Mons. Guzeppi De Piro
Predikatur Imheggeg
tal-Kelma t’Alla
Volum 1
Guzeppi
De Piro, Predikatur Imheggeg tal-Kelma t'Alla, vol 1, ([Malta]: Postulazzjoni
Kawza ta' Mons G De Piro, 1987).
[page i]
(Presentation: Prezentazzjoni ta' Volumi I, II, III. – not included).
[page vii]
Werrej
Prezentazzjoni ta' Volumi 1, 2, 3. i
Werrej. vii
Omeliji tal-Hadd. 1
Sacerdozju. 60
Ewkaristija. 77
Zwieg. 122
Qalb ta'
Gesu'. 127
[page 1]
[Homily 1]
[Third
Sunday in Lent]
Skrittura[1]
Vangeli
- Omeliji
Ir-Rieda
t'Alla
Dispozizzjoni
fil-priedki
Alle
Suore di Fra Diego
"Beati
qui audiunt Verbum
Dei
et cutodiant illud"
(Lk 11:28)
Allorche' aveva incominciato la sua
vita pubblica N.S. Gesu' Cristo ovunque passava per le contrade della Giudea e
della Palestina, operava i piu' belli i piu' grandi, i piu' strepitosi miracoli
ora dando la vista ai ciechi, ora l'udito ai sordi, ora la parola ai muti e
perfino con un sol cenno e detto fece risorgere a novella vita i morti.
Oltre questo dava sempre di se esempio di grande santita'. Le umili po
riconescevano come il Messia, gli prestavano piu' e piu' grandi onori, e
l'adoravano come il loro salvatore. Ma i Farisei presi di grande invidia ed
odio contro il Divin Redentore ne divecano sempre male, inventavano nere
calunnie, cercavano sempre per trovare in che rimproverarlo, ed interpretavano
male perfino le azioni sue piu' sante; ed oggi vedendolo operare un miracolo
cosi' grande per virtu' tutta quanta divina si misero a dire che Gesu' opero'
quel miracolo di scacciare il demonio da dentro il muto per virtu' di Belzebub
principe dei demoni (cf Lk 11:15; Mt 12:24) - I cattivi invidiano i
buoni e fanno di tutto per corromperli. Ma Gesu' paga l'odio dei Farisei col
continuare ad ammaestrare e noi ci farmiamo sulle sue ultime parole
nell'odierno vangelo, che per noi contengono un grande ammaestramento: "Beati
qui audiant verbum Dei et custodiant illud." (Lk 11:28)[2]
Fermiamoci percio' su questa parola
e ci intratteniamo sulle disposizioni colle quali conviene che noi ci portammo
ad ascoltare le parole di Dio.
La Domenica passata abbiamo parlato
della Beatitudine che ci aspetta al di la della tomba (cf Mt 17:1-9)[3]
- ed ecco che oggi parliamo di uno dei mezzi che ci conducono ad essa - ce lo
dice lo stesso Gesu' C. 'Beati'. E senza dubbio
[page 2]
e' un mezzo potente. Cosi' e' infatti quel sentirci le tante volte
sollevati nello spirito dopo una predica, non e' altro che la grazia del
Signore scesa sull'anima nostra pel tramite della parola di Dio a cui abbiamo
assistito e percio' e' bene che noi diciamo qualche cosa intorno alle
disposizione.
1. Avere un vivo desiderio di
cavarne frutto e non andarne per usanza o per complimento - Come chi va a
mangiare con grande appetito; e' segno di santita' e di disposizione cosi' chi
ha fame della parola di Dio da segno che bene nell'anima propria. Dall'altro
lato come chi mostra nausea a tavola da segno di malessere cosi' chi si porta a
sentir la parola di Dio quasi trascinato, da segno di non star bene nell'anima
- chi ama Dio vuol sentire di Dio. Come il padre o la madre che ama il figlio
piace loro sentire parlare degli stessi. S. Giov. "Qui ex Deo est verba
Dei audit. Propterea nos non auditis quia vos Deo non estis." (Jn 8:47) [4]
2. Non andarci per curiosita' ed
eleganza delle parole[5]
ma dobbiamo badarci alla sostanza di quel che si dice. Non fare come il malato
che gli occorre fare una operazione e si ferma solo a guardare alla eleganza
degli strumenti chirurgici - costoro fanno come il crivello che lascia passare
il grano ed il fior di farina e conserva a se la paglia e la crusca - Si legge
nel secondo libro di Esdra che parlando egli al popolo della legge di Dio erano
i pianti e la commossione che i leviti si portavano in mezzo al popolo per
accherarlo per poter sentire la voce del predicatore.( Cf. Ne 8:9)[6]
Cosi' dobbiamo sentire la predica con comprensione interna paragonando le
nostre azioni a quello che ci viene detto.
3. Andare per sentire cose
ordinarie e conoscerle ed inferiorarci in esse, e non cose straordinarie e
niove. San Paolo ai Filippesi: "Eadem volsis scribere michi quidem non
pigram, vobis antem necessarium."(Ph 3:1)[7]
Quantunque sapeva poteva dire cose niove egli che era rapito al terzo cielo.(Cf.
2Co 12:2)[8]
[page 3]
4. Applicare a se non
agli altri quello che si sente. Non parla di tincianti - non vedere la pagluca
nell'occhio del prossimo.(Mt 7:3-5)[9]
Cerchiamo di essere commensali e non tincianti. L'Ecclesiastico dice l'uomo
prudente applica a se tutte le parole, l'uomo vizioso le getta dietro alle
spalle.(Cf. Si 21:15)[10]
5. Ante languorem adhibe
medicinam.(Si 18:20)[11]
Eccli.,[12]
si parla dei difetti per prevenirli e non per repremerli.
6. Quello che si dice in generale
ciascuno se lo prenda per se.
"Et
custodiam illud" (Lk 11:28)[13]
Che non tiene nello stomaco segno che e' malato.
S. Agostino dice "la parola di
Dio e' come l'Amo" Dice S. Giov. "estote factores verbi
et non auditores tantum, fallentes vosmet ipsos." (Jm 1:22)[14]
Oh quanti anche peccatori ora
risplendono nella gloria del paradiso per aver ascoltato con umilta' e aver
custodito nel loro cuore la divina parola.
Narra il Segneri[15]
di un tale Mose' assassino nell'Egitto il quale per aver sentito una predica
sull'inferno quantunque ateo si cambio' e divenne un santo Monaco.[16]
San Giovanni di Dio era un giovane
fuggito da casa, vagabondo - due volte soldato - una volta condannato a morte
per aver disertato dell'esercito - si porto' per sorte ad una predica ad
avendola ascoltata con umilta' e mansuetudine di cuore si senti' illuminato e
commosso si getto' per terra, si confesso' peccatore dinanzi a tutti e
decidesse di divinire santo.
Cosi' anche noi.
Beati qui audiunt verba Dei et
custodiant illud. (Lk 11:28)[17]
Vivi
desideri[18]
Non
ferma ma sostanza
Non
cose straordinarie ma ordinarie
Non
applicare ad altri.
I
difetti perche' non vi siam
Il
generale causa lo apprende per se.
[page 4]
[Homily 2]
Domenica X [dopo Pentecoste][19]
La
parobola del Fariseo e del Pubblicano. (Lk 18:9-14)
Il Pubblicano - Non
sono come gli altri
Non
come questo pubblicano
Digiuno
2 volte la settimana
Pago
le decime.
Orazione |
Che
orazione e' questa? Cosa ha domandato? Ciascuno
domandi:- Cosa ho fatto in cappella? |
|
In Chiesa |
Si
entra la Chiesa come si entrasse in altro luogo - genuflessione - acqua santa
- come ci diportiamo innanzi al Sacramento? Come innanzi ad un principe di
questa terra? Altri per parlare - altri per ridere - forse anche per peccare. |
|
I Pagani |
Rispetto
degli idolatri per le loro chiese. I Sacaceni[20]
- piedi ignudi, umilta' e mondezza. I Greci
- osservano grande. Questi
adoravano dei di pietra, di legno, ma noi il vero Dio. |
|
I Primi Fedeli |
I
Primi Fedeli - entravano cospersi di cenere, vestiti di sacci e fune -
L'Imperatore Teodosio[21]
entrare fra il popolo invece di assidere sul trono. La madre di S. Gregorio
Nazianzeno[22], raccolta ritirata, non
sedeva, non si muoveva, non si parlava. Se non come gli antichi almeno
composti, inginocchiati. |
|
[page 5] |
||
Era peccatore |
Il
Fariseo Il
giovanotto: io non rubo, non testimonio, bestemmio ma avete altri peccati. |
|
AVETE PECCATI |
Ma avete peccati - disubbidienza |
PECCATI |
Sara' sempre cosi' |
Non
sum sicut ceteri (Lk 18:11)[23]
- che brutta cosa la superbia |
PECCATI |
Monaco |
Un
uomo nel deserto faceva penitenza da molti anni e siccome gli altri lo
stimavano, cosi' alto egli si stimava. Il
liquore per punire la sua superbia, permise che fosse tentata, e dalla
tentazione vinto. Teniamo
i nosti occhi non sopra i cattivi ma sopra i buoni. |
|
Segneri |
Dice
il P. Segneri - che gli scolari che andavano in Atene perche si credevano
dotti, poi tornavano colla persuasione di saper ben poco - se cosi' nelle
scienze umane, per piu' forte ragione nelle scienze divine. S. Francesco
Saverio - non ho saputo servire di nulla poco ho fatto per voi - San Franceso
d'Assisi. 2 anni prima di morire disse adesso in comunione col vero Dio. |
Uno
sguardo al pubblicano.[24]
[page 6]
[Homily 3]
Domenica XI [dopo Pentecoste][25]
Il miracolo
del Sordo Muto. (Mk 7:31-37)
Il sordomuto e' figura del peccatore
particolarmente abituato. Il Signore lo chiama indarno ora con amorevoli
chiamate, ora con minaccie, costigli, morti, rimproveri,
ma inutile tutto cio' che li puo' convertire.
I
ciechi, storpi, ulcerosi che fuggono S. Martino, per paura di esser guariti e
cosi' perdere il cespite dei loro guadagni. E cosi' fanno alcuni giovanotti,
fuggono gli uomini pii, fuggono i buoni compagni, fuggono dai buoni parenti, fuggono
chiese, predicatori, confessori, "Noluit intelligere aut bene ageret"
Ps 35(36):3[26]
e un terribile effetto del peccato la sordita'.
Caduto
il peccatore in questo stato di sordita' diviene anche muto. "Ego autem amquam sordus non
audiebam, et sicut mutum non operiens os suum" Ps 37:13.[27] non pregano la
Vergine, non gli angeli, non i santi - oh che misero lo stato dei peccatori.
Diviene
anche muto nel confessare - oh grande disgrazia. Fu vergogna, per mancanza di
preparazione - ah nel giorno del giudizio tutto sara' palesato ma allora non e'
piu' tempo. "Discedite a me ... " Mt 25:41.[28]
Giovani
attenti: se vi accade mai di commettere un peccato subito confessatevi - e non
credete di avere il perdono diversamente. Il fatto del giovane Pelagio: morto
in peccato per vergogno di confessare il suo peccato.
Confessare
e' gloria ... "Confessio et pulchritudo in conspectu Domini" Ps 95:6.[29]
[page 7]
[Homily 4]
XIII Domenica [dopo Pentecoste] [30]
- I lebbrosi sono figura del
peccato il quale l'anima a guisa di lebbra. (Lk 17:11-19)
- Leggiamo nel Padre Segneri
di Paolo il Semplice che stave alla porta della chiesa.
- S. Maddalena de Pazzi[31]
alle sue sorelle: Bellezza e' gloria aiutare i poveri.
- Ci muove a piedi a un
disgraziato - quanto per un'anima in peccato - se si fosse persuasi non ci commetterebbe
cosi' facilmente il peccato.
- I santi al pensiero del male che
fa il peccato mortale
- I martiri.
- S. Tea Romana[32]
non voleva guardare la porta di un luogo
dove si offendeva Dio.
- Stanislao Kostka nel
sentire un cattivo discorso evenne.
- Sant’ Anselmo il P. del
tutti
"Ite
ostendite vobis sacerdot" (Lk 17:14)[33]
"Peccare
humanum est" - "Diabolicum est perseverare".
Giazamon ci racconta lo
storico Bartoli[34],
rinunzia a tutti gli averi per non commettere il peccato.
[page 8]
[Homily 5]
Domenica XV [dopo Pentecoste][35]
Il fatto del figlio unico di Naim. (Lk 7:11-16)
Incertezza |
Ogni
uomo che vive deve morire. Si
muore una sola volta L'ora
della morte e' incerta.s La
morte non ha tempo, non ha luogo, non ha modo. Ci
troviamo gia nella rete e non ci accordiamo. |
Avviso
di Gesu' |
Pur
e' incerta l'ora della Morte, Gesu' che gli preme la salvezza dell'anima
nostra ci ammonisce di stare pronti - nescitis diem neque horam (Mt 25:13)[36]
- veniet sicut fur (1Th 5:2)[37]
- ammonizioni. |
Il
peccato attuale[38] |
"Stimulum
autem mortis peccatus est" (1Co 15:56)[39]
S. Paolo Cor non le penitenze, non la mortificazione accorciano la vita ma i
peccati, i vizi, le frodi, i furti, le bestemmie, le comunioni sacrileghe, le
congessioni sacrileghe "Non agas ampie ne moriaris in tempore non
tuo" (Qo 7:17)[40] |
Il
fatto di Anastasio principe - il quale nel sonno vide un personaggio
orrendo coll penna e col libri, cancello 15 anni della tua vita.
Il
pensiero della morte e' salutare
Iddio
"Replevit omnia morte." (Ws 18:16)
Il p. Segneri fiori
alberi {memor esto
quod
fontano {mors non
tardat (Si 14:12)
fuoco
sole dalle
finestre
candela
Il
profeta Giobbe, "brevita' della vita" (Jb 20:5)
[page 9]
Viviako come se ogni giorno dovesse esser l'ultimo
Confessione }
Comunione } come
fosse l'ultima
Messa }
Cosi'
vivendo non ci succedera' come quel tale che arrivato il viativo "ci sono
arrivato eppure non ho pensato mai."
"Surge adolescens"
(Lk 7:14)
[page 10]
[Homily 6]
Domenica V di Quaresima[41]
Vangelo. Gesu'
prese con se Pietro, Giacomo e Giovanni. Sal monte. - Si trasfigura - suo volto
come il sole e le vesti come la neve - apparvero Mose' ed Elia - Pietro prese
la parola. Una nube - una voce - i discepoli cadono a terra - Gesu' li scuote
Aperti gli occhi non vedono che Gesu' - e disse loro di non dire a nessuno. (Mt 17:1-9)
Del Paradiso Il P Segneri
Giorgione dipingere una bella luce col colore
I Santi non dicevano che paradiso, paradiso.
S. Paolo: “Arcana quae non licet homini loqui” (2Co 12:4)[42]
“Quod oculus non videt - nec auris audivit - nec in cor homini axendit.” (1Co 2:9)[43]
S. Caterina da Siena. rapita disse al B.Raimondo, "Ne io posso
dire, ne voi potete intendere."
- Se ci
meravigliamo in un palazzo del Re quanto piu' del Re dei Re.
- S.
Fulgenzio a Roma in una festa.
- S. Giov.
nell'Apocalisse - le piazze lastricate di oro finissimo figuratevi il resto.
(Rv 21:21)
Introdotti
in questa bella e ricca città. L'Angelo Custode si rallegra con noi. Numerose
schiere verranno incontro di quei cittadini. I vostri parenti, vostri compagni
buoni.
Benediresti
il momento il giorno che voi rompeste un amicizia cattiva i giorni della
vocazione, della professione lo spirito di abnegazione i vostri buoni maestri.
I Santi
che avrete pregato - S. Giov. Battista - S. Giuseppe -
non piu' protettori a amici e compagni vostri
E sarà
possibile di rinunciare oggi a questa compagnia per una compagnia cattiva.
[page 11]
Dinanzi al trono della Beata Vergine - sua bellezza - il fatto del
chierico che desidera vederla.[44]
Essa ci tratta come madre - quanto
ci piace qua' essere accarezzati dalla madre terrena che sara' dalla madre
celeste.
Al trono del Figlio Gesu'
piu' risplendente di 100 sole S. Teresa dopo aver veduto il volto di Gesu' il
sole pallido le persone avvenente come scheletri.
Al
Trono della Triade
Fissare
gli occhi dell'anima
centro di ogni bene
fonte di beatitudine
abbisso di luce inaccessibile
“Videbimus eum sicuti est” (1 Jn
3:2)
Vedere
Iddio questo formera' il paradise, gioia, gaudio contentezza.
Quando verrà questo giorno?
Presto “tempus
breve est”. (1Co 7:29)
Desiderate
voi tanto bene?
Fuori gli immondi
Fuori gli vendicativi
Fuori gli impudori
Fuori gli spergiuri
Fuori gli dissoluti
Fuori ogni sorte di peccatori
"Innocens
manibus et mundo corde." (Ps 23:4) Questo certo è Paradiso.
Un giorno N. Signore mostrò un saggio del paradiso a Santa Caterina da Siena -
e le disse mira di quanto bene si privano i peccatori.
Leggiamo nella sacra scrittura di
una madre che si vide uccidere i sei figli e poi dell'ultimo gli dissi "aspicias
ad coelum." (2Mc 7:28)
Per
andare al Paradiso basta
perseveranti nel bene
ubbidienti ai superiori
pregare devotamente
[page 12]
Santificare le feste
Frequentare i sacramenti
domare la passione dominante.
Se millioni rinunziarano a tutto
anche alla vita per paradiso, voi che fate?
Sentiamo
S. Francesco Saverio cogli al cielo diceva spero voglio il paradiso.
S. Paolo "Si quis
spiritum Christi non habet hic non est euis." (Rm 8:9)[45]
"Tota vita Christi crux
fuit et martyrium"[46]
"tollat, abneget et sequatur".
(Mt 16:24)[47]
E' vana pretensione di accopiare
la devozione alle proprie comodità
Pietà e sacrificio - la
vittima è la stessa pietà.
[page 13]
[Homily 7]
Domenica di Passione[48]
Quis
ex vobis arguet me peccato? (Jn 8:46)[49]
Così oggi il Divin Redentore
incominciò a rimproverare gli ostinatissimi Guidei, ai quali diceva loro sempre
la verità e non volevano creder, non solo ma anzi progettavano e tramavano di
ucciderlo e procura di svelare loro l'animosità di un simile attentato. "Narrate
un fatto e provatelo, chi di voi potra' convincere di una sola colpa." (Jn 8:46)
"La dolcezza, l'amabilita' del suo carattere, la moltitudine e la qualita'
dei suoi miracoli, i quali mostravano la sua bonta e la sua potenza"
dovevano legare a lui tutti i cuori. Eppure nessuno piu' di lui fu perseguitato
con ira piu' grande, piu' accanita e più brutale.
Gesù poteva di se affermare con
verita' che non potevano rimproverarle di peccato. Egli era l' innecente,
l'immacolato, il candido giglio delle convalli la stessa santita' per
ecellenza, come ci dice San Paolo "Innoncens, impollutus, immaculatus,
segregatus a peccatoribus". (Hb 7:25)
M.F.D.[50]
Potremo noi dire lo stesso di noi stessi che cioe' nessuo ci puo' rimproverare
di peccato - Oh no certamente ci risponde San Giovanni "Si discerimus
quoniam peccatum non habemus, ipsi nos seducimus et veritas in nobis non
est." (1Jn 1:8) Se diremo che non abbiamo peccato noi inganniamo noi
stessi, e non ci è in noi verità. S. Giov. chi può dire il cuor mio è mondo? Sarà
libero dal peccato mortale - ma come ci troviamo di fronte al peccato veniale.
- Il rigore con cui sono
castigati - pena del danno, pena materiale sono amiche di Dio, sono spose di
Dio, sono amate di Dio.
- San Paolo sono legna, paglia
e stoppa (1Co 3:12-15) per alimentare il fuoco del purgatorio per chi li
commette.
- Sono castigati anche in
questa vita ora con pene temporali ed ora con pene spirituali.
[page 14]
In se è grande quantunque vicino a quella
dal mortale si dice leggiera - (se contro un compagno, sacerdote, Vescovo,
Papa).
Se un
figlio dicesse - (offesa di Dio)
Il male
di colpa è maggiore di ogni male di pena.
Infermita'
dell'Anima
10 S. Tomaso per conseguenza.
20 Indirettamente
togliendo - la soggezzione
a Dio
gli abiti
delle virtù
gli aiuti
della grazia
la forza
ed il vigore dello spirito.
30 Per modo di peso -
[page 15]
[Homily 8]
Domenica di Passione[51]
Gesù rimproverà i Giudei perchè non
volevano credere in Lui. "Chi di voi può convincermi di peccato?"
(Jn 8:46)
Gesù poteva dire questo di se
possiamo noi dire lo stesso di noi?
San Giov. – "si discerimus
quoniam peccatum non habemus, ipsi nos seducimus et veritas in nobis non est."
(1Jn 1:8)
Se abbiamo peccato lo è stato perchè
non abbiamo mai considerato quanto cosa brutta sia il peccato - Malum
infinitum. S. Agostino.
S. Maria Maddalena de Pazzi -
Molti dicono ma non comprendono che cosa sia e quanto sia grave il peccato -
schiaffo ad un compagno-sacerdote - Vescovo - Papa - Dio.
(Male
di Dio)
- Avere Dio adirato e nemico,
un re che ci odia quanto male - ha la potestà di mandarci all'inferno.
- Gli fa perdere la grazia.
- Le sue opere buone coperte.
- L'esempio del giovane
agricoltore che ha piantato alberi e mentre carichi di frutti un uragano gli
rovina tutto. Così il peccato nell'anima.[52]
Il Padre Segneri[53]
- bestemmia - gonfia la lingua
furto
- seccasse le mani
fraudo
- sbalordimento
impurità
- lebbra.
Il falegname e la scatola piena
d'oro. Invece di convertirsi i Giudei dissero "Demonium habes." (Jn 8:49)
"Tulerunt lapides et jacirunt
in eum." (Jn 8:59)
Attenti
non cominciare la via del peccato.
Il peccato e' come il fuoco in una casa.
Così fa chi non ascolta le ammonizioni.
“Si quis audierit vocem meam; et aperuerit mihi januam, intrabo ad illum et coenabo
cum illo et ipse mecum." (Rv 3:20)
[page 16]
[Homily 9]
Pentecoste[54]
Gli apostoli colla Vergine nel
Cenacolo - odono un gran rumore- lingue di fuoco - gli Apostoli si sentono
pieni di S. Santo - parlano varie lingue - era il giorno in cui celebravasi il
giorno in cui il popolo Ebreo aveva ricevuto la legge sul monte Sinai - e vi
erano accorsi. Medi, Parti, Elamiti, Mesopotamia, Giudea, Egitto, Libia e
Cirene. (Ac 2:1-11)
Osserviate gli effetti prodotti
negli Apostoli dallo Spirito Santo: fece loro conoscere le verità più occulte,
facendoli pensare diversamente di prima.
Lo stesso effetto produrrà su di voi
- vi sentirete nascere altri pensieri ed altri affetti nel Cuore.
{Divertirsi |
{che
il peccato è |
Fece
gli apostoli Coraggiosi.
San Pietro nega Gesù. (Lk 22:54-62)
Ora la predica innanzi tutto.
Gli altri apostoli: meno Giovanni
tutti fuggirono, ora non temono la spada, la morte. (Jn 19:26)
Anche voi se lo Spirito Santo discenderà
sopra di voi confesserete con coraggio Gesù Cristo - non darete luogo al
rispetto umano - confessatevi, i commandamenti di Dio, non vi vergognate di dire
no.
Li infiammerò di Santa Carità.
Che
sparsero per tutto il mondo. S. Pietro convertì 3000 ed in un'altra predica
5000. (Ac 2:41;4:4) Anche voi prediccate Gesù Cristo - coll'esempio o
colla lingua ammonendo i compagni. Come si trova oggi: il vostro cuore e
infiammato o è freddo: sono pochi quelli che amano Dio - alle volte
[page 17]
si raffreddano, vogliono servire dello spirito del mondo e del peccato.
E contristano
lo Spirito Santo
1. Se in peccato non pensi a
confessarti.
2. Se ti confessi male.
3. Se non ti distacchi dalla
mala compagnia.
4. Se non vuoi vivere
modestamente.
Per consolarlo.
1. Vita pura ed immacolata. a Santa
Lucia. "È con te lo spirito Santo. Caste et pie viventes templum sunt
spiritus Sancti."[55]
Fuggite il peccato e sarete tempi
dello Spirito Santo.
[page 18]
[Homily 10]
[Vigilia di Pentecoste] [56]
Pentecoste -
L'Avvento, La Quaresima, il tempo pascquale e Pentecoste.
Vigilia
di Pentecoste - per prepararci sempre meglio e renderci più degni di
favori del divino suo sposo. Era amministrato il Battesimo ai Catecumeni.
Grandezza
della Festa - è la terza Persona della SSma Trinità che discende
sull'universo per rigenerarlo. Istituzione di un nuovo mondo - il Giudaismo
annientato - il Pagenesimo percosso a morte - alleanza universale tra Dio e gli
uomini. Promessa da quaranta secoli. Dalla Pentecoste prendono origine i lumi -
le costumanze istituzioni, le idee nuove che hanno cangiata la faccia
dell'universo e sostituita - la legge di carita' al diritto brutale del più
forte.
Storia
della Festa. (Ac 2,1-11) Dopo l'Ascensione gli Apostoli erano
tornati a Gerusalemme, ed aduniti in un cenacolo con Maria - rappresentavano la
Chiesa universale - erano in aspettativa delle promesse del Divin Maestro - era
la Domenica, giorno della Pentecoste dei Giudei affinche la nuova Legge fosse
pubblicata nel giorno medesimo in cui l'antinca che doveva essere supplentata,
era stat promulgata sul monte Sinai.
La Domenica verso le 9 am odono un
rumore simile ad un vento gagliardo - che significa la grazia divina che
sosteine le nostre anime lingue ripartile di fuoco - illumina, trasforma in se
tutto cosi che incendia in lingue e non in forma di cuori per dinotare che lo
Spirito Santo e' sceso non solo per accender l'Apostoli d'amore mar perche'
essi accendino gli altri col fuoco della propria lingua - il castigo di Babel -
il dono delle lingue a tutte le nazioni, divisione il primo unione il
secondo.
Effetti
dello Spirito Santo
Illuminò l'intelletto degli
Apostoli circa la fede e dottrina di Cristo
Purificò il cuore degli
Apostoli da ogni amore impuro e terreno.
[page 19]
Esternamente cambiò
quei pescatori incolti e illitterati in scrittori e predicatori
Queste
meraviglie le opere anche in noi in tutte le anime ben disposte.
Veni
emitte radium[57]
– luce
Veni pater
Consolator optime
In labore requies
Da perenne gaudium
- Rese colombe, senitelli
Disposizione
alla Pentecoste - a) ardente desiderio
b) rinuncia ad ogni affezione alle creature.
Proponiamo di amare Dio ed il
prossimo per amor nostro.
[page 19]
[Homily 11]
Domenica VI dopo Pentecoste[58]
Premuro di udire la parola di Dio e di udirla come conviene |
Gesù
Cristo fatto uomo, dopo la sua vita privata per ben 30 anni incomincio a
predicare e la gente venica ad udirlo, a confermare la sua predicazione con
miracoli dei quali questo che racconta l'odierno Vengelo è uno di principali.
(Mk 8:1-9) Grande fame avevano le turbe di
sentire la parola di Dio, dimenticavano i loro bisogni - "Cibus mentis
est sermo Dei" S. Greg. Ascoltate, ma ascoltate con
attenzione - Plutarco che dava il modo di sedersi ai suoi alunni
"Dormendo non si impara." Il Grande Costantino udiva le
parole di Dio in piedi. S. Giov. "Qui ex Deo est
verba Dei audit |
Dio che prende cura di noi |
Vedendo
Gesù che già da tre giorni (Jn 11:39 ?) ---- cuore tenero di Gesù, che
premia non solo nell'altro mondo ma anche in questo. David.
Psalm 86:36 |
Siamo Grati |
Domandò quanti pani e risposero 7
sette e alcuni pesci. Benedisse e tutti si servirono e restarono Grande
miracolo. (Mt 15:34-36) - Ma questo miracolo continua
tuttodi da un seme tanti granelli, tanti frutti, tanti animali, tanti ucelli,
pesci ------ - Siamo percio grate a Dio. |
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|
Altre grazie - lumi alla mente - ispirazioni
al cuore - conforti - Sacramenti
- l'Eucaristia, lo stesso suo corpo e sangue. |
S. Teresa - pensando ai grandi
benefici che fa nostro Signore nell'Eucaristia, rimproverà l'ingratitudine di
molti "Osso al cane"
Ha dato vita
Conserva la vita
Mantiene la sanità
Dà contentezza
Difende la vita dai nemici
Defende dal Demonio
Messa, parola di Dio,
Comunione
Nel dì del giudizio.
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[Homily 12]
Domenica VII dopo Pentecoste[59]
"Omnis
arbor quae non facit
fructum bonum excidetur et in
ignem mittetur" (Mt
Il
tratto del Vangelo di S. Matteo (Mt 7:15-21), che la Santa Chiesa ci ha
fatto leggere questa mattina per pascere l'anima nostra, è una parte del
discorso stupendo che Gesù Cristo pronunziò sulla montagna.
- Ci
ammonisce di star attenti dai falsi profeti.
"Attendite a falsis
prophetis". (Mt 7:15) Perche' dice attendite? Gesù Cristo quale vero
padre dopo di averci insegnato la sua dottrina, quella dottrina che oggi è
suggellata col suo sangue e colla morte di croce. Ci da uno dei mezzi piu'
forti per conservare la fede nei suoi insegnamenti. "Attendite"
.(Mt 7:15) ... ci dice state ben attenti dai falsi profeti. Guardatevi,
guardatevi. Sono chiamati profeti perche' cercano di appellare virtu' dai
propri, dolcezza, mansuetudine, e semplicita'. La fede e' un dono prezioso che
Dio ci ha dato, e' un dono che noi possiamo perdere, come l'hanno perduto
altri, quindi dobbiamo usare i mezzi che ci servono a conservarlo - ed in
verita' se voi conscete che in una casa vi e' un ammalato affetto da morto
contagioso voi vi ostenete dal frequentarlo perche' voi dite la salute del
corpo e' un dono di Dio che io devo conservare. E molto bene. Ma quanto e' piu'
preziosa l'anima del corpo e con quale attenzione non dobbiamo noi fare a
conservarle la vita, quella vita che G.C. ci ha dato al prezzo del suo sangue e
della sua stessa vita. - Ci difende dal vizio orribile dell'ipocrisia.
Che corpe il veleno di una dottrina
corretta o il disordine di una cattiva condotta col velo di una apparente
devozione.
- Ci
parla della necessità di fare opere buone "Omnis arbor quae non facit
fructum bonum excitetur et in ignem mittetur." (Mt 7:19) Ogni albero
che non fa frutto e non fa frutto
[page 23]
buono, sara' tagliato dice Gesu' Cristo, e non solo tagliato ma gettato nel
fuoco. Odano coloro che perche' non bestemmiano, perche non rubano, perche' non
ammazzano, perche' non sperguriamo, credono di aver assicurato il paradiso -
Forse non e' chiara, decisiva, irrevocabile, la sentenza pronunziata da nostro
Signore Gesu' Cristo, che ogno albero che non fa frutto buono vien tagliato e
gettato al fuoco "Excidetur et in ignem mittetur." (Mt 7:19) Dunque
non basta il non fare gravi peccati ma per contentare Iddio nostro Signore e
nostro Padre, per meritarci il premio del cielo, non basta evitare il male, ma
occorre operare il bene - non basta fuggire il vizio ma bisogna praticare la
virtu' - non basta astenerci dalle opere cattive ma bisogna fare opere buone e
farne il piu' che si puo' - altrimenti saremo tagliati e gettati al fuoco.
Il Profeta David desideroso di
sapere da Dio stesso verita' infallibile, chi siano coloro che veramente si
salvano, cosi' si fece a domandarlo, "Domine quis habitabit in tabernaculo
tuo auc quis requiescat in monte sancto tuo?" (Ps 14:1) Signore ditemi
chi sono quelli che avranno la bella sorte di venire ad abitare con voi in
cielo, a riposare nell'eterna vostra felicita'? E Iddio volendo contentarlo
cosi' gli rispose - "Saranno possessori del regno dei cielo soltanto
coloro che conservano un cuore puro non macchiato dai vizii e dai peccati, ed
avranno insieme le mani piene di virtu' e di buone opere. "Qui ingreditur
sine macula et operatur justitiam" (Ps 14:2) - Avuto David questa
risposta da Dio volle renderla pubblica a tutto il mondo e percio' ci lascia
scritto che chi vuol avere la felice sorte di passare i suoi giorni in cielo
eternamente non ha da fare altro che fuggire il male ed operare il bene,
evitare il vizio e praticare la virtu' "Declina a malo et fac bonum."
(Ps 36:27) - E' al certo un gran merito il non fare il male, il non
rubare, il non mentire, il non dar luogo all'ira, il non dar luogo agli, alle
vendette, ma pur questo non basta ancora, questa e' meta' del viaggio che
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ci conduce al cielo, e percio' per arrivarci bisogna anche fare il bene.
Infatti e' pur innegabile che per
conseguire l'eterna salute bisogna osservare la legge divina tutta quanta, ce
lo disse Gesu' Cristo medesimo. Ora la legge di Dio, i commandamenti di Dio,
nel proibirci il male ci comandano il bene. (Ex 20:1-17) Cosi' col primo e
secondo commandamento da un canto ci proibisce Dio di non ci conscere altro che
Lui Solo, di non odiarlo mai, di non strappazzare in vano il suo nome,
dall'altro lato ci comanda di adorarlo e internamente col cuore ed esternamente
col corpo, ci comanda di amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con
tutte le forze, ci comanda di credere e praticare tutte le verita' che ci ha
insegnato, ci comanda di imitare il suo Figlio Unigenito Gesu' Cristo quindi
ecco che ci comanda di essere umili, mansueti, pazienti come lui, mortificati,
caritatevoli, misericordiosi, col nostro prossimo, santi per quanto passiamo. -
Cosi' col terzo comandamento Iddio ci proibisce da una parte di fare opere
servili nei giorni, coll'adir la messa, la parola di Dio, darci piu'
all'orazione, frequentare i sacramenti e cosi' via - Cosi' al quinto e ultimo
comandamento Iddio ci proibisce da una parte di non danneggare il nostro
prossimo sia nell'anima che nel corpo o nei suoi averi, mentre dall'altra ci comanda
di amare il nostro amore non solo colle parole ma colle opere, beneficando che
ci fa male.
Percio' che giova a quella donna il
solo vantarsi che essa non mena mala vita, che nessuno puo' dir alcuna cosa sul
suo conto. Queste e' ancora meta' della via che la conduce in paradiso. Ma col
male che ha evitato bisogna che ci sia il bene che ha operato. Si domandi
percio' come ha impiegato il suo tempo? quale cura, quale attenzione ha
prestato alla propria famiglia, dove l'educazione cristiana dei propri figlioli?
Dove' l'umilta'? Dove' la pazienza?
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Che gioia a quel
negoziante che nei contratti non ha commesso ingiustizie, non ha commesso
frodi, non iganna - questo e' il male che ha evitato, ma domandi a lui stesso
dove e' il bene che ha operato? Dove e' la sue preghiere e le sue orazioni? Dove
le sue confessioni? Dove le sue comunioni? Dove la frequenza alla parola di
Dio?
Ricordiamoci della parola
dell'odierno Vengelo "Omnis arbor quae non facit fructum bonum, excidetur
et in ignem mittetur." (Mt 7:19)
Dilettissimi fratelli: che cosa
siamo noi cristiani? Possiamo assimilarci a tanti alberi piantati nel campo
mistico di Gesu' Cristo, per produrre frutti buoni degni di Gesu' Cristo,
frutti di opere buone, frutti virtu' di santita'. - Se ci contentiamo di non
produrre frutti cattivi e non produciamo che foglie, come quell'albero di fede
di cui ci parla il Vangelo. Oh, miseri noi. La sentenza gia' e' pronunziata
contro di noi. "Omnis
arbor quae non facit fructum bonum excidetur et in ignum mittetur." (Mt 7:19)
Ora domandi ciascuno di noi se oggi
venisse su di me eseguita questa sentenza, se la morte venisse a trovare i miei
giorni? Che sara' della pianta recisa? Che sara' dell'anima nostra? Sara' essa
premiata o mandata al fuoco? "in ignem?" (Mt 7:19)
Dunque imitiamo Gesu' Cristo,
nell'umilta' e ricacciamo la nostra superbia nella mansuetudine, contro la
collera, nell'amore del prossimo contro l'odio, nell'amore dei nemici contro la
vendetta.
E cosi' la terribile sentenza
"in ignem mittetur" (Mt 7:19) sia gettato al fuoco non sara'
contro di noi pronunziata, perche' nell'evitare il male abbiam cercato di fare
il bene di dare frutti buoni.
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[Homily 13]
Omeliji[60]
Skrittura
It-Talenti
Domenica VIII dopo Pentecoste[61]
"Redde
rationem vellicationis tuae;
jam
enim non poteris villicare." (Lk 16:2)
Per mezzo della parabola del cattivo
amministratore, che la chiesa ci fa oggi leggere nella Santa Messa; ci balenano
alla mente delle verita' molto efficaci a farci lavorare per la salvezza
dell'anima nostra. (Lk 16:1-9) Esse sono la morte ci richiama alla mente
che da un momento all'altro possiamo perdere tutti i beni di questa terra, il giudizio
facendoci ricordare del diritto che Iddio ha di domandarci conto dell'uso dei
doni che ci elargito in questa vita, dell'inferno che tocchera' a coloro
che ha piu' lavorato nel mondo che per Iddio, piu' pel corpo che per l'anima
piu' pel tempo che per l'eternita'.
F.D.[62]
non dobbiamo mai perdere di vista il fine per cui siamo stati da Dio creati -
esso e' per noi quello che e' il faro per la nave che vuol entrare nel porto -
Noi siamo da Dio creati per servirlo in questo mondo e goderlo poi in paradiso.
- Un fine cosi' nobile non puo' essere da noi raggiunto se non si mettono in
uso dei mezzi proporzionati. E siccome questi mezzi non li possiamo avere da
noi, Dio stesso ci le ha dati con grande generosita'. Tutto quello che abbiamo,
anzi tutto quello che siamo, tutto e' un dono che Iddio ci fece, perche' noi
possiamo servirlo di esso affine conoscerlo quaggiu', per poi andare a goderlo
nell'altra vita. Questi doni sono di due specie naturali e sopranaturali. Se
l'uomo cristiano se ne serve convenientemente di questi mezzi raggiungera' il
suo ultimo fine e sara' salvo, se ne abusera' perdera' il suo ultimo fine e restera'
condannato.
Ecco dunque il pericolo in cui ci
troviamo tutti di abusare dei doni di Dio e perderci eternamente ... Ed ecco la
rovina di quei cristiani che si son serviti male dei
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doni, a loro da Dio elargiti e son caduti in mali irreprarabili. E' proprio
quello che e' successo al cattivo amministratore di cui ci parla l'odierno
Vengelo. Rifletiamo per un poco a quello che gli e' successo col applichiamo
subito a noi perche' la parabola e' scritta per nostra ammonizione.
Il Vangelo non specifica in qual
modo quell'amministratore abbia discipate le sostanze del suo padrone. Ma
qualunque modo egli abbia usato in questa cattiva amministrazione, si puo' dire
giustamente che egli non uso' in maniera saggia e retta le sostanze che il
padrone gli aveva affidate.
Veniamo subito a noi. Iddio ci ha
largiti tanti doni di natura: ci ha dato un corpo coi suoi cinque sensi,
colle sue forze, colle sue proprieta'; ci ha dato un'anima colla sue potenze e
facolta'.
Noi abbiamo occhi per vedere.
Se il Signore ci chiama adesso a dar conto al "redde rationem" (Lk 16:2)
cosa siam pronti a rispondere come abbiamo usato di questo sorso si questo bel
dono ci siamo noi serviti ad ammirare le bellezze della natura ed elevare
l'anima a Dio, come faveca uso San Francesco d'Assisi il quale gli bastava
guardare il fiorellin del campo per accendersi d'amore di Dio ed andar in
estasi; come faceva Suor Teresa del Bambino Gesu' che guardava le nuvole il
loro contrasto col fondo azzurro del cielo, ed al pensiero alla riflessione che
quella bellezza variata era per lei creata da Dio si pedeva nell'oceano
dell'amore di Dio - Ci siamo noi serviti dagli occhi come si serviva San
Giuseppe tutto attento al suo mestiere per poter guadagnarsi il pane e
sollevare Gesu' e Maria - Ci siamo noi serviti dagli occhi come si serviva la
Vergine SSma tutto attenta alle facende domestiche ed al Suo Divin Figlio Gesu'
- Ci siamo noi serviti dagli occhi come si servira Gesu' Cristo, egli guardava
le creature per farle servire all Gloria dello eterno suo Padre. Egli guardava
gli uomini per pote condurre il loro sguardo verso il cielo. Egli guardava
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al cielo per far piovere su tutti ogni piu eletta benedizione celeste; - o
piutosto ci siam serviti degli occhi per sprofondarli sulla polvere, sul fango
di questa terra dove va in rovina ogni virtu', dove non fanno altro che pascere
le passioni piu' basse e volgari - Oh, attento, che il "Redde
rationem" (Lk 16:2) presto o tardi non arrivera' per ciascuno di noi.
Noi abbiamo una lingua per parlare.
Oh, che bel dono che e' la parola: Ci siamo noi serviti per lodare Dio, per
benedire Dio, per indicargli i nostri bisogni, per recitare le preghiere da lui
stesso insegnateci; - Ci siamo noi serviti per istruire il nostro prossimo
nella verita', nella giustizia, - Ci siamo noi serviti per apportare la pace;
ci siamo noi serviti pr consigliare il nostro prossimo allorche era stretto dal
dubbio? - Ci siamo noi serviti per consolarlo allorche trovarsi affletto? in
breve ci siamo noi serviti per amare di piu'. Iddio ed il prossimo che e' tutta
la nostra santa religione - O invece stamani la coscienza ci rimprovera' di
aver usato di questo bel dono per bestemmiare, per nominare il nome di Dio
invano, - la discordia - per fomentare l'odio tra persona e persona, tra
famiglia e famiglia, tra un'accolto di persone e l'altra, tra paese e paese. O
abbiamo colla nostra lingua addolorato il nostro prossimo col niminargli
i propri difetti, col parlar male di lui, coll'attaccare la sua fama, il suo
buon nome, il suo onore, - O ci siamo serviti dalla lingua per calumniare il
nostro prossimo, inventando cio' che e' falso sul conto suo - Oh, ricordiamoci
che il "redde rationem" (Lk 16:2) come arrivo' al cattivo
amministratore presto o tardi arrivera' anche per noi.
E cosi via dell'udito, gusto ed
adorato.
Ma oltre al corpo noi abbiamo
un'anima, le milli volte piu' nobile del corpo, come va, come procede
l'amministrazione di questo bel dono che in esso risplende l'immagine stessa di
Dio - Come sono audate, come vanno le cose dell'anima nostra? Che uso abbiam
fatto finora della
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memoria, dell'intelletto e della volonta? Donata con un altro bel dono che
ci fa simili a Dio, donata cioe' della liberta'.
Come ci siam noi serviti dell'intelletto;
abbiamo noi procurato di conoscere per suo mezzo sempre piu' il nostro Dio? La
sua bonta', la sua giustizia la sua misericordia, la sua carita'; abbiamo noi
procurato, per suo mezzo, di corredarci della conoscenza di quelle verita'
morali tanto necessarie alla salvezze dell'anima nostra - ovvero siamo andati
dietro all'errore dandoci colla massima liberta' alla lettura di qualsiasi
scritto - Oh ma dobbiamo conoscere tutto. Sento alcuno che mi dice Oh piano,
piano, l'intelletto e' creato per la virita' e non per l'errore. Mi dica costui
entra egli colla stessa facilita' in una casa dove vi e' un appestato che in
un'altra libera da ogni mal contagioso? Oh, non se non vi e' necessita' neanche
mi avvicino a quel luogo - e bene ed io gli dico fate bene, ma se tanta cura
del corpo vi prendete, perche poi dell'anima che e' tanto piu' preziosa del
corpo, non vi prendete cura maggione, oh, mettiamo a parte una buona volta per
sempre la cattiva stampa che non cerca altro che di avvelenare la nostra mente
di corrompere i nostri costumi. Il"redde rationem" (Lk 16:2) arrivera'
anche per l'uso che avremo fatto dell'Intelletto.
Ci e' stata da Dio data anche una volonta';
ci siamo noi serviti di questa bella facolta' ad acquistare quelle virtu' tanto
necessarie alla salvezza dell'anima nostra, l'ubbidienza, l'umilta',
la pazienza, la mortificazione, la rassegnazione, la carita'
fraterna, e cosi' via: O ci siamo serviti per ingolfarci sempre piu' nei
vizi, peggio molte volte anche degli stessi animali poiche' questi essendo
privi di quella bella facolta' che rende simile a Dio, la madre natura ci mette
il limite nello stesso loro istinto. Ma l'uomo perche' sente la padronanza che
gli ha della sua volonta' si spinge innanzi die vizi, ed "abbissum abizzum
invocat" (Ps 41:8) dove, dove si va a finir molte volte F.D. Oh
ricordiamoci che il "redde rationem" (Lk 16;2) arrivera' e
presto anche pel modo con cui ci
[page 30]
siam serviti della nostra volonta.
Oltre ai doni naturali, ci sono
stati elargiti anche i doni sopranaturali. Noi abbiamo ricevuto col santo
battesimo la fede, la speranza, la carita'. Come abbiamo noi fatto uso di essi?
Li siamo sempre serviti secondo il disegno voluto da Dio nel donarceli? Viviamo
in un ambiente cristiano, che ci da continuamente tante buone occasioni per
praticare la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carita'. In mezzo alla
nostra abitazione vive tra di noi in questa bella chiesa nostro Signore Gesu'
Cristo come ci siamo noi deportati verso di lui? Quali sono state le nostre
visite a Gesu' Sacramentato? Le nostre comunioni? La nostra assistenza al santo
sacrificio della Messa? Ecco che il "redde rationem" (Lk 16:2) di
tutta la nostra amministrazione e vicina.
Oh poveri noi se invece di servirci
di questi doni preziosi per conoscere, amare e servire Dio, li abbiamo diretti
ad altri fini - Oh, poveri noi se siamo stati furora dei mali dei cattivi
amministratori. Oh, cari fratelli mentre ci resta tempo teniamo preziosi i doni
che da Dio abbiamo ricevuto ... non ci sgomentriamo dalle difficolta', ...
guardiamo sempre in alto ... non perdiamo di vista il cielo ... e cosi' al
"redde rationem" (Lk 16:2) invece della confusione che invade i
cattivi amministratori, godremo invece della vista del premio eterno che ci
aspetta.
Esame
- Confessione.
Dessipazione: accusato
Iddio ci ha donato tutto
Abuso della sanita'
lingua
occhio
mani
memoria
intelletto
volonta'.
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Rendimento del conto
"Quis
est homo qui vivit et non videbit mortem" (Ps 88:49)
"Statutm ut hominibus simul
more, et post judicium" (Hb
Redde (Lk 16:2). Pensieri
sguardi
parole
operazioni
disilludersi
i
giorni di festa - messa e parola di Dio
scandali
sacramenti
perequisiti.
Esempi San Gerolamo
Ven.
Beda
Riccardo
S.
Brigida.
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[Homily 14]
Domenica IX dopo Pentecoste[63]
"Cum
appropinquaret Jesus
Jerusalem, videns civitatem
flevit super illam" (Lk
Avvicinandosi
Gesu' Cristo alla citta' di Gersualemme, appena la vide, per il dolore, gli
caddero dagli occhi le lacrime. Oh, disse se tu conoscessi almeno oggi cio' che
ti e' ancora accordato a procurarti la pace; ma acciecata come sei, tu ora
nulla conosci. Giorni pero' verranno per te. Oh, quanto funesti i tuoi nemici
ti circonderanno di trincieti stringeranno, ti stringeranno d'ogni intorno;
alterreranno a te e i tuoi figli che sono sul tuo recinto, ti rovineranno a
segno di non lasciar piu' pietra sopra perche non hai conosciuto il tempo incui
Iddio ti ha visitata (Lk 19:41-47) - Tanto disse Gesu' Cristo di quella
citta' ostinati nel male e tanto ha avvenne. Giunto al colmo della sua
perversita' e' degnato talmente l'abbandono' e neppure le lacrime di Gesu'
Cristo valsero a trattenere la giusta vendeta. Ella fu si' spietatamente
trattata rovinata, e distrutto dai Romano, sotto l'impero di Vespasiano, che il
solo leggerne la deplorabile storia, che ne lascio' giusebbe Ebreo ci
inorridisse e ci fa gelare il sangue nelle vene - Questa e' la disgrazia in cui
cadono tante anime di cristiani che di esse era figura la distrutta citta' di
Gerusalemme. Esse rifiutarono tante verita' che Iddio nella sua misericordia
aveva loro fatte - hanno abusato delle sue grazie e delle sue ispirazioni -
fanno i sordi alle verita' di Dio - finanche Iddio veritato e sdegnato per
tanta loro ingratitudine a poco a poco da esse si ritira e di allontana
fintanto che giunte al colino dei loro peccati, intieramente poi le abbandona
lasciandole in preda dei loro infernali nemici che ne facciano il piu' orrido
scempio - Ecco l'ammaestramento che ci da la lezione dell'oderno Vengelo.
[page 33]
Quali sono le visite di Dio? Visite di Dio
sono quei lumi che aiutano la nostra mente a conoscere la verita' - visite di
Dio sono quei movimenti del nostro cuore che ci aiutano a seguire la verita'
conosciuta - Visite di Dio sono i rimorsi dopo aver operato del male - visite
di Dio sono quelle ammonizioni che ci spengono al bene - visite al Diosono quei
castighi dei superiori che ci ritraggono dal male visite di Dio sono quegli
otto giorni di esercizi spirituali che abbiamo fatto nella nostra parrocchia -
Visita di Dio e' stata quella missione - Quelle prediche, Istruzioni che
mostrandoci la deformita' del vizio e la bellezza della virtu' ci ritrae da
quello e ci sprona a praticare questa.
Come
vengono accolte queste visite da molti cristiani?
Molti
cristiani chiudono le oreccie alle voci, agli inviti, ai comandi di Dio, di
Gesu Cristo, del Vangelo, per ascoltare invece il mondo, il demonio, la carne. Da
un lato vi e' Gesu' Cristo e dall'altro vi e' il mondo.
Gesu' Cristo nel suo Vangelo comanda
l'umilta', il disprezzi di noi medesimi. Il mondo raccomanda la vana gloria,
l'ambizione. Gesu' Cristo disapprova le mode sfacciate, le pompe, le vanita'. Il
mondo le approva, anzi le consiglia.
Quanti e quanti fanno le sorde alle
voci di Gesu Cristo per ascoltare il mondo. Gesu' Cristo sul suo Vangelo
raccomanda croci, mortificazioni, penitenze, freno delle passioni. Il mondo
raccomanda piaceri, soddisfazioni, divertimenti, bel tempo.
Chi dei due viene ubbidito? Non e'
(egli) vero che le voci di Gesu' Cristo sono sperdute e quelle del mondo sono
seguite e praticate?
Iddio dira' al cuore di colui, di
colei: attenti, perche' quel genio, quell'attacco, quell'afetto sabbene senbri
semplice, innocente puo' degenerare in qualche
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brutta passione ed arrecare delle serie conseguenze. Ma il mondo, il
demonio, che vogliono essere ascoltati, ma la carne che vuole le sue
soddisfazioni, subito gridano agli scrupoli. Ed intanto a chi dei due si da
ascolto? Non e' (egli) vero che le voci di Dio vengono da molte messe a parte
per sentire quelle dei tre capitali nemici?
A questi continui rifiuti Iddio
diviene irritato e sdegnato -
Siccome
essi infatti non curanti di Dio e delle sue grazie; cosi' Iddio incomincia a
non piu' curarsi ne di loro ne' del loro bene; - siccome essi volgono le spalle
a Dio, cosi' Iddio incominciera' a volgere le spalle ad essi ed abbandonarli:
Cio' e' quello che avvenne, dice Mose' all'ingrato popolo Ebreo, cio' e'
quello che accade, dico io, a tante anime che abusano delle voci, dei doni,
delle grazie del Signore i loro ingrati rifiuti e si e' sdegnato ( bil-qilla). Ma
che cos' e' che secesse di questo sdegno?) Ascoltate "Et ai abscondam
faciam mean ab eis." (Dt 332:20) Dunque io nascondero' da loro la mia
faccia, incominciero' a ritirarmi, ad allontanarmi, li abbandonero'.
E quell'abbandono F.D. nonostante
l'infinita misericordia di Dio, puo' succedere e succede - Tu Figliola
(tfajla) dice Iddio ricusi la grazia che ti accordo della custodia e vigilanza
dei tuoi genitori e superiori che ti vogliono ritirata e modesta - tu donna
rifuggi la grazia della soggezzione che tido di tuo marito che ti vuole ornata
d'ogni piu' bella virtu' - Tu figliolo rifiuti la grazia che ti concedo di
quelle ammonizioni, correzioni di chi veglia alla tua condotta; Ah dunque voi tutti
quanti non avrete piu' queste grazie e come il cieco senza guida voi cadete di
precipizio in precipizio "abissus abissum invocat." (Ps 41:8) Tu
donna tu uomo che avete scelto di godere il mondo ed avete volto le spalle a
me, tu non vuoi piu' sentire quei rimorsi, tu non vuoi sentire piu' la voce che
ti chiama, a penitenza, tu non
[page 35]
vuoi fare a meno di quell'amicizia, tu non vuoi raffrenare le tue cattive
inclinazioni, tu non vuoi sentire la parola di Dio, le prediche, le meditazioni
sulla morte, sull'inferno, tu non vuoi frequentare i miei sacramenti. Ebbene io
ti abbandonero' e l'anima tua perira' marcita nel peccato, nel vizio.
Poco prima F.D. che Gerusalemme
fosse rovinata, sterminata ed assilita dai suoi nemici, come ad esse per
predetto dallo stesso Gesu' Cristo udironsi nel tempio voci che dicevano:
"Migremus, migremus hinc"[64]
"Partiamo, partiamo di qua", ed erano le voci degli angeli custodi di
quella citta', i quali vedendola abbandonata da Dio, si allontanarono anch'essi
da Lei ed ecco al loro dipartirsi, seguitone ben subito il totale esterminio -
Lo stesso D.F. succede quell'anima che coll'abuso continuo delle sue grazie
costringono Dio ad interamente lasciarla in preda al furore dei loro infernali
nemici. E quell'anima ostinata nell'peccato da Dio abbandonata passera' di
vizio in vizio, da peccato in peccato, finche' giungono al colino delle
iniquita', viene raggiunta la miseria stabilita di Dio ed ecco che allora come
dice il grande sant'Agostino Iddio la colpisce colla morte, e la lascia in
preda ai demoni che facciano nell'inferno il piu' orrido scempio - Gridera'
l'anima in quel punto gridera' pieta' e misericordia ma Ah miseria (imsieken),
altro non otterra' che i rimproveri medesimi fatti da Gesu' Cristo all'Ostinata
Citta' di Gerusalemme. "Quoties volui" (Lk 13:34) quante volte
ho voluto ricoverarti sotto le ali della misericordia, come la gallina i suoi
pulcini e tu ostinata non volesti "et noluisti" (Lk 13:34),
quante volte con quelle prediche, con quegli esercizi ti ho invitato ad una
buona confessione "et noluisti" (Lk 13:34), quante volte l'ho
chiamato a pentimento e perdono con quel rimorso "et noluisti" (Lk 13:34)
– Ora non c'e' che fare perche' io non sono piu' per te quello che gia' fui
Padre di Misericordia, ma sono adesso il tuo guidice tremendo, inesorabile.
[page 36]
Ah D.F. se mai rifiutammo finora la misericordiosa verita' di Dio, se mai
abusammo dei suoi lumi, delle sue ispirazioni, delle sue grazie, deh pentiti e
dolenti della nostra ingratitudine, risolviamo di ben profittarne per
l'avvenir, altrimenti chi sa che questa povera anima nostra non abbia ad essere
trattata collo stesso rigore con cui Iddio tratto' gia l'ingrata Gerusalemme,
perche' al pari di essa non conobbe il tempo il cui Iddio si degno' di visitarla.
1.
Visita di Gerusalemme e visita dell'anima
2. Quali sono queste visite?
3. Come accolte da molti
cristiani
4. Ai rifiuti Iddio incomincia
a sdegnarsi
5. L'abbandono e' un fatto -
figlia, donna, figliolo e tutti gli amanti del mondo.
6. Migremus, migremus hinc.
"Quoties volui et noluisti."
(Lk 13:34)
[page 37]
[Homily 15]
Vangeli[65]
Osservanza
tal-kmandamenti
XVII Domenica dopo Pentecoste[66]
Perche' il Signore ci fa
comandamento di amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima nostra e con tutte
le forze nostre? (Mt 22:34-46) Perche' egli ci desidera felici, e felici
non possiamo essere se non coll'amarlo, e siccome l'amore sta nell'osservanza
dei suoi commandamenti, ecco che per essere felici, come ci desidera il Signore
e' necessario osservare i suoi comandamenti - Leggiamo infatti nel Deuteronomio
"Se osserverete fedelmente i miei comandamenti, vi colmero' di ogni sorta
di benedizione; ma se li trasgredirete, sarete maledetti in tutto cio; che
farete." (Dt 28:1-15)
Dall'antico Testamemto. Dai
libri santi sappiamo che tutti quelli che hanno fedelmente osservato cio' che
prescrivono i comandamenti di Dio furono sempre felici -
Adamo finche' osservo'
fedelmente il precetto di Dio fu felice sotto ogni rispetto - E la felicita'
sarebbe durata se fossero rimasti fedeli al loro dovere - Appena trasgrediscono
il comandamento di Dio, alla felicita' sottentiarono, malattie, morte,
giudizio, una seconda vita infelice, e la vita incomincio' ad essere una vita
di lacrime e di dolore. (Gn 1-3)
A Mose' il Signore disse
"di al mio popolo che se sara' fedele ad osservare i miei comandamenti, lo
ricolmero' di benedizioni d'ogni maniera, ma se osera' trasgredirli, lo
ricolmero' d'ogni sorta di male". (Dt 28:1,15)
Ad Abramo. "Perche'
fosti fedele ad obbedire i miei comandamenti ti benediro' in tutto.”
(Gn 22:17-18)
David. Finche' fu fedele nei
comandamenti di Dio tutto gli ando' bene: era amato, rispettato e ascoltato dai
suoi vicini. Ma appena lascio' di osservare i comandamenti di Dio, tosta cesso'
per lui ogni felicita' e gli priembarano addosso tutti i mali - turbamenti,
rimorsi, lacrime e dolore. (2S 1-13)
[page 38]
Salamone finche' si
resto' fedele ai comandamenti di Dio, era la meraviglia del mondo, la sua fama
giungera fino all'estremita' della terra, poiche' la regina di Saba venne di si
lontano per vedere coi suoi occhi le meraviglie che il Signore operava in lui (1K 10:1-13)
- ma vediam poiche' appena ebbe la mala sorte di non seguir piu' i comandamenti
di Dio, tutto gli ando' male. (1Kings)
Ecco quante prove - dunque se vogliamo
sperare in questo mondo un po' di felicita' non abbiamo a trovarla
nell'osservanza dei comandamenti di Dio.
Nuovo Testamento. Gesu'
Cristo ci invita spesso a sprezzare spesso le cose del mondo, per attaccarsi
solamente alle cose celesti, che non hanno fine. Leggiamo nel Vangelo che Gesu'
stando con taluni che sembravano che pensassero soltanto per le cose del corpo
disse loro "Non vi date troppo pensiero percio' che mangerete e cio' di
cui vi vestirete." E per far loro intendere che qunto riguarda il corpo i
pur poca cosa disse loro "Osservate i gigli del campo, i quali non filano
ne hanno cura di se. Vedete come il vostro Padre celeste pensa a vestirli ...
Salamone ... Vedete pure gli uccelli del cielo, che non seminano, non mietino,
e nulla racchiudono nei loro granai, oppure vedete come il Padre celeste so da
pensiero di nutrirli. Uomini di poca fede non siete voi forse piu' di loro -
Cercate prima il regno dei cieli (osservate cioe' i miei comandamenti) e tutto
il resto vi sara' dato abbondantemente.” (Mt 6:25-33)
Vedete il miracolo della
multiplicazione dei 5 pani e due pesci per nutrire migliaia di persone, non
successe per altro, se nono perche' quel popolo cercava il regno dei cieli e la
salute dell'anima propria sequendo Gesu' Cristo. (Mt 14:16-21)
I Santi: mettevano tutta la
loro felicita' nell'osservanza dei comandamenti di Dio, ed avrebbero sofferte
qualsiasi tormento anziche' violarli - anzi i Martiri non furono tali se
non perche' non volvevano violarli.
[page 39]
Perche' San Lorenzo
si lascio' stendere su di un braciere ardente - Fu perche' non volle violare il
primo comandamento.
Nella storia dei Martiri del
Giappone l'imperatore fece arrestare 24 cristiani. Facevano l'un l'altro
coraggio non trasgredire i comandamenti di Dio.
L'episodio di Matteo: mori di
gioia prima di morire tra i tormenti.
Un fanciullo di 10 anni.
Il giudice non voleva ammazzarlo. Un
signore pagano ne ebbe compassione. Sempre rispondevano che giammai avrebbero
violati i comandamenti di Dio perche' in essi riponevano ogni loro felicita'. Chi
era incaricato della crocifissione? Sua madre essendo testimone di tutto era
inconsolabile.
Adamo
Mose
Abramo
David
Salamone
Gesu' Cristo "quaerite"
(Mt 6:33)
I santi
I martiri
San Lorenzo
I martiri del Giappone
Matteo
Un fanciullo
[page 40]
[Homily 16]
[XIX Domenica dopo Pentecoste][67]
Il re
invito' non accettarono l'invito, anzi ne uccisero i servi. (Mt 22:1-14)
Questa parte della parabola dimostra
l'ingratitudine degli Ebrei - perche' essi furono i primi invitati ad entrare
nella Chiesa per mezzo della fede - mando' loro i Profeti, S. Giov.
Battista, mando' gli Apostoli pieni di Spirito Santo.
Il re mando' soldati a vendicare
quell'aria indegna - contro i Giudei mando' i Romani con fortissimo esercito i
quali distrussero le loro citta' e di Gerusalemme non resto' pietra sopra
pietra.[68]
Ecco
cosa succede a chi resiste alla grazia di Dio, restano nell'oscurita', in
tenebre e si attirano i castighi. Iddio spesso vi parla, una vita piu' devota
piu'
orazione
piu'
raccoglimento in Chiesa
piu'
frequenza di Sacramenti
piu'
impegno a non dar cattivo esempio
piu'
attento nel parlare.
A
questo chiamate ma chiudete l'orecchio.
Dopo presa vendetta mando' i suoi
servi a chiamare tutti - I Giudei ricusarono percio' mando' gli Apostoli alle
altre genti "Vos autem fratres non estis in tenebris." (1Th 5:4)
Noi Maltesi siamo stati di
questi. S.Paolo
Vedeti quanti Turchi, infedeli,
pagani vanno all' inferno perche' non hanno la vera fede.
Cosa abbiamo noi dato a Dio per
essere nati a Malta. Dobbiamo esser riconoscenti.
S. Francesco di Sales. "come
posso ringraziarvi per avermi illuminato dalla fede?"
S. Luigi Re di Francia. Alcuni
ambasciatori si rallegrarano di esser nato Signore di un fortissimo Impero di
essere la terra di Cristo.
[page 41]
Il convitato senza
veste nuziale (Mt 22:11)
raffigurato il peccatore
Molti i chiamati pochi gli eletti
(Mt 22:14)
Pel paradiso la porta e'
stretta
Per l'inferno la via e' larga.
(Mt 7:13-14)
[page 42]
[Homily 17]
[XVII Domenica dopo Pentecoste][69]
I Saducei discepiti di Sadoc.
formavano una delle principali sette degli Ebrei. Negavano l'immortalita'
dell'Anima, le pene e el ricompense dell'altra vita e l'esistenza degli angeli.
Escluderano ogni tradizione - Negavano la Providenza: egli e' pero' certo, che
erano non solamente tolerati nel guidaismo, ma che se ne sono veduti alcuni
occupare la carica di gran sacrificatore. (Mt 22:34-46) Giovanni Ircano
abbandono' la setta dei Farisei per attaccarsi a quella di Sacoc. Caifasso ed
Anano il Giovane, erano Szducei: ma al presente gli Ebrei considerano come
eretici i pochi Saducei che trovarsi fra di loro.
I Farisei una setta degli
Ebrei non se ne conosce esattamente l'origine. Si crede che sia incominciata
nel tempo di Gionata Maccabeo; I primi autori furono Sciammai ed Hillel. I
Farisei davano molto al destino ed ai decreti eterni di Dio, lasciando pero'
sempre all'uomo la liberta di fare o di non fare il bene. La tradizione degli
antichi, in fatto di religione era l'oggetto principale dei suoi studi - ma
aggiungevano poi alle tradizioni cio' che essi credavano piu' a proposito,
facevano cosi' passare i loro propri sentimenti le loro parziali opinioni come
tradizione antiche - non condannavano se non l'azione consumata del peccato, e
non credevano proibiti i cattivi desideri, i pensieri, i disegni che non hanno
avuto il loro affetto. Consideravano l'anima come immortale, e credevano
all'esistenza degli spiriti e degli angeli: ammettevano una specie de
metempsicosi delle anime buoni, le quali potevano passare da uno in un altro
corpo; mentre al contrario quelle dei reprobi erano condannate a demorare
eternamente in oscure prigioni. La riputazione che si acquistarano per loro
sapere e per loro regolarita', li rese ben presto formidabili agli stessi Re -
Quando Gesu' Cristo comparve in Giudea, i Farisei godevano di un grandissimo
eredito presso il popolo, per l'opinione che avevano tutti della loro dottrina,
e per la fama di regolarita' che eransi acquistata colla pratica di una
quantita' di digiuni e di altre specie di mortificazioni. Ma queste buone
qualita' erano guaste dallo spirito di orgoglio che li dominava.
[page 43]
Le turbe della Galilea
cordialmente si affollavano intorno a Gesu' per sentirlo parlare - ma gli
ipocriti Farisei, di mal'occhio guardavano Gesu' e spesso gli facevano delle
domande con malizia – "tentantes eum" (Mt 19:3) - Ed appunto,
nell'odierno Vangelo uno di questi ipocriti viene avanti a domandargli non col
fine di essere istruito, ma per aver occasione di accusarlo e fargli perdere la
stima che meritamente avra' acquistato presso il popolo.
Maestro, qual' il punto piu' grande
nella legge? (Mt 22:36) Gesu' vedeva il doppio fine ed animo di questo
dottore e percio' non meritava risposta ma egli era venuto nel mondo per
insegnarci la mansuetudine e tanto fu amabile che come ci attesta San Dionigi[70]
che i ragazzi della sua eta' dicevano l'un l'altro "eamus ad
suavitatem".[71]
E percio' rispose con dolcezza e con affabilita' come se non se fosse accorto
della malizia che racchiudeva la domanda.
Impariamo da Gesu'. Come sono
le risposte che molti ragazzi ne danno alle domande che vengono loro fatte. Rispondono
con superbia, con collera, ed anche con minaccie. E forse anche coi loro
genitori e superiori - Ah non imtate questi tali ma siate veri cristini - Le
vostre risposte siano sempre docilit, cortesi - e ringraziate il Signore se
qualcheduno vi corregge.
L'esempio del Vecchio di Alessandria
schernito da una moltitudine di infedeli.
Gesu' cosi' rispose "Amerai il
Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l'anima tua e con tutta
la tua mente. Questo e' il massimo e principale comandamento.” (Mt 22:37-38)
Amare Iddio con tutto il cuore - il
vostro cuore l'avete voi dato tutto a Gesu' oppure al vizio, al peccato, al
demonio, come fanno tanti giovanetti.[72]
Amare Iddio con tutta l'anima,
con tutta la mente, vuol dire la tutti i fervidi desideri - tutto il
nostro corpo, lingua, occhi, orecchi, piedi,[73]
adoperati in cose che diano piacere a Gesu' e non lo disgustano, rallegrarvi,
dell'onore che riceve Iddio, rattristarvi per le offese
[page 44]
di Dio, temere il peccato che e' il vero male perche' offende Dio - Cosi'
amando Dio sarete contenti. S. Efrem, monaco, S. Caterina da Siena, San
Francesco Saverio, S. Stanislao Costaca.
Attenti dalle insidie del mondo -
dalle sue fallacie - disprezzate - lo come facevano i Santi - come fece il
martire San Clemente:
Diocleziano imperatore, nemico della
Fede fece chiamare dinanzi a se Clemente e lo richiese che volesse rinnegare
Gesu' Cristo.
S. Clemente si nego di questa
proposta.
Allora Diocleziano fece portare vasi
d'argento, vasi preziosi, scettri di commando e tutto cio che puo muovere
l'ambizione - dall'altra parte manette di ferro, spade, ruote di tortura,
flagelli, gradiglie infuocate.
Poi se rivolse a Clemente "Se
rinneghi ... se seguiti ad adorare ..."
S. Clemente senza esitare volto' le
spalle a tutto cio' che prometteva il mondo si volto' a tutti gli strumenti
della tortura e disse loro, colle parole di S. Paolo "Quis nos separabit a
charitate Christi ...." (Rm 8:35)
[page 45]
[Homily 18][74]
De
Misteri Avvenuti sulla Croce[75]
Altare, Trono, Cattedra
"Pater
dimitte illis" (Lk 23:34)
Si dimentica le sue pene - non
chiede aiuto - non domanda vendetta - ma prega perdono. Perche'? Per quelli che
come cani, tigri, dannati, si ridono delle sue agonie.
Per
tutti nessuno escluso.
Impariamo a perdonare
Facciamoci coraggio con un
simile avvocato.
"Hodie
mecum eris in paradiso" (Lk 23:43)
Udite la preghiera rifletta sulla
dolcezza, soavita' di cuore, e sente spegnersi la via, si accende, crede, ama,
si pente e dice.
E' la prima volta che lo vede e ...
come? Quando? Oggi stesso.
Oh buon padrone che e' Gesu' - un
paradiso eterno per un atto cosi' breve di pentimento, di confessione, di
amore.
Memento
mei
Che coraggio di saper dimenticare le
nostre mancanze.
"Mulier
ecce Filius tuus - Ecce mater tua"
(Jn 19:26)
Considera la tenerezza di questo
testamento.
Gesu'
figlio di Maria, Maestro di Giovanni.
Acceso
d'amore provvede per tutti e due.
Vogliamo
avere Maria per Madre imitiamo Giovanni. Quando abbiamo Maria per Madre quale
contrarieta', desolazione, aridita' potra' mai abbattarci.
"Sitio"
(Jn 19:28) un corpo ridotto in quello stato doveva essere divorato da
quello sete.
[page 46]
Sapeva che non l'avrebbero
ristorato, eppure la manifesta.
Il mondo ha sete di piaceri.
Gesu' ha sete di tormenti
imitiamolo.
Gesu' ha sete di anime - non gli
togliamo la nostra che gliela abbiam dato una volta per sempre ieri "si
veni non dimitte." (:)
"Deus,
Deus meus ut quid dereliquisti me" (Ps 21:1;
Mt 27:46; Mk 15:34)
Dopo un
silenzio sente nel santuario di Dio a trattare la causa dei peccatori.
Voce di dolore per tante
anime che non si salveranno.
Voce di preghiera al padre per non
permettere tanta perdita.
Questo e' che opprime il cuore di
Gesu' in questi estremi momenti la perdita eterna di tanti.
"Consumatum
est" (Jn 19:30)
Il fine dell'incarnazione era
raggiunto. Tutte le figure e profezie di 40 secoli.
Anche a noi si fara' sentire questa
voce quando si approssima il nostro ultimo respiro.
Possiamo noi dire con S.Paolo
"Cursum consumavi, fidem servavi, in reliquo." (2Tm 4:7)
"Pater
in manus tua commendo spiritum meum"
(Lk 23:46)
Raccomanda al Padre la sua vita a
voler presto restituirgliela nella Resurrezione Gloriosa.
Raccomando al padre le anime sue
elette che con lui hanno una stessa vita.
Beata l'anima che si raccomanda alle
mani di Dio.
[page 47]
[Homily 19][76]
Dogana 1.
Promptuario Evangelico
15.V.27 Vol. IV
"In hoc signo vincens"
L'Imperatore Costantino sul
punto (fil-waqt) di venire alle mani (jitqabad) con Massenzio, vide (jilmah)
sul cielo una croce luminosa, con questa scritta: "In hoc signo
vinces." Per questa visione miracolosa Costantino si sente riempire di
fiducia e di coraggio, ordina che la croce, come vista, sia messa sullo
stendardo, e collo stendardo, cosi' fregiato a capo delle file sel suo
esercito, ottenne su Massenzio la strepitosa vittoria che tutti sappiamo.
Sant'Elena madre di Costantino,
avvisata in sogno, si porta a Gerusalemme per ritrovare il santo legno della
croce. Si posta sul calvario, ordina che si facesse uno scavo, ed ad una certa
profondita' si scopersero tre croci, ed il titolo o iscrizione della croce di
Gesu' Cristo. Questo pero' fu trovato in disparte e quindi non si poteva sapere
quale di quelle tre fosse la vera croce che si cercava. Macario, Vescovo di
Gerusalemme per sapere quale fosse la croce sulla quale Gesu' Cristo s'immolo',
avvicina una dopo l'altra le croci ad una donna gravemente inferma, e questa
appena viene toccata dalla terza croce resto' sull'istante perfettamente
guarita, mentre le altre due non le avevano recato alcun giovamento. Elena
allora persuasa dal miracolo fece costruire in quel luogo una magnifica chiesa,
ed in essa, entro una cassa d'argento fece conservare una parte della Santa
Croce, perche' venisse pubblicamente venerata dai fedeli. L'altra parte lo
porto' a Roma a Costantino, e fu riposata nella Chiesa di S. Croce in
Gerusalemme, a tale oggetto fabbricata. Costantino allora fece una legge colla
quale venne proibito di usare la croce piu' come uno strumenti di supplizio - e
la Chiesa ordino' che ogni anno venisse celebrata questa festa in memoria
appunto di questo fatto tanto insigne dell'invenzione[77]
della Santa Croce di Nostro Signore Gesu' Cristo.
Gloria a voi percio' F.D. che
secondando la Chiesa vi siete oggi qui raccolti a festeggiare l'invenzione
della Santa Croce.
[page 48]
Gloria a voi che vi mostrate grati alla Divina Providenza per avere dato
per mezzo di Sant'Elena, un dono cosi' prezioso, conservato oggi in pezzi
grandi nelle basiliche di Roma, ma disperso in piccoli pezzi per tutte il mondo
in tante chiese e sul petto di tutti i vescovi. Gloria a voi perche' oggi festeggiando
la Croce festeggiate l'arma piu' possente contro i nostri veri nemici "in
hoc signe vinces."
Oh quale sorte ebbe S. Elena, a noi
e' data. Il Cristiano per ritrovare la sua croce non ha bisogno, come
Sant'Elena, intraprendere lunghi viaggi ad affaticarsi tanto, perche' non si
tratta per lui di trovare una croce materiale ma di una croce spirituale che
sta attorno a lui, che sta anzi dietro di lui in modo tale che si volesse
fuggirla ed evitarla non li riuscirebbe - e in che consiste e che cosa e' questa
croce?
Afferma Sant'Agostino che
tutta la vita di un cristiano che vuol vivere a norma e secondo gl'insegnamenti
nel vangelo non e' che Croce e Martirio. E come questo? Ecco il come D.F. Un
cristiano che vuol veramente vivere da cristiano deve osservare fedelmente la
santa legge di Dio, deve guardarsi e per tenersi libero da ogni peccato deve
quindi controllare (irazzan) le sue passione, deve mortificare il proprio
corpo, deve resistere alle lusigne (zieghel) del mondo, deve disprezzare i suoi
beni fallaci, le sue derisioni, e le persecuzioni; deve infine star salvo
contro gli assalti del demonio che lo tenta in mille maniere. Tutto questo
naturalmente importa gran travaglio (tahbit) continue violenza, privazioni,
sforzi, sacrifici, combattimenti, e mortificazioni senza numero. Ed ecco la
croce giornaliera importa ad ogni cristiano, in quale senza pesa deve rinegare
se stesso secondo l'ordine di Gesu' Cristo "qui vult venire post me
abneget semetipsum, tollat crucem suam." (Mt 16:24)
Al comando Gesu' Cristo tiene
congiunto anche l'esempio e ci basta dare uno sguardo alla sua vita dalla
[page 49]
grotta di Betlemme fino al calvario per comprendere bene per quale via e'
passato, di croci, patimenti, insulti, flagellazioni, ed ogni sorte di tormenti
fino alla morte di croce.
Ah si vita di combattimento e' la
vita dell'uomo "Militia est vita hominis". (Jb 7:1) Se apriamo
il libro della storia noi troviamo una lotta continua tra il bene ed il male,
ma la vittoria per sempre di coloro che militarono (imxew) sotto la croce. "Stat
crux dum volvitur orbis." (:)
E da questa lotta non puo' uscire
immune anche questa nostra piccola patria, rinomata per tutto il mondo pel uno
attaccamento alla croce di Gesu' Cristo. Sentite nella storia dell'invenzione
della Croce vi e' una circostanza che mi credo opportuno farvi relevare.
Appena Sant'Elena si reco' a
Gerusalemme sul calvario, quale fu la sua sorpresa poiche non solo non trovava
alcuna traccia della crocifissione e della Croce, ma sulle macerie che la
coprivano i pagani di allora avevano eretta una statua, un monumento alla dea
Venere. - Ed anche qui il nemico infernale vede di non poter attaccare la Croce
per la via dottrinale perche' ha trovato sempre delle sentinelle vigilianti, e
percio' non si perde ma cambia tattica e ci attacca sul campo morale - e non
con una stretta di cuore lo vediamo fare i suoi sforzi e sulla croce piantato
dall'apostolo nostro Padre S. Paolo, sulla croce colla quale scese a
"Migra l-Ferha" il Conte Ruggiero, sulla croce inalberato al principio
di questo secolo sulle nostre alture[78],
sulla croce affermato nel memorabile Congresso Eucaristico[79],
sulla croce (sulla croce che per tre secoli sventolo' sulle torri dei nostri
baluardi, ed in cima alle galere dell'ordina Gerosilometana[80])
che di nuovo ultimamente professammo all'arrivo del braccio di S. Francesco
Saverio, l'infernale nemico, il nemico di ogni bene vorrebbe anch'egli erigere
come sul calvario un monumento a Venere - ma coraggio bravi soldati di Gesu'
Cristo, ma non sara' cosi', e colla croce sulle nostre Chiese, colla croce
entro le nostre case, colla croce sui nostri petti,
[page 50]
colla croce nelle nostre mani, e sopratutto colla devozione al segno della
Sta. Croce la vittoria sara' nostra "in hoc signo vincens".
[page 51]
[Homily 20]
[III
Domenica di Quaresima][81]
Nostro Signore
per la Giudea e Palestina faceva miracoli, e dava buon esempio di se. Per
questo le turbe lo riconoscevano per Messia ma non cosi' i Farisei, i quali lo
calunniavano, tramavano per rimproverarlo, interpretavano male le sue azioni
buone. (Lk 11:14-28)
Ed oggi il veder un miracolo cosi'
strepitoso di cacciare un demonio da quell'infelice muto, dissero che questo ha
fatto per virtu' di Belzebul, principe dei Demoni.
I cattivi invidiano i buoni e fanno
di tutto per corromperli. State attenti quando vi incontrate con questi tali.
Riflettiamo
che questo muto non era per natura tale ma era fatto difettoso dal Demonio - La
lingua che fa tanto male come dice l'Apostolo San Giacomo "Universitas
iniquitatis" (Jm 3:6) come mai il demonio la ferma.
Esempi. Mentre S. Vencenzo
Ferreri predicava in Valenza una donna muta gli fu condotta - il santo domando'
cosa volesse - rispose il viver temporale, spirituale e la loquela - e le
rispose, i primi li avra' ma la loquela no perche' ti servirai per dannarti.
Il demonio lascia percio la lingua a
molti per operare il male ma li rendi muti nello spirituale col metter loro
paura che il confessore si sguidera'. Il confessore lo stima, non si
scandalizza, compatisce, lo guida. Esempio di un' anima che si confesso' sempre
col sagrilegio, la venne negata la grazia di confessare alla morte, "non
posso, non posso" e si danno'.
Una volta cacciato il demonio con
una buona confessione bisogna star attenti a non lasciarlo entrare.
Quando
infatti il Demonio esce, ci dice il Vangelo, va a cercare rifugio altrove e non
trovandolo torna alla sua prime casa, e non riuscendovi di entrare se ne va e
porta seco altri sette spiriti. (Lk 11:26) Esso fa di tutto, con lusigne,
[page 52]
con parole, con applausi per guadagnare l'anima nostra da qui argomentiamo
la dell'anima nostra - dunque custoditela.
Una
donna che dice "beata chi vi porto' nel mondo e chi vi allatti" - ma
Gesu' risponde "beati qui audiunt verbum Dei et custodiunt illud."
(Lk 11:27-28)
Racconta il Segneri - che Mose' in
Egitto era un assassino, per una predica sull'inferno si cambio' e divenne un
santo monaco.[82]
San Giovanni di Dio - un soldato e
per suoi mali deportamenti ben due volte vieni condannato a morte, ascolta una
predica, si converti', e decise di divenire santo.
[page 53]
[Homily 21]
Domenica 4 dell'Avvento[83] S.
Luca (Lk 3:1-6)
E'
Vicino il giorno
Ci
prepariamo con una buona confessione.
Intera - Un
fanciullo che da otto anni nascondeva al confesore un peccato che aveva commeso.
Finalmente nel giorno dell'Annunziazione di Maria s'igninocchio' dinanzi alla
sua immagine. Morte da santo.
Senza
dolore. quantipochi procurano di avere un vero pentimento. S.
Giov.
S.
Gregorio Magno dice che la vera penitenza sta nel commettere mai piu' i peccati
commessi - odium peccati.
Chi non
ha la vera penitenza non fugge le occasioni.
Se un
giudeo si facesse Cristiano, fu giudeo e poi Cristiano. Ma questo e' burlarsi
di Dio.
E' lo
stesso del peccatore che torna a peccare. Si potra' mai dire che sia stato vero
penitente?
S.
Paolo disprezzava le riccezze della bonta' di Dio.
"Pax hominum bonae
voluntatis" (Lk 2:14)
"Prope est jam dominum"
(:)
S.
Agostino adornato l'anima di belle virtu'
Desiderare Gesu'
nel Cuore.
S.
Gaetano. si preparava tanto, che la notte di Natale
merito' la grazia straordinaria che la Vergine col Bambino - La messa
S.
Lorenzo Giustiniani: la messa la notte di Natale, in estasi, col
Bambino sull'altare.
S.
Filippo Neri: la notte di Natale scorge il Bambino.
S. Francesco
d'Assisi: servendo di Diacono nella Messa. Disponiamoci cosi', e
cosi' meritiamo quella pace che viene a portare.
[page 54]
[Homily 22]
Conferenza
tenuta ai Sacerdoti Adoratori in San Calcedonio - Floriana - il 9 Marzo 1922.
Diceva il Padre Eymard[84]
- "Eccellenza Reverendissima, Venerable in Gesù Cristro. Voglio formare un'Associazione
di Sacerdoti Secolari e santificarli per mezzo del Santissimo Sacramento -- coi
sacerdoti abbiamo le parrocchie, il paese intiero, la nazione, il mondo."
Ecco quindi il dovere di ogni
sacerdote ascritto, di fare ogni settimana, un'ora intiera di Adorazione
davanti al Santissimo Sacramento.
I
Origine. L'Associazione
dei Sacerdoti Adoratori ha la stessa origine della Congregazione Religiosa del
Santissimo Sacramento - Era infatti l'Epifania dell'anno 1857 ed il Venerabile
Pietro Giuliano Eymard aveva regolarmente inominciato l'Opera dell'Adorazione
Eucaristica insieme alla sua famiglie religiosa; e mentre compiva il suo
servizio di adoratore innanzi all'Sacramento solennemente esposto, ci
raccontano i suoi religiosi che egli fisso' l'ostia consacrata, poi il
sacerdote che la consacra e la da' al mondo; vide il sacerdote nell'ostia e
l'ostia nel sacerdote, e questa visione fece nascere nell'animo suo una forte aspirazione
che tutto lo riempi' si zelo - I sacerdoti. I sacerdoti ripeteva spesso.
"io lascerei tutto per i sacerdoti." Lo ha ben compreso che
rianimarli (jixghel), nutrire (ghin) e perfezionare la conoscenza e la
devozione eucaristica nei sacerdoti e' opera eccellentissima; e' la piu'
necessaria: lavorare su sacerdoti e lavorare su multiplicatori.
Questa ispirazione non rimase
sterile nell'anima del Venerabile Eymard ma egli subito evangelizza il suo
divisamento e trova aderenti, ed e bello qui il ricordare che fra i primi aggregati
vi figura il Beato Giovanni Battista Vianney, il Curato d'Ars; piu' da
quell'anno l'Associazione audo' sempre piu; svilupandosi favoreggiata dai Sommi
Pontefici. Pio IX e' stato il primo ad
[page 55]
arricchire l'opera dell'Indulgenza Plenaria; Leone XIII benedisse, approvo'
ed arricchi' anche l'opera di ulteriori indulgenze, finche nel 1887 l'opera
venne Canonicamente eretta a Roma nella Chiesa dei SS. Andrea e Claudio - Pio X
favori' immensamente il primo congresso a Roma l'anno 1912 - Benedetto XV il 9
Giugno 1915 benignamente accontentiva che l'Angustissimo suo nome venisse
inscritto nell'elenco dei confratelli - Di Pio XI[85]
ancora non sono in grado di dirvi le relazioni che passano tra lui e la nostra
associazione, ma sappiamo di fatti che dall'anima sua sacerdotale traspari
sempre una grande devozione verso Gesu' nell'Eucaristia. Insin infatti dai
primi giorni del suo sacerdozio egli spiego' uno zelo apostolico nella
parrocchia di Bari a favore della Comunione frequente, per molti anni fu
l'anima e la vita dell'opera del Cenacolo centro di devozione verso
l'Eucaristia - in un suo scritto intorno alla "Quarant'Ore" ed alle
confraternita' del Santissimo Sacramento cosi' scrisse "E una cosa
consolantissima che da secoli le confraternita' (di laici) tengono da secoli
agli ordini del Divin Re Sacramentato un vero esercito di Adoratori, o che
muova al conforto degli infirmi, od alla pompa di una processione." Se
questi sono i suoi alti sentimenti verso l'Associazione dei Sacerdoti Adoratori
- Non abbiamo da aspettarci che segni di predilazzione speciale.
Comprendendo la cura dei Sommi
Pontefici ci e' facile capire la cura che sempre ebbero: Cardinali nel
raccomandare la nostra Associazione si capisce come gli Arcivescovi e i Vescovi
la raccomandassero a tutto il mondo - si capisce come il defunto Mgr Pietro
Pace[86]
l'abbia istituito in questa nostra Diocesi nominando per primo Direttore il
Venerato Don Giuseppe Borg che tutti ancora ricordiamo con nostra edificazione.
Si capisce i fini perche' Sua Ecc. Rev. Mgr Vescovo insin dalla prima adunanza
ci onori' di Sua Presenza e quando non puo intervenire si fa sempre un dovere
di delegare un suo rappresentante non solo ma alle parole del conferenziere
sempre aggiunge delle sue proprie - con quanta
[page 56]
consolazione ricordiamo come seppe nell'ultima adunanza infiammarci a
celebrare sempre piu' devotamente la Santa Messa mediante la meditazione sul
Communio, Offertorio e Postcommunio del Giorno.
II
L'Adorazione dell SS
Sacramento e' il principio fondamentale ed il fine dell'Associazione dei
Sacerdoti Adoratori, percio' e' il primo ed essenziale dovere dei soci.
Modo. esse deve essere fatta
come la indico' il fondatore Ven. Pietro Giuliano Eymard e come intese la
Chiesa quando accordo' quei benefici e privilegi - Ecco quello che dice il P.
Eymard "L'esercizio dell'Adorazione devesi fare come una vera meditazione."
Doppio infatti e' il fine del P.
Eymard uno oggettivo e l'altro soggettivo santificarci.
Nella Sacra Scrittura lo Spirito
Santo a tutti Gesu' ai Sacerdoti avverte del dovere di pregare.
S.Teresa - S. Alfonso: "Datemi
un cristiano che fa ogni giorno un quart d'ora di meditazione, ed io gli
assicuro il paradiso"
Pio X nella sua
"Exortatio ed clerum" raccomanda la meditazione delle cose eterne per
l'acquisto delle virtu' particolarmente della prudenza tanto necessaria alla
cura delle anime.
E la mente del Ven. Eymard era
appunto questa, quando chiamo' i sacerdoti all'adorazione eucaristica di
santificarli col mezzo della meditazione eucaristica.
Meditazione
eucaristica. Dal suddetto si deduce che la nostra adorazione deve
esser una meditazione, un'orazione mentale destinata a santificare il sacerdote
e stabilire in lui il Regno di Dio, e' quindi un'ora di intimita', di amore a
cuore con Gesu' Sacramentato "L'Adorazione
[page 57]
Eucaristica", dice ancora il P. Eymard, "ha per oggetto la divina
Persona di Nostro Signore Gesu' Cristo presente nel Santissimo Sacramento."
Egli vi e' vivo, vuole che noi gli parliamo ed Egli ci parlera'. Tutti possono
parlare a Nostro Signore. Non e' la per tutti? Non ci dice "Venite a me
tutti?" (Mt 11:28) E questo colloquio che si stabilisce tra
l'anima e Gesu' Sacramentato e' la vera meditazione eucaristica, e' la nostra
adorazione.
Viene consigliato fortemente il metodo
del quattro fini per cui la Chiesa offre il Santo Sacrificio della Messa
(Adorazione, Ringraziamento, Riparazione, Preghiera) e questo il metodo
presentato da P. Eymard ai suoi figli tutti e percio' anche ai sacerdoti
Adoratori. - Per facilitarne la pratica ogni mese negli "Annali"
viene offerta una simile adorazione.
- Non
vi obbligo di attenersi a questo metodo
- Non
e' proibito di servirsi di un buon libro
- Si
puo' interpolare coll'orazione vocale
- Non
si deve ridurre l'ora ad una pura lettura ne dare la predominanza all'orazione
vocale.
Quid dell'Ufficio Divino? L'ora di
adorazione deve essere per principio un'ora supplementare - un esercizio
super-erogatorio unicamente riservato al colloquio dell'anima con Gesu'
Sacramentato. Percio' i sacerdoti che danno il nome all' Associazione devono
avere come fine primo e dominante tutti gli altri, quello cioe' di soddisfare
"allo sete ardente che ha il Sacro Cuore di Gesu' di essere amato dagli
uomini nel Santissimo Sacramento e cio' col sacrificargli ogni settimana un'ora
almeno della loro vita di sacerdoti. Quindi:
a) La
recita del Breviario pure e semplice pare che non debba ammettersi
ordinariamente per l'ora di adorazione settimanale, eccetto il caso di necessita'.
b) La
corona del Rosario piu' facilmente puo' far parte dell'Adorasione se si
meditano i misteri pensando a Gesu' Sacramentato.
[page 58]
c) La meditazione quotidiana, la preparazione ed il ringraziamento alla
messa: prolungando questi esercizi fino ad un'ora dinanzi al Santissimo
Sacramento diventano una buona ora di Adorazione.
III
Un'ora
ogni settimana. L'Indulgenza Plenaria che Pio IX accordava per
l'Ora di adorazione passata dagli Associati davanti al Santissimo Sacramento
esposto sul trono chiuso nel tabernacolo e' quotidiana. Ma i Superiori
dell'Opera nel desiderio ardentissimo di diffondere nel Clero l'abitudine
dell'Adorazione eucaristica, di raccogliere sotto il manto della Congregazione
il maggior numero possibile di Sacerdoti e di rendere le pratiche
dell'associazione accessibili a tutti, anche ai piu' occupati nel ministero
hanno stabilito che i sacerdoti associati consacrino all'Adorazione un'ora ogni
settimana.
IV
Un'ora
intiera e continua. Sono condizioni necessari per l'acquisto dell'Indulgenza
- Oltre a questo vi e la ragione di convenienza. Fine infatti dell'opera di
onorare Nostro Signore con una lunga visita e coll'coloquio che si stabilisce
fra Gesu' Cristo e l'anima che adora, santificare l'adoratore; ed i
propositi di emendazione e di perfezione non provengono se non da seria a vera
meditazione - (Il sigillo il Cristo nell'anima del Sacerdote adoratore - Il
sigillo richiede tempo per imprimere nella cera la sua impressione).
V
Natura
del dovere. Trattandosi di un'opera di pieta' puramente
supererogatoria cioe' di libera scelta, sebbene utilissima alla propria
santificazione e di grande consolazione a Gesu' Sacramentato, non vi commette
colpa ne' grave ne lieve, si qualche volta non la fa. Ma Venerabili Fratelli
non sia questo un motivo di negligenza ed
[page 59]
indifferenza verso questa pratica. "Si servis Dei es, non te teneat
catena ferrea, sed catena Christi"[87]
mando' a dire San Benedetto al Monaco Marzio come ci racconta S. Gregorio - Il
Monaco Marzio ritiratosi nella solitudine se lego' al piede una catena di
ferro, che stando attaccata ad un grandissimo sasso, gli impediva di avanzarsi
piu' di quanto avrebbe comportato la lunghezza della catena. E percio' S.
Benedetto gli mando' a dire "Si servus Dei es, non te teneat catena
ferrea, sed catena Christi". Ubbidi il monaco, e si tolse la catena, e
continuo' a rimanere entro gli stessi limiti; ne passo' mai oltre.
Cosi' anche noi ad imitazione del
Monaco Marzio, quantunque non legati da catene di ferro, con obbligio di
peccato, con timore dell'inferno, ma siamo legati colla dolce catena dell'amore
di Nostro Signore Gesu' Cristo Sacramentato. L'Amore, adunque, l'amore a Gesu'
Cristo nell'Eucaristia deve muoverci a fare l'ora settimanale d'adorazione, ed
adempire come sacerdoti Adoratori questo primo dovere. Amen.
[page 60]
[Homily 23][88]
[Sacerdoti Adoratori]
Insieme
dai primi giorni della mia nomina a Direttore Diocesano dei Sacerdoti Adoratori
incominciarono a venire delle richieste da varii confratelli a procurare delle
adunanze che potranno poi a loro volta condurci a celebrare un congresso
eucaristico Diocesano. Ed io per lungo tempo non mi dicedeva di prendere
l'iniziativa quando nel passato estate sentì come una specie di rimorso per
questa ommissione e deliberai senz'altro di dar mano all'opera ed adunato un
piccolo numero di sacerdoti adoratori zelanti ne formammo un piccolo comitato
per deregere e maneggiare questa nostra adunanza delle quali in breve ne
traccierò il programma che anche sottometto alla nostra approvazione.
Perciò
di questo debbo aggiungere di aver informato Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor
Arcivescovo[89]
del progetto di tenere queste adunanze ed egli approvò senz'altro l'opera
accettando molto volentieri di venire a darci la benedizione sacramentale. Egli
stesso come effettivamente oggi stesso deve venire.
a)
Dunque in principio abbiamo stabilito di tenere queste adunanze periodiche, a
fine a tanto che non si deciderà diversamente si è creduto meglio di non fare
questi incontri molto frequenti per non stancarci dovendo ancora percorrere una
lunga via, ma si è stabilito di tenere un'adunanzia ogni giovedì della
settimana delle quattro tempora.
b) Le
adunanze pel presente consisteranno in una conferenza sui doveri sacerdotali,
che abbia per termine ultimo di infervorarci sempre più alla devozione del Santissimo
Sacramento[90]
dell'altare ed a particolar modo alla pratica dell'ora santa per poter poi a
nostra volta infervorare i fedeli in questa salutare devozione dell'ora santa -
Benedizione Sacramentale.
c) Ma le conferenze saranno
tenute da uno di noi stessi, cioè da un sacerdote adoratore, il quale
verrà scelto dal Comitato e dallo stesso gli verrà assegnato il
[page 61]
tema da trattare.
d) Che
per facilitare l'opera dei predicatori e per non avere la negativa[91]
di alcuni si è creduto di lasciare libera la scelta della lingua.
e) Il luogo,
salvo altre proposte che potranno essere fatte, sarà San Calcedonio[92],
e l'ora pel momento è stata fissata alle 9 a.m.
Per
questa volta è stato scelto per conferenziere il Signor Preposito Dun Angelo
Raggio come uno dei Sacerdoti Adoratori più anziani e per ascrizione e per[93]
A Dio
piacendo la prossima adunanza avrà luogo giovedì 26 febbraio 1920.[94]
[page 62]
[Homily 24][95]
Eccellenza
Reverendissima.[96]
A nome mio, a nome del Comitato
Permanente e a nome di tutti i Venerabili Consodali qui presenti porgo a Lei
Eccellenza Reverendissima i nostri più vivi ringraziamenti non solo per averci
onorati della Sua presenza ma anche e sopratutto per aver accettato, nonostante
le sue molteplici sollecitudini, di fare a noi la conferenza matutina di questo
nostro secondo giorno Eucaristico.[97]
Tutte le volte che queste sacre mura rusuonarono della parola di Vostra Eccellenza
diretta ai Sacerdoti Adoratori essa non mancò mai di essere accolta con
figliale aggradimento e posso perciò assicurarla che anche oggi le Sue
direttivi i suoi avvisi, le sue ammonizioni non mancheranno di lasciare
nell'anima di tutti noi quà presenti un solco profondo che a suo tempo produrrà
il suo arboscello, il fiore, il frutto.
I miei sensi di gratitudine poi le
rivolgo anche a Voi Venerabili Confratelli[98],
per aver anche quest'anno accettato con prontezza e direi con entusiasmo il
nostro invito, e numerosi, come sempre siete desiderati, sieti venuti a
compiere in comune il nostro omaggio a Gesù nell'Eucaristia omaggio le mille
volte più grato a Gesù appunto perchè prestato da un gruppo di anime a Lui
consacrate, unite insieme "oratio communis magis placet." (:)
Le nostre consuete conferenze hanno
avuto luogo sempre frequentate da trenta e quaranta sacerdoti. Tra le conferenze
di quest'anno[99]
però ve ne fu una degna di speciale menzione, perchè nello svillupo dell'opera
di queste nostre adunanze essa formerà un punto storico importante. Essa è la
Conferenza del 15 decembre 1927[100]
quando Sua Eccellenza Reverendissima assumendo la parola dopo di averci
raccomandato la preparazione prossima per la santa Messa tanto nell'anima che
nel corpo e come dovevano esser scevri dal "Turpis lucri gratia" (1Pt 5:2).
Li fece sapere come con Suo grande dispiacere dalla Visita Pastorale ultima gli
risultò che i Fedeli non frequntano più in gran numero come altre volte il
Santo Sacrificio della Messa. E per ripristinare un'usanza tanto santa e
spiritualmente tanto proficua ci affidò l'incarico di istituire delle conferenze
periodiche con proiezioni tanto pel clero come anche nei Fedeli intorno al
Sacrificio della Messa.
[page 63]
Noi Signori, ci siamo
messi subito all'opera circolammo un invito a vari sacerdoti adoratori e tutti
accolsero con fervore il nostro invito mostrandosi pronti di dare le dette
conferenze. Abbiamo pensato anche per un apparecchio da proiezione proprio ed
in questo tanto per onorare l'incarico di Sua Eccellenza, come anche per far
uscire con la nostra Sodalità nella sua azione spiegativa ed attrattiva ci
siamo lasciati guidare da un sentimento per così chiamarlo
"americano" i.e. abbiamo procurato di acquistare il maggiore
apparecchio possibile che speravamo di avere in nostro possesso e mostrarlo a
tutte queste numerosa adunanza, ma in ordine al tempo specialmente, non tutti i
desiderii vengono sempre realizzati. Ed è perciò che stasera, per non
dilazionare oltre l'esecuzione dell'incarico, per squisita gentilezza e
consenso di Mgr Rettore del Seminario avremo la nostra prima conferenza con
proiezione nel Salone del tento Seminario Vescovile.
Per aver detto tutto, ed appagare
forse anche la curiosità dei nostri confratelli aggiungiamo che se abbiamo
procurato di avere un grande apparecchio corrispondente e stata la spesa; esso è
costato £60[101].
Già pero sua Eccellenza Reverendissima ha sottoscritto per £4 e gia alcuni
sacerdoti ci hanno consegnato la loro generosa offerta, e se saranno secondati
da altri in breve giro ed in breve tempo tutto il prezzo sarà coperto. Questa è
la nostra ferma fiducia.
Fatta così anche l'esposizione
finanziaria faccio punto per non ritardare a voi ed a me il piacere e la
soddisfazione di sentire l'autorevole e paterna parola di Sua Eccellenza Reverendissima.
[page 64]
[Homily 25]
"Guadeamus omnes in Domino,
diem festum celebrantes"[102]
"La
Chiesa nella Messa odierna"
Ben
a ragione la Chiesa ci invita oggi nel santo sacrificio della messa a dar udito
nel nostro cuore al godimento più pero, Più santo perchè qui ci troviamo
raccolti a commemorare il sublime mistero dell'Ascensione della nostra cara Madre
in cielo[103],
ma Oh felice incontro "Guadeamus", ripeto ai parenti, agli amici di
questo novello sacerdote[104];
"Gaudeamus" ripeto io a tutta la parocchia che qui si è riunita per
salutare, onorare, il novello ambasciatore di Gesù Cristo. "Gaudeamus"
ripeto a te caro confratello del sacro ministero, perchè grande è la dignità a
cui foste esaltato, sublime è la missione che vi è affidata.
Ed in vero quale dignità che l'Uomo
Dio medesimo ha inaugurato sulla terra, e che fu prima figurato da Aronne, e da
Melchisedecco, cantato dai profeti e di cui gli angeli non furono trovati
degni? Quale missione più bella più consolante, più sublime di quella quale è
la vostra di continuare quaggiù l'opera di Gesù Cristo, e rinnovare i prodigi
della sua carità e del suo Amore.
Ve lo confesso con shciettezza, o
mio caro confratello, a questi pensieri che mi balenano alla mente, in questo
giorno mentre vedo traboccante di letizia tutta la parrocchia, mentre vedo gli
sguardi del cielo e della terra rivolti su di voi, sento l'anima sublimarsi ed
unandarsi di consolazione e con questo gaudio, con questa consolazione, mi
accingo di parlare con voi Fedeli Divoti[105]
del vantaggi che la società riceve dal sacerdozio cattolico. Vi dirò nel
miglior modo che posso come:
La missione del sacerdote è quella
di apportare luce e consolazione alla società.
[page 65]
Cose belle F.D. ci si
presentano a raccontare. Favoritemi della vostra attenzione e benevolenza; e
coll'aiuto della grazia di Dio e dell'intercessione di Maria nostra Madre
Assunta in Cielo, insieme conosceremo in qale stima deve essere tenuto il
Sacerdote di Gesù Cristo.
Non
può negarsi che la Società (l-ghaqda tal-bnedmin) nelle arti, nella scienza ed
in ogni sorte d'invenzione, a chiunque ama la prosperità della sua patria non
può non compiacersi del suo incivilimento e del suo progresso - Però per quanto
una nazione abbia camminato nelle vie della civiltà e del progresso, ha sempre
bisogno di una luce che la preserva dall'errore, ha sempre bisogno di
una luce che la conduca al porto della gloria. Si l'insegnamento religioso[106]
la è di una assoluta necessità; essa ha bisogno di essere istruita,
ammaestrata, come deve deportarsi al cospetto di Dio - Ora chi soddisferà a così
forte bisogno? F.D. non son io che vi risponderò, non sono i filosofi antichi e
molto meni i moderni. È solo lo stesso Gesù Cristo che, additandovi il suo
messo, il suo ambasciatore, additandovi il suo sacerdote, vi dice: ‘ecco la
luce che vi preserverà dall'errore, ecco la luce che vi condurrà al porto di
salute e di gloria.’ Sentitelo a Gesù Cristo come parla, come ordina, come
comanda, ai suoi apostoli e nella persona delli apostoli al sacerdote
cattolico. "euntes docete omnes gentes" (Mt 28:19) "Andate
ed ammaestrate." Ed in un altro luogo per confermare questa sua missione
così suggerisse "Qui vos audit me audit" (Lk 10:16) “Chi ascolta
voi ascolta me” - Ecco dunque come si si taglia alla società il Sacerdote
cattolico essa viene derubata da ogni bene. Perchè tolto il sacerdote è tolto
altresi Gesù Cristo e dove non regna (ma jsaltnax) Gesù Cristo non vi è luce ma
tenebre, non vi è verità ma errore, non vi è vita ma morte perchè solo Gesù
Cristo può dire come ha detto "Ego sum via veritas et vita." (Jn 14:6)
"Ego sum veritas."
[page 66]
F.D. qualunque volta che l'errore
come serpente velenoso incomincia a diffondersi in un paese, in uno stato, in
una nazione ed incomincia ad oscurare le menti, a guastare e corrompere i
cuori, è il sacerdote che grida, che alza la voce come una tromba tiene vivo il
fuoco sacro della fede cattolica. - Quando trionfa l'egoismo, e vengono
maltrattati i poveri, la vedova e l'orfanello, è il sacerdote che predica il
precetto della carità evangelica e con apostolico coraggio ricorda a tutti
quella giustizia (haqq) che attende l'uomo nell'altro mondo. E quando la
corruzione si è introdotta ed ha guastato la famiglia, è sempre il sacerdote
che fa sentire la sua voce e alla sua parola vi torna la calma, la tranquillità,
la pace, quell'ordine, quell'armonia che rimette la famiglia sul diritto
sentiero e la innalza alla sua pristina dignità. - È il sacerdote che chiama
alla sua scuola le moltitudini, i popoli; il sacerdote che parla, parla ai
giovani e ai vecchi, parla ai grandi, e ai piccoli, ai ricchi e ai poveri, al
sapiente, all'ignorante, al sovrano ed al suddito: parla ed alla sua parola
tutto diventa sacro: sacri i fanciulli, sacro il popolo, sacra l'autorità,
perchè il sacerdote grida indistintamente, amate Dio, amatevi a vicenda,
seguite la virtù, fuggite il male.
Si legge degli apostoli che il suono
della loro voce si udi in ogni angolo della terra (Rm 10:18), laonde il
sacerdote, apostolo di Gesù Cristo, non restringe la sua missione ad un solo
paese, ad una sola città, alla sua patria, alla sua nazione, anzi, non
conoscendo distanze, abbandona la terra natia, dice addio agli amici, ai
parenti al padre, alla madre, e senz'altra spada che la parola, senz'altra
bandiera che la croce, valica i monti, solca l'oceano e percorre il mondo. -
Vedeteli è Agostino che predica le grandezze del Vangelo, di Gesù, le glorie, i
trionfi del cattolicisimo in Ingilterra - Patrizio in Irlanda - Remigio in
Francia - Bonifacio in Germania - Anscanio nella Danimarca - Francesco Saverio
nelle Indie –
[page 67]
Cirillo nella Pannonia - Metodio nella Maravia - Francesco Solacis nel
Peru'; etc. - e questi insieme colla luce della fede spargono in mezzo a quelle
nazioni la luce della civiltà, e a milioni e milioni salvano le anime. - E come
non conosce distanze, il sacerdote cattolico non teme ostacoli, non paventa
pericoli, non teme la ferocia dei selvaggi, non teme le macchine di tortura ed
eccolo dovunque lo richiede il bisogno, a riportare, gloria, vittoria e
trionfo.
Questo è quello che apporta alla
società il sacerdozio. Ma che cosa sarebbe la società senza il sacerdote
cattolico? F.D. mi.[107]
Se vien tolto il sacerdote cattolico
dalla società viene anche tolto l'insegnamento religioso e senza l'insegnamento
religioso[108]
l'uomo si degrada e quando l'uomo è degradato ditemi un poco che cosa avrete? Avrete
discordie, odii e prevaricazioni, perturbamenti religiosi e vicili. Che cosa
avrete? Avrete la tirannia, avrete l'egoismo selvaggio del paganesimo, saranno
derelitti i poveri, i vecchi, chiusi e distrutti gli ospedali, i revoveri, gli
Istituti di beneficenza.
Se viene tolto il sacerdote
Cattolico verranno chiuse le nostre chiese, verranno privati dalla presenza
reale del nostro amato Gesù Cristo, verrà cancellato dal nostro cuore il culto
(il-qima) della Madre nostra Maria dispensatrice di ogni grazia - il canto dei
salmi verrà sostituito da quello delle canzoni profane per non dir altro.
Se vien tolto il sacerdote cattolico
la famiglia, cadrebbe da quella dignità alla quale venne innalzata da Gesù
Cristo medesimo - tolto il sacerdote non si avrà più la sua autorevole parola
ed allore ogno comando del potere civile non verrebbe ad impedire tanti
disordini escendo vero che mancando il sentimento religioso nascerà il
desprezzo ed il desprezzo non conosce forza.
[page 68]
Ah F.D. A quelli che non
hanno la grazia di avere la nostra fede e quelli che hanno perduto la nostra
cara, la nostra santa fede, lasciateli gridare contro il sacerdote cattolico. Oh
voi no, Oh voi mai. Voi mai dovete insultare il sacerdote cattolico. Voi
onoratelo il sacerdote, voi rispettatelo, voi amatelo, perchè la missione sua
tra di voi è necessaria quanto è necessaria la pietra angolare per mantenere
questo bel soffitto. Perchè essa è per voi sorgente (bidu) di luce di fede,
luce di civiltà, luce di pentimento, luce di salvezza.
F.D. se il sacerdote cattolico
merita il vostro onore, il vostro rispetto ed il vostro amore perchè è alla
società sorgente di luce - egli merita il vostro rispetto il vostro amore,
perchè la sua missione apporta tra di voi ogni consolazione. "Pertransit
benefaciendo." (Ac 10:38) Così leggiamo nel Vangelo di Nostro Signore
Gesù Cristo che egli passò opportando a tutti benefici e consolazioni e
benedizioni. Ebbene Gesù Cristo volle che le opere di beneficienza si
continuassero nella sua Chiesa, per questo disse al sacerdote, "T'aggira
sulla faccia della terra e di tutti sei consolatore." - Parola sublime. ...
uscita dal labbro di quel Dio che è fonte di sapienza eterna, l'accoglie il
sacerdote ed i miracoli più stupendi della carità divina si rinnovellano. Si
rinnovellano ed è bello vedere Giovanni di Matteo[109],
Felice di Volois, Raimondo di Peniafort, Pietro Nolasco[110];
che fanno di se stessi schiavi per liberare gli schiavi loro fratelli, e
volendo perpetuare quell'atto di così singolare eroismo istituiscono i Trinitari
ed i Padri della Mercede. Che dire di San Vincenzo di Paoli che e l'apostolo
della carità in Francia colle sue opere disperse in tutto il mondo, ed anche in
questa parrocchia ebbi lodevolmente una sua conferenza, che esercita anche essa
l'opera sua benefice. - Che dire del Padre Benedittino Ponce e dei due fratelli
sacerdoti Gualandi[111],
che quello in Spagna e questi in Italia hanno pensato all'istruzione dei
sordomuti.
[page 69]
- Che dire di San Giovanni di Dio che fonda tanti ospedali per tutto il
mondo. - Che dire di San Camillo de Lellis che trova la sua delizia collo
starsene vicino agli appestati ad assisterli nella loro agonia. - Che dire di
San Gerolamo Emiliani che raccoglie gli orfani, il stringe tra le sue braccia e
li bagna di lacrime. - Che dire del Francescano Padre Ludovico da Casoria[112],
vi pensa di convertire l'Africa e manda i missionary, pensa alla sua patria ed
opra un immenso ricovero a sollevare tutte le miserie e consolare tutti. - Che
dire di Don Bosco che con queste tre parole ben fisse nella propria mente, ‘Fede,
speranza, carità’, ha potuto spendere tanti milioni a beneficare tanto il
prossimo suo, e l'opera sua, dispersa per tutto il mondo, fa del bene anche qui
a Malta coll'Istituto di San Patrizio.[113]
- Che dire del nostro Canonico Bonnici che istituisce un Istituto che oggi
ricovera ben 100 ragazzi poveri abbandonati.[114]
- Che dire del Canonico Cottolengo, che apre la piccola Casa della Provvidenza
e recovera ben 7000 anime portando il contento e la consolazione nel cuore
delle anime più sfortunate. "Pertransit beneficiendo" (Ac 10:38)
Si F.D. è sempre il prete che seguendo le di Gesù Cristo ovunque porta e compie
la sua missione di consolatore.
E dove mai non entra il prete? Eccolo
in quella casa della miseria egli trova il povero a lottare colla miseria,
colla disperazione. Parla quindi il sacerdote e dice al povero, non ti
scoraggire (taqtax qalbek) o fratello, Gesù Cristo fu povero prima di te, prima
di te riposò sulla paglia, prima di te ha pianto, sofferto e si esercitò al
lavoro. – Soffri con pazienza e rassegnazione, perchè al tuo pianto, al tuo
dolore succederà il cantico dell'esultanza ed un premio ti è preparato in
cielo, te l'ha promesso Iddio medesimo. “Beati qui lugent, quoniam ipso
consolabutur.” (Mt 5:5) Così parla il sacerdote ed in tal, mentre presenta
al povero l'immagine di Gesù Crocifisso. Oh vista. O vista Consolantissima il
lamento s'arresta sul labbro del povero e quell'anima prima in preda alla
disperazione ora trovasi nella calma
[page 70]
quieta, tranquilla e piena di consolazione.
E dove non entra il prete? Eccolo
nel palazzo del ricco egli parla e dice: non dimenticare il povero che trovasi
nell'indigenza, ti ricorda che il superfluo delle ricchezze non è cosa tua, è
patrimonio del povero: soccorri il povero, amalo perchè è tuo fratello. Ah si,
sulla sua fronte irraggi (tiddi) l'immagine di Dio, e nelle sue vene scorre il
sangue reale di Gesù Cristo.
Che dire del prete quando l'ira di
Dio stanca dei peccati del mondo vi scaglia addosso i suoi flagelli? Ci vorebbe
molto tempo per leggervi il panegirico del sacerdozio cattolico durante questi
tempi che vengono ricordati dalla storia dei nazioni. Ma prendiamo l'ultimo
flagello, l'ultima guerra mondiale[115]
che ha sconvolto tutti i popoli e tutte le nazioni; guardate la all'opera del
sacerdote cattolico sulle trincee, su quel fronte immenso; guardate al suo
sacrificio, alla sua abnegazione, vedetelo come viene da tutti di credo diverso
ammirato, contate, se vi riesce, le migliaia di anime che domandano di morire
in mano al sacerdote cattolico, e dopo la guerra quel prete. Vedetelo in
Francia, in Italia per opera iniziata dalla setta e continuata dai socialisti e
comunisti, oggi è rispettato e stimato e amato; perchè ripari, perchè sul campo
di battaglia, durante il flagello di Dio egli era l'unico consolatore: vedetelo
in tutti i luoghi dove infuriava la pugna non teme il pericolo, vedetelo nelle
vorrose delle trincee, negli ospedali, vedetelo come l'angelo della
consolazione, del conforto si accosta ai poveri feriti e tutti consola.
Dove non entra il prete? Dapertutto
vedetelo: egli benedice la casa dei coniugati ed a Dio la consacra; egli ci
visita, ci assiste, ci conforta negli ultimi momenti della nostra vita e
trasassati circonda di fervorose pregheire la nostra tomba. - Egli a
somiglianza di Gesù Cristo il quale disse "simile parvulos venire ad
me" (Mt 19:14) attorno a se raccoglie i fanciulli, ai quali si fa
[page 71]
guida e maestro, insegna loro il modo di tenersi lontani dal vizio ed il
modo di praticare la virtu. - Nelle famiglie porta la pace, in mezzo ai nemici
predica il perdono. Salutatelo, salutate il sacerdote rispettatelo, onoratelo.
Sacerdote novello, tale e' la vostra
missione; gioite perciò "Gaudeamus in Domino," e non vi metta paura
il grido di qualche nostro nemico. Contro a costui voi avete l'ammirazione, il
rispetto, l'amore, di tutto questo popolo fervente nella pratica della nostra
santa e cara Religione. Oh si gioite "Gaudeamus in Domino" della
sorte che vi è toccato, della dignità alla quale foste innalzato. Quella dignità
è grande, è sublime, anzi come diceva S. Efrem è immensa, è infinita
"immensa infinita Sacerdotis dignitas" Essa supera ogni altra dignità
della terra, supera quella dei Re, quella dei principi, degli imperatori, dei
capi di stato più potenti e diciamolo pure con tutta verità essa supera la
stessa dignità degli angeli. Essi infatti non possono assolvere un sol peccato
non possono cambiare la sostanza del pane e del vino in quella del corpo e
sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. E questo che essi non possono fare voi lo
fate ogni giorno. - Diceva San Francesco d'Assisi "Se ad un medesimo tempo
ne incontrassi con un angelo ed un sacerdote, prima di fare di riverenza
all'angelo, mi inchinerei a baciare la mano del sacerdote" quella mano
F.D. che ogni giorno riceve dal cielo l'amato nostro Gesù come una volta è
sceso in seno alla Vergine Santissima. Gioite perciò, "Gaudeamus" e
cercate di corrispondere alla vostra vocazione ed alla sua dingità, datevi di
buona voglia al lavoro nella vigna del Signore. La messe è molta e gli operai
sono pochi (Lk 10:2), siate sempre di esempio al popolo, siatelo nei
vostri pensieri, nei vostri affetti, siatelo nelle parole e nelle opere, tutta
la vostra vita sia tale che di voi si possa dire: "Ecco il sacerdote
secondo il cuore di Dio."
[page 72]
Salite ora l'altare? E col
gaudio nel cuore. Ora mentre e cielo e terra vi guardano pregate dei vostri
genitori che tanto hanno fatto pel vostro bene. Pregate per la Chiesa di Gesù
Cristo perchè essa che è tanto combattuta esca sempre vittoriosa di trionfo in
trionfo, pregate pei vostri amici, pregate anche pei nemici e detrattori del
clero perchè il Signore conceda loro la grazia necessaria al ravvedimento,
pregate poi per questo ultimo servo indegno che per due anni diresse la tua
mente ed il tuo cuore in seminario[116]
e che oggi ha avuto l'onore ed il piacere di dirigervi nella raccolta dei primi
frutti del ministero sacerdotale.
In un giorno così santo, così bello,
così caro, godiamo F.D. perche abbiamo ben donde "gaudeamus omnes in
Domino, diem festum celebrantes"
Deo
gratias.
[page 73]
[Homily 26][117]
Si
festeggiano le due occorrenze la missione del Sacerdote è Missione di luce
e di consolazione.
Luce |
Consolazione |
|
I |
II |
|
~
Necessita' dell' ~ La
parola del sacerdote, |
~
"Pertransit benefaciendo" (Ac 10:38) |
|
S.
Giov de Matha |
redimono
gli |
La
Missione del Sacerdote, Senza
Sacerdote |
S.
Vincenzo de Paoli – Francia |
Percio'
voi onoratelo, |
~
Visita il povero ed il ricco |
[page 74]
Agostino - Inghilterra
Patrizio - Irlanda
Remigio - Francia
Bonifacio - Germania
Ascanio - Danimarca
Francesco Sav. - India
Cirillo - Rannonia
Metodio - Moravia
Solano - Perù
[page 75]
[Homily 27][119]
V.R.G.D.
Nel
dispensare dal silenzio compio il piacevole ufficio di salutare l'Illustrissimo
e Reverendissimo nostro Mgr Emm Vassallo, Segretario generale di Sua Ecc Rev
Mgr Arcivescovo.
In Mgr
Vassallo io saluto oggi famigliarmente un seminarista per eccellenza ed anche
permettemi, un mio ottimo amico amico di antica conoscenza
Ed in
verità se egli oggi celebra, con splendore crescente cresciuto in età ed
in splendore, il suo 25mo anniversario della sua ordinazione Sacerdotale,
potrebbe anche direi quasi celebrare il suo 50mo da quando incominciò ad avere
relazione col Venerando Seminario.
Sento
ancora alle orecchie le lodi tributate a Don Emanuele dal suo Rettore Mgr.
Arcidiacono Vassallo di buona memoria. "Don Emmanuele era uno die
migliori." Egli era buono, pio, docile ed ubbidiente.
Terminati
gli anni dell'alunnato, Mgr. Vassallo continuò fino ad oggi ad avere relazioni
col Seminario e come Professore di Diritto Canonico non solo ma ora come membro
col anche coll'occupare l'ufficio delle Commissioni Pontificie intese a
far prosperare questo Venerano istituto. Egli per alcun tempo ne fa anche il
Rettore. Ed ora anche come Rettore.
Oltre
passerei i limiti del momento attuale se io andassi adesso a ricordarvi tutte
le benemerenze spiegate da Mgr Vassallo e verso il Seminario e verso di voi. G.D.
Chi puo
infatti commemorare tutto l'interesse che Mgr Vassallo si è sempre preso
durante i passati 25 anni, nel formare la mente ed anche il cuore del giovane
clero? Cedo il compito a tante schiere di Reverendi Sacerdoti, sparse per tutta
Malta. Cedo il compito alla vostra viva e fervida riflessione G.D. Si a voi che
ancor sperimentate l'influsso dei raggi benefici dell'amore che vi porta Mgr
Vassallo! - Amore! comprovato dall'odierna ricorrenza - ad ogni altro luogo
infatti ad ogni altra compagnia. Egli a solennizzare il suo Giubileo Sacerdotale
- prescelse il Seminario, prescelse voi. G.D.
Ma
oltre ad un seminarista, permettimi ho detto di salutare oggi in Mgr Vassallo
anche un mio ottimo amico verso cui ho sempre nutrito alta stima e
considerazione.
[page 76]
Son certo di allistargli aggiungergli letizia a questo di giubilare. Se mi prendo
la libertà di prevalgo dell'occasione per andar indietro negli anni e per
ricordargli, quando ancor collegiale, mi son a lui per la prima volta
presentato pregandolo ad accettarmi qual suo coadiutore. - Mgr Vassallo allora
non era Canonico - ma egli era il povero Direttore del povero Istituto Bonnici.
Mi
permetto inoltre di ricordargli che se Mgr Vescovo Pace, di felice memoria, mi
cavò fuori direi dalla mia solitudine coll'inaspettata nomina di Cancelliere di
Sacra Visita, lo fu come ebbi a saperlo dopo, per una sincera raccomandazione
di Mgr Vassallo allora Ceremoniere Diocesano.
Passo
sopra a tanti altri tratti di reciproca considerazione ed amicizia e senza
alcuna pretensione colgo mi prevalgo occasione di questo famigliare
incontro, per significargli, che quando il nostro amato Pastore, mi chiese se
potessi di indicargli il nome di colui che potesse essere il mio successore in
Segretaria - lo dico con soddisfazione, istantaneamente il mio pensiero volando
alle ottime qualità che lo adornano, le mie labbra risposero "Monsignor
Vassallo".
Concludiamo
Carissimo Monsignore col porgerle le congratulazioni e gli auguri più fervidi
di tutto il Seminario. - Continui il Signore a spargere su di te le sue elette
benedizioni a bene di tutte le persone che ti avvicinano - a bene di noi tuoi
amici - a bene di noi tuoi amici - a bene di questo venerando seminario ed a
bene di questa corona di giovani Seminaristi, che tanto affetto, in cuor loro,
per te nutrono.
Ad multos annos.
[page 77]
[Homily 28]
Ultimo termine
della presenza e della vita di Gesu'
- nell'Eucaristia -
L'ultimo termine consiste
nell'unione piu' intima con noi per trasformarci in se stesso - Disse un giorno
Gesu' a Sant'Agostino "Cresci e mi mangerai; ma non come il tuo cibo
corporale muterai me in tua sostanza; si bene tu sarai mutato in me." La
deificazione dell'uomo per la grazia e nella gloria e' l'opera piu' bella della
nostra religione - nell'incarnazione la natura divina e unita alla natura umana;
e Gesu' divenne della nostra famiglia; e nostro fratello secondo la carne -
nell'Eucaristia si unisce a ciascuno di noi per farci partecipi della sua
divina natura.
Come? A
maniera di cibo e di bevanda - come la bevanda ed il cibo si fanno una cosa con
te e si immedesimano colla tua sostanza, cosi' nel comunicarti tu divieni una
stessa cosa con Gesu' - S. Paolo "Vivo ego, jam non ego, vivit autem in me
Christus." (Ga 2:20)
Atto di fede |
Per
eccitarci alla devozione di Gesu in Sacramento Pensiamo che
quel Gesu', di Betlehem, Nazareth, vita pubblica, passione, morte, Gloria sta
dentro di te, ed il tuo palpito e' il tuo; fuori costui freddo. |
Consideriamo
con quale sentimento Gesu' viene a noi.
Grande desiderio. S. Luca "Desiderium
desideravi hoc pascha manducare vobiscum antequam patiar." (Lk 22:15)
Minaccia. S. Giov. "Nisi
manducaveritis ... non habebitis vitam in vobis." (Jn 6:54)
Promesse S. Giov. "Qui
manducat hunc panem, vivit in aeternum." (Jn 6:52)
"Et ego resuscitabo eum in
novissimo die." (Jn 6:39)
Quello
che Gesu' fa per unirsi a noi.
1. Impiega la sua: Sapienza
Bonta'
Omnipotenza
2. Si
espone a tanti oltragi[120]
3.
Grandezza del dono
[page 78]
[Homily 29]
Ewkaristija
Mentre
leggiamo la storia Sacra non possiamo non meravigliarci della grande Sorte dei
grandi privilegi che Iddio accordo' al popolo Ebreo; sottratto infatti
per miracolo della schiavitu' del re Faraone, in quei 40 anni che egli passo'
nel deserto, ebbe l'assistenza e la protezione di Dio in un modo tutto speciale
- Cosi' la manna che scendeva ogni giorno dal cielo e serviva di cibo e
di nutrimento (Ex 16:14-22) - cosi' quella Colonna di nube che di
giorno copriva coll'ombra il tabernacolo e nella notte vestendoci di una luce
vivissima rischiarava il cammino (Ex 13:21); Cosi quel fuoco che venendo
dal cielo li aiutava a conusmare i Sacrifici - erano tanti segni sensibili che
Iddio era presente a quel popolo e lo derigeva e lo assisteva in tutte le
contrarieta'. - Onde a ragione ci gloriavamo gli Ebrei col dire "non est
alia natio tan grandis, quae habeat Deus appropia quantem sibi, sicut Deus
noster adict nobis." (Dt 4:7)
Fortunato
fu il popolo Ebreo si, ma quanto fortunati non siamo noi che abbiamo il Dio
nostro cosi' vicino a noi nel Santissimo Sagramento dell'altare non in figura -
non in ombre ma in realta'. - Fortunato fu il popolo ebreo ma fortunati anche
noi che in questi tre notti ci ha raccolti attorno a Lui per trattare con noi
con tutta la famigliarita', per assisterci, per protteggerci, per provvederci
dei nostri bisogni. Ah si, mentre era solennemente esposto in questa Chiesa,
Egli si e' con trattenuto (gieb ruhu maghna) come il Re' in mezzo ai suoi
sudditi come un padre in mezzo ai suoi amati figli - come un Pastore in mezzo
alle sue pecorelle - Ah Egli ha ricevuto le nostre adorazioni, ha dato ascolto
alle nostre preghiere, ha parlato al cuore di ciascuno di noi.
Ed ora Ah, ed ora siamo al termine
di queste tre notti indimenticabili quale dovevano essere i nostri sentimenti -
Col canto del "Te Deum" noi l'abbiamo qua
[page 79]
ringraziato di queste tre notti che si e' compiacuto di stare con noi, e di
tutte le grazie che in questo tempo ci ha elargite.
Adesso resta che noi gli protestiamo
la nostra fede ed il nostro amore. Ah. si' diciamogli Sacramentato Gesu'
[121]<<fost tant perikli li fihom tinsab
il-fidi taghna, kif mar jgharrfna fl-ittra Pastorali il-mahbub Raghaj ta' din
id-djocesi, fl-ittra Pastorali li qralkom il-Hadd li ghadda z-zelanti Kappillan
taghkom. Fost tant perkli din il-fidi ikkonservajnieha, intattta, immakulata
kif ahna ircevejnieha minghand l-Appostlu Missierna San Pawl. –
Ikkonservajnieha ghax kif jghidilna l-Angeliku San Tumas, hija s-sustanza u
l-fundament ta' kull qdusija, u kif jghidilna l-Koncilju Tridentin, hija
l-gherq u l-bidu tal-gustifikazzjoni taghna u tal-glorja minn tas-Sema, u
minghajrha ma nistghux nghogbu 'l Alla. Ah, iva ahna nemmnu li inti tinsab hawn
prezenti; ahna lilek naduraw mistohbi taht l-ostja ikkonsagrata.>>
<<Ahna likek ukoll inhobbu , ahna lilek ukoll irridu nhobbu,
aktar minna nfusna stess, ahna lilek nikkonsagraw il-hsibijiet taghna,
l-affetti taghna, il-hajja taghna kollha.>>
<<U
issa f'dan il-lejl qabel ma ninfirdu minnek O Gesu', ahna nitolbuk il-barka
tieghek, ah, iva, tinsel hija fil-menti taghna, l-affetti taghna, il-hajja
taghna kollha.>>
<<U
issa f'dan il-lejl, qabel ma ninfirdu minnek, o Gesu', ahna nitolbuk il-barka
tieghek, ah, iva, tinsel hija fil-menti taghna, tinsel fil-qalb taghna - u
taghtina d-dawl, il-qawwa, biex twettqu f'kull qdusija.>>
<<Bierek
'il-Knisja Mqaddsa Kattolika, ftakar li ghaliha inti xerridt id-demm ghaziz
tieghek. Ehlisha mill-ghedewwa, ghatiha l-paci u t-trankwillita'.>>
<<Bierek
'il-Vigarju tieghek fuq il-wicc ta' din l-art, taffilu x-xewqa tieghu li jara
kulhadd migbur f'merhla wahda u taht Raghaj wiehed.>>
<<Bierek
'il-mahbub Raghaj ta' din id-djocesi, ghatih id-dehen u l-qawwa
necessarji ghaz-zelu tieghu biex kif tant jixtiex, l-ebda naghga ma tintilef
mill-merhla tieghu.>>
<<Bierek
'il-Kappillan u s-Sacerdoti ta' din il-
[page 80]
Parrocca biex
l-isplendur tal-virtu' taghhom ikunu iservu lill-ohrajn.>>
<<Bierek
lilna lkoll. Berikna fir-ruh, berikna fil-gisem, biex lilek biss
infittxu li noghgbu; bierek 'il-familji taghna biex wara li lilek inkunu
fahharna u adurajna bi nhar bil-lejl lilek sa fl-ahhar infahhru u naduraw
fis-sema.>>
<<Hekk Ikun>>
<<Wettaq fihom is-sentimenti ta'
gratitudni, ta' fidi u ta' mhabba.>>
[page 81]
[Homily 30]
Ewkaristija
"Pluam
vobis panem de coelo: egrediatur populus, et colligat (quae sufficiunt) per singolos
dies." (Ex 16:4)
Era appena passato un mese dacche'
il popolo ebreo, guidato da Mose e da Aronne, era uscito dall'Egitto, il
viaggio era lungo e si era fermato nel deserto di Sin tra il Mare Rosso ed il
Monti Sinai. Il popolo era grande, il viaggio era lungo, il deserto non offriva
punto risorse e le provviste che avevan portato seco dall'Egitto incominciarono
a scarseggiare. Tutti per tanto incominciarono a mormorare contro Mose ed
Aronne "Quanto sarebbe stato meglio se fossimo morti in Egitto per mano
del Signore quando avevamo del pane a sazieta', perche' ci avete portato a
morir di fame in questo deserto? - Allora il Signore, apparendo nella nube
disse a Mose', "Io vi faro' piovere dei pani dal cielo ed il popolo ne
raccogliera ogni giorno quanto gliene serva per vivere. (Ex 16:4)
Anche l'anima nostra ha un lungo
viaggio da fare attraverso il deserto di questa vita, anche essa ha bisogno di
sostenere le proprie forze, anche essa al par del popolo ebreo ha i suoi nemici
(Amaleciti) chi la dara' questa forza? chi la fara' uscire vittoriosa al par di
Mose? - Pluam vobis panem de coelo. (Ex 16:4)
Noi abbiamo l'Eucaristia, noi
abbiamo Gesu' nell'eucaristia, egli ci dice "ego sum panis de coelo
descendens qui manducat hunc panem non moriatur." (Jn 6:51)
Ma quante volte dobbiamo
avvicinarsi? Se vogliamo mantenerci forti - se vogliamo sempre cantar vittoria
dei nostri nemici - se vogliamo senza malattie, senza cadute arrivare alla
terra promessa dobbiamo anche noi, al pari del popolo ebreo mangiare ogni
giorno di questa manna della legge nuova: - Si e' questo il linquiaggio del
Sacramento – “e' questo il desiderio di Gesu' - e' questo il desiderio della
Chiesa.” [122]
[page 82]
Noi guardiamo il
Sacramento, non vediamo che del pane. La fede ci dice che vi e' Gesu', tutto
anima, corpo, sangue divino. Ma sta il fatto che vediamo pane.
Non e' questa un allusione
sufficiente che dobbiamo ricevere con frequenza questo Sacramento?
Il pane e' un cibo, comunissimo e
quotidiano cibo che si guasta se non consumato - che cosa facciamo noi del
pane.
E' il
desiderio di Gesu'
Se l'aspetto della specie gia' ci
persuade dell'invito di accostarci di frequente, noi troviamo che questo invito
piu' esplicito nella parola di Gesu'.
In sin dal suo discorso, pronunciato
nella sinagoga di Cafarnao, dove per la prime volta parlo' del Sacramento
dell'Eucaristia(Jn 6:59), Egli insistette sulla grande necessita' di
ricevire questo dono, e di usarne come cibo (Jn 6:48-51) che possiamo
facilmente capire il suo desiderio di accostarci frequentamente alla Santa
Comunione.
Ecco la
stessa parola di Gesu'
1. Ego sum panis vivus qui de coelo
descendit (Jn 6:51a)
2. Si quis ex ipsi manducaverit
non moriatur. (Jn 6:50)
3. Si quis manducaverit ex hoc
pane vivit in aeternum. (Jn 6:51b)
4. Nisi manducaveritis carnem
Filii hominis non habebitis vitam in vobis. (Jn 6:53)
Osservate come fa dipendere la vita
eterna dal pane celeste come appunto difende la vita del corpo dal male
materiale. Ci minaccia di morte eterna se non lo riceviamo? Cosa poteva piu'
dirci per mostrarci il suo vivo desiderio di vederci accostare spesso alla
sacra mensa.
[page 83]
"Desiderio desideravi hoc pasche manducare vobis cum antequam
patier." (Lk 22:15) Era la cena quando istitui' questo sacramento.
Vi e' un'altra parola che lodeva la
frequenza della comunione. Avvenuta l'istituzione dell'Eucaristia egli
soggiunge, "Hoc facite in meam commemorationem quotiesaemque manducabitis
panem hunc mortem Domini annuntiabitis." (1Co 11:24-26) Gesu' comanda
espressamente di rispetere senza metter termini alla repitizione - anzi dice
che ogni volta si mangera' il pane consacrato si rinnovera' automaticamente il
sacrificio della Croce.
La
chiesa nei primi giorni
Dicono gli atti apostolici
che i primi cristiani erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli ed
erano anche assidui nella frazione del pane e della preghiera. "Erant
perseverantes in communicatione fractionis panis." (Ac 2:42)
Il Concilio di Trento in ogni messa:
sarebbe bene che i Fedeli si comunicassero in ogni messa che ascoltassero non
solo spiritualmente ma col ricevere il Sacramento dell'Eucaristia.
[page 84]
[Homily 31]
L-Ewkaristija
- Sagrificcju[123] Skrittura
“Ego
sum panis vivus qui de coelo descendi" (Jn 6:51)
Malli nitfghu ghajnejna
fuq l'ostensorju u gewwa fih nilmhu l-ostja fil-bjuda minn taghha, il-harsa
taghna trid kieku tghaddi mill-ispeci sacramentali izda il-fidi biss hija dik
illi topera fir-ruh minn taghna, ahna ninsabu quddiem ghageb ta' l-ghegubijiet,
quddiem il-misteru l-aktar kbir, l-aktar gholi tat-twemmin minn taghna. Ahna
ninsabu quddiem Alla, quddiem Alla illi jghammar gewwa d-dawl, dawl illi hadd
ma jista' jitfa' ghajnejh fuqu u wisq inqas gewwa fih.
Huwa
hawnhekk illi jiena sejjer inwaqqaf il-hsieb tieghi, u lilkom nistieden biex
intom ukoll twaqqfu l-hsieb
Ghaliex
hafna mill-fidili jisimghu il-quddiesa bil-bruda? U ghaliex insibu fl-istorja
illi l-ewlenin insara, gewwa l-katakombi, kienu tant jitheggu bil-qima fil-waqt
tal-quddiesa? Taht il-kenn tas-sewwa li tghallimna fil-filosofija, illi xejn ma
jista' jkun fir-rieda taghna jekk qabel ma jkunx fl-intellett, ghandna inwiegbu
u nghidu illi jekk il-qalb ta' l-insara tal- katakombi kienet tinxteghel
bil-qima u bl-imhabba fil-waqt tac-celebrazzjoni tal-quddiesa, dan kien jigi
ghaliex
[page 85]
ruhhom kienet tabilhaqq imdawla fuq dak illi kien ikun qieghed jigri fuq
l-artal filwaqt tal-quddiesa. U ghalhekk jekk illum insibu u nhossu, illi
wiehed jisma' il-quddies bil-bruda, ikollna nghidu, kontra qalbna, illi dan
jigri akatarx ghaliex hsiebu mhux imdawwal bizzejjed fuq is-sagrificcju kbir u
tal-ghageb illi jsir fil-waqt tal-quddiesa. Ghalhekk inkun inhossni ixxurtjat
jekk jirnexxili nnissel fil-menti taghkom il-hsieb ta' umiljazzjoni kbira
tas-sagrificcju liema bhalu, ikun qieghed jaghmel Gesu' Kristu ghalina,
ghall-imhabba taghna, fil-waqt tal-quddiesa.
Aktar minn wahda huma l-hwejjeg illi
jikkonkorru biex ikollna tabilhaqq is-sagrificcju, u dawn huma:
l-ewwel, illi jigi mfakkkar minn Alla, jew inkella l-weghda ta' Alla
illi jaccetta s-sagrificcju illi Lilu jigi offert;
it-tieni, il-fini tas-sagrificcju, jigifieri illi Alla jigi maghruf
bhala l-ghola Sid fuq il-holqien kollu;
it-tielet, sacerdot illi ghandu l-jedd u s-setgha illi jipprezenta
x-xirka tal-bnedmin;
ir-raba, irid ikun hemm maturita' tajba biex tkun sagrifikata,
jigifieri li tigi distrutta jew imbiddla b'manjiera illi qisha tigi distrutta.
Fl-ahharnett irid ikun hemm l-azzjoni sagrifikatrici illi tiddistruggi
l-oblazzjoni biex tigi mistqarra s-saltna t'Alla fuq il-hajja u fuq il-mewt, biex
jigi imhallas id-dnub, u sodisfatta l-gustizzja t'Alla. – Ghalhekk ghall-fini taghna, biex jigifieri
nkunu nistghu nuru illi fil-quddiesa jsir il-veru sagrificcju huwa ghalina
bizzejjed illi nieqfu fuq din l-ahhar haga u nikkonsidraw l-azzjoni
sagrifikatrici illi ssir fil-waqt tal-quddeisa, u ghandna nsibuha mfissra
f'dawk il-kliem ta' Gesu' Kristu stess f'San Gwann "Ego sum panis vivus
qui de coelo descendi". (Jn 6:51) Jiena huwa l-hobz haj illi nzilt
mis-sema.
Kull haga illi tigi offerta 'l Alla
bhala sagrificcju ghandha tigi immolata, jififieri distrutta, jew bhalma ghidna
imbiddla b'tali manjiera illi tekwivali ghad-distruzzjoni taghha. U din
id-distruzzjoni jew
[page 86]
tibdila tifforma, mill-haga offerta, il-vera vittima. Jekk il-vittma hija
hajja ghandha tigi maqtula. Hekk kien jigri mill-annimali illi fil-ligi
l-Qadima kienu jigu offerti lill-Alla. Jekk il-vittma hija bla hajja, bhalma
huma l-hobz, l-inbid, u l-incens, allura f'dina ghanda tigri tibdila tali illi
nistghu nqabbluha mal-mewt; bhallikieku tigi mahruqa, tigi mxerrda, jew tigi
ridotta fix-xejn bi kwalunkwe manjiera ohra; titlef biex nghidu hekk l-esseri
naturali tagha, u ma tkunx tiswa ghall-istess uzu ta' qabel. Titbiddel bhalma
ghidna b'manjiera tali illi taqbel mal-mewt.
Issa fil-quddiesa ukoll il-vittma
illi tigi offerta, biex tkun tabilhaqq vittma, ghandha tigi immolata, jigifieri
distrutta jew imbiddla b'tali manjiera ohra illi taqbel ghad-distruzzjoni taghha.
Anzi ghandna nzidu illi fil-quddiesa, illi hija s-sagrificcju tal-ligi l-gdida,
l-immolazzjoni ghandha tkun aktar shiha minn dik tas-sagrificcji tal-ligi ta'
Mose, ghaliex dawna wara kollox ma kienux ghajr figura tas-sagrificcju
ewkaristika.
L-offerta infatti illi tigi maghmula
fis-sagrificcju Ewkaristiku hija l-gisem u d-demm ta' Gesu' Kristu taht
l-ispeci tal-hobz u ta' l-inbid, u l-azzjoni sagrifikatrici jew immolatrici,
issir permezz tal-kliem tal-konsagrazzjoni li huwa l-istess kliem ta' Gesu'
Kristu.
U hawn issa wasalna fil-qofol
tal-haga, kif jigifieri l-kliem tal-konsagrazzjoni ghandu jopera minn Gesu'
Kristu dik id-distruzzjoni, jew inkella dik it-tibdila shiha necessarja biex
ikun hemm il-veru sagrificcju. Jew bi kliem iehor jekk l-istat gdid, biex
nghidulu hekk, illi Gesu' Kristu jiehu permezz tal-kliem tal-konsagrazzjoni
huwa stat ta' vittma. Jekk inhu hekk allura fil-quddiesa ghandna l-veru
sagrificcju.
Bil-kliem tal-konsagrazzjoni l-hobz
u l-inbid jinbidlu fil-gisem u fid-demm ta' Gesu' Kristu, u appuntu dina
t-tibdila tqieghed lil Gesu' Kristu fi stat ta'
[page 87]
vittma. Filwaqt infatti illi l-umanita' ta' Gesu' Kristu tinzel mill-gholi
tas-sema, thalli dak id-dawl tal-Glorja u tistahba fid-dlam tal-hajja
sagramentali, ma nistghux nghidu haga ohra minn Gesu' Kristu, illi jkun qieghed
jiccekken tant, li ma nsibux kelma ohra illi tfisser ahjar dan ic-cokon, hlief
meta nghidu, illi irriduca ruhu fix-xejn ("Exinanvit sempitipsum"
Ph 2:7); u appuntu f'din ir-riduzzjoni ta' Gesu' Kristu fix-xejn qeghda
l-verita' illi fil-quddiesa ghandna l-veru sagrificcju.
Nippruvaw issa nfissru daqxejn ahjar
dak illi ghedna, ghaliex kieku nifhmu dan il-punt, a kemm u kemm b'qima akbar u
akbar nisimghu l-quddiesa; meta f'dak il-waqt ikollna quddiem l-ghajnejn
tar-ruh taghna dan l-ghageb ta' l-ghegubijiet illi jkun qieghed isir fuq
l-artal.
Tghallimna l-fidi illi Sidna Gesu'
Kristu jinsab fis-sema in-naha tal-lemin t'Alla l-Missier fil-milja tal-glorja
ta' l-umanita' tieghu irxuxtata u fil-qawwa tal-Majesta' Tieghu. Il-gisem
tieghu mhux aktar suggett ghall-mewt, hafif miksi u mdawwar bid-dija l-aktar
qawwija, il-prezenza tieghu hija dawl, hija hena, il-prezenza tieghu tifforma
l-ghaxqa tal-bejati kollha tas-sema; l-azzjoni Tieghu hija libera, pronta u
omnipotenti, is-setgha Tieghu hija dik ta' sultan u ta' Sid ta' kollox u ta' kulhadd,
kollox fih jindika l-milja u l-perfezzjoni tal-hajja.
Issa wara illi ikkontemplajna
flimkien il-gmiel, id-dija, il-qawwa, is-setgha ta' Gesu' Kristu fil-Glorja
tas-sema, nigbru minn hemm il-harsa taghna u nitfghuha fuq l-artal fejn
il-qassis illi jopra fl-isem ta' Gesu' Kristu u flimkien mieghu, ghadu kemm qal
il-kliem tal-konsagrazzjoni fuq daqsxejn hobz u daqsxejn inbid. - Nitfghu
l-ghajnejn taghna fuq dak il-hobz u ma nilmhu l-ebda dija, l-ebda caqliqa,
l-ebda hajja, huwa jista' jigi maqsum, korrett u distrutt ukoll, merhi f'idejn
bniedem illi jista' bih jaghmel li jrid. Kullma tista' tghidlu tant l-imhabba
kemm ukoll il-mibeghda, huwa
[page 88]
mhejji biex jigi mikul, u hekk jkompli jitlef ukoll dik l-ezistenza illi
huwa ghandu simili ma' kwalunkwe materja ohra. - Issa nigbru hawn il-menti
taghna u nahsbu illi dik il-materja ta' ftit valur, li ma ticcaqlaqx, li ma ghandha
l-ebda sinjal ta' hajja, hija l-mahbub taghna Gesu' Kristu li jinsab fis-sema,
dak l-istess illi ftit ilu konna qeghdin nikkontemplaw fuq it-tron tal-Glorja
Tieghu. - Kollu ghalxejn immorru infittxu fl-ostja ikkonsagrata, izda le ma
nilmhu x-xbiha ta' bniedem, xejn azzjoni, xejn liberta', xejn hajja sensibbli.
- Araw ghalhekk l-istat sagramentali huwiex tabilhaqq stat tax-xejn? U dan
l-istat tax-xejn mhuwiex daqs kieku l-istat tal-mewt? Il-vittma maqtula u
mahruqa fis-sagrificcji tal-Ligi l-Qadima kienet hija jewwilla titlef il-hajja,
jispiedi u tintem fl-irmied tal-huggiega, aktar milli Gesu' Kristu jispiedi u
jintem taht l-ispeci sagramentali.
Le fl-ebda wiehed mis-sagrificcji
l-vittma ma kienet tigi ghal kollox ikkunsmata u ridotta fix-xejn daqs fil-quddiesa
kemm jigi ridott fix-xejn Gesu' Kristu vittma divina, vittma ghax irid, vittma
biex jaghti xhieda tas-setgha ta' Alla fuqu u fuq il-hlejjaq kollha.
Huwa mela tabilhaqq illi Gesu'
Kristu fil-quddiesa jimmola ruhu meta jmur iqieghed lilu nnifsu fl-kundizzjonijiet
ta' l-istat sagramentali, u meta jmur jaccetta illi jsir bhala haga materjali
minghajr ebda sinjal ta' hajja. Huwa mela tabilhaqq illi fil-quddiesa permezz
tal-kliem tal-konsagrazzjoni Gesu' Kristu jigi mqieghed fl-istat tal-mewt. -
Huwa mela tabilhaqq illi fil-quddiesa jsir il-veru sagrificcju.
Ghalhekk wara dan illi ghedna
intennu nitfghu l-harsa taghna fuq l-ostja esposta fl-ostensorju u nifhmu ahjar
kemm verita' fihom il-kliem ta' Gesu' Kristu f'San Gwann "Ego sum panis
vivus." (Jn 6:51) Hawn infatti qieghed is-sagrificcju, f'dana l-istat
ta' vittma, illi ghalkemm Gesu' Kristu huwa haj taht l-ispeci sagramentali,
izda
[page 89]
jinsab f'kundizzjoni illi ma jistax jixhed il-hajja tieghu, kundizzjoni
dina illi m'hemmx min ma jarax illi tegwalja l-istat tal-mewt "Qui di
coelo descendi" (Jn 6:51) - hawn ghandna nistqarru l-azzjoni
sagrifikatrici meta permezz tal-kelmiet tal-konsagrazzjoni jistahbew
il-kundizzjonijiet tal-Glorja ta' Gesu' Kristu fis-sema taht l-ispeci
sagramentali.
Inkomplu mela ahna wkoll bhal
missirijietna mghallma mill-appostlu San Pawl, nisimghu l-quddies, nisimghuh
ukoll kuljum, kif inhi d-drawwa imqaddsa taghna; - izda waqt il-quddiesa
inzommu haj il-hsieb illi Gesu' Kristu sejjer jissagrifika ruhu illi Gesu'
Kristu qieghed issagrifika ruhu ghalina, ghal dnubietna, ghall-imhabba taghna,
u hekk ahna wkoll xejn inqas mill-ewlenin insara tal-katakombi inhossuna
ninxteghlu bil-qima, bl-imhabba lejn Gesu' Kristu prezenti u mistohbi
fl-Ewkaristija.
[page 90]
[Homily 32]
Detto
all'Istituto Fra Diego il 2. iii. 19??
ed al Monastero di S. Benedetto Notabile il 3. iii. 1919
"Da nobis, Deus, fidei et caritatis
emgmentum" (Lk 17:5)
La Chiesa nella Domenica XIII dopo Pentecoste.
Dopo tante comunioni perche' ci
troviamo tanto indietro nel progresso spirituale? E' questo il lamento (lemma)
doloroso, e disgraziamtamente molto comune, che si sprigiona dal petto di
coloro che frequentano le Chiese, che si comunicano spesso, che si comunicano
tutti i giorni. Perche'? Perche' mai questo? Oh si davvero quando pensiamo che
una sola Comunione ben fatta, basterebba, come dice S.Teresa, a portare
un'anima alla piu' alta perfezione e santita'; e quando riflettiamo d'altra
parte che noi con tante e tante Comunioni, ci restiamo sempre gli stessi, pieni
di miserie, di difetti, di imperfezioni, indietro nell'acquisto (rebh) delle
virtu' non possiamo non lamentarci con noi medesimi ed alle volte ci sentiamo
tanto scoraggiati da arrivare a risolverci di diminuire il numero delle nostre
comunioni: Ah si, e' questa una della maggiori pene che si incontrano nella
vita spirituale (tar-ruh). Ricevere (nircievu) cosi' psesso il pane dei forti,
e vederci ancora languire nelle nostre debolezze; unirsi (ninghaqdu) cosi'
spesso con Dio che e' l'autore di ogni perfezione e santita', e vederci (nilmhu
ruhna) ognora si lontani dalla santita' e dalla perfezione e dalla virtu'. E'
veramente una grande pena. Ma perche' questo? Donde viene tanto disordine?
Ah si io lo so molto bene - Fratelli
dilittissimi - che non sempre il frutto della Comunione si sente, perche' molte
volte il Signore ce lo nasconde pel nostro bene, pel nostro meglio (gid); ma io
so ancora che questo frutto molte volte non si sente e non si vede perche' in
realta' non esiste, o esiste, in molta scarsa misura: e questo per nostra
colpa, e questo per molti difetti
[page 91]
che sbadamente commettiamo sull'accostarci all S. Comunione; e
particolarmente del difetto di fede e di amore. Pertanto adesso che ci troviamo
dinanzi a Dio presente nel SSmo Sagramento dell'altare, raccogliamoci in noi
stessi ed invece di lamentarci, inspiriamoci alla direzione della Chiesa nostra
Madre, ed unitamente alla stessa umiliamo a Dio la nostra preghiera "De
nobis, Deus, fidei et caritatis augmentum." (Lk 17:5)
(Eccellenza)
Mentre tutti gli altri sacramenti
sono semplici canali o mezzi per cui ci si comunica la grazia di Dio, il
Sacramento dell'Eucaristia contiene in se e ci comunica l'Autore stesso della
grazia Gesu' Cristo nostro Signore.
Ed in verita' se noi diamo uno sguardo
su tutto il sistema del culto (qima) esterno che trovasi in seno della
Santissima (imqazza) nostra Religione. Che cosa e' che noi troviamo? Quale e'
il centro luminoso (luminus) che intorno ad esso tutto si aggira? Forse non e'
l'Eucaristia tanto come sacrificio quanto come sacramento. l'Ufficiatura che
cosa e'? I Vespri, il Matutino, le Ore che cose sono esse non sono altro che
preparazione e ringraziamento che si volgono attorno al Sacrificio della Messa.
Se prendiamo l'Eucaristia in relazione con gli altri sacramenti noi troviamo
che esse e' il fine e la consummazione di tutti gli altri sacramenti. Il Battesimo
e' istituito per preparare l'uomo a ricevere l'Eucaristia; esso gli apre le
porte di quella casa dove il Padre di tutta la famiglia Cristiana nutrisce
(jitma') i suoi figli della stessa sua sostanza. - La Cresima arma di
forza il cristiano per combattere i nemici della sua fede e della sua purita'
che vorrebbero impedirgli di poter ricevere l'Eucaristia. - La Penitenza
e l'Estrema Unzione preparano (ihejju) il cristiano a degnamente
ricevere Gesu' Cristo quella come preparazione alla Comunione quotidiana, e
questa come preparazione al santo Viatico. - Se noi prendiamo poi il Sacramento
dell'Ordine, esso e' istituito unicamente per l'Eucaristia,
[page 92]
ed infatti ove l'eresia se e' riuscita di cancellare dalla mente e dal
cuore degli uomini la fede nell'Eucaristia li' non vi troviamo piu' sacerdozio.
Ecco percio' perche' in seno della nostra Chiesa tanti chierici,
ostiarii, lettori, esorcisti, acoliti, suddiaconi, diaconi, e sacedoti - ecco
perche' tanti sacerdoti - ecco perche' tante belle Chiese e cappelle ricche di
oro e argento e di tutto cio' che di bello l'arte sa e puo' contribuire. - Ecco
perche' tanta pompa e ricchezza nei sacri acredi. - Ecco perche' tante faci
ardenti sui nostri altari. - Ah noi lo sappiamo c'e' perche' la dentro al
tabernacolo sotto le specie sacramentali vi e' il Signore Nostro Gesù Cristo
realmente presente coll'anima, col corpo, col sangue e colla sua divinita'. -
Oh noi lo sappiamo tutto questo ma quello che non facciamo, e che noi non ci
meditiamo tanto spesso sopra, non ci riflettiamo piu' seriamente. In altre
parole non crediamo abbastanza e per conseguenza non amiamo quanto dobbiamo
amare. Oh si' dacci O Signore l'aumento di queste virtu' "De nobis Deus fidei
et caritatis augmentum." (Lk 17:5)
Ora se per poco noi ci fermiamo a
riflettere seriamente alla presenza reale di Gesù Cristo nel Sacramento, subito
queste dolci parole ci risuonano alle orrechio. "ego vobiscum sum, omnibus
diebus, usque ad consummationem saeculi." (Mt 28:20) Io sono con voi
per tutti i giorni sino al terminar dei secoli. Si S. Agostino ce lo lascio
scritto che l'Eucaristia non e' altro che l'estensione dell'Incarnazione e
percio' lo stesso fine dell'incarnazione, della passione e della morte di Nostro
Signore e' anche il fine dell'Eucaristia. Anzi l'Eucaristia e' il compimento
dell'Incarnazione. Ora questo fine e' divinamente espresso nel Simbolo che si
dice nella Messa, ivi dunque e' detto che il Figlio di Dio e' disceso dal Cielo
e si e' fatto uomo, "propter nos homines et propter nostram salutem."[124]
Ed altrove lo stesso Gesu' ci dice "Ego veni ut vitam habeaut et abundantius
habeant." (Jn 10:10) Si per noi per la nostra vita spirituale e per
la nostra salute egli si spoglia degli splendore della sua gloria e sta li'
[page 93]
nascosto sotto il velo sacramentale. – Si' e' per noi che egli si fa
trovare ovunque, non ha scelto una speciale citta', uno speciale
santuario, ma egli si fa trovare in ogni angolo della citta', in mezzo alle
campagne, sulle montagne, nelle valli, ovunque vi sono anime e lui care egli
vuol trovarsi in mezzo a loro. "Ecce ego vobiscum sum." (Mt 28:20)
Si' egli si fa trovare non solo tutti i giorni ma in tutte le ore. Egli sta
sempre la' pronto ad accogliere tutti; afflitti, piangenti, dubbiosi,
peccatori, deboli, pusillanimi, tutti, tutti. Per tutti ha un rimedio. - Oh
fermiamoci un poco a considerare qual sorte e' mai la nostra di poter vivere
alla presenza, alla compagnia di Gesu' Cristo. Fortunati foste voi o Apostoli,
o discepoli, o popoli tutti della Palestina che viveste con Gesu' durante la
sua vita mortale. - Ma che cosa abbiamo noi da invidiarvi. Voi l'avrete ad
intervalli di tempo noi l'abbiamo continuamente. - Ma in mezzo a tanta
ricchezza perche' cosi' poveri, in mezzo a tanta felicita' (hena) perche' cosi'
languidi (mitluqin), in mezzo a tanta luce perche' cosi' ciechi? In
mezzo a tanto ardore (hrara) perche' cosi' freddi. Perche? Perche'? La
ragione e' una sola perche' manchiamo di fede. Si' fede, fede, e tutto cio che
ci necessita. Percio' uniamoci alla Chiesa e dall'vivo del nostro cuore salga
in alto la nostra preghiera "Da nobis, Deus, fidei augmentum." (Lk 17:15)
Accrescite la nostra fede.
Effetti
Gesu'
e' venuto tra di noi, ha vissuto, ha patito, e' morto, e' rimasto presente
nell'Eucaristia per noi per alimentare la vita dell'anima nostra. Ma in qual
modo? per mezzo dell'unione piu' intima che succede nella Comunione. Dopo
l'unione della Gloria, la Comunione e' l'unione piu' stretta che la creatura
possa contrarse con Dio. Si' fine ultimo dell'Eucaristia e' l'unione dell'uomo
a Dio. Tutti gli altri sacramenti ci uniscono, senza dubbio a Dio, ma questo
solo (l'eucaristia) ha l'unione per suo oggetto immediato. Per quanto due
uomini si amino
[page 94]
tra di loro le loro anime restano sempre separate, ed un cuore umano
giammai puo' fondersi in un altro cuore. Ma nell'Eucaristia, ma nella
Comunione, l'anime nostra diviene una sola cosa coll'anima di Gesu', lo spirito
suo diviene una sola cosa collo spirito nostro. I Santi Padri per
spiegarci in qualche modo quest'unione ci apportano l'esempio di due pezzi di
cera fissi insieme, o di due metalli - Ma quale unione piu' intima di quella
che passa tra di noi ed il nostro nutrimento. Questo entra nella
sostanza del nostro corpo, diviene il nostro sangue e le nostre ossa; si cambia
in quel cervello con cui pensiamo ed in quel cuore con cui amiamo. E' in questo
modo che si compie la nostra unione con Gesu' nell’eucaristia, con questo peso
che Gesu’ come elemento (permettetemi la parola) piu' forte attira noi a
se e ci assorbe come l'elemento piu' forte attira ed assorbe l'elemento piu'
debole ed ecco perche' al tempo della Comunione ciascuno di noi con verita' puo'
dire con San Paolo "Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus."
(Ga 2:20) Io vivo ma non son io che vivo ma e' Gesu' Cristo che vive in me
– si' per mezzo dell'Eucaristia il nostro intelletto viene illuminato dalla
luce dell'intelligenza divina, il nostro cuore cambia la sua forza naturale
d'amore in una potenza di amore sopranaturale e divina - lo stesso
nostro corpo a poco a poco perde i suoi istinti (gibdiet) materiali, ed invece
di peso, ostacolo e nemico dell'anima diviene anzi un servo fedelizzimo. -
Venga a testificarci questa verita' San Tomaso d'Aquino che oltre ad essere
l'angelo della scuola fu anche un serafino dell'Eucaristia. Ce lo testifichi S.
Teresa di Gesu', Santa M. Maddalena de Pazzi, San Pasquale Baylon, Sant'Andrea
Avellino, il Venerabile Eymard, e tanti e tanti altri santi.
Ma se e' cosi', se questi sono gli
effetti della Comunione Eucaristica, perche' noi cosi' freddi, indiffenenti,
pieni di difetti, lontani dall'acquisto della virtu'? perche'? Oh, perche'? e'
perche' non abbiamo fede sufficiente e per conseguenza difettiamo del relativo amore.
"Da nobis, Deus, augmentum fidei et caritatis." (Lk 17:5)
[page 95]
Vedete infatti l'Eucaristia
non e' altro che una fornace d'amore divino, cosi' infatti si degno' Gesù Cristo
stesso apparire alla Beata Alacoque mentre adorava il Santissimo Sacramento,
egli le mostro' il suo cuore tutto avvampato come se stesso dentro una fornace.
Ora l'azione, il fine del fuoco e' di investire talmente di sua virtu' gli
oggetti a cui s'appiglia che piu' non si distinguono dal fuoco medesimo. E gli
effetti che produce differiscono dalla diversita' degli oggetti sottoposti alla
sua azione cosi' p.e.
- riscalda, mette in ebollizione, scioglie in vapore l'acqua
- dissecca, avvampa, carbonizzi, incenerisce il legno
- arroventa, ammollisce e liquefa il ferro.
Ora applichiamo questo principio a
cio' che stiamo trattando. Nell'Eucatistia questo fuoco dell'amore divino di
natura sua investe totalmente tutti coloro che comunicandosi si appressano a
lui e si sottomettono alla sua azione. Ecco perche' le anime nostre sentono
certi slanci (gibdiet lejn Alla), ecco perche' certe estasi di amore in alcuni
al solo pensarvi che stanno innanzi a Gesu' Sacramentato - ecco perche' altre
anime si sentono sciogliere in lacrime al solo accostarvisi alla sacra
mensa. Ecco come si spiegano quelle fiamme d'amor divino (S. Stanislao
Costaca), ecco come si spiegano quei volti raggianti (miksijin bid-dija) di
tante e tante anime belle agli occhi di Dio.
Ma quando nelle vite dei Santi noi
leggiamo di simili effetti dell'Eucaristia, subito gridiamo al miracolo
miracolo.
Oh quanto siamo ciechi? E' egli
miracolo che il fuoco abbruci, avvanpi, assoventi, liquefaccia e trasformi in
se cio' che viene sottoposto alla sua azione? Il miracolo sarebbe vedere un
pezzo di ghiaccio, che avvicinato al fuoco non si liquefacesse, che un
pezzo di legno gettato in una fornace non avvampasse che il metallo
posto nel crogiolo si rimanesse freddo, rigido, insolubile: questo
[page 96]
si' che sarebbe miracolo.
E questo miracolo siamo noi - Si? Noi
siamo questo miracolo di insensibilita', che non proviamo gli effetti della Santissima
Comunione - che ci lamentiamo di trovarci sempre gli stessi dopo tante
comunioni, quasi che l'eccellenza, il fine e gli effetti dell'Eucaristia, di cui
abbiamo oggi parlato, fossero una favola o per lo meno un'esagerazione di
qualche mente riscaldata. Ah se vogliamo la ragione vera cerchiamola entro noi
e la troveremo nei numerosi difetti con cui ci accostiamo a questo Sacramento
particolarmente nella mancanza di fede e di carita'.
Oggi quindi che ci troviamo innanzi
all'augustissimo Sacramento conosciuto e detto per eccellenza Mistero di fede
"Misterium fidei" ravviviamo la nostra fede - quando ci
troviamo innanzi al tabernacolo, quando assistiamo alla Santa Messa, quando ci
accostiamo alla Sacra Mensa ravviviamo la nostra fede. Quante volte non
facciamo queste cose per uso, per abitudine, con indiffenenza, con leggerezza? Se
avessimo una fede veramente viva della presenza reale di Gesù Cristo Signore Nostro
la' in quel tabernacolo, se riflettessimo seriamente che Egli se ne sta'
la' vivo, vero e reale, che ci vede che ci osserva. Ah sarebbe possibile che ci
lasciassimo prendere della noia di stare un momento di piu' in Chiesa, sarebbe
possibile che ci lamentassimo di una messa un po' lunga? Sarebbe possibile
veder lungo il tempo di un po' di preparazione e ringraziamento dopo la
Comunione mentre poi forse con un amico ci passano le ore senza accorgerci.
Ah "Da nobis Deus fidei
augmentum" (Lk 17:5)
Perche' ci si manca la fede ci
difetti anche l'amore e dove non ci e' amore vi e' freddezza, indifferenza,
fastidio, noia, Ah amiamo si' Gesu' in Sacramento ricordiamoci che alla sua
presenza ci troviamo come figli diletti attorno al loro amato padre. -
Ricordiamoci che Gesu' in Sacramento e' il vero nostro amico a cui tutto
possiamo confidare, ricordiamoci che egli e' nostro
[page 97]
benefattore e sciogliamo la nostra lingua in un inno di gratitudine
e riconoscenza.
Oh si'. Se mai in futuro venissimo
tentati di repetere il crudele lamento che dopo tante comunioni ci troviamo
tuttora freddi, pieni di difetti, privi di virtu' - secondiamo piuttosto lo
spirito della Chiesa Madre nostra e con essa ad alta voce ripetiamo "Dacci
O Signore l'aumento alla nostra fede ed alla nostra carita'."
"Da nobis, Deus, augmentum
fidei et caritatis" (Lk 17:5)
Deo Gratias
[page 98]
[Homily 33]
L'Eucaristia
Eccellenza: |
Gli
altri Sacramenti sono canali della grazia in questo vi e' l'Autore della grazia. |
Fine: |
E' lo
stesso che quello dell'Incarnazione, Passione e Morte del Figlio di Dio -
"Propter nos homines et propter nostram salutem." (:) La salute
dell'anima e del corpo. |
Effetti: |
Essi
sono anologhi al fine del fuoco che tende di investire di sua virtu' gli
oggetti coi quali tocca. Riscalda, e bolle, e scioglie in vapore l'acqua. Dissecca,
avvampa, carbonizza, incenerisce il legno. Arrovento, ammollisce, liquefa i
metalli. Alimenta, accresce e perfeziona nell'anima la vita eterna; mediante
l'unione coll'autore della grazia. Mette nel corpo un seme incorruttibile di
risurrezzione e di immortabilita'. Alimenta
l'anima. |
[page 99] |
|
|
Distacco
dalla terra |
Nel Corpo
mette il seme della risurrezzione e dell'incorruzione - Ci fa' vivere vita di
angeli. "Panis Angelorum" - "Vinum germinans Virgines." (:)
[page 100]
[Homily 34]
L'Eucaristia
Eccellenza |
- Gli
altri Sacramenti sono canali della grazia, in questo vi e' l'Autore della
grazia. |
Fine |
E' lo
stesso che quello dell'Incarnazione, Passione e morte del Figlio di Dio – "Propter
nos homines et propter nostram salutem." (:) La salute dell'anima e del
Corpo. |
Effetti |
Essi
sono analoghi al fine del fuoco che tende di investire di sua virtu' gli
oggetti coi quali tocca. |
|
Alimenta
l'anima. |
[page 101] |
|
|
"Accedite et illuminamini" (:) qui l'anima si
unisce. |
|
Distacco
della |
|
Nel Corpo mette il seme della risurrezione e
dell'incorruzione - Ci fa vivere vita di angeli. "Panis angelorum" (:)
- "Vinum germinans Virgines." (:) |
[page 102]
[Homily 35]
Che
cosa e' F.D. che ha fatto Gesu' in queste sante Quarantore? Egli ha passato
delle ore belle, delle ore sante, in questo bel trono che la vostra devozione
guidata (immexxija) dalla liturgia della Chiesa gli ha innalzato in questa
chiesa tanto cara ai vostri cuori, nascosto - ma vive adesso in nostra
compagnia; nascosto. Ma ci guarda uno ad uno, una ad una, nascosto. Ma si
delizia (jitghaxxaq) di noi. Sentitelo, "Deliciae meae esse cum filius
hominum" (Pr 8:31) la mia delizia e' di stare con voi; ed e' rimasto
con noi, con tutta pompa, con tutta solennita', con tutto lo splendore durante
queste quarantore.
E voi siete qua venuti e gli avete
offerto le vostre adorazione, e voi siete venuti e gli avete offerto i vostri
ringraziamenti per tanti benefici che vi ha elargito - e voi siete venuti e gli
avete offerto i sentimenti di dolore, di dispiacere, di pentimento per tutti i
vostri difetti, per tutte le vostre mancanze - e voi siete venuti ed a lui come
fonte (ghajn) di ogni verita' avete offerto la vostra fede - e voi siete venuti
e come mare di misericordia gli avete offerto, a vostra speranza. E voi siete
venuti e come fornace di carita' gli avete offerto il vostro amore - Si volle
vostre devozione, colle vostre preghiere, col vostro culto (qima) ad imitazione
dei santi, voi avete cavato un fosso, voi avete innalzato un muro attorno al
trono augusto di Gesu' ed avete impedito che le freccie degli insulti, die
disprezzi, dei peccati, dei sacrilegi possano giungere a ferire la persona di
Sua Divina Maesta'.
Ed ora dopo questa bella
processione, dopo questo trionfo che abbiamo dato a Gesu', per le vie di questo
paese, prima di fare fine a questa solennita', prima di lasciare questo sacro
recinto, monumento dellla vostra devozione, ci rimane ancora da compiere
un'altra azione ci rimane ancora da umiliare ai piedi del trono di Gesu' un
altra domanda (talba) dal fondo del nostro cuore. E' la domanda, o Gesu', che
voi stesso con tanta premura ci
[page 103]
avete insegnato "Adveniat regnum tuum" (Mt 6:10) tigi
saltnatek. Si venga il regno tuo nelle nostre menti, e col lume che seco
apporta diradi (tholl) ogno nebbia (cpar) perche' tutti possono vedere con
chiarezza (bic-car) la via della verita' e della giustizia. - Si venga il regno
tuo nelle nostre volonta', e le dia un po di quella forza infinita che
l'accompagna, perche' tutti possono tenere forte a quella catena d'oro che ci
tiene uniti all'amato nostro pastore che ci tiene uniti col vostro glorioso
Vicario in terra. - Venga il regno tuo entro le nostre famiglie. E dentro le
sacre pareti delle nostre case faccia che abiti (tghammar) la pace, la
concordia (il ftehim) e la carita'. - Venga il tuo regno tra i fedeli di tutta
questa parrocchia e fa che tutti restino uniti in un sol sentimento (b'fehma) e
un sol cuore entro la Chiesa amata vostra sposa.
Si benedici, in questo momento il
parroco di questo paese, rimettilo bene in salute perche' ritorni a zelare pel
suo gregge, - benedici che degnamente va facendo le sue veci - benedici noi
tuoi ministri perche' sempre e con maggior impegno zeliamo al mantenimento
(sahha) del tuo regno - Benedici i sacerdoti di tutto il mondo anche quelli che
trovansi nei paesi piu' lontani delle sante Missioni perche' tutti lavorino con
amore pel tuo regno. "Adveniat regnum tuum." Benedici noi tutti o
Gesu' e fa che noi tutti manteniamo nel suo splendore il tuo regno entro di noi
- "Adveniat regnum tuum." (Mt 6:10)
[page 104]
[Homily 36]
Delle disposizioni dessiderabili pel comunione
frequente
Che noi ci comunichiamo spesso, che
noi ci comunichiamo tutti i giorni e' il desiderio di Nostro Signore Gesu'
Cristo, e la dottrina di nostra madre la Chiesa Cattolica.[125]
E percio' se noi ci comunichiamo spesso se ci comunichiamo tutti i giorni noi
ci portiamo da veri cristiani, noi ci diportiamo da veri figli della Chiesa
Cattolica.
Sta a noi pero' di vedere in qual
modo dobbiamo avvicinarci a questo sacramento, con quali disposizioni. Ieri
avete sentito parlare delle disposizioni necessarie dichiarate nel venerando
decreto del Santo Papa Pio X intorno alla Comunione quotidiana, "Per la
Comunione frequente e quotidiana e' necessario e sufficiente lo stato di
grazia e la retta intenzione."[126]
- Oggi Fideli Divoti vi tratterro' brevemente sulle disposizioni convenienti
colle quali deve prestarsi ai piedi dell'altare chi si comunica spesso, tutti i
giorni. E queste condizioni non ve li dichiaro io, ma li troviamo nel decreto
di cui sopra di Pio X eccole qua e "sommamente conveniente che quelli i
quali si comunicano quotidianamente, siano scevri da peccati veniali,
almeno da quelli pienamente deliberati, e dall'affetto a quelli."[127]
La malizia infatti dei peccati
veniali verra' subito compresa da alcune considerazioni che faremo insieme.
Comprenderemo la loro malizia dal
rigore con cui Iddio il castiga; poiche' principalmente per il castigo di
quello ha provveduto il carcere del purgatorio. E prima che l'anima sia
purificata dagli stessi non puo' godere della beatitudine del paradiso. - Durante
la Comunione noi possiamo dire di avere in noi il paradiso - in paradiso non
entra il peccato veniale. - Quindi chi non vede quanto bene dice Pio X che e'
di somma convenienza esser scevri dai peccati veniali.
[page 105]
San Paolo dice che i peccati veniali sono legna, fieno e stoppa (1Co 3:12-15)
con cui si arriva al fuoco del Purgatorio, per bruciare chi li commette.
- Colla Comunione cerchiamo di augentare la grazia dell'anima nostra, alla
grazia corrisponde la gloria, la gloria consiste nella beatitudine nella
contentezza. - Quindi vedete in quale contradizione si mette chi si comunica
spesso, e non si cura di emendarsi dei peccati veniali - Con una mano cerca di
meritarsi la beatitudine eterna e coll'altra accende il cuoco per farla
soffrire nel purgatorio.
Il
Sacramento dell'Altare e' il Sacramento dell'Amore per Eccellenza. E ci
avviciniamo a comunicarci per amare Gesu' e per dar campo a Gesu' di amarci. -
Coi peccati veniali e coll'affetto ai peccati veniali ci meritiamo in questa
vita e pene temporali e pene spirituali, desolazioni, perdite del fervore
scoragimenti, assenza della presenza di Dio, perdita della pace interna
dell'anima. - Fare atti per amare Dio, e fare atti per meritare castighi, e'
una cosa che per lo meno mostra mancanza di buon senso.
L'Angelico
San Tomaso dice che il peccato veniale dispone al mortale per modo di
conseguenza; poiche la coscienza si alllarga, si abitua ad ammettere la colpa;
perde il timore e succede che senza difficolta' ammette il peccato mortale
"qui speruit modica paulatim decidet." Il Savio - In verita'
chi ammette nell'anima. - L'infermita' nel corpo, porta fiacchezza, debbolezza,
stanchezza e dispone alla morte. - Cosi questa infermita' dell'anima, produce
stanchezza nell'operare il bene, nella pratica della virtu', attacca al riposo
nei beni fallaci della terra, ed a poco a poco si stacca dal bene per darsi al
male uccidendo l'anima col peccato mortale.
[page 106]
[Homily 37]
In quei
pani tanto miracolosamente moltiplicati viene raffigurato il Pane Eucaristico,
Pane di ogni giorno si moltiplica sui nostri altari.
Che
grande dono
Che grande prodigio
Semplice
pane |
Corpo
di Gesu' Cristo |
Senza
peccati veniali
Con gran desiderio
Con santa paura.
Con cuore pieno di gaudio
Con santo Amore
Un giorno disse nostro Signore a Santa
Matilde "Quando devi comunicarti, desidera tutto quell'amore che mai
un cuore ha avuto verso di me, ed io ricevero' in tale amore, come tu vorresti
che fosse." S.Giovanni Crisostomo "Unis sit vobis dolor, hoc
esca privari."
S. Maria
Maddalena dei Pazzi. Si portava in Chiesa dei Padri Gesuiti sua Madre.
- Ed a 10 anni. - Non si staccava da sua madre. - Perche' senti' Gesu' con se.
- Il giorno dell'Amore.
Nella
Citta' di Bologna una fanciullina per nome Imelda
L'ostia
che vola dalle mani del sacerdote.
In Imelda che muore appena comunicata.
[page 107]
Accostiamoci spesso - ma con gran rispetto e riverenza - Dice il Kempis
"se avessimo la purita' degli Angeli, la santita' di Giovanni Battista non
saremmo degni di ricevere o di toccare questo Sacramento - S. Maria Maddalena
de Pazzi "Troppo grande cosa e' ricevere Iddio."
Le
anime purganti
Le turbe saziate miracolosamente da
quei miracolosi pani vollero prendere seco Signore Gesu' e farlo loro Re e loro
Signore.
Che abbiamo anche noi questo
sentimento, noi spose sue.
Gesu' in vita, in morte, in tutta
l'eternita'.
[page 108]
[Homily 38]
- Il Programma di Pio X -
Il Sacramento in se stesso ci
persuade della comunione, frequente, quotidiana.
Non vediamo che pane. Dunque
l'identita' dell'aspetto col pane comune ci parla della identita' di uso.
Resulta anche degli effetti
del pane comune. Somiglianti a quelli del pane eucaristico.
Il pane nutrisce col mangiarlo
costantemente; lo stesso frumento cresce a poco a poco.
Il
Desiderio di Gesu'
Dal discorso di Gesu' nella sinagoga
di Cafarnao (Jn 6:50-58)
non
moriatur -
non
habetis vitam in vobis.
habet
vitam alternare
in
me manet et ego in illo
vivit
in aeternum.
Dalle parole dell'ultima cena
"Desiderium desideravi hoc pascha manducare vobiscum" (Lk 22:15)
Vuol dire quando istituiva - se egli desidera.
Dalle altre parole "fate questo
in memoria di me." (Lk 22:19)
[page 109]
[Homily 39]
Ecco
che cosi' e' la Ora Santa e' un'ora di scuola la piu' alta, e' un ora di
scuola che ci indica la via di questo pellegrinaggio per giungere lassu' nei
cieli.
Fortunata questa parrocchia che pel zelo
del suo pastore sta per incominciare una pratica tanto salutare.
E voi o Gesu' come in quel giorno
sulla cima del monte la per benedire i virtu' apostoli e gli altri 500
discepoli - Deh da questo magnificio trono innalzato a voi della devozione,
dalla pieta' di questo popolo che avete attorno, solleva anche oggi la vostra
mano e benediteci tutti preti che collo stesso zelo la continueranno e perche'
il nostro desiderio sia rafforzato fate che tutte le volte che saremo qua per
l'ora santa noi sentiremo al vivo la vostra presenza "Ecce ego vobiscum
sum." (Mt 28:20)
Giungere l'ora ecco giungere il
momento in cui la profezia si cambia in realta' "vado ad Patrem", "Vado
parare vobis locum" (Jn 14:2-28) E poiche' molte e dure sono le lotte
che vi converra' sostenere, non temete di nulla che io sono sempre con voi fino
alla consumazione dei secoli. "Ecce ego vobiscum sum usque ad
consumationem saeculi." (Mt 28:20)
Ah si Gesu' e' con noi, Gesu' e'
colla sua Chiesa per illuminarla per dirigerla per infonderle lena, forza e
coraggio nella lotta contro i suoi nemici, "Ecce ego vobiscum sum," (Mt 28:20)
Ah, si' Gesu' e' con noi egli e' con ognuno di noi, egli e' qui notte e giorno
a farci compagnia nell Ssmo Sacramento dell'Eucaristia. E' ha fatto tutto per
farci compagnia ora sta a noi di corrispondere a fargli compagnia
e l'Opera bella dell'Ora Santa ha per fine principale appunto questo.
"Ecce ego vobisum sum usque ad
consumationem saeculi." (Mt 28:20)
Il figlio di Dio Nostro Signore Gesù
Cristo era venuto sulla terra - aveva compiuto la sua missione:- aveva
predicato la sua dottrina la sua legge, l'aveva confermata coi miracoli piu'
[page 110]
stupendi, era passato facendo del bene a tutti e sanando tutte le
infermita'; egli aveva sofferto, aveva dato la stessa sua vita per la salvezza
del mondo. Era risorto gloriosamente dal sepolcro, era rimasto coi suoi
discepoli per altri quaranta giorni, cercando di istruirli, ammaestrarli
intorno alla Chiesa (Xirka) che essi dovevano propagare pel mondo sulla sua
dottrina sui suoi sacramenti ma erano passati quei quaranta giorni, ed ecco
giungere il giorno, ecco (iv[128]) di fare un ora in compagnaia con
Gesu'.
Gesu' nell'Eucaristia manifesta all'anima
il suo amore, e la anima nell'ora di adorazione vi corrisponde a tanto amore,
Gesu' nell'eucaristia si cenilia e l'anima impara "exaninivit
semetipsum" (Ph 2:7) vi e' reso' quasi in nulla e l'anima impara
a rincalzare (trazzan) la sua superbia.
Gesu' chiama i peccatori e li
manda mondati dei sentimenti dolori e di pentimento.
L'anima trovasi nelle tenebre del
dubbio e Gesu' la illumina "qui sequentur me non ambulat in
tenebris." (Jn 8:12)
L'uomo desidera di sapere e'
arido di scienza e' Gesu' e' qua' ad ammaestarsi "Unus est magister vester
Christus." (Mt 23:10)
Voi che tribolati. Venite ego refici
vos" (Mt 11:28)
Ubbidisce soffre, Perdona.
[page 111]
[Homily 40]
Visita al Santissimo Gesu' Sacramento
Ragionevolezza. L'esempio
di un monaca che scegliesse la sua dimora accanto alla nostra casa. - Se ci
meravigliamo dei Giudei che non lo conobbero e non l'amarono, che dice della
nostra indifferenza nel visitarlo?
Convenienza.
Chi non ami di stare con suo padre? con un amico? Gesu' e' nostro padre
nostro amico.
E' considerata grazia insigne quella
di Giuseppe quando la Sapienza discese con lui nella prigione allorche era
sciolto da catene. "Descendit cum illo in foveam et in vinculis non
dereliquit cum." (Ws 10:13) E nel tabernacolo abita con noi la
Sapienza incarnata.
Vantaggio. Gesu'
illumina, consola, salva. L'esempio dei Santi. Santa Teresa. Santa Caterina da
Siena, S. Maria Maddalena dei Pazzi.
Nel Vo secolo alcuni
monaci stabilirono l'adorazione perpetua.
S. Agostino dice che sua madre si
recava due volte al giorno per ascoltare le parole del Signore, e perche il
Signore assaltasse le sue parole.
[page 112]
[Homily 41]
PRIMA COMUNIONE
Quantobene ci vuole Gesu', quanto
bene ci vuole per egli nacque Bambino nella Grotta di Bethlem, per noi egli
sofferse le pen dell'esilio, per noi si lascio' tradire, flagellare, coronare
di spine, per noi si lascio' condannare alla morte e morte di croce. Per noi
per amor nostro istitui' questo Sacramento dove annichilato, al dire si San
Paolo (Ph 2:7), arde continuamente dal desiderio di unirsi a noi.
Ed e' percio' che la Chiesa questa diletta
sposa di Gesu' nel gettare i suoi sguardi amorosi sul tabernacolo e scorgere il
suo diletto cosi' umiliato, dimenticato e forse maltrattato anche dai cattivi
Fedeli. Determinato di spiegare in compenso tutti la sua pompa per festeggiare
in modo speciale l'adorabilissimo sacramento dei nostri altari. - Ed in questo
giorni come re che visiti i suoi sudditi, Gesu' viene recato per le pubbliche
vie e piazze della citta' tra mazzi di fiori misti all'incenso, al suono delle
campane, tra le torcie ardenti il canto dei sacerdoti, ed il popolo piegando
inanzi a Lui i suoi ginocchi professa e riconosce la gloria e la magnificenza
del nostro Dio Sacramentato.
E voi che state per riceverlo la
prima volta nei vostri petti quale trionfo gli avete preparato? Come avete voi
preparato le vostre anime? di quali virtu' vi siete adornati. A si i sentimenti
che devono ora animare i vostri Cuori sono di fede e di carita'. - Fede
perche questo e' un mistero tutto di fede. Se la fede infatti a dire
dell'Apostolo S. Paolo e' una dimostrazione delle cose che non si veggono
"argumentaum rerum non apparentium" (Hb 11:1), quale traccia mai
qual memore indizio della reale presenza di Dio abbiamo noi in questo
Sacramento? Ahi che tutto e' avvolto in un velo densisimo qui la divinita' di
Gesu' e' nascosta al pari della sua umanita', cio' che si presenta ai nostri
sensi non e' che l'apparenza di un pane terreno - ripieni percio' dello spirito
di una fede viva diciamo:
[page 113]
"Sacramentato Signore, unendoci in questo giorno solenne ai sentimenti
della Chiesa universale, prostrati al piede del vostro altare noi ripetiamo con
tutta l'effusione dell'anima nostro", "Tantum ergo sacramentum
veneremur cernui.[129]" ------- "Praestet fides
supplementum sensum defectui."
[page 114]
[Homily 42]
[Last day of a Diocesan Eucharistic
Congress]
Ecco, D.F. che noi ci troviamo nell'ultimo giorno di questo Congresso Eucaristico,
che voi rispettosi al vostro pastore, ubbidienti al suo invito, avete celebrato
con tanta premura, con tanta generosita', e devozione mai l'uguale. E nella
Chiesa, nelle strade belle di questa gentile citta' tutto e' qua' preparato
perche' Gesu' Cristo, presente nell'ostia consacrata, come un re che visita i
suoi sudditi, verra' presto trionfalmente in giro pel paese tra una pioggia i
fiori che oleozzano (fost xita ta' ward li jarmi l-fwieha tieghu) tra le
colonne di fumo d'incenso, tra lo splendore delle candele e torcie accese, tra
il canto solenne dei sacerdoti ed il suono delle campane - e noi qua' vediamo
questa scena, e contenti di essa (imghaxqin biha) sentiamo in cuor nostro un
intima soddisfazione di aver fatto quanto abbiamo potuto e piu' non ci resta a
fare.
Pero' non e' cosi perche' se oggi ci
troviamo all'ultimo giorno del Congresso Eucaristico, attenti che in questo
momento come ci troviamo attorno all'ostia consacrata, pronti per communicarci
(ahna qeghdin fil-qalba ta' kungress) ci troviamo sul cuore del Congresso. Perche'
Gesu' nell'istituire questo sacramento - non aveva per fine, di essere onorato
dagli uomini, ma il suo fine era di apprestare a tutti noi un cibo che dia ed
accresca (ikattar) la vita delle anime nostre. - O qui qualvolta infatti ne
parlo' di questo mistero sia agli Apostoli sia alle turbe di Galilea sempre ne
parlo' sotto l'aspetto di cibo. Il mio sangue e' veramente bevanda "Caro
mia vere est cibus, et sanguis meus vere est potus" (Jn 6:56) - Il
pane che io vi daro', disse loro un' altra volta, e' la mia carne "panis
quem ego dabo caro mea est." (Jn 6:52) E come promise la vita eterna
a coloro che avrebbero mangiato di questo pane cosi' anche la nego' a coloro
che avrebbero rifiutato di mangiare di questo pane. Ecco percio' che il
segno piu' grande di rispetto che noi possiamo mostrare a Gesu' in questo
solenne Congresso Eucaristico e' appunto di accostarci alla sacra mensa
[page 115]
con una prepazione piu' grande e piu' fervorosa.
Ed i sentimenti che devono albergare
(jghammru) nella nostra mente nel nostro cuore siano (halli ikunu) sentimenti
di fede, sentimenti di amore.
Sentimenti di fede perche'
qua ci troviamo dinanzi ad un mistero di fede. Se la fede infatti e' la
dimostrazione delle cose che non si veggono (il-wirja tal-hwejjeg li ma
jidhrux) "Argumentu rerum non apparentium" come ci dice San Paolo
(Hb 11:1). Ditemelo qual segno abbiamo noi della presenza di Dio in questo
sacramento. Nulla, nulla affatto tutto silenzio nessun segno di vita. Nella sua
vita mortale era nascosta la divinita' ma qua' e anche nascosta l'umanita'. Ma
quello che i sensi non ci scoprono la fede ce lo dimostra. "Praestet fedes
supplementum sensuum defectui."[130]
Si noi o Gesu'! Vi riconosciamo qui' presente, e come tale gustiamo la nostra
profonda adorazione. "Tantum ergo sacramento venramur cernui." Si o
Gesu' quantunque nascosto sotto le specie sacramentale noi vi crediamo presente
col corpo, col sangue, coll'anima e colla divinita'. – Si' confessiamo (nistqarru)
dinanzi al cielo ed alla terra che quello che stiamo per ricevere nella santa
comunione e' quello stesso Gesu' che nacque nel seno purissimo della vergine
Maria, e' quello stesso Gesu' che consumo' la sua vita mortale nell'ammaestrare
e beneficare (u jghamel il gid) gli uomini. E' quello stesso Gesu' che poche
ore prima di morire nel cenacolo di Sion in mezzo ai suoi discepoli istitui'
questo sacramento, e muto' la sostanza del pane e del vino nel corpo e sangue
suo prezioso per poter restare con noi, perche' la sua delizia e' di restare
con noi "Deliciae meae esse con filius hominum." (Pr 8:31)
Ecco percio' qual'e' l'altro
sentimento che con fervore, a questo solenne momento deve allargare nel nostro
cuore il sentimento di amore perche' ci troviamo anche dinanzi ad un
mistero di amore. - Quando infatti Gesu' per la prima volta manifesto' questo
mistero alle turbe dei Giudei, questi meravigliati andavano tra di loro dicendo
come' mai questi potra' darci da mangiare la stessa sua carne? "Quomodo
potest hic nobis carum
[page 116]
suam dare ad manducare?" (Jn 6:53) Ma quello che non potevano
pensare gli uomini lo escogito', lo concepi' e lo mise in esecuzione l'infinita
bonta', l'infinita misericordia, l'infinito amore di Gesu' per noi, ed e' qui
appunto in questo sacramento che Gesu' si mostra qual padre che dona se stesso
ai propri figli - qual pastore che non e' contento di aver dato la propria vita
per le sue pecorelle ma continua a pascerle colle stesse sue carni e poi da
l'ultimo e sommo grado dell'amore sta nell'unione tra l'amante e l'oggetto
amato; quale unione piu' grande e piu' intima di quella che passa tra Gesu' e
l'anima che si comunica? Come il ferro si trasforma nel fuoco cosi' l'anima che
si comunica viene trasformata in Gesu' - Oh momento sublime! Oh momento
prezioso a Gesu'.
Che se per il passato abbiamo
sbagliato, faremo d'oggi innanzi tutto il nostro possibile per tener da noi
lontano le lusinghe della vanita' del mondo le pompe fallaci del demonio le
mode attrattive della nostra natura corrotta. E che nella sua unione di amore
vogliamo passare tutti i giorni che ci restiamo in questo esilio.
Ed in questo momento sublime, centro
del Congresso Eucaristico, adesso prima di comunicarci, adesso mentre ci
comunichiamo, adesso appena ci comunichiamo, offriamo a Gesu' di nuovo,
raccolte. Tutte le intenzioni al programma del Congresso.
Si'! Preghiamo a Gesu' perche'
voglia di nuovo accogliere nul suo gregge tante anime che tra le tenebre dei
loro errori brancolano per di qua' e di la'.
Preghiamo Gesu' perche la luce del
Vangelo risplenda su tutti quelli che trovansi ancora perduti nell'idolatria.
Preghiamo Gesu' per la Chiesa di
Malta che ci dia la grazia di tramandare alla generazione che ci deve succedere
intatta e forte la fede da noi ricevuta dai nostri padri.
Preghiamo Gesu' per il pastore di
questa Diocesi, per il nostro vescovo, gli dia la salute la forza, il lume
necessario perche' tra tante difficolta' sempre chiare vede di battere.
[page 117]
Preghiamo Gesu' per la
chiesa universale le dia la pace, la prosperita' ed assoggetti tutti ai suoi
ammaestramenti.
Preghiamo Gesu' per il Papa; gli dia
la forza richiesta per maneggiare bene il timone di Pietro.
Preghimao Gesu' per il Regno
Eucaristico e come il firmamento e' e' pieno di stesso cosi' anche la terra si
riempie di tabernacoli, ed attorno ogni tabernacolo un gran numero di fedeli a
domandar la comunione come ci troviamo noi in questo momento, il cuore del Congresso
Eucaristico.
[page 117]
[Homily 43][131]
[Last
day of a Diocesan Eucharistic Congress]
Ecco, D.F. che noi ci troviamo nell'ultimo giorno di questo congresso
eucaristico, che voi rispettosi al vostro pastore, ubbidienti al suo invito,
avete celebrato con tanta premura, con tanta generosita', e devozione mai
l'uguale. E nella Chiesa, nelle strade belle di questa gentile citta' tutto e'
qua' preparato perche' Gesu' Cristo, presente nell'ostia consacrata, come un re
che visita i suoi sudditi, verra' presto trionfalmente in giro pel paese tra
una pioggia i fiori che oleozzano (fost xita ta' ward li jarmi l-fwieha tieghu)
tra le colonne di fumo d'incenso, tra lo splendore delle candele e torcie
accese, tra il canto solenne dei sacerdoti ed il suono delle campane - e noi
qua' vediamo questa scena, e contenti di essa (imghaxqin biha) sentiamo in cuor
nostro un intima soddisfazione di aver fatto quanto abbiamo potuto e piu' non
ci resta a fare.
Pero' non e' cosi' perche' se oggi
ci troviamo all'ultimo giorno del congresso eucaristico, attenti che in questo
momento come ci troviamo raccolti attorno a questo altare, come ci troviamo
attorno all'ostia consacrata, pronti per communicarci (ahna qeghdin fil-qalba
ta' Kungress) ci troviamo sul cuore del congresso perche' Gesu' nell'istituire
questo sacramento - non aveva per fine, di essere onorato dagli uomini, ma il
suo fine era di apprestare a tutti noi un cibo che dia ed accresca (ikattar) la
vita delle anime nostre. - O qui qualvolta infatti ne parlo' di questo mistero
sia agli Apostoli sia alle turbe di Galilea sempre ne parlo' sotto l'aspetto di
cibo. Il mio corpo e' veramente cibo ed il mio sangue e' veramente bevanda
"Caro mia vere est cibus, et sanguis meus. Vere est potus" (Jn 6:56)
- Il pane che io vi daro', disse loro un' altra volta, e' la mia carne
"panis quem ego dabo caro mea est." (Jn 6:52) E come promise la
vita eterna a coloro che avrebbero mangiato di questo pane cosi' anche la nego'
a coloro che avrebbero rifiutato di mangiare di questo pane. Ecco percio' che il
segno piu' grande di rispetto che noi possiamo mostrare a Gesu' in questo
solenne congresso
[page 119]
eucaristico e' appunto di accostarci alla sacra mensa con preparazione piu'
grande e piu' fervorosa.
Ed i sentimenti che devono albergare
(jghammru) nella nostra mente nel nostro cuore siano (halli ikunu) sentimenti
di fede, sentimenti di amore.
Sentimenti di fede perche' qua ci
troviamo dinanzi ad un mistero di fede. Se la fede infatti e' la dimostrazione
delle cose che non si veggono (il-wirja tal-hwejjeg li ma jidhrux) "Argumentu
rerum non apparentium" come ci dice San Paolo (Hb 11:1). Ditemelo
qual segno abbiamo noi della presenza di Dio in questo sacramento. Nulla, nulla
affatto tutto silenzio nessun segno di vita. Nella sua vita morta era nascosta
la divinita' ma qua' e anche nascosta l'umanita'. Ma quello che i sensi non ci
scoprono la fede ce lo dimostra. "Praestet fedes supplementum sensuum
defectui."[132]
Si' noi o Gesu' vi riconosciamo qui' presente, e come tale gustiamo la nostra
profonda adorazione. "Tantum ergo sacramento veneramur cernui." Si' o
Gesu' quantunque nascosto sotto le specie sacramentali noi vi crediamo presente
col corpo, col sangue, coll'anima e colla divinita'. Si' confessiamo (nistqarru)
dinanzi al cielo ed alla terra che quello che stiamo per ricevere nella santa
comunione e' quello stesso Gesu' che nacque nel seno purissimo della vergine
Maria, e' quello stesso Gesu' che consumo' la sua vita mortale nell'ammaestrare
e beneficare (u jaghmel il-gid) gli uomini. E' quello stesso Gesu' che poche
ore prima di morire nel cenacolo di Sion in mezzo ai suoi discepoli istitui'
questo sacramento, e muto' la sostanza del pane e del vino nel corpo e sangue
suo prezioso per poter restare con noi, perche' la sua delizia e' di restare
con noi "Deliciae mea esse con filius hominum." (Pr 8:31)
Ecco percio' qual' e' l'altro
sentimento che con fervore, a questo solenne momento deve allargare nel nostro
cuore il sentimento di amore perche' ci troviamo anche dinanzi ad un
mistero di amore. - Quando infatti Gesu' per la prima volta manifesto' questo
mistero alle
[page 120]
turbe dei Giudei, questi meravigliati andavano tra di loro dicendo come mai
questi potra' darci da mangiare la stessa sua carne? "Quomodo potest hic
nobis carum suam dare ad manducare?" (Jn 6:53) Ma quello che non
potevano pensare gli uomini lo escogito', lo concepi' e lo mise in esecuzione
l'infinita bonta', l'infinita misericordia, l'infinito amore di Gesu' per noi,
ed e qui appunto in questo sacramento che Gesu' si mostra qual padre che dona
se stesso ai propri figli - qual pastore che non e' contento di aver dato la
propria vita per le sue pecorelle ma continua a pascerle colle stesse sue
carni. E poi da l'ultimo e sommo grado dell'amore sta nell'unione tra l'amante
e l'oggetto amato; quale unione piu' grande e piu' intima di quella che passa
tra Gesu' e l'anima che si comunica? Come il ferro si trasforma nel fuoco cosi'
l'anima che si comunica viene trasformata in Gesu' - Oh momento sublime. Oh
momento prezioso diciamo a Gesu'. Che se per il passato abbiamo sbagliato,
faremo d'oggi innanzi tutto il nostro possibile per tenere da noi lontano le
lusinghe della vanita' del mondo le pompe fallaci del demonio le male
attrazioni della nostra natura corrotta. E che nella sua visione del suo amore
vogliamo passare tutti i giorni che ci restano in questo esilio.
Ed in questo momento sollenne,
centro del Congresso eucaristico, adesso prima di comunicarci, adesso mentre li
communicheremo, adesso, appena ci comunichiamo, offriamo a Gesu' di nuovo,
raccolte insieme tutte le intenzioni al programma del Congresso. Si! Preghiamo a
Gesu' perche' voglia di nuovo accogliere sul suo gregge tante anime che tra le
tenebre dei loro errori brabolano per di qua' e di la'.
Preghiamo Gesu' perche la luce del
Vangelo risplenda su tutti quelli che trovansi ancora perduti nell'idolatria. Preghiamo
Gesu' per la Chiesa di Malta - che ci dia la grazia di tramandare alla
generazione che ci deve succedere intatta e forte la fede che da noi ricevuta
dai nostri padri.
[page 121]
Preghiamo Gesu' per il
pastore di questa diocesi, per il nostro Vescovo, gli dia la salute la forza,
il lume necessario perche' tra tante difficolta' sempre chiare vede di battere.
Preghiamo Gesu' per la Chiesa
universale le dia la pace, la prosperita' ed assoggetti tutti ai suoi
ammaestramenti.
Preghiamo Gesu' per il Papa; gli dia
la forza richiesta per maneggiare bene il timone di Pietro.
Preghiamo Gesu' per il Regno
Eucaristico e come il firmamento e' pieno di stesso cosi' anche la terra si
riempie di tabernacoli, ed attorno ogni tabernacolo un gran numero di fedeli a
domandar la comunione come ci troviamo noi in questo momento, il cuore del
Congresso Eucaristico.
[page 122]
[Homily 44]
Dilettissimi
sposi - Prima di lasciare questo sacro recinto, che d'ora inanzi avra' per voi
un pregio tutto particolare permettete che io vi rivolga una parola.
Voi avete teste compiuto un atto
solenne col vostro mutuo consenso, esternato dinanzi al rappresentante di Dio e
della Chiesa avete ad un tempo celebrato e ricevuto un Sacramento che
l'Apostolo nostro Padre non esita di chiamare grande: "Sacramentum
magnum." (Ep 5:32)
Si e' grande il matrimonio cristiano
grande percio' che simboleggia - grande in se stesso.
Il matrimonio Cristiano infatti e'
simbolo della mistica unione di N.S. Gesu' Cristo e della sua Chiesa, come ce
lo attesta lo stesso San Paolo quandi soggiunge "Hoc autem dico in Christo
et in Ecclesia." (Ep 5:32)
Gesu' ama la sua Chiesa, l'ama di
un'amore ineffabile, l'ama al punto di spargere per Lei tutto il suo sangue di
lasciare a lei tutto se stesso nel Sacramento dell'Eucaristia - Ebbene il
Matrimonio e' la societa' e' l'unione santa di due cuori per quali l'amore,
l'affezione e' un dovere.
Gesu' prottege la sua Chiesa. E' Lui
che le da' la forza di sostenersi contro le persecuzioni dei suoi nemici – E'
Lui la fa' uscire vittoriosa da ogno lotta, illesa da ogni tempesta; e'
Lui col suo Spirito, che la guida con sicurezza nella via della verita' e della
giustizia. Ebbene Iddio ha posto accanto alla donna, un altro essere, in cui ha
versato con maggiore abbondanza la forza del volere, la profondita' della
riflessione, l'energia ed il coraggio necessario per affrontare la lotta
dell'esistenza - Di. all'uomo Iddio confida nel matrimonio la missione di difendere
la sua compagna, di proteggerla, di sostenerla, di usare a vantaggio di
Lei la forza del suo braccio la riserva del suo spirito, l'audacia delle
sue iniziative.
Ma la Chiesa ricambia Gesu' colle
piu' soavi dimostrazioni di tenerezza. Essa parla di Gesu' alle menti ad
ai cuori umani con accenti che rapiscono d'amore.
[page 123]
Essa ricorda e celebra le azioni di Gesu' con tutto lo
splendore imponente delle sue solennita' - essa circonda la presenza
reale del suo sposo Divino con tutte le delicatezze della sua liturgia - essa consola
il Cuore di Gesu' contrariato ed oltraggiato da tanti e tanti animi ribelli.
Ebbene nel matrimonio cristiano, la
donna, piu' ricca di sentimenti piu' provide alla mitezza ed alla pieta', ha la
missione di allietare e rendere piu' bella la vita' l'esistenza del suo
compagno. Essa ha la missione di spargere il balsamo sulle ferite; che gli
avvenimenti e la malvagita' umana producono talvolta nel suo cuore. Essa e' la
consolatrice nata del suo compagno.
Ma vi e' di piu' Gesu' Christo e la
Chiesa, cospirano entrambi allo stesso fine, hanno lo stesso scopo santissimo -
la salute delle anime generate e cresciute alla vita della grazia per lo stesso
sangue di Gesu' e per i sacramenti della Chiesa. - Ed anche in cio' miei cari,
il matrimonio e' simbolo di quella unione. - Quanto Iddio ha dato a due esseri
l'Onore la gioia della paternita' commincia per loro una nuova missione - Essi
devono preparare l'avvenire temporaneo ed eterno di altri esseri - Essi devono
dedicarsi alla piu' nobile scienza, all'arte piu' delicata di formare la mente
e il cuore dei loro figli. Essi nella calma del santuario domestico devono
preparare l'uomo retto e leale, la donna virtuosa, il cristiano pio e
coraggioso.
Ecco perche San Paolo chiamava
grande questo sacramento, si esso e' grande non solo come simbolo ma anche in
se stesso cioe' per la grazia di Dio, che con esso e per esso si
comunica alle anime.
Senza la grazia di Dio tutto questo
che abbiamo detto finora non sarebbe che un sogno, una chimera - La forza
infatti e l'energia dell'uomo se non e' regolata dalla fede e diretta dalla
grazia cessa di essere una forza protettrice, per diventare un'autocrazia
opprimente. La stessa tenerezza e soavita' della donna (senza la
[page 124]
grazia) perde il suo prestigio ed il suo profumo a diventare inutile se non
donnosa - la paternita' diventa un peso insopportabile ed i figli portati su
senza criteri sani di educazione ricambieranno con dispiaceri le cure loro
prodigate.
Voi Spose Dilettissimi[133]
avete compreso tutto questo. Voi avete compreso che soltanto Iddio poteva
conservare la bellezza alla vostra unione, dandovi la sua grazia per adempierne
i vostri doveri. Si, voi educati in grembo alle vostre famiglie, alla scuola
del santo timore di Dio voi siete qua' venuti ai piedi del suo altare e lo
avete pregato di benedirvi, l'avete pregato di posare la prima pietra della
vostra casa - beati voi.
Ed e' percio' che io con tutta
sincerita' in nome mio e della Chiesa, e diro' pure in nome di tutti coloro che
tanto vi amano e che qua vi circondano, vi presento in quest'istante solenne i
migliori auguri nel Signore – Si', siate felici. Conservate la grazia
che abbondante avete ricevuta. - Voi avete la preghera, questa dolce
comunicazione con Dio, voi avete il santo Tabernacolo, e Gesu' e sempre
la' pronto a ricevere le vostre suppliche. Si' la preghiera e l'Eucaristia
saranno per voi i mezzi che vi aiuteranno a conservare sempre viva la grazia
del Sacramento che avete ricevuto – Si', colla preghiera e coll'Eucaristia la
gioia di quest'oggi si perpetuera' nella vostra esistenza, ed anche quando gli
anni e le fatiche di una vita santamente operosa avranno incanerititi i vostri
capelli, voi vi sentirete giovani ancora, giovani di pensiero, e di afetto,
giovano nella fiorante giovinezza dei vostri figli, i quali sanamente educati
non mancheranno di rispecchiare alle vostre fattezze anche le vostre virtu'. Siate felici. Siate Beati.
[page 125]
[Homily 45][134]
I
hope, my dear friends, you have reflected sufficiently on the importance of the
contract which you are about to ratify in the presence of God.
The
Solemn engagement, by which you are to be united, is not of transient and
momentary nature, it will bind you together during the whole period of your
earthly existence: For "what God hath joined" says the Scripture
"let not man put asunder." (Mt 19:6)
As
nothing but death will be able to dissolve the union that is to exit between
you, it is of the highest importance that you should implore at this moment
that blessing of Divine Providence without which you would in vain promise
yourselves any real happiness.
Whatever
may be your present anticpations, whatever the tie of affection that binds you
to each other, the time of difficulty, the moment of trial must arrive when all
the courage of a generous heart, and all the piety of a true
Christian will be requisite to sustain you, to enlighten you and to protect
from the fury of the storm the fair fruits of domestic peace.
It
is this that awakens a feeling of the deepest interest among those who surround
you on this occasion, and prompts us all to invoke upon you the favour of the
Almighty.
[Homily 45a][135]
I
hope my dear friends, you have reflected sufficiently on the importance of the
contract which you are about to ratify in the presence of God.
The
solemn engagement, by which you are to be united is not of transient and
momentary nature, but it will bind you together during the whole period of your
earthly existence: for "what God hath joined" says the scripture
"let not man put asunder." (Mt 19:6)
As
nothing but death will be able to dissolve the union that is to exist between
you, it is of the highest importance that you should implore at this moment
that
[page 126]
blessing of Divine Providence, without which you would in vain promise
yourselves any real happiness.
It
is this that prompts us all to invoke upon you this favour of the Almighty.
May
He then extent to you those graces which will be the security of your earthly
happiness and a pledge of your eternal welfare.
Be
ever mindful of the holiness of the matrimonial state, and to animate
yourselves, by this consideration, to a discharge of your obligations. May you
never lose sight of those sacred promises which you are about to utter, as the basis
of your confidence in each other, nor of that mutual fidelity which you now
profess, and which is so strickingly represented by the ring which is used in
this ceremony as the seal of your lasting and happy union.
Let
religion direct you in all your actions and you will not be disappointed in
your hopes. It will qualify you to be the support and confort of each other, in
the various trials which you will experience; it will promote your happiness
here and prepare you for more permanent enjoyments here after.
[page 127]
[Homily 46]
12 Giugno 1920[136]
Parrocchia del Hamrun
"Ecco quel cuore che ha tanto
amato gli uomini, ma che in ricambio non riceve altro che offese, ingratitudini
e disprezzi." "Almeno supplisci tu, mia cara figliola, alla costoro
malvagità." Gesu' a S. Margherita Alacoque.
Queste parole dirette da Gesu' a S.
Margherita Alacoque mi pare questa mattina di udirle dirette da quest'altare a
ciascuno di noi.
(Dio – Creatore – Eucaristia)
"Ecco quel cuore che tanto ha
amato gli uomini." Tutto cio che Iddio opera, tutto cio' che Egli ha
operato non e' altro che una varia, una continua manifestazione dell'amore. -
Egli infatti felice in se stesso ne bisognoso di alcuna cosa non puo' avere per
fine delle sue azione il proprio vantaggio ma sempre il bene, il vantaggio
degli altri. Onde molto a ragione S. Giovanni ci dice "Deus caritas
est". (1Jn 4:8) Iddio non e' che carita'. Iddio non e' altro che
amore.
La creazione (il-holqien) del cielo
e della terra e di tutte le cose che in essa si trovano sono il primo atto del
suo amore. La creazione dell'uomo quale re di tutte le altre cose e' la
manifestazione della potenza del suo amore. Ma' quest'opera dell'infinito amore
di Dio trovo' un grande ostacolo nella liberta' umana - E fu appunto per
compiere (ikompli) l'atto dell'amore suo che egli mando' sulla terra il Suo
Figlio unigenito. Ah si l'Incarnazione la Redenzione e l'Eucaristia sono le
invenzione piu' belle e piu' meravigliose che abbia potuto escogitare la sua
infinita sapienza per compire l'atto dell'amore suo verso gli uomini. [137]Ben
a ragione dunque la Chiesa chiama l'Eucaristia il piu' grande trionfo della
carita' divina, e San Bernardo la chiama l'amore degli amori - E giacche' sede
dell'amore e' il cuore, ecco che qui nell'Eucaristia abbiamo quel cuore che
tanto ha amato gli uomini. Ed in verita' negli ultimi giorni della sua
[page 128]
vita Gesu' non aveva pei suoi apostoli che parole di benevolenza ed affetto
- Io non vi chiamero' servi, diceva Egli, ma miei amici (Jn 15:15): io non
vi lasciero' orfani, ma restero' con voi fino alla consumazione dei secoli
(ecce vobiscum sum usque ad consummationem saeculi). (Mt 28:20) Ed ecco
giunto il momento supremo e mentre trovavasi a mensa coi suoi apostoli, Egli
prende del pane, prende del vino ed istituisce questo sacramento.
(Mt 26:26-29) Egli ci lascia se stesso sotto la forma di cibo e di bevanda
per poter unirsi intimamente a noi e cosi' dare sempre maggior sfogo all'impeto
continuo del suo amore verso di noi.
Ben a ragione dunque la Chiesa
chiama l'Eucaristia il piu' grande trionfo della carita' divina, e San Bernardo
la chiama l'amore degli amore - E giacche' sede dell'amore e' il cuore ecco che
qua' nell'Eucaristia abbimao con noi quel cuore che tanto ci ha amato che tanto
ci ama.
Ma che in ricambio non riceve
altro che ingratitudini, offese, disprezzi e sacrilegi.
Quanta ragione ha avuto Gesu' di
lamentarsi in questo modo colla Santa Margherita Alacoque - Sappiamo dalla
storia come venne ricevuto questo Sacramento d'Amore. Sappiamo come venne ripagato
dal mondo quest'atto di amore cosi' grande, andiamo indietro ai primi tempi
dell'Istituzione della Chiesa. Vedetelo la il re del Cielo e della terra
chiuso, nascosto nelle tenebre delle catacombe.
Passato le prime persecuzioni e data
la liberta' alla Chiesa, ecco che questa sposa amante del Suo Gesu' si e' fatta
sempre preminenza per costruirli templi, per innalzargli altari preziosi, e
ricchi tabernacoli onde per quanto possibile degnamente onori la presenza reale
e corrisponde a tanto amore del cuore Sacratissimo di Gesu'.
Ma colla liberta' cesso' veramente
la persecuzione? Ah no la lotta e' continuata e continuera' fino al giorno del
giudizio, ed ora con menzogne (kliem b'iehor), ora con calunnie, ora con eresie
da quell'epoca fino ad oggi e' una lotta continua tra i buoni ed i cattivi. Quelli
[page 129]
cercano di avvicinare i popoli a Gesu' e questi tentano sempre di tenerli
lontani, riuscendo loro, non raro il caso, di cacciarlo anche per sempre da
entro i templi, sostituedovi il culto eretico - Diamo uno sguardo sul campo
delle Missioni - La Chiesa manda i suoi missionari per tutto il mondo per
estendere sempre piu' il regno del Sacro Cuore di Gesu' presente
nell'Eucaristia, perche' il suo cuore non conosce limiti, esso vuol abbracciare
tutti i popoli, tutti gli uomini, nessuno escluso, ma che non sa come i
ripagato quell'atto di amore che Gesu' esplica per mezzo della Chiesa? Chi non
sa quanti di loro perdono anche la vita? Ma queste son cose del passato Ah no
No. Nel solo secolo 19 la Chiesa tra missionari e fedeli conta il bel numero di
200,000 martiri.
Ma ritorniamo nei paesi civili,
ritorniamo in questi paesi dove questi eccessi non son succeduti, dove non
succedono, possiamo noi dire che tutti, tutti danno il culto dovuto a Gesu'
presente nell'Eucaristia, possiamo dire che tutti corrispondono all'amore che
si porta, o quanti e quanti non se ne curano, quanti non pensano a fargli una
piccola visita, quanti non pensano a dargli una parola d'affetto? Quanti tra i
fedeli non frequentano la Communione, quanti si accostano appena una volta
l'anno. Quanti forse trascurano anche quell'obbligo - quante irriverenze non
riceve nei tabernacoli sparsi per tutto il mondo, quanta tiepidezza. Quanta
indifferenza, per tacere, per tacere dei sacrilegi che la spontatezza della
malvagita' umana arriva e commettere. Chi di noi ha veramente il coraggio di
dire che il cuore sacratissimo di Gesu' si e' lamentato coll'Alacoque.
Ma almeno supplisci tu alla costoro
malvagita'. Si' almeno voi - anime dilettissime - preparate questa mattina a
ricevere Gesu' nell'Eucaristia che e' la manifestazione piu' bella, piu' grande
e piu' amorosa di quel cuore Divino – si' almeno voi supplite, reparate col
[page 130]
vostro atto d'amore a tanta indifferenza a tanta ingratitudine.
Vedete questo Cuore Sacratissimo ha
scelto la sua casa in mezzo alle nostre abitazioni dove egli e' sempre pronto a
riceverci in ogni ora del giorno - vedete egli non si stanca delle nostre
visite, non delle nostre suppliche, anzi ci fa sapere che la sua delizia
(ghaxqa) e' appunto di stare e conversare con noi uomini "Deliciae meae
esse cum filius hominum." (Pr 8:31)
Ah dunque coraggio ... A.D.[138]
coraggio, scuotiamo fuori (infarfru) dai nostri cuori la tiepidezza e
l'indifferenza. Accendiamoli della fiamma dell'amore di Gesu' ed accostiamoci a
riceverlo per contentare la brama del suo cuore che non e' altro che quella di
unirsi divenire una sola cosa con noi.
E tu O Cuore Sacratissimo di
Gesu', O Cuore dell'amico piu' sincero, O Cuore del Padre nostro piu' amoroso -
O Cuore del diletto dei nostri cuori fa che noi con te uniti viviamo, con te
uniti moriamo, perche' con te uniti potremo per sempre cantare l'inno
dell'Amore. Cosi Sia.
[page 131]
[Homily 47]
18 Giugno 1920[139]
Processione Sacro Cuore Hamrun
"Ecco
quel Cuore che ha tanto amato gli uomini"
Son gia' passati parecchi anni da che
queste parole furono da Gesu' dirette a Santa Margherita Alacoque. Eppure esse
qual madre maestra sulle corde armoniose dell'arpa esse appena risuonanao alle
nostre orecchie esse non mancano di muovere in santa armonia le fibre piu'
intime dei nostri cuori, accendendoli d'un santo amore verso Gesu'.
Si, e' stata questa devozione al
Cuore sacratissimo di Gesu' che oggi in questo tempio vi ha raccolti. Si' e'
stato l'amore di Gesu' che oggi vi ha fatti camminare tutto il tratto della
Processione dietro l'ostia Consacrata collo stesso ardore, colla stessa premura
di quei primi popoli della Giudea e della Galilea.
Gloria e te o popolo di questa
grande parrocchia, per queste solenne dimostrazioni di devozione, di affetto
verso il cuore Sacratissimo di Gesu'.
Ah, Si' il Cuore e' la parte
piu' importante di un corpo umano sia in ordine di tempo, sia per l'importanza
delle funzioni che esercita - e' il cuore che nutrisce, che sostiene con un
lavoro continuo tutto quanto il nostro organismo, distribuendo (billi xxerred)
continuamente il calore, l'energia, la sanita'. E quando al termine di una
giornata operosa, cadono stanche le braccia, si chiudono gli occhi, ed il
cervello si paralizza (jintilef) nel sonno, il cuore non cessa di lavorare:
esso continua a battere, continua ad attendere alla sua terribile
reponsabilita' di conservarci la vita.
Ora se noi fissiamo (nitfghu) il
nostro pensiero sull'uomo piu' perfetto che sia vissuto sulla terra su quella
natura umana che Gesu' Cristo volle unire alla sua divinita', noi troviamo
anche qui un cuore, un cuore perfetto che adempie (jkompli) perfettamente[140]
le sue funzione per mezzo di un sangue purissimo (l-aktar safi).
[page 132]
Ed e' appunto qui che noi,
A.D. ci incontriamo coll'amore infinito di Gesu'. E' appunto qui che noi ci
incontriamo con vero mistero di amore affermato da Gesu' stesso con quelle
parole dette a S. Margherita "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli
uomini."
In Gesu' Cristo bastava infatti per
la nostra redenzione che quel Sacro Cuore, per mezzo del Sangue desse vita al
Corpo di Gesu' e metterlo cosi' nella possibilita' di compiere (li jista'
jaghmel) atti umani e divini nello stesso tempo, perche' ogni atto volontario
di N.S.G.C. aveva un valore infinito e percio' poteva redimerci senza alcuna
sofferenza - Eppure noi troviamo che egli ha scelto non solo di soffrire ma
soffrire (fino al punto di spargere il
suo sangue con una profuzione che non ha limiti, da spargerlo fino al punto da
non lasciare una sola goccia nel suo Sacratissimo Cuore. "Ecco quel cuore
che ha tanto amato gli uomini.")[141]
Conservire la mente fedele ai vostri
insegnamenti conservire loro cuori accesi del vostro amore.[142]
[page 133]
[Homily 48][143]
Lill-membri
ta' xi Cirkolu
"Ecco
quel Cuore che ha tanto amato gli uomini." Sono queste le parole dirette
alla Verginella Margherita Maria Alacoque; e dopo tanti anni sono tuttora
queste le parole con cui Gesu' Cristo si direge a ciascuno di noi da quest'augusto
sacramento dell'altare. E se tanto amore suscitarono allora verso il nostro
Maestro Divino Gesu' ed il suo sacratissimo cuore non mancarono oggi ad avere
lo stesso efficace risultato. Che cosa e' infatti che vi ha qui raccolti. Fratelli
Dilettissimi in questo vasto e bello tempio fabbricato dalla vostra fede viva
negli ammaestramenti di Gesù Cristo. - Che cosa e' che vi ha raccolti oggi
attorno a me, onorato dalla delegazione del Vescovo, che cosa e' che vi ha
adunati attorno al Santissimo Sacramento dell'altare. E la vostra risposta con
una voce: voi siete pronti a darla e' la grande vostra devozione verso il Cuore
Santissimo Sacramento dell'altare. Ecco quel cuore che ha tanto amato gli
uomini.
Si' Fratelli Dilettissimi Il cuore
e' la parte piu' importante del corpo umano - Esso infatti con un lavoro
continuo ci conserva la vita, ci conserva la sanita'. E quando la sera dopo un
giorno di lavoro cadono stanche le braccia, quando gli occhi si chiudono,
quando il cervello si paralizza nel sonno, solo il cuore non cessa di lavorare,
esso continua a battere, esso continua ad invigilare sulla sua grave
responsabilita' di conservare la vita.
Ora se noi fissiamo il nostro
pensiero sull'uomo piu' perfetto che sia vissuto sulla terra - se quella natura
umana che Gesu' Cristo volle unire alla sua divinita', noi troviamo anche qui' un
cuore, un cuore perfetto, che adempie perpetuamente le sue funzioni per mezzo
di un sangue purissimo ricevuto dall'Immacolata Vergine Maria, di quella
Vergine voi mantiene sotto il manto della sua protezione. E se noi andiamo piu'
in la', e pensiamo al motivo per cui Gesu' Cristo volle assumere questo cuore
[page 134]
umano a farsi uno di noi, troviamo che il fine di un opera cosi' stupenda
(tal-ghageb) non per altro che la nostra redenzione, non per altro che per
pagare i debiti che noi avevamo contratto colla Divina Giustizia per mezzo del
peccato.
Ed e' appunto qui, Fratelli Dilettissimi,
che noi c'incontriamo coll'amore infinito col quale si amo' Gesu', e appunto
qui che ci incontriamo con un vero mistero d'amore affermato da quelle parole
di Gesu', "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini." Vedete
infatti un sol atto volontario di Nostro Signore Gesù Cristo ha un valore
infinito. Dunque Egli avrebbe potuto redimerci senza alcuna sofferenza. E
percio' avrebbe bastato a questo Sacro Cuore di dare la vita al corpo di Gesu'
per poter operare azioni umane e divine nello stesso tempo. Eppure che cos'e'
che troviamo? Noi troviamo che Egli non solo non si contento' di questo, ma
Egli prescelse di soffrire per noi, Egli prescelse di soffrire non poco, ma di
soffrire al punto da spargere il suo sangue con una profuzione che non ha
limiti, da spargerlo fino al punto da non lasciare una sola goccia nel suo
Sacratissimo Cuore. "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."
Per comprendere in certo qual modo
un mistero tanto alto, scendete un po' al basso, e dite ad una madre terrena
che essa va prodigando cure inutile non necessarie pel suo bambino ammalato. Sentirete
quello che vi risponde ... essa passera' le notti ... essa fara' ogni sorta di
sacrifici ... cerchera' tutti i rimedii non necessarii alla guarigione
del bambino ma necessarii perche' essa possa dar sfogo al suo amore. E cosi' e'
di Gesu' Cristo, ditegli che Egli per redimerci poteva non nascere in una
grotta degli e tra gli animali esposta al freddo dell'inverno. Ditegli che poteva
menare una vita diversa da quella di un povero operaio. Ditegli che Egli poteva
non soffrire. Ditegli che poteva non soffrire tanto fino alla morte e morte di
croce. Ditegli che egli poteva fare qualche cosa di meno per noi. Ditegli che
Egli poteva rispermiare anche una sola goccia
[page 135]
di quel Sangue prezioso col quale funzionava il Suo Sacro Cuore. Ed Egli vi
rispondera' che non poteva perche' il Cuore di Gesu' e un bisogno e una
necessita' inevitabile (li ma jistax jghaddi minghajrha) di amarci e di farci
capire e di sentire che Egli ci ama di un amore infinito. "Ecco quel cuore
che ha tanto amato gli uomini."
Gloria a voi percio' Comitato e soci
di questo Circolo che tanta riconoscenza serbate in cuor vostro verso tanto
amore di Gesu' Cristo. Gloria a voi che oggi non curanti di quelle voci che
oggi per troppo corrono audite qui.
Venite a dare il bacio.[144]
[page 136]
[Homily 49]
Cuore di Gesu' Imgieret[145]
"Delectare
in Domino et dabat tibi petitiones cordis tui." (Ps 36:4)
Donde viene F.D. donde viene che
questa devozione al Cuor Santissimo di Gesu' si sia tanto estesa? Donde viene
che si estende ogno giorno di piu'? Donde viene che anche noi, in cuor nostro
sentiamo che questa devozione si intensifica sempre piu'. La ragione di tutto
questo non e' difficile a trovarsi. La ragione e' perche' la devozione al Cuore
SSmo di Gesu' e' di una importanza molto grande, inquanto che essa ci attira
immancabilmente la benedizione divina e ci riempie di tanti doni preziosi tanto
spirituali che temporali.
"Delectare in Domino et dabit
petitiones cordis tui." (Ps 36:4) Parole queste che trovano la loro
eco in quelle altre diretto da Gesu' alla Beata Margherita Maria Alacoque in
quella grande promessa che Egli fece a tutti quanti i devoti del suo SSmo Cuore
indistintamente, senza alcuna distinzione di grado, di classe, di eta' e di
stato. "Io daro' loro tutte le grazie necessarie al loro stato."
Ed in verita' qual e' mai il desiderio vivo di tutti noi se non di diportarci
bene nel nostro stato con giustizia dinanzi a Dio, con soddisfazione propria e
con l'approvazione degli altri? Ebbene tutto questo noi lo troviamo nella
devozione al Cuore Santissimo di Gesu' e piu' particolarmente in quella prima
promessa, in quella promessa generale fatta a tutti noi. O devoti del mio
cuore, ci dice Gesu', io vi daro' tutte le grazie necessarie al vostro stato.
La grazia della quale parla Nostro
Signore Gesù Cristo in questa solenne promessa, consiste in quel lume della
nostra mente in quell'inclinazione della nostra volonta' che ci vengono dati
nelle varie circostanze della nostra vita, per aiutarci ad evitare il male ed a
fare il bene, ad accudire (inkomplu) ai doveri della nostra vita quotidiana.
[page 137]
Ora questa grazia ci
riesce a comunicarla in abbondanza alle anime nostre per mezzo dalla preghiera
unita alla frequenza di Sacramenti. Questi sono i canali ordinarii per cui la
grazia di Dio si comunica alle anime nostre. Ecco infatti cosa Gesu' ci dice e
ci promette nel Vangelo "Cercate e troverete. Bussate e vi sara' aperto. Domandate
e vi sara' dato." (Mt 7:7)
Dobbiamo ora riflettere che secondo
le circostanze alcune preghiere sono anche di maggiore efficacia (qawwa) delle
altre. Cosi' la preghiera che diciamo in comune ha piu' forza che la preghiera
che diciamo individualmente (wahidna). La preghiera che viene inspirata
dall'amore, dallo zelo verso Dio, dall'ubbidienza verso i Superiori e' anche
piu' forte di quella che noi facciamo di propria iniziativa (minn rajna) e
mossi unicamente dal nostro interesse. Cosi' anche dobbiamo dire di tutte le
altre devozioni che partecipano del carattere della preghiera.
Fra queste devozioni vi e' una che
sorpassa tutte le altre e questa e' la devozione verso il Cuore Santissimo di
Gesu'. Questa devozione infatti tocca nostro Signore Gesu' Cristo nel suo amore
infinito verso di noi. Essa tocca quell'amore di cui arde, come se fosse entro
una fornace il Cuore SSmo di Gesu'. E da questo soltanto possiamo facilmente
comprendere la grande efficacia di questa devozione.
Lo dice in verita' la Beata
Margherita Maria Alacoque che "Il Cuore di Gesu' contiene tesori di grazia
ed e' la volonta' del Salvatore di distribuirli agli uomini per mezzo della
devozione del Cuore Santissimo di Gesu'."
Avviciniamo adesso l'affare dei
nostri quotidiani doveri propri del nostro stato, sia che siamo piccoli sia che
siamo grandi, sia che siamo giovani sia che siamo vecchi, sia che siamo ricchi
sia che siamo poveri, sia che siamo sani sia che siamo ammalati, sia che siamo
sudditi. Avviciniamoci tutti con tutti i nostri doveri al Cuore Santissimo di
Gesu' e sentiremo ancora una volta la grande promessa fatta alla Beata
[page 138]
Margherita "Se sarete devoti del mio Cuore io vi daro' tutte le grazie
necessarie al vostro stato."
Sappiamo noi tutti questi nostri
doveri giornalieri (doveri verso Dio, doveri verso noi stessi, doveri verso gli
altri). Quante alle volte si rendono monotoni e ci stancano. Chi non conosce
quanto alle volte siamo tentati di divenire negligenti? Negligenza che ci
riduce alle volte a non prendere alcun interesse nel nostro lavoro nel nostro
ufficio, nei nostri doveri giornalieri. Chi non vede quanto sia difficile, per
non dire impossibile che uno possa perseverare nei proprii doveri giornalieri
senza un aiuto, senza una consolazione, senza un sollievo?
Orbene e' proprio qui' che vengono
in nostro aiuto le grazie che accompagnano la devozione del Sacro Cuore di
Gesu', con questa prima generale promessa fatta a tutti noi in qualsiasi stato
ci troviamo. Queste grazie addolciscono il nostro lavoro - Queste grazie
alleggeriscono le nostre fatiche - Queste grazie ci infondono interesse ed
amore al nostro lavoro - Esse danno energia e vigore (qawwa) sempre nuove alla
nostra mente, alle nostre braccia stanche. Esse ci riempiono di speranza allorche'
il coraggio incomincia a venirci meno. Queste grazie sono per tutti noi il
balsamo della consolazione allorche' durante l'adempimento dei nostri doveri
giornalieri, ci troviamo sciacciati (maghfusin) dalle contrarieta', dal dolore <u mid-dwejjaq tal-qalb>.
Quando vogliamo onorare (nizzu hajr)
e venerare (inqimu) qualcheduno, cerchiamo subito colla mente di portarlo
presente sui nostri altari. Nella messa il Sacro Cuore si presenta per noi al
suo eterno padre a perorare la nostra causa. Egli si offre a pagare per noi i
nostri debiti. Nel Sacramento dell'Eucaristia, nella Comunione Santa questo
cuore con tutto il suo lume, con tutto il suo amore, con tutti i tesori della
sua grazia viene ad abitare entro di noi. Quale atto di devozione verso il Sacro
Cuore maggiore di questo? Che attendere alla Santa Messa, che frequentare la
Comunione?
[page 139]
Oh coraggio dunque avvicinatevi
stamani a ricevere in cuor vostro il sacro Cuore di Gesu'. Compite quest'atto
supremo della devozione verso il Sacro Cuore ed al pari della manna voi
sentirete le grazie che abbisognate ogni giorno scendere sull'animo vostra – "Delectare
in Domino et dabit tibi petitiones cordis tui." (Ps 36:4)
[page 140]
[Homily 50][146]
Sacro
Cuore di Gesu'
Era un giorno in fra l'ottava del
Corpus Domini dell'anno di grazia 1679 ed una santa verginella per nome
Margherita Alocque pregava innanzi all'adorabilissimo Sacramento dei nostri
altari: e mentre ora tutta assorta nella piu' fervorosa preghiera, le apparve
visibilmente l'amatissimo nostro Redentore Gesu' il quale aprendosi il petto e
mostrandole il suo Cuore tutto avvampante, come nel mezzo di accesa fornace:
Ecco, le disse, ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini, ma che in
ricambio non riceve altro che offese, ingratitudini e disprezzi. Sappi che per
me questa e' una pena assai piu' dura di quelle stesse sofferte nella mia
passione. Almeno suplisci tu, mia cara figliuola, alla costoro malvagita'. Io
voglio che si stabilisca un giorno in cui questo cuore sia in modo speciale
festeggiato. Pubblica poi e fa che si pubblichi, per tutto il mondo, che io non
mettero' piu' misura alcuna alle mie grazie per quelle anime, che verranno a
cercarle in questo mio Cuore.
Cosi' ebbe origine la devozione al
sacro Cuore di Gesu', devozione che con grande soddisfazione dell'animo nostro
noi vediamo sparsa per tutto il mondo ed in modo tutto particolare per questo
nostro amato paese. Si' cosi' ebbe origine questa devozione che oggi ci ha qua
raccolti in questo grazioso e ricco oratorio testimonianza viva della soda
pieta' che adorna le nostre buone famiglie.
Ecco quel cuore che ha tanto amato
gli uomini - A.D. La parte piu' importante primissima di un corpo umano sia in
ordine di tempo sia per importanza di funzioni, e' certamente il Cuore. E' il
cuore che nutrisce che sostiene con un lavoro continuo tutto quanto il nostro
organismo distribuendo costantamente il calore, l'energia, la sanita'. E quando
al termine di una giornata operosa, cadono stanche le braccie, si chiudono gli
occhi ed il cervello si paralisi - nel sonno - il cuore non cessa di lavorare:
esso continua a battere: continua ad attendere alla sua terribile
risponsabilita' di conservare la vita.
Ora se noi fissiamo il nostro
pensiero sull'uomo piu' perfetto che sia vissuto sulla terra, su quella natura
umana che il Figliuolo di Dio Gesu' volle unire alla sua divinita' noi troviamo
anche qui un cuore, un cuore perfetto che adempie perfettamente le sue funzioni
[page 141]
per mezzo di un sangue purissimo.
Se noi, andando piu' inanzi financo
al nostro motivo per cui Gesu' volle assumere umana carne e farsi uno di noi,
troviamo che lo scopo di un'opera cosi' stupenda fu la nostra redenzione, fu di
pagare i debiti che noi avevamo contratto per causa del peccato colla giustizia
di Dio.
Ed e' qui A.D. che noi ci
incontriamo con un amore infinito col quale ci ama Gesu', e' qui che ci
incontriamo con un suo mistero d'amore.
Se infatti ogni atto volontario di Nostro
Signore Gesù Cristo aveva un valore infinito, Egli avrebbe putoto redimerci
senza alcuna sofferenza. Bastava infatti che il Sacro Cuore, per mezzo del
sangue adempisse la funzione di vierificare il corpo di Gesu' e dargli cosi'
con la possibilita' di compiere atti umani e divini nello stesso tempo. Eppure
noi troviamo che Egli volle non solo soffrire ma soffrire fino al punto di spargere
il suo sangue con una profusione con un esuberanza che non ha limiti.
Perche'? perche' tutto questo? Per comprendere
in qualche modo in tal mistero diciamo ad una madre terrena che essa prodiga
cure inutili non necessarie pel suo bambino ammalato sentiremo quello che ci
risponde. Essa passera le notti ... fara' ogni sorta di sacrifici ... cerchera
tutti i rimedi ... e prestera' un mondo di cura non necessarie; ma sono
necessarie per lei ... sono necessarie per che il bambino si senta amato e
perche essa sfoghi il suo amore.
Cosi' e' con Gesu', andare a dirgli
che poteva risparmiare una goccia del sangue col quale funzionava il cuo Divino
Cuore: No non lo poteva. Pel cuore di Gesu' e' un bisogno una necessita'
ineluttabili di amarci e di farci capire che egli ci ama di un amore infinito.
Se arrivammo a conprendere quando
A.D. non vi e' da far meraviglia se anche sul labbro nostro sara' soave la
grande amorosa parola di San Paolo "Qui nos separabit a charitate
christi." (Rm 8:35) Chi potra' separare dall'amore di Gesu' Cristo?
[page 142]
Oh viviamo ci uniti a
Gesu' Cristo al Suo divin Cuore. E quando tutte le cose di questo mondo ci
abbandoneranno Gesu' non ci abbandonera': Egli sara' la' ad aspettarci per
porrci godere per tutta l'eternita' la saovita' e dolcezza del suo Sacratissimo
Cuore.
[page 143]
[Homily 51][147]
Era un giorno - Devotissimi Chierici
- era un giorno in fra l'ottava della festa del Corpus Domini, ed una santa
Verginella per nome Margherita Alocque pregava innanzi all'adorabilissimo
Sacramento dei nostri altari: e mentre era tutta assorta nella piu' fervorosa
preghiera, le apparve visibilmente l'amatissimo nostro Redentore Gesu' il quale
aprendosi il petto e mostrandole il suo Cuore tutto avvampante, come nel mezzo
di accesa fornace: Ecco, le diveva, ecco quel Cuore che tanto ha amato gli
uomini, ma che in ricambio non riceve che offese, ingratitudini e disprezzi. Sappi
che questa e' per me una pena assai piu' dura di quelle stesse pene sofferte
nella mia passione. Almeno supplisci tu, mia cara figliola, alla
malvagita' di costoro. Io voglio che si stabilisca un giorno in cui questo
cuore sia in modo speciale festeggiato. Pubblica poi e fa che si pubblichi, per
tutto il mondo, che io non mettero' piu' misura alcuna alle mie grazie per
quelle anime, che verranno a cercarle in questo mio Cuore.
Cosi' ebbe origine Devotissimi
Chierici la devozione al Sacro Cuore Divozione che i vostri superiori, a
ragione, rorrebbero piantare e radicare nei teneri vostri cuori - Dopo quei
dolci lamenti, dopo quelle generose promesse fatte da Gesu' medesimo ci sembra
che l'umana perfidia avrebbe dovuto cessare dall'offenderlo ed oltraggiarlo. Ma
purtroppo, disgraziatamente ci troviamo costretti di dover affermare che Gesu'
e' tuttora l'amante mal corresposto, egli e' lo sposo tradito, egli e' un padre
che si addolora della perdita di tanti e tanti suoi figli ingrati - Anime
dilettissime, destinate in questa mattina a riceverlo nella Santa Eucaristia,
che e' la piu' grande la piu' amorosa manifestazione di quel cuore divino,
riparate voi col vostro fervore alla indifferenza e malignita' di tanti
infedeli cristiani - Gesu' non cerca altro che amore, non ha altro desiderio che
di communicare alle vostre anime porzione di quel fuoco onde avvampa il suo
cuore. "Ignem veni mittere." (Lk 12:49) Ed in premio di questo
corrispondenza all'amor suo Gesu' tieni aperta nel suo
[page 144]
Cuore una miniera di beni, una fontana inesausta di grazie e di
misericordia.
Su via dunque, anime care, in questo
giorno, in cui voi festeggiate in modo tutto particolare il divin Cuore di
Gesu', concentrate in lui solo e vostri pensieri i vostri affetti, ed abbiate
insieme una tenera confidenza che venendo Gesu' dentro di voi, possa spargere
nelle anime vostre (nei vostri cuori) la copia dei suoi celesti favori.
Ah si' gli dica ciascuno di in
ricordatevi O Gesu' che il mio Cuore e' destinato dalla divina Provvidenza ad
essere il Cuore di un vostro Ministro, di un vostro Sacerdote, fate percio' che
esso sia simile al vostro fate che il mio riguardo sia vero il detto
"Sacerdos alter Christus" - Il mio cuore e povero ma voi arricchitelo
dei vostri doni celesti - Il mio cuore languido, ma voi animatelo col
soffio della vostra carita' - Il mio cuore e' debole ma voi avvaloratelo
della vostra grazia - Il mio cuore e' cieco ma voi rischiaratelo colla vostra
luce divina.
Si O Gesu' il vostro cuore e' puro e
voi purificherete il mio - Il vostro cuore e' specchio di umilta' e di
mansuetudine, e voi date al mio queste si belle virtu' - il vostro cuore e'
acceso di amore, e voi accenderete questo sacro fuoco nel mio - il vostro cuore
e' santo e voi santificherete il mio, perche' un giorno posso io addivenire un
vostro degno ministro Cosi' Sia.
[page 145]
[Homily 52]
Per la
comunione generale dei Terziarii Francescani il di 12 gen. 1919, loro festa del
Sacro Cuore di Gesu'.
Santa Maria di Gesu' - Rabat[148]
- Apparizione della stella ai Magi
- La stella e' la vostra fede che vi conduce a quest' Altare.
- Professione di fede che Gesu' e' nell'ostia.
- I Magi offrono doni - oro, incenso e mirra.
- Anche noi dobbiamo offrire carita', orazione, e mortificazione.
Questi giorni solenni in cui ci
troviamo - Dilettissimi terziari dell'Ordine Serafico - sono di grande
consolazione al nostro cuore di cristiani, perche' essi ci comemorano
dolcemente gli inizi della nostra fede - una stella infatti di belezza
ineffabile apparisce a tre monarchi d'Oriente, e questi illuminati nel loro
interno da una luce superna (tas-sema) riconoscono in quell'astro l'annunzio
felice (l-ahbar tal-ghaxqa) che il Salvatore degli uomini e' gia' nato. Essi
senza punto indugiare, guidati (immexxijin) da questa stella, partono in cerca
del nato Messia - Appena son giunti in Gerusalemme la stella scompare
(tistahbielhom) <izda mhux ghalhekk
tigi nieqsa l-fidi taghhom> - Si portano avanti ad Erode e
coraggiosamente gli domandano dove fosse nato il Re dei Guidei - In Betlemme,
e' la risposta. Partiti da Gerusalemme di nuovo appare loro la stella, la quale
precedendoli va a formarsi sulla grotta fortunata ove il desiderato e da loro
cercato Messia trovasi giacente su un po' di paglia entro una mangiatoia. -
Entrano lo trovano insieme con Maria sua Madre, si prostrano per terra,
profondamente l'adorano e gli offrono dei doni. (Mt 2:1-11)
Figli dilettissimi del Serafico di
Assisi. La vostra devozione cui un altra stella ancor piu' splendida vi ha
guidato stamane ai piedi di quest'altare, e questa
[page 146]
stella e' la luce vivissima (qawwija?) della vostra fede Betlemme novella. Voi
siete qua venute non solo per visitare il Bambino Gesu', non solo per adorarlo
ma per unirvi intimamente a lui per mezzo della Santa Comunione.
Cosiche' prima di ricevere Gesu' nei
vostri cuori vi invito di adornarli con quegli stessi sentimenti da cui erano
animati i Santi Re Magi nel visitarlo. Accompagneteli colla vostra mente - essi
entrano in quella grotta, e quantunque niente afferma loro la presenza di Dio
appena essi credono con fede ferma che il Bambino assistito da Maria e da
Giuseppe, giacente sulla paglia in una mangiatoia a fra due annimali, essi
credono che egli e' il Re dei Re, il Signore dei Signori ed desiderato
l'aspettato Messia. Ed prova di questa fede, si tolgono le corone ed abbassano
il capo nell'adorazione la piu' profonda: "et procidentes adoraverunt
eum." (Mt 2:11)
Devotissimi terziari - Ravvivate
stamani la vostra fede, ditegli a Gesu' che quantunque sotto i vostri occhi non
cadono che gli accidenti del pane, privi di ogni segno di vita, voi lo
confessate (tistqarruh) qua' presente col corpo col sangue, coll'anima e colla
divinita'. - Ah si O Gesu' noi crediamo che oggi stiamo per ricevere
quel'istesso Figlio di Dio, che si fece uomo nel seno di Maria Vergine, che
nacque Bambino nella grotta di Betlemme, che si fece mostrare ai Re Magi, che
visse, pati' e mori' sulla croce, che risuscito' glorioso, che sali' al cielo e
siede alla destra di Dio Padre, che deve ritornare per giudicare i vivi ed i
morti. - E con questo noi crediamo tutte le altre verita' che ci insegna la
Chiesa Cattolica e che in questa fede noi vogliamo vivere e morire.
I santi Re Magi pero' - Devotissimi
terziari - a confermare sempre piu' la loro fede, e far maggiormente manifesto
l'amore da cui erano infiammati i loro cuori cavano fuori (jiehdu f'idejhom)
quei doni che seco avevano portato dall'Oriente e li depongono riverenti ai
piedi del celeste Bambino. –
[page 147]
Tre furono questi doni, oro, incenso e mirra - Ora questi tre doni offerti
dai Magi sono figura di tre belle virtu', che deve possedere ogni anima che
abbia premura della propria salvezza: nell'oro vien simboleggiata la carita',
nell'incenso l'orazione, e nella mirra la mortificazione dei sensi. Percio' ora
prima di riceverlo nei vostri petti da imitazione dei Santi Magi offritegli il
cuore vostro adornato di queste virtu' simboleggiata da doni offerti da loro.
Ma qui e' O Gesu' che ci sentiamo
confondere e vergognare perche' se io entro per poco a considerare l'interno
del mio cuore Oh quanto dissimile lo trovo dal vostro Oh di quali sentimenti
perversi non e' inondato, Oh che invece dell'oro della carita' devo constatare
che non trovarvi altro che lacieto dell'amor terreno - invece dello spirito
dell'orazione O quanta divagazione quanta dissipazione - invece della
mortificazione O quanta premura nel cercare il proprio comodo, i piaceri, i
divertimenti.
Deh, vieni vieni O Gesu' e con
quella fiamma che avvampa il Vostro Cuore Sacratissimo brucia e consuma
qualunque cosa che dispiace al cuore vostro perche' io stretto al cuore vostro
voglio vivere, entro al vostro cuore volgio morire per poi venire a godervi, a
lodarvi, adorarvi ed amarvi per sempre cosi' sia.
[page 148]
[Homily 53]
Nella Chiesa di S. Maria di Gesu' - Rabat[149]
Ai Terziari Francescani
è il Gennaio 1920
"Quis
nos separabit a charitate Christi?" (Rm 8:35). - Cosa mai ci potra'
mai separare dall'amore di Gesu' Cristo Cosi' esclamava San Paolo nell'impeto
(fil-hrara) dell'amore che egli nutriva verso il Divin suo Maestro. Ed io
stamani quando mi ricordo di tanti errori che lo spirito dell'eresia si sforza
di seminare tra di noi, quando mi ricordo dell'indifferenza religiosa
(ghass fil-hwejjeg ta' Alla) in cui alcuni di noi si trovano oggi immersi - e
poi vedo voi qua' raccolti, in questo tempio devoto, ufficiato da degni figli
del Serafico d'Assisi, e poi' vedo voi prostrati ai piedi della presenza reale
di Gesu' Cristo, e poi vi vedo pronti di unire cosi' intimamente col vostro
cuore, il cuore sacratissimo di Gesu' mi par sentire nel vostro interno l'amore
di San Paolo per Gesu', mi par di legger nei vostri sguardi quelle stesse
parole di San Paolo "Quis nos separabit a charitate Christi?”
(Rm 8:35)
Ed in verita' se in breve noi oggi
consideriamo l'origine e l'essenza della devozione al Cuore Sacratissimo di
Gesu' noi facilmente ci persuaderemo della ragionevolezza anzi della
naturalezza dell'amore che in cuor nostro arde verso G.C. S.N. perche' niente e
nessuno ci potra' mai separare da questo amore.
Origine[150]
Era l'anno di grazia 1673, ed un
giorno una santa Verginella, per nome Margherita Alacoque, pregava innanzi
all'Adorabilissimo Sacramento dei nostri altari, e mentre era tutta assorta
nella piu' fervorosa preghiera, le apparve visibilmente l'amatissimo nostro
Redenetore Gesu' il quale aprendosi il petto e mostrandole il suo cuore tutto
avvampante, come nel mezzo di accesa fornace: "Ecco le disse, ecco quel
cuore che ha tanto amato gli uomini, ma che in ricambio non riceve che offese,
ingratitudini e disprezzi. "Supplisci almeno tu, mia cara figliola, alla malvagita'
(di costoro[151]).
Io voglio che questo cuore
[page 149]
sia in modo speciale festeggiato. - Pubblica poi e fa che si pubblichi per
tutto il mondo, che io non mettero' piu' misura alcuna alle mie grazie, per
quelle anime che verranno a cercarle in questo mio cuore. Cosi' ebbe origine
questa tenera, efficace devozione, che con nostro compiacimento vediamo sparsa
per tutto il mondo e con grande premura e zelo per tutta Malta.
Voi le avete sentite le parole
teneramente lamentovoli di Gesu'. "Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli
uomini." Or son gia' passati 250 anni dacche' vennero pronunziate. Eppure
tutte le volte che noi le pronunziamo tutte le volte che noi le sentiamo
pronunziate, esse non mancano ad accenderci il cuore di amore verso il S.
Cuore, - esse ci avvincono talmente col Cuore di Gesu' da sentirci
assolutamente inseparabili. Ed e' percio' che ci fan dire insicure con San
Paolo "Quis nos separabit a charitate Christi?" (Rm 8:35)
Ed a ragione, vedete la parte piu'
importante del corpo umano. E' senza dubbio il Cuore. E' il cuore
infatti, che col suo continuo lavoro ci conserva la sanita' del corpo - E
quando la sera dopo un giorno di lavoro, cadono stanche le braccia, si chiudono
gli occhi ed il cervello si paralizza nel sonno, il Cuore non cessa di
lavorare: esso continue a battere, esso continue ad invigilare sulla sua
responsabilita' di conservare la nostra vita - Ora se noi fissiamo il nostro
pensiero sull' uomo piu' perfetto che sia vissuto sulla terra, su quella natura
umana che Gesu' Cristo volle unire alla sua divinita' noi troviamo anche qui un
cuore, un cuore perfetto che adempie perfettamente le sue funzioni per mezzo di
un sangue purissimo ricevuto dall'Immacolata Vergine Maria. E se noi andiamo
piu' innanzi e pensiamo al motivo per cui Gesu' Cristo volle assumere questo
Cuore umano e farsi uno di noi. Troviamo che il fine di un'opera cosi' stupenda
(tal-ghageb) non fu altro che la nostro redenzione, non fu altro che per pagare
i debiti che noi
[page 150]
avevamo contratto colla Divina Giustizia per mezzo del peccato.
Ed e' appunto qui, fratelli Dilett,
che noi ci incontriamo coll'amore infinito col quale ci amo' Gesu'. E' appunto
qui che ci incontriamo con un vero mistero d'amore, affermato da quelle parole
di Gesu' "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."
Vedete infatti un sol atto
volontario di Nostro Signore Gesù Cristo ha un valore infinito. Quindi egli avrebbe
potuto redimerci senza alcuna sofferenza. E percio' avrebbe bastato al Sacro
Cuore di dare la vita al Corpo di Gesu' per poter operare azioni umane e divine
nello stesso tempo Eppure cos'e' che troviamo? Noi troviamo che Egli non solo
non si contento' di questo, ma Egli prescelse di soffrire per noi - Egli
prescelse di soffrire con poco - ma di soffrire fino al punto da spargere il
suo sangue con una profusione che non ha limiti - da spargerlo fino al punto da
non lasciare una sola goccia nel suo sacratissimo Cuore. "Ecco, ecco quel cuore
che tanto amo' gli uomini."
Si volete in certo qual modo
comprendere l'amore eccessivo di Gesu' per noi, scendete un poco al basso e
andate a dire ad una madre terrena, che essa prodiga cure inutili, non
necessarie per suo bambino ammalato ... Sentirete quello che vi risponde ...
essa passera' le notti ... essa fara' ogni sorta di sacrifici ... cerchera'
tutti i rimedi non necessarie alla guarigione del bambino ma necessarie perche'
il bambino si senta amato e perche' essa possa dare sfogo al suo amore.
Cosi' e' con Gesu'. Ditegli che Egli
poteva non nascere entro una grotta esposta al freddo dell'inverno; ditegli che
Egli poteva non soffrire; poteva non siffrire tanto; ditegli che egli poteva
fare qualche cosa di meno per noi, ditegli che Egli poteva risparmiare almeno
anche una sola goccia di quel snague preziosissimo col quale funzionava il Suo
Cuore - Ed egli vi rispondera' che non lo poteva. Perche' per il Cuore di Gesu'
e' un bisogno
[page 151]
e' una necessita' ineluttabile (li ma jghaddix minghajrha) di amarci e di
farci capire e sentire che Egli ci ama di un amore infinito "Ecco quel
cuore che ha tanto amato gli uomini."
Ora dopo di aver udito narrata
l'origine della devozione al Sacro Cuore di Gesu'- Dopo aver veduto che nel
cuore sacratissimo e' simboleggiato l'amore infinito che Gesu' ci ha portato
chi ci aiutera' a correspondere per non meritare il rimprovero di ingrati,
irriconoscenti. Seguitiamo la liturgia della Chiesa, fissiamo il nostro sguardo
sulla grotta di Betlemme. Vedete, osservate, e' Maria che preso dalla
mangiatoia il Bambino Gesu' se lo posa (presso
il[154])
cuore suo verginale. Osservate come il Bambino Gesu' dalle mani di Maria passa
a quelle di Giuseppe ed al seno se lo stringe (u mieghu iva jhaddnu). Ora
quello stesso Gesu', la fede ce lo insegna, e' qua presente su questo altare. Ah
indietro, indietro quella mano sagrilega che vuol spegnerci nella nostra mente
il lume di questa nostra fede. Indietro, indietro quella mano che vuole spenta
nei nostri cuori la fiamma dell'amore verso Gesu' presente e vivo
nell'Eucaristia.
Ah a questi tali che vorrebbero
offenderci nella nostra fede rispondiamo col fatto, rispondiamo
coll'avvicinarci alla mensa Eucaristica, rispondiamo col comunicarci di frequente
ad anche tutti i giorni. Rispondiamo loro che ad imitazione della Vergine Maria
e del castissimo Suo Sposo Giuseppe noi vogliamo vivere e morire abbracciate e
uniti (imhaddnin) col Cuore Santissimo di Gesu' vivo nell'Eucaristia per poi
andare a goderlo per sempre in Paradiso ove al certo niente e nessuno ci potra'
da lui separare. E con maggiore ragione potremo dire e cantare "quis non
separabit a charitate Christi." (Rm 8:35)
[page 152]
[Homily 54][155]
Il Sacro Cuore di Gesu'
"Quis
nos separabit a charitate Christi? (Rm 8:35) Cosa mai ci separera'
dall'amore di Gesù Cristo. Cosi' esclamava S. Paolo nell'impeto dell'amore che
egli nutriva verso il suo Maestro - Ma e' questo ancora Signori il sospiro
continuo di tutti i veri cristiani, di tutti i seguaci del Nazareno - di tutti
i devoti del suo sacratissimo Cuore. Essi sentono tanto stretti i vincoli
d'amore con Gesu'.
Ed infatti[156]
- era un giorno infra l'ottava della festa del Corpus Domini dell'anno di
grazia 1673 ed una santa Verginella per nome Margherita Alacoque pregava
innanzi all'adorabilissimo Sacramento dei nostri altari: e mentre ora tutta
assorta nella piu' fervorosa preghiera, le apparve visibilmente l'amatissimo
nostro Redentore Gesu' il quale aprendosi il petto e mostrandole il suo Cuore
tutto avvampante, come nel mezzo di accesa fornace: "Ecco, le disse, ecco
quel cuore che ha tanto amato gli uomini, ma che in ricambio non riceve altro
che offese, ingratitudini e disprezzi." Supplisci almeno tu, mia cara
figliuola, alla costosa malvagita'. Io voglio che questo cuore sia in modo
speciale festeggiato. Pubblica poi e fa che si pubblichi, per tutto il mondo,
che io non mettero' piu' misura alcuna alle mie grazie per quelle anime, che
verranno a cercarle in questo mio Cuore. Cosi' ebbe origine questa tenera,
efficace devozione che oggi ci ha qua' raccolti in questo grazioso ricco
oratorio testimonianza viva di soda pieta'.
"Ecco quel cuore che ha tanto
amato gli uomini."
Son trascorsi parecchi anni dacche'
successe il fatto accennato, oppure quelle dolci soavi parole che Gesu' dicesse
all B. Margherita appena risuonano al nostro orecchio esse muovano le fibre del
nostro cuore e la lingua si scioglie nelle parole dell'apostolo "Quis nos
separbit a charitate Christi." (Rm 8:35)
Ed a ragione[157]
- La parte infatti piu' importante, primissima di un corpo umano sia in ordine
di tempo sia per importanza di funzioni, e' certamente il Cuore. E'
[page 153]
il cuore che nutrisce che sostiene con un lavoro continuo tutti quanto il
nostro organismo distribuendo costantamente il calore, l'energia, la sanita'. E
quando al termine di una giornata operosa, cadono stanche le braccie, si
chiudono gli occhi ed il cervello si paralisi - nel sonno - il cuore non cessa
di lavorare: esso continua a battere: continua ad attendere alla sua terribile
risponsabilita' di conservare la vita.
Ora se noi fissiamo il nostro
pensiero sull'uomo piu' perfetto che sia vissuto sulla terra, su quella natura
umana che il Figliuolo di Dio Gesu' volle unire alla sua divinita' noi troviamo
anche qui un cuore, un cuore perfetto che adempie perfettamente le sue funzioni
per mezzo di un sangue purissimo.
E se noi andiamo piu' innanzi e
pensiamo al nostro motivo per cui Gesu' volle assumere umana carne e farsi uno
di noi, troviamo che lo scopo di un'opera cosi' stupenda fu la nostra
redenzione, fu di pagare i debiti che noi avevamo contratto per causa del
peccato colla giustizia di Dio.
Ed e' appunto qui Q.D.[158]
che noi ci incontriamo con un amore infinito col quale ci amo' Gesu', e' appunto
qui che ci incontriamo con un vero mistero d'amore affermato da quelle parole
di Gesu' "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."
Se infatti ogno atto volontario di Nostro
Signore Gesù Cristo aveva un valore infinito, Egli avrebbe putoto redimerci
senza alcuna sofferenza. Bastava infatti che il Sacro Cuore, per mezzo del
sangue adempisse la funzione di vierificare il corpo di Gesu' e dargli cosi'
con la possibilita' di compiere atti umani e divini nello stesso tempo. Eppure
noi troviamo che Egli volle non solo soffrire ma soffrire fino al punto di
spergere il suo sangue con una profusione con un esuberanza che non ha limiti. Da
spargerlo tutto fino all'ultimo goccia rimasta nel suo sacratissimo Cuore. "Ecco
quel cuore che ha tanto amato gli uomini."
[page 154]
Ma vien qui naturale la
domanda Perche'? perche' tutto questo? Perche' tanto eccesso. Ah la risposta e'
una - perche' il Cuore di Gesu' ci ama tanto tanto. Se volete in certo qual
modo comprendere l'amore eccessivo di Gesu' per noi scendete un poco al basso e
andate a dire ad una madre terrena che essa prodiga cure inutili non necessarie
pel suo bambino ammalato. Sentirete quello che vi risponde ---- essa passera'
le notti ---- fara' ogni sorta di sacrifici ---- cerchera' tutti i rimedi ---- e
prestera' un mondo di cure non necessarie alla guarigione del bambino, ma
necessarie perche' il bambino si sente amato e perche' essa possa dar sfogo al
suo amore.
Cosi' e' con Gesu', andate a dirgli
che Egli poteva fare qualche cosa di meno per noi, che egli poteva risparmiare
almeno una goccia del sangue col quale funzionava il suo Divin Cuore: No che
non lo poteva per cuore di Gesu' e' un bisogno una necessita' ineluttabile di
amarci e di farci capire che egli ci ama di un amore infinito. "Ecco quel
cuore che ha tanto amato gli uomini."
E quando noi arriviamo a comprendere
in certo qual modo, tutto questo, e' mai possibile che sul labbro nostro non
scorra soave l'amorosa parola di S. Paolo "Quis nos separabit a charitate
Christi." (Rm 8:35)
Ah Si viviamo ci uniti a Gesu'
Cristo - uniti al Suo divin Cuore. E quando tutte le cose di questo mondo ci
abbandoneranno Gesu' non ci abbandonera'. Egli sara' la' ad aspettarci per
farci gustare per tutta l'eternita' la saovita' e dolcezza del suo Sacratissimo
Cuore - Ed allora con piu' forte ragione canteremo "Quis nos separabit a
charitate Christi." (Rm 8:35)
[page 155]
[Homily 55]
Nella
Chiesa tas-Samra - Hamrun[159]
Chiusura del mese di Giugno 1920
"Quis
nos separabit a caritate Christi?" (Rm 8:35) - Che cosa mai ci puo'
separare dall'amore di Gesu' Cristo? forse la poverta', la tribulazione, il
disprezzo, la morte? No, nessuna di queste cose ci potra' separare dalla
carita' di Dio "quae est in Christo Jesu Domino Nostro."
(Rm 8:39)
Cosi' si spiegava San Paolo nostro
padre nell'impeto (fil-hrara) dell'amore che egli nutriva verso il Divin suo
Maestro.
Ed io stasera quando mi ricordo come
tutto il mondo e' sconvolto in preda all'ambizione, alla superbia
ed all'odio, quando mi ricordo di tante privazioni alle quali andiamo
soggetti in conseguenza dell'immane guerra, quando mi ricordo di tanti errori
che lo spirito dell'eresia vorrebbe seminare tra di noi, quando mi ricordo
dell'indifferenza religiosa in cui alcuni si trovano immersi e poi vedo
voi qua raccolti in questo antico tempio, monumento della devozione dei nostri
antenati verso la Vergine Santissima, e poi vedo voi prostrati ai piedi della
presenza reale di Gesu' Cristo, per ricevere da lui la Sua Santa Benedizione come
suggello di tutti gli atti di pieta' ed ossequii prestatigli in questo scorso
mese - mi pare che nei vostri cuori in questo momento alberghino quei
sentimenti di amore verso al Sacro Cuore di Gesu' che gia' albergarono nel
cuore di Paolo espressi con quelle parole gia' dette "Quis nos separabit a
caritate Christi?" (Rm 8:35)
E con ragione, perche'...[160]
Si sono
questi sentimenti di fortezza (qawwa) cristiana, sono questi sentimenti che in
se racchiudono tutta la devozione al Sacro Cuore di Gesu' - Il devoto al Cuore
di Gesu' e' mansueto, ma il cuor nostro per arrivare ad essere tale dite voi
quando deve lottare, quanta forza, deve usare, quante prove di fortezza deve
dare - Ecco
[page 156]
deve essere umile - in una parola il cuore devoto al Sacro Cuore di Gesu'
deve avere il dominio (padronanza) assoluto su tutte le passioni, l'ira, la
superbia, l'ambizione, la sensualita'. Orbene ditemi voi quanta forza non e'
richiesta a noi per tenerci tali. Ecco dunque che la durezza sta nella fortezza
del nostro cuore.
Il devoto al Sacro Cuore di Gesu' si
deporta da forte in tutte le tribolazioni, i guai, le croci. Egli porta
con rassegnazione le croci inerenti al suo stato, al dovere del suo stato. Egli
accetta volontariamente, coraggiosamente tutte le croci che la provvidenza gli
da' per riparare alle sue colpe e per aumentare i suoi meriti.
Ma infine la devozione al Sacro
Cuore consiste nel sentimento della propria dignita' di cristiani. E
dinanzi ai nostri nemici, dinanzi ai nemici della nostra fede dobbiamo imitare
la dignita' colla quale Gesu' si deportava dinanzi ai suoi nemici. Dobbiamo
essere convinti che nel mondo non vi potra' mai essere scienza, ma grandezza ne
potenza che possa eguagliare la scienza, grandezza e potenza di Gesu' Cristo. Non
dobbiamo sopraffarci dal rispetto umano. Dobbiamo odiare il mondo e le sue
massime - essere superiori agli insulti ed ai sorrisi - e dobbiamo in fine
cercare di fare sempre il bene ed ad ogni costo.
Ah dunque coraggio ... A.D.[161]
coraggio, scuotiamo fuori (infarfru) dai nostri cuori la tiepidezza e
l'indifferenza. Accendiamoli della fiamma dell'amor di Gesu' ed accostiamoci a
riceverlo per contentare la brama del suo cuore che non e' altro che quella di
unirsi e divenire una sola cosa con noi.
E tu O Cuore Sacratissimo di Gesu',
o cuore dell'amico piu' sincero, O Cuore del Padre nostro piu' amoroso - O
cuore del diletto dei nostri cuori fa che noi con te uniti viviamo, con te
uniti moriamo, perche' con te uniti potremo per sempre cantare l'inno
dell'Amore. Cosi sia.
[Homily 56]
[page 157]
N.B. Zjieda
mal-priedka propja (?)
F.D. Voi tutti conoscete
l'associazione dell'Apostolato della preghiera - Esso e' fondato
nell'amore di Dio, esso e' diretto alla salvazione della anime. Non tutti
possono essere missionari, non tutti predicatori, non tutti possono dare lungo
tempo all'orazione, ma tutti possono offrire a Dio al Sacro Cuore di Gesu' la
stessa vita giornaliera. Offrite il giorno vostro al Cuore di Gesu' le
contrarieta' che soffrite, le buone opere che fate formeranno il vostro
apostolato.
Sarebbe bene percio' che tutti fossero
ascritti, che tutti si dessero all'opera della salvazione delle anime e poi
dopotutti fidiamoci nella generosita' del Sacro Cuore. Egli non manchera' di
compensarci, e quando tutte le cose di questo mondo ci abbandoneranno, Gesu'
non ci abbandonera'. Egli sara' la' ad aspettarci per farci godere per sempre.
Benedici o Gesu', tutti e zelatori e
zelatrici dell'apostolato della preghiera.
[page 158]
[Homily 57]
18 giugno '26 Chiusura
festa S. Cuore
Istituto
Cini.[162]
"Adveniat
Regnum tuum." (Mt 6:10)
Che cosa e' che avete fatto con
questo giorno di festa, con questo giorno di riparazione? Voi avete passato
delle belle e sante ore raccolte attorno al Cuore Santissimo di Gesu', e colle
vostre adorazioni, coi vostri ringraziamenti, coi vostri sentimenti di dispiacere
e di dolore, coi vostri sospiri coi vostri atti di fede, speranza e carita'
colle vostre preghiere veramente cristiane, voi avete cavato un fosso, voi
avete innalzato un muro attorno al Cuore Santissimo di Gesu' ed ad imitazione
di Santa Margherita Alacoque avete impedito che le freccie degli insulti, dei
disprezzi, dei peccati, dei sacrilegi possano giungere e ferire questo Cuore
Sacratissimo.
Ed ora prima di far fine (tmiem) a
questa solennita', prima di lasciare questo caro luogo, questo santo luogo e
vero monumento dell'arte cattolica, che da un lato ci fa ricordare il canto dei
slami e la liturgia delle vaste abbazie benedettine, e dall'altra ci rivela
(jaghtina) l'espressione viva dell'analogia (xebh) che S. Agostino fa tra il
tempio materiale e quello spirituale - che e' il cristiano - ci rimane ancora
un atto da compiere, ci rimane ancora una supplica, una domanda, una preghiera
da rivolgere al Cuore Santissimo di Gesu'. E' la preghiera insegnataci da voi
stesso "adveniat regnum tuum." (Mt 6:10) Se veramente ci
dispiace di tanti peccati che vengono commessi, della lotta contro la
religione, di tanti disprezzi, di tante ingratitudini verso Dio, facciamo cosa
grata al cuore di Gesu' col chiedere che il braccio potente di Dio faccia
trionfare la sua gloria ed il suo nome - Adveniat regnum tuum (Mt 6:10) -
Si. Gesu', venga il tuo regno di santitia', venga il tuo regno di amore su
tutto il mondo.
Benediteci statera O Gesu' e colla
vostra benedizione scenda forte lo zelo della gloria vostra, perche' tutti con
premura ci occuperemo di stabilire il regno vostro nelle anime nostre, perche'
tutti cercheremo di stabilire
[page 159]
il regno vostro nell'anime degli altri, perche' tutti ci occuperemo nel
miglior modo a noi possibile e stabilire il vostro regno in tutto il mondo
"Adveniat regnum tuum." (Mt 6:10)
[page 160]
[Homily 58]
7 Luglio 1929
Samra Hamrun[163].
"O
quam bonum et quam jucundum habitare in corde hoc" S. Bernardo.
O mese
di Giugno con quanta premura vi aspettammo. O mese di Giugno con quanta
contentezza ti abbiamo accompagnato. O mese di Giugno quanto e' stato duro a
noi il vederti sparire ed allontanarti da noi. Siano tutti benedetti i tuoi
giorni che cola frequeza alle pratiche devote ci riusci di vivere contenti nel
Sacro Cuore di Gesu'. "O quam bonum ..."
Ma perche' uno vive contento nel
Cuore di Gesu'? Perche' esso e' l'organo dell'amore, e' sede dell'amore che
Gesu' porta a noi uomini. - Se consideriamo infatti per poco l'opera della
redenzione noi vedremo risplendere la sapienze divina, la magnificenza
divina, la santita' divina, ma sopratutto nella redenzione risplende di
raggi speciali l'amore.
Chi indusse ( ) la sapienza divina
escogitare l'opera della redenzione? L'Amore.
Chi indusse il Verbo Divino ad
offrirsi al Padre Eterno vittima e sacerdote di tutti gli uomini? l'Amore. Chi
fece scendere dal Cielo Iddio omnipotente per divenire uomo come noi? L'Amore.
Ma quest'amore divino sceso dal
Cielo dove prese dimora? Esso abito' nel cuore santo, parte piu' nobile della
natura umana unita alla divina e esso abito' nel Cuore Santissimo di
Gesu'. - Apriamo il Vengelo, prendiamo il nostro Cammino dietro a Gesu'. - Seguiamo
Gesu' da Bethlem in Egitto - dall'Egitto in Nazareth - da Nazareth al Giordano
- dal Giordano al Calvario - dal Calvario alla Gloria della Resurrezione -
dalla gloria della Risurrezione alla destra del Padre - e passo passo - ad
azione per azione, luogo per luogo, tutto notiamo, tutto osserviamo, tutto
contempliamo - e cosa troviamo noi? Troviamo che come il timone dirige il
bastimento, cosi' questo cuore divino piano (imghammar) dell'amore sceso dal
Cielo dirige tutti i pensieri, tutte le parole, tutte le
[page 161]
azioni di Gesu' - e percio' di lui il Vangelo tesse il panegirico piu'
bello con quelle parole "Pertransit benefaciendo." (Ac 10:38)
Abbiamo seguito e' poco questo Cuore
Santissimo alla destra del Padre. Ma sta esso oggi solo alla destra del Padre? Ah,
no. per trovare il Cuore Santissimo di Gesu' non vi e' bisogno di salire in su
fino alla destra del Padre perche' Gesu' sta anccora qui con noi, Gesu' abita
ancora sulla terra risiede tra gli uomini, possiamo tutte le volte che vogliamo
avvivinarci a Lui. Ed egli e' sempre pronto "abitare in corde hoc."
(S. Bernardo)
Voi dunque travagliati dal peccato
accortatevi a questo Cuore, ed imparerete a pentirvi dei vostri peccati -
entrate dentro questo cuore e troverete la vostra salvezza "Venit salvare
quod penerat" (Mt 18:11)
Voi che vi trovate nello stato della
tiepidezza, accostatevi a questo cuore, e vi sentirete infiammare, entrate
dentro questo cuore e capirete quanto e' dolce servire con zelo Iddio.
Voi tutti che piangete, che soffrite
accostatevi in questo Cuore "ed ego reficiam vos"; (Mt 11:28)
entrate dentro questo cuore e sentirete la contentezza della rassegnazione.
Voi tutti che gia' da tempo seguite
le pedate di Gesu', accortatevi e sentirete maggior lena a perseverare, entrate
in questo cuore ed udirete la voce di Gesu' "Santi estote sicut pater
vester Caelesti sanctus est." (Lv 19:2)
[page 162]
E voi o Gesu' starete nascosto si' entro quest'ostia ma presente come un
giorno apparite alla vostra Santa Margherita'; dal fondo di quel cuore che
tenete in petto infiammato dell'amore nostro; versate su di noi la vostra
benedizione, fate che essa rassodi in noi i sentimenti di adorazione, rispetto,
di devozione al vostro Cuore Santissimo, e di restare sempre persuasi che la
contentezza non dobbiamo piu' cercarla fuori del vostro Cuore "O quam
bonum ed quam jucundum habitare in Corde hoc." (S. Bernardo)
[page 163]
[Homily 59]
Un
giorno Nostro Signore Gesù Cristo diresse agli Apostoli che si affficavano di
allontanare da lui i piccoli ragazzi queste parole piene di tenerezza ed amore
vero verso i piccoli "Sinite parvulos venire ad me. Talium est enim regnum
coelorum" (Mt 19:13) - Queste stesse parole stasera mentre io per
delegazione di Sua Eccellenza Reverendissima benedicevo questa immagine del S.
Cuore ed attorniato da voi mi sembro sentire uscire da questa tela. Si e' Gesu'
che nella persona dei vostri superiori vi ha qui raccolti attorno a questa sua
immagine. Ma che fare? voi siete oggi qui venuti? per emettere l'atto di
consacrazione, mi rispondete.
Ma che cosa sara' mai l'atto di
consacrazione? Per mezzo dell'atto di consacrazione non e' una preghiera qualsiasi
- ma esso consiste nell'offerta, nella donazione di noi stessi al Sacro Cuore. Ci
obbligiamo a dirigere tutti i nostri pensieri, i nostri affetti, le nostre
azioni, secondo il cuore sacratissimo di Gesu' Cristo. Esso e' per cosi' dire
l'accettazzione dell'invito che fa Gesu' a coloro che verranno seguirlo
"Qui vult post me venire abnegat seipsum, tollat Crucem suam et sequatur
me." (Lk 9:23) Ecco in che cosa consiste la consacrazione al Sacro
Cuore di Gesu'. Ecco i tre punti della consacrazione al Sacro Cuore.
Abnegat semetipsum. L'annegazione
di noi stessi, del nostro egoismo, della nostra superbia, del nostro amor
proprio, ma per contrario l'allacciamento della regina delle virtu' che e' l'umilta'.
Tollat crucem suam. Chi si
consacra al Sacro Cuore per conseguenza si assume l'obbligo di sopportare con
pazienza tutto il contrario ed invece di mormorare volendo quasi abbandonare la
nostra croce dobbiamo invece guardare il contrario e considerarlo come
disposizione provvidenziale, come un mezzo che ci rende piu' simili a Gesu'.
Et sequatur me. Ecco qui un
altro punto molto importante per voi - diletti ragazzi - esso consiste nello
stare uniti a Gesu'; noi staremo uniti a Lui voi lo sapete
[page 164]
col non commettere peccati. Ma che cosa dovete fare per non commettere
peccati. Voi non avete da fare altro che ubbidire. Ecco la virtu' che vi
terra' uniti a Gesu', ecco la virtu' che vi obbligate di osservare, l'ubbidienza.
Dunque promettete di essere umili,
di essere pazienti, di essere sopratutto ubbidienti, l'atto di
consacrazione sara' gradito a Gesu' ed esso in ricambio gettera' le sue
benedizioni su di voi, sui vostri genitori, sui vostri superiori, sul vostro
Direttore, sui vostri maestri, su tutta questa scuola perche' essa resti per
voi e per ragazzi che verranno dopo di voi una guida sincera e fedele che vi
conduce sempre verso Iddio e verso l'acquisto del suo regno eterno.
Appendix 1:
This is the
lectionary promulgated in 1570 by Pope Pius V after the Council of Trent, and
was the Roman Catholic lectionary until 1970. It was replaced in general use by
a lectionary utilizing a three-year cycle
This table
is based upon that provided by Father Felix Just, SJ.
(http://www.bombaxo.com/tridentine.html)
Liturgical
Date |
EPISTLE
|
GOSPEL
|
SEASON
OF ADVENT |
|
|
First
Sunday of Advent |
Rom
13:11-14a |
Luke
21:25-33 |
Second
Sunday of Advent |
Rom
15:4-13 |
Matt
11:2-10 |
Third
Sunday of Advent |
Phil
4:4-7 |
John
1:19b-28 |
Ember
Wednesday in Advent |
Isa
2:2-5 |
Luke
1:26-38 |
Ember
Friday in Advent |
Isa
11:1-5 |
Luke
1:39-47 |
Ember
Saturday in Advent |
Isa
19:20-22; 35:1-7; 40:9-11; 45:1-8 |
Luke
3:1-6 |
Fourth
Sunday of Advent |
1 Cor
4:1-5 |
Luke
3:1-6 |
SEASON
OF CHRISTMAS |
|
|
Christmas
Vigil (12/24) |
Rom
1:1-6 |
Matt
1:18b-21 |
Christmas: First Mass at Night |
Tit
2:11-15 |
Luke
2:1-14 |
Christmas:
Second Mass at Dawn |
Tit
3:4-7 |
Luke
2:15-20 |
Christmas:
Third Mass in Daytime |
Heb
1:1-12 |
John
1:1-14 |
St.
Stephen (12/26) |
Acts
6:8-10 ; 7:54-60 |
Matt
23:34-39 |
St.
John (12/27) |
Sir
15:1-6 |
John
21:19-24 |
Holy
Innocents (12/28) |
Acts
14:1-5 |
Matt
2:13-18 |
Sunday
in Octave of Christmas |
Gal
4:1-7 |
Luke
2:33-40 |
St.
Thomas Becket (12/29) |
Heb
5:1-6 |
John
10:11-16 |
Sixth
Day in Octave of Christmas (12/30) |
Tit
3:4-7 |
Luke
2:15-20 |
St.
Silvester (12/31) |
1 Pet
5:1-4, 10-11 |
Matt
16:13-19 |
Circumcision
of the Lord & Octave of Christmas (1/1) |
Tit
2:11-15 |
Luke
2:21 |
Holy
Name of Jesus |
Acts
4:8-12 |
Luke
2:21 |
SEASON
OF EPIPHANY |
|
|
Vigil
of Epiphany (1/5) |
Gal
4:1-7 |
Matt
2:19-23 |
Epiphany
of the Lord (1/6) |
Isa
60:1-6 |
Matt
2:1-12 |
Holy
Family of Jesus, Mary, and Joseph |
Col
3:12-17 |
Luke
2:42-52 |
Weekdays
after the First Sunday after Epiphany |
Rom
12:1-5 |
Luke
2:42-52 |
Octave
of Epiphany / Baptism of Our Lord (1/13) |
Isa
60:1-6 |
John
1:29-34 |
Second
Sunday after Epiphany |
Rom
12:6-16 |
John
2:1-11 |
Third
Sunday after Epiphany |
Rom
12:16c-21 |
Matt
8:1-13 |
Fourth
Sunday after Epiphany |
Rom
13:8-10 |
Matt
8:23-27 |
Fifth
Sunday after Epiphany |
Col
3:12-17 |
Matt
13:24-30 |
Sixth
Sunday after Epiphany |
1
Thess 1:2-10 |
Matt
13:31-35 |
Septuagesima
Sunday |
1 Cor
9:24-27; 10:1-5a |
Matt
20:1-16 |
Sexagesima
Sunday |
2 Cor
11:19-33; 12:1-9 |
Luke
8:4-15 |
Quinquagesima
Sunday |
1 Cor
13:1-13 |
Luke
18:31-43 |
SEASON
OF LENT |
|
|
Ash
Wednesday |
Joel
2:12-19 |
Matt
6:16-21 |
Thursday
after Ash Wednesday |
Isa
38:1-6 |
Matt
8:5-13 |
Friday
after Ash Wednesday |
Isa
58:1-9 |
Matt
5:43-48; 6:1-4 |
Saturday
after Ash Wednesday |
Isa
58:9-14 |
Mark
6:47-56 |
First
Sunday in Lent |
2 Cor
6:1-10 |
Matt
4:1-12 |
Monday
after First Sunday of Lent |
Ezek
34:11-16 |
Matt
25:31-46 |
Tuesday
after First Sunday of Lent |
Isa
55:6-11 |
Matt
21:10-17 |
Ember
Wednesday in Lent |
Exod
24:12-18; 1 Kings 19:3-8 |
Matt
12:38-50 |
Thursday
after First Sunday of Lent |
Ezek
18:1-9 |
Matt
15:21-28 |
Ember
Friday in Lent |
Ezek
18:20-28 |
John
5:1-15 |
Ember
Saturday in Lent |
Deut
26:12-19; 11:22-25; |
Matt
17:1-9 |
Second
Sunday in Lent |
1
Thess 4:1-7 |
Matt
17:1-9 |
Monday
after Second Sunday of Lent |
Dan
9:15-19 |
John
8:21-29 |
Tuesday
after Second Sunday of Lent |
1
Kings 17:8-16 |
Matt
23:1-12 |
Wednesday
after Second Sunday of Lent |
Esther
13:8-11, 15-17 |
Matt
20:17-28 |
Thursday
after Second Sunday of Lent |
Jer
17:5-10 |
Luke
16:19-31 |
Friday
after Second Sunday of Lent |
Gen
37:6-22 |
Matt
21:33-46 |
Saturday
after Second Sunday of Lent |
Gen
27:6-40 |
Luke
15:11-32 |
Third
Sunday in Lent |
Eph
5:1-9 |
Luke
11:14-28 |
Monday
after Third Sunday of Lent |
2
Kings 5:1-15 |
Luke
4:23-30 |
Tuesday
after Third Sunday of Lent |
2
Kings 4:1-7 |
Matt
18:15-22 |
Wednesday
after Third Sunday of Lent |
Exod
20:12-24 |
Matt
15:1-20 |
Thursday
after Third Sunday of Lent |
Jer
7:1-7 |
Luke
4:38-44 |
Friday
after Third Sunday of Lent |
Num
20:1-3, 6-13 |
John
4:5-42 |
Saturday
after Third Sunday of Lent |
Dan
13:1-9, 15-17, 19-30, 33-62 |
John
8:1-11 |
Fourth
Sunday in Lent |
Gal
4:22-31 |
John
6:1-15 |
Monday
after Fourth Sunday of Lent |
2 Sam
3:16-28 |
John
2:13-25 |
Tuesday
after Fourth Sunday of Lent |
Exod
32:7-14 |
John
7:14-31 |
Wednesday
after Fourth Sunday of Lent |
Ezek
36:23-28 |
John
9:1-38 |
Thursday
after Fourth Sunday of Lent |
2
Kings 4:25-38 |
Luke
7:11-16 |
Friday
after Fourth Sunday of Lent |
1
Kings 17:17-24 |
John
11:1-45 |
Saturday
after Fourth Sunday of Lent |
Isa
49:8-15 |
John
8:12-20 |
Passion
Sunday I |
Heb
9:11-15 |
John
8:46-59 |
Monday
after Passion Sunday |
Jonah
3:1-10 |
John
7:32-39 |
Tuesday
after Passion Sunday |
Dan
14:27, 28-42 |
John
7:1-13 |
Wednesday
after Passion Sunday |
Lev
19:1-2, 11-19, 25 |
John
10:22-38 |
Thursday
after Passion Sunday |
Dan
3:25, 34-45 |
Luke
7:36-50 |
Friday
after Passion Sunday |
Jer
17:13-18 |
John
11:47-54 |
Saturday
after Passion Sunday |
Jer
18:18-23 |
John
12:10-36 |
Palm
Sunday (or Passion Sunday II) |
Exod
15:27; 16:1-7 |
Matt
21:1-9; 26:1-75; 27:1-66 |
HOLY
WEEK |
|
|
Monday
of Holy Week |
Isa
50:5-10 |
John
12:1-9 |
Tuesday
of Holy Week |
Jer
11:18-20 |
Mark
14:1-72; 15:1-46 |
Wednesday
of Holy Week |
Isa
62:11; 63:1-7; 53:1-12 |
Luke
22:1-71; 23:1-53 |
Holy
Thursday - The Lord's Supper |
1 Cor
11:20-32 |
John
13:1-15 |
Good
Friday - The Crucifixion |
Hosea
6:1-6 |
John
18:1-40; 19:1-42 |
SEASON
OF EASTER |
|
|
Holy
Saturday - Easter VigilNote: In 1951, the number of OT readings at the Easter
Vigil was reduced from twelve to four, retaining only # 1, 4, 8 (v. 1
dropped), and 11. Thus, only four readings were prescribed between 1951 and
1969: |
1) Gen
1:1-31; 2:1-2 |
Matt
28:1-7 |
Easter
Sunday - The Resurrection of the Lord |
1 Cor
5:7-8 |
Mark
16:1-7 |
Monday
in Octave of Easter |
Acts
10:37-43 |
Luke
24:13-35 |
Tuesday
in Octave of Easter |
Acts
13:16, 26-33 |
Luke
24:36-47 |
Wednesday
in Octave of Easter |
Acts
3:13-15, 17-19 |
John
21:1-14 |
Thursday
in Octave of Easter |
Acts
8:26-40 |
John
20:11-18 |
Friday
in Octave of Easter |
1 Pet
3:18-22 |
Matt
28:16-20 |
White
Saturday (in Octave of Easter) |
1 Pet
2:1-10 |
John
20:1-9 |
Low
Sunday or White Sunday (Octave of Easter) |
1
John 5:4-10 |
John
20:19-31 |
Second
Sunday after Easter |
1 Pet
2:21-25 |
John
10:11-16 |
Third
Sunday after Easter |
1 Pet
2:11-19a |
John
16:16-22 |
Fourth
Sunday after Easter |
James
1:17-21 |
John
16:5-14 |
Fifth
Sunday after Easter |
James
1:22-27 |
John
16:23-30 |
Rogation
Days (Mon-Wed before Ascension) |
James
5:16-20 |
Luke
11:5-13 |
Vigil
of the Ascension |
Eph
4:7-13 |
John
17:1-11 |
Ascension
of the Lord (Thursday) |
Acts
1:1-11 |
Mark
16:14-20 |
Sunday
in the Octave of Ascension |
1 Pet
4:7b-11 |
John
15:26-27; 16:1-4 |
Saturday
Vigil of Pentecost |
1) Gen
22:1-19 |
John
14:15-21 |
Pentecost
Sunday |
Acts
2:1-11 |
John
14:23-31 |
Monday
in Octave of Pentecost |
Acts
10:34, 42-48 |
John
3:16-21 |
Tuesday
in Octave of Pentecost |
Acts
8:14-17 |
John
10:1-10 |
Ember
Wednesday of Pentecost |
Acts
2:14-21; 5:12-16 |
John
6:44-52 |
Thursday
in Octave of Pentecost |
Acts
8:5-8 |
Luke
9:1-6 |
Ember
Friday of Pentecost |
Joel
2:23-24, 26-27 |
Luke
5:17-26 |
Ember
Saturday of Pentecost |
Joel
2:28-32 |
Luke
4:38-44 |
SEASON
AFTER PENTECOST |
|
|
Feast
of the Most Holy Trinity (First Sunday after Pentecost) |
Rom
11:33-36 |
Matt
28:18-20 |
Weekdays
after First Sunday after Pentecost |
1
John 4:8-21 |
Luke
6:36-42 |
Corpus
Christi (Thursday after Trinity Sunday) |
1 Cor
11:23-29 |
John
6:56-59 |
Sunday
in the Octave of Corpus Christi |
1
John 3:13-18 |
Luke
14:16-24 |
Sacred
Heart of Jesus |
Eph
3:8-12, 14-19 |
John
19:31-37 |
Sunday
in the Octave of the Sacred Heart of Jesus |
1 Pet
5:6-11 |
Luke
15:1-10 |
Fourth
Sunday after Pentecost |
Rom
8:18-23 |
Luke
5:1-11 |
Fifth
Sunday after Pentecost |
1 Pet
3:8-15a |
Matt
5:20-24 |
Sixth
Sunday after Pentecost |
Rom
6:3-11 |
Mark
8:1-9 |
Seventh
Sunday after Pentecost |
Rom
6:19-23 |
Matt
7:15-21 |
Eighth
Sunday after Pentecost |
Rom
8:12-17 |
Luke
16:1-9 |
Ninth
Sunday after Pentecost |
1 Cor
10:6-13 |
Luke
19:41-47 |
Tenth
Sunday after Pentecost |
1 Cor
12:2-11 |
Luke
18:9-14 |
Eleventh
Sunday after Pentecost |
1 Cor
15:1-10 |
Mark
7:31-37 |
Twelfth
Sunday after Pentecost |
2 Cor
3:4-9 |
Luke
10:23-37 |
Thirteenth
Sunday after Pentecost |
Gal
3:16-22 |
Luke
17:11-19 |
Fourteenth
Sunday after Pentecost |
Gal
5:16-24 |
Matt
6:24-33 |
Fifteenth
Sunday after Pentecost |
Gal
5:25-26; 6:1-10 |
Luke
7:11-16 |
Sixteenth
Sunday after Pentecost |
Eph
3:13-21 |
Luke
14:1-11 |
Seventeenth
Sunday after Pentecost |
Eph
4:1-6 |
Matt
22:34b-46 |
Ember
Wednesday in September |
Amos
9:13-15 |
Mark
9:16-28 |
Ember
Thursday in September |
Hosea
14:2-10 |
Luke
7:36-50 |
Ember
Saturday in September |
Lev
23:26-32 |
Luke
13:6-17 |
Eighteenth
Sunday after Pentecost |
1 Cor
1:4-8 |
Matt
9:1-8 |
Nineteenth
Sunday after Pentecost |
Eph
4:23-28 |
Matt
22:1-14 |
Twentieth
Sunday after Pentecost |
Eph
5:15-21 |
John
4:46b-53 |
Twenty-first
Sunday after Pentecost |
Eph
6:10-17 |
Matt
18:23-35 |
Twenty-second
Sunday after Pentecost |
Phil
1:6-11 |
Matt
22:15-21 |
Twenty-third
Sunday after Pentecost |
Phil
3:17-21; 4:1-3 |
Matt
9:18-26 |
Twenty-fourth
& Last Sunday after Pentecost |
Col
1:9-14 |
Matt
24:15-35 |
[1] Third Sunday in Lent.
[2] "… blessed still are those who hear the word of God and keep
it!"
[3] The Gospel
for the Second Sunday in Lent is Mt 17:1-9 – the Transfiguration. See Homily 6,
p 10.
[4] "… qui est
ex Deo verba Dei audit propterea vos non auditis quia ex Deo non estis
..." / "Whoever comes from God
listens to the words of God; the reason why you do not listen is that you are
not from God."
[5] Cf. "Percio' la
maggiore attenzione dei Missionarii predicatori deve posarsi non gia'
sull'eleganza del discorso, che muove alla propria ammirazione, ed acquista la
gloria del plauso, con grave pericolo ed anche danno; ma sulla gravita' e
sodezza della dottrina che gia' professano, adattandola all'intelligenza
dell'uditorio per formare nell'anima dello stesso, lo spirito di Gesu' Cristo,
secondo quel di San Paolo ai Corinti "Non enim nosmet ipsos praedicamus,
sed Jesum Christum ... et hunc crucifixum ... non in sublimitate sermonis ...
sed in ostensione spiritus;" mostrando cioe' che noi conserviamo in cuor
nostro le parole che annunciamo, e che abbiamo gia' incominciato a fare cio'
che vogliamo insegnare." (1Co
2:1-5) Regole
<95>
fasc. 1, p. 18.
[6] " Then His
Excellency Nehemiah and the priest-scribe Ezra and the Levites who were
instructing the people said to all the people, 'Today is sacred to Yahweh your
God. Do not be mournful, do not weep.' For the people were all in tears as they
listened to the words of the Law."
[7] "… de
cetero fratres mei gaudete in Domino eadem vobis scribere mihi quidem non
pigrum vobis autem necessarium ..." / "To write to you what I have
already written before is no trouble to me and to you will be a protection."
[8] "I
know a man in Christ who fourteen years ago-still in the body? I do not know;
or out of the body? I do not know: God knows-was caught up right into the third
heaven."
[9] "Why
do you observe the splinter in your brother's eye and never notice the great
log in your own? And how dare you say to your brother, "Let me take that
splinter out of your eye," when, look, there is a great log in your own? Hypocrite!
Take the log out of your own eye first, and then you will see clearly enough to
take the splinter out of your brother's eye."
[10] "If
the educated hears a wise saying, he praises it and caps it with another; if a
debauchee hears it, he does not like it and tosses it behind his back."
[11] "... ante languorem
adhibe medicinam ..." / "Examine yourself before judgement comes,... "
[12] Ecclesciastico.
[13] (Text at
the beginning of the homily)
[14] "estote
autem factores verbi et non auditores tantum fallentes vosmet ipsos" / "But you must do what the Word tells you
and not just listen to it and deceive yourselves."
[15] In some of his
homilies, De Piro refers to Segneri's works.
Paolo Segneri (1624-1694) was a famous Italian preacher. He wrote a number of books among which are
his Quaresimale (1679), Prediche (1694) and Panegerici Sacri (1664). Cf. New Catholic Encyclopedia (Washington: Catholic University of
America, 1967), s.v. "Segneri, Paolo," by W.J. Fulco. Cf. Paolo Segneri, Opere Complete (4 vols.; Milano: Borroni e Scotti,
1853).
[16] See also Homily
20, p. 52.
[17] (Text at
the beginning of the homily)
[18] At the end of
the homily, De Piro lists the main points he is going to talk about. Each
point refers to numbered paragraphs above.
[19] Tenth
Sunday after Pentecost.
[20] ie.
Muslims.
[21] Theodosius I, Roman
Emperor (also known as Flavius Theodosius), born in
[22] Doctor of the Church,
born at Arianzus, in
[23] "Thank
you, God, that I am not grasping, unjust, adulterous like everyone else,
…"
[24] Summary of
the homily.
[25] Eleventh Sunday after Pentecost.
[26] De Piro writes Ps 35:4; "verba oris eius iniquitas et dolus noluit intellegere ut bene ageret"
/ "all he says is malicious and deceitful, he has turned his back on
wisdom."
[27] De Piro
writes Ps 37. " ego autem tamquam surdus
non audiebam et sicut mutus non aperiens os suum" / "But I hear nothing,
as though I were deaf, as though dumb, saying not a word."
[28] De Piro
writes Mattew 35. " tunc
dicet et his qui a sinistris erunt discedite a me maledicti in ignem aeternum
qui paratus est diabolo et angelis eius" / "Then he will say to those
on his left hand, 'Go away from me, with your curse upon you, to the eternal
fire prepared for the devil and his angels.'"
[29] "confessio et pulchritudo in conspectu eius
sanctimonia et magnificentia in sanctificatione eius" / "in his
presence are splendour and majesty, in his sanctuary power and beauty."
[30] Thirteenth
Sunday after Pentecost.
[31] St Mary
Magdalen de' Pazzi, born 2 April, 1566; died 25 May, 1607, member of the Carmelite convent of
[32] Seems to be
a reference to St Thea, born in
[33] "quos ut vidit dixit ite ostendite vos sacerdotibus et factum
est dum irent mundati sunt" / "When he saw them he said, 'Go and show
yourselves to the priests.' Now as they were going away they were cleansed."
[34] Fr Daniello Bartoli SJ, historian, born at
[35] Fifteenth Sunday after Pentecost.
[36] "vigilate
itaque quia nescitis diem neque horam" / "So stay awake, because you do not know either the day or the hour."
[37] "ipsi
enim diligenter scitis quia dies Domini sicut fur in nocte ita veniet" / "for
you are well aware in any case that the Day of the Lord is going to come like a
thief in the night."
[38] Segneri
Quaresimale I, IV.
[39] "stimulus autem mortis peccatum est virtus vero
peccati lex" / "The sting of death is sin, and the power of sin comes
from the Law."
[40] "ne
impie agas multum et noli esse stultus ne moriaris in tempore non tuo" / "Do not be wicked to
excess, and do not be a fool: why die before your time?"
[41] The title
to this homily seems to be a mistake. De Piro speaks about the
Transfiguration: Mt 17:1-9, which is the gospel given for the Second Sunday of
Lent. The first reading for this Sunday is 1Th 4:1-7.
[42] “quoniam raptus est in
paradisum et audivit arcana verba quae non licet homini loqui”
[43] “sed sicut scriptum est
quod oculus non vidit nec auris audivit nec in cor hominis ascendit quae praeparavit Deus his qui diligunt
illum”
[44] Cf.
Segneri, Quaresimale X, X.
[45] “vos autem in carne non
estis sed in Spiritu si tamen Spiritus Dei habitat in vobis si quis autem Spiritum Christi non habet hic
non est eius”
[46] “Tota vita Christi crux fuit, et martyrium, et
tu tibi quæris reqiuem, et gaudium? Erras, erras si aliud quæris quam pati
tribulationes, quia tota ista vita mortalis plena est miseriis, et
circumsignata crucibus. Et quanto quis altius in spiritu profecerit, tanto
gravioes cruces sæpe inveniet, quia exilii sui pœna magis ex amore crescit.” /
“The whole life of Christ was a cross and a martyrdom – do you expext peace and
joy? You go very, very wrong if you expect to do anything but endure troubles,
for all this life that we live as mortal creatures is full of sorrows and
marked everywhere with crosses – and it often happens that a man finds even
heavier crosses as he makes spiritual progress and begins to rise, because his
growing love makes his exile harder to bear.” (Thomas à Kempis, The Imitation of Christ, translated by
Betty I. Knott (
[47] “tunc Iesus dixit
discipulis suis si quis vult post me venire abneget semet ipsum et tollat crucem suam et sequatur me”
[48] Passion
Sunday One (Fifth Sunday of Lent).
[49] Cf. Segneri
Quaresimale vol I praedica XXVIII.
[50] Miei Fedeli
Devotissimi (Dear brothers and Sisters)
[51] Passion
Sunday One (Fifth Sunday of Lent).
[52] Segneri, Quaresimale, Vol XVIII, Praedica V.
[53] Segneri, Quaresimale, Vol XVIII, Praedica XII.
[54]
[55] A quote from reading 6 of Matins (Office of readings) for the
feast of St Lucy (December 13). “Quam eum Paschasius [the Roman Consul]
interrogasset: ‘Estne in te Spiritus Sanctus?’ Rispose: ‘Caste et pie viventes
templum sunt Spiritus Sancti.’” / Paschasius, the Roman Consul, asked Lucy:
‘Does the Holy Spirit dwell in you?’ Lucy replied: ‘The chaste and holy living
temples of the Holy Spirit.’ Quoted in Augustin Beaugrand, Sainte Lucie: Vierge Et Martyre de Syracuse,
[56] Homily on
the Vigil of Pentecost?
[57] # 1. Veni, Sancte Spiritus, Et emitte cœlitus Lucis tuæ radium. Veni pater pauperum Veni dator munerum, Veni lumen cordium. # 2. Consolator optime, Dulcis hospes animæ, Dulce
refrigerium. In labore requies, In
æstu temperies, In fletu solatium. … # 5. Da tuis fidelibus, In te
confidentibus, Sacrum septenarium. Da virtutis meritum, Da salutis exitum, Da perenne gaudium.
[58] Sixth Sunday after Pentecost.
[59] Seventh
Sunday after Pentecost.
[60] Compare the
heading notes in this homily with those in Homily 1, vol 1, page 1. In both
cases De Piro seems to be classifying the homilies: Homilies / Scripture /
Gospels. He also writes the theme in Maltese. Could this mean that these two
homilies come from the same year? See also homily 31.
[61] Eight
Sunday after Pentecost.
[62] Fratelli
Dilettissimi (dear brothers); see also same address on vol 1, page 25.
[63] Ninth
Sunday after Pentecost.
[64] Eusebius, Historia Ecclesiastica, 1. iii. c. 5 - It is probable
that this oracle was that voice (migremus hinc) which, with an earthquake, was
heard by night in the temple, mentioned by Josephus, de Bello Judaico, lib.
vii. c. 12.
[65] Same
heading as Homilies 1 (vol 1 page 1) and
13 (vol 1 page 26).
[66] Seventeenth Sunday after Pentecost.
[67] Nineteenth
Sunday after Pentecost.
[68] Cf. Homily
14, p 32-36.
[69] Seventeenth Sunday
after Pentecost.
[70] Should this
translate into Dionysius?
[71] "Un Vangelo apocrifo ci dice che gli abitanti di
[72] This homily
could have been delivered to a group of young people.
[73] See similar approach in Homily 13, vol 1, page 27 were De Piro
enters into details of how to use the senses.
[74] Homily about the Last words of Christ on the Cross. Probably a
meditation delivered on Good Friday.
[75] Good Friday
homily on the ‘Last Words of Christ’.
[76] Homily
preached on the Feast of the Invention of the True Cross, celebrated in the old
Roman calendar on May 3. This feast was removed from the General Roman
Calendar in 1970 and is now celebrated on September 14.
[77] Derived from the
Latin word invenire – to find – and should not be understood in the modern
sense of creating something new.
[78] This may be
a reference to a cross built on top of a hill at
[79] The
International Eucharistic Congress was held in
[80] A reference
to the flag of the Sovreign Military Order of St John, which ruled the islands
from 1530 to 1798. The flag which was flown on buildings and ships was made of
a big white cross on a red background.
[81] Third Sunday in Lent.
[82] Same two
examples used in Homily 1 (vol 1, p 3).
[83] Fourth Sunday of
Advent.
[84] Saint Peter Julian Eymard was born in
[85] Cardinal
Achille Ratti was elected Pope Pius XI on February 6, 1922, less than a month
before this address. The document De Piro refers to here is not listed on
the
[86] Archbishop
Peter Pace was bishop of
[87] If you are the servant of God, you do not need a metal chain to
hold you, but only Christ's chain.
[88] This address / circular letter was delivered on Thursday December
18, 1919 – Thursday of Ember week in Advent (at the end of the address
De Piro says that the next meeting will be held on Thursday February 26,
1920 – Ember week after Ash Wednesday). The Quattro Tempora, Ember days in
English, were Wednesday, Friday and Saturday after December 13 (St Lucy), after
Ash Wednesday, after Pentecost and after September 14 (Exaltation of the Cross).
[89] Sua
Eccellenza Reverendissima Mongisnor Arcivescovo – His Excellency Reverend
Monsignor Archbishop. The Bishop of Malta in 1919 was Archbishop Mauro Caruana
OSB (1915-1943)
[90] Santissimo
Sacramento – Holy Eucharist.
[91] Risposta
negativa.
[92] Retreat house in Floriana, later to serve as the Archdiocesan
Seminary and Chancery.
[93] Età ?
[94] See note at
the beginning of this address.
[95] From
details given in the course of this address, one could presume that this is one
of the meetings De Piro initiated for the Priest Adorers on each Thursday
of the Ember weeks, see note at the beginning of Homily 23 (vol 1, page 60).
This address was probably delivered in 1928 on either of these Thursdays of
Ember week: February 23, May 31 or September 20.
[96] Archbishop Mauro Caruana OSB, Bishop of Malta from January 22, 1915
til his death in December 17, 1943.
[97] Presuming
that this is held on the Second Ember day, this must be Thursday after
Pentecost Sunday of 1928.
[98] Venerabili
Confratelli – Venerable Brothers (Priests, members of the Sacerdoti Adoratori).
[99] This should
probably translate as: last year, ie 1927.
[100] The
Thursday meeting for Advent, see note at the beginning of Homily 23.
[101]
[102] From the text of this homily one notes that it is delivered on the feast of the
Assumption of Our Lady; it is on the occasion of the First Solemn Mass (Mass of
Thanksgiving) of a newly-ordained priest whose name is not given in these
homily notes; it is some time after 1920 as De Piro refers to his two
years as Rector of the Major Seminary.
[103] Feast of
the Assumption of the Blessed Virgin Mary, ie August 15.
[104] The
occasion of the First Solemn Mass of this new priest.
[105] Fedeli
Devoti – Dear faithful. ie dear brothers and sisters.
[106] De Piro
gives the reason why Catechism and Religious instruction is necessary in
today's society.
[107] Fratelli
Divotissimi (Dearest Brothers and Sisters)
[108] De Piro
explains what happens to humanity deprived of religious instruction, and hence
the need for it.
[109] St John of Matha (1160 – 1223), friend of St Felix of
[110] St Peter Nolasco (1182 – 1258). Member of the French Nobility and
founder of the Order of Our Lady of Mercy (Mercedarians) 1218, also referred to
by De Piro as Padri della
Mercede. Also a friend of St Raymond Penyafort.
[111] Fr Giuseppe (died
1907) and Fr Cesare Gualandi, founders of the Little Mission for the Deaf and
Mute.
[112] Ven. Louis of
[113] St
Patrick’s school in Sliema.
[114]
[115] De Piro
mentions the last world war, ie World War I: 1914 – 1919.
[116] De Piro was rector of the Major Seminary at Mdina for two
scholastic years: 1918/19 and 1919/20. Since he says that he had been rector of
this newly ordained for two years, he must have entered the seminary in October
1918 at the latest. Presuming that this priest studied at the seminary for a
total of six years, two years in Philosophy and four in Theology, then this
homily was delivered some time between 1920 and 1924.
[117] This homily
is very similar to Homily 25. It is not clear whether this homily was preached
at the Mass of Thanksgiving of a newly ordained priest. It speaks about
priesthood. It can also be homily 25 in note form.
[118] Founder of
[119] Homily
delivered on the occasion of the twenty fifth anniversary of ordination of Mgr
Emmanuel Vassallo, Secretary to the Archbishop.
[120] Suffers in
order to …
[121] Originally written in old Maltese: "fost tant pericoli li fiom tinsab il fidi tghna, kif mar jgharrafna fil
littra Pastorali il mahbub Rghai ta' din Iddiocesi, fil littra pastorali li
kralkom il had li ghaddat iz zelanti Cappellan tghacom. Fost tant pericoli din il fidi
icconservainija, intatta, immacolata kif ahna irceveinia men ant l'Apostolu
misierna Paulu. - Icconservaienna ghax kif jiedinna l'Angelicu San Tumas ia
is-sustanza u il fundament ta kul kdusia, u kif ieidilna il Conciliu Tridentin
ia il gherk u il bidu tal giustificazioni tghana u tal gloria min tas-Sema, u
min ghaira ma nistoux nghogbu l'Alla.
Ah. iva ahna neimnu li Inti tinsab au presenti; ahna Lilek n'adurau
mistohbi taht l'ostia ic-consagrata.
Ahna lilek ucoll inhobbu,
ahna Lilec irridu inhobbu, actar minna infusna stess, ahna Lilec nicconsagrau
il hsebiet tghana, l'affetti taghna, il hajja tghana colla.
U
isse fe dan illeil kabel ma ninfirdu minnek o Gesu' ahna nitolbuc il barca
tghiek, ah iva; tinzel hija fil menti tghana, l'affetti taghna, il hajja tghana
colla.
U isse fe dan illeil kabel ma
ninfirdu minnek o Gesu' ahna nitolbuc il barca tghiek, ah iva; tinzel hija fil
menti tghana, tinzel fil kalb tghana - u tghatina id-daul il kawwa biex u
ituetku fcull kdusia.
Bierec il kniesia imkadssa
Cattolica ftacar li ghalia inti xirred id-demm ghasis tghiak. Ghehlisna mill ghadeuua ghatia il paci u
it-tranquillita'.
Bierek il vicariu tghiak fuk
il wicc ta' dina l'art, taffilu ix xeuka tghiou li jara culhadt migbur f'merhla
uahda u taht Rhaai wiehed.
Bierec il mahbub Rghaaj ta'
din Id-diocesi ghatieh id-dehen u il kauuna necessarii az-zelu tghiou biex kif
tant jixtieq l'ebda naigia mi tintilef mil merhla Tghiou.
Bierek il Cappellan u is-Sacerdoti
ta' din il Parroccia biex l'isplendur tal virtu' tahhom icuni iservu lil
ohrain.
Bierec lilna il coll bierecna
fir-Ruh, biericna fil gisem biex lelec biss infitticu li nogbu; bierec il
famigli tghana biex wara li lilec incunu fahharna u aduraina bin-nar u
bil-leil, lilec sa flahhar infahhru u nadurau fis-sema.
ecc icun
uettak fiom issentimenti ta
gratitudni, ta fidi, u ta imhabba."
[122] Cf. Sacra
Tridentina (1905) ND 1209/1
[123] Same
heading as Homilies 1 (vol 1 page 1), 13 (vol 1 page 26) and 15 (vol 1 page
37).
[124] From the
Creed.
[125] Cf. Decree
Sacra Tridentina Synodus. Pius X (16/12/1915) DS 3375-83/ND 1209/1-4.
[126] DS 3379
[127] DS 3381
[128] This 'iv'
seems to be out of place here in the typed version. It does not indicate a new
section in the homily. Seems as if De Piro was writing on small sheets of
paper and this indicates the fourth page.
[129] Tantum ergo
sacramentum / Veneremur cernui: / Et antiquum documentum / Novo cedat ritui: / Praestet
fides supplementum / Sensuum defectui. // Genitori, genitoque / Laus et
iubilatio, / Salus, honor virtus quoque / Sit et benedictio: / Procedenti ab
utroque / Compar sit laudatio. // Down in adoration falling, / Lo! the sacred
Host we hail; / Lo! o'er ancient forms departing, / Newer rites of grace
prevail; / Faith for all defects supplying, / Where the feeble senses fail. // To
the everlasting Father, / And the Son who reigns on high, / With the Holy
Spirit proceeding /
[130] From the
hymn: Tantum Ergo. Also quoted in homily 41.
[131] This homily
is an exact copy of homily 42.
[132] From the
hymn: Tantum Ergo. Also quoted in homily 41.
[133] Sposi
Dilettissimi (dear bride and groom) – see first paragraph of this homily.
[134] De Piro
usually wrote his homilies in Italian, even if he was preaching in Maltese. At
times he included the Maltese equivalent in brackets in the text, to trigger
his memory. The fact that this homily is written in English probably means that
it was delivered in English. It was easy for De Piro to translate from
Italian into Maltese, but not into Italian.
[135] The first
four paragraphs of this homily are identical to the first paragraphs of the
previous homily 45, missing paragraph four of the latter.
[136] Saturday
June 12 1920.
[137] De Piro
decided that the following lines fit more appropriately at the end of this
paragraph.
[138] Anime
Dilettissime (Dear 'souls'), see bottom of page 129.
[139] Friday June
18 1920, feast of the Sacred Heart of Jesus.
[140] Or
“perpetuamente”? See similar line in homily 48.
[141] The words
in italics are missing in this homily, but have been supplied from a similar
paragraph in homily 48, page 134.
[142] This homily
end abruptly. The next homily, 47, is a copy of this one with a further two
paragraphs added on.
[143] First half
of this homily is a copy of homily 47. This present homily goes beyond homily
47.
[144] Reference
to a devotion to kiss the Blessed Sacrament or the image of the Sacred Heart?
[145] An old
people's home / Poor House at
[146] Compare
homily 50 with homilies 47 and 48.
[147] Homily
given on the feast of the Sacred Heart of Jesus to a group of seminarians – see
concluding paragraphs. Compare with homily 50.
[148] St Mary of
Jesus Church, belonging to the Maltese Province of the Order of Friars Minor
(Franciscans) at St Paul street, in Rabat, Malta.
[149] This homily
is delivered to the same group of people, and in the same church as homily 52,
a year later. In homily 52 De Piro adds: 'Il loro festa
[150] Compare to
homilies 50 and 51
[151] Supplied by the editor following similar accounts in homilies 50, page 140, and
51, page 143.
[152] Compare to
homilies 47, 48 and 50
[153] The Heart represents Love Translated
by Raina (June 2009)
Undoubtedly the heart is the most important part of
the human body. It works continuously to safeguard the health of the human
body. At night, when after a full day’s work the tired arms are limp, the eyes
shut and the brain paralysed in sleep, the heart works on. It continues to
beat, always vigilant in its responsibility to maintain our healthy life.
Let us now focus on the most perfect person who ever
lived on this earth. Jesus Christ chose to unite our human nature to his
divinity. In his humanity we also find a heart perfectly fulfilling its
functions, pumping through the veins the pure blood it received from the
Immaculate Virgin Mary. As we reflect further, we think about the motives that
led Jesus Christ to assume this human heart, making him one with us. We
discover that the aim of this remarkable action was nothing else than our
redemption. Jesus Christ wanted nothing other more than to repay the debts we
had contracted with the Divine Justice through our sin.
It is precisely within this heart, dear brothers and sisters, that we
encounter Jesus’ infinitive love for us. Here that we come across a real
mystery of love. Jesus himself affirmed this saying: “This is the heart that
has loved humanity so much”.
You see therefore that just one voluntary act by Our Lord Jesus Christ
has infinite value. He therefore had no need to suffer for our redemption.
There was no other need for his Sacred Heart than to keep Jesus alive in order
to unite his humanity with his divinity. Yet what do we discover? Jesus was not
happy with simply sharing our humanity. He had already chosen to suffer for our
sake. He did not choose only to suffer a little pain, but to the point of
shedding all his blood. He put no limits on his suffering. He wanted to shed
his blood till there was not even a drop left in his Sacred Heart. “This is the
heart that has loved humanity so much”.
In order to be able to somehow understand Jesus’
immense love for us, let us come down and tell a human mother that her lavish
care for her sick child is unnecessary and fruitless ... Listen to her reply:
she will endure sleepless nights; she will be ready for any sort of sacrifice;
she will seek all remedies, futile for her child’s cure, but necessary for the
child to feel loved, and even more necessary as a declaration of her love.
The same happens with Jesus. Tell him that he need not
have been born in a cave, exposed to the winter cold. Tell him that he need not
have suffered - that he need not have suffered so much. Tell him that he could
have done something less for us. Tell him that he could have saved at least one
a drop of that precious blood with which his Sacred Heart functioned. He would
immediately reply that he could not. For the Sacred Heart of Jesus all this was
necessary. It was inevitable. It was necessary for him to show us his love, to
help us understand his infinite love for us. “This is the heart that has
loved humanity so much”.
[154] Supplied by
the editor.
[155] Compare to
homily 53.
[156] Compare to
homilies 50, 51 and 53.
[157] Compare to
homilies 47, 48, 50 and 53.
[158] Should this
read A.D. – Adoratori Divoti ?
[159] Church of the Black Madonna. A copy of the image of Our Lady of Atocia,
vernerated in the Dominican church of Madrid, was brought to Malta from Madrid
in 1631 and a small church was built for it on the ta' Braxja heights. At the
beginning of the twentieth century the church was kept closed, but was opened
by the St George Preca.
[160] Compare
with Homily 54 p 152.
[161] Adoratori
Divoti ?
[162] Adelaide
Cini Institute, in
[163] See note on
homily 55, page 155.