Mons. Guzeppi De Piro

 

Predikatur Imheggeg

tal-Kelma t’Alla

 

Volum 1

 

 

 


 

Guzeppi De Piro, Predikatur Imheggeg tal-Kelma t'Alla, vol 1, ([Malta]: Postulazzjoni Kawza ta' Mons G De Piro, 1987).

 

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(Presentation: Prezentazzjoni ta' Volumi I, II, III. – not included).

 

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Werrej

Prezentazzjoni ta' Volumi 1, 2, 3.                                                                                          i

Werrej.                                                                                                                                   vii

Omeliji tal-Hadd.                                                                                                                    1

Sacerdozju.                                                                                                                          60

Ewkaristija.                                                                                                                           77

Zwieg.                                                                                                                                 122

Qalb ta' Gesu'.                                                                                                                   127

 

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[Homily 1]

[Third Sunday in Lent]

                                                                                                                        Skrittura[1]

                                                                                                                        Vangeli - Omeliji

Ir-Rieda t'Alla

Dispozizzjoni fil-priedki

                                                                                                      Alle Suore di Fra Diego

                                                                                                      "Beati qui audiunt Verbum
                                                                                                      Dei et cutodiant illud"
                                                                                                      (Lk 11:28)

 

            Allorche' aveva incominciato la sua vita pubblica N.S. Gesu' Cristo ovunque passava per le contrade della Giudea e della Palestina, operava i piu' belli i piu' grandi, i piu' strepitosi miracoli ora dando la vista ai ciechi, ora l'udito ai sordi, ora la parola ai muti e perfino con un sol cenno e detto fece risorgere a novella vita i morti.

Oltre questo dava sempre di se esempio di grande santita'. Le umili po riconescevano come il Messia, gli prestavano piu' e piu' grandi onori, e l'adoravano come il loro salvatore. Ma i Farisei presi di grande invidia ed odio contro il Divin Redentore ne divecano sempre male, inventavano nere calunnie, cercavano sempre per trovare in che rimproverarlo, ed interpretavano male perfino le azioni sue piu' sante; ed oggi vedendolo operare un miracolo cosi' grande per virtu' tutta quanta divina si misero a dire che Gesu' opero' quel miracolo di scacciare il demonio da dentro il muto per virtu' di Belzebub principe dei demoni (cf Lk 11:15; Mt 12:24) - I cattivi invidiano i buoni e fanno di tutto per corromperli. Ma Gesu' paga l'odio dei Farisei col continuare ad ammaestrare e noi ci farmiamo sulle sue ultime parole nell'odierno vangelo, che per noi contengono un grande ammaestramento: "Beati qui audiant verbum Dei et custodiant illud." (Lk 11:28)[2]

            Fermiamoci percio' su questa parola e ci intratteniamo sulle disposizioni colle quali conviene che noi ci portammo ad ascoltare le parole di Dio.

            La Domenica passata abbiamo parlato della Beatitudine che ci aspetta al di la della tomba (cf Mt 17:1-9)[3] - ed ecco che oggi parliamo di uno dei mezzi che ci conducono ad essa - ce lo dice lo stesso Gesu' C. 'Beati'. E senza dubbio
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e' un mezzo potente. Cosi' e' infatti quel sentirci le tante volte sollevati nello spirito dopo una predica, non e' altro che la grazia del Signore scesa sull'anima nostra pel tramite della parola di Dio a cui abbiamo assistito e percio' e' bene che noi diciamo qualche cosa intorno alle disposizione.

            1. Avere un vivo desiderio di cavarne frutto e non andarne per usanza o per complimento - Come chi va a mangiare con grande appetito; e' segno di santita' e di disposizione cosi' chi ha fame della parola di Dio da segno che bene nell'anima propria. Dall'altro lato come chi mostra nausea a tavola da segno di malessere cosi' chi si porta a sentir la parola di Dio quasi trascinato, da segno di non star bene nell'anima - chi ama Dio vuol sentire di Dio. Come il padre o la madre che ama il figlio piace loro sentire parlare degli stessi. S. Giov. "Qui ex Deo est verba Dei audit. Propterea nos non auditis quia vos Deo non estis." (Jn 8:47) [4]

            2. Non andarci per curiosita' ed eleganza delle parole[5] ma dobbiamo badarci alla sostanza di quel che si dice. Non fare come il malato che gli occorre fare una operazione e si ferma solo a guardare alla eleganza degli strumenti chirurgici - costoro fanno come il crivello che lascia passare il grano ed il fior di farina e conserva a se la paglia e la crusca - Si legge nel secondo libro di Esdra che parlando egli al popolo della legge di Dio erano i pianti e la commossione che i leviti si portavano in mezzo al popolo per accherarlo per poter sentire la voce del predicatore.( Cf. Ne 8:9)[6] Cosi' dobbiamo sentire la predica con comprensione interna paragonando le nostre azioni a quello che ci viene detto.

            3. Andare per sentire cose ordinarie e conoscerle ed inferiorarci in esse, e non cose straordinarie e niove. San Paolo ai Filippesi: "Eadem volsis scribere michi quidem non pigram, vobis antem necessarium."(Ph 3:1)[7] Quantunque sapeva poteva dire cose niove egli che era rapito al terzo cielo.(Cf. 2Co 12:2)[8]

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            4. Applicare a se non agli altri quello che si sente. Non parla di tincianti - non vedere la pagluca nell'occhio del prossimo.(Mt 7:3-5)[9] Cerchiamo di essere commensali e non tincianti. L'Ecclesiastico dice l'uomo prudente applica a se tutte le parole, l'uomo vizioso le getta dietro alle spalle.(Cf. Si 21:15)[10]

            5. Ante languorem adhibe medicinam.(Si 18:20)[11] Eccli.,[12] si parla dei difetti per prevenirli e non per repremerli.

            6. Quello che si dice in generale ciascuno se lo prenda per se.

"Et custodiam illud" (Lk 11:28)[13] Che non tiene nello stomaco segno che e' malato.

            S. Agostino dice "la parola di Dio e' come l'Amo" Dice S. Giov. "estote factores verbi et non auditores tantum, fallentes vosmet ipsos." (Jm 1:22)[14]

            Oh quanti anche peccatori ora risplendono nella gloria del paradiso per aver ascoltato con umilta' e aver custodito nel loro cuore la divina parola.

            Narra il Segneri[15] di un tale Mose' assassino nell'Egitto il quale per aver sentito una predica sull'inferno quantunque ateo si cambio' e divenne un santo Monaco.[16]

            San Giovanni di Dio era un giovane fuggito da casa, vagabondo - due volte soldato - una volta condannato a morte per aver disertato dell'esercito - si porto' per sorte ad una predica ad avendola ascoltata con umilta' e mansuetudine di cuore si senti' illuminato e commosso si getto' per terra, si confesso' peccatore dinanzi a tutti e decidesse di divinire santo.

            Cosi' anche noi.

            Beati qui audiunt verba Dei et custodiant illud. (Lk 11:28)[17]

                                                                        Vivi desideri[18]
                                                                        Non ferma ma sostanza
                                                                        Non cose straordinarie ma ordinarie
                                                                        Non applicare ad altri.

                                                                        I difetti perche' non vi siam
                                                                        Il generale causa lo apprende per se.

 

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[Homily 2]

Domenica X [dopo Pentecoste][19]

 

La parobola del Fariseo e del Pubblicano. (Lk 18:9-14)

 

Il Pubblicano -            Non sono come gli altri
                                    Non come questo pubblicano
                                    Digiuno 2 volte la settimana
                                    Pago le decime.

Orazione

Che orazione e' questa? Cosa ha domandato?

Ciascuno domandi:-

            Cosa ho fatto in cappella?
            Quali grazie ho chiesto?
            Quali favori ho domandato
            in comunione e nella Messa?

In Chiesa

Si entra la Chiesa come si entrasse in altro luogo - genuflessione - acqua santa - come ci diportiamo innanzi al Sacramento? Come innanzi ad un principe di questa terra? Altri per parlare - altri per ridere - forse anche per peccare.

 

I Pagani

Rispetto degli idolatri per le loro chiese.

I Sacaceni[20] - piedi ignudi, umilta' e mondezza.

I Greci - osservano grande.

Questi adoravano dei di pietra, di legno, ma noi il vero Dio.

I Primi Fedeli

I Primi Fedeli - entravano cospersi di cenere, vestiti di sacci e fune - L'Imperatore Teodosio[21] entrare fra il popolo invece di assidere sul trono. La madre di S. Gregorio Nazianzeno[22], raccolta ritirata, non sedeva, non si muoveva, non si parlava. Se non come gli antichi almeno composti, inginocchiati.

 

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Era peccatore

 

Il Fariseo

Il giovanotto: io non rubo, non testimonio, bestemmio ma avete altri peccati.

 

 

AVETE PECCATI

Ma avete peccati -                disubbidienza
                                                bugie
                                                non recitare preghiere
                                                Ai sacramenti come?

 

PECCATI

Sara' sempre cosi'

 

 

Non sum sicut ceteri (Lk 18:11)[23] - che brutta cosa la superbia

 

 

 

PECCATI

Monaco

Un uomo nel deserto faceva penitenza da molti anni e siccome gli altri lo stimavano, cosi' alto egli si stimava.

Il liquore per punire la sua superbia, permise che fosse tentata, e dalla tentazione vinto.

Teniamo i nosti occhi non sopra i cattivi ma sopra i

buoni.
devote
ubbidienti
rispettosi
paziente
non vendicativo
attento nelle parole
puro.

Segneri

Dice il P. Segneri - che gli scolari che andavano in Atene perche si credevano dotti, poi tornavano colla persuasione di saper ben poco - se cosi' nelle scienze umane, per piu' forte ragione nelle scienze divine. S. Francesco Saverio - non ho saputo servire di nulla poco ho fatto per voi - San Franceso d'Assisi. 2 anni prima di morire disse adesso in comunione col vero Dio.

 

Uno sguardo al pubblicano.[24]

 

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[Homily 3]

Domenica XI [dopo Pentecoste][25]

Il miracolo del Sordo Muto. (Mk 7:31-37)

Il sordomuto e' figura del peccatore particolarmente abituato. Il Signore lo chiama indarno ora con amorevoli chiamate, ora con minaccie, costigli, morti, rimproveri, ma inutile tutto cio' che li puo' convertire.

 

I ciechi, storpi, ulcerosi che fuggono S. Martino, per paura di esser guariti e cosi' perdere il cespite dei loro guadagni. E cosi' fanno alcuni giovanotti, fuggono gli uomini pii, fuggono i buoni compagni, fuggono dai buoni parenti, fuggono chiese, predicatori, confessori, "Noluit intelligere aut bene ageret" Ps 35(36):3[26] e un terribile effetto del peccato la sordita'.

 

Caduto il peccatore in questo stato di sordita' diviene anche muto. "Ego autem amquam sordus non audiebam, et sicut mutum non operiens os suum" Ps 37:13.[27] non pregano la Vergine, non gli angeli, non i santi - oh che misero lo stato dei peccatori.

 

Diviene anche muto nel confessare - oh grande disgrazia. Fu vergogna, per mancanza di preparazione - ah nel giorno del giudizio tutto sara' palesato ma allora non e' piu' tempo. "Discedite a me ... " Mt 25:41.[28]

 

Giovani attenti: se vi accade mai di commettere un peccato subito confessatevi - e non credete di avere il perdono diversamente. Il fatto del giovane Pelagio: morto in peccato per vergogno di confessare il suo peccato.

 

Confessare e' gloria ... "Confessio et pulchritudo in conspectu Domini" Ps 95:6.[29]

 

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[Homily 4]

XIII Domenica [dopo Pentecoste] [30]

-     I lebbrosi sono figura del peccato il quale l'anima a guisa di lebbra. (Lk 17:11-19)

-     Leggiamo nel Padre Segneri di Paolo il Semplice che stave alla porta della chiesa.

-     S. Maddalena de Pazzi[31] alle sue sorelle: Bellezza e' gloria aiutare i poveri.

-     Ci muove a piedi a un disgraziato - quanto per un'anima in peccato - se si fosse persuasi non ci commetterebbe cosi' facilmente il peccato.

-     I santi al pensiero del male che fa il peccato mortale

-     I martiri.

-     S. Tea Romana[32] non voleva guardare la porta di un luogo
dove si offendeva Dio.

-     Stanislao Kostka nel sentire un cattivo discorso evenne.

-     Sant’ Anselmo il P. del tutti

"Ite ostendite vobis sacerdot" (Lk 17:14)[33]

"Peccare humanum est" - "Diabolicum est perseverare".

      Giazamon ci racconta lo storico Bartoli[34], rinunzia a tutti gli averi per non commettere il peccato.

 

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[Homily 5]

Domenica XV [dopo Pentecoste][35]

Il fatto del figlio unico di Naim. (Lk 7:11-16)

Incertezza

Ogni uomo che vive deve morire.

             Si muore una sola volta

             L'ora della morte e' incerta.s

             La morte non ha tempo, non ha luogo, non ha modo.

             Ci troviamo gia nella rete e non ci accordiamo.

Avviso di Gesu'

Pur e' incerta l'ora della Morte, Gesu' che gli preme la salvezza dell'anima nostra ci ammonisce di stare pronti - nescitis diem neque horam (Mt 25:13)[36] - veniet sicut fur (1Th 5:2)[37] - ammonizioni.

 

Il peccato attuale[38]

"Stimulum autem mortis peccatus est" (1Co 15:56)[39] S. Paolo Cor non le penitenze, non la mortificazione accorciano la vita ma i peccati, i vizi, le frodi, i furti, le bestemmie, le comunioni sacrileghe, le congessioni sacrileghe "Non agas ampie ne moriaris in tempore non tuo" (Qo 7:17)[40]

 

 

Il fatto di Anastasio principe - il quale nel sonno vide un personaggio orrendo coll penna e col libri, cancello 15 anni della tua vita.

Il pensiero della morte e' salutare

Iddio "Replevit omnia morte." (Ws 18:16)

Il p. Segneri          fiori
                              alberi                                      {memor esto quod
                              fontano                                   {mors non tardat (Si 14:12)
                              fuoco
                              sole dalle finestre
                              candela

Il profeta Giobbe, "brevita' della vita" (Jb 20:5)

 

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Viviako come se ogni giorno dovesse esser l'ultimo

            Confessione  }
            Comunione    }           come fosse l'ultima
            Messa            }

Cosi' vivendo non ci succedera' come quel tale che arrivato il viativo "ci sono arrivato eppure non ho pensato mai."

 

"Surge adolescens" (Lk 7:14)

 

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[Homily 6]

Domenica V di Quaresima[41]

Vangelo. Gesu' prese con se Pietro, Giacomo e Giovanni. Sal monte. - Si trasfigura - suo volto come il sole e le vesti come la neve - apparvero Mose' ed Elia - Pietro prese la parola. Una nube - una voce - i discepoli cadono a terra - Gesu' li scuote Aperti gli occhi non vedono che Gesu' - e disse loro di non dire a nessuno. (Mt 17:1-9)

 

Del Paradiso    Il P Segneri Giorgione dipingere una bella luce col colore
I Santi non dicevano che paradiso, paradiso.
S. Paolo: “Arcana quae non licet homini loqui” (2Co 12:4)[42]
“Quod oculus non videt - nec auris audivit - nec in cor homini axendit.” (1Co 2:9)[43]
S. Caterina da Siena. rapita disse al B.Raimondo, "Ne io posso dire, ne voi potete intendere."

- Se ci meravigliamo in un palazzo del Re quanto piu' del Re dei Re.

- S. Fulgenzio a Roma in una festa.

- S. Giov. nell'Apocalisse - le piazze lastricate di oro finissimo figuratevi il resto. (Rv 21:21)

 

Introdotti in questa bella e ricca città. L'Angelo Custode si rallegra con noi. Numerose schiere verranno incontro di quei cittadini. I vostri parenti, vostri compagni buoni.

Benediresti il momento il giorno che voi rompeste un amicizia cattiva i giorni della vocazione, della professione lo spirito di abnegazione i vostri buoni maestri.

I Santi che avrete pregato - S. Giov. Battista - S. Giuseppe -
non piu' protettori a amici e compagni vostri

E sarà possibile di rinunciare oggi a questa compagnia per una compagnia cattiva.

 

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Dinanzi al trono della Beata Vergine - sua bellezza - il fatto del chierico che desidera vederla.[44]

            Essa ci tratta come madre - quanto ci piace qua' essere accarezzati dalla madre terrena che sara' dalla madre celeste.

            Al trono del Figlio Gesu' piu' risplendente di 100 sole S. Teresa dopo aver veduto il volto di Gesu' il sole pallido le persone avvenente come scheletri.

Al Trono della Triade

Fissare gli occhi dell'anima
      centro di ogni bene
      fonte di beatitudine
      abbisso di luce inaccessibile
      “Videbimus eum sicuti est” (1 Jn 3:2)

Vedere Iddio questo formera' il paradise, gioia, gaudio contentezza.

 

            Quando verrà questo giorno?

Presto “tempus breve est”. (1Co 7:29)

Desiderate voi tanto bene?

            Fuori gli immondi
            Fuori gli vendicativi
            Fuori gli impudori
            Fuori gli spergiuri
            Fuori gli dissoluti
            Fuori ogni sorte di peccatori

"Innocens manibus et mundo corde." (Ps 23:4) Questo certo è Paradiso. Un giorno N. Signore mostrò un saggio del paradiso a Santa Caterina da Siena - e le disse mira di quanto bene si privano i peccatori.

 

            Leggiamo nella sacra scrittura di una madre che si vide uccidere i sei figli e poi dell'ultimo gli dissi "aspicias ad coelum." (2Mc 7:28)

Per andare al Paradiso basta
            perseveranti nel bene
            ubbidienti ai superiori
            pregare devotamente
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            Santificare le feste
            Frequentare i sacramenti
            domare la passione dominante.

            Se millioni rinunziarano a tutto anche alla vita per paradiso, voi che fate?

Sentiamo S. Francesco Saverio cogli al cielo diceva spero voglio il paradiso.

            S. Paolo "Si quis spiritum Christi non habet hic non est euis." (Rm 8:9)[45]
            "Tota vita Christi crux fuit et martyrium"
[46]
            "tollat, abneget et sequatur".
(Mt 16:24)[47]
            E' vana pretensione di accopiare la devozione alle proprie comodità
            Pietà e sacrificio - la vittima è la stessa pietà.

 

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[Homily 7]

Domenica di Passione[48]

Quis ex vobis arguet me peccato? (Jn 8:46)[49]

            Così oggi il Divin Redentore incominciò a rimproverare gli ostinatissimi Guidei, ai quali diceva loro sempre la verità e non volevano creder, non solo ma anzi progettavano e tramavano di ucciderlo e procura di svelare loro l'animosità di un simile attentato. "Narrate un fatto e provatelo, chi di voi potra' convincere di una sola colpa." (Jn 8:46) "La dolcezza, l'amabilita' del suo carattere, la moltitudine e la qualita' dei suoi miracoli, i quali mostravano la sua bonta e la sua potenza" dovevano legare a lui tutti i cuori. Eppure nessuno piu' di lui fu perseguitato con ira piu' grande, piu' accanita e più brutale.

            Gesù poteva di se affermare con verita' che non potevano rimproverarle di peccato. Egli era l' innecente, l'immacolato, il candido giglio delle convalli la stessa santita' per ecellenza, come ci dice San Paolo "Innoncens, impollutus, immaculatus, segregatus a peccatoribus". (Hb 7:25)

            M.F.D.[50] Potremo noi dire lo stesso di noi stessi che cioe' nessuo ci puo' rimproverare di peccato - Oh no certamente ci risponde San Giovanni "Si discerimus quoniam peccatum non habemus, ipsi nos seducimus et veritas in nobis non est." (1Jn 1:8) Se diremo che non abbiamo peccato noi inganniamo noi stessi, e non ci è in noi verità. S. Giov. chi può dire il cuor mio è mondo? Sarà libero dal peccato mortale - ma come ci troviamo di fronte al peccato veniale.

-        Il rigore con cui sono castigati - pena del danno, pena materiale sono amiche di Dio, sono spose di Dio, sono amate di Dio.

-        San Paolo sono legna, paglia e stoppa (1Co 3:12-15) per alimentare il fuoco del purgatorio per chi li commette.

-        Sono castigati anche in questa vita ora con pene temporali ed ora con pene spirituali.

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In se è grande quantunque vicino a quella dal mortale si dice leggiera - (se contro un compagno, sacerdote, Vescovo, Papa).

Se un figlio dicesse - (offesa di Dio)

Il male di colpa è maggiore di ogni male di pena.

Infermita' dell'Anima

10        S. Tomaso per conseguenza.

20        Indirettamente togliendo -                la soggezzione a Dio
                                                                        gli abiti delle virtù
                                                                        gli aiuti della grazia
                                                                        la forza ed il vigore dello spirito.

30        Per modo di peso -

 

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[Homily 8]

Domenica di Passione[51]

            Gesù rimproverà i Giudei perchè non volevano credere in Lui. "Chi di voi può convincermi di peccato?" (Jn 8:46)

            Gesù poteva dire questo di se possiamo noi dire lo stesso di noi?

            San Giov. – "si discerimus quoniam peccatum non habemus, ipsi nos seducimus et veritas in nobis non est." (1Jn 1:8)

            Se abbiamo peccato lo è stato perchè non abbiamo mai considerato quanto cosa brutta sia il peccato - Malum infinitum. S. Agostino.

            S. Maria Maddalena de Pazzi - Molti dicono ma non comprendono che cosa sia e quanto sia grave il peccato - schiaffo ad un compagno-sacerdote - Vescovo - Papa - Dio.

(Male di Dio)

-        Avere Dio adirato e nemico, un re che ci odia quanto male - ha la potestà di mandarci all'inferno.

-        Gli fa perdere la grazia.

-        Le sue opere buone coperte.

-        L'esempio del giovane agricoltore che ha piantato alberi e mentre carichi di frutti un uragano gli rovina tutto. Così il peccato nell'anima.[52]

 

Il Padre Segneri[53] -      bestemmia -     gonfia la lingua
                                       furto -                 seccasse le mani
                                       fraudo -              sbalordimento
                                       impurità -           lebbra.

            Il falegname e la scatola piena d'oro. Invece di convertirsi i Giudei dissero "Demonium habes." (Jn 8:49)

            "Tulerunt lapides et jacirunt in eum." (Jn 8:59)

Attenti non cominciare la via del peccato.
Il peccato e' come il fuoco in una casa.
Così fa chi non ascolta le ammonizioni.
“Si quis audierit vocem meam; et aperuerit mihi januam, intrabo ad illum et coenabo cum illo et ipse mecum." (Rv 3:20)

 

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[Homily 9]

Pentecoste[54]

            Gli apostoli colla Vergine nel Cenacolo - odono un gran rumore- lingue di fuoco - gli Apostoli si sentono pieni di S. Santo - parlano varie lingue - era il giorno in cui celebravasi il giorno in cui il popolo Ebreo aveva ricevuto la legge sul monte Sinai - e vi erano accorsi. Medi, Parti, Elamiti, Mesopotamia, Giudea, Egitto, Libia e Cirene. (Ac 2:1-11)

            Osserviate gli effetti prodotti negli Apostoli dallo Spirito Santo: fece loro conoscere le verità più occulte, facendoli pensare diversamente di prima.

            Lo stesso effetto produrrà su di voi - vi sentirete nascere altri pensieri ed altri affetti nel Cuore.

{Divertirsi
{godere il mondo
{avere denaro
{avere compagnia allegra
{di passare la vita in
{peccato

{che il peccato è
{sommo male.
{lo abborriaste
{più della morte
{che tutto il mondo è vanità che
{è importante il servir Dio.

 

Fece gli apostoli Coraggiosi.

            San Pietro nega Gesù. (Lk 22:54-62) Ora la predica innanzi tutto.

            Gli altri apostoli: meno Giovanni tutti fuggirono, ora non temono la spada, la morte. (Jn 19:26)

            Anche voi se lo Spirito Santo discenderà sopra di voi confesserete con coraggio Gesù Cristo - non darete luogo al rispetto umano - confessatevi, i commandamenti di Dio, non vi vergognate di dire no.

 

            Li infiammerò di Santa Carità.

Che sparsero per tutto il mondo. S. Pietro convertì 3000 ed in un'altra predica 5000. (Ac 2:41;4:4) Anche voi prediccate Gesù Cristo - coll'esempio o colla lingua ammonendo i compagni. Come si trova oggi: il vostro cuore e infiammato o è freddo: sono pochi quelli che amano Dio - alle volte
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si raffreddano, vogliono servire dello spirito del mondo e del peccato.

E contristano lo Spirito Santo

            1. Se in peccato non pensi a confessarti.
            2. Se ti confessi male.
            3. Se non ti distacchi dalla mala compagnia.
            4. Se non vuoi vivere modestamente.

Per consolarlo.

            1. Vita pura ed immacolata. a Santa Lucia. "È con te lo spirito Santo. Caste et pie viventes templum sunt spiritus Sancti."[55]

            Fuggite il peccato e sarete tempi dello Spirito Santo.

 

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[Homily 10]

[Vigilia di Pentecoste] [56]

Pentecoste - L'Avvento, La Quaresima, il tempo pascquale e Pentecoste.

Vigilia di Pentecoste - per prepararci sempre meglio e renderci più degni di favori del divino suo sposo. Era amministrato il Battesimo ai Catecumeni.

Grandezza della Festa - è la terza Persona della SSma Trinità che discende sull'universo per rigenerarlo. Istituzione di un nuovo mondo - il Giudaismo annientato - il Pagenesimo percosso a morte - alleanza universale tra Dio e gli uomini. Promessa da quaranta secoli. Dalla Pentecoste prendono origine i lumi - le costumanze istituzioni, le idee nuove che hanno cangiata la faccia dell'universo e sostituita - la legge di carita' al diritto brutale del più forte.

Storia della Festa. (Ac 2,1-11) Dopo l'Ascensione gli Apostoli erano tornati a Gerusalemme, ed aduniti in un cenacolo con Maria - rappresentavano la Chiesa universale - erano in aspettativa delle promesse del Divin Maestro - era la Domenica, giorno della Pentecoste dei Giudei affinche la nuova Legge fosse pubblicata nel giorno medesimo in cui l'antinca che doveva essere supplentata, era stat promulgata sul monte Sinai.

            La Domenica verso le 9 am odono un rumore simile ad un vento gagliardo - che significa la grazia divina che sosteine le nostre anime lingue ripartile di fuoco - illumina, trasforma in se tutto cosi che incendia in lingue e non in forma di cuori per dinotare che lo Spirito Santo e' sceso non solo per accender l'Apostoli d'amore mar perche' essi accendino gli altri col fuoco della propria lingua - il castigo di Babel - il dono delle lingue a tutte le nazioni, divisione il primo unione il secondo.

Effetti dello Spirito Santo

            Illuminò l'intelletto degli Apostoli circa la fede e dottrina di Cristo
            Purificò il cuore degli Apostoli da ogni amore impuro e terreno.
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            Esternamente cambiò quei pescatori incolti e illitterati in scrittori e predicatori

Queste meraviglie le opere anche in noi in tutte le anime ben disposte.

Veni emitte radium[57] – luce
Veni pater
Consolator optime
In labore requies
Da perenne gaudium

- Rese colombe, senitelli

Disposizione alla Pentecoste - a) ardente desiderio
b) rinuncia ad ogni affezione alle creature.

            Proponiamo di amare Dio ed il prossimo per amor nostro.

 

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[Homily 11]

Domenica VI dopo Pentecoste[58]

Premuro di udire la parola di Dio e di udirla come conviene

 

Gesù Cristo fatto uomo, dopo la sua vita privata per ben 30 anni incomincio a predicare e la gente venica ad udirlo, a confermare la sua predicazione con miracoli dei quali questo che racconta l'odierno Vengelo è uno di principali. (Mk 8:1-9)

            Grande fame avevano le turbe di sentire la parola di Dio, dimenticavano i loro bisogni - "Cibus mentis est sermo Dei" S. Greg.

            Ascoltate, ma ascoltate con attenzione - Plutarco che dava il modo di sedersi ai suoi alunni "Dormendo non si impara."

            Il Grande Costantino udiva le parole di Dio in piedi.

            S. Giov. "Qui ex Deo est verba Dei audit
            Propterea vos non auditis quia ex Deo non estis." (Jn 8:47)

Dio che prende cura di noi

 

           

Vedendo Gesù che già da tre giorni (Jn 11:39 ?) ---- cuore tenero di Gesù, che premia non solo nell'altro mondo ma anche in questo.    

           

David. Psalm 86:36

Siamo Grati

            Domandò quanti pani e risposero 7 sette e alcuni pesci. Benedisse e tutti si servirono e restarono Grande miracolo. (Mt 15:34-36)

            - Ma questo miracolo continua tuttodi da un seme tanti granelli, tanti frutti, tanti animali, tanti ucelli, pesci ------

            - Siamo percio grate a Dio.

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            Altre grazie - lumi alla mente - ispirazioni al cuore -         conforti - Sacramenti - l'Eucaristia, lo stesso suo corpo e sangue.

            S. Teresa - pensando ai grandi benefici che fa nostro Signore nell'Eucaristia, rimproverà l'ingratitudine di molti "Osso al cane"

            Ha dato vita
            Conserva la vita
            Mantiene la sanità
            Dà contentezza
            Difende la vita dai nemici
            Defende dal Demonio
            Messa, parola di Dio, Comunione
            Nel dì del giudizio.

 

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[Homily 12]

Domenica VII dopo Pentecoste[59]

"Omnis arbor quae non facit
fructum bonum excidetur et in
ignem mittetur" (Mt 
7:19)

Il tratto del Vangelo di S. Matteo (Mt 7:15-21), che la Santa Chiesa ci ha fatto leggere questa mattina per pascere l'anima nostra, è una parte del discorso stupendo che Gesù Cristo pronunziò sulla montagna.

- Ci ammonisce di star attenti dai falsi profeti.

            "Attendite a falsis prophetis". (Mt 7:15) Perche' dice attendite? Gesù Cristo quale vero padre dopo di averci insegnato la sua dottrina, quella dottrina che oggi è suggellata col suo sangue e colla morte di croce. Ci da uno dei mezzi piu' forti per conservare la fede nei suoi insegnamenti. "Attendite" .(Mt 7:15) ... ci dice state ben attenti dai falsi profeti. Guardatevi, guardatevi. Sono chiamati profeti perche' cercano di appellare virtu' dai propri, dolcezza, mansuetudine, e semplicita'. La fede e' un dono prezioso che Dio ci ha dato, e' un dono che noi possiamo perdere, come l'hanno perduto altri, quindi dobbiamo usare i mezzi che ci servono a conservarlo - ed in verita' se voi conscete che in una casa vi e' un ammalato affetto da morto contagioso voi vi ostenete dal frequentarlo perche' voi dite la salute del corpo e' un dono di Dio che io devo conservare. E molto bene. Ma quanto e' piu' preziosa l'anima del corpo e con quale attenzione non dobbiamo noi fare a conservarle la vita, quella vita che G.C. ci ha dato al prezzo del suo sangue e della sua stessa vita. - Ci difende dal vizio orribile dell'ipocrisia.

            Che corpe il veleno di una dottrina corretta o il disordine di una cattiva condotta col velo di una apparente devozione.

- Ci parla della necessità di fare opere buone "Omnis arbor quae non facit fructum bonum excitetur et in ignem mittetur." (Mt 7:19) Ogni albero che non fa frutto e non fa frutto
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buono, sara' tagliato dice Gesu' Cristo, e non solo tagliato ma gettato nel fuoco. Odano coloro che perche' non bestemmiano, perche non rubano, perche' non ammazzano, perche' non sperguriamo, credono di aver assicurato il paradiso - Forse non e' chiara, decisiva, irrevocabile, la sentenza pronunziata da nostro Signore Gesu' Cristo, che ogno albero che non fa frutto buono vien tagliato e gettato al fuoco "Excidetur et in ignem mittetur." (Mt 7:19) Dunque non basta il non fare gravi peccati ma per contentare Iddio nostro Signore e nostro Padre, per meritarci il premio del cielo, non basta evitare il male, ma occorre operare il bene - non basta fuggire il vizio ma bisogna praticare la virtu' - non basta astenerci dalle opere cattive ma bisogna fare opere buone e farne il piu' che si puo' - altrimenti saremo tagliati e gettati al fuoco.

            Il Profeta David desideroso di sapere da Dio stesso verita' infallibile, chi siano coloro che veramente si salvano, cosi' si fece a domandarlo, "Domine quis habitabit in tabernaculo tuo auc quis requiescat in monte sancto tuo?" (Ps 14:1) Signore ditemi chi sono quelli che avranno la bella sorte di venire ad abitare con voi in cielo, a riposare nell'eterna vostra felicita'? E Iddio volendo contentarlo cosi' gli rispose - "Saranno possessori del regno dei cielo soltanto coloro che conservano un cuore puro non macchiato dai vizii e dai peccati, ed avranno insieme le mani piene di virtu' e di buone opere. "Qui ingreditur sine macula et operatur justitiam" (Ps 14:2) - Avuto David questa risposta da Dio volle renderla pubblica a tutto il mondo e percio' ci lascia scritto che chi vuol avere la felice sorte di passare i suoi giorni in cielo eternamente non ha da fare altro che fuggire il male ed operare il bene, evitare il vizio e praticare la virtu' "Declina a malo et fac bonum." (Ps 36:27) - E' al certo un gran merito il non fare il male, il non rubare, il non mentire, il non dar luogo all'ira, il non dar luogo agli, alle vendette, ma pur questo non basta ancora, questa e' meta' del viaggio che
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ci conduce al cielo, e percio' per arrivarci bisogna anche fare il bene.

            Infatti e' pur innegabile che per conseguire l'eterna salute bisogna osservare la legge divina tutta quanta, ce lo disse Gesu' Cristo medesimo. Ora la legge di Dio, i commandamenti di Dio, nel proibirci il male ci comandano il bene. (Ex 20:1-17) Cosi' col primo e secondo commandamento da un canto ci proibisce Dio di non ci conscere altro che Lui Solo, di non odiarlo mai, di non strappazzare in vano il suo nome, dall'altro lato ci comanda di adorarlo e internamente col cuore ed esternamente col corpo, ci comanda di amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze, ci comanda di credere e praticare tutte le verita' che ci ha insegnato, ci comanda di imitare il suo Figlio Unigenito Gesu' Cristo quindi ecco che ci comanda di essere umili, mansueti, pazienti come lui, mortificati, caritatevoli, misericordiosi, col nostro prossimo, santi per quanto passiamo. - Cosi' col terzo comandamento Iddio ci proibisce da una parte di fare opere servili nei giorni, coll'adir la messa, la parola di Dio, darci piu' all'orazione, frequentare i sacramenti e cosi' via - Cosi' al quinto e ultimo comandamento Iddio ci proibisce da una parte di non danneggare il nostro prossimo sia nell'anima che nel corpo o nei suoi averi, mentre dall'altra ci comanda di amare il nostro amore non solo colle parole ma colle opere, beneficando che ci fa male.

            Percio' che giova a quella donna il solo vantarsi che essa non mena mala vita, che nessuno puo' dir alcuna cosa sul suo conto. Queste e' ancora meta' della via che la conduce in paradiso. Ma col male che ha evitato bisogna che ci sia il bene che ha operato. Si domandi percio' come ha impiegato il suo tempo? quale cura, quale attenzione ha prestato alla propria famiglia, dove l'educazione cristiana dei propri figlioli? Dove' l'umilta'? Dove' la pazienza?

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            Che gioia a quel negoziante che nei contratti non ha commesso ingiustizie, non ha commesso frodi, non iganna - questo e' il male che ha evitato, ma domandi a lui stesso dove e' il bene che ha operato? Dove e' la sue preghiere e le sue orazioni? Dove le sue confessioni? Dove le sue comunioni? Dove la frequenza alla parola di Dio?

            Ricordiamoci della parola dell'odierno Vengelo "Omnis arbor quae non facit fructum bonum, excidetur et in ignem mittetur." (Mt 7:19)

            Dilettissimi fratelli: che cosa siamo noi cristiani? Possiamo assimilarci a tanti alberi piantati nel campo mistico di Gesu' Cristo, per produrre frutti buoni degni di Gesu' Cristo, frutti di opere buone, frutti virtu' di santita'. - Se ci contentiamo di non produrre frutti cattivi e non produciamo che foglie, come quell'albero di fede di cui ci parla il Vangelo. Oh, miseri noi. La sentenza gia' e' pronunziata contro di noi. "Omnis arbor quae non facit fructum bonum excidetur et in ignum mittetur." (Mt 7:19)

            Ora domandi ciascuno di noi se oggi venisse su di me eseguita questa sentenza, se la morte venisse a trovare i miei giorni? Che sara' della pianta recisa? Che sara' dell'anima nostra? Sara' essa premiata o mandata al fuoco? "in ignem?" (Mt 7:19)

            Dunque imitiamo Gesu' Cristo, nell'umilta' e ricacciamo la nostra superbia nella mansuetudine, contro la collera, nell'amore del prossimo contro l'odio, nell'amore dei nemici contro la vendetta.

            E cosi' la terribile sentenza "in ignem mittetur" (Mt 7:19) sia gettato al fuoco non sara' contro di noi pronunziata, perche' nell'evitare il male abbiam cercato di fare il bene di dare frutti buoni.

 

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[Homily 13]

                                                                                                                        Omeliji[60]
                                                                                                                        Skrittura

It-Talenti

Domenica VIII dopo Pentecoste[61]

                                                                              "Redde rationem vellicationis tuae;
                                                                              jam enim non poteris villicare." (Lk 16:2)

            Per mezzo della parabola del cattivo amministratore, che la chiesa ci fa oggi leggere nella Santa Messa; ci balenano alla mente delle verita' molto efficaci a farci lavorare per la salvezza dell'anima nostra. (Lk 16:1-9) Esse sono la morte ci richiama alla mente che da un momento all'altro possiamo perdere tutti i beni di questa terra, il giudizio facendoci ricordare del diritto che Iddio ha di domandarci conto dell'uso dei doni che ci elargito in questa vita, dell'inferno che tocchera' a coloro che ha piu' lavorato nel mondo che per Iddio, piu' pel corpo che per l'anima piu' pel tempo che per l'eternita'.

            F.D.[62] non dobbiamo mai perdere di vista il fine per cui siamo stati da Dio creati - esso e' per noi quello che e' il faro per la nave che vuol entrare nel porto - Noi siamo da Dio creati per servirlo in questo mondo e goderlo poi in paradiso. - Un fine cosi' nobile non puo' essere da noi raggiunto se non si mettono in uso dei mezzi proporzionati. E siccome questi mezzi non li possiamo avere da noi, Dio stesso ci le ha dati con grande generosita'. Tutto quello che abbiamo, anzi tutto quello che siamo, tutto e' un dono che Iddio ci fece, perche' noi possiamo servirlo di esso affine conoscerlo quaggiu', per poi andare a goderlo nell'altra vita. Questi doni sono di due specie naturali e sopranaturali. Se l'uomo cristiano se ne serve convenientemente di questi mezzi raggiungera' il suo ultimo fine e sara' salvo, se ne abusera' perdera' il suo ultimo fine e restera' condannato.

            Ecco dunque il pericolo in cui ci troviamo tutti di abusare dei doni di Dio e perderci eternamente ... Ed ecco la rovina di quei cristiani che si son serviti male dei
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doni, a loro da Dio elargiti e son caduti in mali irreprarabili. E' proprio quello che e' successo al cattivo amministratore di cui ci parla l'odierno Vengelo. Rifletiamo per un poco a quello che gli e' successo col applichiamo subito a noi perche' la parabola e' scritta per nostra ammonizione.

            Il Vangelo non specifica in qual modo quell'amministratore abbia discipate le sostanze del suo padrone. Ma qualunque modo egli abbia usato in questa cattiva amministrazione, si puo' dire giustamente che egli non uso' in maniera saggia e retta le sostanze che il padrone gli aveva affidate.

            Veniamo subito a noi. Iddio ci ha largiti tanti doni di natura: ci ha dato un corpo coi suoi cinque sensi, colle sue forze, colle sue proprieta'; ci ha dato un'anima colla sue potenze e facolta'.

            Noi abbiamo occhi per vedere. Se il Signore ci chiama adesso a dar conto al "redde rationem" (Lk 16:2) cosa siam pronti a rispondere come abbiamo usato di questo sorso si questo bel dono ci siamo noi serviti ad ammirare le bellezze della natura ed elevare l'anima a Dio, come faveca uso San Francesco d'Assisi il quale gli bastava guardare il fiorellin del campo per accendersi d'amore di Dio ed andar in estasi; come faceva Suor Teresa del Bambino Gesu' che guardava le nuvole il loro contrasto col fondo azzurro del cielo, ed al pensiero alla riflessione che quella bellezza variata era per lei creata da Dio si pedeva nell'oceano dell'amore di Dio - Ci siamo noi serviti dagli occhi come si serviva San Giuseppe tutto attento al suo mestiere per poter guadagnarsi il pane e sollevare Gesu' e Maria - Ci siamo noi serviti dagli occhi come si serviva la Vergine SSma tutto attenta alle facende domestiche ed al Suo Divin Figlio Gesu' - Ci siamo noi serviti dagli occhi come si servira Gesu' Cristo, egli guardava le creature per farle servire all Gloria dello eterno suo Padre. Egli guardava gli uomini per pote condurre il loro sguardo verso il cielo. Egli guardava
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al cielo per far piovere su tutti ogni piu eletta benedizione celeste; - o piutosto ci siam serviti degli occhi per sprofondarli sulla polvere, sul fango di questa terra dove va in rovina ogni virtu', dove non fanno altro che pascere le passioni piu' basse e volgari - Oh, attento, che il "Redde rationem" (Lk 16:2) presto o tardi non arrivera' per ciascuno di noi.

            Noi abbiamo una lingua per parlare. Oh, che bel dono che e' la parola: Ci siamo noi serviti per lodare Dio, per benedire Dio, per indicargli i nostri bisogni, per recitare le preghiere da lui stesso insegnateci; - Ci siamo noi serviti per istruire il nostro prossimo nella verita', nella giustizia, - Ci siamo noi serviti per apportare la pace; ci siamo noi serviti pr consigliare il nostro prossimo allorche era stretto dal dubbio? - Ci siamo noi serviti per consolarlo allorche trovarsi affletto? in breve ci siamo noi serviti per amare di piu'. Iddio ed il prossimo che e' tutta la nostra santa religione - O invece stamani la coscienza ci rimprovera' di aver usato di questo bel dono per bestemmiare, per nominare il nome di Dio invano, - la discordia - per fomentare l'odio tra persona e persona, tra famiglia e famiglia, tra un'accolto di persone e l'altra, tra paese e paese. O abbiamo colla nostra lingua addolorato il nostro prossimo col niminargli i propri difetti, col parlar male di lui, coll'attaccare la sua fama, il suo buon nome, il suo onore, - O ci siamo serviti dalla lingua per calumniare il nostro prossimo, inventando cio' che e' falso sul conto suo - Oh, ricordiamoci che il "redde rationem" (Lk 16:2) come arrivo' al cattivo amministratore presto o tardi arrivera' anche per noi.

            E cosi via dell'udito, gusto ed adorato.

            Ma oltre al corpo noi abbiamo un'anima, le milli volte piu' nobile del corpo, come va, come procede l'amministrazione di questo bel dono che in esso risplende l'immagine stessa di Dio - Come sono audate, come vanno le cose dell'anima nostra? Che uso abbiam fatto finora della
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memoria, dell'intelletto e della volonta? Donata con un altro bel dono che ci fa simili a Dio, donata cioe' della liberta'.

            Come ci siam noi serviti dell'intelletto; abbiamo noi procurato di conoscere per suo mezzo sempre piu' il nostro Dio? La sua bonta', la sua giustizia la sua misericordia, la sua carita'; abbiamo noi procurato, per suo mezzo, di corredarci della conoscenza di quelle verita' morali tanto necessarie alla salvezze dell'anima nostra - ovvero siamo andati dietro all'errore dandoci colla massima liberta' alla lettura di qualsiasi scritto - Oh ma dobbiamo conoscere tutto. Sento alcuno che mi dice Oh piano, piano, l'intelletto e' creato per la virita' e non per l'errore. Mi dica costui entra egli colla stessa facilita' in una casa dove vi e' un appestato che in un'altra libera da ogni mal contagioso? Oh, non se non vi e' necessita' neanche mi avvicino a quel luogo - e bene ed io gli dico fate bene, ma se tanta cura del corpo vi prendete, perche poi dell'anima che e' tanto piu' preziosa del corpo, non vi prendete cura maggione, oh, mettiamo a parte una buona volta per sempre la cattiva stampa che non cerca altro che di avvelenare la nostra mente di corrompere i nostri costumi. Il"redde rationem" (Lk 16:2) arrivera' anche per l'uso che avremo fatto dell'Intelletto.

            Ci e' stata da Dio data anche una volonta'; ci siamo noi serviti di questa bella facolta' ad acquistare quelle virtu' tanto necessarie alla salvezza dell'anima nostra, l'ubbidienza, l'umilta', la pazienza, la mortificazione, la rassegnazione, la carita' fraterna, e cosi' via: O ci siamo serviti per ingolfarci sempre piu' nei vizi, peggio molte volte anche degli stessi animali poiche' questi essendo privi di quella bella facolta' che rende simile a Dio, la madre natura ci mette il limite nello stesso loro istinto. Ma l'uomo perche' sente la padronanza che gli ha della sua volonta' si spinge innanzi die vizi, ed "abbissum abizzum invocat" (Ps 41:8) dove, dove si va a finir molte volte F.D. Oh ricordiamoci che il "redde rationem" (Lk 16;2) arrivera' e presto anche pel modo con cui ci
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siam serviti della nostra volonta.

            Oltre ai doni naturali, ci sono stati elargiti anche i doni sopranaturali. Noi abbiamo ricevuto col santo battesimo la fede, la speranza, la carita'. Come abbiamo noi fatto uso di essi? Li siamo sempre serviti secondo il disegno voluto da Dio nel donarceli? Viviamo in un ambiente cristiano, che ci da continuamente tante buone occasioni per praticare la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carita'. In mezzo alla nostra abitazione vive tra di noi in questa bella chiesa nostro Signore Gesu' Cristo come ci siamo noi deportati verso di lui? Quali sono state le nostre visite a Gesu' Sacramentato? Le nostre comunioni? La nostra assistenza al santo sacrificio della Messa? Ecco che il "redde rationem" (Lk 16:2) di tutta la nostra amministrazione e vicina.

            Oh poveri noi se invece di servirci di questi doni preziosi per conoscere, amare e servire Dio, li abbiamo diretti ad altri fini - Oh, poveri noi se siamo stati furora dei mali dei cattivi amministratori. Oh, cari fratelli mentre ci resta tempo teniamo preziosi i doni che da Dio abbiamo ricevuto ... non ci sgomentriamo dalle difficolta', ... guardiamo sempre in alto ... non perdiamo di vista il cielo ... e cosi' al "redde rationem" (Lk 16:2) invece della confusione che invade i cattivi amministratori, godremo invece della vista del premio eterno che ci aspetta.

         Esame - Confessione.
         Dessipazione: accusato
         Iddio ci ha donato tutto
         Abuso della          sanita'
                                       lingua
                                       occhio
                                       mani
                                       memoria
                                       intelletto
                                       volonta'.
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         Rendimento del conto

"Quis est homo qui vivit et non videbit mortem" (Ps 88:49)

"Statutm ut hominibus simul more, et post judicium" (Hb 9:27)

Redde (Lk 16:2).       Pensieri
                                    sguardi
                                    parole
                                    operazioni
                                    disilludersi
                                    i giorni di festa - messa e parola di Dio
                                    scandali
                                    sacramenti perequisiti.

Esempi                       San Gerolamo
                                    Ven. Beda
                                    Riccardo
                                    S. Brigida.

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[Homily 14]

Domenica IX dopo Pentecoste[63]

"Cum appropinquaret Jesus
Jerusalem, videns civitatem
flevit super illam" (Lk 
19:41)

            Avvicinandosi Gesu' Cristo alla citta' di Gersualemme, appena la vide, per il dolore, gli caddero dagli occhi le lacrime. Oh, disse se tu conoscessi almeno oggi cio' che ti e' ancora accordato a procurarti la pace; ma acciecata come sei, tu ora nulla conosci. Giorni pero' verranno per te. Oh, quanto funesti i tuoi nemici ti circonderanno di trincieti stringeranno, ti stringeranno d'ogni intorno; alterreranno a te e i tuoi figli che sono sul tuo recinto, ti rovineranno a segno di non lasciar piu' pietra sopra perche non hai conosciuto il tempo incui Iddio ti ha visitata (Lk 19:41-47) - Tanto disse Gesu' Cristo di quella citta' ostinati nel male e tanto ha avvenne. Giunto al colmo della sua perversita' e' degnato talmente l'abbandono' e neppure le lacrime di Gesu' Cristo valsero a trattenere la giusta vendeta. Ella fu si' spietatamente trattata rovinata, e distrutto dai Romano, sotto l'impero di Vespasiano, che il solo leggerne la deplorabile storia, che ne lascio' giusebbe Ebreo ci inorridisse e ci fa gelare il sangue nelle vene - Questa e' la disgrazia in cui cadono tante anime di cristiani che di esse era figura la distrutta citta' di Gerusalemme. Esse rifiutarono tante verita' che Iddio nella sua misericordia aveva loro fatte - hanno abusato delle sue grazie e delle sue ispirazioni - fanno i sordi alle verita' di Dio - finanche Iddio veritato e sdegnato per tanta loro ingratitudine a poco a poco da esse si ritira e di allontana fintanto che giunte al colino dei loro peccati, intieramente poi le abbandona lasciandole in preda dei loro infernali nemici che ne facciano il piu' orrido scempio - Ecco l'ammaestramento che ci da la lezione dell'oderno Vengelo.

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Quali sono le visite di Dio? Visite di Dio sono quei lumi che aiutano la nostra mente a conoscere la verita' - visite di Dio sono quei movimenti del nostro cuore che ci aiutano a seguire la verita' conosciuta - Visite di Dio sono i rimorsi dopo aver operato del male - visite di Dio sono quelle ammonizioni che ci spengono al bene - visite al Diosono quei castighi dei superiori che ci ritraggono dal male visite di Dio sono quegli otto giorni di esercizi spirituali che abbiamo fatto nella nostra parrocchia - Visita di Dio e' stata quella missione - Quelle prediche, Istruzioni che mostrandoci la deformita' del vizio e la bellezza della virtu' ci ritrae da quello e ci sprona a praticare questa.

Come vengono accolte queste visite da molti cristiani?

Molti cristiani chiudono le oreccie alle voci, agli inviti, ai comandi di Dio, di Gesu Cristo, del Vangelo, per ascoltare invece il mondo, il demonio, la carne. Da un lato vi e' Gesu' Cristo e dall'altro vi e' il mondo.

            Gesu' Cristo nel suo Vangelo comanda l'umilta', il disprezzi di noi medesimi. Il mondo raccomanda la vana gloria, l'ambizione. Gesu' Cristo disapprova le mode sfacciate, le pompe, le vanita'. Il mondo le approva, anzi le consiglia.

            Quanti e quanti fanno le sorde alle voci di Gesu Cristo per ascoltare il mondo. Gesu' Cristo sul suo Vangelo raccomanda croci, mortificazioni, penitenze, freno delle passioni. Il mondo raccomanda piaceri, soddisfazioni, divertimenti, bel tempo.

            Chi dei due viene ubbidito? Non e' (egli) vero che le voci di Gesu' Cristo sono sperdute e quelle del mondo sono seguite e praticate?

            Iddio dira' al cuore di colui, di colei: attenti, perche' quel genio, quell'attacco, quell'afetto sabbene senbri semplice, innocente puo' degenerare in qualche
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brutta passione ed arrecare delle serie conseguenze. Ma il mondo, il demonio, che vogliono essere ascoltati, ma la carne che vuole le sue soddisfazioni, subito gridano agli scrupoli. Ed intanto a chi dei due si da ascolto? Non e' (egli) vero che le voci di Dio vengono da molte messe a parte per sentire quelle dei tre capitali nemici?

            A questi continui rifiuti Iddio diviene irritato e sdegnato -

Siccome essi infatti non curanti di Dio e delle sue grazie; cosi' Iddio incomincia a non piu' curarsi ne di loro ne' del loro bene; - siccome essi volgono le spalle a Dio, cosi' Iddio incominciera' a volgere le spalle ad essi ed abbandonarli: Cio' e' quello che avvenne, dice Mose' all'ingrato popolo Ebreo, cio' e' quello che accade, dico io, a tante anime che abusano delle voci, dei doni, delle grazie del Signore i loro ingrati rifiuti e si e' sdegnato ( bil-qilla). Ma che cos' e' che secesse di questo sdegno?) Ascoltate "Et ai abscondam faciam mean ab eis." (Dt 332:20) Dunque io nascondero' da loro la mia faccia, incominciero' a ritirarmi, ad allontanarmi, li abbandonero'.

            E quell'abbandono F.D. nonostante l'infinita misericordia di Dio, puo' succedere e succede - Tu Figliola (tfajla) dice Iddio ricusi la grazia che ti accordo della custodia e vigilanza dei tuoi genitori e superiori che ti vogliono ritirata e modesta - tu donna rifuggi la grazia della soggezzione che tido di tuo marito che ti vuole ornata d'ogni piu' bella virtu' - Tu figliolo rifiuti la grazia che ti concedo di quelle ammonizioni, correzioni di chi veglia alla tua condotta; Ah dunque voi tutti quanti non avrete piu' queste grazie e come il cieco senza guida voi cadete di precipizio in precipizio "abissus abissum invocat." (Ps 41:8) Tu donna tu uomo che avete scelto di godere il mondo ed avete volto le spalle a me, tu non vuoi piu' sentire quei rimorsi, tu non vuoi sentire piu' la voce che ti chiama, a penitenza, tu non
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vuoi fare a meno di quell'amicizia, tu non vuoi raffrenare le tue cattive inclinazioni, tu non vuoi sentire la parola di Dio, le prediche, le meditazioni sulla morte, sull'inferno, tu non vuoi frequentare i miei sacramenti. Ebbene io ti abbandonero' e l'anima tua perira' marcita nel peccato, nel vizio.

            Poco prima F.D. che Gerusalemme fosse rovinata, sterminata ed assilita dai suoi nemici, come ad esse per predetto dallo stesso Gesu' Cristo udironsi nel tempio voci che dicevano: "Migremus, migremus hinc"[64] "Partiamo, partiamo di qua", ed erano le voci degli angeli custodi di quella citta', i quali vedendola abbandonata da Dio, si allontanarono anch'essi da Lei ed ecco al loro dipartirsi, seguitone ben subito il totale esterminio - Lo stesso D.F. succede quell'anima che coll'abuso continuo delle sue grazie costringono Dio ad interamente lasciarla in preda al furore dei loro infernali nemici. E quell'anima ostinata nell'peccato da Dio abbandonata passera' di vizio in vizio, da peccato in peccato, finche' giungono al colino delle iniquita', viene raggiunta la miseria stabilita di Dio ed ecco che allora come dice il grande sant'Agostino Iddio la colpisce colla morte, e la lascia in preda ai demoni che facciano nell'inferno il piu' orrido scempio - Gridera' l'anima in quel punto gridera' pieta' e misericordia ma Ah miseria (imsieken), altro non otterra' che i rimproveri medesimi fatti da Gesu' Cristo all'Ostinata Citta' di Gerusalemme. "Quoties volui" (Lk 13:34) quante volte ho voluto ricoverarti sotto le ali della misericordia, come la gallina i suoi pulcini e tu ostinata non volesti "et noluisti" (Lk 13:34), quante volte con quelle prediche, con quegli esercizi ti ho invitato ad una buona confessione "et noluisti" (Lk 13:34), quante volte l'ho chiamato a pentimento e perdono con quel rimorso "et noluisti" (Lk 13:34) – Ora non c'e' che fare perche' io non sono piu' per te quello che gia' fui Padre di Misericordia, ma sono adesso il tuo guidice tremendo, inesorabile.

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Ah D.F. se mai rifiutammo finora la misericordiosa verita' di Dio, se mai abusammo dei suoi lumi, delle sue ispirazioni, delle sue grazie, deh pentiti e dolenti della nostra ingratitudine, risolviamo di ben profittarne per l'avvenir, altrimenti chi sa che questa povera anima nostra non abbia ad essere trattata collo stesso rigore con cui Iddio tratto' gia l'ingrata Gerusalemme, perche' al pari di essa non conobbe il tempo il cui Iddio si degno' di visitarla.

            1. Visita di Gerusalemme e visita dell'anima
            2. Quali sono queste visite?
            3. Come accolte da molti cristiani
            4. Ai rifiuti Iddio incomincia a sdegnarsi
            5. L'abbandono e' un fatto - figlia, donna, figliolo e tutti gli amanti del mondo.
           
6. Migremus, migremus hinc.
             "Quoties volui et noluisti." (Lk 13:34)

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[Homily 15]

Vangeli[65]

Osservanza tal-kmandamenti

XVII Domenica dopo Pentecoste[66]

            Perche' il Signore ci fa comandamento di amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima nostra e con tutte le forze nostre? (Mt 22:34-46) Perche' egli ci desidera felici, e felici non possiamo essere se non coll'amarlo, e siccome l'amore sta nell'osservanza dei suoi commandamenti, ecco che per essere felici, come ci desidera il Signore e' necessario osservare i suoi comandamenti - Leggiamo infatti nel Deuteronomio "Se osserverete fedelmente i miei comandamenti, vi colmero' di ogni sorta di benedizione; ma se li trasgredirete, sarete maledetti in tutto cio; che farete." (Dt 28:1-15)

            Dall'antico Testamemto. Dai libri santi sappiamo che tutti quelli che hanno fedelmente osservato cio' che prescrivono i comandamenti di Dio furono sempre felici -

            Adamo finche' osservo' fedelmente il precetto di Dio fu felice sotto ogni rispetto - E la felicita' sarebbe durata se fossero rimasti fedeli al loro dovere - Appena trasgrediscono il comandamento di Dio, alla felicita' sottentiarono, malattie, morte, giudizio, una seconda vita infelice, e la vita incomincio' ad essere una vita di lacrime e di dolore. (Gn 1-3)

            A Mose' il Signore disse "di al mio popolo che se sara' fedele ad osservare i miei comandamenti, lo ricolmero' di benedizioni d'ogni maniera, ma se osera' trasgredirli, lo ricolmero' d'ogni sorta di male". (Dt 28:1,15)

            Ad Abramo. "Perche' fosti fedele ad obbedire i miei comandamenti ti benediro' in tutto.” (Gn 22:17-18)

            David. Finche' fu fedele nei comandamenti di Dio tutto gli ando' bene: era amato, rispettato e ascoltato dai suoi vicini. Ma appena lascio' di osservare i comandamenti di Dio, tosta cesso' per lui ogni felicita' e gli priembarano addosso tutti i mali - turbamenti, rimorsi, lacrime e dolore. (2S 1-13)

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            Salamone finche' si resto' fedele ai comandamenti di Dio, era la meraviglia del mondo, la sua fama giungera fino all'estremita' della terra, poiche' la regina di Saba venne di si lontano per vedere coi suoi occhi le meraviglie che il Signore operava in lui (1K 10:1-13) - ma vediam poiche' appena ebbe la mala sorte di non seguir piu' i comandamenti di Dio, tutto gli ando' male. (1Kings)

            Ecco quante prove - dunque se vogliamo sperare in questo mondo un po' di felicita' non abbiamo a trovarla nell'osservanza dei comandamenti di Dio.

            Nuovo Testamento. Gesu' Cristo ci invita spesso a sprezzare spesso le cose del mondo, per attaccarsi solamente alle cose celesti, che non hanno fine. Leggiamo nel Vangelo che Gesu' stando con taluni che sembravano che pensassero soltanto per le cose del corpo disse loro "Non vi date troppo pensiero percio' che mangerete e cio' di cui vi vestirete." E per far loro intendere che qunto riguarda il corpo i pur poca cosa disse loro "Osservate i gigli del campo, i quali non filano ne hanno cura di se. Vedete come il vostro Padre celeste pensa a vestirli ... Salamone ... Vedete pure gli uccelli del cielo, che non seminano, non mietino, e nulla racchiudono nei loro granai, oppure vedete come il Padre celeste so da pensiero di nutrirli. Uomini di poca fede non siete voi forse piu' di loro - Cercate prima il regno dei cieli (osservate cioe' i miei comandamenti) e tutto il resto vi sara' dato abbondantemente.” (Mt 6:25-33)

            Vedete il miracolo della multiplicazione dei 5 pani e due pesci per nutrire migliaia di persone, non successe per altro, se nono perche' quel popolo cercava il regno dei cieli e la salute dell'anima propria sequendo Gesu' Cristo. (Mt 14:16-21)

            I Santi: mettevano tutta la loro felicita' nell'osservanza dei comandamenti di Dio, ed avrebbero sofferte qualsiasi tormento anziche' violarli - anzi i Martiri non furono tali se non perche' non volvevano violarli.

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            Perche' San Lorenzo si lascio' stendere su di un braciere ardente - Fu perche' non volle violare il primo comandamento.

            Nella storia dei Martiri del Giappone l'imperatore fece arrestare 24 cristiani. Facevano l'un l'altro coraggio non trasgredire i comandamenti di Dio.

            L'episodio di Matteo: mori di gioia prima di morire tra i tormenti.

            Un fanciullo di 10 anni.

            Il giudice non voleva ammazzarlo. Un signore pagano ne ebbe compassione. Sempre rispondevano che giammai avrebbero violati i comandamenti di Dio perche' in essi riponevano ogni loro felicita'. Chi era incaricato della crocifissione? Sua madre essendo testimone di tutto era inconsolabile.

            Adamo
            Mose
            Abramo
            David
            Salamone

            Gesu' Cristo "quaerite" (Mt 6:33)
            I santi
            I martiri
            San Lorenzo
            I martiri del Giappone
            Matteo
            Un fanciullo

 

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[Homily 16]

[XIX Domenica dopo Pentecoste][67]

Il re invito' non accettarono l'invito, anzi ne uccisero i servi. (Mt 22:1-14)

            Questa parte della parabola dimostra l'ingratitudine degli Ebrei - perche' essi furono i primi invitati ad entrare nella Chiesa per mezzo della fede - mando' loro i Profeti, S. Giov. Battista, mando' gli Apostoli pieni di Spirito Santo.

            Il re mando' soldati a vendicare quell'aria indegna - contro i Giudei mando' i Romani con fortissimo esercito i quali distrussero le loro citta' e di Gerusalemme non resto' pietra sopra pietra.[68]

            Ecco cosa succede a chi resiste alla grazia di Dio, restano nell'oscurita', in tenebre e si attirano i castighi. Iddio spesso vi parla, una vita piu' devota
                                                                              piu' orazione
                                                                              piu' raccoglimento in Chiesa
                                                                              piu' frequenza di Sacramenti
                                                                              piu' impegno a non dar cattivo esempio
                                                                              piu' attento nel parlare.

A questo chiamate ma chiudete l'orecchio.

            Dopo presa vendetta mando' i suoi servi a chiamare tutti - I Giudei ricusarono percio' mando' gli Apostoli alle altre genti "Vos autem fratres non estis in tenebris." (1Th 5:4)

            Noi Maltesi siamo stati di questi. S.Paolo

            Vedeti quanti Turchi, infedeli, pagani vanno all' inferno perche' non hanno la vera fede.

            Cosa abbiamo noi dato a Dio per essere nati a Malta. Dobbiamo esser riconoscenti.

            S. Francesco di Sales. "come posso ringraziarvi per avermi illuminato dalla fede?"

            S. Luigi Re di Francia. Alcuni ambasciatori si rallegrarano di esser nato Signore di un fortissimo Impero di essere la terra di Cristo.

[page 41]
            Il convitato senza veste nuziale (Mt 22:11)
            raffigurato il peccatore

            Molti i chiamati pochi gli eletti (Mt 22:14)
            Pel paradiso la porta e' stretta
            Per l'inferno la via e' larga. (Mt 7:13-14)

 

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[Homily 17]

[XVII Domenica dopo Pentecoste][69]

            I Saducei discepiti di Sadoc. formavano una delle principali sette degli Ebrei. Negavano l'immortalita' dell'Anima, le pene e el ricompense dell'altra vita e l'esistenza degli angeli. Escluderano ogni tradizione - Negavano la Providenza: egli e' pero' certo, che erano non solamente tolerati nel guidaismo, ma che se ne sono veduti alcuni occupare la carica di gran sacrificatore. (Mt 22:34-46) Giovanni Ircano abbandono' la setta dei Farisei per attaccarsi a quella di Sacoc. Caifasso ed Anano il Giovane, erano Szducei: ma al presente gli Ebrei considerano come eretici i pochi Saducei che trovarsi fra di loro.

            I Farisei una setta degli Ebrei non se ne conosce esattamente l'origine. Si crede che sia incominciata nel tempo di Gionata Maccabeo; I primi autori furono Sciammai ed Hillel. I Farisei davano molto al destino ed ai decreti eterni di Dio, lasciando pero' sempre all'uomo la liberta di fare o di non fare il bene. La tradizione degli antichi, in fatto di religione era l'oggetto principale dei suoi studi - ma aggiungevano poi alle tradizioni cio' che essi credavano piu' a proposito, facevano cosi' passare i loro propri sentimenti le loro parziali opinioni come tradizione antiche - non condannavano se non l'azione consumata del peccato, e non credevano proibiti i cattivi desideri, i pensieri, i disegni che non hanno avuto il loro affetto. Consideravano l'anima come immortale, e credevano all'esistenza degli spiriti e degli angeli: ammettevano una specie de metempsicosi delle anime buoni, le quali potevano passare da uno in un altro corpo; mentre al contrario quelle dei reprobi erano condannate a demorare eternamente in oscure prigioni. La riputazione che si acquistarano per loro sapere e per loro regolarita', li rese ben presto formidabili agli stessi Re - Quando Gesu' Cristo comparve in Giudea, i Farisei godevano di un grandissimo eredito presso il popolo, per l'opinione che avevano tutti della loro dottrina, e per la fama di regolarita' che eransi acquistata colla pratica di una quantita' di digiuni e di altre specie di mortificazioni. Ma queste buone qualita' erano guaste dallo spirito di orgoglio che li dominava.

 

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            Le turbe della Galilea cordialmente si affollavano intorno a Gesu' per sentirlo parlare - ma gli ipocriti Farisei, di mal'occhio guardavano Gesu' e spesso gli facevano delle domande con malizia – "tentantes eum" (Mt 19:3) - Ed appunto, nell'odierno Vangelo uno di questi ipocriti viene avanti a domandargli non col fine di essere istruito, ma per aver occasione di accusarlo e fargli perdere la stima che meritamente avra' acquistato presso il popolo.

            Maestro, qual' il punto piu' grande nella legge? (Mt 22:36) Gesu' vedeva il doppio fine ed animo di questo dottore e percio' non meritava risposta ma egli era venuto nel mondo per insegnarci la mansuetudine e tanto fu amabile che come ci attesta San Dionigi[70] che i ragazzi della sua eta' dicevano l'un l'altro "eamus ad suavitatem".[71] E percio' rispose con dolcezza e con affabilita' come se non se fosse accorto della malizia che racchiudeva la domanda.

            Impariamo da Gesu'. Come sono le risposte che molti ragazzi ne danno alle domande che vengono loro fatte. Rispondono con superbia, con collera, ed anche con minaccie. E forse anche coi loro genitori e superiori - Ah non imtate questi tali ma siate veri cristini - Le vostre risposte siano sempre docilit, cortesi - e ringraziate il Signore se qualcheduno vi corregge.

            L'esempio del Vecchio di Alessandria schernito da una moltitudine di infedeli.

            Gesu' cosi' rispose "Amerai il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l'anima tua e con tutta la tua mente. Questo e' il massimo e principale comandamento.” (Mt 22:37-38)

            Amare Iddio con tutto il cuore - il vostro cuore l'avete voi dato tutto a Gesu' oppure al vizio, al peccato, al demonio, come fanno tanti giovanetti.[72]

            Amare Iddio con tutta l'anima, con tutta la mente, vuol dire la tutti i fervidi desideri - tutto il nostro corpo, lingua, occhi, orecchi, piedi,[73] adoperati in cose che diano piacere a Gesu' e non lo disgustano, rallegrarvi, dell'onore che riceve Iddio, rattristarvi per le offese
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di Dio, temere il peccato che e' il vero male perche' offende Dio - Cosi' amando Dio sarete contenti. S. Efrem, monaco, S. Caterina da Siena, San Francesco Saverio, S. Stanislao Costaca.

            Attenti dalle insidie del mondo - dalle sue fallacie - disprezzate - lo come facevano i Santi - come fece il martire San Clemente:

            Diocleziano imperatore, nemico della Fede fece chiamare dinanzi a se Clemente e lo richiese che volesse rinnegare Gesu' Cristo.

            S. Clemente si nego di questa proposta.

            Allora Diocleziano fece portare vasi d'argento, vasi preziosi, scettri di commando e tutto cio che puo muovere l'ambizione - dall'altra parte manette di ferro, spade, ruote di tortura, flagelli, gradiglie infuocate.

            Poi se rivolse a Clemente "Se rinneghi ... se seguiti ad adorare ..."

            S. Clemente senza esitare volto' le spalle a tutto cio' che prometteva il mondo si volto' a tutti gli strumenti della tortura e disse loro, colle parole di S. Paolo "Quis nos separabit a charitate Christi ...." (Rm 8:35)

 

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[Homily 18][74]

De Misteri Avvenuti sulla Croce[75]

 Altare, Trono, Cattedra

"Pater dimitte illis" (Lk 23:34)

            Si dimentica le sue pene - non chiede aiuto - non domanda vendetta - ma prega perdono. Perche'? Per quelli che come cani, tigri, dannati, si ridono delle sue agonie.

Per tutti nessuno escluso.

            Impariamo a perdonare
            Facciamoci coraggio con un simile avvocato.

 

"Hodie mecum eris in paradiso" (Lk 23:43)

            Udite la preghiera rifletta sulla dolcezza, soavita' di cuore, e sente spegnersi la via, si accende, crede, ama, si pente e dice.

            E' la prima volta che lo vede e ... come? Quando? Oggi stesso.

            Oh buon padrone che e' Gesu' - un paradiso eterno per un atto cosi' breve di pentimento, di confessione, di amore.

Memento mei

Che coraggio di saper dimenticare le nostre mancanze.

 

"Mulier ecce Filius tuus - Ecce mater tua" (Jn 19:26)

            Considera la tenerezza di questo testamento.

Gesu' figlio di Maria, Maestro di Giovanni.

Acceso d'amore provvede per tutti e due.

Vogliamo avere Maria per Madre imitiamo Giovanni. Quando abbiamo Maria per Madre quale contrarieta', desolazione, aridita' potra' mai abbattarci.

 

"Sitio" (Jn 19:28) un corpo ridotto in quello stato doveva essere divorato da quello sete.

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            Sapeva che non l'avrebbero ristorato, eppure la manifesta.

            Il mondo ha sete di piaceri.

            Gesu' ha sete di tormenti imitiamolo.

            Gesu' ha sete di anime - non gli togliamo la nostra che gliela abbiam dato una volta per sempre ieri "si veni non dimitte." (:)

 

"Deus, Deus meus ut quid dereliquisti me" (Ps 21:1; Mt 27:46; Mk 15:34)

            Dopo un silenzio sente nel santuario di Dio a trattare la causa dei peccatori.

            Voce di dolore per tante anime che non si salveranno.

            Voce di preghiera al padre per non permettere tanta perdita.

            Questo e' che opprime il cuore di Gesu' in questi estremi momenti la perdita eterna di tanti.

 

"Consumatum est" (Jn 19:30)

            Il fine dell'incarnazione era raggiunto. Tutte le figure e profezie di 40 secoli.

            Anche a noi si fara' sentire questa voce quando si approssima il nostro ultimo respiro.

            Possiamo noi dire con S.Paolo "Cursum consumavi, fidem servavi, in reliquo." (2Tm 4:7)

 

"Pater in manus tua commendo spiritum meum" (Lk 23:46)

            Raccomanda al Padre la sua vita a voler presto restituirgliela nella Resurrezione Gloriosa.

            Raccomando al padre le anime sue elette che con lui hanno una stessa vita.

            Beata l'anima che si raccomanda alle mani di Dio.

 

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[Homily 19][76]

Dogana                                                                                     1. Promptuario Evangelico
15.V.27                                                                                              Vol. IV

"In hoc signo vincens"

            L'Imperatore Costantino sul punto (fil-waqt) di venire alle mani (jitqabad) con Massenzio, vide (jilmah) sul cielo una croce luminosa, con questa scritta: "In hoc signo vinces." Per questa visione miracolosa Costantino si sente riempire di fiducia e di coraggio, ordina che la croce, come vista, sia messa sullo stendardo, e collo stendardo, cosi' fregiato a capo delle file sel suo esercito, ottenne su Massenzio la strepitosa vittoria che tutti sappiamo.

            Sant'Elena madre di Costantino, avvisata in sogno, si porta a Gerusalemme per ritrovare il santo legno della croce. Si posta sul calvario, ordina che si facesse uno scavo, ed ad una certa profondita' si scopersero tre croci, ed il titolo o iscrizione della croce di Gesu' Cristo. Questo pero' fu trovato in disparte e quindi non si poteva sapere quale di quelle tre fosse la vera croce che si cercava. Macario, Vescovo di Gerusalemme per sapere quale fosse la croce sulla quale Gesu' Cristo s'immolo', avvicina una dopo l'altra le croci ad una donna gravemente inferma, e questa appena viene toccata dalla terza croce resto' sull'istante perfettamente guarita, mentre le altre due non le avevano recato alcun giovamento. Elena allora persuasa dal miracolo fece costruire in quel luogo una magnifica chiesa, ed in essa, entro una cassa d'argento fece conservare una parte della Santa Croce, perche' venisse pubblicamente venerata dai fedeli. L'altra parte lo porto' a Roma a Costantino, e fu riposata nella Chiesa di S. Croce in Gerusalemme, a tale oggetto fabbricata. Costantino allora fece una legge colla quale venne proibito di usare la croce piu' come uno strumenti di supplizio - e la Chiesa ordino' che ogni anno venisse celebrata questa festa in memoria appunto di questo fatto tanto insigne dell'invenzione[77] della Santa Croce di Nostro Signore Gesu' Cristo.

            Gloria a voi percio' F.D. che secondando la Chiesa vi siete oggi qui raccolti a festeggiare l'invenzione della Santa Croce.
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Gloria a voi che vi mostrate grati alla Divina Providenza per avere dato per mezzo di Sant'Elena, un dono cosi' prezioso, conservato oggi in pezzi grandi nelle basiliche di Roma, ma disperso in piccoli pezzi per tutte il mondo in tante chiese e sul petto di tutti i vescovi. Gloria a voi perche' oggi festeggiando la Croce festeggiate l'arma piu' possente contro i nostri veri nemici "in hoc signe vinces."

            Oh quale sorte ebbe S. Elena, a noi e' data. Il Cristiano per ritrovare la sua croce non ha bisogno, come Sant'Elena, intraprendere lunghi viaggi ad affaticarsi tanto, perche' non si tratta per lui di trovare una croce materiale ma di una croce spirituale che sta attorno a lui, che sta anzi dietro di lui in modo tale che si volesse fuggirla ed evitarla non li riuscirebbe - e in che consiste e che cosa e' questa croce?

            Afferma Sant'Agostino che tutta la vita di un cristiano che vuol vivere a norma e secondo gl'insegnamenti nel vangelo non e' che Croce e Martirio. E come questo? Ecco il come D.F. Un cristiano che vuol veramente vivere da cristiano deve osservare fedelmente la santa legge di Dio, deve guardarsi e per tenersi libero da ogni peccato deve quindi controllare (irazzan) le sue passione, deve mortificare il proprio corpo, deve resistere alle lusigne (zieghel) del mondo, deve disprezzare i suoi beni fallaci, le sue derisioni, e le persecuzioni; deve infine star salvo contro gli assalti del demonio che lo tenta in mille maniere. Tutto questo naturalmente importa gran travaglio (tahbit) continue violenza, privazioni, sforzi, sacrifici, combattimenti, e mortificazioni senza numero. Ed ecco la croce giornaliera importa ad ogni cristiano, in quale senza pesa deve rinegare se stesso secondo l'ordine di Gesu' Cristo "qui vult venire post me abneget semetipsum, tollat crucem suam." (Mt 16:24)

            Al comando Gesu' Cristo tiene congiunto anche l'esempio e ci basta dare uno sguardo alla sua vita dalla
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grotta di Betlemme fino al calvario per comprendere bene per quale via e' passato, di croci, patimenti, insulti, flagellazioni, ed ogni sorte di tormenti fino alla morte di croce.

            Ah si vita di combattimento e' la vita dell'uomo "Militia est vita hominis". (Jb 7:1) Se apriamo il libro della storia noi troviamo una lotta continua tra il bene ed il male, ma la vittoria per sempre di coloro che militarono (imxew) sotto la croce. "Stat crux dum volvitur orbis." (:)

            E da questa lotta non puo' uscire immune anche questa nostra piccola patria, rinomata per tutto il mondo pel uno attaccamento alla croce di Gesu' Cristo. Sentite nella storia dell'invenzione della Croce vi e' una circostanza che mi credo opportuno farvi relevare.

            Appena Sant'Elena si reco' a Gerusalemme sul calvario, quale fu la sua sorpresa poiche non solo non trovava alcuna traccia della crocifissione e della Croce, ma sulle macerie che la coprivano i pagani di allora avevano eretta una statua, un monumento alla dea Venere. - Ed anche qui il nemico infernale vede di non poter attaccare la Croce per la via dottrinale perche' ha trovato sempre delle sentinelle vigilianti, e percio' non si perde ma cambia tattica e ci attacca sul campo morale - e non con una stretta di cuore lo vediamo fare i suoi sforzi e sulla croce piantato dall'apostolo nostro Padre S. Paolo, sulla croce colla quale scese a "Migra l-Ferha" il Conte Ruggiero, sulla croce inalberato al principio di questo secolo sulle nostre alture[78], sulla croce affermato nel memorabile Congresso Eucaristico[79], sulla croce (sulla croce che per tre secoli sventolo' sulle torri dei nostri baluardi, ed in cima alle galere dell'ordina Gerosilometana[80]) che di nuovo ultimamente professammo all'arrivo del braccio di S. Francesco Saverio, l'infernale nemico, il nemico di ogni bene vorrebbe anch'egli erigere come sul calvario un monumento a Venere - ma coraggio bravi soldati di Gesu' Cristo, ma non sara' cosi', e colla croce sulle nostre Chiese, colla croce entro le nostre case, colla croce sui nostri petti,
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colla croce nelle nostre mani, e sopratutto colla devozione al segno della Sta. Croce la vittoria sara' nostra "in hoc signo vincens".

 

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[Homily 20]

[III Domenica di Quaresima][81]

Nostro Signore per la Giudea e Palestina faceva miracoli, e dava buon esempio di se. Per questo le turbe lo riconoscevano per Messia ma non cosi' i Farisei, i quali lo calunniavano, tramavano per rimproverarlo, interpretavano male le sue azioni buone. (Lk 11:14-28)

            Ed oggi il veder un miracolo cosi' strepitoso di cacciare un demonio da quell'infelice muto, dissero che questo ha fatto per virtu' di Belzebul, principe dei Demoni.

            I cattivi invidiano i buoni e fanno di tutto per corromperli. State attenti quando vi incontrate con questi tali.

 

Riflettiamo che questo muto non era per natura tale ma era fatto difettoso dal Demonio - La lingua che fa tanto male come dice l'Apostolo San Giacomo "Universitas iniquitatis" (Jm 3:6) come mai il demonio la ferma.

            Esempi. Mentre S. Vencenzo Ferreri predicava in Valenza una donna muta gli fu condotta - il santo domando' cosa volesse - rispose il viver temporale, spirituale e la loquela - e le rispose, i primi li avra' ma la loquela no perche' ti servirai per dannarti.

            Il demonio lascia percio la lingua a molti per operare il male ma li rendi muti nello spirituale col metter loro paura che il confessore si sguidera'. Il confessore lo stima, non si scandalizza, compatisce, lo guida. Esempio di un' anima che si confesso' sempre col sagrilegio, la venne negata la grazia di confessare alla morte, "non posso, non posso" e si danno'.

            Una volta cacciato il demonio con una buona confessione bisogna star attenti a non lasciarlo entrare.

 

Quando infatti il Demonio esce, ci dice il Vangelo, va a cercare rifugio altrove e non trovandolo torna alla sua prime casa, e non riuscendovi di entrare se ne va e porta seco altri sette spiriti. (Lk 11:26) Esso fa di tutto, con lusigne,
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con parole, con applausi per guadagnare l'anima nostra da qui argomentiamo la dell'anima nostra - dunque custoditela.

 

Una donna che dice "beata chi vi porto' nel mondo e chi vi allatti" - ma Gesu' risponde "beati qui audiunt verbum Dei et custodiunt illud." (Lk 11:27-28)

            Racconta il Segneri - che Mose' in Egitto era un assassino, per una predica sull'inferno si cambio' e divenne un santo monaco.[82]

            San Giovanni di Dio - un soldato e per suoi mali deportamenti ben due volte vieni condannato a morte, ascolta una predica, si converti', e decise di divenire santo.

 

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[Homily 21]

Domenica 4 dell'Avvento[83]                                                                       S. Luca (Lk 3:1-6)

E' Vicino il giorno

Ci prepariamo con una buona confessione.

Intera - Un fanciullo che da otto anni nascondeva al confesore un peccato che aveva commeso. Finalmente nel giorno dell'Annunziazione di Maria s'igninocchio' dinanzi alla sua immagine. Morte da santo.

Senza dolore. quantipochi procurano di avere un vero pentimento. S. Giov.

S. Gregorio Magno dice che la vera penitenza sta nel commettere mai piu' i peccati commessi - odium peccati.

Chi non ha la vera penitenza non fugge le occasioni.

Se un giudeo si facesse Cristiano, fu giudeo e poi Cristiano. Ma questo e' burlarsi di Dio.

E' lo stesso del peccatore che torna a peccare. Si potra' mai dire che sia stato vero penitente?

S. Paolo disprezzava le riccezze della bonta' di Dio.

"Pax hominum bonae voluntatis" (Lk 2:14)

"Prope est jam dominum" (:)

S. Agostino adornato l'anima di belle virtu'

Desiderare Gesu' nel Cuore.

S. Gaetano. si preparava tanto, che la notte di Natale merito' la grazia straordinaria che la Vergine col Bambino - La messa

S. Lorenzo Giustiniani: la messa la notte di Natale, in estasi, col Bambino sull'altare.

S. Filippo Neri: la notte di Natale scorge il Bambino.

S. Francesco d'Assisi: servendo di Diacono nella Messa. Disponiamoci cosi', e cosi' meritiamo quella pace che viene a portare.

 

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[Homily 22]

Conferenza tenuta ai Sacerdoti Adoratori in San Calcedonio - Floriana - il 9 Marzo 1922.

            Diceva il Padre Eymard[84] - "Eccellenza Reverendissima, Venerable in Gesù Cristro. Voglio formare un'Associazione di Sacerdoti Secolari e santificarli per mezzo del Santissimo Sacramento -- coi sacerdoti abbiamo le parrocchie, il paese intiero, la nazione, il mondo."

            Ecco quindi il dovere di ogni sacerdote ascritto, di fare ogni settimana, un'ora intiera di Adorazione davanti al Santissimo Sacramento.

I

Origine. L'Associazione dei Sacerdoti Adoratori ha la stessa origine della Congregazione Religiosa del Santissimo Sacramento - Era infatti l'Epifania dell'anno 1857 ed il Venerabile Pietro Giuliano Eymard aveva regolarmente inominciato l'Opera dell'Adorazione Eucaristica insieme alla sua famiglie religiosa; e mentre compiva il suo servizio di adoratore innanzi all'Sacramento solennemente esposto, ci raccontano i suoi religiosi che egli fisso' l'ostia consacrata, poi il sacerdote che la consacra e la da' al mondo; vide il sacerdote nell'ostia e l'ostia nel sacerdote, e questa visione fece nascere nell'animo suo una forte aspirazione che tutto lo riempi' si zelo - I sacerdoti. I sacerdoti ripeteva spesso. "io lascerei tutto per i sacerdoti." Lo ha ben compreso che rianimarli (jixghel), nutrire (ghin) e perfezionare la conoscenza e la devozione eucaristica nei sacerdoti e' opera eccellentissima; e' la piu' necessaria: lavorare su sacerdoti e lavorare su multiplicatori.

            Questa ispirazione non rimase sterile nell'anima del Venerabile Eymard ma egli subito evangelizza il suo divisamento e trova aderenti, ed e bello qui il ricordare che fra i primi aggregati vi figura il Beato Giovanni Battista Vianney, il Curato d'Ars; piu' da quell'anno l'Associazione audo' sempre piu; svilupandosi favoreggiata dai Sommi Pontefici. Pio IX e' stato il primo ad
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arricchire l'opera dell'Indulgenza Plenaria; Leone XIII benedisse, approvo' ed arricchi' anche l'opera di ulteriori indulgenze, finche nel 1887 l'opera venne Canonicamente eretta a Roma nella Chiesa dei SS. Andrea e Claudio - Pio X favori' immensamente il primo congresso a Roma l'anno 1912 - Benedetto XV il 9 Giugno 1915 benignamente accontentiva che l'Angustissimo suo nome venisse inscritto nell'elenco dei confratelli - Di Pio XI[85] ancora non sono in grado di dirvi le relazioni che passano tra lui e la nostra associazione, ma sappiamo di fatti che dall'anima sua sacerdotale traspari sempre una grande devozione verso Gesu' nell'Eucaristia. Insin infatti dai primi giorni del suo sacerdozio egli spiego' uno zelo apostolico nella parrocchia di Bari a favore della Comunione frequente, per molti anni fu l'anima e la vita dell'opera del Cenacolo centro di devozione verso l'Eucaristia - in un suo scritto intorno alla "Quarant'Ore" ed alle confraternita' del Santissimo Sacramento cosi' scrisse "E una cosa consolantissima che da secoli le confraternita' (di laici) tengono da secoli agli ordini del Divin Re Sacramentato un vero esercito di Adoratori, o che muova al conforto degli infirmi, od alla pompa di una processione." Se questi sono i suoi alti sentimenti verso l'Associazione dei Sacerdoti Adoratori - Non abbiamo da aspettarci che segni di predilazzione speciale.

            Comprendendo la cura dei Sommi Pontefici ci e' facile capire la cura che sempre ebbero: Cardinali nel raccomandare la nostra Associazione si capisce come gli Arcivescovi e i Vescovi la raccomandassero a tutto il mondo - si capisce come il defunto Mgr Pietro Pace[86] l'abbia istituito in questa nostra Diocesi nominando per primo Direttore il Venerato Don Giuseppe Borg che tutti ancora ricordiamo con nostra edificazione. Si capisce i fini perche' Sua Ecc. Rev. Mgr Vescovo insin dalla prima adunanza ci onori' di Sua Presenza e quando non puo intervenire si fa sempre un dovere di delegare un suo rappresentante non solo ma alle parole del conferenziere sempre aggiunge delle sue proprie - con quanta
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consolazione ricordiamo come seppe nell'ultima adunanza infiammarci a celebrare sempre piu' devotamente la Santa Messa mediante la meditazione sul Communio, Offertorio e Postcommunio del Giorno.

 

 

II

            L'Adorazione dell SS Sacramento e' il principio fondamentale ed il fine dell'Associazione dei Sacerdoti Adoratori, percio' e' il primo ed essenziale dovere dei soci.

            Modo. esse deve essere fatta come la indico' il fondatore Ven. Pietro Giuliano Eymard e come intese la Chiesa quando accordo' quei benefici e privilegi - Ecco quello che dice il P. Eymard "L'esercizio dell'Adorazione devesi fare come una vera meditazione."

            Doppio infatti e' il fine del P. Eymard uno oggettivo e l'altro soggettivo santificarci.

            Nella Sacra Scrittura lo Spirito Santo a tutti Gesu' ai Sacerdoti avverte del dovere di pregare.

            S.Teresa - S. Alfonso: "Datemi un cristiano che fa ogni giorno un quart d'ora di meditazione, ed io gli assicuro il paradiso"

            Pio X nella sua "Exortatio ed clerum" raccomanda la meditazione delle cose eterne per l'acquisto delle virtu' particolarmente della prudenza tanto necessaria alla cura delle anime.

            E la mente del Ven. Eymard era appunto questa, quando chiamo' i sacerdoti all'adorazione eucaristica di santificarli col mezzo della meditazione eucaristica.

Meditazione eucaristica. Dal suddetto si deduce che la nostra adorazione deve esser una meditazione, un'orazione mentale destinata a santificare il sacerdote e stabilire in lui il Regno di Dio, e' quindi un'ora di intimita', di amore a cuore con Gesu' Sacramentato "L'Adorazione
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Eucaristica", dice ancora il P. Eymard, "ha per oggetto la divina Persona di Nostro Signore Gesu' Cristo presente nel Santissimo Sacramento." Egli vi e' vivo, vuole che noi gli parliamo ed Egli ci parlera'. Tutti possono parlare a Nostro Signore. Non e' la per tutti? Non ci dice "Venite a me tutti?" (Mt 11:28) E questo colloquio che si stabilisce tra l'anima e Gesu' Sacramentato e' la vera meditazione eucaristica, e' la nostra adorazione.

            Viene consigliato fortemente il metodo del quattro fini per cui la Chiesa offre il Santo Sacrificio della Messa (Adorazione, Ringraziamento, Riparazione, Preghiera) e questo il metodo presentato da P. Eymard ai suoi figli tutti e percio' anche ai sacerdoti Adoratori. - Per facilitarne la pratica ogni mese negli "Annali" viene offerta una simile adorazione.

- Non vi obbligo di attenersi a questo metodo

- Non e' proibito di servirsi di un buon libro

- Si puo' interpolare coll'orazione vocale

- Non si deve ridurre l'ora ad una pura lettura ne dare la predominanza all'orazione vocale.

            Quid dell'Ufficio Divino? L'ora di adorazione deve essere per principio un'ora supplementare - un esercizio super-erogatorio unicamente riservato al colloquio dell'anima con Gesu' Sacramentato. Percio' i sacerdoti che danno il nome all' Associazione devono avere come fine primo e dominante tutti gli altri, quello cioe' di soddisfare "allo sete ardente che ha il Sacro Cuore di Gesu' di essere amato dagli uomini nel Santissimo Sacramento e cio' col sacrificargli ogni settimana un'ora almeno della loro vita di sacerdoti. Quindi:

a) La recita del Breviario pure e semplice pare che non debba ammettersi ordinariamente per l'ora di adorazione settimanale, eccetto il caso di necessita'.

b) La corona del Rosario piu' facilmente puo' far parte dell'Adorasione se si meditano i misteri pensando a Gesu' Sacramentato.

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c) La meditazione quotidiana, la preparazione ed il ringraziamento alla messa: prolungando questi esercizi fino ad un'ora dinanzi al Santissimo Sacramento diventano una buona ora di Adorazione.

 

III

Un'ora ogni settimana. L'Indulgenza Plenaria che Pio IX accordava per l'Ora di adorazione passata dagli Associati davanti al Santissimo Sacramento esposto sul trono chiuso nel tabernacolo e' quotidiana. Ma i Superiori dell'Opera nel desiderio ardentissimo di diffondere nel Clero l'abitudine dell'Adorazione eucaristica, di raccogliere sotto il manto della Congregazione il maggior numero possibile di Sacerdoti e di rendere le pratiche dell'associazione accessibili a tutti, anche ai piu' occupati nel ministero hanno stabilito che i sacerdoti associati consacrino all'Adorazione un'ora ogni settimana.

 

IV

Un'ora intiera e continua. Sono condizioni necessari per l'acquisto dell'Indulgenza - Oltre a questo vi e la ragione di convenienza. Fine infatti dell'opera di onorare Nostro Signore con una lunga visita e coll'coloquio che si stabilisce fra Gesu' Cristo e l'anima che adora, santificare l'adoratore; ed i propositi di emendazione e di perfezione non provengono se non da seria a vera meditazione - (Il sigillo il Cristo nell'anima del Sacerdote adoratore - Il sigillo richiede tempo per imprimere nella cera la sua impressione).

 

V

Natura del dovere. Trattandosi di un'opera di pieta' puramente supererogatoria cioe' di libera scelta, sebbene utilissima alla propria santificazione e di grande consolazione a Gesu' Sacramentato, non vi commette colpa ne' grave ne lieve, si qualche volta non la fa. Ma Venerabili Fratelli non sia questo un motivo di negligenza ed
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indifferenza verso questa pratica. "Si servis Dei es, non te teneat catena ferrea, sed catena Christi"[87] mando' a dire San Benedetto al Monaco Marzio come ci racconta S. Gregorio - Il Monaco Marzio ritiratosi nella solitudine se lego' al piede una catena di ferro, che stando attaccata ad un grandissimo sasso, gli impediva di avanzarsi piu' di quanto avrebbe comportato la lunghezza della catena. E percio' S. Benedetto gli mando' a dire "Si servus Dei es, non te teneat catena ferrea, sed catena Christi". Ubbidi il monaco, e si tolse la catena, e continuo' a rimanere entro gli stessi limiti; ne passo' mai oltre.

            Cosi' anche noi ad imitazione del Monaco Marzio, quantunque non legati da catene di ferro, con obbligio di peccato, con timore dell'inferno, ma siamo legati colla dolce catena dell'amore di Nostro Signore Gesu' Cristo Sacramentato. L'Amore, adunque, l'amore a Gesu' Cristo nell'Eucaristia deve muoverci a fare l'ora settimanale d'adorazione, ed adempire come sacerdoti Adoratori questo primo dovere. Amen.

 

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[Homily 23][88]

[Sacerdoti Adoratori]

Insieme dai primi giorni della mia nomina a Direttore Diocesano dei Sacerdoti Adoratori incominciarono a venire delle richieste da varii confratelli a procurare delle adunanze che potranno poi a loro volta condurci a celebrare un congresso eucaristico Diocesano. Ed io per lungo tempo non mi dicedeva di prendere l'iniziativa quando nel passato estate sentì come una specie di rimorso per questa ommissione e deliberai senz'altro di dar mano all'opera ed adunato un piccolo numero di sacerdoti adoratori zelanti ne formammo un piccolo comitato per deregere e maneggiare questa nostra adunanza delle quali in breve ne traccierò il programma che anche sottometto alla nostra approvazione.

Perciò di questo debbo aggiungere di aver informato Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Arcivescovo[89] del progetto di tenere queste adunanze ed egli approvò senz'altro l'opera accettando molto volentieri di venire a darci la benedizione sacramentale. Egli stesso come effettivamente oggi stesso deve venire.

a) Dunque in principio abbiamo stabilito di tenere queste adunanze periodiche, a fine a tanto che non si deciderà diversamente si è creduto meglio di non fare questi incontri molto frequenti per non stancarci dovendo ancora percorrere una lunga via, ma si è stabilito di tenere un'adunanzia ogni giovedì della settimana delle quattro tempora.

b) Le adunanze pel presente consisteranno in una conferenza sui doveri sacerdotali, che abbia per termine ultimo di infervorarci sempre più alla devozione del Santissimo Sacramento[90] dell'altare ed a particolar modo alla pratica dell'ora santa per poter poi a nostra volta infervorare i fedeli in questa salutare devozione dell'ora santa - Benedizione Sacramentale.

c) Ma le conferenze saranno tenute da uno di noi stessi, cioè da un sacerdote adoratore, il quale verrà scelto dal Comitato e dallo stesso gli verrà assegnato il
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tema da trattare.

d) Che per facilitare l'opera dei predicatori e per non avere la negativa[91] di alcuni si è creduto di lasciare libera la scelta della lingua.

e) Il luogo, salvo altre proposte che potranno essere fatte, sarà San Calcedonio[92], e l'ora pel momento è stata fissata alle 9 a.m.

Per questa volta è stato scelto per conferenziere il Signor Preposito Dun Angelo Raggio come uno dei Sacerdoti Adoratori più anziani e per ascrizione e per[93]

A Dio piacendo la prossima adunanza avrà luogo giovedì 26 febbraio 1920.[94]

 

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[Homily 24][95]

Eccellenza Reverendissima.[96]

            A nome mio, a nome del Comitato Permanente e a nome di tutti i Venerabili Consodali qui presenti porgo a Lei Eccellenza Reverendissima i nostri più vivi ringraziamenti non solo per averci onorati della Sua presenza ma anche e sopratutto per aver accettato, nonostante le sue molteplici sollecitudini, di fare a noi la conferenza matutina di questo nostro secondo giorno Eucaristico.[97] Tutte le volte che queste sacre mura rusuonarono della parola di Vostra Eccellenza diretta ai Sacerdoti Adoratori essa non mancò mai di essere accolta con figliale aggradimento e posso perciò assicurarla che anche oggi le Sue direttivi i suoi avvisi, le sue ammonizioni non mancheranno di lasciare nell'anima di tutti noi quà presenti un solco profondo che a suo tempo produrrà il suo arboscello, il fiore, il frutto.

            I miei sensi di gratitudine poi le rivolgo anche a Voi Venerabili Confratelli[98], per aver anche quest'anno accettato con prontezza e direi con entusiasmo il nostro invito, e numerosi, come sempre siete desiderati, sieti venuti a compiere in comune il nostro omaggio a Gesù nell'Eucaristia omaggio le mille volte più grato a Gesù appunto perchè prestato da un gruppo di anime a Lui consacrate, unite insieme "oratio communis magis placet." (:)

            Le nostre consuete conferenze hanno avuto luogo sempre frequentate da trenta e quaranta sacerdoti. Tra le conferenze di quest'anno[99] però ve ne fu una degna di speciale menzione, perchè nello svillupo dell'opera di queste nostre adunanze essa formerà un punto storico importante. Essa è la Conferenza del 15 decembre 1927[100] quando Sua Eccellenza Reverendissima assumendo la parola dopo di averci raccomandato la preparazione prossima per la santa Messa tanto nell'anima che nel corpo e come dovevano esser scevri dal "Turpis lucri gratia" (1Pt 5:2). Li fece sapere come con Suo grande dispiacere dalla Visita Pastorale ultima gli risultò che i Fedeli non frequntano più in gran numero come altre volte il Santo Sacrificio della Messa. E per ripristinare un'usanza tanto santa e spiritualmente tanto proficua ci affidò l'incarico di istituire delle conferenze periodiche con proiezioni tanto pel clero come anche nei Fedeli intorno al Sacrificio della Messa.

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            Noi Signori, ci siamo messi subito all'opera circolammo un invito a vari sacerdoti adoratori e tutti accolsero con fervore il nostro invito mostrandosi pronti di dare le dette conferenze. Abbiamo pensato anche per un apparecchio da proiezione proprio ed in questo tanto per onorare l'incarico di Sua Eccellenza, come anche per far uscire con la nostra Sodalità nella sua azione spiegativa ed attrattiva ci siamo lasciati guidare da un sentimento per così chiamarlo "americano" i.e. abbiamo procurato di acquistare il maggiore apparecchio possibile che speravamo di avere in nostro possesso e mostrarlo a tutte queste numerosa adunanza, ma in ordine al tempo specialmente, non tutti i desiderii vengono sempre realizzati. Ed è perciò che stasera, per non dilazionare oltre l'esecuzione dell'incarico, per squisita gentilezza e consenso di Mgr Rettore del Seminario avremo la nostra prima conferenza con proiezione nel Salone del tento Seminario Vescovile.

            Per aver detto tutto, ed appagare forse anche la curiosità dei nostri confratelli aggiungiamo che se abbiamo procurato di avere un grande apparecchio corrispondente e stata la spesa; esso è costato £60[101]. Già pero sua Eccellenza Reverendissima ha sottoscritto per £4 e gia alcuni sacerdoti ci hanno consegnato la loro generosa offerta, e se saranno secondati da altri in breve giro ed in breve tempo tutto il prezzo sarà coperto. Questa è la nostra ferma fiducia.

            Fatta così anche l'esposizione finanziaria faccio punto per non ritardare a voi ed a me il piacere e la soddisfazione di sentire l'autorevole e paterna parola di Sua Eccellenza Reverendissima.

 

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[Homily 25]

"Guadeamus omnes in Domino, diem festum celebrantes"[102]

"La Chiesa nella Messa odierna"

            Ben a ragione la Chiesa ci invita oggi nel santo sacrificio della messa a dar udito nel nostro cuore al godimento più pero, Più santo perchè qui ci troviamo raccolti a commemorare il sublime mistero dell'Ascensione della nostra cara Madre in cielo[103], ma Oh felice incontro "Guadeamus", ripeto ai parenti, agli amici di questo novello sacerdote[104]; "Gaudeamus" ripeto io a tutta la parocchia che qui si è riunita per salutare, onorare, il novello ambasciatore di Gesù Cristo. "Gaudeamus" ripeto a te caro confratello del sacro ministero, perchè grande è la dignità a cui foste esaltato, sublime è la missione che vi è affidata.

            Ed in vero quale dignità che l'Uomo Dio medesimo ha inaugurato sulla terra, e che fu prima figurato da Aronne, e da Melchisedecco, cantato dai profeti e di cui gli angeli non furono trovati degni? Quale missione più bella più consolante, più sublime di quella quale è la vostra di continuare quaggiù l'opera di Gesù Cristo, e rinnovare i prodigi della sua carità e del suo Amore.

            Ve lo confesso con shciettezza, o mio caro confratello, a questi pensieri che mi balenano alla mente, in questo giorno mentre vedo traboccante di letizia tutta la parrocchia, mentre vedo gli sguardi del cielo e della terra rivolti su di voi, sento l'anima sublimarsi ed unandarsi di consolazione e con questo gaudio, con questa consolazione, mi accingo di parlare con voi Fedeli Divoti[105] del vantaggi che la società riceve dal sacerdozio cattolico. Vi dirò nel miglior modo che posso come:

            La missione del sacerdote è quella di apportare luce e consolazione alla società.

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            Cose belle F.D. ci si presentano a raccontare. Favoritemi della vostra attenzione e benevolenza; e coll'aiuto della grazia di Dio e dell'intercessione di Maria nostra Madre Assunta in Cielo, insieme conosceremo in qale stima deve essere tenuto il Sacerdote di Gesù Cristo.

            Non può negarsi che la Società (l-ghaqda tal-bnedmin) nelle arti, nella scienza ed in ogni sorte d'invenzione, a chiunque ama la prosperità della sua patria non può non compiacersi del suo incivilimento e del suo progresso - Però per quanto una nazione abbia camminato nelle vie della civiltà e del progresso, ha sempre bisogno di una luce che la preserva dall'errore, ha sempre bisogno di una luce che la conduca al porto della gloria. Si l'insegnamento religioso[106] la è di una assoluta necessità; essa ha bisogno di essere istruita, ammaestrata, come deve deportarsi al cospetto di Dio - Ora chi soddisferà a così forte bisogno? F.D. non son io che vi risponderò, non sono i filosofi antichi e molto meni i moderni. È solo lo stesso Gesù Cristo che, additandovi il suo messo, il suo ambasciatore, additandovi il suo sacerdote, vi dice: ‘ecco la luce che vi preserverà dall'errore, ecco la luce che vi condurrà al porto di salute e di gloria.’ Sentitelo a Gesù Cristo come parla, come ordina, come comanda, ai suoi apostoli e nella persona delli apostoli al sacerdote cattolico. "euntes docete omnes gentes" (Mt 28:19) "Andate ed ammaestrate." Ed in un altro luogo per confermare questa sua missione così suggerisse "Qui vos audit me audit" (Lk 10:16) “Chi ascolta voi ascolta me” - Ecco dunque come si si taglia alla società il Sacerdote cattolico essa viene derubata da ogni bene. Perchè tolto il sacerdote è tolto altresi Gesù Cristo e dove non regna (ma jsaltnax) Gesù Cristo non vi è luce ma tenebre, non vi è verità ma errore, non vi è vita ma morte perchè solo Gesù Cristo può dire come ha detto "Ego sum via veritas et vita." (Jn 14:6) "Ego sum veritas."

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            F.D. qualunque volta che l'errore come serpente velenoso incomincia a diffondersi in un paese, in uno stato, in una nazione ed incomincia ad oscurare le menti, a guastare e corrompere i cuori, è il sacerdote che grida, che alza la voce come una tromba tiene vivo il fuoco sacro della fede cattolica. - Quando trionfa l'egoismo, e vengono maltrattati i poveri, la vedova e l'orfanello, è il sacerdote che predica il precetto della carità evangelica e con apostolico coraggio ricorda a tutti quella giustizia (haqq) che attende l'uomo nell'altro mondo. E quando la corruzione si è introdotta ed ha guastato la famiglia, è sempre il sacerdote che fa sentire la sua voce e alla sua parola vi torna la calma, la tranquillità, la pace, quell'ordine, quell'armonia che rimette la famiglia sul diritto sentiero e la innalza alla sua pristina dignità. - È il sacerdote che chiama alla sua scuola le moltitudini, i popoli; il sacerdote che parla, parla ai giovani e ai vecchi, parla ai grandi, e ai piccoli, ai ricchi e ai poveri, al sapiente, all'ignorante, al sovrano ed al suddito: parla ed alla sua parola tutto diventa sacro: sacri i fanciulli, sacro il popolo, sacra l'autorità, perchè il sacerdote grida indistintamente, amate Dio, amatevi a vicenda, seguite la virtù, fuggite il male.

            Si legge degli apostoli che il suono della loro voce si udi in ogni angolo della terra (Rm 10:18), laonde il sacerdote, apostolo di Gesù Cristo, non restringe la sua missione ad un solo paese, ad una sola città, alla sua patria, alla sua nazione, anzi, non conoscendo distanze, abbandona la terra natia, dice addio agli amici, ai parenti al padre, alla madre, e senz'altra spada che la parola, senz'altra bandiera che la croce, valica i monti, solca l'oceano e percorre il mondo. - Vedeteli è Agostino che predica le grandezze del Vangelo, di Gesù, le glorie, i trionfi del cattolicisimo in Ingilterra - Patrizio in Irlanda - Remigio in Francia - Bonifacio in Germania - Anscanio nella Danimarca - Francesco Saverio nelle Indie –
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Cirillo nella Pannonia - Metodio nella Maravia - Francesco Solacis nel Peru'; etc. - e questi insieme colla luce della fede spargono in mezzo a quelle nazioni la luce della civiltà, e a milioni e milioni salvano le anime. - E come non conosce distanze, il sacerdote cattolico non teme ostacoli, non paventa pericoli, non teme la ferocia dei selvaggi, non teme le macchine di tortura ed eccolo dovunque lo richiede il bisogno, a riportare, gloria, vittoria e trionfo.

            Questo è quello che apporta alla società il sacerdozio. Ma che cosa sarebbe la società senza il sacerdote cattolico? F.D. mi.[107]

            Se vien tolto il sacerdote cattolico dalla società viene anche tolto l'insegnamento religioso e senza l'insegnamento religioso[108] l'uomo si degrada e quando l'uomo è degradato ditemi un poco che cosa avrete? Avrete discordie, odii e prevaricazioni, perturbamenti religiosi e vicili. Che cosa avrete? Avrete la tirannia, avrete l'egoismo selvaggio del paganesimo, saranno derelitti i poveri, i vecchi, chiusi e distrutti gli ospedali, i revoveri, gli Istituti di beneficenza.

            Se viene tolto il sacerdote Cattolico verranno chiuse le nostre chiese, verranno privati dalla presenza reale del nostro amato Gesù Cristo, verrà cancellato dal nostro cuore il culto (il-qima) della Madre nostra Maria dispensatrice di ogni grazia - il canto dei salmi verrà sostituito da quello delle canzoni profane per non dir altro.

            Se vien tolto il sacerdote cattolico la famiglia, cadrebbe da quella dignità alla quale venne innalzata da Gesù Cristo medesimo - tolto il sacerdote non si avrà più la sua autorevole parola ed allore ogno comando del potere civile non verrebbe ad impedire tanti disordini escendo vero che mancando il sentimento religioso nascerà il desprezzo ed il desprezzo non conosce forza.

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            Ah F.D. A quelli che non hanno la grazia di avere la nostra fede e quelli che hanno perduto la nostra cara, la nostra santa fede, lasciateli gridare contro il sacerdote cattolico. Oh voi no, Oh voi mai. Voi mai dovete insultare il sacerdote cattolico. Voi onoratelo il sacerdote, voi rispettatelo, voi amatelo, perchè la missione sua tra di voi è necessaria quanto è necessaria la pietra angolare per mantenere questo bel soffitto. Perchè essa è per voi sorgente (bidu) di luce di fede, luce di civiltà, luce di pentimento, luce di salvezza.

            F.D. se il sacerdote cattolico merita il vostro onore, il vostro rispetto ed il vostro amore perchè è alla società sorgente di luce - egli merita il vostro rispetto il vostro amore, perchè la sua missione apporta tra di voi ogni consolazione. "Pertransit benefaciendo." (Ac 10:38) Così leggiamo nel Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo che egli passò opportando a tutti benefici e consolazioni e benedizioni. Ebbene Gesù Cristo volle che le opere di beneficienza si continuassero nella sua Chiesa, per questo disse al sacerdote, "T'aggira sulla faccia della terra e di tutti sei consolatore." - Parola sublime. ... uscita dal labbro di quel Dio che è fonte di sapienza eterna, l'accoglie il sacerdote ed i miracoli più stupendi della carità divina si rinnovellano. Si rinnovellano ed è bello vedere Giovanni di Matteo[109], Felice di Volois, Raimondo di Peniafort, Pietro Nolasco[110]; che fanno di se stessi schiavi per liberare gli schiavi loro fratelli, e volendo perpetuare quell'atto di così singolare eroismo istituiscono i Trinitari ed i Padri della Mercede. Che dire di San Vincenzo di Paoli che e l'apostolo della carità in Francia colle sue opere disperse in tutto il mondo, ed anche in questa parrocchia ebbi lodevolmente una sua conferenza, che esercita anche essa l'opera sua benefice. - Che dire del Padre Benedittino Ponce e dei due fratelli sacerdoti Gualandi[111], che quello in Spagna e questi in Italia hanno pensato all'istruzione dei sordomuti.
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- Che dire di San Giovanni di Dio che fonda tanti ospedali per tutto il mondo. - Che dire di San Camillo de Lellis che trova la sua delizia collo starsene vicino agli appestati ad assisterli nella loro agonia. - Che dire di San Gerolamo Emiliani che raccoglie gli orfani, il stringe tra le sue braccia e li bagna di lacrime. - Che dire del Francescano Padre Ludovico da Casoria[112], vi pensa di convertire l'Africa e manda i missionary, pensa alla sua patria ed opra un immenso ricovero a sollevare tutte le miserie e consolare tutti. - Che dire di Don Bosco che con queste tre parole ben fisse nella propria mente, ‘Fede, speranza, carità’, ha potuto spendere tanti milioni a beneficare tanto il prossimo suo, e l'opera sua, dispersa per tutto il mondo, fa del bene anche qui a Malta coll'Istituto di San Patrizio.[113] - Che dire del nostro Canonico Bonnici che istituisce un Istituto che oggi ricovera ben 100 ragazzi poveri abbandonati.[114] - Che dire del Canonico Cottolengo, che apre la piccola Casa della Provvidenza e recovera ben 7000 anime portando il contento e la consolazione nel cuore delle anime più sfortunate. "Pertransit beneficiendo" (Ac 10:38) Si F.D. è sempre il prete che seguendo le di Gesù Cristo ovunque porta e compie la sua missione di consolatore.

            E dove mai non entra il prete? Eccolo in quella casa della miseria egli trova il povero a lottare colla miseria, colla disperazione. Parla quindi il sacerdote e dice al povero, non ti scoraggire (taqtax qalbek) o fratello, Gesù Cristo fu povero prima di te, prima di te riposò sulla paglia, prima di te ha pianto, sofferto e si esercitò al lavoro. – Soffri con pazienza e rassegnazione, perchè al tuo pianto, al tuo dolore succederà il cantico dell'esultanza ed un premio ti è preparato in cielo, te l'ha promesso Iddio medesimo. “Beati qui lugent, quoniam ipso consolabutur.” (Mt 5:5) Così parla il sacerdote ed in tal, mentre presenta al povero l'immagine di Gesù Crocifisso. Oh vista. O vista Consolantissima il lamento s'arresta sul labbro del povero e quell'anima prima in preda alla disperazione ora trovasi nella calma
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quieta, tranquilla e piena di consolazione.

            E dove non entra il prete? Eccolo nel palazzo del ricco egli parla e dice: non dimenticare il povero che trovasi nell'indigenza, ti ricorda che il superfluo delle ricchezze non è cosa tua, è patrimonio del povero: soccorri il povero, amalo perchè è tuo fratello. Ah si, sulla sua fronte irraggi (tiddi) l'immagine di Dio, e nelle sue vene scorre il sangue reale di Gesù Cristo.

            Che dire del prete quando l'ira di Dio stanca dei peccati del mondo vi scaglia addosso i suoi flagelli? Ci vorebbe molto tempo per leggervi il panegirico del sacerdozio cattolico durante questi tempi che vengono ricordati dalla storia dei nazioni. Ma prendiamo l'ultimo flagello, l'ultima guerra mondiale[115] che ha sconvolto tutti i popoli e tutte le nazioni; guardate la all'opera del sacerdote cattolico sulle trincee, su quel fronte immenso; guardate al suo sacrificio, alla sua abnegazione, vedetelo come viene da tutti di credo diverso ammirato, contate, se vi riesce, le migliaia di anime che domandano di morire in mano al sacerdote cattolico, e dopo la guerra quel prete. Vedetelo in Francia, in Italia per opera iniziata dalla setta e continuata dai socialisti e comunisti, oggi è rispettato e stimato e amato; perchè ripari, perchè sul campo di battaglia, durante il flagello di Dio egli era l'unico consolatore: vedetelo in tutti i luoghi dove infuriava la pugna non teme il pericolo, vedetelo nelle vorrose delle trincee, negli ospedali, vedetelo come l'angelo della consolazione, del conforto si accosta ai poveri feriti e tutti consola.

            Dove non entra il prete? Dapertutto vedetelo: egli benedice la casa dei coniugati ed a Dio la consacra; egli ci visita, ci assiste, ci conforta negli ultimi momenti della nostra vita e trasassati circonda di fervorose pregheire la nostra tomba. - Egli a somiglianza di Gesù Cristo il quale disse "simile parvulos venire ad me" (Mt 19:14) attorno a se raccoglie i fanciulli, ai quali si fa
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guida e maestro, insegna loro il modo di tenersi lontani dal vizio ed il modo di praticare la virtu. - Nelle famiglie porta la pace, in mezzo ai nemici predica il perdono. Salutatelo, salutate il sacerdote rispettatelo, onoratelo.

            Sacerdote novello, tale e' la vostra missione; gioite perciò "Gaudeamus in Domino," e non vi metta paura il grido di qualche nostro nemico. Contro a costui voi avete l'ammirazione, il rispetto, l'amore, di tutto questo popolo fervente nella pratica della nostra santa e cara Religione. Oh si gioite "Gaudeamus in Domino" della sorte che vi è toccato, della dignità alla quale foste innalzato. Quella dignità è grande, è sublime, anzi come diceva S. Efrem è immensa, è infinita "immensa infinita Sacerdotis dignitas" Essa supera ogni altra dignità della terra, supera quella dei Re, quella dei principi, degli imperatori, dei capi di stato più potenti e diciamolo pure con tutta verità essa supera la stessa dignità degli angeli. Essi infatti non possono assolvere un sol peccato non possono cambiare la sostanza del pane e del vino in quella del corpo e sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. E questo che essi non possono fare voi lo fate ogni giorno. - Diceva San Francesco d'Assisi "Se ad un medesimo tempo ne incontrassi con un angelo ed un sacerdote, prima di fare di riverenza all'angelo, mi inchinerei a baciare la mano del sacerdote" quella mano F.D. che ogni giorno riceve dal cielo l'amato nostro Gesù come una volta è sceso in seno alla Vergine Santissima. Gioite perciò, "Gaudeamus" e cercate di corrispondere alla vostra vocazione ed alla sua dingità, datevi di buona voglia al lavoro nella vigna del Signore. La messe è molta e gli operai sono pochi (Lk 10:2), siate sempre di esempio al popolo, siatelo nei vostri pensieri, nei vostri affetti, siatelo nelle parole e nelle opere, tutta la vostra vita sia tale che di voi si possa dire: "Ecco il sacerdote secondo il cuore di Dio."

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            Salite ora l'altare? E col gaudio nel cuore. Ora mentre e cielo e terra vi guardano pregate dei vostri genitori che tanto hanno fatto pel vostro bene. Pregate per la Chiesa di Gesù Cristo perchè essa che è tanto combattuta esca sempre vittoriosa di trionfo in trionfo, pregate pei vostri amici, pregate anche pei nemici e detrattori del clero perchè il Signore conceda loro la grazia necessaria al ravvedimento, pregate poi per questo ultimo servo indegno che per due anni diresse la tua mente ed il tuo cuore in seminario[116] e che oggi ha avuto l'onore ed il piacere di dirigervi nella raccolta dei primi frutti del ministero sacerdotale.

            In un giorno così santo, così bello, così caro, godiamo F.D. perche abbiamo ben donde "gaudeamus omnes in Domino, diem festum celebrantes"

Deo gratias.

 

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[Homily 26][117]

 

Si festeggiano le due occorrenze la missione del Sacerdote è Missione di luce e di consolazione.

 

Luce

Consolazione

I

II

~ Necessita' dell'
insegnamento religioso
nella societa' progredita.

~ La parola del sacerdote,
contro l'errore, l'egoismo,
la corruzione, parla a
tutti e tutto si consacra.

~ "Pertransit benefaciendo" (Ac 10:38)

S. Giov de Matha
Felice de Volois
Raimondo de Penafort
Pietro Nolasco

redimono gli
schiavi
Trinitarii
Mercede

 

La Missione del Sacerdote,
non conosce
distanza ne' ostacoli.

Senza Sacerdote
- non insegnamento religioso
- manca la presenza reale di Gesù Cristo
- manca la devozione della Beata Vergine
- manca la dignita' della famiglia
- manca l'autorita' dei governanti.

S. Vincenzo de Paoli – Francia
Benedittino Ponce Sacerdoti Gualandi - sordo muti
S. Giovanni di Dio – Ospedali
Camillo de Lellis – Appestati
Gerolamo Emiliani – Orfani
Ludovico da Casoria – Istituto  beneficenzia
Don Bosco – fede,speranza, carita'
Can. Bonnici – ragazzi poveri[118]
Can. Cottolegno – Ricovero Casa di Provvidenza

 

Percio' voi onoratelo,
amatelo, rispettatelo,
perche' la sua missione e'
necessaria per la luce di
fede, di civilta',
pentimento e salvezza.

~ Visita il povero ed il ricco
~ Consolatore nei flagelli nell'ultima Guerra
~ Benedice tutti gli stadi della vita dalla nascita alla tomba
~ Apostolo intorno alla Dignita' e Corrispondenza
~ Salite l'altare e pregate

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Agostino -      Inghilterra
Patrizio -         Irlanda
Remigio -       Francia
Bonifacio -     Germania
Ascanio -        Danimarca
Francesco Sav. -       India
Cirillo -            Rannonia
Metodio -        Moravia
Solano -          Perù

 

[page 75]

[Homily 27][119]

V.R.G.D.

Nel dispensare dal silenzio compio il piacevole ufficio di salutare l'Illustrissimo e Reverendissimo nostro Mgr Emm Vassallo, Segretario generale di Sua Ecc Rev Mgr Arcivescovo.

In Mgr Vassallo io saluto oggi famigliarmente un seminarista per eccellenza ed anche permettemi, un mio ottimo amico amico di antica conoscenza

Ed in verità se egli oggi celebra, con splendore crescente cresciuto in età ed in splendore, il suo 25mo anniversario della sua ordinazione Sacerdotale, potrebbe anche direi quasi celebrare il suo 50mo da quando incominciò ad avere relazione col Venerando Seminario.

Sento ancora alle orecchie le lodi tributate a Don Emanuele dal suo Rettore Mgr. Arcidiacono Vassallo di buona memoria. "Don Emmanuele era uno die migliori." Egli era buono, pio, docile ed ubbidiente.

Terminati gli anni dell'alunnato, Mgr. Vassallo continuò fino ad oggi ad avere relazioni col Seminario e come Professore di Diritto Canonico non solo ma ora come membro col anche coll'occupare l'ufficio delle Commissioni Pontificie intese a far prosperare questo Venerano istituto. Egli per alcun tempo ne fa anche il Rettore. Ed ora anche come Rettore.

Oltre passerei i limiti del momento attuale se io andassi adesso a ricordarvi tutte le benemerenze spiegate da Mgr Vassallo e verso il Seminario e verso di voi. G.D.

Chi puo infatti commemorare tutto l'interesse che Mgr Vassallo si è sempre preso durante i passati 25 anni, nel formare la mente ed anche il cuore del giovane clero? Cedo il compito a tante schiere di Reverendi Sacerdoti, sparse per tutta Malta. Cedo il compito alla vostra viva e fervida riflessione G.D. Si a voi che ancor sperimentate l'influsso dei raggi benefici dell'amore che vi porta Mgr Vassallo! - Amore! comprovato dall'odierna ricorrenza - ad ogni altro luogo infatti ad ogni altra compagnia. Egli a solennizzare il suo Giubileo Sacerdotale - prescelse il Seminario, prescelse voi. G.D.

Ma oltre ad un seminarista, permettimi ho detto di salutare oggi in Mgr Vassallo anche un mio ottimo amico verso cui ho sempre nutrito alta stima e considerazione.

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Son certo di allistargli aggiungergli letizia a questo di giubilare. Se mi prendo la libertà di prevalgo dell'occasione per andar indietro negli anni e per ricordargli, quando ancor collegiale, mi son a lui per la prima volta presentato pregandolo ad accettarmi qual suo coadiutore. - Mgr Vassallo allora non era Canonico - ma egli era il povero Direttore del povero Istituto Bonnici.

Mi permetto inoltre di ricordargli che se Mgr Vescovo Pace, di felice memoria, mi cavò fuori direi dalla mia solitudine coll'inaspettata nomina di Cancelliere di Sacra Visita, lo fu come ebbi a saperlo dopo, per una sincera raccomandazione di Mgr Vassallo allora Ceremoniere Diocesano.

Passo sopra a tanti altri tratti di reciproca considerazione ed amicizia e senza alcuna pretensione colgo mi prevalgo occasione di questo famigliare incontro, per significargli, che quando il nostro amato Pastore, mi chiese se potessi di indicargli il nome di colui che potesse essere il mio successore in Segretaria - lo dico con soddisfazione, istantaneamente il mio pensiero volando alle ottime qualità che lo adornano, le mie labbra risposero "Monsignor Vassallo".

Concludiamo Carissimo Monsignore col porgerle le congratulazioni e gli auguri più fervidi di tutto il Seminario. - Continui il Signore a spargere su di te le sue elette benedizioni a bene di tutte le persone che ti avvicinano - a bene di noi tuoi amici - a bene di noi tuoi amici - a bene di questo venerando seminario ed a bene di questa corona di giovani Seminaristi, che tanto affetto, in cuor loro, per te nutrono.

                                                                                                                  Ad multos annos.

 

[page 77]

[Homily 28]

Ultimo termine
della presenza e della vita di Gesu'
- nell'Eucaristia -

            L'ultimo termine consiste nell'unione piu' intima con noi per trasformarci in se stesso - Disse un giorno Gesu' a Sant'Agostino "Cresci e mi mangerai; ma non come il tuo cibo corporale muterai me in tua sostanza; si bene tu sarai mutato in me." La deificazione dell'uomo per la grazia e nella gloria e' l'opera piu' bella della nostra religione - nell'incarnazione la natura divina e unita alla natura umana; e Gesu' divenne della nostra famiglia; e nostro fratello secondo la carne - nell'Eucaristia si unisce a ciascuno di noi per farci partecipi della sua divina natura.

Come? A maniera di cibo e di bevanda - come la bevanda ed il cibo si fanno una cosa con te e si immedesimano colla tua sostanza, cosi' nel comunicarti tu divieni una stessa cosa con Gesu' - S. Paolo "Vivo ego, jam non ego, vivit autem in me Christus." (Ga 2:20)

Atto di fede

Per eccitarci alla devozione di Gesu in Sacramento Pensiamo che quel Gesu', di Betlehem, Nazareth, vita pubblica, passione, morte, Gloria sta dentro di te, ed il tuo palpito e' il tuo; fuori costui freddo.

Consideriamo con quale sentimento Gesu' viene a noi.

            Grande desiderio. S. Luca "Desiderium desideravi hoc pascha manducare vobiscum antequam patiar." (Lk 22:15)

            Minaccia. S. Giov. "Nisi manducaveritis ... non habebitis vitam in vobis." (Jn 6:54)

            Promesse S. Giov. "Qui manducat hunc panem, vivit in aeternum." (Jn 6:52)

            "Et ego resuscitabo eum in novissimo die." (Jn 6:39)

Quello che Gesu' fa per unirsi a noi.

1. Impiega la sua:         Sapienza
                                       Bonta'
                                       Omnipotenza

2. Si espone a tanti oltragi[120]

3. Grandezza del dono

 

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[Homily 29]

Ewkaristija

Mentre leggiamo la storia Sacra non possiamo non meravigliarci della grande Sorte dei grandi privilegi che Iddio accordo' al popolo Ebreo; sottratto infatti per miracolo della schiavitu' del re Faraone, in quei 40 anni che egli passo' nel deserto, ebbe l'assistenza e la protezione di Dio in un modo tutto speciale - Cosi' la manna che scendeva ogni giorno dal cielo e serviva di cibo e di nutrimento (Ex 16:14-22) - cosi' quella Colonna di nube che di giorno copriva coll'ombra il tabernacolo e nella notte vestendoci di una luce vivissima rischiarava il cammino (Ex 13:21); Cosi quel fuoco che venendo dal cielo li aiutava a conusmare i Sacrifici - erano tanti segni sensibili che Iddio era presente a quel popolo e lo derigeva e lo assisteva in tutte le contrarieta'. - Onde a ragione ci gloriavamo gli Ebrei col dire "non est alia natio tan grandis, quae habeat Deus appropia quantem sibi, sicut Deus noster adict nobis." (Dt 4:7)

            Fortunato fu il popolo Ebreo si, ma quanto fortunati non siamo noi che abbiamo il Dio nostro cosi' vicino a noi nel Santissimo Sagramento dell'altare non in figura - non in ombre ma in realta'. - Fortunato fu il popolo ebreo ma fortunati anche noi che in questi tre notti ci ha raccolti attorno a Lui per trattare con noi con tutta la famigliarita', per assisterci, per protteggerci, per provvederci dei nostri bisogni. Ah si, mentre era solennemente esposto in questa Chiesa, Egli si e' con trattenuto (gieb ruhu maghna) come il Re' in mezzo ai suoi sudditi come un padre in mezzo ai suoi amati figli - come un Pastore in mezzo alle sue pecorelle - Ah Egli ha ricevuto le nostre adorazioni, ha dato ascolto alle nostre preghiere, ha parlato al cuore di ciascuno di noi.

 

            Ed ora Ah, ed ora siamo al termine di queste tre notti indimenticabili quale dovevano essere i nostri sentimenti - Col canto del "Te Deum" noi l'abbiamo qua
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ringraziato di queste tre notti che si e' compiacuto di stare con noi, e di tutte le grazie che in questo tempo ci ha elargite.

            Adesso resta che noi gli protestiamo la nostra fede ed il nostro amore. Ah. si' diciamogli Sacramentato Gesu' [121]<<fost tant perikli li fihom tinsab il-fidi taghna, kif mar jgharrfna fl-ittra Pastorali il-mahbub Raghaj ta' din id-djocesi, fl-ittra Pastorali li qralkom il-Hadd li ghadda z-zelanti Kappillan taghkom. Fost tant perkli din il-fidi ikkonservajnieha, intattta, immakulata kif ahna ircevejnieha minghand l-Appostlu Missierna San Pawl. – Ikkonservajnieha ghax kif jghidilna l-Angeliku San Tumas, hija s-sustanza u l-fundament ta' kull qdusija, u kif jghidilna l-Koncilju Tridentin, hija l-gherq u l-bidu tal-gustifikazzjoni taghna u tal-glorja minn tas-Sema, u minghajrha ma nistghux nghogbu 'l Alla. Ah, iva ahna nemmnu li inti tinsab hawn prezenti; ahna lilek naduraw mistohbi taht l-ostja ikkonsagrata.>>

            <<Ahna likek ukoll inhobbu            , ahna lilek ukoll irridu nhobbu, aktar minna nfusna stess, ahna lilek nikkonsagraw il-hsibijiet taghna, l-affetti taghna, il-hajja taghna kollha.>>

            <<U issa f'dan il-lejl qabel ma ninfirdu minnek O Gesu', ahna nitolbuk il-barka tieghek, ah, iva, tinsel hija fil-menti taghna, l-affetti taghna, il-hajja taghna kollha.>>

            <<U issa f'dan il-lejl, qabel ma ninfirdu minnek, o Gesu', ahna nitolbuk il-barka tieghek, ah, iva, tinsel hija fil-menti taghna, tinsel fil-qalb taghna - u taghtina d-dawl, il-qawwa, biex twettqu f'kull qdusija.>>

            <<Bierek 'il-Knisja Mqaddsa Kattolika, ftakar li ghaliha inti xerridt id-demm ghaziz tieghek. Ehlisha mill-ghedewwa, ghatiha l-paci u t-trankwillita'.>>

            <<Bierek 'il-Vigarju tieghek fuq il-wicc ta' din l-art, taffilu x-xewqa tieghu li jara kulhadd migbur f'merhla wahda u taht Raghaj wiehed.>>

            <<Bierek 'il-mahbub Raghaj ta' din id-djocesi, ghatih id-dehen u l-qawwa necessarji ghaz-zelu tieghu biex kif tant jixtiex, l-ebda naghga ma tintilef mill-merhla tieghu.>>

            <<Bierek 'il-Kappillan u s-Sacerdoti ta' din il-
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Parrocca biex l-isplendur tal-virtu' taghhom ikunu iservu lill-ohrajn.>>

            <<Bierek lilna lkoll. Berikna fir-ruh, berikna fil-gisem, biex lilek biss infittxu li noghgbu; bierek 'il-familji taghna biex wara li lilek inkunu fahharna u adurajna bi nhar bil-lejl lilek sa fl-ahhar infahhru u naduraw fis-sema.>>

<<Hekk Ikun>>

<<Wettaq fihom is-sentimenti ta' gratitudni, ta' fidi u ta' mhabba.>>

 

[page 81]

[Homily 30]

Ewkaristija

"Pluam vobis panem de coelo: egrediatur populus, et colligat (quae sufficiunt) per singolos dies." (Ex 16:4)

            Era appena passato un mese dacche' il popolo ebreo, guidato da Mose e da Aronne, era uscito dall'Egitto, il viaggio era lungo e si era fermato nel deserto di Sin tra il Mare Rosso ed il Monti Sinai. Il popolo era grande, il viaggio era lungo, il deserto non offriva punto risorse e le provviste che avevan portato seco dall'Egitto incominciarono a scarseggiare. Tutti per tanto incominciarono a mormorare contro Mose ed Aronne "Quanto sarebbe stato meglio se fossimo morti in Egitto per mano del Signore quando avevamo del pane a sazieta', perche' ci avete portato a morir di fame in questo deserto? - Allora il Signore, apparendo nella nube disse a Mose', "Io vi faro' piovere dei pani dal cielo ed il popolo ne raccogliera ogni giorno quanto gliene serva per vivere. (Ex 16:4)

            Anche l'anima nostra ha un lungo viaggio da fare attraverso il deserto di questa vita, anche essa ha bisogno di sostenere le proprie forze, anche essa al par del popolo ebreo ha i suoi nemici (Amaleciti) chi la dara' questa forza? chi la fara' uscire vittoriosa al par di Mose? - Pluam vobis panem de coelo. (Ex 16:4)

            Noi abbiamo l'Eucaristia, noi abbiamo Gesu' nell'eucaristia, egli ci dice "ego sum panis de coelo descendens qui manducat hunc panem non moriatur." (Jn 6:51)

            Ma quante volte dobbiamo avvicinarsi? Se vogliamo mantenerci forti - se vogliamo sempre cantar vittoria dei nostri nemici - se vogliamo senza malattie, senza cadute arrivare alla terra promessa dobbiamo anche noi, al pari del popolo ebreo mangiare ogni giorno di questa manna della legge nuova: - Si e' questo il linquiaggio del Sacramento – “e' questo il desiderio di Gesu' - e' questo il desiderio della Chiesa.” [122]

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            Noi guardiamo il Sacramento, non vediamo che del pane. La fede ci dice che vi e' Gesu', tutto anima, corpo, sangue divino. Ma sta il fatto che vediamo pane.

            Non e' questa un allusione sufficiente che dobbiamo ricevere con frequenza questo Sacramento?

            Il pane e' un cibo, comunissimo e quotidiano cibo che si guasta se non consumato - che cosa facciamo noi del pane.

E' il desiderio di Gesu'

            Se l'aspetto della specie gia' ci persuade dell'invito di accostarci di frequente, noi troviamo che questo invito piu' esplicito nella parola di Gesu'.

            In sin dal suo discorso, pronunciato nella sinagoga di Cafarnao, dove per la prime volta parlo' del Sacramento dell'Eucaristia(Jn 6:59), Egli insistette sulla grande necessita' di ricevire questo dono, e di usarne come cibo (Jn 6:48-51) che possiamo facilmente capire il suo desiderio di accostarci frequentamente alla Santa Comunione.

Ecco la stessa parola di Gesu'

1.         Ego sum panis vivus qui de coelo descendit (Jn 6:51a)
2.         Si quis ex ipsi manducaverit non moriatur. (Jn 6:50)
3.         Si quis manducaverit ex hoc pane vivit in aeternum. (Jn 6:51b)
4.         Nisi manducaveritis carnem Filii hominis non habebitis vitam in vobis. (Jn 6:53)

            Osservate come fa dipendere la vita eterna dal pane celeste come appunto difende la vita del corpo dal male materiale. Ci minaccia di morte eterna se non lo riceviamo? Cosa poteva piu' dirci per mostrarci il suo vivo desiderio di vederci accostare spesso alla sacra mensa.

 

[page 83]
"Desiderio desideravi hoc pasche manducare vobis cum antequam patier." (Lk 22:15) Era la cena quando istitui' questo sacramento.

            Vi e' un'altra parola che lodeva la frequenza della comunione. Avvenuta l'istituzione dell'Eucaristia egli soggiunge, "Hoc facite in meam commemorationem quotiesaemque manducabitis panem hunc mortem Domini annuntiabitis." (1Co 11:24-26) Gesu' comanda espressamente di rispetere senza metter termini alla repitizione - anzi dice che ogni volta si mangera' il pane consacrato si rinnovera' automaticamente il sacrificio della Croce.

 

La chiesa nei primi giorni

            Dicono gli atti apostolici che i primi cristiani erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli ed erano anche assidui nella frazione del pane e della preghiera. "Erant perseverantes in communicatione fractionis panis." (Ac 2:42)

            Il Concilio di Trento in ogni messa: sarebbe bene che i Fedeli si comunicassero in ogni messa che ascoltassero non solo spiritualmente ma col ricevere il Sacramento dell'Eucaristia.

 

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[Homily 31]

L-Ewkaristija - Sagrificcju[123]                                                                        Skrittura

“Ego sum panis vivus qui de coelo descendi" (Jn 6:51)

Malli nitfghu ghajnejna fuq l'ostensorju u gewwa fih nilmhu l-ostja fil-bjuda minn taghha, il-harsa taghna trid kieku tghaddi mill-ispeci sacramentali izda il-fidi biss hija dik illi topera fir-ruh minn taghna, ahna ninsabu quddiem ghageb ta' l-ghegubijiet, quddiem il-misteru l-aktar kbir, l-aktar gholi tat-twemmin minn taghna. Ahna ninsabu quddiem Alla, quddiem Alla illi jghammar gewwa d-dawl, dawl illi hadd ma jista' jitfa' ghajnejh fuqu u wisq inqas gewwa fih.

            Huwa hawnhekk illi jiena sejjer inwaqqaf il-hsieb tieghi, u lilkom nistieden biex intom ukoll twaqqfu l-hsieb minn taghkom, il-ghaliex il-kliem minn tieghi ghandu jkun fuq il-quddiesa jew fuq is-sagrament ta' l-Ewkaristija inkwantu hija sagrificcju insibuh migbur tant tajjeb fil-kliem ta' Gesu' Kristu stess f'San Gwann, "Ego sum panis vivus qui de coelo descendi." (Jn 6:51) Jiena huwa l-hobz mimli bil-hajja illi nzilt mis-sema. F'din in-nizla mill-glorja tas-sema, f'din il-mistohbija tal-hajja divina taht l-ispeci sagramentali, qieghed l-esseri kollu tas-sagrificcju, ta' dik l-azzjoni illi tigi kompluta fil-quddiesa, u ghalhekk il-quddiesa taghlaq gewwa fiha tabilhaqq is-sagrificcju, u mhix dehra biss simbolika tas-sagrificcju tal-Kalvarju.

            Ghaliex hafna mill-fidili jisimghu il-quddiesa bil-bruda? U ghaliex insibu fl-istorja illi l-ewlenin insara, gewwa l-katakombi, kienu tant jitheggu bil-qima fil-waqt tal-quddiesa? Taht il-kenn tas-sewwa li tghallimna fil-filosofija, illi xejn ma jista' jkun fir-rieda taghna jekk qabel ma jkunx fl-intellett, ghandna inwiegbu u nghidu illi jekk il-qalb ta' l-insara tal- katakombi kienet tinxteghel bil-qima u bl-imhabba fil-waqt tac-celebrazzjoni tal-quddiesa, dan kien jigi ghaliex
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ruhhom kienet tabilhaqq imdawla fuq dak illi kien ikun qieghed jigri fuq l-artal filwaqt tal-quddiesa. U ghalhekk jekk illum insibu u nhossu, illi wiehed jisma' il-quddies bil-bruda, ikollna nghidu, kontra qalbna, illi dan jigri akatarx ghaliex hsiebu mhux imdawwal bizzejjed fuq is-sagrificcju kbir u tal-ghageb illi jsir fil-waqt tal-quddiesa. Ghalhekk inkun inhossni ixxurtjat jekk jirnexxili nnissel fil-menti taghkom il-hsieb ta' umiljazzjoni kbira tas-sagrificcju liema bhalu, ikun qieghed jaghmel Gesu' Kristu ghalina, ghall-imhabba taghna, fil-waqt tal-quddiesa.

            Aktar minn wahda huma l-hwejjeg illi jikkonkorru biex ikollna tabilhaqq is-sagrificcju, u dawn huma:
l-ewwel, illi jigi mfakkkar minn Alla, jew inkella l-weghda ta' Alla illi jaccetta s-sagrificcju illi Lilu jigi offert;
it-tieni, il-fini tas-sagrificcju, jigifieri illi Alla jigi maghruf bhala l-ghola Sid fuq il-holqien kollu;
it-tielet, sacerdot illi ghandu l-jedd u s-setgha illi jipprezenta x-xirka tal-bnedmin;
ir-raba, irid ikun hemm maturita' tajba biex tkun sagrifikata, jigifieri li tigi distrutta jew imbiddla b'manjiera illi qisha tigi distrutta.
Fl-ahharnett irid ikun hemm l-azzjoni sagrifikatrici illi tiddistruggi l-oblazzjoni biex tigi mistqarra s-saltna t'Alla fuq il-hajja u fuq il-mewt, biex jigi imhallas id-dnub, u sodisfatta l-gustizzja t'Alla. –  Ghalhekk ghall-fini taghna, biex jigifieri nkunu nistghu nuru illi fil-quddiesa jsir il-veru sagrificcju huwa ghalina bizzejjed illi nieqfu fuq din l-ahhar haga u nikkonsidraw l-azzjoni sagrifikatrici illi ssir fil-waqt tal-quddeisa, u ghandna nsibuha mfissra f'dawk il-kliem ta' Gesu' Kristu stess f'San Gwann "Ego sum panis vivus qui de coelo descendi". (Jn 6:51) Jiena huwa l-hobz haj illi nzilt mis-sema.

            Kull haga illi tigi offerta 'l Alla bhala sagrificcju ghandha tigi immolata, jififieri distrutta, jew bhalma ghidna imbiddla b'tali manjiera illi tekwivali ghad-distruzzjoni taghha. U din id-distruzzjoni jew
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tibdila tifforma, mill-haga offerta, il-vera vittima. Jekk il-vittma hija hajja ghandha tigi maqtula. Hekk kien jigri mill-annimali illi fil-ligi l-Qadima kienu jigu offerti lill-Alla. Jekk il-vittma hija bla hajja, bhalma huma l-hobz, l-inbid, u l-incens, allura f'dina ghanda tigri tibdila tali illi nistghu nqabbluha mal-mewt; bhallikieku tigi mahruqa, tigi mxerrda, jew tigi ridotta fix-xejn bi kwalunkwe manjiera ohra; titlef biex nghidu hekk l-esseri naturali tagha, u ma tkunx tiswa ghall-istess uzu ta' qabel. Titbiddel bhalma ghidna b'manjiera tali illi taqbel mal-mewt.

            Issa fil-quddiesa ukoll il-vittma illi tigi offerta, biex tkun tabilhaqq vittma, ghandha tigi immolata, jigifieri distrutta jew imbiddla b'tali manjiera ohra illi taqbel ghad-distruzzjoni taghha. Anzi ghandna nzidu illi fil-quddiesa, illi hija s-sagrificcju tal-ligi l-gdida, l-immolazzjoni ghandha tkun aktar shiha minn dik tas-sagrificcji tal-ligi ta' Mose, ghaliex dawna wara kollox ma kienux ghajr figura tas-sagrificcju ewkaristika.

            L-offerta infatti illi tigi maghmula fis-sagrificcju Ewkaristiku hija l-gisem u d-demm ta' Gesu' Kristu taht l-ispeci tal-hobz u ta' l-inbid, u l-azzjoni sagrifikatrici jew immolatrici, issir permezz tal-kliem tal-konsagrazzjoni li huwa l-istess kliem ta' Gesu' Kristu.

            U hawn issa wasalna fil-qofol tal-haga, kif jigifieri l-kliem tal-konsagrazzjoni ghandu jopera minn Gesu' Kristu dik id-distruzzjoni, jew inkella dik it-tibdila shiha necessarja biex ikun hemm il-veru sagrificcju. Jew bi kliem iehor jekk l-istat gdid, biex nghidulu hekk, illi Gesu' Kristu jiehu permezz tal-kliem tal-konsagrazzjoni huwa stat ta' vittma. Jekk inhu hekk allura fil-quddiesa ghandna l-veru sagrificcju.

            Bil-kliem tal-konsagrazzjoni l-hobz u l-inbid jinbidlu fil-gisem u fid-demm ta' Gesu' Kristu, u appuntu dina t-tibdila tqieghed lil Gesu' Kristu fi stat ta'
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vittma. Filwaqt infatti illi l-umanita' ta' Gesu' Kristu tinzel mill-gholi tas-sema, thalli dak id-dawl tal-Glorja u tistahba fid-dlam tal-hajja sagramentali, ma nistghux nghidu haga ohra minn Gesu' Kristu, illi jkun qieghed jiccekken tant, li ma nsibux kelma ohra illi tfisser ahjar dan ic-cokon, hlief meta nghidu, illi irriduca ruhu fix-xejn ("Exinanvit sempitipsum" Ph 2:7); u appuntu f'din ir-riduzzjoni ta' Gesu' Kristu fix-xejn qeghda l-verita' illi fil-quddiesa ghandna l-veru sagrificcju.

            Nippruvaw issa nfissru daqxejn ahjar dak illi ghedna, ghaliex kieku nifhmu dan il-punt, a kemm u kemm b'qima akbar u akbar nisimghu l-quddiesa; meta f'dak il-waqt ikollna quddiem l-ghajnejn tar-ruh taghna dan l-ghageb ta' l-ghegubijiet illi jkun qieghed isir fuq l-artal.

            Tghallimna l-fidi illi Sidna Gesu' Kristu jinsab fis-sema in-naha tal-lemin t'Alla l-Missier fil-milja tal-glorja ta' l-umanita' tieghu irxuxtata u fil-qawwa tal-Majesta' Tieghu. Il-gisem tieghu mhux aktar suggett ghall-mewt, hafif miksi u mdawwar bid-dija l-aktar qawwija, il-prezenza tieghu hija dawl, hija hena, il-prezenza tieghu tifforma l-ghaxqa tal-bejati kollha tas-sema; l-azzjoni Tieghu hija libera, pronta u omnipotenti, is-setgha Tieghu hija dik ta' sultan u ta' Sid ta' kollox u ta' kulhadd, kollox fih jindika l-milja u l-perfezzjoni tal-hajja.

            Issa wara illi ikkontemplajna flimkien il-gmiel, id-dija, il-qawwa, is-setgha ta' Gesu' Kristu fil-Glorja tas-sema, nigbru minn hemm il-harsa taghna u nitfghuha fuq l-artal fejn il-qassis illi jopra fl-isem ta' Gesu' Kristu u flimkien mieghu, ghadu kemm qal il-kliem tal-konsagrazzjoni fuq daqsxejn hobz u daqsxejn inbid. - Nitfghu l-ghajnejn taghna fuq dak il-hobz u ma nilmhu l-ebda dija, l-ebda caqliqa, l-ebda hajja, huwa jista' jigi maqsum, korrett u distrutt ukoll, merhi f'idejn bniedem illi jista' bih jaghmel li jrid. Kullma tista' tghidlu tant l-imhabba kemm ukoll il-mibeghda, huwa
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mhejji biex jigi mikul, u hekk jkompli jitlef ukoll dik l-ezistenza illi huwa ghandu simili ma' kwalunkwe materja ohra. - Issa nigbru hawn il-menti taghna u nahsbu illi dik il-materja ta' ftit valur, li ma ticcaqlaqx, li ma ghandha l-ebda sinjal ta' hajja, hija l-mahbub taghna Gesu' Kristu li jinsab fis-sema, dak l-istess illi ftit ilu konna qeghdin nikkontemplaw fuq it-tron tal-Glorja Tieghu. - Kollu ghalxejn immorru infittxu fl-ostja ikkonsagrata, izda le ma nilmhu x-xbiha ta' bniedem, xejn azzjoni, xejn liberta', xejn hajja sensibbli. - Araw ghalhekk l-istat sagramentali huwiex tabilhaqq stat tax-xejn? U dan l-istat tax-xejn mhuwiex daqs kieku l-istat tal-mewt? Il-vittma maqtula u mahruqa fis-sagrificcji tal-Ligi l-Qadima kienet hija jewwilla titlef il-hajja, jispiedi u tintem fl-irmied tal-huggiega, aktar milli Gesu' Kristu jispiedi u jintem taht l-ispeci sagramentali.

            Le fl-ebda wiehed mis-sagrificcji l-vittma ma kienet tigi ghal kollox ikkunsmata u ridotta fix-xejn daqs fil-quddiesa kemm jigi ridott fix-xejn Gesu' Kristu vittma divina, vittma ghax irid, vittma biex jaghti xhieda tas-setgha ta' Alla fuqu u fuq il-hlejjaq kollha.

            Huwa mela tabilhaqq illi Gesu' Kristu fil-quddiesa jimmola ruhu meta jmur iqieghed lilu nnifsu fl-kundizzjonijiet ta' l-istat sagramentali, u meta jmur jaccetta illi jsir bhala haga materjali minghajr ebda sinjal ta' hajja. Huwa mela tabilhaqq illi fil-quddiesa permezz tal-kliem tal-konsagrazzjoni Gesu' Kristu jigi mqieghed fl-istat tal-mewt. - Huwa mela tabilhaqq illi fil-quddiesa jsir il-veru sagrificcju.

            Ghalhekk wara dan illi ghedna intennu nitfghu l-harsa taghna fuq l-ostja esposta fl-ostensorju u nifhmu ahjar kemm verita' fihom il-kliem ta' Gesu' Kristu f'San Gwann "Ego sum panis vivus." (Jn 6:51) Hawn infatti qieghed is-sagrificcju, f'dana l-istat ta' vittma, illi ghalkemm Gesu' Kristu huwa haj taht l-ispeci sagramentali, izda
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jinsab f'kundizzjoni illi ma jistax jixhed il-hajja tieghu, kundizzjoni dina illi m'hemmx min ma jarax illi tegwalja l-istat tal-mewt "Qui di coelo descendi" (Jn 6:51) - hawn ghandna nistqarru l-azzjoni sagrifikatrici meta permezz tal-kelmiet tal-konsagrazzjoni jistahbew il-kundizzjonijiet tal-Glorja ta' Gesu' Kristu fis-sema taht l-ispeci sagramentali.

            Inkomplu mela ahna wkoll bhal missirijietna mghallma mill-appostlu San Pawl, nisimghu l-quddies, nisimghuh ukoll kuljum, kif inhi d-drawwa imqaddsa taghna; - izda waqt il-quddiesa inzommu haj il-hsieb illi Gesu' Kristu sejjer jissagrifika ruhu illi Gesu' Kristu qieghed issagrifika ruhu ghalina, ghal dnubietna, ghall-imhabba taghna, u hekk ahna wkoll xejn inqas mill-ewlenin insara tal-katakombi inhossuna ninxteghlu bil-qima, bl-imhabba lejn Gesu' Kristu prezenti u mistohbi fl-Ewkaristija.

 

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[Homily 32]

Detto all'Istituto Fra Diego il 2. iii. 19??
ed al Monastero di S. Benedetto Notabile il 3. iii. 1919

"Da nobis, Deus, fidei et caritatis emgmentum" (Lk 17:5)
La Chiesa nella Domenica XIII dopo Pentecoste.

            Dopo tante comunioni perche' ci troviamo tanto indietro nel progresso spirituale? E' questo il lamento (lemma) doloroso, e disgraziamtamente molto comune, che si sprigiona dal petto di coloro che frequentano le Chiese, che si comunicano spesso, che si comunicano tutti i giorni. Perche'? Perche' mai questo? Oh si davvero quando pensiamo che una sola Comunione ben fatta, basterebba, come dice S.Teresa, a portare un'anima alla piu' alta perfezione e santita'; e quando riflettiamo d'altra parte che noi con tante e tante Comunioni, ci restiamo sempre gli stessi, pieni di miserie, di difetti, di imperfezioni, indietro nell'acquisto (rebh) delle virtu' non possiamo non lamentarci con noi medesimi ed alle volte ci sentiamo tanto scoraggiati da arrivare a risolverci di diminuire il numero delle nostre comunioni: Ah si, e' questa una della maggiori pene che si incontrano nella vita spirituale (tar-ruh). Ricevere (nircievu) cosi' psesso il pane dei forti, e vederci ancora languire nelle nostre debolezze; unirsi (ninghaqdu) cosi' spesso con Dio che e' l'autore di ogni perfezione e santita', e vederci (nilmhu ruhna) ognora si lontani dalla santita' e dalla perfezione e dalla virtu'. E' veramente una grande pena. Ma perche' questo? Donde viene tanto disordine?

            Ah si io lo so molto bene - Fratelli dilittissimi - che non sempre il frutto della Comunione si sente, perche' molte volte il Signore ce lo nasconde pel nostro bene, pel nostro meglio (gid); ma io so ancora che questo frutto molte volte non si sente e non si vede perche' in realta' non esiste, o esiste, in molta scarsa misura: e questo per nostra colpa, e questo per molti difetti
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che sbadamente commettiamo sull'accostarci all S. Comunione; e particolarmente del difetto di fede e di amore. Pertanto adesso che ci troviamo dinanzi a Dio presente nel SSmo Sagramento dell'altare, raccogliamoci in noi stessi ed invece di lamentarci, inspiriamoci alla direzione della Chiesa nostra Madre, ed unitamente alla stessa umiliamo a Dio la nostra preghiera "De nobis, Deus, fidei et caritatis augmentum." (Lk 17:5)

(Eccellenza)

            Mentre tutti gli altri sacramenti sono semplici canali o mezzi per cui ci si comunica la grazia di Dio, il Sacramento dell'Eucaristia contiene in se e ci comunica l'Autore stesso della grazia Gesu' Cristo nostro Signore.

            Ed in verita' se noi diamo uno sguardo su tutto il sistema del culto (qima) esterno che trovasi in seno della Santissima (imqazza) nostra Religione. Che cosa e' che noi troviamo? Quale e' il centro luminoso (luminus) che intorno ad esso tutto si aggira? Forse non e' l'Eucaristia tanto come sacrificio quanto come sacramento. l'Ufficiatura che cosa e'? I Vespri, il Matutino, le Ore che cose sono esse non sono altro che preparazione e ringraziamento che si volgono attorno al Sacrificio della Messa. Se prendiamo l'Eucaristia in relazione con gli altri sacramenti noi troviamo che esse e' il fine e la consummazione di tutti gli altri sacramenti. Il Battesimo e' istituito per preparare l'uomo a ricevere l'Eucaristia; esso gli apre le porte di quella casa dove il Padre di tutta la famiglia Cristiana nutrisce (jitma') i suoi figli della stessa sua sostanza. - La Cresima arma di forza il cristiano per combattere i nemici della sua fede e della sua purita' che vorrebbero impedirgli di poter ricevere l'Eucaristia. - La Penitenza e l'Estrema Unzione preparano (ihejju) il cristiano a degnamente ricevere Gesu' Cristo quella come preparazione alla Comunione quotidiana, e questa come preparazione al santo Viatico. - Se noi prendiamo poi il Sacramento dell'Ordine, esso e' istituito unicamente per l'Eucaristia,
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ed infatti ove l'eresia se e' riuscita di cancellare dalla mente e dal cuore degli uomini la fede nell'Eucaristia li' non vi troviamo piu' sacerdozio. Ecco percio' perche' in seno della nostra Chiesa tanti chierici, ostiarii, lettori, esorcisti, acoliti, suddiaconi, diaconi, e sacedoti - ecco perche' tanti sacerdoti - ecco perche' tante belle Chiese e cappelle ricche di oro e argento e di tutto cio' che di bello l'arte sa e puo' contribuire. - Ecco perche' tanta pompa e ricchezza nei sacri acredi. - Ecco perche' tante faci ardenti sui nostri altari. - Ah noi lo sappiamo c'e' perche' la dentro al tabernacolo sotto le specie sacramentali vi e' il Signore Nostro Gesù Cristo realmente presente coll'anima, col corpo, col sangue e colla sua divinita'. - Oh noi lo sappiamo tutto questo ma quello che non facciamo, e che noi non ci meditiamo tanto spesso sopra, non ci riflettiamo piu' seriamente. In altre parole non crediamo abbastanza e per conseguenza non amiamo quanto dobbiamo amare. Oh si' dacci O Signore l'aumento di queste virtu' "De nobis Deus fidei et caritatis augmentum." (Lk 17:5)

            Ora se per poco noi ci fermiamo a riflettere seriamente alla presenza reale di Gesù Cristo nel Sacramento, subito queste dolci parole ci risuonano alle orrechio. "ego vobiscum sum, omnibus diebus, usque ad consummationem saeculi." (Mt 28:20) Io sono con voi per tutti i giorni sino al terminar dei secoli. Si S. Agostino ce lo lascio scritto che l'Eucaristia non e' altro che l'estensione dell'Incarnazione e percio' lo stesso fine dell'incarnazione, della passione e della morte di Nostro Signore e' anche il fine dell'Eucaristia. Anzi l'Eucaristia e' il compimento dell'Incarnazione. Ora questo fine e' divinamente espresso nel Simbolo che si dice nella Messa, ivi dunque e' detto che il Figlio di Dio e' disceso dal Cielo e si e' fatto uomo, "propter nos homines et propter nostram salutem."[124] Ed altrove lo stesso Gesu' ci dice "Ego veni ut vitam habeaut et abundantius habeant." (Jn 10:10) Si per noi per la nostra vita spirituale e per la nostra salute egli si spoglia degli splendore della sua gloria e sta li'
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nascosto sotto il velo sacramentale. – Si' e' per noi che egli si fa trovare ovunque, non ha scelto una speciale citta', uno speciale santuario, ma egli si fa trovare in ogni angolo della citta', in mezzo alle campagne, sulle montagne, nelle valli, ovunque vi sono anime e lui care egli vuol trovarsi in mezzo a loro. "Ecce ego vobiscum sum." (Mt 28:20) Si' egli si fa trovare non solo tutti i giorni ma in tutte le ore. Egli sta sempre la' pronto ad accogliere tutti; afflitti, piangenti, dubbiosi, peccatori, deboli, pusillanimi, tutti, tutti. Per tutti ha un rimedio. - Oh fermiamoci un poco a considerare qual sorte e' mai la nostra di poter vivere alla presenza, alla compagnia di Gesu' Cristo. Fortunati foste voi o Apostoli, o discepoli, o popoli tutti della Palestina che viveste con Gesu' durante la sua vita mortale. - Ma che cosa abbiamo noi da invidiarvi. Voi l'avrete ad intervalli di tempo noi l'abbiamo continuamente. - Ma in mezzo a tanta ricchezza perche' cosi' poveri, in mezzo a tanta felicita' (hena) perche' cosi' languidi (mitluqin), in mezzo a tanta luce perche' cosi' ciechi? In mezzo a tanto ardore (hrara) perche' cosi' freddi. Perche? Perche'? La ragione e' una sola perche' manchiamo di fede. Si' fede, fede, e tutto cio che ci necessita. Percio' uniamoci alla Chiesa e dall'vivo del nostro cuore salga in alto la nostra preghiera "Da nobis, Deus, fidei augmentum." (Lk 17:15) Accrescite la nostra fede.

Effetti

Gesu' e' venuto tra di noi, ha vissuto, ha patito, e' morto, e' rimasto presente nell'Eucaristia per noi per alimentare la vita dell'anima nostra. Ma in qual modo? per mezzo dell'unione piu' intima che succede nella Comunione. Dopo l'unione della Gloria, la Comunione e' l'unione piu' stretta che la creatura possa contrarse con Dio. Si' fine ultimo dell'Eucaristia e' l'unione dell'uomo a Dio. Tutti gli altri sacramenti ci uniscono, senza dubbio a Dio, ma questo solo (l'eucaristia) ha l'unione per suo oggetto immediato. Per quanto due uomini si amino
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tra di loro le loro anime restano sempre separate, ed un cuore umano giammai puo' fondersi in un altro cuore. Ma nell'Eucaristia, ma nella Comunione, l'anime nostra diviene una sola cosa coll'anima di Gesu', lo spirito suo diviene una sola cosa collo spirito nostro. I Santi Padri per spiegarci in qualche modo quest'unione ci apportano l'esempio di due pezzi di cera fissi insieme, o di due metalli - Ma quale unione piu' intima di quella che passa tra di noi ed il nostro nutrimento. Questo entra nella sostanza del nostro corpo, diviene il nostro sangue e le nostre ossa; si cambia in quel cervello con cui pensiamo ed in quel cuore con cui amiamo. E' in questo modo che si compie la nostra unione con Gesu' nell’eucaristia, con questo peso che Gesu’ come elemento (permettetemi la parola) piu' forte attira noi a se e ci assorbe come l'elemento piu' forte attira ed assorbe l'elemento piu' debole ed ecco perche' al tempo della Comunione ciascuno di noi con verita' puo' dire con San Paolo "Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus." (Ga 2:20) Io vivo ma non son io che vivo ma e' Gesu' Cristo che vive in me – si' per mezzo dell'Eucaristia il nostro intelletto viene illuminato dalla luce dell'intelligenza divina, il nostro cuore cambia la sua forza naturale d'amore in una potenza di amore sopranaturale e divina - lo stesso nostro corpo a poco a poco perde i suoi istinti (gibdiet) materiali, ed invece di peso, ostacolo e nemico dell'anima diviene anzi un servo fedelizzimo. - Venga a testificarci questa verita' San Tomaso d'Aquino che oltre ad essere l'angelo della scuola fu anche un serafino dell'Eucaristia. Ce lo testifichi S. Teresa di Gesu', Santa M. Maddalena de Pazzi, San Pasquale Baylon, Sant'Andrea Avellino, il Venerabile Eymard, e tanti e tanti altri santi.

            Ma se e' cosi', se questi sono gli effetti della Comunione Eucaristica, perche' noi cosi' freddi, indiffenenti, pieni di difetti, lontani dall'acquisto della virtu'? perche'? Oh, perche'? e' perche' non abbiamo fede sufficiente e per conseguenza difettiamo del relativo amore. "Da nobis, Deus, augmentum fidei et caritatis." (Lk 17:5)

 

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            Vedete infatti l'Eucaristia non e' altro che una fornace d'amore divino, cosi' infatti si degno' Gesù Cristo stesso apparire alla Beata Alacoque mentre adorava il Santissimo Sacramento, egli le mostro' il suo cuore tutto avvampato come se stesso dentro una fornace. Ora l'azione, il fine del fuoco e' di investire talmente di sua virtu' gli oggetti a cui s'appiglia che piu' non si distinguono dal fuoco medesimo. E gli effetti che produce differiscono dalla diversita' degli oggetti sottoposti alla sua azione cosi' p.e.
- riscalda, mette in ebollizione, scioglie in vapore l'acqua
- dissecca, avvampa, carbonizzi, incenerisce il legno
- arroventa, ammollisce e liquefa il ferro.

            Ora applichiamo questo principio a cio' che stiamo trattando. Nell'Eucatistia questo fuoco dell'amore divino di natura sua investe totalmente tutti coloro che comunicandosi si appressano a lui e si sottomettono alla sua azione. Ecco perche' le anime nostre sentono certi slanci (gibdiet lejn Alla), ecco perche' certe estasi di amore in alcuni al solo pensarvi che stanno innanzi a Gesu' Sacramentato - ecco perche' altre anime si sentono sciogliere in lacrime al solo accostarvisi alla sacra mensa. Ecco come si spiegano quelle fiamme d'amor divino (S. Stanislao Costaca), ecco come si spiegano quei volti raggianti (miksijin bid-dija) di tante e tante anime belle agli occhi di Dio.

            Ma quando nelle vite dei Santi noi leggiamo di simili effetti dell'Eucaristia, subito gridiamo al miracolo miracolo.

            Oh quanto siamo ciechi? E' egli miracolo che il fuoco abbruci, avvanpi, assoventi, liquefaccia e trasformi in se cio' che viene sottoposto alla sua azione? Il miracolo sarebbe vedere un pezzo di ghiaccio, che avvicinato al fuoco non si liquefacesse, che un pezzo di legno gettato in una fornace non avvampasse che il metallo posto nel crogiolo si rimanesse freddo, rigido, insolubile: questo
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si' che sarebbe miracolo.

            E questo miracolo siamo noi - Si? Noi siamo questo miracolo di insensibilita', che non proviamo gli effetti della Santissima Comunione - che ci lamentiamo di trovarci sempre gli stessi dopo tante comunioni, quasi che l'eccellenza, il fine e gli effetti dell'Eucaristia, di cui abbiamo oggi parlato, fossero una favola o per lo meno un'esagerazione di qualche mente riscaldata. Ah se vogliamo la ragione vera cerchiamola entro noi e la troveremo nei numerosi difetti con cui ci accostiamo a questo Sacramento particolarmente nella mancanza di fede e di carita'.

            Oggi quindi che ci troviamo innanzi all'augustissimo Sacramento conosciuto e detto per eccellenza Mistero di fede "Misterium fidei" ravviviamo la nostra fede - quando ci troviamo innanzi al tabernacolo, quando assistiamo alla Santa Messa, quando ci accostiamo alla Sacra Mensa ravviviamo la nostra fede. Quante volte non facciamo queste cose per uso, per abitudine, con indiffenenza, con leggerezza? Se avessimo una fede veramente viva della presenza reale di Gesù Cristo Signore Nostro la' in quel tabernacolo, se riflettessimo seriamente che Egli se ne sta' la' vivo, vero e reale, che ci vede che ci osserva. Ah sarebbe possibile che ci lasciassimo prendere della noia di stare un momento di piu' in Chiesa, sarebbe possibile che ci lamentassimo di una messa un po' lunga? Sarebbe possibile veder lungo il tempo di un po' di preparazione e ringraziamento dopo la Comunione mentre poi forse con un amico ci passano le ore senza accorgerci.

            Ah "Da nobis Deus fidei augmentum" (Lk 17:5)

            Perche' ci si manca la fede ci difetti anche l'amore e dove non ci e' amore vi e' freddezza, indifferenza, fastidio, noia, Ah amiamo si' Gesu' in Sacramento ricordiamoci che alla sua presenza ci troviamo come figli diletti attorno al loro amato padre. - Ricordiamoci che Gesu' in Sacramento e' il vero nostro amico a cui tutto possiamo confidare, ricordiamoci che egli e' nostro
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benefattore e sciogliamo la nostra lingua in un inno di gratitudine e riconoscenza.

            Oh si'. Se mai in futuro venissimo tentati di repetere il crudele lamento che dopo tante comunioni ci troviamo tuttora freddi, pieni di difetti, privi di virtu' - secondiamo piuttosto lo spirito della Chiesa Madre nostra e con essa ad alta voce ripetiamo "Dacci O Signore l'aumento alla nostra fede ed alla nostra carita'."

            "Da nobis, Deus, augmentum fidei et caritatis" (Lk 17:5)

Deo Gratias

 

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[Homily 33]

L'Eucaristia

 

Eccellenza:

Gli altri Sacramenti sono canali della grazia in questo vi e' l'Autore della grazia.
- E' il centro del culto e della liturgia della Chiesa.
- E' il centro dei gradi gerarchici, si', i quali traggono la loro Nobilta' dal potere sul corpo reale di Cristo.
- Perche' tante chiese, cappelle, ricchezze di arredi sacri perche' tanta pace? Per la presenza reale.

Fine:

E' lo stesso che quello dell'Incarnazione, Passione e Morte del Figlio di Dio - "Propter nos homines et propter nostram salutem." (:) La salute dell'anima e del corpo.

Effetti:

Essi sono anologhi al fine del fuoco che tende di investire di sua virtu' gli oggetti coi quali tocca. Riscalda, e bolle, e scioglie in vapore l'acqua. Dissecca, avvampa, carbonizza, incenerisce il legno. Arrovento, ammollisce, liquefa i metalli. Alimenta, accresce e perfeziona nell'anima la vita eterna; mediante l'unione coll'autore della grazia. Mette nel corpo un seme incorruttibile di risurrezzione e di immortabilita'.

Alimenta l'anima.
Mette nausea ai piaceri di questa terra.
Accresce il gusto alle cose celesti.
Forza per camminare nella via della perfezione.
Riempie la mente di luce celeste.
Riempie il cuore di affetti serafici.
"Accedite et illuminamini". (:) Ma qui l'anima si unisce.
"Cibus fortium." (:) I martiri traggono la fortezza.
Spirito di fede.

[page 99]

 

 

Distacco dalla terra
Carita' verso Dio
Carita' verso il prossimo
Spirito di preghiera.
Mortificazione, sacrificio.

Nel Corpo mette il seme della risurrezzione e dell'incorruzione - Ci fa' vivere vita di angeli. "Panis Angelorum" - "Vinum germinans Virgines." (:)

 

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[Homily 34]

L'Eucaristia

 

Eccellenza

- Gli altri Sacramenti sono canali della grazia, in questo vi e' l'Autore della grazia.
- E' il centro del culto e della liturgia della Chiesa.
- E' il centro dei gradi gerarchici, i quali traggono la loro Nobilta' dal potere sul corpo reale di Cristo.
- Perche' tante chiese, cappelle, ricchezza di arredi sacri, perche' tante faci? Per la presenza reale.

Fine

E' lo stesso che quello dell'Incarnazione, Passione e morte del Figlio di Dio – "Propter nos homines et propter nostram salutem." (:) La salute dell'anima e del Corpo.

Effetti

Essi sono analoghi al fine del fuoco che tende di investire di sua virtu' gli oggetti coi quali tocca.
Riscalda, bolle e scioglie in vapore l'acqua. Dissecca, avvampa, carbonizza, incensisse il legno.
Arroventa, ammollire, liquifa i metalli.
Alimenta, accresce e perfeziona nell'anima la vita eterna, mediante l'unione coll'autore della grazia.
Mette nel corpo un seme incorruttibile di resurrezione e di immortalita'.

 

Alimenta l'anima.
Mette nausea ai piaceri di questa terra.
Accresce il gusto alle cose celesti.
Forza per camminare nella via della perfezione.
Riempie la mente di luce celeste.
Riempie il cuore di effetti serafici.

[page 101]

 

 

"Accedite et illuminamini" (:) qui l'anima si unisce.
"Cibus fortium" (:) martiri traggono la fortezza.
Spirito di fede

 

 

Distacco della
Carita' verso Dio.
Carita' verso il prossimo.
Spirito di preghiera.
Mortificazione, sacrifici.

 

Nel Corpo mette il seme della risurrezione e dell'incorruzione - Ci fa vivere vita di angeli. "Panis angelorum" (:) - "Vinum germinans Virgines." (:)
Dispozizioni.
Si professa oggi la verginita' per l'effetto dell'Eucaristia.
- Ravvivare la nostra fede - Misterium fidei.
- Ravvivare ci nell'amore.
Consideriamo che Gesu' e nostro      Padre
                                                                Amico
                                                                Benefattore.
Dunque amiamolo.

 

[page 102]

[Homily 35]

Che cosa e' F.D. che ha fatto Gesu' in queste sante Quarantore? Egli ha passato delle ore belle, delle ore sante, in questo bel trono che la vostra devozione guidata (immexxija) dalla liturgia della Chiesa gli ha innalzato in questa chiesa tanto cara ai vostri cuori, nascosto - ma vive adesso in nostra compagnia; nascosto. Ma ci guarda uno ad uno, una ad una, nascosto. Ma si delizia (jitghaxxaq) di noi. Sentitelo, "Deliciae meae esse cum filius hominum" (Pr 8:31) la mia delizia e' di stare con voi; ed e' rimasto con noi, con tutta pompa, con tutta solennita', con tutto lo splendore durante queste quarantore.

            E voi siete qua venuti e gli avete offerto le vostre adorazione, e voi siete venuti e gli avete offerto i vostri ringraziamenti per tanti benefici che vi ha elargito - e voi siete venuti e gli avete offerto i sentimenti di dolore, di dispiacere, di pentimento per tutti i vostri difetti, per tutte le vostre mancanze - e voi siete venuti ed a lui come fonte (ghajn) di ogni verita' avete offerto la vostra fede - e voi siete venuti e come mare di misericordia gli avete offerto, a vostra speranza. E voi siete venuti e come fornace di carita' gli avete offerto il vostro amore - Si volle vostre devozione, colle vostre preghiere, col vostro culto (qima) ad imitazione dei santi, voi avete cavato un fosso, voi avete innalzato un muro attorno al trono augusto di Gesu' ed avete impedito che le freccie degli insulti, die disprezzi, dei peccati, dei sacrilegi possano giungere a ferire la persona di Sua Divina Maesta'.

            Ed ora dopo questa bella processione, dopo questo trionfo che abbiamo dato a Gesu', per le vie di questo paese, prima di fare fine a questa solennita', prima di lasciare questo sacro recinto, monumento dellla vostra devozione, ci rimane ancora da compiere un'altra azione ci rimane ancora da umiliare ai piedi del trono di Gesu' un altra domanda (talba) dal fondo del nostro cuore. E' la domanda, o Gesu', che voi stesso con tanta premura ci
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avete insegnato "Adveniat regnum tuum" (Mt 6:10) tigi saltnatek. Si venga il regno tuo nelle nostre menti, e col lume che seco apporta diradi (tholl) ogno nebbia (cpar) perche' tutti possono vedere con chiarezza (bic-car) la via della verita' e della giustizia. - Si venga il regno tuo nelle nostre volonta', e le dia un po di quella forza infinita che l'accompagna, perche' tutti possono tenere forte a quella catena d'oro che ci tiene uniti all'amato nostro pastore che ci tiene uniti col vostro glorioso Vicario in terra. - Venga il regno tuo entro le nostre famiglie. E dentro le sacre pareti delle nostre case faccia che abiti (tghammar) la pace, la concordia (il ftehim) e la carita'. - Venga il tuo regno tra i fedeli di tutta questa parrocchia e fa che tutti restino uniti in un sol sentimento (b'fehma) e un sol cuore entro la Chiesa amata vostra sposa.

            Si benedici, in questo momento il parroco di questo paese, rimettilo bene in salute perche' ritorni a zelare pel suo gregge, - benedici che degnamente va facendo le sue veci - benedici noi tuoi ministri perche' sempre e con maggior impegno zeliamo al mantenimento (sahha) del tuo regno - Benedici i sacerdoti di tutto il mondo anche quelli che trovansi nei paesi piu' lontani delle sante Missioni perche' tutti lavorino con amore pel tuo regno. "Adveniat regnum tuum." Benedici noi tutti o Gesu' e fa che noi tutti manteniamo nel suo splendore il tuo regno entro di noi - "Adveniat regnum tuum." (Mt 6:10)

 

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[Homily 36]

Delle disposizioni dessiderabili pel comunione frequente

            Che noi ci comunichiamo spesso, che noi ci comunichiamo tutti i giorni e' il desiderio di Nostro Signore Gesu' Cristo, e la dottrina di nostra madre la Chiesa Cattolica.[125] E percio' se noi ci comunichiamo spesso se ci comunichiamo tutti i giorni noi ci portiamo da veri cristiani, noi ci diportiamo da veri figli della Chiesa Cattolica.

            Sta a noi pero' di vedere in qual modo dobbiamo avvicinarci a questo sacramento, con quali disposizioni. Ieri avete sentito parlare delle disposizioni necessarie dichiarate nel venerando decreto del Santo Papa Pio X intorno alla Comunione quotidiana, "Per la Comunione frequente e quotidiana e' necessario e sufficiente lo stato di grazia e la retta intenzione."[126] - Oggi Fideli Divoti vi tratterro' brevemente sulle disposizioni convenienti colle quali deve prestarsi ai piedi dell'altare chi si comunica spesso, tutti i giorni. E queste condizioni non ve li dichiaro io, ma li troviamo nel decreto di cui sopra di Pio X eccole qua e "sommamente conveniente che quelli i quali si comunicano quotidianamente, siano scevri da peccati veniali, almeno da quelli pienamente deliberati, e dall'affetto a quelli."[127]

            La malizia infatti dei peccati veniali verra' subito compresa da alcune considerazioni che faremo insieme.

            Comprenderemo la loro malizia dal rigore con cui Iddio il castiga; poiche' principalmente per il castigo di quello ha provveduto il carcere del purgatorio. E prima che l'anima sia purificata dagli stessi non puo' godere della beatitudine del paradiso. - Durante la Comunione noi possiamo dire di avere in noi il paradiso - in paradiso non entra il peccato veniale. - Quindi chi non vede quanto bene dice Pio X che e' di somma convenienza esser scevri dai peccati veniali.

 

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San Paolo dice che i peccati veniali sono legna, fieno e stoppa (1Co 3:12-15) con cui si arriva al fuoco del Purgatorio, per bruciare chi li commette. - Colla Comunione cerchiamo di augentare la grazia dell'anima nostra, alla grazia corrisponde la gloria, la gloria consiste nella beatitudine nella contentezza. - Quindi vedete in quale contradizione si mette chi si comunica spesso, e non si cura di emendarsi dei peccati veniali - Con una mano cerca di meritarsi la beatitudine eterna e coll'altra accende il cuoco per farla soffrire nel purgatorio.

 

Il Sacramento dell'Altare e' il Sacramento dell'Amore per Eccellenza. E ci avviciniamo a comunicarci per amare Gesu' e per dar campo a Gesu' di amarci. - Coi peccati veniali e coll'affetto ai peccati veniali ci meritiamo in questa vita e pene temporali e pene spirituali, desolazioni, perdite del fervore scoragimenti, assenza della presenza di Dio, perdita della pace interna dell'anima. - Fare atti per amare Dio, e fare atti per meritare castighi, e' una cosa che per lo meno mostra mancanza di buon senso.

 

L'Angelico San Tomaso dice che il peccato veniale dispone al mortale per modo di conseguenza; poiche la coscienza si alllarga, si abitua ad ammettere la colpa; perde il timore e succede che senza difficolta' ammette il peccato mortale "qui speruit modica paulatim decidet." Il Savio - In verita' chi ammette nell'anima. - L'infermita' nel corpo, porta fiacchezza, debbolezza, stanchezza e dispone alla morte. - Cosi questa infermita' dell'anima, produce stanchezza nell'operare il bene, nella pratica della virtu', attacca al riposo nei beni fallaci della terra, ed a poco a poco si stacca dal bene per darsi al male uccidendo l'anima col peccato mortale.

 

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[Homily 37]

In quei pani tanto miracolosamente moltiplicati viene raffigurato il Pane Eucaristico, Pane di ogni giorno si moltiplica sui nostri altari.

Che grande dono
Che grande prodigio

Semplice pane
quello una volta
con qual consolazione?

Corpo di Gesu' Cristo
Noi tutti i giorni
Come ci accostiamo noi alla mensa? Tiepidi? perche'?
peccati veniali.

 

Senza peccati veniali
Con gran desiderio
Con santa paura.
Con cuore pieno di gaudio
Con santo Amore

 

            Un giorno disse nostro Signore a Santa Matilde "Quando devi comunicarti, desidera tutto quell'amore che mai un cuore ha avuto verso di me, ed io ricevero' in tale amore, come tu vorresti che fosse." S.Giovanni Crisostomo "Unis sit vobis dolor, hoc esca privari."

 

S. Maria Maddalena dei Pazzi. Si portava in Chiesa dei Padri Gesuiti sua Madre. - Ed a 10 anni. - Non si staccava da sua madre. - Perche' senti' Gesu' con se.

- Il giorno dell'Amore.

 

Nella Citta' di Bologna una fanciullina per nome Imelda

L'ostia che vola dalle mani del sacerdote.
In Imelda che muore appena comunicata.

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Accostiamoci spesso - ma con gran rispetto e riverenza - Dice il Kempis "se avessimo la purita' degli Angeli, la santita' di Giovanni Battista non saremmo degni di ricevere o di toccare questo Sacramento - S. Maria Maddalena de Pazzi "Troppo grande cosa e' ricevere Iddio."

 

Le anime purganti

 

            Le turbe saziate miracolosamente da quei miracolosi pani vollero prendere seco Signore Gesu' e farlo loro Re e loro Signore.

            Che abbiamo anche noi questo sentimento, noi spose sue.

            Gesu' in vita, in morte, in tutta l'eternita'.

 

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[Homily 38]

            - Il Programma di Pio X -

            Il Sacramento in se stesso ci persuade della comunione, frequente, quotidiana.

            Non vediamo che pane. Dunque l'identita' dell'aspetto col pane comune ci parla della identita' di uso.

            Resulta anche degli effetti del pane comune. Somiglianti a quelli del pane eucaristico.

            Il pane nutrisce col mangiarlo costantemente; lo stesso frumento cresce a poco a poco.

Il Desiderio di Gesu'

            Dal discorso di Gesu' nella sinagoga di Cafarnao (Jn 6:50-58)

                                                   non moriatur -
                                                   non habetis vitam in vobis.
                                                   habet vitam alternare
                                                   in me manet et ego in illo
                                                   vivit in aeternum.

            Dalle parole dell'ultima cena "Desiderium desideravi hoc pascha manducare vobiscum" (Lk 22:15) Vuol dire quando istituiva - se egli desidera.

            Dalle altre parole "fate questo in memoria di me." (Lk 22:19)

 

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[Homily 39]

Ecco che cosi' e' la Ora Santa e' un'ora di scuola la piu' alta, e' un ora di scuola che ci indica la via di questo pellegrinaggio per giungere lassu' nei cieli.

            Fortunata questa parrocchia che pel zelo del suo pastore sta per incominciare una pratica tanto salutare.

            E voi o Gesu' come in quel giorno sulla cima del monte la per benedire i virtu' apostoli e gli altri 500 discepoli - Deh da questo magnificio trono innalzato a voi della devozione, dalla pieta' di questo popolo che avete attorno, solleva anche oggi la vostra mano e benediteci tutti preti che collo stesso zelo la continueranno e perche' il nostro desiderio sia rafforzato fate che tutte le volte che saremo qua per l'ora santa noi sentiremo al vivo la vostra presenza "Ecce ego vobiscum sum." (Mt 28:20)

            Giungere l'ora ecco giungere il momento in cui la profezia si cambia in realta' "vado ad Patrem", "Vado parare vobis locum" (Jn 14:2-28) E poiche' molte e dure sono le lotte che vi converra' sostenere, non temete di nulla che io sono sempre con voi fino alla consumazione dei secoli. "Ecce ego vobiscum sum usque ad consumationem saeculi." (Mt 28:20)

            Ah si Gesu' e' con noi, Gesu' e' colla sua Chiesa per illuminarla per dirigerla per infonderle lena, forza e coraggio nella lotta contro i suoi nemici, "Ecce ego vobiscum sum," (Mt 28:20) Ah, si' Gesu' e' con noi egli e' con ognuno di noi, egli e' qui notte e giorno a farci compagnia nell Ssmo Sacramento dell'Eucaristia. E' ha fatto tutto per farci compagnia ora sta a noi di corrispondere a fargli compagnia e l'Opera bella dell'Ora Santa ha per fine principale appunto questo.

            "Ecce ego vobisum sum usque ad consumationem saeculi." (Mt 28:20)

            Il figlio di Dio Nostro Signore Gesù Cristo era venuto sulla terra - aveva compiuto la sua missione:- aveva predicato la sua dottrina la sua legge, l'aveva confermata coi miracoli piu'
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stupendi, era passato facendo del bene a tutti e sanando tutte le infermita'; egli aveva sofferto, aveva dato la stessa sua vita per la salvezza del mondo. Era risorto gloriosamente dal sepolcro, era rimasto coi suoi discepoli per altri quaranta giorni, cercando di istruirli, ammaestrarli intorno alla Chiesa (Xirka) che essi dovevano propagare pel mondo sulla sua dottrina sui suoi sacramenti ma erano passati quei quaranta giorni, ed ecco giungere il giorno, ecco  (iv[128])  di fare un ora in compagnaia con Gesu'.

            Gesu' nell'Eucaristia manifesta all'anima il suo amore, e la anima nell'ora di adorazione vi corrisponde a tanto amore, Gesu' nell'eucaristia si cenilia e l'anima impara "exaninivit semetipsum" (Ph 2:7) vi e' reso' quasi in nulla e l'anima impara a rincalzare (trazzan) la sua superbia.

            Gesu' chiama i peccatori e li manda mondati dei sentimenti dolori e di pentimento.

            L'anima trovasi nelle tenebre del dubbio e Gesu' la illumina "qui sequentur me non ambulat in tenebris." (Jn 8:12)

            L'uomo desidera di sapere e' arido di scienza e' Gesu' e' qua' ad ammaestarsi "Unus est magister vester Christus." (Mt 23:10)

            Voi che tribolati. Venite ego refici vos" (Mt 11:28)

            Ubbidisce soffre, Perdona.

 

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[Homily 40]

Visita al Santissimo Gesu' Sacramento

Ragionevolezza. L'esempio di un monaca che scegliesse la sua dimora accanto alla nostra casa. - Se ci meravigliamo dei Giudei che non lo conobbero e non l'amarono, che dice della nostra indifferenza nel visitarlo?

Convenienza. Chi non ami di stare con suo padre? con un amico? Gesu' e' nostro padre nostro amico.

            E' considerata grazia insigne quella di Giuseppe quando la Sapienza discese con lui nella prigione allorche era sciolto da catene. "Descendit cum illo in foveam et in vinculis non dereliquit cum." (Ws 10:13) E nel tabernacolo abita con noi la Sapienza incarnata.

Vantaggio. Gesu' illumina, consola, salva. L'esempio dei Santi. Santa Teresa. Santa Caterina da Siena, S. Maria Maddalena dei Pazzi.

            Nel Vo secolo alcuni monaci stabilirono l'adorazione perpetua.

            S. Agostino dice che sua madre si recava due volte al giorno per ascoltare le parole del Signore, e perche il Signore assaltasse le sue parole.

 

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[Homily 41]

PRIMA COMUNIONE

            Quantobene ci vuole Gesu', quanto bene ci vuole per egli nacque Bambino nella Grotta di Bethlem, per noi egli sofferse le pen dell'esilio, per noi si lascio' tradire, flagellare, coronare di spine, per noi si lascio' condannare alla morte e morte di croce. Per noi per amor nostro istitui' questo Sacramento dove annichilato, al dire si San Paolo (Ph 2:7), arde continuamente dal desiderio di unirsi a noi.

            Ed e' percio' che la Chiesa questa diletta sposa di Gesu' nel gettare i suoi sguardi amorosi sul tabernacolo e scorgere il suo diletto cosi' umiliato, dimenticato e forse maltrattato anche dai cattivi Fedeli. Determinato di spiegare in compenso tutti la sua pompa per festeggiare in modo speciale l'adorabilissimo sacramento dei nostri altari. - Ed in questo giorni come re che visiti i suoi sudditi, Gesu' viene recato per le pubbliche vie e piazze della citta' tra mazzi di fiori misti all'incenso, al suono delle campane, tra le torcie ardenti il canto dei sacerdoti, ed il popolo piegando inanzi a Lui i suoi ginocchi professa e riconosce la gloria e la magnificenza del nostro Dio Sacramentato.

            E voi che state per riceverlo la prima volta nei vostri petti quale trionfo gli avete preparato? Come avete voi preparato le vostre anime? di quali virtu' vi siete adornati. A si i sentimenti che devono ora animare i vostri Cuori sono di fede e di carita'. - Fede perche questo e' un mistero tutto di fede. Se la fede infatti a dire dell'Apostolo S. Paolo e' una dimostrazione delle cose che non si veggono "argumentaum rerum non apparentium" (Hb 11:1), quale traccia mai qual memore indizio della reale presenza di Dio abbiamo noi in questo Sacramento? Ahi che tutto e' avvolto in un velo densisimo qui la divinita' di Gesu' e' nascosta al pari della sua umanita', cio' che si presenta ai nostri sensi non e' che l'apparenza di un pane terreno - ripieni percio' dello spirito di una fede viva diciamo:
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"Sacramentato Signore, unendoci in questo giorno solenne ai sentimenti della Chiesa universale, prostrati al piede del vostro altare noi ripetiamo con tutta l'effusione dell'anima nostro", "Tantum ergo sacramentum veneremur cernui.[129]
" ------- "Praestet fides supplementum sensum defectui."

 

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[Homily 42]

[Last day of a Diocesan Eucharistic Congress]

Ecco, D.F. che noi ci troviamo nell'ultimo giorno di questo Congresso Eucaristico, che voi rispettosi al vostro pastore, ubbidienti al suo invito, avete celebrato con tanta premura, con tanta generosita', e devozione mai l'uguale. E nella Chiesa, nelle strade belle di questa gentile citta' tutto e' qua' preparato perche' Gesu' Cristo, presente nell'ostia consacrata, come un re che visita i suoi sudditi, verra' presto trionfalmente in giro pel paese tra una pioggia i fiori che oleozzano (fost xita ta' ward li jarmi l-fwieha tieghu) tra le colonne di fumo d'incenso, tra lo splendore delle candele e torcie accese, tra il canto solenne dei sacerdoti ed il suono delle campane - e noi qua' vediamo questa scena, e contenti di essa (imghaxqin biha) sentiamo in cuor nostro un intima soddisfazione di aver fatto quanto abbiamo potuto e piu' non ci resta a fare.

            Pero' non e' cosi perche' se oggi ci troviamo all'ultimo giorno del Congresso Eucaristico, attenti che in questo momento come ci troviamo attorno all'ostia consacrata, pronti per communicarci (ahna qeghdin fil-qalba ta' kungress) ci troviamo sul cuore del Congresso. Perche' Gesu' nell'istituire questo sacramento - non aveva per fine, di essere onorato dagli uomini, ma il suo fine era di apprestare a tutti noi un cibo che dia ed accresca (ikattar) la vita delle anime nostre. - O qui qualvolta infatti ne parlo' di questo mistero sia agli Apostoli sia alle turbe di Galilea sempre ne parlo' sotto l'aspetto di cibo. Il mio sangue e' veramente bevanda "Caro mia vere est cibus, et sanguis meus vere est potus" (Jn 6:56) - Il pane che io vi daro', disse loro un' altra volta, e' la mia carne "panis quem ego dabo caro mea est." (Jn 6:52) E come promise la vita eterna a coloro che avrebbero mangiato di questo pane cosi' anche la nego' a coloro che avrebbero rifiutato di mangiare di questo pane. Ecco percio' che il segno piu' grande di rispetto che noi possiamo mostrare a Gesu' in questo solenne Congresso Eucaristico e' appunto di accostarci alla sacra mensa
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con una prepazione piu' grande e piu' fervorosa.

            Ed i sentimenti che devono albergare (jghammru) nella nostra mente nel nostro cuore siano (halli ikunu) sentimenti di fede, sentimenti di amore.

            Sentimenti di fede perche' qua ci troviamo dinanzi ad un mistero di fede. Se la fede infatti e' la dimostrazione delle cose che non si veggono (il-wirja tal-hwejjeg li ma jidhrux) "Argumentu rerum non apparentium" come ci dice San Paolo (Hb 11:1). Ditemelo qual segno abbiamo noi della presenza di Dio in questo sacramento. Nulla, nulla affatto tutto silenzio nessun segno di vita. Nella sua vita mortale era nascosta la divinita' ma qua' e anche nascosta l'umanita'. Ma quello che i sensi non ci scoprono la fede ce lo dimostra. "Praestet fedes supplementum sensuum defectui."[130] Si noi o Gesu'! Vi riconosciamo qui' presente, e come tale gustiamo la nostra profonda adorazione. "Tantum ergo sacramento venramur cernui." Si o Gesu' quantunque nascosto sotto le specie sacramentale noi vi crediamo presente col corpo, col sangue, coll'anima e colla divinita'. – Si' confessiamo (nistqarru) dinanzi al cielo ed alla terra che quello che stiamo per ricevere nella santa comunione e' quello stesso Gesu' che nacque nel seno purissimo della vergine Maria, e' quello stesso Gesu' che consumo' la sua vita mortale nell'ammaestrare e beneficare (u jghamel il gid) gli uomini. E' quello stesso Gesu' che poche ore prima di morire nel cenacolo di Sion in mezzo ai suoi discepoli istitui' questo sacramento, e muto' la sostanza del pane e del vino nel corpo e sangue suo prezioso per poter restare con noi, perche' la sua delizia e' di restare con noi "Deliciae meae esse con filius hominum." (Pr 8:31)

            Ecco percio' qual'e' l'altro sentimento che con fervore, a questo solenne momento deve allargare nel nostro cuore il sentimento di amore perche' ci troviamo anche dinanzi ad un mistero di amore. - Quando infatti Gesu' per la prima volta manifesto' questo mistero alle turbe dei Giudei, questi meravigliati andavano tra di loro dicendo come' mai questi potra' darci da mangiare la stessa sua carne? "Quomodo potest hic nobis carum
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suam dare ad manducare?" (Jn 6:53) Ma quello che non potevano pensare gli uomini lo escogito', lo concepi' e lo mise in esecuzione l'infinita bonta', l'infinita misericordia, l'infinito amore di Gesu' per noi, ed e' qui appunto in questo sacramento che Gesu' si mostra qual padre che dona se stesso ai propri figli - qual pastore che non e' contento di aver dato la propria vita per le sue pecorelle ma continua a pascerle colle stesse sue carni e poi da l'ultimo e sommo grado dell'amore sta nell'unione tra l'amante e l'oggetto amato; quale unione piu' grande e piu' intima di quella che passa tra Gesu' e l'anima che si comunica? Come il ferro si trasforma nel fuoco cosi' l'anima che si comunica viene trasformata in Gesu' - Oh momento sublime! Oh momento prezioso a Gesu'.

            Che se per il passato abbiamo sbagliato, faremo d'oggi innanzi tutto il nostro possibile per tener da noi lontano le lusinghe della vanita' del mondo le pompe fallaci del demonio le mode attrattive della nostra natura corrotta. E che nella sua unione di amore vogliamo passare tutti i giorni che ci restiamo in questo esilio.

            Ed in questo momento sublime, centro del Congresso Eucaristico, adesso prima di comunicarci, adesso mentre ci comunichiamo, adesso appena ci comunichiamo, offriamo a Gesu' di nuovo, raccolte. Tutte le intenzioni al programma del Congresso.

            Si'! Preghiamo a Gesu' perche' voglia di nuovo accogliere nul suo gregge tante anime che tra le tenebre dei loro errori brancolano per di qua' e di la'.

            Preghiamo Gesu' perche la luce del Vangelo risplenda su tutti quelli che trovansi ancora perduti nell'idolatria.

            Preghiamo Gesu' per la Chiesa di Malta che ci dia la grazia di tramandare alla generazione che ci deve succedere intatta e forte la fede da noi ricevuta dai nostri padri.

            Preghiamo Gesu' per il pastore di questa Diocesi, per il nostro vescovo, gli dia la salute la forza, il lume necessario perche' tra tante difficolta' sempre chiare vede di battere.

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            Preghiamo Gesu' per la chiesa universale le dia la pace, la prosperita' ed assoggetti tutti ai suoi ammaestramenti.

            Preghiamo Gesu' per il Papa; gli dia la forza richiesta per maneggiare bene il timone di Pietro.

            Preghimao Gesu' per il Regno Eucaristico e come il firmamento e' e' pieno di stesso cosi' anche la terra si riempie di tabernacoli, ed attorno ogni tabernacolo un gran numero di fedeli a domandar la comunione come ci troviamo noi in questo momento, il cuore del Congresso Eucaristico.

 

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[Homily 43][131]

[Last day of a Diocesan Eucharistic Congress]

Ecco, D.F. che noi ci troviamo nell'ultimo giorno di questo congresso eucaristico, che voi rispettosi al vostro pastore, ubbidienti al suo invito, avete celebrato con tanta premura, con tanta generosita', e devozione mai l'uguale. E nella Chiesa, nelle strade belle di questa gentile citta' tutto e' qua' preparato perche' Gesu' Cristo, presente nell'ostia consacrata, come un re che visita i suoi sudditi, verra' presto trionfalmente in giro pel paese tra una pioggia i fiori che oleozzano (fost xita ta' ward li jarmi l-fwieha tieghu) tra le colonne di fumo d'incenso, tra lo splendore delle candele e torcie accese, tra il canto solenne dei sacerdoti ed il suono delle campane - e noi qua' vediamo questa scena, e contenti di essa (imghaxqin biha) sentiamo in cuor nostro un intima soddisfazione di aver fatto quanto abbiamo potuto e piu' non ci resta a fare.

            Pero' non e' cosi' perche' se oggi ci troviamo all'ultimo giorno del congresso eucaristico, attenti che in questo momento come ci troviamo raccolti attorno a questo altare, come ci troviamo attorno all'ostia consacrata, pronti per communicarci (ahna qeghdin fil-qalba ta' Kungress) ci troviamo sul cuore del congresso perche' Gesu' nell'istituire questo sacramento - non aveva per fine, di essere onorato dagli uomini, ma il suo fine era di apprestare a tutti noi un cibo che dia ed accresca (ikattar) la vita delle anime nostre. - O qui qualvolta infatti ne parlo' di questo mistero sia agli Apostoli sia alle turbe di Galilea sempre ne parlo' sotto l'aspetto di cibo. Il mio corpo e' veramente cibo ed il mio sangue e' veramente bevanda "Caro mia vere est cibus, et sanguis meus. Vere est potus" (Jn 6:56) - Il pane che io vi daro', disse loro un' altra volta, e' la mia carne "panis quem ego dabo caro mea est." (Jn 6:52) E come promise la vita eterna a coloro che avrebbero mangiato di questo pane cosi' anche la nego' a coloro che avrebbero rifiutato di mangiare di questo pane. Ecco percio' che il segno piu' grande di rispetto che noi possiamo mostrare a Gesu' in questo solenne congresso
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eucaristico e' appunto di accostarci alla sacra mensa con preparazione piu' grande e piu' fervorosa.

            Ed i sentimenti che devono albergare (jghammru) nella nostra mente nel nostro cuore siano (halli ikunu) sentimenti di fede, sentimenti di amore.

            Sentimenti di fede perche' qua ci troviamo dinanzi ad un mistero di fede. Se la fede infatti e' la dimostrazione delle cose che non si veggono (il-wirja tal-hwejjeg li ma jidhrux) "Argumentu rerum non apparentium" come ci dice San Paolo (Hb 11:1). Ditemelo qual segno abbiamo noi della presenza di Dio in questo sacramento. Nulla, nulla affatto tutto silenzio nessun segno di vita. Nella sua vita morta era nascosta la divinita' ma qua' e anche nascosta l'umanita'. Ma quello che i sensi non ci scoprono la fede ce lo dimostra. "Praestet fedes supplementum sensuum defectui."[132] Si' noi o Gesu' vi riconosciamo qui' presente, e come tale gustiamo la nostra profonda adorazione. "Tantum ergo sacramento veneramur cernui." Si' o Gesu' quantunque nascosto sotto le specie sacramentali noi vi crediamo presente col corpo, col sangue, coll'anima e colla divinita'. Si' confessiamo (nistqarru) dinanzi al cielo ed alla terra che quello che stiamo per ricevere nella santa comunione e' quello stesso Gesu' che nacque nel seno purissimo della vergine Maria, e' quello stesso Gesu' che consumo' la sua vita mortale nell'ammaestrare e beneficare (u jaghmel il-gid) gli uomini. E' quello stesso Gesu' che poche ore prima di morire nel cenacolo di Sion in mezzo ai suoi discepoli istitui' questo sacramento, e muto' la sostanza del pane e del vino nel corpo e sangue suo prezioso per poter restare con noi, perche' la sua delizia e' di restare con noi "Deliciae mea esse con filius hominum." (Pr 8:31)

            Ecco percio' qual' e' l'altro sentimento che con fervore, a questo solenne momento deve allargare nel nostro cuore il sentimento di amore perche' ci troviamo anche dinanzi ad un mistero di amore. - Quando infatti Gesu' per la prima volta manifesto' questo mistero alle
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turbe dei Giudei, questi meravigliati andavano tra di loro dicendo come mai questi potra' darci da mangiare la stessa sua carne? "Quomodo potest hic nobis carum suam dare ad manducare?" (Jn 6:53) Ma quello che non potevano pensare gli uomini lo escogito', lo concepi' e lo mise in esecuzione l'infinita bonta', l'infinita misericordia, l'infinito amore di Gesu' per noi, ed e qui appunto in questo sacramento che Gesu' si mostra qual padre che dona se stesso ai propri figli - qual pastore che non e' contento di aver dato la propria vita per le sue pecorelle ma continua a pascerle colle stesse sue carni. E poi da l'ultimo e sommo grado dell'amore sta nell'unione tra l'amante e l'oggetto amato; quale unione piu' grande e piu' intima di quella che passa tra Gesu' e l'anima che si comunica? Come il ferro si trasforma nel fuoco cosi' l'anima che si comunica viene trasformata in Gesu' - Oh momento sublime. Oh momento prezioso diciamo a Gesu'. Che se per il passato abbiamo sbagliato, faremo d'oggi innanzi tutto il nostro possibile per tenere da noi lontano le lusinghe della vanita' del mondo le pompe fallaci del demonio le male attrazioni della nostra natura corrotta. E che nella sua visione del suo amore vogliamo passare tutti i giorni che ci restano in questo esilio.

            Ed in questo momento sollenne, centro del Congresso eucaristico, adesso prima di comunicarci, adesso mentre li communicheremo, adesso, appena ci comunichiamo, offriamo a Gesu' di nuovo, raccolte insieme tutte le intenzioni al programma del Congresso. Si! Preghiamo a Gesu' perche' voglia di nuovo accogliere sul suo gregge tante anime che tra le tenebre dei loro errori brabolano per di qua' e di la'.

            Preghiamo Gesu' perche la luce del Vangelo risplenda su tutti quelli che trovansi ancora perduti nell'idolatria. Preghiamo Gesu' per la Chiesa di Malta - che ci dia la grazia di tramandare alla generazione che ci deve succedere intatta e forte la fede che da noi ricevuta dai nostri padri.

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            Preghiamo Gesu' per il pastore di questa diocesi, per il nostro Vescovo, gli dia la salute la forza, il lume necessario perche' tra tante difficolta' sempre chiare vede di battere.

            Preghiamo Gesu' per la Chiesa universale le dia la pace, la prosperita' ed assoggetti tutti ai suoi ammaestramenti.

            Preghiamo Gesu' per il Papa; gli dia la forza richiesta per maneggiare bene il timone di Pietro.

            Preghiamo Gesu' per il Regno Eucaristico e come il firmamento e' pieno di stesso cosi' anche la terra si riempie di tabernacoli, ed attorno ogni tabernacolo un gran numero di fedeli a domandar la comunione come ci troviamo noi in questo momento, il cuore del Congresso Eucaristico.

 

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[Homily 44]

Dilettissimi sposi - Prima di lasciare questo sacro recinto, che d'ora inanzi avra' per voi un pregio tutto particolare permettete che io vi rivolga una parola.

            Voi avete teste compiuto un atto solenne col vostro mutuo consenso, esternato dinanzi al rappresentante di Dio e della Chiesa avete ad un tempo celebrato e ricevuto un Sacramento che l'Apostolo nostro Padre non esita di chiamare grande: "Sacramentum magnum." (Ep 5:32)

            Si e' grande il matrimonio cristiano grande percio' che simboleggia - grande in se stesso.

            Il matrimonio Cristiano infatti e' simbolo della mistica unione di N.S. Gesu' Cristo e della sua Chiesa, come ce lo attesta lo stesso San Paolo quandi soggiunge "Hoc autem dico in Christo et in Ecclesia." (Ep 5:32)

            Gesu' ama la sua Chiesa, l'ama di un'amore ineffabile, l'ama al punto di spargere per Lei tutto il suo sangue di lasciare a lei tutto se stesso nel Sacramento dell'Eucaristia - Ebbene il Matrimonio e' la societa' e' l'unione santa di due cuori per quali l'amore, l'affezione e' un dovere.

            Gesu' prottege la sua Chiesa. E' Lui che le da' la forza di sostenersi contro le persecuzioni dei suoi nemici – E' Lui la fa' uscire vittoriosa da ogno lotta, illesa da ogni tempesta; e' Lui col suo Spirito, che la guida con sicurezza nella via della verita' e della giustizia. Ebbene Iddio ha posto accanto alla donna, un altro essere, in cui ha versato con maggiore abbondanza la forza del volere, la profondita' della riflessione, l'energia ed il coraggio necessario per affrontare la lotta dell'esistenza - Di. all'uomo Iddio confida nel matrimonio la missione di difendere la sua compagna, di proteggerla, di sostenerla, di usare a vantaggio di Lei la forza del suo braccio la riserva del suo spirito, l'audacia delle sue iniziative.

            Ma la Chiesa ricambia Gesu' colle piu' soavi dimostrazioni di tenerezza. Essa parla di Gesu' alle menti ad ai cuori umani con accenti che rapiscono d'amore.
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Essa ricorda e celebra le azioni di Gesu' con tutto lo splendore imponente delle sue solennita' - essa circonda la presenza reale del suo sposo Divino con tutte le delicatezze della sua liturgia - essa consola il Cuore di Gesu' contrariato ed oltraggiato da tanti e tanti animi ribelli.

            Ebbene nel matrimonio cristiano, la donna, piu' ricca di sentimenti piu' provide alla mitezza ed alla pieta', ha la missione di allietare e rendere piu' bella la vita' l'esistenza del suo compagno. Essa ha la missione di spargere il balsamo sulle ferite; che gli avvenimenti e la malvagita' umana producono talvolta nel suo cuore. Essa e' la consolatrice nata del suo compagno.

            Ma vi e' di piu' Gesu' Christo e la Chiesa, cospirano entrambi allo stesso fine, hanno lo stesso scopo santissimo - la salute delle anime generate e cresciute alla vita della grazia per lo stesso sangue di Gesu' e per i sacramenti della Chiesa. - Ed anche in cio' miei cari, il matrimonio e' simbolo di quella unione. - Quanto Iddio ha dato a due esseri l'Onore la gioia della paternita' commincia per loro una nuova missione - Essi devono preparare l'avvenire temporaneo ed eterno di altri esseri - Essi devono dedicarsi alla piu' nobile scienza, all'arte piu' delicata di formare la mente e il cuore dei loro figli. Essi nella calma del santuario domestico devono preparare l'uomo retto e leale, la donna virtuosa, il cristiano pio e coraggioso.

 

            Ecco perche San Paolo chiamava grande questo sacramento, si esso e' grande non solo come simbolo ma anche in se stesso cioe' per la grazia di Dio, che con esso e per esso si comunica alle anime.

            Senza la grazia di Dio tutto questo che abbiamo detto finora non sarebbe che un sogno, una chimera - La forza infatti e l'energia dell'uomo se non e' regolata dalla fede e diretta dalla grazia cessa di essere una forza protettrice, per diventare un'autocrazia opprimente. La stessa tenerezza e soavita' della donna (senza la
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grazia) perde il suo prestigio ed il suo profumo a diventare inutile se non donnosa - la paternita' diventa un peso insopportabile ed i figli portati su senza criteri sani di educazione ricambieranno con dispiaceri le cure loro prodigate.

            Voi Spose Dilettissimi[133] avete compreso tutto questo. Voi avete compreso che soltanto Iddio poteva conservare la bellezza alla vostra unione, dandovi la sua grazia per adempierne i vostri doveri. Si, voi educati in grembo alle vostre famiglie, alla scuola del santo timore di Dio voi siete qua' venuti ai piedi del suo altare e lo avete pregato di benedirvi, l'avete pregato di posare la prima pietra della vostra casa - beati voi.

            Ed e' percio' che io con tutta sincerita' in nome mio e della Chiesa, e diro' pure in nome di tutti coloro che tanto vi amano e che qua vi circondano, vi presento in quest'istante solenne i migliori auguri nel Signore – Si', siate felici. Conservate la grazia che abbondante avete ricevuta. - Voi avete la preghera, questa dolce comunicazione con Dio, voi avete il santo Tabernacolo, e Gesu' e sempre la' pronto a ricevere le vostre suppliche. Si' la preghiera e l'Eucaristia saranno per voi i mezzi che vi aiuteranno a conservare sempre viva la grazia del Sacramento che avete ricevuto – Si', colla preghiera e coll'Eucaristia la gioia di quest'oggi si perpetuera' nella vostra esistenza, ed anche quando gli anni e le fatiche di una vita santamente operosa avranno incanerititi i vostri capelli, voi vi sentirete giovani ancora, giovani di pensiero, e di afetto, giovano nella fiorante giovinezza dei vostri figli, i quali sanamente educati non mancheranno di rispecchiare alle vostre fattezze anche le vostre virtu'. Siate felici. Siate Beati.

 

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[Homily 45][134]

            I hope, my dear friends, you have reflected sufficiently on the importance of the contract which you are about to ratify in the presence of God.

            The Solemn engagement, by which you are to be united, is not of transient and momentary nature, it will bind you together during the whole period of your earthly existence: For "what God hath joined" says the Scripture "let not man put asunder." (Mt 19:6)

            As nothing but death will be able to dissolve the union that is to exit between you, it is of the highest importance that you should implore at this moment that blessing of Divine Providence without which you would in vain promise yourselves any real happiness.

            Whatever may be your present anticpations, whatever the tie of affection that binds you to each other, the time of difficulty, the moment of trial must arrive when all the courage of a generous heart, and all the piety of a true Christian will be requisite to sustain you, to enlighten you and to protect from the fury of the storm the fair fruits of domestic peace.

            It is this that awakens a feeling of the deepest interest among those who surround you on this occasion, and prompts us all to invoke upon you the favour of the Almighty.

 

[Homily 45a][135]

            I hope my dear friends, you have reflected sufficiently on the importance of the contract which you are about to ratify in the presence of God.

            The solemn engagement, by which you are to be united is not of transient and momentary nature, but it will bind you together during the whole period of your earthly existence: for "what God hath joined" says the scripture "let not man put asunder." (Mt 19:6)

            As nothing but death will be able to dissolve the union that is to exist between you, it is of the highest importance that you should implore at this moment that
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blessing of Divine Providence, without which you would in vain promise yourselves any real happiness.

            It is this that prompts us all to invoke upon you this favour of the Almighty.

            May He then extent to you those graces which will be the security of your earthly happiness and a pledge of your eternal welfare.

            Be ever mindful of the holiness of the matrimonial state, and to animate yourselves, by this consideration, to a discharge of your obligations. May you never lose sight of those sacred promises which you are about to utter, as the basis of your confidence in each other, nor of that mutual fidelity which you now profess, and which is so strickingly represented by the ring which is used in this ceremony as the seal of your lasting and happy union.

            Let religion direct you in all your actions and you will not be disappointed in your hopes. It will qualify you to be the support and confort of each other, in the various trials which you will experience; it will promote your happiness here and prepare you for more permanent enjoyments here after.

 

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[Homily 46]

12 Giugno 1920[136]
Parrocchia del Hamrun

            "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini, ma che in ricambio non riceve altro che offese, ingratitudini e disprezzi." "Almeno supplisci tu, mia cara figliola, alla costoro malvagità." Gesu' a S. Margherita Alacoque.

            Queste parole dirette da Gesu' a S. Margherita Alacoque mi pare questa mattina di udirle dirette da quest'altare a ciascuno di noi.

(Dio – Creatore – Eucaristia)

            "Ecco quel cuore che tanto ha amato gli uomini." Tutto cio che Iddio opera, tutto cio' che Egli ha operato non e' altro che una varia, una continua manifestazione dell'amore. - Egli infatti felice in se stesso ne bisognoso di alcuna cosa non puo' avere per fine delle sue azione il proprio vantaggio ma sempre il bene, il vantaggio degli altri. Onde molto a ragione S. Giovanni ci dice "Deus caritas est". (1Jn 4:8) Iddio non e' che carita'. Iddio non e' altro che amore.

            La creazione (il-holqien) del cielo e della terra e di tutte le cose che in essa si trovano sono il primo atto del suo amore. La creazione dell'uomo quale re di tutte le altre cose e' la manifestazione della potenza del suo amore. Ma' quest'opera dell'infinito amore di Dio trovo' un grande ostacolo nella liberta' umana - E fu appunto per compiere (ikompli) l'atto dell'amore suo che egli mando' sulla terra il Suo Figlio unigenito. Ah si l'Incarnazione la Redenzione e l'Eucaristia sono le invenzione piu' belle e piu' meravigliose che abbia potuto escogitare la sua infinita sapienza per compire l'atto dell'amore suo verso gli uomini. [137]Ben a ragione dunque la Chiesa chiama l'Eucaristia il piu' grande trionfo della carita' divina, e San Bernardo la chiama l'amore degli amori - E giacche' sede dell'amore e' il cuore, ecco che qui nell'Eucaristia abbiamo quel cuore che tanto ha amato gli uomini. Ed in verita' negli ultimi giorni della sua
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vita Gesu' non aveva pei suoi apostoli che parole di benevolenza ed affetto - Io non vi chiamero' servi, diceva Egli, ma miei amici (Jn 15:15): io non vi lasciero' orfani, ma restero' con voi fino alla consumazione dei secoli (ecce vobiscum sum usque ad consummationem saeculi). (Mt 28:20) Ed ecco giunto il momento supremo e mentre trovavasi a mensa coi suoi apostoli, Egli prende del pane, prende del vino ed istituisce questo sacramento. (Mt 26:26-29) Egli ci lascia se stesso sotto la forma di cibo e di bevanda per poter unirsi intimamente a noi e cosi' dare sempre maggior sfogo all'impeto continuo del suo amore verso di noi.

            Ben a ragione dunque la Chiesa chiama l'Eucaristia il piu' grande trionfo della carita' divina, e San Bernardo la chiama l'amore degli amore - E giacche' sede dell'amore e' il cuore ecco che qua' nell'Eucaristia abbimao con noi quel cuore che tanto ci ha amato che tanto ci ama.

            Ma che in ricambio non riceve altro che ingratitudini, offese, disprezzi e sacrilegi.

            Quanta ragione ha avuto Gesu' di lamentarsi in questo modo colla Santa Margherita Alacoque - Sappiamo dalla storia come venne ricevuto questo Sacramento d'Amore. Sappiamo come venne ripagato dal mondo quest'atto di amore cosi' grande, andiamo indietro ai primi tempi dell'Istituzione della Chiesa. Vedetelo la il re del Cielo e della terra chiuso, nascosto nelle tenebre delle catacombe.

            Passato le prime persecuzioni e data la liberta' alla Chiesa, ecco che questa sposa amante del Suo Gesu' si e' fatta sempre preminenza per costruirli templi, per innalzargli altari preziosi, e ricchi tabernacoli onde per quanto possibile degnamente onori la presenza reale e corrisponde a tanto amore del cuore Sacratissimo di Gesu'.

            Ma colla liberta' cesso' veramente la persecuzione? Ah no la lotta e' continuata e continuera' fino al giorno del giudizio, ed ora con menzogne (kliem b'iehor), ora con calunnie, ora con eresie da quell'epoca fino ad oggi e' una lotta continua tra i buoni ed i cattivi. Quelli
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cercano di avvicinare i popoli a Gesu' e questi tentano sempre di tenerli lontani, riuscendo loro, non raro il caso, di cacciarlo anche per sempre da entro i templi, sostituedovi il culto eretico - Diamo uno sguardo sul campo delle Missioni - La Chiesa manda i suoi missionari per tutto il mondo per estendere sempre piu' il regno del Sacro Cuore di Gesu' presente nell'Eucaristia, perche' il suo cuore non conosce limiti, esso vuol abbracciare tutti i popoli, tutti gli uomini, nessuno escluso, ma che non sa come i ripagato quell'atto di amore che Gesu' esplica per mezzo della Chiesa? Chi non sa quanti di loro perdono anche la vita? Ma queste son cose del passato Ah no No. Nel solo secolo 19 la Chiesa tra missionari e fedeli conta il bel numero di 200,000 martiri.

            Ma ritorniamo nei paesi civili, ritorniamo in questi paesi dove questi eccessi non son succeduti, dove non succedono, possiamo noi dire che tutti, tutti danno il culto dovuto a Gesu' presente nell'Eucaristia, possiamo dire che tutti corrispondono all'amore che si porta, o quanti e quanti non se ne curano, quanti non pensano a fargli una piccola visita, quanti non pensano a dargli una parola d'affetto? Quanti tra i fedeli non frequentano la Communione, quanti si accostano appena una volta l'anno. Quanti forse trascurano anche quell'obbligo - quante irriverenze non riceve nei tabernacoli sparsi per tutto il mondo, quanta tiepidezza. Quanta indifferenza, per tacere, per tacere dei sacrilegi che la spontatezza della malvagita' umana arriva e commettere. Chi di noi ha veramente il coraggio di dire che il cuore sacratissimo di Gesu' si e' lamentato coll'Alacoque.

            Ma almeno supplisci tu alla costoro malvagita'. Si' almeno voi - anime dilettissime - preparate questa mattina a ricevere Gesu' nell'Eucaristia che e' la manifestazione piu' bella, piu' grande e piu' amorosa di quel cuore Divino – si' almeno voi supplite, reparate col
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vostro atto d'amore a tanta indifferenza a tanta ingratitudine.

            Vedete questo Cuore Sacratissimo ha scelto la sua casa in mezzo alle nostre abitazioni dove egli e' sempre pronto a riceverci in ogni ora del giorno - vedete egli non si stanca delle nostre visite, non delle nostre suppliche, anzi ci fa sapere che la sua delizia (ghaxqa) e' appunto di stare e conversare con noi uomini "Deliciae meae esse cum filius hominum." (Pr 8:31)

            Ah dunque coraggio ... A.D.[138] coraggio, scuotiamo fuori (infarfru) dai nostri cuori la tiepidezza e l'indifferenza. Accendiamoli della fiamma dell'amore di Gesu' ed accostiamoci a riceverlo per contentare la brama del suo cuore che non e' altro che quella di unirsi divenire una sola cosa con noi.

            E tu O Cuore Sacratissimo di Gesu', O Cuore dell'amico piu' sincero, O Cuore del Padre nostro piu' amoroso - O Cuore del diletto dei nostri cuori fa che noi con te uniti viviamo, con te uniti moriamo, perche' con te uniti potremo per sempre cantare l'inno dell'Amore. Cosi Sia.

 

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[Homily 47]

18 Giugno 1920[139]
Processione Sacro Cuore Hamrun

"Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini"

            Son gia' passati parecchi anni da che queste parole furono da Gesu' dirette a Santa Margherita Alacoque. Eppure esse qual madre maestra sulle corde armoniose dell'arpa esse appena risuonanao alle nostre orecchie esse non mancano di muovere in santa armonia le fibre piu' intime dei nostri cuori, accendendoli d'un santo amore verso Gesu'.

            Si, e' stata questa devozione al Cuore sacratissimo di Gesu' che oggi in questo tempio vi ha raccolti. Si' e' stato l'amore di Gesu' che oggi vi ha fatti camminare tutto il tratto della Processione dietro l'ostia Consacrata collo stesso ardore, colla stessa premura di quei primi popoli della Giudea e della Galilea.

            Gloria e te o popolo di questa grande parrocchia, per queste solenne dimostrazioni di devozione, di affetto verso il cuore Sacratissimo di Gesu'.

            Ah, Si' il Cuore e' la parte piu' importante di un corpo umano sia in ordine di tempo, sia per l'importanza delle funzioni che esercita - e' il cuore che nutrisce, che sostiene con un lavoro continuo tutto quanto il nostro organismo, distribuendo (billi xxerred) continuamente il calore, l'energia, la sanita'. E quando al termine di una giornata operosa, cadono stanche le braccia, si chiudono gli occhi, ed il cervello si paralizza (jintilef) nel sonno, il cuore non cessa di lavorare: esso continua a battere, continua ad attendere alla sua terribile reponsabilita' di conservarci la vita.

            Ora se noi fissiamo (nitfghu) il nostro pensiero sull'uomo piu' perfetto che sia vissuto sulla terra su quella natura umana che Gesu' Cristo volle unire alla sua divinita', noi troviamo anche qui un cuore, un cuore perfetto che adempie (jkompli) perfettamente[140] le sue funzione per mezzo di un sangue purissimo (l-aktar safi).

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            Ed e' appunto qui che noi, A.D. ci incontriamo coll'amore infinito di Gesu'. E' appunto qui che noi ci incontriamo con vero mistero di amore affermato da Gesu' stesso con quelle parole dette a S. Margherita "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."

            In Gesu' Cristo bastava infatti per la nostra redenzione che quel Sacro Cuore, per mezzo del Sangue desse vita al Corpo di Gesu' e metterlo cosi' nella possibilita' di compiere (li jista' jaghmel) atti umani e divini nello stesso tempo, perche' ogni atto volontario di N.S.G.C. aveva un valore infinito e percio' poteva redimerci senza alcuna sofferenza - Eppure noi troviamo che egli ha scelto non solo di soffrire ma soffrire (fino al punto di spargere il suo sangue con una profuzione che non ha limiti, da spargerlo fino al punto da non lasciare una sola goccia nel suo Sacratissimo Cuore. "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini.")[141]

            Conservire la mente fedele ai vostri insegnamenti conservire loro cuori accesi del vostro amore.[142]

 

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[Homily 48][143]

Lill-membri ta' xi Cirkolu

"Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini." Sono queste le parole dirette alla Verginella Margherita Maria Alacoque; e dopo tanti anni sono tuttora queste le parole con cui Gesu' Cristo si direge a ciascuno di noi da quest'augusto sacramento dell'altare. E se tanto amore suscitarono allora verso il nostro Maestro Divino Gesu' ed il suo sacratissimo cuore non mancarono oggi ad avere lo stesso efficace risultato. Che cosa e' infatti che vi ha qui raccolti. Fratelli Dilettissimi in questo vasto e bello tempio fabbricato dalla vostra fede viva negli ammaestramenti di Gesù Cristo. - Che cosa e' che vi ha raccolti oggi attorno a me, onorato dalla delegazione del Vescovo, che cosa e' che vi ha adunati attorno al Santissimo Sacramento dell'altare. E la vostra risposta con una voce: voi siete pronti a darla e' la grande vostra devozione verso il Cuore Santissimo Sacramento dell'altare. Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini.

            Si' Fratelli Dilettissimi Il cuore e' la parte piu' importante del corpo umano - Esso infatti con un lavoro continuo ci conserva la vita, ci conserva la sanita'. E quando la sera dopo un giorno di lavoro cadono stanche le braccia, quando gli occhi si chiudono, quando il cervello si paralizza nel sonno, solo il cuore non cessa di lavorare, esso continua a battere, esso continua ad invigilare sulla sua grave responsabilita' di conservare la vita.

            Ora se noi fissiamo il nostro pensiero sull'uomo piu' perfetto che sia vissuto sulla terra - se quella natura umana che Gesu' Cristo volle unire alla sua divinita', noi troviamo anche qui' un cuore, un cuore perfetto, che adempie perpetuamente le sue funzioni per mezzo di un sangue purissimo ricevuto dall'Immacolata Vergine Maria, di quella Vergine voi mantiene sotto il manto della sua protezione. E se noi andiamo piu' in la', e pensiamo al motivo per cui Gesu' Cristo volle assumere questo cuore
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umano a farsi uno di noi, troviamo che il fine di un opera cosi' stupenda (tal-ghageb) non per altro che la nostra redenzione, non per altro che per pagare i debiti che noi avevamo contratto colla Divina Giustizia per mezzo del peccato.

            Ed e' appunto qui, Fratelli Dilettissimi, che noi c'incontriamo coll'amore infinito col quale si amo' Gesu', e appunto qui che ci incontriamo con un vero mistero d'amore affermato da quelle parole di Gesu', "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini." Vedete infatti un sol atto volontario di Nostro Signore Gesù Cristo ha un valore infinito. Dunque Egli avrebbe potuto redimerci senza alcuna sofferenza. E percio' avrebbe bastato a questo Sacro Cuore di dare la vita al corpo di Gesu' per poter operare azioni umane e divine nello stesso tempo. Eppure che cos'e' che troviamo? Noi troviamo che Egli non solo non si contento' di questo, ma Egli prescelse di soffrire per noi, Egli prescelse di soffrire non poco, ma di soffrire al punto da spargere il suo sangue con una profuzione che non ha limiti, da spargerlo fino al punto da non lasciare una sola goccia nel suo Sacratissimo Cuore. "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."

            Per comprendere in certo qual modo un mistero tanto alto, scendete un po' al basso, e dite ad una madre terrena che essa va prodigando cure inutile non necessarie pel suo bambino ammalato. Sentirete quello che vi risponde ... essa passera' le notti ... essa fara' ogni sorta di sacrifici ... cerchera' tutti i rimedii non necessarii alla guarigione del bambino ma necessarii perche' essa possa dar sfogo al suo amore. E cosi' e' di Gesu' Cristo, ditegli che Egli per redimerci poteva non nascere in una grotta degli e tra gli animali esposta al freddo dell'inverno. Ditegli che poteva menare una vita diversa da quella di un povero operaio. Ditegli che Egli poteva non soffrire. Ditegli che poteva non soffrire tanto fino alla morte e morte di croce. Ditegli che egli poteva fare qualche cosa di meno per noi. Ditegli che Egli poteva rispermiare anche una sola goccia
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di quel Sangue prezioso col quale funzionava il Suo Sacro Cuore. Ed Egli vi rispondera' che non poteva perche' il Cuore di Gesu' e un bisogno e una necessita' inevitabile (li ma jistax jghaddi minghajrha) di amarci e di farci capire e di sentire che Egli ci ama di un amore infinito. "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."

            Gloria a voi percio' Comitato e soci di questo Circolo che tanta riconoscenza serbate in cuor vostro verso tanto amore di Gesu' Cristo. Gloria a voi che oggi non curanti di quelle voci che oggi per troppo corrono audite qui.

            Venite a dare il bacio.[144]

 

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[Homily 49]

Cuore di Gesu'                                                                                           Imgieret[145]

"Delectare in Domino et dabat tibi petitiones cordis tui." (Ps 36:4)

            Donde viene F.D. donde viene che questa devozione al Cuor Santissimo di Gesu' si sia tanto estesa? Donde viene che si estende ogno giorno di piu'? Donde viene che anche noi, in cuor nostro sentiamo che questa devozione si intensifica sempre piu'. La ragione di tutto questo non e' difficile a trovarsi. La ragione e' perche' la devozione al Cuore SSmo di Gesu' e' di una importanza molto grande, inquanto che essa ci attira immancabilmente la benedizione divina e ci riempie di tanti doni preziosi tanto spirituali che temporali.

            "Delectare in Domino et dabit petitiones cordis tui." (Ps 36:4) Parole queste che trovano la loro eco in quelle altre diretto da Gesu' alla Beata Margherita Maria Alacoque in quella grande promessa che Egli fece a tutti quanti i devoti del suo SSmo Cuore indistintamente, senza alcuna distinzione di grado, di classe, di eta' e di stato. "Io daro' loro tutte le grazie necessarie al loro stato." Ed in verita' qual e' mai il desiderio vivo di tutti noi se non di diportarci bene nel nostro stato con giustizia dinanzi a Dio, con soddisfazione propria e con l'approvazione degli altri? Ebbene tutto questo noi lo troviamo nella devozione al Cuore Santissimo di Gesu' e piu' particolarmente in quella prima promessa, in quella promessa generale fatta a tutti noi. O devoti del mio cuore, ci dice Gesu', io vi daro' tutte le grazie necessarie al vostro stato.

            La grazia della quale parla Nostro Signore Gesù Cristo in questa solenne promessa, consiste in quel lume della nostra mente in quell'inclinazione della nostra volonta' che ci vengono dati nelle varie circostanze della nostra vita, per aiutarci ad evitare il male ed a fare il bene, ad accudire (inkomplu) ai doveri della nostra vita quotidiana.

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            Ora questa grazia ci riesce a comunicarla in abbondanza alle anime nostre per mezzo dalla preghiera unita alla frequenza di Sacramenti. Questi sono i canali ordinarii per cui la grazia di Dio si comunica alle anime nostre. Ecco infatti cosa Gesu' ci dice e ci promette nel Vangelo "Cercate e troverete. Bussate e vi sara' aperto. Domandate e vi sara' dato." (Mt 7:7)

            Dobbiamo ora riflettere che secondo le circostanze alcune preghiere sono anche di maggiore efficacia (qawwa) delle altre. Cosi' la preghiera che diciamo in comune ha piu' forza che la preghiera che diciamo individualmente (wahidna). La preghiera che viene inspirata dall'amore, dallo zelo verso Dio, dall'ubbidienza verso i Superiori e' anche piu' forte di quella che noi facciamo di propria iniziativa (minn rajna) e mossi unicamente dal nostro interesse. Cosi' anche dobbiamo dire di tutte le altre devozioni che partecipano del carattere della preghiera.

            Fra queste devozioni vi e' una che sorpassa tutte le altre e questa e' la devozione verso il Cuore Santissimo di Gesu'. Questa devozione infatti tocca nostro Signore Gesu' Cristo nel suo amore infinito verso di noi. Essa tocca quell'amore di cui arde, come se fosse entro una fornace il Cuore SSmo di Gesu'. E da questo soltanto possiamo facilmente comprendere la grande efficacia di questa devozione.

            Lo dice in verita' la Beata Margherita Maria Alacoque che "Il Cuore di Gesu' contiene tesori di grazia ed e' la volonta' del Salvatore di distribuirli agli uomini per mezzo della devozione del Cuore Santissimo di Gesu'."

            Avviciniamo adesso l'affare dei nostri quotidiani doveri propri del nostro stato, sia che siamo piccoli sia che siamo grandi, sia che siamo giovani sia che siamo vecchi, sia che siamo ricchi sia che siamo poveri, sia che siamo sani sia che siamo ammalati, sia che siamo sudditi. Avviciniamoci tutti con tutti i nostri doveri al Cuore Santissimo di Gesu' e sentiremo ancora una volta la grande promessa fatta alla Beata
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Margherita "Se sarete devoti del mio Cuore io vi daro' tutte le grazie necessarie al vostro stato."

            Sappiamo noi tutti questi nostri doveri giornalieri (doveri verso Dio, doveri verso noi stessi, doveri verso gli altri). Quante alle volte si rendono monotoni e ci stancano. Chi non conosce quanto alle volte siamo tentati di divenire negligenti? Negligenza che ci riduce alle volte a non prendere alcun interesse nel nostro lavoro nel nostro ufficio, nei nostri doveri giornalieri. Chi non vede quanto sia difficile, per non dire impossibile che uno possa perseverare nei proprii doveri giornalieri senza un aiuto, senza una consolazione, senza un sollievo?

            Orbene e' proprio qui' che vengono in nostro aiuto le grazie che accompagnano la devozione del Sacro Cuore di Gesu', con questa prima generale promessa fatta a tutti noi in qualsiasi stato ci troviamo. Queste grazie addolciscono il nostro lavoro - Queste grazie alleggeriscono le nostre fatiche - Queste grazie ci infondono interesse ed amore al nostro lavoro - Esse danno energia e vigore (qawwa) sempre nuove alla nostra mente, alle nostre braccia stanche. Esse ci riempiono di speranza allorche' il coraggio incomincia a venirci meno. Queste grazie sono per tutti noi il balsamo della consolazione allorche' durante l'adempimento dei nostri doveri giornalieri, ci troviamo sciacciati (maghfusin) dalle contrarieta', dal dolore <u mid-dwejjaq tal-qalb>.

            Quando vogliamo onorare (nizzu hajr) e venerare (inqimu) qualcheduno, cerchiamo subito colla mente di portarlo presente sui nostri altari. Nella messa il Sacro Cuore si presenta per noi al suo eterno padre a perorare la nostra causa. Egli si offre a pagare per noi i nostri debiti. Nel Sacramento dell'Eucaristia, nella Comunione Santa questo cuore con tutto il suo lume, con tutto il suo amore, con tutti i tesori della sua grazia viene ad abitare entro di noi. Quale atto di devozione verso il Sacro Cuore maggiore di questo? Che attendere alla Santa Messa, che frequentare la Comunione?

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            Oh coraggio dunque avvicinatevi stamani a ricevere in cuor vostro il sacro Cuore di Gesu'. Compite quest'atto supremo della devozione verso il Sacro Cuore ed al pari della manna voi sentirete le grazie che abbisognate ogni giorno scendere sull'animo vostra – "Delectare in Domino et dabit tibi petitiones cordis tui." (Ps 36:4)

 

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[Homily 50][146]

Sacro Cuore di Gesu'

            Era un giorno in fra l'ottava del Corpus Domini dell'anno di grazia 1679 ed una santa verginella per nome Margherita Alocque pregava innanzi all'adorabilissimo Sacramento dei nostri altari: e mentre ora tutta assorta nella piu' fervorosa preghiera, le apparve visibilmente l'amatissimo nostro Redentore Gesu' il quale aprendosi il petto e mostrandole il suo Cuore tutto avvampante, come nel mezzo di accesa fornace: Ecco, le disse, ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini, ma che in ricambio non riceve altro che offese, ingratitudini e disprezzi. Sappi che per me questa e' una pena assai piu' dura di quelle stesse sofferte nella mia passione. Almeno suplisci tu, mia cara figliuola, alla costoro malvagita'. Io voglio che si stabilisca un giorno in cui questo cuore sia in modo speciale festeggiato. Pubblica poi e fa che si pubblichi, per tutto il mondo, che io non mettero' piu' misura alcuna alle mie grazie per quelle anime, che verranno a cercarle in questo mio Cuore.

            Cosi' ebbe origine la devozione al sacro Cuore di Gesu', devozione che con grande soddisfazione dell'animo nostro noi vediamo sparsa per tutto il mondo ed in modo tutto particolare per questo nostro amato paese. Si' cosi' ebbe origine questa devozione che oggi ci ha qua raccolti in questo grazioso e ricco oratorio testimonianza viva della soda pieta' che adorna le nostre buone famiglie.

            Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini - A.D. La parte piu' importante primissima di un corpo umano sia in ordine di tempo sia per importanza di funzioni, e' certamente il Cuore. E' il cuore che nutrisce che sostiene con un lavoro continuo tutto quanto il nostro organismo distribuendo costantamente il calore, l'energia, la sanita'. E quando al termine di una giornata operosa, cadono stanche le braccie, si chiudono gli occhi ed il cervello si paralisi - nel sonno - il cuore non cessa di lavorare: esso continua a battere: continua ad attendere alla sua terribile risponsabilita' di conservare la vita.

            Ora se noi fissiamo il nostro pensiero sull'uomo piu' perfetto che sia vissuto sulla terra, su quella natura umana che il Figliuolo di Dio Gesu' volle unire alla sua divinita' noi troviamo anche qui un cuore, un cuore perfetto che adempie perfettamente le sue funzioni
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per mezzo di un sangue purissimo.

            Se noi, andando piu' inanzi financo al nostro motivo per cui Gesu' volle assumere umana carne e farsi uno di noi, troviamo che lo scopo di un'opera cosi' stupenda fu la nostra redenzione, fu di pagare i debiti che noi avevamo contratto per causa del peccato colla giustizia di Dio.

            Ed e' qui A.D. che noi ci incontriamo con un amore infinito col quale ci ama Gesu', e' qui che ci incontriamo con un suo mistero d'amore.

            Se infatti ogni atto volontario di Nostro Signore Gesù Cristo aveva un valore infinito, Egli avrebbe putoto redimerci senza alcuna sofferenza. Bastava infatti che il Sacro Cuore, per mezzo del sangue adempisse la funzione di vierificare il corpo di Gesu' e dargli cosi' con la possibilita' di compiere atti umani e divini nello stesso tempo. Eppure noi troviamo che Egli volle non solo soffrire ma soffrire fino al punto di spargere il suo sangue con una profusione con un esuberanza che non ha limiti.

            Perche'? perche' tutto questo? Per comprendere in qualche modo in tal mistero diciamo ad una madre terrena che essa prodiga cure inutili non necessarie pel suo bambino ammalato sentiremo quello che ci risponde. Essa passera le notti ... fara' ogni sorta di sacrifici ... cerchera tutti i rimedi ... e prestera' un mondo di cura non necessarie; ma sono necessarie per lei ... sono necessarie per che il bambino si senta amato e perche essa sfoghi il suo amore.

            Cosi' e' con Gesu', andare a dirgli che poteva risparmiare una goccia del sangue col quale funzionava il cuo Divino Cuore: No non lo poteva. Pel cuore di Gesu' e' un bisogno una necessita' ineluttabili di amarci e di farci capire che egli ci ama di un amore infinito.

            Se arrivammo a conprendere quando A.D. non vi e' da far meraviglia se anche sul labbro nostro sara' soave la grande amorosa parola di San Paolo "Qui nos separabit a charitate christi." (Rm 8:35) Chi potra' separare dall'amore di Gesu' Cristo?

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            Oh viviamo ci uniti a Gesu' Cristo al Suo divin Cuore. E quando tutte le cose di questo mondo ci abbandoneranno Gesu' non ci abbandonera': Egli sara' la' ad aspettarci per porrci godere per tutta l'eternita' la saovita' e dolcezza del suo Sacratissimo Cuore.

 

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[Homily 51][147]

            Era un giorno - Devotissimi Chierici - era un giorno in fra l'ottava della festa del Corpus Domini, ed una santa Verginella per nome Margherita Alocque pregava innanzi all'adorabilissimo Sacramento dei nostri altari: e mentre era tutta assorta nella piu' fervorosa preghiera, le apparve visibilmente l'amatissimo nostro Redentore Gesu' il quale aprendosi il petto e mostrandole il suo Cuore tutto avvampante, come nel mezzo di accesa fornace: Ecco, le diveva, ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini, ma che in ricambio non riceve che offese, ingratitudini e disprezzi. Sappi che questa e' per me una pena assai piu' dura di quelle stesse pene sofferte nella mia passione. Almeno supplisci tu, mia cara figliola, alla malvagita' di costoro. Io voglio che si stabilisca un giorno in cui questo cuore sia in modo speciale festeggiato. Pubblica poi e fa che si pubblichi, per tutto il mondo, che io non mettero' piu' misura alcuna alle mie grazie per quelle anime, che verranno a cercarle in questo mio Cuore.

            Cosi' ebbe origine Devotissimi Chierici la devozione al Sacro Cuore Divozione che i vostri superiori, a ragione, rorrebbero piantare e radicare nei teneri vostri cuori - Dopo quei dolci lamenti, dopo quelle generose promesse fatte da Gesu' medesimo ci sembra che l'umana perfidia avrebbe dovuto cessare dall'offenderlo ed oltraggiarlo. Ma purtroppo, disgraziatamente ci troviamo costretti di dover affermare che Gesu' e' tuttora l'amante mal corresposto, egli e' lo sposo tradito, egli e' un padre che si addolora della perdita di tanti e tanti suoi figli ingrati - Anime dilettissime, destinate in questa mattina a riceverlo nella Santa Eucaristia, che e' la piu' grande la piu' amorosa manifestazione di quel cuore divino, riparate voi col vostro fervore alla indifferenza e malignita' di tanti infedeli cristiani - Gesu' non cerca altro che amore, non ha altro desiderio che di communicare alle vostre anime porzione di quel fuoco onde avvampa il suo cuore. "Ignem veni mittere." (Lk 12:49) Ed in premio di questo corrispondenza all'amor suo Gesu' tieni aperta nel suo
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Cuore una miniera di beni, una fontana inesausta di grazie e di misericordia.

            Su via dunque, anime care, in questo giorno, in cui voi festeggiate in modo tutto particolare il divin Cuore di Gesu', concentrate in lui solo e vostri pensieri i vostri affetti, ed abbiate insieme una tenera confidenza che venendo Gesu' dentro di voi, possa spargere nelle anime vostre (nei vostri cuori) la copia dei suoi celesti favori.

            Ah si' gli dica ciascuno di in ricordatevi O Gesu' che il mio Cuore e' destinato dalla divina Provvidenza ad essere il Cuore di un vostro Ministro, di un vostro Sacerdote, fate percio' che esso sia simile al vostro fate che il mio riguardo sia vero il detto "Sacerdos alter Christus" - Il mio cuore e povero ma voi arricchitelo dei vostri doni celesti - Il mio cuore languido, ma voi animatelo col soffio della vostra carita' - Il mio cuore e' debole ma voi avvaloratelo della vostra grazia - Il mio cuore e' cieco ma voi rischiaratelo colla vostra luce divina.

            Si O Gesu' il vostro cuore e' puro e voi purificherete il mio - Il vostro cuore e' specchio di umilta' e di mansuetudine, e voi date al mio queste si belle virtu' - il vostro cuore e' acceso di amore, e voi accenderete questo sacro fuoco nel mio - il vostro cuore e' santo e voi santificherete il mio, perche' un giorno posso io addivenire un vostro degno ministro Cosi' Sia.

 

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[Homily 52]

Per la comunione generale dei Terziarii Francescani il di 12 gen. 1919, loro festa del Sacro Cuore di Gesu'.

Santa Maria di Gesu' - Rabat[148]

- Apparizione della stella ai Magi
- La stella e' la vostra fede che vi conduce a quest' Altare.
- Professione di fede che Gesu' e' nell'ostia.
- I Magi offrono doni - oro, incenso e mirra.
- Anche noi dobbiamo offrire carita', orazione, e mortificazione.

            Questi giorni solenni in cui ci troviamo - Dilettissimi terziari dell'Ordine Serafico - sono di grande consolazione al nostro cuore di cristiani, perche' essi ci comemorano dolcemente gli inizi della nostra fede - una stella infatti di belezza ineffabile apparisce a tre monarchi d'Oriente, e questi illuminati nel loro interno da una luce superna (tas-sema) riconoscono in quell'astro l'annunzio felice (l-ahbar tal-ghaxqa) che il Salvatore degli uomini e' gia' nato. Essi senza punto indugiare, guidati (immexxijin) da questa stella, partono in cerca del nato Messia - Appena son giunti in Gerusalemme la stella scompare (tistahbielhom) <izda mhux ghalhekk tigi nieqsa l-fidi taghhom> - Si portano avanti ad Erode e coraggiosamente gli domandano dove fosse nato il Re dei Guidei - In Betlemme, e' la risposta. Partiti da Gerusalemme di nuovo appare loro la stella, la quale precedendoli va a formarsi sulla grotta fortunata ove il desiderato e da loro cercato Messia trovasi giacente su un po' di paglia entro una mangiatoia. - Entrano lo trovano insieme con Maria sua Madre, si prostrano per terra, profondamente l'adorano e gli offrono dei doni. (Mt 2:1-11)

            Figli dilettissimi del Serafico di Assisi. La vostra devozione cui un altra stella ancor piu' splendida vi ha guidato stamane ai piedi di quest'altare, e questa
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stella e' la luce vivissima (qawwija?) della vostra fede Betlemme novella. Voi siete qua venute non solo per visitare il Bambino Gesu', non solo per adorarlo ma per unirvi intimamente a lui per mezzo della Santa Comunione.

            Cosiche' prima di ricevere Gesu' nei vostri cuori vi invito di adornarli con quegli stessi sentimenti da cui erano animati i Santi Re Magi nel visitarlo. Accompagneteli colla vostra mente - essi entrano in quella grotta, e quantunque niente afferma loro la presenza di Dio appena essi credono con fede ferma che il Bambino assistito da Maria e da Giuseppe, giacente sulla paglia in una mangiatoia a fra due annimali, essi credono che egli e' il Re dei Re, il Signore dei Signori ed desiderato l'aspettato Messia. Ed prova di questa fede, si tolgono le corone ed abbassano il capo nell'adorazione la piu' profonda: "et procidentes adoraverunt eum." (Mt 2:11)

            Devotissimi terziari - Ravvivate stamani la vostra fede, ditegli a Gesu' che quantunque sotto i vostri occhi non cadono che gli accidenti del pane, privi di ogni segno di vita, voi lo confessate (tistqarruh) qua' presente col corpo col sangue, coll'anima e colla divinita'. - Ah si O Gesu' noi crediamo che oggi stiamo per ricevere quel'istesso Figlio di Dio, che si fece uomo nel seno di Maria Vergine, che nacque Bambino nella grotta di Betlemme, che si fece mostrare ai Re Magi, che visse, pati' e mori' sulla croce, che risuscito' glorioso, che sali' al cielo e siede alla destra di Dio Padre, che deve ritornare per giudicare i vivi ed i morti. - E con questo noi crediamo tutte le altre verita' che ci insegna la Chiesa Cattolica e che in questa fede noi vogliamo vivere e morire.

            I santi Re Magi pero' - Devotissimi terziari - a confermare sempre piu' la loro fede, e far maggiormente manifesto l'amore da cui erano infiammati i loro cuori cavano fuori (jiehdu f'idejhom) quei doni che seco avevano portato dall'Oriente e li depongono riverenti ai piedi del celeste Bambino. –
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Tre furono questi doni, oro, incenso e mirra - Ora questi tre doni offerti dai Magi sono figura di tre belle virtu', che deve possedere ogni anima che abbia premura della propria salvezza: nell'oro vien simboleggiata la carita', nell'incenso l'orazione, e nella mirra la mortificazione dei sensi. Percio' ora prima di riceverlo nei vostri petti da imitazione dei Santi Magi offritegli il cuore vostro adornato di queste virtu' simboleggiata da doni offerti da loro.

            Ma qui e' O Gesu' che ci sentiamo confondere e vergognare perche' se io entro per poco a considerare l'interno del mio cuore Oh quanto dissimile lo trovo dal vostro Oh di quali sentimenti perversi non e' inondato, Oh che invece dell'oro della carita' devo constatare che non trovarvi altro che lacieto dell'amor terreno - invece dello spirito dell'orazione O quanta divagazione quanta dissipazione - invece della mortificazione O quanta premura nel cercare il proprio comodo, i piaceri, i divertimenti.

            Deh, vieni vieni O Gesu' e con quella fiamma che avvampa il Vostro Cuore Sacratissimo brucia e consuma qualunque cosa che dispiace al cuore vostro perche' io stretto al cuore vostro voglio vivere, entro al vostro cuore volgio morire per poi venire a godervi, a lodarvi, adorarvi ed amarvi per sempre cosi' sia.

 

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[Homily 53]

Nella Chiesa di S. Maria di Gesu' - Rabat[149]
Ai Terziari Francescani
è il Gennaio 1920

"Quis nos separabit a charitate Christi?" (Rm 8:35). - Cosa mai ci potra' mai separare dall'amore di Gesu' Cristo Cosi' esclamava San Paolo nell'impeto (fil-hrara) dell'amore che egli nutriva verso il Divin suo Maestro. Ed io stamani quando mi ricordo di tanti errori che lo spirito dell'eresia si sforza di seminare tra di noi, quando mi ricordo dell'indifferenza religiosa (ghass fil-hwejjeg ta' Alla) in cui alcuni di noi si trovano oggi immersi - e poi vedo voi qua' raccolti, in questo tempio devoto, ufficiato da degni figli del Serafico d'Assisi, e poi' vedo voi prostrati ai piedi della presenza reale di Gesu' Cristo, e poi vi vedo pronti di unire cosi' intimamente col vostro cuore, il cuore sacratissimo di Gesu' mi par sentire nel vostro interno l'amore di San Paolo per Gesu', mi par di legger nei vostri sguardi quelle stesse parole di San Paolo "Quis nos separabit a charitate Christi?” (Rm 8:35)

            Ed in verita' se in breve noi oggi consideriamo l'origine e l'essenza della devozione al Cuore Sacratissimo di Gesu' noi facilmente ci persuaderemo della ragionevolezza anzi della naturalezza dell'amore che in cuor nostro arde verso G.C. S.N. perche' niente e nessuno ci potra' mai separare da questo amore.

            Origine[150]

            Era l'anno di grazia 1673, ed un giorno una santa Verginella, per nome Margherita Alacoque, pregava innanzi all'Adorabilissimo Sacramento dei nostri altari, e mentre era tutta assorta nella piu' fervorosa preghiera, le apparve visibilmente l'amatissimo nostro Redenetore Gesu' il quale aprendosi il petto e mostrandole il suo cuore tutto avvampante, come nel mezzo di accesa fornace: "Ecco le disse, ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini, ma che in ricambio non riceve che offese, ingratitudini e disprezzi. "Supplisci almeno tu, mia cara figliola, alla malvagita' (di costoro[151]). Io voglio che questo cuore
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sia in modo speciale festeggiato. - Pubblica poi e fa che si pubblichi per tutto il mondo, che io non mettero' piu' misura alcuna alle mie grazie, per quelle anime che verranno a cercarle in questo mio cuore. Cosi' ebbe origine questa tenera, efficace devozione, che con nostro compiacimento vediamo sparsa per tutto il mondo e con grande premura e zelo per tutta Malta.

            Voi le avete sentite le parole teneramente lamentovoli di Gesu'. "Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini." Or son gia' passati 250 anni dacche' vennero pronunziate. Eppure tutte le volte che noi le pronunziamo tutte le volte che noi le sentiamo pronunziate, esse non mancano ad accenderci il cuore di amore verso il S. Cuore, - esse ci avvincono talmente col Cuore di Gesu' da sentirci assolutamente inseparabili. Ed e' percio' che ci fan dire insicure con San Paolo "Quis nos separabit a charitate Christi?" (Rm 8:35)

Cuore - Amore[152][153]

            Ed a ragione, vedete la parte piu' importante del corpo umano. E' senza dubbio il Cuore. E' il cuore infatti, che col suo continuo lavoro ci conserva la sanita' del corpo - E quando la sera dopo un giorno di lavoro, cadono stanche le braccia, si chiudono gli occhi ed il cervello si paralizza nel sonno, il Cuore non cessa di lavorare: esso continue a battere, esso continue ad invigilare sulla sua responsabilita' di conservare la nostra vita - Ora se noi fissiamo il nostro pensiero sull' uomo piu' perfetto che sia vissuto sulla terra, su quella natura umana che Gesu' Cristo volle unire alla sua divinita' noi troviamo anche qui un cuore, un cuore perfetto che adempie perfettamente le sue funzioni per mezzo di un sangue purissimo ricevuto dall'Immacolata Vergine Maria. E se noi andiamo piu' innanzi e pensiamo al motivo per cui Gesu' Cristo volle assumere questo Cuore umano e farsi uno di noi. Troviamo che il fine di un'opera cosi' stupenda (tal-ghageb) non fu altro che la nostro redenzione, non fu altro che per pagare i debiti che noi
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avevamo contratto colla Divina Giustizia per mezzo del peccato.

            Ed e' appunto qui, fratelli Dilett, che noi ci incontriamo coll'amore infinito col quale ci amo' Gesu'. E' appunto qui che ci incontriamo con un vero mistero d'amore, affermato da quelle parole di Gesu' "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."

            Vedete infatti un sol atto volontario di Nostro Signore Gesù Cristo ha un valore infinito. Quindi egli avrebbe potuto redimerci senza alcuna sofferenza. E percio' avrebbe bastato al Sacro Cuore di dare la vita al Corpo di Gesu' per poter operare azioni umane e divine nello stesso tempo Eppure cos'e' che troviamo? Noi troviamo che Egli non solo non si contento' di questo, ma Egli prescelse di soffrire per noi - Egli prescelse di soffrire con poco - ma di soffrire fino al punto da spargere il suo sangue con una profusione che non ha limiti - da spargerlo fino al punto da non lasciare una sola goccia nel suo sacratissimo Cuore. "Ecco, ecco quel cuore che tanto amo' gli uomini."

            Si volete in certo qual modo comprendere l'amore eccessivo di Gesu' per noi, scendete un poco al basso e andate a dire ad una madre terrena, che essa prodiga cure inutili, non necessarie per suo bambino ammalato ... Sentirete quello che vi risponde ... essa passera' le notti ... essa fara' ogni sorta di sacrifici ... cerchera' tutti i rimedi non necessarie alla guarigione del bambino ma necessarie perche' il bambino si senta amato e perche' essa possa dare sfogo al suo amore.

            Cosi' e' con Gesu'. Ditegli che Egli poteva non nascere entro una grotta esposta al freddo dell'inverno; ditegli che Egli poteva non soffrire; poteva non siffrire tanto; ditegli che egli poteva fare qualche cosa di meno per noi, ditegli che Egli poteva risparmiare almeno anche una sola goccia di quel snague preziosissimo col quale funzionava il Suo Cuore - Ed egli vi rispondera' che non lo poteva. Perche' per il Cuore di Gesu' e' un bisogno
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e' una necessita' ineluttabile (li ma jghaddix minghajrha) di amarci e di farci capire e sentire che Egli ci ama di un amore infinito "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."

            Ora dopo di aver udito narrata l'origine della devozione al Sacro Cuore di Gesu'- Dopo aver veduto che nel cuore sacratissimo e' simboleggiato l'amore infinito che Gesu' ci ha portato chi ci aiutera' a correspondere per non meritare il rimprovero di ingrati, irriconoscenti. Seguitiamo la liturgia della Chiesa, fissiamo il nostro sguardo sulla grotta di Betlemme. Vedete, osservate, e' Maria che preso dalla mangiatoia il Bambino Gesu' se lo posa (presso il[154]) cuore suo verginale. Osservate come il Bambino Gesu' dalle mani di Maria passa a quelle di Giuseppe ed al seno se lo stringe (u mieghu iva jhaddnu). Ora quello stesso Gesu', la fede ce lo insegna, e' qua presente su questo altare. Ah indietro, indietro quella mano sagrilega che vuol spegnerci nella nostra mente il lume di questa nostra fede. Indietro, indietro quella mano che vuole spenta nei nostri cuori la fiamma dell'amore verso Gesu' presente e vivo nell'Eucaristia.

            Ah a questi tali che vorrebbero offenderci nella nostra fede rispondiamo col fatto, rispondiamo coll'avvicinarci alla mensa Eucaristica, rispondiamo col comunicarci di frequente ad anche tutti i giorni. Rispondiamo loro che ad imitazione della Vergine Maria e del castissimo Suo Sposo Giuseppe noi vogliamo vivere e morire abbracciate e uniti (imhaddnin) col Cuore Santissimo di Gesu' vivo nell'Eucaristia per poi andare a goderlo per sempre in Paradiso ove al certo niente e nessuno ci potra' da lui separare. E con maggiore ragione potremo dire e cantare "quis non separabit a charitate Christi." (Rm 8:35)

 

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[Homily 54][155]

Il Sacro Cuore di Gesu'

"Quis nos separabit a charitate Christi? (Rm 8:35) Cosa mai ci separera' dall'amore di Gesù Cristo. Cosi' esclamava S. Paolo nell'impeto dell'amore che egli nutriva verso il suo Maestro - Ma e' questo ancora Signori il sospiro continuo di tutti i veri cristiani, di tutti i seguaci del Nazareno - di tutti i devoti del suo sacratissimo Cuore. Essi sentono tanto stretti i vincoli d'amore con Gesu'.

            Ed infatti[156] - era un giorno infra l'ottava della festa del Corpus Domini dell'anno di grazia 1673 ed una santa Verginella per nome Margherita Alacoque pregava innanzi all'adorabilissimo Sacramento dei nostri altari: e mentre ora tutta assorta nella piu' fervorosa preghiera, le apparve visibilmente l'amatissimo nostro Redentore Gesu' il quale aprendosi il petto e mostrandole il suo Cuore tutto avvampante, come nel mezzo di accesa fornace: "Ecco, le disse, ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini, ma che in ricambio non riceve altro che offese, ingratitudini e disprezzi." Supplisci almeno tu, mia cara figliuola, alla costosa malvagita'. Io voglio che questo cuore sia in modo speciale festeggiato. Pubblica poi e fa che si pubblichi, per tutto il mondo, che io non mettero' piu' misura alcuna alle mie grazie per quelle anime, che verranno a cercarle in questo mio Cuore. Cosi' ebbe origine questa tenera, efficace devozione che oggi ci ha qua' raccolti in questo grazioso ricco oratorio testimonianza viva di soda pieta'.

            "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."

            Son trascorsi parecchi anni dacche' successe il fatto accennato, oppure quelle dolci soavi parole che Gesu' dicesse all B. Margherita appena risuonano al nostro orecchio esse muovano le fibre del nostro cuore e la lingua si scioglie nelle parole dell'apostolo "Quis nos separbit a charitate Christi." (Rm 8:35)

            Ed a ragione[157] - La parte infatti piu' importante, primissima di un corpo umano sia in ordine di tempo sia per importanza di funzioni, e' certamente il Cuore. E'
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il cuore che nutrisce che sostiene con un lavoro continuo tutti quanto il nostro organismo distribuendo costantamente il calore, l'energia, la sanita'. E quando al termine di una giornata operosa, cadono stanche le braccie, si chiudono gli occhi ed il cervello si paralisi - nel sonno - il cuore non cessa di lavorare: esso continua a battere: continua ad attendere alla sua terribile risponsabilita' di conservare la vita.

            Ora se noi fissiamo il nostro pensiero sull'uomo piu' perfetto che sia vissuto sulla terra, su quella natura umana che il Figliuolo di Dio Gesu' volle unire alla sua divinita' noi troviamo anche qui un cuore, un cuore perfetto che adempie perfettamente le sue funzioni per mezzo di un sangue purissimo.

            E se noi andiamo piu' innanzi e pensiamo al nostro motivo per cui Gesu' volle assumere umana carne e farsi uno di noi, troviamo che lo scopo di un'opera cosi' stupenda fu la nostra redenzione, fu di pagare i debiti che noi avevamo contratto per causa del peccato colla giustizia di Dio.

            Ed e' appunto qui Q.D.[158] che noi ci incontriamo con un amore infinito col quale ci amo' Gesu', e' appunto qui che ci incontriamo con un vero mistero d'amore affermato da quelle parole di Gesu' "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."

            Se infatti ogno atto volontario di Nostro Signore Gesù Cristo aveva un valore infinito, Egli avrebbe putoto redimerci senza alcuna sofferenza. Bastava infatti che il Sacro Cuore, per mezzo del sangue adempisse la funzione di vierificare il corpo di Gesu' e dargli cosi' con la possibilita' di compiere atti umani e divini nello stesso tempo. Eppure noi troviamo che Egli volle non solo soffrire ma soffrire fino al punto di spergere il suo sangue con una profusione con un esuberanza che non ha limiti. Da spargerlo tutto fino all'ultimo goccia rimasta nel suo sacratissimo Cuore. "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."

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            Ma vien qui naturale la domanda Perche'? perche' tutto questo? Perche' tanto eccesso. Ah la risposta e' una - perche' il Cuore di Gesu' ci ama tanto tanto. Se volete in certo qual modo comprendere l'amore eccessivo di Gesu' per noi scendete un poco al basso e andate a dire ad una madre terrena che essa prodiga cure inutili non necessarie pel suo bambino ammalato. Sentirete quello che vi risponde ---- essa passera' le notti ---- fara' ogni sorta di sacrifici ---- cerchera' tutti i rimedi ---- e prestera' un mondo di cure non necessarie alla guarigione del bambino, ma necessarie perche' il bambino si sente amato e perche' essa possa dar sfogo al suo amore.

            Cosi' e' con Gesu', andate a dirgli che Egli poteva fare qualche cosa di meno per noi, che egli poteva risparmiare almeno una goccia del sangue col quale funzionava il suo Divin Cuore: No che non lo poteva per cuore di Gesu' e' un bisogno una necessita' ineluttabile di amarci e di farci capire che egli ci ama di un amore infinito. "Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini."

            E quando noi arriviamo a comprendere in certo qual modo, tutto questo, e' mai possibile che sul labbro nostro non scorra soave l'amorosa parola di S. Paolo "Quis nos separabit a charitate Christi." (Rm 8:35)

            Ah Si viviamo ci uniti a Gesu' Cristo - uniti al Suo divin Cuore. E quando tutte le cose di questo mondo ci abbandoneranno Gesu' non ci abbandonera'. Egli sara' la' ad aspettarci per farci gustare per tutta l'eternita' la saovita' e dolcezza del suo Sacratissimo Cuore - Ed allora con piu' forte ragione canteremo "Quis nos separabit a charitate Christi." (Rm 8:35)

 

[page 155]

[Homily 55]

Nella Chiesa tas-Samra - Hamrun[159]
Chiusura del mese di Giugno 1920

"Quis nos separabit a caritate Christi?" (Rm 8:35) - Che cosa mai ci puo' separare dall'amore di Gesu' Cristo? forse la poverta', la tribulazione, il disprezzo, la morte? No, nessuna di queste cose ci potra' separare dalla carita' di Dio "quae est in Christo Jesu Domino Nostro." (Rm 8:39)

            Cosi' si spiegava San Paolo nostro padre nell'impeto (fil-hrara) dell'amore che egli nutriva verso il Divin suo Maestro.

            Ed io stasera quando mi ricordo come tutto il mondo e' sconvolto in preda all'ambizione, alla superbia ed all'odio, quando mi ricordo di tante privazioni alle quali andiamo soggetti in conseguenza dell'immane guerra, quando mi ricordo di tanti errori che lo spirito dell'eresia vorrebbe seminare tra di noi, quando mi ricordo dell'indifferenza religiosa in cui alcuni si trovano immersi e poi vedo voi qua raccolti in questo antico tempio, monumento della devozione dei nostri antenati verso la Vergine Santissima, e poi vedo voi prostrati ai piedi della presenza reale di Gesu' Cristo, per ricevere da lui la Sua Santa Benedizione come suggello di tutti gli atti di pieta' ed ossequii prestatigli in questo scorso mese - mi pare che nei vostri cuori in questo momento alberghino quei sentimenti di amore verso al Sacro Cuore di Gesu' che gia' albergarono nel cuore di Paolo espressi con quelle parole gia' dette "Quis nos separabit a caritate Christi?" (Rm 8:35)

            E con ragione, perche'...[160]

Si sono questi sentimenti di fortezza (qawwa) cristiana, sono questi sentimenti che in se racchiudono tutta la devozione al Sacro Cuore di Gesu' - Il devoto al Cuore di Gesu' e' mansueto, ma il cuor nostro per arrivare ad essere tale dite voi quando deve lottare, quanta forza, deve usare, quante prove di fortezza deve dare - Ecco
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deve essere umile - in una parola il cuore devoto al Sacro Cuore di Gesu' deve avere il dominio (padronanza) assoluto su tutte le passioni, l'ira, la superbia, l'ambizione, la sensualita'. Orbene ditemi voi quanta forza non e' richiesta a noi per tenerci tali. Ecco dunque che la durezza sta nella fortezza del nostro cuore.

            Il devoto al Sacro Cuore di Gesu' si deporta da forte in tutte le tribolazioni, i guai, le croci. Egli porta con rassegnazione le croci inerenti al suo stato, al dovere del suo stato. Egli accetta volontariamente, coraggiosamente tutte le croci che la provvidenza gli da' per riparare alle sue colpe e per aumentare i suoi meriti.

            Ma infine la devozione al Sacro Cuore consiste nel sentimento della propria dignita' di cristiani. E dinanzi ai nostri nemici, dinanzi ai nemici della nostra fede dobbiamo imitare la dignita' colla quale Gesu' si deportava dinanzi ai suoi nemici. Dobbiamo essere convinti che nel mondo non vi potra' mai essere scienza, ma grandezza ne potenza che possa eguagliare la scienza, grandezza e potenza di Gesu' Cristo. Non dobbiamo sopraffarci dal rispetto umano. Dobbiamo odiare il mondo e le sue massime - essere superiori agli insulti ed ai sorrisi - e dobbiamo in fine cercare di fare sempre il bene ed ad ogni costo.

            Ah dunque coraggio ... A.D.[161] coraggio, scuotiamo fuori (infarfru) dai nostri cuori la tiepidezza e l'indifferenza. Accendiamoli della fiamma dell'amor di Gesu' ed accostiamoci a riceverlo per contentare la brama del suo cuore che non e' altro che quella di unirsi e divenire una sola cosa con noi.

            E tu O Cuore Sacratissimo di Gesu', o cuore dell'amico piu' sincero, O Cuore del Padre nostro piu' amoroso - O cuore del diletto dei nostri cuori fa che noi con te uniti viviamo, con te uniti moriamo, perche' con te uniti potremo per sempre cantare l'inno dell'Amore. Cosi sia.

 

[Homily 56]

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N.B. Zjieda mal-priedka propja (?)

            F.D. Voi tutti conoscete l'associazione dell'Apostolato della preghiera - Esso e' fondato nell'amore di Dio, esso e' diretto alla salvazione della anime. Non tutti possono essere missionari, non tutti predicatori, non tutti possono dare lungo tempo all'orazione, ma tutti possono offrire a Dio al Sacro Cuore di Gesu' la stessa vita giornaliera. Offrite il giorno vostro al Cuore di Gesu' le contrarieta' che soffrite, le buone opere che fate formeranno il vostro apostolato.

            Sarebbe bene percio' che tutti fossero ascritti, che tutti si dessero all'opera della salvazione delle anime e poi dopotutti fidiamoci nella generosita' del Sacro Cuore. Egli non manchera' di compensarci, e quando tutte le cose di questo mondo ci abbandoneranno, Gesu' non ci abbandonera'. Egli sara' la' ad aspettarci per farci godere per sempre.

            Benedici o Gesu', tutti e zelatori e zelatrici dell'apostolato della preghiera.

 

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[Homily 57]

18 giugno '26                                                                      Chiusura festa S. Cuore
                                                                                             Istituto Cini.[162]

"Adveniat Regnum tuum." (Mt 6:10)

            Che cosa e' che avete fatto con questo giorno di festa, con questo giorno di riparazione? Voi avete passato delle belle e sante ore raccolte attorno al Cuore Santissimo di Gesu', e colle vostre adorazioni, coi vostri ringraziamenti, coi vostri sentimenti di dispiacere e di dolore, coi vostri sospiri coi vostri atti di fede, speranza e carita' colle vostre preghiere veramente cristiane, voi avete cavato un fosso, voi avete innalzato un muro attorno al Cuore Santissimo di Gesu' ed ad imitazione di Santa Margherita Alacoque avete impedito che le freccie degli insulti, dei disprezzi, dei peccati, dei sacrilegi possano giungere e ferire questo Cuore Sacratissimo.

            Ed ora prima di far fine (tmiem) a questa solennita', prima di lasciare questo caro luogo, questo santo luogo e vero monumento dell'arte cattolica, che da un lato ci fa ricordare il canto dei slami e la liturgia delle vaste abbazie benedettine, e dall'altra ci rivela (jaghtina) l'espressione viva dell'analogia (xebh) che S. Agostino fa tra il tempio materiale e quello spirituale - che e' il cristiano - ci rimane ancora un atto da compiere, ci rimane ancora una supplica, una domanda, una preghiera da rivolgere al Cuore Santissimo di Gesu'. E' la preghiera insegnataci da voi stesso "adveniat regnum tuum." (Mt 6:10) Se veramente ci dispiace di tanti peccati che vengono commessi, della lotta contro la religione, di tanti disprezzi, di tante ingratitudini verso Dio, facciamo cosa grata al cuore di Gesu' col chiedere che il braccio potente di Dio faccia trionfare la sua gloria ed il suo nome - Adveniat regnum tuum (Mt 6:10) - Si. Gesu', venga il tuo regno di santitia', venga il tuo regno di amore su tutto il mondo.

            Benediteci statera O Gesu' e colla vostra benedizione scenda forte lo zelo della gloria vostra, perche' tutti con premura ci occuperemo di stabilire il regno vostro nelle anime nostre, perche' tutti cercheremo di stabilire
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il regno vostro nell'anime degli altri, perche' tutti ci occuperemo nel miglior modo a noi possibile e stabilire il vostro regno in tutto il mondo "Adveniat regnum tuum." (Mt 6:10)

 

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[Homily 58]

7 Luglio 1929
Samra Hamrun[163].

"O quam bonum et quam jucundum habitare in corde hoc" S. Bernardo.

O mese di Giugno con quanta premura vi aspettammo. O mese di Giugno con quanta contentezza ti abbiamo accompagnato. O mese di Giugno quanto e' stato duro a noi il vederti sparire ed allontanarti da noi. Siano tutti benedetti i tuoi giorni che cola frequeza alle pratiche devote ci riusci di vivere contenti nel Sacro Cuore di Gesu'. "O quam bonum ..."

            Ma perche' uno vive contento nel Cuore di Gesu'? Perche' esso e' l'organo dell'amore, e' sede dell'amore che Gesu' porta a noi uomini. - Se consideriamo infatti per poco l'opera della redenzione noi vedremo risplendere la sapienze divina, la magnificenza divina, la santita' divina, ma sopratutto nella redenzione risplende di raggi speciali l'amore.

            Chi indusse ( ) la sapienza divina escogitare l'opera della redenzione? L'Amore.

            Chi indusse il Verbo Divino ad offrirsi al Padre Eterno vittima e sacerdote di tutti gli uomini? l'Amore. Chi fece scendere dal Cielo Iddio omnipotente per divenire uomo come noi? L'Amore.

            Ma quest'amore divino sceso dal Cielo dove prese dimora? Esso abito' nel cuore santo, parte piu' nobile della natura umana unita alla divina e esso abito' nel Cuore Santissimo di Gesu'. - Apriamo il Vengelo, prendiamo il nostro Cammino dietro a Gesu'. - Seguiamo Gesu' da Bethlem in Egitto - dall'Egitto in Nazareth - da Nazareth al Giordano - dal Giordano al Calvario - dal Calvario alla Gloria della Resurrezione - dalla gloria della Risurrezione alla destra del Padre - e passo passo - ad azione per azione, luogo per luogo, tutto notiamo, tutto osserviamo, tutto contempliamo - e cosa troviamo noi? Troviamo che come il timone dirige il bastimento, cosi' questo cuore divino piano (imghammar) dell'amore sceso dal Cielo dirige tutti i pensieri, tutte le parole, tutte le
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azioni di Gesu' - e percio' di lui il Vangelo tesse il panegirico piu' bello con quelle parole "Pertransit benefaciendo." (Ac 10:38)

 

            Abbiamo seguito e' poco questo Cuore Santissimo alla destra del Padre. Ma sta esso oggi solo alla destra del Padre? Ah, no. per trovare il Cuore Santissimo di Gesu' non vi e' bisogno di salire in su fino alla destra del Padre perche' Gesu' sta anccora qui con noi, Gesu' abita ancora sulla terra risiede tra gli uomini, possiamo tutte le volte che vogliamo avvivinarci a Lui. Ed egli e' sempre pronto "abitare in corde hoc." (S. Bernardo)

 

            Voi dunque travagliati dal peccato accortatevi a questo Cuore, ed imparerete a pentirvi dei vostri peccati - entrate dentro questo cuore e troverete la vostra salvezza "Venit salvare quod penerat" (Mt 18:11)

            Voi che vi trovate nello stato della tiepidezza, accostatevi a questo cuore, e vi sentirete infiammare, entrate dentro questo cuore e capirete quanto e' dolce servire con zelo Iddio.

            Voi tutti che piangete, che soffrite accostatevi in questo Cuore "ed ego reficiam vos"; (Mt 11:28) entrate dentro questo cuore e sentirete la contentezza della rassegnazione.

            Voi tutti che gia' da tempo seguite le pedate di Gesu', accortatevi e sentirete maggior lena a perseverare, entrate in questo cuore ed udirete la voce di Gesu' "Santi estote sicut pater vester Caelesti sanctus est." (Lv 19:2)

 

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E voi o Gesu' starete nascosto si' entro quest'ostia ma presente come un giorno apparite alla vostra Santa Margherita'; dal fondo di quel cuore che tenete in petto infiammato dell'amore nostro; versate su di noi la vostra benedizione, fate che essa rassodi in noi i sentimenti di adorazione, rispetto, di devozione al vostro Cuore Santissimo, e di restare sempre persuasi che la contentezza non dobbiamo piu' cercarla fuori del vostro Cuore "O quam bonum ed quam jucundum habitare in Corde hoc." (S. Bernardo)

 

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[Homily 59]

Un giorno Nostro Signore Gesù Cristo diresse agli Apostoli che si affficavano di allontanare da lui i piccoli ragazzi queste parole piene di tenerezza ed amore vero verso i piccoli "Sinite parvulos venire ad me. Talium est enim regnum coelorum" (Mt 19:13) - Queste stesse parole stasera mentre io per delegazione di Sua Eccellenza Reverendissima benedicevo questa immagine del S. Cuore ed attorniato da voi mi sembro sentire uscire da questa tela. Si e' Gesu' che nella persona dei vostri superiori vi ha qui raccolti attorno a questa sua immagine. Ma che fare? voi siete oggi qui venuti? per emettere l'atto di consacrazione, mi rispondete.

            Ma che cosa sara' mai l'atto di consacrazione? Per mezzo dell'atto di consacrazione non e' una preghiera qualsiasi - ma esso consiste nell'offerta, nella donazione di noi stessi al Sacro Cuore. Ci obbligiamo a dirigere tutti i nostri pensieri, i nostri affetti, le nostre azioni, secondo il cuore sacratissimo di Gesu' Cristo. Esso e' per cosi' dire l'accettazzione dell'invito che fa Gesu' a coloro che verranno seguirlo "Qui vult post me venire abnegat seipsum, tollat Crucem suam et sequatur me." (Lk 9:23) Ecco in che cosa consiste la consacrazione al Sacro Cuore di Gesu'. Ecco i tre punti della consacrazione al Sacro Cuore.

            Abnegat semetipsum. L'annegazione di noi stessi, del nostro egoismo, della nostra superbia, del nostro amor proprio, ma per contrario l'allacciamento della regina delle virtu' che e' l'umilta'.

            Tollat crucem suam. Chi si consacra al Sacro Cuore per conseguenza si assume l'obbligo di sopportare con pazienza tutto il contrario ed invece di mormorare volendo quasi abbandonare la nostra croce dobbiamo invece guardare il contrario e considerarlo come disposizione provvidenziale, come un mezzo che ci rende piu' simili a Gesu'.

            Et sequatur me. Ecco qui un altro punto molto importante per voi - diletti ragazzi - esso consiste nello stare uniti a Gesu'; noi staremo uniti a Lui voi lo sapete
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col non commettere peccati. Ma che cosa dovete fare per non commettere peccati. Voi non avete da fare altro che ubbidire. Ecco la virtu' che vi terra' uniti a Gesu', ecco la virtu' che vi obbligate di osservare, l'ubbidienza.

            Dunque promettete di essere umili, di essere pazienti, di essere sopratutto ubbidienti, l'atto di consacrazione sara' gradito a Gesu' ed esso in ricambio gettera' le sue benedizioni su di voi, sui vostri genitori, sui vostri superiori, sul vostro Direttore, sui vostri maestri, su tutta questa scuola perche' essa resti per voi e per ragazzi che verranno dopo di voi una guida sincera e fedele che vi conduce sempre verso Iddio e verso l'acquisto del suo regno eterno.

 

 


Appendix 1: Readings in the Roman Catholic Tridentine Lectionary

 

This is the lectionary promulgated in 1570 by Pope Pius V after the Council of Trent, and was the Roman Catholic lectionary until 1970. It was replaced in general use by a lectionary utilizing a three-year cycle

This table is based upon that provided by Father Felix Just, SJ.

(http://www.bombaxo.com/tridentine.html)

 

Liturgical Date

EPISTLE

GOSPEL

SEASON OF ADVENT

 

 

First Sunday of Advent

Rom 13:11-14a

Luke 21:25-33

Second Sunday of Advent

Rom 15:4-13

Matt 11:2-10

Third Sunday of Advent

Phil 4:4-7

John 1:19b-28

Ember Wednesday in Advent

Isa 2:2-5
Isa 7:10-15

Luke 1:26-38

Ember Friday in Advent

Isa 11:1-5

Luke 1:39-47

Ember Saturday in Advent

Isa 19:20-22; 35:1-7; 40:9-11; 45:1-8
Dan 3:47-51, 52-56
2 Thess 2:1-8

Luke 3:1-6

Fourth Sunday of Advent

1 Cor 4:1-5

Luke 3:1-6

SEASON OF CHRISTMAS

 

 

Christmas Vigil (12/24)

Rom 1:1-6

Matt 1:18b-21

Christmas: First Mass at Night

Tit 2:11-15

Luke 2:1-14

Christmas: Second Mass at Dawn

Tit 3:4-7

Luke 2:15-20

Christmas: Third Mass in Daytime

Heb 1:1-12

John 1:1-14
Matt 2:1-12 (post-communion)

St. Stephen (12/26)

Acts 6:8-10 ; 7:54-60

Matt 23:34-39

St. John (12/27)

Sir 15:1-6

John 21:19-24

Holy Innocents (12/28)

Acts 14:1-5

Matt 2:13-18

Sunday in Octave of Christmas

Gal 4:1-7

Luke 2:33-40

St. Thomas Becket (12/29)

Heb 5:1-6

John 10:11-16

Sixth Day in Octave of Christmas (12/30)

Tit 3:4-7

Luke 2:15-20

St. Silvester (12/31)

1 Pet 5:1-4, 10-11

Matt 16:13-19

Circumcision of the Lord & Octave of Christmas (1/1)

Tit 2:11-15

Luke 2:21

Holy Name of Jesus
(Sunday between Circumcision and Epiphany, or 1/2)

Acts 4:8-12

Luke 2:21

SEASON OF EPIPHANY

 

 

Vigil of Epiphany (1/5)

Gal 4:1-7

Matt 2:19-23

Epiphany of the Lord (1/6)

Isa 60:1-6

Matt 2:1-12

Holy Family of Jesus, Mary, and Joseph
(Sunday in the Octave of Epiphany)

Col 3:12-17

Luke 2:42-52

Weekdays after the First Sunday after Epiphany

Rom 12:1-5

Luke 2:42-52

Octave of Epiphany / Baptism of Our Lord (1/13)

Isa 60:1-6

John 1:29-34

Second Sunday after Epiphany

Rom 12:6-16

John 2:1-11

Third Sunday after Epiphany

Rom 12:16c-21

Matt 8:1-13

Fourth Sunday after Epiphany

Rom 13:8-10

Matt 8:23-27

Fifth Sunday after Epiphany

Col 3:12-17

Matt 13:24-30

Sixth Sunday after Epiphany

1 Thess 1:2-10

Matt 13:31-35

Septuagesima Sunday

1 Cor 9:24-27; 10:1-5a

Matt 20:1-16

Sexagesima Sunday

2 Cor 11:19-33; 12:1-9

Luke 8:4-15

Quinquagesima Sunday

1 Cor 13:1-13

Luke 18:31-43

SEASON OF LENT

 

 

Ash Wednesday

Joel 2:12-19

Matt 6:16-21

Thursday after Ash Wednesday

Isa 38:1-6

Matt 8:5-13

Friday after Ash Wednesday

Isa 58:1-9

Matt 5:43-48; 6:1-4

Saturday after Ash Wednesday

Isa 58:9-14

Mark 6:47-56

First Sunday in Lent

2 Cor 6:1-10

Matt 4:1-12

Monday after First Sunday of Lent

Ezek 34:11-16

Matt 25:31-46

Tuesday after First Sunday of Lent

Isa 55:6-11

Matt 21:10-17

Ember Wednesday in Lent

Exod 24:12-18; 1 Kings 19:3-8

Matt 12:38-50

Thursday after First Sunday of Lent

Ezek 18:1-9

Matt 15:21-28

Ember Friday in Lent

Ezek 18:20-28

John 5:1-15

Ember Saturday in Lent

Deut 26:12-19; 11:22-25;
2 Macc 1:23-26, 27
Wis 36:1-10
Dan 3:47-51, 52-56
1 Thess 5:14-23

Matt 17:1-9

Second Sunday in Lent

1 Thess 4:1-7

Matt 17:1-9

Monday after Second Sunday of Lent

Dan 9:15-19

John 8:21-29

Tuesday after Second Sunday of Lent

1 Kings 17:8-16

Matt 23:1-12

Wednesday after Second Sunday of Lent

Esther 13:8-11, 15-17

Matt 20:17-28

Thursday after Second Sunday of Lent

Jer 17:5-10

Luke 16:19-31

Friday after Second Sunday of Lent

Gen 37:6-22

Matt 21:33-46

Saturday after Second Sunday of Lent

Gen 27:6-40

Luke 15:11-32

Third Sunday in Lent

Eph 5:1-9

Luke 11:14-28

Monday after Third Sunday of Lent

2 Kings 5:1-15

Luke 4:23-30

Tuesday after Third Sunday of Lent

2 Kings 4:1-7

Matt 18:15-22

Wednesday after Third Sunday of Lent

Exod 20:12-24

Matt 15:1-20

Thursday after Third Sunday of Lent

Jer 7:1-7

Luke 4:38-44

Friday after Third Sunday of Lent

Num 20:1-3, 6-13

John 4:5-42

Saturday after Third Sunday of Lent

Dan 13:1-9, 15-17, 19-30, 33-62

John 8:1-11

Fourth Sunday in Lent

Gal 4:22-31

John 6:1-15

Monday after Fourth Sunday of Lent

2 Sam 3:16-28

John 2:13-25

Tuesday after Fourth Sunday of Lent

Exod 32:7-14

John 7:14-31

Wednesday after Fourth Sunday of Lent

Ezek 36:23-28
Isa 1:16-19

John 9:1-38

Thursday after Fourth Sunday of Lent

2 Kings 4:25-38

Luke 7:11-16

Friday after Fourth Sunday of Lent

1 Kings 17:17-24

John 11:1-45

Saturday after Fourth Sunday of Lent

Isa 49:8-15

John 8:12-20

Passion Sunday I

Heb 9:11-15

John 8:46-59

Monday after Passion Sunday

Jonah 3:1-10

John 7:32-39

Tuesday after Passion Sunday

Dan 14:27, 28-42

John 7:1-13

Wednesday after Passion Sunday

Lev 19:1-2, 11-19, 25

John 10:22-38

Thursday after Passion Sunday

Dan 3:25, 34-45

Luke 7:36-50

Friday after Passion Sunday

Jer 17:13-18

John 11:47-54

Saturday after Passion Sunday

Jer 18:18-23

John 12:10-36

Palm Sunday (or Passion Sunday II)

Exod 15:27; 16:1-7
Phil 2:5-11

Matt 21:1-9; 26:1-75; 27:1-66

HOLY WEEK

 

 

Monday of Holy Week

Isa 50:5-10

John 12:1-9

Tuesday of Holy Week

Jer 11:18-20

Mark 14:1-72; 15:1-46

Wednesday of Holy Week

Isa 62:11; 63:1-7; 53:1-12

Luke 22:1-71; 23:1-53

Holy Thursday - The Lord's Supper

1 Cor 11:20-32

John 13:1-15

Good Friday - The Crucifixion

Hosea 6:1-6
Exod 12:1-11

John 18:1-40; 19:1-42

SEASON OF EASTER

 

 

Holy Saturday - Easter VigilNote: In 1951, the number of OT readings at the Easter Vigil was reduced from twelve to four, retaining only # 1, 4, 8 (v. 1 dropped), and 11. Thus, only four readings were prescribed between 1951 and 1969:
 1) Gen 1:1--2:2
 2) Exod 14:24—15:1a
 3) Isa 4:2-6
 4) and Deut 31:22-30.

1) Gen 1:1-31; 2:1-2
2) Gen 5:32—8:21 (excerpts; 48 vv.)
3) Gen 22:1-19
4) Exod 14:24-31; 15:1a
5) Isa 54:17; 55:1-11
6) Baruch 3:9-38
7) Ezek 37:1-14
8) Isa 4:1-6
9) Exod 12:1-11
10) Jonah 3:1-10
11) Deut 31:22-30
12) Dan 3:1-24
NT: Col 3:1-4

Matt 28:1-7

Easter Sunday - The Resurrection of the Lord

1 Cor 5:7-8

Mark 16:1-7

Monday in Octave of Easter

Acts 10:37-43

Luke 24:13-35

Tuesday in Octave of Easter

Acts 13:16, 26-33

Luke 24:36-47

Wednesday in Octave of Easter

Acts 3:13-15, 17-19

John 21:1-14

Thursday in Octave of Easter

Acts 8:26-40

John 20:11-18

Friday in Octave of Easter

1 Pet 3:18-22

Matt 28:16-20

White Saturday (in Octave of Easter)

1 Pet 2:1-10

John 20:1-9

Low Sunday or White Sunday (Octave of Easter)

1 John 5:4-10

John 20:19-31

Second Sunday after Easter

1 Pet 2:21-25

John 10:11-16

Third Sunday after Easter

1 Pet 2:11-19a

John 16:16-22

Fourth Sunday after Easter

James 1:17-21

John 16:5-14

Fifth Sunday after Easter

James 1:22-27

John 16:23-30

Rogation Days (Mon-Wed before Ascension)

James 5:16-20

Luke 11:5-13

Vigil of the Ascension

Eph 4:7-13

John 17:1-11

Ascension of the Lord (Thursday)

Acts 1:1-11

Mark 16:14-20

Sunday in the Octave of Ascension

1 Pet 4:7b-11

John 15:26-27; 16:1-4

Saturday Vigil of Pentecost

1) Gen 22:1-19
2) Exod 14:24-31; 15:1
3) Deut 31:22-30
4) Isa 4:1-6
5) Baruch 3:9-38
6) Ezek 37:1-14
NT: Acts 19:1-8

John 14:15-21

Pentecost Sunday

Acts 2:1-11

John 14:23-31

Monday in Octave of Pentecost

Acts 10:34, 42-48

John 3:16-21

Tuesday in Octave of Pentecost

Acts 8:14-17

John 10:1-10

Ember Wednesday of Pentecost

Acts 2:14-21; 5:12-16

John 6:44-52

Thursday in Octave of Pentecost

Acts 8:5-8

Luke 9:1-6

Ember Friday of Pentecost

Joel 2:23-24, 26-27

Luke 5:17-26

Ember Saturday of Pentecost

Joel 2:28-32
Lev 23:9-11, 15-17, 21
Deut 26:1-11
Lev 26:3-12
Dan 3:47-51, 52-56
Rom 5:1-5

Luke 4:38-44

SEASON AFTER PENTECOST

 

 

Feast of the Most Holy Trinity (First Sunday after Pentecost)

Rom 11:33-36

Matt 28:18-20

Weekdays after First Sunday after Pentecost

1 John 4:8-21

Luke 6:36-42

Corpus Christi (Thursday after Trinity Sunday)

1 Cor 11:23-29

John 6:56-59

Sunday in the Octave of Corpus Christi
(Second Sunday after Pentecost)

1 John 3:13-18

Luke 14:16-24

Sacred Heart of Jesus
(Friday after the Octave of Corpus Christi)

Eph 3:8-12, 14-19

John 19:31-37

Sunday in the Octave of the Sacred Heart of Jesus
(Third Sunday after Pentecost)

1 Pet 5:6-11

Luke 15:1-10

Fourth Sunday after Pentecost

Rom 8:18-23

Luke 5:1-11

Fifth Sunday after Pentecost

1 Pet 3:8-15a

Matt 5:20-24

Sixth Sunday after Pentecost

Rom 6:3-11

Mark 8:1-9

Seventh Sunday after Pentecost

Rom 6:19-23

Matt 7:15-21

Eighth Sunday after Pentecost

Rom 8:12-17

Luke 16:1-9

Ninth Sunday after Pentecost

1 Cor 10:6-13

Luke 19:41-47

Tenth Sunday after Pentecost

1 Cor 12:2-11

Luke 18:9-14

Eleventh Sunday after Pentecost

1 Cor 15:1-10

Mark 7:31-37

Twelfth Sunday after Pentecost

2 Cor 3:4-9

Luke 10:23-37

Thirteenth Sunday after Pentecost

Gal 3:16-22

Luke 17:11-19

Fourteenth Sunday after Pentecost

Gal 5:16-24

Matt 6:24-33

Fifteenth Sunday after Pentecost

Gal 5:25-26; 6:1-10

Luke 7:11-16

Sixteenth Sunday after Pentecost

Eph 3:13-21

Luke 14:1-11

Seventeenth Sunday after Pentecost

Eph 4:1-6

Matt 22:34b-46

Ember Wednesday in September

Amos 9:13-15
Neh 8:1-10

Mark 9:16-28

Ember Thursday in September

Hosea 14:2-10

Luke 7:36-50

Ember Saturday in September

Lev 23:26-32
Lev 23:39-43
Micah 7:14, 16, 18-20
Zech 8:14-19
Dan 3:47-51, 52-56
Heb 9:2-12

Luke 13:6-17

Eighteenth Sunday after Pentecost

1 Cor 1:4-8

Matt 9:1-8

Nineteenth Sunday after Pentecost

Eph 4:23-28

Matt 22:1-14

Twentieth Sunday after Pentecost

Eph 5:15-21

John 4:46b-53

Twenty-first Sunday after Pentecost

Eph 6:10-17

Matt 18:23-35

Twenty-second Sunday after Pentecost

Phil 1:6-11

Matt 22:15-21

Twenty-third Sunday after Pentecost

Phil 3:17-21; 4:1-3

Matt 9:18-26

Twenty-fourth & Last Sunday after Pentecost

Col 1:9-14

Matt 24:15-35

 


 



[1] Third Sunday in Lent. Readings: Ep 5:1-9; Lk 11:14-28.

[2] "… blessed still are those who hear the word of God and keep it!"

[3] The Gospel for the Second Sunday in Lent is Mt 17:1-9 – the Transfiguration. See Homily 6, p 10.

[4] "… qui est ex Deo verba Dei audit propterea vos non auditis quia ex Deo non estis ..." / "Whoever comes from God listens to the words of God; the reason why you do not listen is that you are not from God."

[5] Cf. "Percio' la maggiore attenzione dei Missionarii predicatori deve posarsi non gia' sull'eleganza del discorso, che muove alla propria ammirazione, ed acquista la gloria del plauso, con grave pericolo ed anche danno; ma sulla gravita' e sodezza della dottrina che gia' professano, adattandola all'intelligenza dell'uditorio per formare nell'anima dello stesso, lo spirito di Gesu' Cristo, secondo quel di San Paolo ai Corinti "Non enim nosmet ipsos praedicamus, sed Jesum Christum ... et hunc crucifixum ... non in sublimitate sermonis ... sed in ostensione spiritus;" mostrando cioe' che noi conserviamo in cuor nostro le parole che annunciamo, e che abbiamo gia' incominciato a fare cio' che vogliamo insegnare." (1Co 2:1-5)  Regole <95> fasc. 1, p. 18.

[6] " Then His Excellency Nehemiah and the priest-scribe Ezra and the Levites who were instructing the people said to all the people, 'Today is sacred to Yahweh your God. Do not be mournful, do not weep.' For the people were all in tears as they listened to the words of the Law."

[7] "… de cetero fratres mei gaudete in Domino eadem vobis scribere mihi quidem non pigrum vobis autem necessarium ..." / "To write to you what I have already written before is no trouble to me and to you will be a protection."

[8] "I know a man in Christ who fourteen years ago-still in the body? I do not know; or out of the body? I do not know: God knows-was caught up right into the third heaven."

[9] "Why do you observe the splinter in your brother's eye and never notice the great log in your own? And how dare you say to your brother, "Let me take that splinter out of your eye," when, look, there is a great log in your own? Hypocrite! Take the log out of your own eye first, and then you will see clearly enough to take the splinter out of your brother's eye."

[10] "If the educated hears a wise saying, he praises it and caps it with another; if a debauchee hears it, he does not like it and tosses it behind his back."

[11] "... ante languorem adhibe medicinam ..." / "Examine yourself before judgement comes,... "

[12] Ecclesciastico.

[13] (Text at the beginning of the homily)

[14] "estote autem factores verbi et non auditores tantum fallentes vosmet ipsos" / "But you must do what the Word tells you and not just listen to it and deceive yourselves."

[15] In some of his homilies, De Piro refers to Segneri's works.  Paolo Segneri (1624-1694) was a famous Italian preacher.  He wrote a number of books among which are his Quaresimale (1679), Prediche (1694) and Panegerici Sacri (1664).  Cf. New Catholic Encyclopedia (Washington: Catholic University of America, 1967), s.v. "Segneri, Paolo," by W.J. Fulco.  Cf. Paolo Segneri, Opere Complete (4 vols.; Milano: Borroni e Scotti, 1853).

[16] See also Homily 20, p. 52.

[17] (Text at the beginning of the homily)

[18] At the end of the homily, De Piro lists the main points he is going to talk about. Each point refers to numbered paragraphs above.

[19] Tenth Sunday after Pentecost. Readings: 1Co 12:2-11; Lk 18:9-14.

[20] ie. Muslims.

[21] Theodosius I, Roman Emperor (also known as Flavius Theodosius), born in Spain, about 346; died at Milan, 17 January, 395.

[22] Doctor of the Church, born at Arianzus, in Asia Minor, c. 325; died at the same place, 389. He was son of Gregory, Bishop of Nazianzus (329-374), in the south-west of Cappadocia, and of Nonna, a daughter of Christian parents.

[23] "Thank you, God, that I am not grasping, unjust, adulterous like everyone else, …"

[24] Summary of the homily.

[25] Eleventh Sunday after Pentecost. Readings: 1Co 15:1-10; Mk 7:31-37.

[26] De Piro writes Ps 35:4; "verba oris eius iniquitas et dolus noluit intellegere ut bene ageret" / "all he says is malicious and deceitful, he has turned his back on wisdom."

[27] De Piro writes Ps 37. " ego autem tamquam surdus non audiebam et sicut mutus non aperiens os suum" / "But I hear nothing, as though I were deaf, as though dumb, saying not a word."

[28] De Piro writes Mattew 35. " tunc dicet et his qui a sinistris erunt discedite a me maledicti in ignem aeternum qui paratus est diabolo et angelis eius" / "Then he will say to those on his left hand, 'Go away from me, with your curse upon you, to the eternal fire prepared for the devil and his angels.'"

[29] "confessio et pulchritudo in conspectu eius sanctimonia et magnificentia in sanctificatione eius" / "in his presence are splendour and majesty, in his sanctuary power and beauty."

[30] Thirteenth Sunday after Pentecost. Readings: Ga 3:16-22; Lk 17:11-19

[31] St Mary Magdalen de' Pazzi, born 2 April, 1566; died 25 May, 1607, member of the Carmelite convent of Santa Maria degl' Angeli, Florence, Italy. Known for her great devotion towards the Blessed Sacrament.

[32] Seems to be a reference to St Thea, born in Gaza, Palestine and martyred in 307 in Alexandria, Egypt, during the reign of the Roman Emperor Galerius (r. 305-311) – hence the title Romana.

[33] "quos ut vidit dixit ite ostendite vos sacerdotibus et factum est dum irent mundati sunt" / "When he saw them he said, 'Go and show yourselves to the priests.' Now as they were going away they were cleansed."

[34] Fr Daniello Bartoli SJ, historian, born at Ferrara, 12 February, 1608; died in Rome, 12 January, 1685. Wrote, in Italian, the history of the Society of Jesus, which appeared in Rome from 1650 to 1673.

[35] Fifteenth Sunday after Pentecost. Readings: Ga 5:25-26; 6:1-10; Lk 7:11-16.

[36] "vigilate itaque quia nescitis diem neque horam" / "So stay awake, because you do not know either the day or the hour."

[37] "ipsi enim diligenter scitis quia dies Domini sicut fur in nocte ita veniet" / "for you are well aware in any case that the Day of the Lord is going to come like a thief in the night."

[38] Segneri Quaresimale I, IV.

[39] "stimulus autem mortis peccatum est virtus vero peccati lex" / "The sting of death is sin, and the power of sin comes from the Law."

[40] "ne impie agas multum et noli esse stultus ne moriaris in tempore non tuo" / "Do not be wicked to excess, and do not be a fool: why die before your time?"

[41] The title to this homily seems to be a mistake. De Piro speaks about the Transfiguration: Mt 17:1-9, which is the gospel given for the Second Sunday of Lent. The first reading for this Sunday is 1Th 4:1-7.

[43] sed sicut scriptum est quod oculus non vidit nec auris audivit nec in cor hominis ascendit quae praeparavit Deus his qui diligunt illum”

[44] Cf. Segneri, Quaresimale X, X.

[45] vos autem in carne non estis sed in Spiritu si tamen Spiritus Dei habitat in vobis si quis autem Spiritum Christi non habet hic non est eius”

[46] Tota vita Christi crux fuit, et martyrium, et tu tibi quæris reqiuem, et gaudium? Erras, erras si aliud quæris quam pati tribulationes, quia tota ista vita mortalis plena est miseriis, et circumsignata crucibus. Et quanto quis altius in spiritu profecerit, tanto gravioes cruces sæpe inveniet, quia exilii sui pœna magis ex amore crescit.” / “The whole life of Christ was a cross and a martyrdom – do you expext peace and joy? You go very, very wrong if you expect to do anything but endure troubles, for all this life that we live as mortal creatures is full of sorrows and marked everywhere with crosses – and it often happens that a man finds even heavier crosses as he makes spiritual progress and begins to rise, because his growing love makes his exile harder to bear.” (Thomas à Kempis, The Imitation of Christ, translated by Betty I. Knott (London: Collins, 1963) bk 2, ch XII, v 7, p 105.  Kempis starts the chapter with Mt 16:24. The chapter is a reflection on this quote.

[47] tunc Iesus dixit discipulis suis si quis vult post me venire abneget semet ipsum et tollat crucem suam et sequatur me”

[48] Passion Sunday One (Fifth Sunday of Lent). Readings: Heb 9:11-15; Jn 8:46-59. See also next homily.

[49] Cf. Segneri Quaresimale vol I praedica XXVIII.

[50] Miei Fedeli Devotissimi (Dear brothers and Sisters)

[51] Passion Sunday One (Fifth Sunday of Lent). Readings: Heb 9:11-15; Jn 8:46-59. See also previous homily.

[52] Segneri, Quaresimale, Vol XVIII, Praedica V.

[53] Segneri, Quaresimale, Vol XVIII, Praedica XII.

[54] Readings for Pentecost Sunday: Ac 2:1-11; Jn 14:23-31.

[55] A quote from reading 6 of Matins (Office of readings) for the feast of St Lucy (December 13). “Quam eum Paschasius [the Roman Consul] interrogasset: ‘Estne in te Spiritus Sanctus?’ Rispose: ‘Caste et pie viventes templum sunt Spiritus Sancti.’” / Paschasius, the Roman Consul, asked Lucy: ‘Does the Holy Spirit dwell in you?’ Lucy replied: ‘The chaste and holy living temples of the Holy Spirit.’ Quoted in Augustin Beaugrand, Sainte Lucie: Vierge Et Martyre de Syracuse, Charleston, SC: BiblioBazaar, LLC, 2008, (facsimilie of book published by Paris: Maurice Tardieu, 1882) 142.

[56] Homily on the Vigil of Pentecost? Readings for the Vigil: Gn 22:1-19; Ex 14:24-31; 15:1; Dt 31:22-30; Is 4:1-6; Bar 3:9-38; Ez 37:1-14; Ac 19:1-8; Jn 14:15-21.

[57] # 1. Veni, Sancte Spiritus, Et emitte cœlitus Lucis tuæ radium. Veni pater pauperum Veni dator munerum, Veni lumen cordium. # 2. Consolator optime, Dulcis hospes animæ, Dulce refrigerium. In labore requies, In æstu temperies, In fletu solatium. … # 5. Da tuis fidelibus, In te confidentibus, Sacrum septenarium. Da virtutis meritum, Da salutis exitum, Da perenne gaudium.

[58] Sixth Sunday after Pentecost. Readings: Rm 6:3-11; Mk 8:1-9.

[59] Seventh Sunday after Pentecost. Readings: Rm 6:19-23; Mt 7:15-21.

[60] Compare the heading notes in this homily with those in Homily 1, vol 1, page 1. In both cases De Piro seems to be classifying the homilies: Homilies / Scripture / Gospels. He also writes the theme in Maltese. Could this mean that these two homilies come from the same year? See also homily 31.

[61] Eight Sunday after Pentecost. Readings: Rm 8:12-17; Lk 16:1-9.

[62] Fratelli Dilettissimi (dear brothers); see also same address on vol 1, page 25.

[63] Ninth Sunday after Pentecost. Readings: 1Co 10:6-13; Lk 19:41-47.

[64] Eusebius, Historia Ecclesiastica, 1. iii. c. 5 - It is probable that this oracle was that voice (migremus hinc) which, with an earthquake, was heard by night in the temple, mentioned by Josephus, de Bello Judaico, lib. vii. c. 12.

[65] Same heading as Homilies 1 (vol 1 page 1)  and 13 (vol 1 page 26).

[66] Seventeenth Sunday after Pentecost. Readings: Ep 4:1-6; Mt 22:34b-46.

[67] Nineteenth Sunday after Pentecost. Readings: Ep 4:23-28; Mt 22:1-14.

[68] Cf. Homily 14, p 32-36.

[69] Seventeenth Sunday after Pentecost. Readings: Ep 4:1-6; Mt 22:34b-46.

[70] Should this translate into Dionysius?

[71] "Un Vangelo apocrifo ci dice che gli abitanti di Nazareth avevano dato a Gesù il nome di «Suavitas», amabilità, dolcezza, e che ne era nata l'espressione: «eamus ad suavitatem, ut hilares fiamus » : andiamo all'amabilità per acquistate allegria." In 'il Canonico Parroco' by Filippo Bacciu (1838-1914) Bishop of Bisarcio, Sardinia Italy.  http://www.l-camillo.com/Camillo/Demelas/vescovo-7.htm (Accessed on July 15, 2009)

[72] This homily could have been delivered to a group of young people.

[73] See similar approach in Homily 13, vol 1, page 27 were De Piro enters into details of how to use the senses.

[74] Homily about the Last words of Christ on the Cross. Probably a meditation delivered on Good Friday.

[75] Good Friday homily on the ‘Last Words of Christ’.

[76] Homily preached on the Feast of the Invention of the True Cross, celebrated in the old Roman calendar on May 3. This feast was removed from the General Roman Calendar in 1970 and is now celebrated on September 14.

[77] Derived from the Latin word invenire – to find – and should not be understood in the modern sense of creating something new.

[78] This may be a reference to a cross built on top of a hill at Siggiewi, Malta, locally referred to as 'Is-Salib tal-Gholja', built in 1903 to mark the beginning of the twentieth century.

[79] The International Eucharistic Congress was held in Malta in 1913.

[80] A reference to the flag of the Sovreign Military Order of St John, which ruled the islands from 1530 to 1798. The flag which was flown on buildings and ships was made of a big white cross on a red background.

[81] Third Sunday in Lent. Readings: Ep 5:1-9; Lk 11:14-28. See also Homily 1 (vol 1, page 1), also for the Third Sunday in Lent and with a similar theme.

[82] Same two examples used in Homily 1 (vol 1, p 3).

[83] Fourth Sunday of Advent. Readings: 1Co 4:1-5; Lk 3:1-6.

[84] Saint Peter Julian Eymard was born in France in 1811 and died in 1868. He was canonised in 1962. He founded the Congregation of the Blessed Sacrament (Sacramentini). The Assciation for Secular Priests, of which De Piro formed part and is here addressing, was formed after Eymard's death.

[85] Cardinal Achille Ratti was elected Pope Pius XI on February 6, 1922, less than a month before this address. The document De Piro refers to here is not listed on the Vatican web site under Pius XI. Given the time frame it may be De Piro is referring to a speech Pius XI delivered before becoming Pope.

[86] Archbishop Peter Pace was bishop of Malta from February 10 1889 to July 29, 1914.

[87] If you are the servant of God, you do not need a metal chain to hold you, but only Christ's chain.

[88] This address / circular letter was delivered on Thursday December 18, 1919 – Thursday of Ember week in Advent (at the end of the address De Piro says that the next meeting will be held on Thursday February 26, 1920 – Ember week after Ash Wednesday). The Quattro Tempora, Ember days in English, were Wednesday, Friday and Saturday after December 13 (St Lucy), after Ash Wednesday, after Pentecost and after September 14 (Exaltation of the Cross).

[89] Sua Eccellenza Reverendissima Mongisnor Arcivescovo – His Excellency Reverend Monsignor Archbishop. The Bishop of Malta in 1919 was Archbishop Mauro Caruana OSB (1915-1943)

[90] Santissimo Sacramento – Holy Eucharist.

[91] Risposta negativa.

[92] Retreat house in Floriana, later to serve as the Archdiocesan Seminary and Chancery.

[93] Età ?

[94] See note at the beginning of this address.

[95] From details given in the course of this address, one could presume that this is one of the meetings De Piro initiated for the Priest Adorers on each Thursday of the Ember weeks, see note at the beginning of Homily 23 (vol 1, page 60). This address was probably delivered in 1928 on either of these Thursdays of Ember week: February 23, May 31 or September 20.

[96] Archbishop Mauro Caruana OSB, Bishop of Malta from January 22, 1915 til his death in December 17, 1943.

[97] Presuming that this is held on the Second Ember day, this must be Thursday after Pentecost Sunday of 1928.

[98] Venerabili Confratelli – Venerable Brothers (Priests, members of the Sacerdoti Adoratori).

[99] This should probably translate as: last year, ie 1927.

[100] The Thursday meeting for Advent, see note at the beginning of Homily 23.

[101] Sterling pounds 60.

[102] From the text of this homily one notes that it is delivered on the feast of the Assumption of Our Lady; it is on the occasion of the First Solemn Mass (Mass of Thanksgiving) of a newly-ordained priest whose name is not given in these homily notes; it is some time after 1920 as De Piro refers to his two years as Rector of the Major Seminary.

[103] Feast of the Assumption of the Blessed Virgin Mary, ie August 15.

[104] The occasion of the First Solemn Mass of this new priest.

[105] Fedeli Devoti – Dear faithful. ie dear brothers and sisters.

[106] De Piro gives the reason why Catechism and Religious instruction is necessary in today's society.

[107] Fratelli Divotissimi (Dearest Brothers and Sisters)

[108] De Piro explains what happens to humanity deprived of religious instruction, and hence the need for it.

[109] St John of Matha (1160 – 1223), friend of St Felix of Valois (1127 – 1212) and with him founder of the Order of the Holy Trinity for the Redemption of Captives (Trinitarians, Redemptionists).

[110] St Peter Nolasco (1182 – 1258). Member of the French Nobility and founder of the Order of Our Lady of Mercy (Mercedarians) 1218, also referred to by De Piro as Padri della Mercede. Also a friend of St Raymond Penyafort.

[111] Fr Giuseppe (died 1907) and Fr Cesare Gualandi, founders of the Little Mission for the Deaf and Mute.

[112] Ven. Louis of Casoria (1814 – 1885). The cause of his beatification was introduced in Rome in 1907.

[113] St Patrick’s school in Sliema.

[114] St Joseph’s Home Orphanage, in Sta Venera.

[115] De Piro mentions the last world war, ie World War I: 1914 – 1919.

[116] De Piro was rector of the Major Seminary at Mdina for two scholastic years: 1918/19 and 1919/20. Since he says that he had been rector of this newly ordained for two years, he must have entered the seminary in October 1918 at the latest. Presuming that this priest studied at the seminary for a total of six years, two years in Philosophy and four in Theology, then this homily was delivered some time between 1920 and 1924.

[117] This homily is very similar to Homily 25. It is not clear whether this homily was preached at the Mass of Thanksgiving of a newly ordained priest. It speaks about priesthood. It can also be homily 25 in note form.

[118] Founder of St Joseph's Home Orphanage at Santa Venera, Malta.

[119] Homily delivered on the occasion of the twenty fifth anniversary of ordination of Mgr Emmanuel Vassallo, Secretary to the Archbishop.

[120] Suffers in order to …

[121] Originally written in old Maltese: "fost tant pericoli li fiom tinsab il fidi tghna, kif mar jgharrafna fil littra Pastorali il mahbub Rghai ta' din Iddiocesi, fil littra pastorali li kralkom il had li ghaddat iz zelanti Cappellan tghacom.  Fost tant pericoli din il fidi icconservainija, intatta, immacolata kif ahna irceveinia men ant l'Apostolu misierna Paulu. - Icconservaienna ghax kif jiedinna l'Angelicu San Tumas ia is-sustanza u il fundament ta kul kdusia, u kif ieidilna il Conciliu Tridentin ia il gherk u il bidu tal giustificazioni tghana u tal gloria min tas-Sema, u min ghaira ma nistoux nghogbu l'Alla.  Ah. iva ahna neimnu li Inti tinsab au presenti; ahna Lilek n'adurau mistohbi taht l'ostia ic-consagrata.

Ahna lilek ucoll inhobbu, ahna Lilec irridu inhobbu, actar minna infusna stess, ahna Lilec nicconsagrau il hsebiet tghana, l'affetti taghna, il hajja tghana colla.

U isse fe dan illeil kabel ma ninfirdu minnek o Gesu' ahna nitolbuc il barca tghiek, ah iva; tinzel hija fil menti tghana, l'affetti taghna, il hajja tghana colla.

U isse fe dan illeil kabel ma ninfirdu minnek o Gesu' ahna nitolbuc il barca tghiek, ah iva; tinzel hija fil menti tghana, tinzel fil kalb tghana - u tghatina id-daul il kawwa biex u ituetku fcull kdusia.

Bierec il kniesia imkadssa Cattolica ftacar li ghalia inti xirred id-demm ghasis tghiak.  Ghehlisna mill ghadeuua ghatia il paci u it-tranquillita'.

Bierek il vicariu tghiak fuk il wicc ta' dina l'art, taffilu ix xeuka tghiou li jara culhadt migbur f'merhla uahda u taht Rhaai wiehed.

Bierec il mahbub Rghaaj ta' din Id-diocesi ghatieh id-dehen u il kauuna necessarii az-zelu tghiou biex kif tant jixtieq l'ebda naigia mi tintilef mil merhla Tghiou.

Bierek il Cappellan u is-Sacerdoti ta' din il Parroccia biex l'isplendur tal virtu' tahhom icuni iservu lil ohrain.

Bierec lilna il coll bierecna fir-Ruh, biericna fil gisem biex lelec biss infitticu li nogbu; bierec il famigli tghana biex wara li lilec incunu fahharna u aduraina bin-nar u bil-leil, lilec sa flahhar infahhru u nadurau fis-sema.

ecc icun

uettak fiom issentimenti ta gratitudni, ta fidi, u ta imhabba."

[122] Cf. Sacra Tridentina (1905) ND 1209/1

[123] Same heading as Homilies 1 (vol 1 page 1), 13 (vol 1 page 26) and 15 (vol 1 page 37).

[124] From the Creed.

[125] Cf. Decree Sacra Tridentina Synodus. Pius X (16/12/1915) DS 3375-83/ND 1209/1-4.

[126] DS 3379

[127] DS 3381

[128] This 'iv' seems to be out of place here in the typed version. It does not indicate a new section in the homily. Seems as if De Piro was writing on small sheets of paper and this indicates the fourth page.

[129] Tantum ergo sacramentum / Veneremur cernui: / Et antiquum documentum / Novo cedat ritui: / Praestet fides supplementum / Sensuum defectui. // Genitori, genitoque / Laus et iubilatio, / Salus, honor virtus quoque / Sit et benedictio: / Procedenti ab utroque / Compar sit laudatio.  //  Down in adoration falling, / Lo! the sacred Host we hail; / Lo! o'er ancient forms departing, / Newer rites of grace prevail; / Faith for all defects supplying, / Where the feeble senses fail. // To the everlasting Father, / And the Son who reigns on high, / With the Holy Spirit proceeding / Forth from each eternally, / Be salvation, honor, blessing, / Might and endless majesty. Amen.

[130] From the hymn: Tantum Ergo. Also quoted in homily 41.

[131] This homily is an exact copy of homily 42.

[132] From the hymn: Tantum Ergo. Also quoted in homily 41.

[133] Sposi Dilettissimi (dear bride and groom) – see first paragraph of this homily.

[134] De Piro usually wrote his homilies in Italian, even if he was preaching in Maltese. At times he included the Maltese equivalent in brackets in the text, to trigger his memory. The fact that this homily is written in English probably means that it was delivered in English. It was easy for De Piro to translate from Italian into Maltese, but not into Italian.

[135] The first four paragraphs of this homily are identical to the first paragraphs of the previous homily 45, missing paragraph four of the latter.

[136] Saturday June 12 1920.

[137] De Piro decided that the following lines fit more appropriately at the end of this paragraph.

[138] Anime Dilettissime (Dear 'souls'), see bottom of page 129.

[139] Friday June 18 1920, feast of the Sacred Heart of Jesus.

[140] Or “perpetuamente”? See similar line in homily 48.

[141] The words in italics are missing in this homily, but have been supplied from a similar paragraph in homily 48, page 134.

[142] This homily end abruptly. The next homily, 47, is a copy of this one with a further two paragraphs added on.

[143] First half of this homily is a copy of homily 47. This present homily goes beyond homily 47.

[144] Reference to a devotion to kiss the Blessed Sacrament or the image of the Sacred Heart?

[145] An old people's home / Poor House at Luqa, Malta.

[146] Compare homily 50 with homilies 47 and 48.

[147] Homily given on the feast of the Sacred Heart of Jesus to a group of seminarians – see concluding paragraphs. Compare with homily 50.

[148] St Mary of Jesus Church, belonging to the Maltese Province of the Order of Friars Minor (Franciscans) at St Paul street, in Rabat, Malta.

[149] This homily is delivered to the same group of people, and in the same church as homily 52, a year later. In homily 52 De Piro adds: 'Il loro festa del Sacro Cuore di Gesù.'

[150] Compare to homilies 50 and 51

[151] Supplied by the editor following similar accounts in homilies 50, page 140, and 51, page 143.

[152] Compare to homilies 47, 48 and 50

[153] The Heart represents Love    Translated by Raina (June 2009)

Undoubtedly the heart is the most important part of the human body. It works continuously to safeguard the health of the human body. At night, when after a full day’s work the tired arms are limp, the eyes shut and the brain paralysed in sleep, the heart works on. It continues to beat, always vigilant in its responsibility to maintain our healthy life.

Let us now focus on the most perfect person who ever lived on this earth. Jesus Christ chose to unite our human nature to his divinity. In his humanity we also find a heart perfectly fulfilling its functions, pumping through the veins the pure blood it received from the Immaculate Virgin Mary. As we reflect further, we think about the motives that led Jesus Christ to assume this human heart, making him one with us. We discover that the aim of this remarkable action was nothing else than our redemption. Jesus Christ wanted nothing other more than to repay the debts we had contracted with the Divine Justice through our sin.

It is precisely within this heart, dear brothers and sisters, that we encounter Jesus’ infinitive love for us. Here that we come across a real mystery of love. Jesus himself affirmed this saying: “This is the heart that has loved humanity so much”.

You see therefore that just one voluntary act by Our Lord Jesus Christ has infinite value. He therefore had no need to suffer for our redemption. There was no other need for his Sacred Heart than to keep Jesus alive in order to unite his humanity with his divinity. Yet what do we discover? Jesus was not happy with simply sharing our humanity. He had already chosen to suffer for our sake. He did not choose only to suffer a little pain, but to the point of shedding all his blood. He put no limits on his suffering. He wanted to shed his blood till there was not even a drop left in his Sacred Heart. “This is the heart that has loved humanity so much”.

In order to be able to somehow understand Jesus’ immense love for us, let us come down and tell a human mother that her lavish care for her sick child is unnecessary and fruitless ... Listen to her reply: she will endure sleepless nights; she will be ready for any sort of sacrifice; she will seek all remedies, futile for her child’s cure, but necessary for the child to feel loved, and even more necessary as a declaration of her love.

The same happens with Jesus. Tell him that he need not have been born in a cave, exposed to the winter cold. Tell him that he need not have suffered - that he need not have suffered so much. Tell him that he could have done something less for us. Tell him that he could have saved at least one a drop of that precious blood with which his Sacred Heart functioned. He would immediately reply that he could not. For the Sacred Heart of Jesus all this was necessary. It was inevitable. It was necessary for him to show us his love, to help us understand his infinite love for us. “This is the heart that has loved humanity so much”.

[154] Supplied by the editor.

[155] Compare to homily 53.

[156] Compare to homilies 50, 51 and 53.

[157] Compare to homilies 47, 48, 50 and 53.

[158] Should this read A.D. – Adoratori Divoti ?

[159] Church of the Black Madonna. A copy of the image of Our Lady of Atocia, vernerated in the Dominican church of Madrid, was brought to Malta from Madrid in 1631 and a small church was built for it on the ta' Braxja heights. At the beginning of the twentieth century the church was kept closed, but was opened by the St George Preca.

[160] Compare with Homily 54 p 152.

[161] Adoratori Divoti ?

[162] Adelaide Cini Institute, in Hamrun, Malta.

[163] See note on homily 55, page 155.