l'anima vostra, col dispiacere, col dolore, col pentimento. Dite a Gesu' con
tutto fervore, con tutta sincerita', con tutta generosita' non sara', non sara'
mai piu'.
Cosi'
preparati alla Santa Comunione l'anima vostra godra' degli amplessi divini, da Luigi
goduti in terra anche prima del suo arrivo alla
magione celeste. Ma ricordatevi sempre dell'ammonizione della Chiesa "Si
innocentem non sum (?) secuti poenitentem imitemur".
[page 271]
[homily 103]
San Gwann Berkmans[144]
Santi
estote quia ego sanctus sum (Lv 11:44)
Dio,
Giovani dilettissimi, Dio sanita' per essenza, parlando al popolo ebreo lo
invitava alla Santita' adducendone la ragione perche' egli e' santo.
"Siate santi perche' io sono santo." (Lv 11:44) Questo invito che
attraverso i secoli sempre risuono' alle orecchie degli eletti di Dio spingendoli
generosi dietro le orme sante di lui - questo invito che fece bella della
gloria del Cielo tante e tante anime - questo medesimo invito fa oggi a noi San
Giovanni Berchmans dall'alto della gloria celeste ove radioso splende un mortale
- "Siate santi perche' io sono santo" (Lv 11:44).[145]
Si'!
la Chiesa ci propone i santi, ci addita quest i intimi amici di Dio,
quail esemplari dell'osservanza della sua santa legge, quail modelli di perfezione,
di santita', quindi la venerazione che essa da noi esige verso gli stessi, e l
nostra sincera devolzione verso gli stessi, non deve principalmente in altro consitere
che nella loro imititazione.
Oggi
pertanto raccogliamoci intorno alla semplice e candida figura di Giovanni
osserviamo in breve le vie semplici e soavi per le quail egli ascese alle vette
della santita' e caviamone profitto e salute delle anime nostre. In due parole Giovanni
fu un' angelo di purita' un modello di regolare osservanza.
Di
lui ci dice il suo maestro (il P. Gugliermo Bantero) che all'aspetto sembrava un
angelo in corpo, ma piu' angelo appariva nel trattare la sua coscienza. Egli era
innocente, modesto, soave nella conversazione, amante delle cose riguardanti la
salute dell'anima, rispettoso verso i superiori, costante in quelle cose che imprendeva,
e dedito all'orazione a null'altro aspirava che alla Gloria di Dio. Eccovi –
G.D. – il ritratto semplice e genuine.
Si'! Giovanni era un angelo di
purita'. Ma non credete – G.D. – che Giovanni abbia sentito una natura
flemmatica[146] da non sentire imbollire
del proprio sangue. No! Egli conservo' la candidezza, la fragranza di questo
bel giglio per mezzo di un'assidua mortificazione della gola, per mezzo
[page 272]
di una costante custodia degli occhi ed infine colla fuga di ogni
famgliarita' di ogni mala compagnia.
Oh!
Quanti pericoli non vi circondano! G.D. quanti
nemici fieri ed implacabili, non attentano ogni giorno, direi ogni istante alla
bellezza della vostra virtu'. Ma non temete. Voi uscirete vittoriosi; date solo
uno sguardo a questo Santo ed imitatelo nella continua vigilanza dei propri
sensi, e sopratutto nella custodia dei propri occhi e nella fuga di ogni
soverchia e mala compagnia.
L'amore
all'ubbidienza, il suo vivo desiderio di dirigere tutte le sue azioni, anche
minime, in perfetta conformita' alla santa legge di Dio lo condusse soavemente
a decidersi di abbracciare l'Istituto della Compagnia di Gesu'. In breve tempo
egli divenne l'esemplare ed il modello della regolare osservanza - in verita'
sapeva Giovanni che esser ubbidiente vuole dire spogliarsi affatto della
propria volonta', sapere che per riuscire con maggiore perfezione in questo
intento gli era necessario il vivere sotto la direzione dei Superiori, i veri
rappresentanti di Dio in terra. Quindi e' che egli fu talmente pronto alla voce
del Superiore che si diceva di lui esse l'angelo di Tobia, sempre pronto nel
seguire quanto gli veniva imposto. Mai il Superiore ebbe a lamentare
dell'ubbidienza di Giovanni. Egli infatti osservantissimo della regola,
preveniva nonche ogni comando, ogni minimo desiderio del Superiore – e sul letto
di morte noi lo troveremo col suo Crocifisso, con la sua corona, non solo ma
anche col libro della regola in mano.
G.D.
Voi non avete da Dio ricevuto il dono di esser vocati allo stato religioso, ma voi
non vivete sotto la direzione dei superiori di una comunita' regolare. Ma
pensateci bene, riflettete bene! Anche voi avete i vostri genitori, i vostri maestri,
i vostri superiori: ebbene ad imitazione di Giovanni siate ossequiesi verso gli
stessi, rispettateli, ubbiditeli. Si' ubbiditeli perche essi per voi sono anche
i veri, i legittimi rappresentanti di Dio in terra.
Ma
G.D. l'ubbidienza, la purita' in Giovanni traevano la loro rigorosita', devono
la loro eccellenza non da altro mezzo se non da una tenera devozione che egli
in cuore nutriva verso Gesu' presente nell'Eucaristia. Ed ecco che in ogni
ritaglio di tempo[147] libero si portava a
visitarlo e quando gli era permesso passava le ore intiere dinanzi al suo
Gesu'. Era tanta la sua venerazione per, la SSma Comunione che quando non si
comunicava ne sentiva una fame ardentissima. E siccome la regola dell'Istituto
non gli permetteva la Comunione quotidiana, tanto era il suo
[page 273]
trasporto, che se qualche festa di precetto veniva ad accadere di Domenica,
lo si sentiva dolente esclamare: Ah! Quest'anno si perde una comunione!
Orbene
– G.D. - voi siete piu' fortunati del Berchmans, a voi la Comunione non e'
limitata ai giorni di festa, voi vivete in questi giorni quando la Chiesa,
sposa amatissima di Gesu', spiega uno zelo tutto insolito nell'indurre i Fedeli
ad avvicinare alla Mensa eucaristica. Si'! G.D. - appressatevi alla Santa
Comunione, appressatevi spesso, appressatevi ogni giorno e voi renderete forti,
e generosi, voi vi sentirete naturalmente spinti ad accettare l'invito che oggi
vi fa Giovanni. "Sancti estote quia ego sanctus sum". (Lv 11:44)
[page 274]
[homily 104]
'Gloriam
praecedit humilitas' (Pr 15:83)
S. Orsola
Crendi 1924[148]
Non
vi e' cosa che il mondo odia quanto le massime del Vangelo – il mondo infatti
vive nel vizio, che cerca e si pasce degli onori e della gloria fugace[149] di questa terra, il mondo
dei superbi, il mondo dei vani, il mondo di coloro che cercano i piaceri dei
sensi quelle massime non puo' intendere, come ci dice l'apostolo nostro Padre
San Paolo, "l'uomo carnale non percepisce le cose di Dio."
(1Co 2:14) Ed e' percio' che tutte le volte che gli vengono messe sotto
gli occhi, tutte le volte che gli vengono indicate come la via [che] conduce alla
vera grandezza, alla gloria che non perisce, egli si infuria, grid ache sono cose
assurde, cose impossibili, cose ingiuste. Eppure quello che agli
occhi del mondo sembra assurdo, impossibile, inquanto non e' che vera sapienza
- Il Vangelo lo predica a tutti - Gesu' Cristo ce lo dimostra colla sua vita
mortale. - I santi, veri seguaci di Lui con tutta solennita' ce lo affermano. Oh
se potessi, come desiderarci, mettervi dinanzi agli occhi quella schiera innumerabile
di quegli eroi che per la via dell'umiliazione e della croce salirono in cima
della vera grandezza, trionfando sopra il mondo e la sua potenza.
Ed
in verita' l'odierna festa, che voi con pompa insolita andate quest' anno celebrando,
che cosa e' altro se non il ricordo delle virtu', della grandezza a cui si
aderse la vostra patrona. Si' essa nella abnegazione di se stessa, nelle sofferenze
del martirio, trovo' il riposo, la vita, la pace, la gloria che in cielo la
circonda. Venga pertanto la vergine Orsola. S.D. F.F. e ci dimostri come
nell'abbassamento di se medesimo trovi l'uomo la sua grandezza, come per mezzo
della croce perviene alla gloria piu' sublime.
Orsola
fu umile, si abbasso', si rinnego' se medesima, eppure il Signore rese grande
l'amica Sua; Orsola preferi' la via della croce, preferi' la morte ai piaceri
del mondo, eppure il Signore le dono' la gloria che mai non perisce; ed e'
percio' che Ella come la Vergine Madre di Dio puo' dire di se "Quia
respexit humilitatem ancillae suae, ecce enim ex hoc
[page 275]
beatam me dicent" (Lk 1:48)[150]. In Orsola percio' a voi
indichero' il modello della perfezione cristiana al mondo che mette in burla le
massima del Vangelo.
La
vera grandezza era solamente in Dio "Magnus Deus et magnitudinis eius non
est finis". Ed egli non la comunica se non all'umile "qui se umiliat
exaltabitur". Guardate alle cose di questa terra – per un alto torre, per
un grande edificio – per salire bisogna scendere – guardate agli alberi – lo stesso
avviene nell'uomo. L'uomo di se e' debole, tutti i mali lo vincono. Quindi deve
unirsi a Dio. Ma Dio resiste ai superbi e non si comunica che agli umili. – Ora
Orsola che desiderava la vera grandezza segui' gli insegnamenti del Nazareno
Gesu': "Quia respexit humilitatem ancillae suae ... dicent".
(Lk 1:48)
Verso
la fine del IV secolo apparve Orsola quale aurora cho avrebbe illuminato tutto
il nord dell'Europa. – Figlia di Diacono, Re di Cornovaglia, crebbe in un
ambiente tutto pieno di mondane lusinghe. – Ma il mondo colle sue pompe non le
vinse – ma coi mezzi spirituali si umilio' dinanzi al Signore. "Deus
humilibus dat gratiam." (Jm 4:6) Imparate anime delicate e deboli a
non temere il nemico che vi insidia. – Il modo di vincerlo e' facile. Orsola ve
lo dimostra.
Ma
ecco che una tempesta sta per scatenarsi sulla nostra nobile danzella – Massimo
generale dell'augusto imperiale della Brettagna….
O
giovanetta quale sorte ti aspetta!
Orsola
non teme – Orsola ubbedisce – Ma il fiore della Verginita? Ma la fede giurata a
Gesu'? Lotta che segue nell'interno di Orsola. Verginita' e Ubbidienza.
Partenza
dalle sponde[151] del Lamigi della Vergine
– Orsola le accompagna. La sua fiducia in Dio, come salvo' i fanciulli di
Babilonia dalle fiamme (Dn 3:23-30), come solvo' Isacco per l'ubbidienza
di Abramo (Gn 22:9-19), cosi' essa spero' di essere salvata per l'ubbidienza
a suo padre.
La
tempesta – Apostofa a Dio della giustizia le navi vengono sui lidi dalla
Germania e le da la corona della Verginita'.
Ma
all corona delle Vergini vien data ad Orsola anche la palma del martirio –
Esorta
le altre vergini al martirio – il suo martirio.
[page 276]
[homily 105]
Fervorino
San Calcedonio 1924[152]
"Qui
nos sepearabit a caritate Christi?" (Rm 8:35) Chi ci puo' separare dall'amore
di Gesu' Cristo. San Paolo Nostro Padre in un eccesso di amore verso Gesu'
Cristo, dopo la sua miracolosa conversione, cosi' esclamo' e disse, cosa mi
potra' separate da Gesu' Cristo? Forse la paura? Forse il timore della morte? Ah!
Non sara' mai – "neque mors" (Rm 8:38).
Ed
io stamani al fissare lo sguardo su questo corpo Santo di cui noi oggi
facciamo la festa, al guardare su queste ossa benedette mi pare di
sentire uscire da queste ossa benedette quelle stesse parole di San Paolo "quis
nos separabat a charitate Christi?" (Rm 8:35)
Andiamo
indietro colla mente per centinaia e centinaia di anni quando quelle ossa
erano coperte di carne (bil-gisem) quando esse venivano mosse dall'anima forte
e corraggiosa di Calcedonio, - Si' mettiamo Calcedonio di fronte al suo
martirio, fissiamo su di lui il nostro sguardo, cerchiamo di penetrare il suo
intero sentimento, e sentiremo spigionarsi dal netto di quell valoroso le
parole or ora dette "Quis nos separabit caritate Christi?"
(Rm 8:35)
Ah!
Si' grande era l'amore di Calcedonio per Gesu' Cristo. – Gesu' Cristo
era sempre nella sua mente. - Gesu' Cristo era sernpre nel suo cuore. – Beato
tu o Calcedonio che l'anima tutta tieni ricca di tanto tesoro. – Nell'anima di Calcedonio
non avevano luogo le affezioni di questo mondo (ma kienetx tghammar l'imhabba
ta' din dinja) ma nell'anima di Calcedonio solo Gesu' regnava.
L'amore
F.D. conduce l'uomo sulla via dei patimenti, sulla via del sacrificio
– dove non e' sacrificio non e' amore. Ed infatti chi di noi puo' immaginare il
vivo desiderio che Calcedonio aveva da sacrificare se stesso morendo per
Cristo. E' inutile che si cerchi di intimorire Calcidonio colla vista dello
strumento della sua passione, e' inutile che gli ci mostri l'Elmo gia'
infuocato perche' Calcedonio non si separera' mai dal suo Gesu' per adorare i
falsi dei. Anzi siccome l'amore tende all'unione e' piu' che l'unione e' vicina
tanto piu' l'amore cresce. Ed e' percio' che mentre l'
[page 277]
Elmo infuocato brucia le tempia di Calcedonio, l'anima sua rapita in estasi
d'amore se ne vola al cielo. "Quis nos separabit a charitate
Christi?" (Rm 8:35)
O
anime devote che vi trovate pronte stamani di ricevere Gesu' nei vostri petti, che
dite del vostro amore per Gesu' avvicinato per dire cosi' all' amore di Calcedonio.
– Dinanzi ai nostri occhi non vi sono spade squamate[153], dinanzi ai nostri occhi
non vi sono elmi infocati, dinanzi ai nostri occhi nessuna macchina di martirio
ci si presenta. – Ma se intorno ci guardiamo o quante attrattive ci lusengano,
gli inganni di questo mondo, le pompe del demonio, le nostre male inclinazione,
tutte, tutte ci invitano a servirle a preferenza di Gesu'. Che cosa siam qui
per rispondere?
O
Calcedonio Santo, guarda dal cielo a questa corona dei tuoi devoti essi stianno
per compiere l'atto piu' solenne dell'amore di Dio, fortifica la loro
debolezza, perche' anche essi dopo essersi uniti a Dio nell'Eucarestia, dopo
aver vissuto con Dio unite, resteremo sempre a lui in cielo.
[page 278]
[homily 106][154]
"Quis
nos separabit a charitate Christi?" (Rm 8:35)
D.C.
che ci trovate qui pronte a ricever Gesu' Cristo nei vostri petti, ad unirvi
con Lui a divenire una sola cosa con Lui.
San
Paolo nostro Padre in un eccesso del suo amore verso Gesu' Cristo dopo la sua
miracolosa, conversione cosi' esclamo' e disse, ci puo' separare da Cristo la fame?
Ah non sara' mai! Ci potra' separare la sete, ah non sara' mai! Ci potra'
separare forse il timore della [morte], ah non sara' mai! "Neque mors."
(Rm 8:38)
Ed
io stamani al fissare lo sguardo su questo corpe santo, a guardare su queste
ossa benedette, mi par di sentire uscire questa voce affettuosa. Quis non separabit
a charitate Christi? (Rm 8:35)
Andiamo
indietro colla nostra mente quando quelle ossa, come noi oggi, erano anch'esse
coperte di carne, quoando queste ossa erano coperte venivano mosse da un'anima
forte e coraggiosa di un soldato dell'Imperatore Romano, non solo ma piu' che
mai di un vero soldato di nostro Signore Gesu' Cristo.
Quis
nos separabit a caritate Christi? (Rm 8:35) <Min sejjer jifridna mill-imhabba ta' Gesu' Kristu?>
Oh
se gettiamo il nostro sguardo su Calcedonio.
Consideriamo
l'amore ardente che Calcedonio aveva per Gesu' Cristo. Gesu' Cristo era nella sua
mente, Gesu' Cristo era nel suo cuore. – Oh! Anima beata ricca di si' prezioso
tesoro. Nell'anima di Calcedonio non avevano luogo i beni di questa terra,
sull'anima di Calcedonio non avevano luogo le affezzioni di questo mondo, ma in
esse Gesu', l'amore di Gesu' solo vi regnava. - Dall'amore ardente di Gesu' Cristo,
s'ingenerave (kien jitnissel) nell'anima di Calcedonio il disprezzo di ogni
altra cosa terrene.
L'amore
conduce al sacrificio, dove non e' sacrificio non e' amore.
Consideriamo
il desiderio grande che Calcedonio aveva di sacrificare se stesso morendo per
Cristo. – L'Elmo gia' trovasi infuocato, gia' e' presso ad essere posato sulle
tempia di Calcedonio, ma Calcedonio non cede, alle carezze ne
[page 279]
alle minaccie dei suoi carnefici, in Gesu' aveva posto l'anima sua e per Gesu'
era pronto di tutto soffrire. Quanto piu' infuocato gIi trovava imposto sul suo
capo, tanto piu' l'anima sua ardeva dell'amore per Gesu'.
L'amore
tende all'unione e grande era in Calcedonio il desiderio di unirsi a Gesu'
Cristo, ed e' percio' che Calcedonio nel vedere appressarci la morte, anziche
indietreggiare, incontro se lo va perche' in essa vede il mezzo di potersi per
sempre unire all'oggetto del suo amore, al suo amato Gesu'.
O
anime devote che vi trovate pronte stamani di ricevere Gesu' nei vostri petti,
che dite del vostro amore per Gesu'? Avvicinate, per cosi' dire all'amore di
Calcedonio. – Dinanzi ai nostri occhi non si trovano spade squamate[155], dinanzi ai nostri occhi
non vi sono elmi infuocati, dinanzi ai nostri occhi nessuna machine di martirio
ci si presenta. – Ma se intorno ci guardiamo quanta attrattive ci lufsingano,
quante, quante beni di questa terra, quante pompe del demonio, quante mali
inclinazioni ci invitano di servirle a preferenza di Gesu'. Che cosa siam qui
per rispondere. O Calcedonio Santo ora intercedi per noi che siamo cosi' deboli.
Ottienici la forza di vincere questi tre potenti nemici: il mondo, il demonio, la
carne; per poterci arche noi vivere sempre uniti a Gesu' presente in Sacramento,
per poter poi goderlo faccia a faccia lassu' in Paradiso.
[1] Both page numbers and homily numbers
carry on from volume 1. Footnote numbers start from number 1 in this volume.
[2]
Same heading
as Homilies 1 (vol 1 page 1), 13 (vol 1 page 26) and 15 (vol 1 page 37).
[3] Fra Diegu Orphanage for girls
founded by Fra Diegu Bonanno ofm in 1886 in
[4]
This homily is dated Monday December 15, 1919. The liturgical feast day of the Immaculate
Conception of Mary is on December 8.
[5] Suore Divote e Fideli Divote.
[6] Subito / immediately
[7] Homily 62 page 170, at this point
adds: "hanno ripetuto
questa grande parola".
[8] Compare to homily 61.
[9] Devotissimi Giovani (?)
[10] Once again this homily has its own
heading.
[11]
These two paragraphs are an exact copy of the first paragraph of homily 60,
page 166, with the exception of this phrase: l'infermo nelle case e negli
ospedali la sospira.
[12] Word added in the text following
homily 60, page 166.
[13]
The words "non solo, ma anche e
sopratutto nell'ordine della Grazia" in this homily are not in homily 61,
page 167.
[14] Subito / immediately
[15] The concluding sentence differs from
the conclusion of homily 60, page 168.
[16] This homily is identical to homilies
61 and 62 in the collection with very small changes which are indicated in the
text.
[17] In this homily De Piro adds the
following phrase: "in questo piangente la sua paternita' viene manifestata
per mezzo di Maria", not in homlies 60 and 61, pages 167 and 170.
[18] De Piro here adds: "il sole della giustizia" not in the
other homilies.
[19] In the other two homilies, which are
almost identical to this, De Piro adds a longer conclusion to his homily,
see homily 60 page 168 and homily 61 page 171.
[20] You are
completely pure, Mary,and the stain of original sin is not within you.
[21]
[Nella Liturgia Odierna] see Homily 25, vol 1, page 64. The quote is from the first antiphon at the Evening prayer
for the Solemnity of the Immaculate Conception of Mary in the pre-Vatican II
office. Today the three antiphons for the Second Evening prayer are taken from
this Marian antiphon.
[22] This concluding verse seems to
indicate that this short address was delivered before the reading of the
Evening Prayers hence: let us now read from Scripture …. Also the quote 'Tota
pulchra' is from the evening prayer of the day.
[23] Is this an indication of the place
where this homily was delivered, ie in the Dean's library? Perhaps it was
delivered to a group of priests gathered for Evening prayer.
[24] Compare to homily 62.
[25] Theme which he develops further in
the conclusions to homilies 60 and 61, pages 167 and 170.
[26] Fragment of a homily.
[27] Compare to homily 72.
[28] "praebe fili mi cor tuum
mihi et oculi tui vias meas
custodiant" / "My child, pay attention to me, let your eyes take
pleasure in my way."
[29] (Fili) praebe cor tuum mihi
[30] Fili praebe cor tuum mihi.
[31] Salve
[32] Anton Azzopardi, in his book St Aloysius’ College: 1907-1934, vol 2
of Jesuit Schools in Malta (Malta: St
Aloysius’ College, 2004) p 272 says that in 1931 De Piro was invited, for
the second time, to celebrate the feast day of the Immaculate Conception with
the members of the Sodality of Our Lady at St Aloysius College, B’Kara. 1931
was also the 15th centenary of the declaration of Mary, Mother of God, at the
Council of Ephesus, 431. The Sodality was celebrating this centenary as well as
its own 25th anniversary. In this homily De Piro refers to the Third
General Council of the Church, ie the Council of Ephesus. Could this be the
homily delivered by De Piro to the members of the Sodality of Our Lady on
Tuesday December 8, 1931? According to Azzopardi, De Piro had also
celebrated the same feast with the Sodality on Sunday December 8, 1929.
[33] This reflection on sin has a close
resemblance to St Ignatius of Loyola's description of diversity of spirits.
Ignatius narrates in his Reminiscences
that "While he was thinking of those things of the world he took much
delight in them, but afterwards, when he was tired and put them aside, he found
himself dry and dissatisfied." (Reminiscences number 8).
[34]
"inimicitias ponam inter te et mulierem et semen tuum et semen illius ipsa
conteret caput tuum et tu insidiaberis calcaneo eius" / "I shall put enmity between you and the
woman, and between your offspring and hers; it will bruise your head and you
will strike its heel."
[35] "cum vidisset ergo Iesus
matrem et discipulum stantem quem diligebat dicit matri suae mulier ecce filius
tuus deinde dicit discipulo ecce mater tua et ex illa hora accepit eam
discipulus in sua" / "Seeing
his mother and the disciple whom he loved standing near her, Jesus said to his
mother, `Woman, this is your son.' Then to the disciple he said, `This is your
mother.' And from that hour the disciple took her into his home."
[36] Council of
[37] Sancta
Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae / Holy
Mary, Mother of God, pray for us sinners, now and at the hour of our death. Amen.
[38]
Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genetrix. Nostras deprecationes ne
despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo
gloriosa et benedicta. Amen. / We fly to thy patronage, O holy Mother of God;
despise not our petitions in our necessities, but deliver us always from all
dangers, O glorious and blessed Virgin. Amen.
[39]
Sancta Maria, succurre miseris, iuva pusillanimes, refove flebiles, ora pro
populo, interveni pro clero, intercede pro devoto femineo sexu: sentiant omnes
tuum iuvamen, quicumque celebrant tuam sanctam commemorationem. / Holy Mary, be
thou a help to the helpless, strength to the fearful, comfort to the sorrowful,
pray for the people, plead for the clergy, intercede for all holy women
consecrated to God; may all who keep thy sacred commemoration feel the might of
thine assistance. Amen.
[40] Sancta
Maria, succurre miseris; iuva pusillanimes; refove flebiles; ora pro populo;
interveni pro clero; intercede pro devoto femineo sexu: sentiant omnes tuum
iuvamen, quicumque celebrant tuam sanctam commemorationem. Assiste parata votis
poscentium et reporta nobis optatum effectum. Sint tibi studia assidua orare
pro populo Dei, quae meruisti, benedicta, Redemptorem ferre mundi, qui vivit et
regnat in saecula saeculorum. / Holy Mary, succor the miserable, help the
faint-hearted, comfort the sorrowful, pray for the people, plead for the
clergy, intercede for all women consecrated to God; may all who keep thy holy
commemoration feel now thy help and protection. Be ever ready to assist us when
we pray, and bring back to us the answers to our prayers. Make it thy continual
care to pray for the people of God, thou who, blessed by God, merited to bear
the Redeemer of the world, who lives and reigns for ever and ever.
[41] Homily with a heading in Maltese.
[42] Compare to homilies 80 and 81.
Homily delivered to Figlie di Maria.
[43] Compare to title of this homily.
[44] ‘Instructio ad ordinarios diocesanos:
de inhonesto feminarum vestiendi more’. Acta Apostolicae Sedis, Annus 22, vol
22, p 26.
[45] Some time during World War I (1914 –
1919), possibly on February 16, 1916. See homily 73. Compare also to homily 67.
[46] "a saeculo confregisti
iugum meum rupisti vincula mea et dixisti non serviam in omni enim colle sublimi et sub omni ligno frondoso
tu prosternebaris meretrix" / "It is long ago now since you broke
your yoke, burst your bonds and said, "I will not serve!" Yet on
every high hill and under every green tree you have sprawled and played the
whore."
[47] "qui timetis Deum
sperate in illum et in oblectatione veniet vobis misericordia" / "You
who fear the Lord, hope for those good gifts of his, everlasting joy and mercy."
[48] This indicates that the year is
1916. The war started in early August 1914.
[49] To the Sanctuary of Our Lady of
Mellieha, a national shrine dedicated to Our Lady. This sanctuary is a popular
place for pilgrimages.
[50]
See similar line in conclusion of previous homily in this collection: homily72,
vol 2, page 192.
[51]
This date seems to be the occasion of homily 72, page 191. That homily was also
delivered during a pilgrimage and it was in 1916.
[52] What follows is probably a list of
themes De Piro intended to address after this introduction.
[53] De Piro preached this homily on
two occasions. First on June 10 1919 in a small church in
[54]
Here De Piro follows closely from St. Alfonso Maria de Liguori, The
Glories of Mary, part 2: Meditations upon the Virtues of Mary Most Holy,
section 4, Of Mary's Faith.
[55] De Liguori here says: "She saw
Him poor and in need of food, and believed Him the Lord of the universe.
[56] Mary in the Coenaculum is not part of de Liguori's
original text, and is added here by De Piro.
[57] «Unde quaeso vos, o
filii, imitamini signaculum fidei vestrae, beatam Mariam.» S. Ildefonsus, Bishop of Toledo, Spain
(657-667), Sermo 1 (dubius) de Assumptione B. V. M.
ML 96-242. Quoted in de Liguori, Of Mary's
Faith, (section 4).
[58] De Piro follows de Liguori.
After dealing with Mary's Faith, de Liguori speaks about her Hope, (section 5).
[59] De Liguori speaks about Mary's
Charity towards God and towards her Neighbour in sections 2 and 3.
[60] 'Cause of our Joy – Pray for us',
from the Litany to the Blessed Virgin Mary.
[61] In France (?).
[62] See also homily 77.
[63] The feast of Our Lady of the Rosary
is held on October 7. In 1923 this was a Sunday. The strong probability is that
the procession would have been held the feast day.
[64] Response (?). It seems probable that
here De Piro would have stopped briefly, waiting for the congregation to
answer: 'We do!'
[65] See also homily 76.
[66] The Feast day of Our Lady of the
Rosary in 1924 fell on a Tuesday. The procession could have been held the
Sunday before (October 5), on the day itself or the Sunday after (October 12).
[67]
"factum est autem in illis diebus exiit in montem orare et erat pernoctans in oratione Dei" / "Now
it happened in those days that he went onto the mountain to pray; and he spent
the whole night in prayer to God."
[68] Similar words to those used in the
previous homily in this collection: Homily 76, page 200.
[69] October 7, 1571.
[70] Holy Years of Jubilee are normally
held every twenty five years. 1925 would have been the next Holy Year, starting
in two months' time.
[71] This homily is at the conclusion of
the devotion of the 'Fifteen Saturdays' of the Holy Rosary. De Piro seems
to imply that he had been preaching at each of these Saturdays. This is the
only remaining homily of the series.
[72]
The following is written in pencil on the last page of the homily notes. The
whole homily is written in ink. Probably De Piro had already been using
this sheet of paper to write his own notes on, when he was writing the homily
he ran out of paper and decided to reuse this sheet. (Original editor's note in
Maltese: Fl-istess karta ta' l-ahhar ghandu din in nota li gejja miktuba
bil-lapes u mhux bil-pinna kif kiteb il-priedka kollha. Aktarx li qabel uza
l-karta il-priedka kien qed juzaha biex inizzel xi haga ohra. Meta gie biex
jikteb il-priedka sab dik il-karta u qabad u uza lilha.)
[73]
See Reconstruction of De Piro’s life under: 21/1/1921, 2/5/1921 and
28/4/1922. This note by
De Piro may be useful to give an approximate date to the homily.
[74] 1Tm 4:8; "nam corporalis
exercitatio ad modicum utilis est pietas
autem ad omnia utilis est promissionem habens vitae quae nunc est et futurae"
/ "Physical exercise is useful enough, but the usefulness of religion is
unlimited, since it holds out promise both for life here and now and for the
life to come;"
[75] Lk 1:39; "exsurgens
autem Maria in diebus illis abiit in montana cum festinatione in civitatem Iuda"
/ "Mary set out at that time and went as quickly as she could into the
hill country to a town in Judah."
[76] Compare to homilies 71 and 81.
[77] This house was opened in Qrendi in
January 17, 1918. Cf. the testimony of Louis Galea, De Piro Cause of
Canonisation, The 1987 Testimonies, p. 49.
[78] Compare to homilies 71 and 80.
[79] De Piro puts in a heading in
Maltese.
[80] These
words were added later by De Piro.
[81] Compare to homily 74, page 195.
[82] Heading by De Piro in Maltese.
[83] Translated into Maltese by Mario
Micallef, 2007: Fervorin
Nhar it-28 t’Ottubru, 1907, fil-Knisja ta’
Santa Marija ta’ Gesù, ir-Rabat, fl-okkazjoni ta’ Laqgha Generali tal-membri
tal-Konfraternità ta’ San Guzepp f’gieh il-Qaddis Protettur ghad-dikjarazzjoni
ricenti tal-festa bhala Festa Kmandata.
Wara li l-Knisja ddikkjarat – huti l-aktar
gheziez – iddikjarat bhala Festa Kmandata il-Festa ta’ San Guzepp, intom
ingbartu dal-ghodu f’dan it-Tempju qaddis ghal xejn aktar hlief biex taghtu
Il-Knisja taghtina l-qaddisin – huti gheziez –
bhala ezempji tal-harsien tal-ligi t’Alla.
Allura l-qima li titlobna naghtuhom, u
d-devozzjoni sinciera li ghandna jkollna lejhom, tikkonsisti qabel xejn filli
nimitawhom.
Maghzul
Fil-Vangelu, l-Ispirtu s-Santu jaghtina
t-tifhir tieghu, u bir-ragun kollu jsejjahlu “gust”, “Joseph autem cum esset
justus”. Issa, jghidilna San Gakbu, il-hajja tal-gust hija hajja ta’ fidi,
“justus ex fide vivit”, u ahna nafu mill-istorja tal-hajja ta’ San Guzepp,
ghalkemm nafu bicca zghira biss minnha, li hu ghamel dejjem kollox fid-dawl
tal-fidi, li fid-dawl tal-fidi dejjem u f’kollox qaghad ghall-volontà t’Alla,
li giet murija lilu daqqa permezz ta’ xi anglu, daqqa permezz tal-ligijiet, u
daqqa permezz tad-dmirijiet li jgib mieghu l-istat tieghu. Iva! Imdawwal
bil-fidi xejn ma qaghad jikkonfondi ghas-saltna ta’ David li taghha kien eredi,
imma kien mohhu biss fis-Saltna tas-smewwiet. Hekku, mela, virtù ghaziza ohra
li, biex nimitaw lil Guzeppi, ghandha tkun dik li tmexxilna hajjitna. Anke
lilna, huti gheziez, il-fidi ggaghlna nharsu lejn il-hajja futura; noqoghdu
attenti mela ank’ahna biex inharsu lejn din il-hajja li qed tistenniena, u ma
naghtux lok ghall-affarijiet fiergha ta’ dan it-turufnament qasir – x’inhuma
il-kumditajiet tar-rikkezzi, x’inhuma t-tbatijiet tal-faqar ta’ din id-dinja,
meta nqabbluhom mal-gid tant kbir u etern li qed jistenniena fil-hajja li
gejja?
Guzeppi, mgholli ghad-dinjità tar-Ragel tal-Omm
t’Alla – onorat bhala Kap tas-Sagra Familja – f’ghaqda shiha ma’ Alla
fil-misteru tal-Inkarnazzjoni – strument tal-awtorità tal-Missier Etern fuq
Gesù Kristu: ahna naghrfuh fit-talb, fix-xoghol, fl-ubbidjenza, fl-ghixien
tal-umiltà mill-aktar qawwija. Oh! Kemm hu facli nipparagonaw irwiehna
mal-proxxmu taghna. Oh! Kemm inqisu malajr lilna nfusna superjuri ghalih. Oh!
Kemm inheggu fina nfusna malajr din il-passjoni kerha tas-suppervja, li
fis-sema kienet il-kawza tal-waqgha ta’ eluf u eluf ta’ angli – Ah! Nimitaw lil
Guzeppi, infittxu li dejjem inzommu stima baxxa taghna nfusna, inqisu lilna
nfusna li ma jisthoqqilniex il-grazzji tas-sema. Inkunu maghqudin! Inhobbu
lill-proxxmu, noqoghdu attenti li fi kliemna w f’imgiebtna ma jkun hemm xejn li
jista’ jweggaghlu qalbu: anzi, ghall-kuntrarju, inkunu dejjem lesti biex naqduh
f’kull ma jista’ jkollu bzonn. Hekku, mela, fil-qosor, biex inkunu verament
devoti ta’ Guzeppi, ghandna nhobbu dak li hu kien ihobb, noboghdu dak li hu
kien jobghod, u nghixu dawk il-virtujiet li tant kienu gheziez ghalih.
Imma min qatt – nisthajjilkomk tghiduli – min
qatt jista’ jilhaq il-qdusija u l-perrfezzjoni ta’ Guzeppi? Min qatt jista
jimita il-virtujiet tant kbar tieghu? Min minna kellu l-istess xorti li kellu
hu? Ghal tletin sena shah hu ghex u kien jitkellem mal-Verb Divin maghmul
bniedem, waqt li jezercita lejh id-dmirijiet u d-drittijiet ta’ missier li
verament ihobb. U propju minhabba din il-hajja tant intima li s-safa tieghu,
il-karità, l-umiltà, u l-virtujiet l-ohra kollha, li ghal tant zmien kienu
dejjem f’kuntatt ma’ Dak li hu l-awtur ta’ kull perfezzjoni, bil-fors li kellhom
jaslu ghal stat perfett.
Ah! Kemm hu xxurtjat Guzeppi! Imma xxurtjati
ahna wkoll, huti gheziez – li kontra tant popli ohrajn li ghadhom fid-dlam
tal-paganizmu u tal-idolatrija, ghandna lil Alla taghna tant vicin f’dan
is-Sagrament tant kbir tal-artal.
Ixxurtjat Guzeppi! Imma aktar henjin intom, li
permezz tal-Ewkaristija Mqaddsa le, mhux biss tersqu lejn Gesù, imma tinghaqdu
mieghu b’ghaqda hekk shiha li mpossibli timmagina ghaqda aktar intima
Issa meta ghandna mezz daqs tant qawwi, meta
jista’ jkollna ghaqda tant intima ma’ Gesù, min minna jista qatt ikollu
l-kuragg li jghid li ma jistax inkun safi u kast, umli, u li jhobb
lill-proxxmu! Hekku mela, jekk irridu verament inkunu devoti ta’ Guzeppi billi
minitawh fil-virtujiet tieghu kif tixtieqna l-Knisja, meta tatulna b’mod
daqshekk specjali billi tiddikjara l-gurnata tieghu Festa Kmandata, m’ghandniex
x’naghmlu aktar milli nuzaw dan il-mezz tant qawwi. Iva! Ersqu lejn it-tqarbin,
tqarbnu spiss, tqarbnu kuljum. Mhux jien qed nghidilkom dan, imma qed
tghidulkom dak l-ispeci tal-hobz li qed taraw, hija x-xewqa ta’ Gesù,
tal-gharusa tieghu il-Knisja, jghidulna il-Qdusija Tieghu Piu X. Tqarbnu, u
l-Ewkaristija zzommkom devoti ta’ San Guzepp, li jghinkom f’din il-hajja
bl-ghajnuna tieghu, u lejn it-tmiem taghha b’mewta qaddisa li jifthilkom
il-bieb tal-Glorja tas-Sema. Hekk Ikun.
[84]
This homily was delivered during a General Meeting of the Confraternity held at
the Oratory, attached to Our Lady of Jesus Church, in
[85] Cf. Decreto Sacra Tridentina. ND
1209/1.
[86]
"semper mortificationem Iesu in corpore nostro circumferentes ut et vita Iesu in corporibus nostris
manifestetur" / "always we carry with us in our body the death of
Jesus so that the life of Jesus, too, may be visible in our body."
[87] "constituit eum dominum
domus suae et principem omnis possessionis suae" / "he put him in charge of his household, the
ruler of all he possessed,"
[88] De Piro is addressing the
female section of the Society of Christian Doctrine (MUSEUM).
[89] i.e. Tuesday, October 7, 1919.
[90] The liturgical feast of the
Archangel Michael was on Monday September 29, 1919.
[91] Prior to Vatican II, the Confiteor ran: "I confess to
Almighty God, to blessed Mary ever Virgin, to blessed Michael the Archangel, to
blessed John the Baptist, to the holy Apostles Peter and Paul, and to all the
saints, that I have sinned exceedingly in thought, word, and deed, through my
fault, through my fault, through my most grievous fault. Therefore, I beseech
blessed Mary ever Virgin, blessed Michael the Archangel, blessed John the
Baptist, the holy Apostles Peter and Paul, and all the saints, to pray to the
Lord our God for me."
[92] World War I, 1914 – 1919.
Traditionally Agatha, one of the Patron saints of
[93] = Immediately
[94]
Tuesday October 18, 1921.
Traditionally the foundation date of the Franciscan Third Order is 1221.
[95] Compare to homily 88.
[96] St Mary of Jesus Church, in
[97] = Immediately
[98] Francis died on October 3, 1226.
Hence this homily is being preached in October 1926.
[99] =
Thirsty / aspiring for /
wishing.
[100]
= The stray (sheep) into the
folds.
[101]
= Hermitage.
[102]
Alverna is the Latin name for La
Verna, or Monte Penna, in the Tuscan-Emilian Apennines, Italy.
[103]
= Francesco.
[104] Compare to homily 90.
[105] Tuesday, October 4, 1927.
[106] The Franciscan year, in honour of
the seventh centenary from the death of Francis of Assisi, October 4, 1926 –
October 4, 1927.
[107] Where De Piro was director
since 1907.
[108] "caritas numquam excidit sive prophetiae
evacuabuntur sive linguae cessabunt sive scientia destruetur" / "Love
never comes to an end. But if there are prophecies, they will be done away
with; if tongues, they will fall silent; and if knowledge, it will be done away
with."
[109]
= This morning.
[110]
= The stray (sheep) into the
folds.
[111] Compare to homily 115.
[112]
= Hermitage.
[113]
Alverna is the Latin name for La
Verna, or Monte Penna, in the Tuscan-Emilian Apennines, Italy.
[114]
= Religiose Devote, Care
Giovanette.
[115] Mk 10:17-22.
[116] The centenary was on May 30, 1932.
[117] St Mary of Jesus Church,
[118] Vedo in anticipo.
[119] Lasso di tempo = lapse of time.
[120] Canonised at
[121]
= Dawn.
[122]
= Advance solemnly.
[123] "et posuerunt omnes qui
audierant in corde suo dicentes quid putas puer iste erit etenim manus Domini
erat cum illo" / "All
those who heard of it treasured it in their hearts. 'What will this child turn
out to be?' they wondered. And indeed the hand of the Lord was with him."
[124]
= Always stronger.
[125]
= Child.
[126] Some paragraphs seem to be missing
at this point. Perhaps one may add: comes on the altar in the Eucharistic symbols. This line is further developed
in the next homily page 251.
[127] St Anthony of Padova died on June
13, 1231.
[128]
= Adorned with.
[129]
= Religious habit.
[130] Anthony died on June 13. This date
here seems to be a mistake.
[131] Compare to homily 94.
Translation:
Homily preached by the Servant of God, Joseph De Piro at the church of Saint
Mary of Jesus, Valletta, on the occasion of the seventh centenary from the
death of St Anthony of Padova, June 13, 1931.
“God
… gives grace to the humble.” (James 4:6)
On
June 13 1231, in a cell in one of the first Franciscan convents outside the
city of
For
this reason we have come together here this morning. This historical moment for
the Franciscan Order, has brought us around this holy altar. A few years ago we
were gathered here to celebrate the seventh centenary from the death of the
great and heavenly Franciscan Patriarch. Today we celebrate seventh centenary
from the death of one of his firstborn sons - Saint Anthony of Padova.
Barely
a year after Anthony’s death, the Church, in the person of Pope Gregory IX, had
already declared him a saint and given him the honour of the altars. Therefore
today we can justly claim that we are celebrating two feasts: the centenary of
the death and the centenary of the Canonization of Anthony. This feast is not
only important for the Franciscan Order, but also for the whole Church and
indeed the whole world. Everyone, not only the faithful, has recourse to the
intercession of St. Anthony, even people who do not embrace the Church. “God …
gives grace to the humble.”
Undoubtedly
the practice of virtue makes one precious in God’s eyes. If we look briefly at
this saint’s biography, we immediately note that Antonio’s favourite virtue was
the one that is known as the foundation of all other virtues – the queen of all
virtues – humility. “God … gives grace to the humble.”
As
a young man he was extraordinarily handsome and highly intelligent. He came
from a rich family. The world enticed him, lured him, ran after him! The world
loved him! Young Ferdinand (as he was called) soon realized that all the
splendour of this world was worth nothing but vanity. He therefore resolved to
escape and abandon the world by hiding himself as a member of the Canons
Regular of Saint Augustine. Soon afterwards, to place himself in a safer
position, he put on the habit of the poor Francis of Assisi. He was happier
washing the dishes in the kitchen convent than parading in the halls and courts
of his time.
But
“God … gives grace to the humble.” God pours out abundantly His grace on the
humble. He therefore changed Anthony, a lowly and hidden religious, into a
famous preacher and miracle worker. In the year 1222 some Franciscan and
Dominican friars were in the Cathedral of the city of
Conscious
of his lack of experience, Anthony at first hesitated. Upon his
From
that day onwards he preached in
All
this was further confirmed by the miracles Anthony worked. We have all heard
about, or seen the painting, of the miracle at
When
Anthony preached his last Lenten mission 1231, the year of his death, around
30,000 people gathered in the square. When he came down from the pulpit they
all pushed forward to see him. The crowd was so big that had he not been
protected by some strong men, he would have been crushed to death.
Dear
friends, Jesus, true man and true God, by the grace of the Holy Spirit
accompanied Anthony during his apostolate on this earth. Jesus, present in the
Consecrated Host, accompanied Anthony on his journey from his death bed to
paradise. We see this same Jesus on this altar today and in a short while he
will come and find rest within your hearts.
Here
on this altar, we not only worship a mystery of faith, a mystery of love, but
also a mystery of humility. In Jesus’ mortal life, is hidden His divinity. In
the Eucharist His humanity is hidden.
Just
like a cloud that can only cover a tiny part of the sun’s splendour, so also
His humanity barely hid His divine nature. The sun’s brightness still shines
through the cloud and its rays somehow spill over from one side or the other.
Christ’s divinity shone through His penetrating look, His awesome word, His
actions and miracles. Yet here we see nothing: neither divine nor human. We
only see the common form of bread and wine. There is nothing else, just total
silence, no movement whatsoever, no sign of life. Oh mystery of humility! Oh
profound humility!
What
a shame it would be if we came to receive communion with vain worldly feelings
in our hearts. Today, as we approach Jesus in the Eucharist, who can help us
unite a deep sense of humility to our faith and love?
Translated
by …………………
(Homily
95, vol. 2 p. 252)
[132]
= Adorned with.
[133]
= Religious habit.
[134] Ad onta di = despite,
notwithstanding.
[135]
Sisters of Charity of St Joan Antide Thouret, founded in1799.
[136]
Founder of the Sisters of Charity in 1799. Canonised in 1934 by Pius XI.
[137] Compare to homily 100.
[138] "coartor autem e
duobus desiderium habens dissolvi et cum Christo esse
multo magis melius" / I am caught in this dilemma: I want to be gone and to be with
Christ, and this is by far the stronger desire.
[139]
= Violets, flowers.
[140] Preached at St Aloysius College.
[141] Eius
meritis et precibus concede, ut innocentem non secuti, poenitentiam imitemur.
"Grant through his merits and prayers, that we who have not followed him
in his innocence, may imitate him in his penance." The collect for the
feast day.
[142] The feast day of St Aloysius Gonzaga
is on June 21.
[143] St Aloysius College, in Birkirkara
[144] St John
Berchmans (March 13, 1599 -
August 13, 1621), a Jesuit seminarian was canonised in 1888 and his feast day
is in November 26.
[145] The introduction to this homily is
very similar to homily 99, page 261, on Santa Giovanna Anitida Thouret.
[146]
= With little emotion.
[147] Nei ritagli di tempo = in one's
spare time.
[148]
October 21 1924. This house
was opened in Qrendi in 1918. Cf. the testimony of Louis Galea, De Piro Cause
of Canonisation, The 1987 Testimonies, p. 49.
[149]
= Fleeting.
[150]
"quia respexit humilitatem ancillae
suae ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes" / "because
he has looked upon the humiliation of his servant. Yes, from now onwards all
generations will call me blessed,"
[151] = Banks.
[152]
In May 1913 De Piro was appointed co-rector of a retreat house in
[153] = Unsheathed swords.
[154] Compare to homily 105.
[155] = Unsheathed swords.
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pp. 267-279 not typed
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